mercoledì 25 agosto 2010

Tentiamo di parlare del berlusconismo in modo civile

Parlare del berlusconismo in modo civile e distaccato senza fanatismi pro o contro è possibile,come è possibile per qualsiasi altro fenomeno politico
E così facendo è anche possibile cercare di capire di cosa si tratta e perché conserva il consenso della maggioranza degli italiani da quasi 16 anni, se pure non in modo continuativo.
Nel nostro paese si è poco abituati a parlare di fenomeni politici in modo civile e senza coinvolgimenti emotivi ed è un peccato perché è possibile farlo.
Nel nostro paese è difficile perché i media, dai giornali alle TV, sono quasi tutti schierati in modo più o meno settario , come se la politica fosse una sequela di partite di calcio della propria squadra del cuore.
La conseguenza è che molti,forse la maggioranza, non vogliono sentire parlare di politica perché pensano che sia tutta una schifezza , un teatro e che i politici siano tutti da disprezzare, di qualsiasi colore siano.
Altri e non pochi si schierano da una parte o dall’altra con lo stesso modo fazioso ,acritico ed “a prescindere” da qualsiasi documentazione seria, come vedono fare dai media.
Inviterei chi volesse verificare che esistono anche modi di fare giornalismo migliori di quelli in uso da noi, che servono per dare alla gente strumenti per documentarsi e non per fare i tifosi, a sintonizzarsi sulla BBC World,(che ora chiunque può trovare sul suo televisore nel normale menu del digitale terrestre come uno qualsiasi dei canali italiani) per seguire un qualunque telegiornale.
Anche chi non capisce l’inglese, se ha la pazienza di spenderci qualche minuto si accorgerà dai sottotitoli (che chiunque è in grado di decifrare usando il semplice inglese scolastico) che ci sono differenze radicali rispetto al modo come le nostre televisioni gestiscono le notizie del giorno
Ne elenco i più evidenti :
- quello che in gergo giornalistico nostro è definito il “pastone politico” cioè l’elenco di cosa hanno detto nel giorno i dirigenti di ognuno dei partiti italiani non esiste;
- l’approfondimento della notizia viene regolarmente fatto non dal giornalista conduttore ma da collegamenti con due esponenti qualificati ,cioè di livello accademico e quindi provenienti da facoltà universitarie o da fondazioni politico culturali, di orientamento diverso uno d’altro;
- I così detti “talk show” esistono ma nessuno è simile ai nostri, cioè non c’è il corrispondente del teatrino con più politici messi insieme per farli litigare e gridare il più possibile.
- Per esempio in “hard Talk” in onda alle 10,30 di sera,viene intervistato un solo politico, quasi sempre di alto livello da un giornalista che è pagato per strapazzarlo nei limiti della correttezza, ma senza nulla concedergli. Cioè ogni qualvolta il politico si lascia andare a slogan propagandistici o fa affermazioni non documentabili o false, il giornalista, che ovviamente si è preparato sull’argomento, tira fuori il fascicolo del caso e gli dimostra che quello che ha detto è falso ed è contraddetto dalla documentazione in suo possesso;
- La scaletta del telegiornale contempla sempre uno spazio maggiore per le notizie sui fatti internazionale più rivelanti, rispetto alle notizie di casa, non per snobismo, ma per educare alla lunga il telespettatore a valutare il peso del proprio paese nelle vicende del mondo.

Il telespettatore ha quindi la sensazione di essere trattato come un utente a cinque stelle, non come uno zombi che deve essere indottrinato da giornalisti leccapiedi del potente di turno ed è quindi portato giorno dopo giorno a considerare la politica come una cosa seria.
E’ quindi possibile parlare del berlusconismo senza fanatismi pro o contro.
Per i politologi il berlusconismo è un fenomeno di grande interesse, ma in genere lo vede affrontato di malavoglia da parte degli accademici.
Come mai?
Perché da un punto di vista teorico è un insieme di contraddizioni rispetto alle normali tipologie della scienza politica.
Allora dovrebbero esserci un sacco di saggi sull’argomento.
E invece no, forse perché l’argomento in Italia è talmente vissuto tutt’ora in modo emotivo,come si diceva sopra, che gli studiosi probabilmente temono il rischio di farsi etichettare rozzamente pro o contro, invece che di essere presi sul serio per quello che sono.
C’è un discreto numero di saggi sull’altro fenomeno politico nuovo degli ultimi anni la Lega.
Sul berlusconismo c’è un grosso scaffale di libri, quasi tutti da ascrivere alla categoria degli antiberlusconiani preconcetti o fanatici come i Travaglio, Barbacetto etc, più o meno legati al gruppo editoriale Repubblica- Espresso.
Libri confezionati per dimostrare tesi preconcette, ma comunque molto utili come fonte di documentazione (verbali di processi), se pure vistosamente di parte e tutti pesantemente denigratori del personaggio Berlusconi.
Oppure ci sono le poche trattazioni favorevoli ma non proprio di parte come i libri di Bruno Vespa, spesso ben documentati ,anche se per non dispiacere troppo il Cavaliere tende a dimenticare qua e là vari fatti spiacevoli, che rendono anche la sua trattazione non obiettiva.
Una caratteristica esclusiva del giornalismo italico è questa che non ci sono solo i “Vaticanisti”, ci sono anche i “berlusconisti”, cioè giornalisti che hanno dedicato la loro professione o a denigrare il nostro personaggio o a compiacerlo fino alla piaggeria.
La cosa curiosa è che questi professionisti (di una categoria che ripeto non risulta esistere negli altri paesi sono diventati milionari (preciso in € ) sia che siano pro o che siano contro.