lunedì 14 febbraio 2011

Berlusconi è sempre meno credibile ma anche le procure sembrano avere in mano pressoché nulla

Qualsiasi persona seria anche se ha votato per il Cavaliere perché ha creduto in buona fede nel suo progetto politico in quanto nel ’94 questo era credibile non può non provare disagio e disappunto arrivati a questo punto.
- Trecento cinquanta deputati della Repubblica, precettati a certificare col loro voto che Berlusconi sarebbe stato convinto che Ruby era nipote di Mubarak, cioè una pura sciocchezza è uno spettacolo semplicemente grottesco e umiliante per le istituzioni;
- ministri rispettabili e credibili per il lavoro che hanno fatto come Gelmini e Frattini, che si vedono costretti, si presume dalla previa telefonata del premier, a fare dichiarazioni alla stampa per difendere l’indifendibile con argomentazioni da asilo infantile;
-il direttore di Libero (e prima del Giornale) che per due o tre settimane parla del cavaliere definendolo “il vecchio porco” e tesse lodi aperte a Giulio Tremonti, presentandolo come la ovvia alternativa più credibile del Cavaliere e poi improvvisamente fulminato dallo strapotere economico del capo si vede costretto a scrivere umilianti editoriali di segno opposto e puramente propagandistici;
-lo stesso premier che sistematicamente oggi dice bianco (elezioni ) e domani il contrario, come se fosse obbligatorio credergli, indipendentemente dal senso di quello che dice;
-i commenti dei giornali stranieri che dopo essersi chiesti negli ultimi due anni : ma come è possibile che gli italiani sopportino al governo una persona che si comporta come un buffone ormai si sono data la risposta : perché sono dei buffoni;
-Napoli sommersa dai rifiuti ,L’Aquila che ha perso la fiducia nelle istituzioni, le inchieste sulla corruzione della “cricca” dei costruttori del G8 hanno ormai chiarito che quel poco che era stato fatto dall’ “uomo del fare” era costruito su un mare di porcherie molto peggiori di quelle delle allegre serate di Arcore;
- non ha detto la verità agli italiani sulla situazione economica e sui sacrifici che l’Unione Europea ci impone di fare “mettendo le mani nelle nostre tasche” con nuove tasse inevitabilmente per iniziare un percorso di riduzione del debito se vorremo rimanere in Europa;
- il rosario che il premier ripete ossessivamente : “è un golpe fermare chi è voluto dal popolo” si dimentica di dire che per “popolo” si intende dieci o quindici parlamentari, raccattati evidentemente in cambio di qualcosa in schieramenti votati dal popolo perché si opponessero a Berlusconi, che tutti coloro che conoscono l’aritmetica applicata al Parlamento sanno essere esattamente la metà del numero che servirebbe per avere la maggioranza nelle commissioni dove si svolge il lavoro quotidiano e quindi la verità è che questo governo non ha una maggioranza per governare, ha solo i numeri per bloccare ogni attività del parlamento;
-e via di questo passo.
Siamo incartati ma non abbiamo ancora il coraggio civile di riconoscere che Berlusconi ci ha provato, che all’inizio aveva un programma credibile, che probabilmente valeva la pena di metterlo alla prova, ma che ora continua a sbattere la faccia contro il muro e che quindi con lui non si può più andare da nessuna parte, perché non è più in grado di governare.
Non c’è alternativa si dice.
E no, e no, attenzione a non dire cose che dimostrino che stiamo perdendo la bussola della democrazia.
In democrazia l’alternativa c’è sempre e sono le elezioni.
Purtroppo però se il problema fosse solo Berlusconi le cose andrebbero ancora bene.
Purtroppo non è così.
Purtroppo il coraggio civile ci dovrebbe anche spingere non sono a riconoscere che Berlusconi non è più in grado di governare, ma anche che le procure stanno usando i media con la stessa arroganza e spregiudicatezza di Berlusconi per farci credere di avere trovato dopo sedici anni di inchieste a vuoto il famoso “firing gun” la prova definitiva per incastrare la causa di tutti i mali italiani, ma questo non è vero. Non è così.
Ma dove siamo finiti se da una parte continuiamo ad essere creduloni al punto da continuare ad avere fede contro ogni evidenza in questo venditore di tappeti, abile come venditore, ma molto modesto come politico , e dall’altra siamo altrettanto creduloni da prender per buone le “prove schiaccianti” della procura di Milano che non provano un bel nulla sul piano dei presunti reati?
Ma da quando in qua una telefonata di raccomandazione di un potente può essere portata in tribunale sostenendo l’accusa di concussione? In Italia dove di telefonate del genere ne vengono fatte migliaia al giorno dal consigliere comunale al membro del governo?
Certo che nemmeno il più sprovveduto dei politici di provincia sarebbe stato tanto infantile da tirare in ballo Mubarak, come ha fatto il premier, quando era più che sufficiente dire il suo nome per ottenere quello che voleva, senza dovere aggiungere stupidaggini come quelle.
Da una parte un premier che ormai è solo fonte di imbarazzo, non governa più nulla e blocca il parlamento, dall’altra una magistratura inquirente che si sente investita della missione di salvare l’Italia dai politici usando forze e metodi spropositati rispetto alla fattispecie ed alla tipologia dei reati ipotizzati.
Anche qui stiamo attenti a scandalizzarci solo quando c’è da prendersela contro il grande satana nazionale e a non vedere i pericoli per la tutela delle libertà individuali se non quando il bargello dovesse suonare il nostro campanello alle sei del mattino per rovistare e sequestrare inseguendo piste per lo meno discutibili, come a fatto nelle case di quelle poverette “ragazze di spettacolo” frequentatrici delle eleganti notti di Arcore.
E’ una balla clamorosa la storia della nipote, come è verosimilmente una balla altrettanto clamorosa la storia della eleganza delle notti di Arcore, l’uno e l’altra sono un insulto al buon senso.
Ma cosa dire di una Procura che mette in scena una vicenda teatrale ad elevatissima copertura mediatica per esercitare l’azione penale su una raccomandazione telefonica del premier ad un funzionario dello stato per indurlo a dare la famosa Ruby non in affidamento ad una comunità ma sempre in affidamento ad una sua conoscente, formalmente ben titolata ,con l’accusa di concussione :” farsi dare o farsi promettere, per sé o per altri, denaro o un altro vantaggio anche non patrimoniale abusando della propria posizione”, quando l’Italia nell’indice stilato da Transparency International è quotata per un livello di corruzione superiore a quelli di Tunisia ed Egitto, dove i governanti sono appena stati cacciati a furor di popolo?
Ma in quale pianeta vivono i procuratori che fingono di non sapere che i quasi mille membri del Parlamento italiano usano quotidianamente la carta intestata del ramo del Parlamento al quale appartengono per chiedere a funzionari dello stato di mandare avanti pratiche di pensione di assunzine ecc. ecc. con tanto di firma in calce ed alla luce del sole : tutti casi di concussione?
D’accordo che giunti a questo punto sarebbe ancora più offensivo del comune buon senso pensare che la persona adatta a fare la riforma della giustizia potesse essere lo stesso Berlusconi, ma dopo di lui qualcuno dovrà pur farla, se la macchina della giustizia gira in questo modo.
A questo punto di sputtanamento generalizzato di tutto e di tutti, di conflitto fra le istituzioni, di stallo degli organi costituzionali decisionali occorre uscire dal marasma con elezioni al più presto, ma dato che siamo nella situazione di marasma e stallo che abbiamo appena descritto non si può fare nemmeno questo perché il Capo dello Stato non può sciogliere le camere se il Presidente del Consiglio non controfirma il decreto e Berlusconi non controfirma.
Ed allora? Allora l’ultraottantenne Presidente dovrebbe accollarsi il compito ingrato e politicamente scorrettissimo, secondo la vulgata attuale, di fare veramente l’arbitro della partita e trasferirsi a palazzo dei Marescialli nella sua veste di Presidente dell’Organo di autogoverno della Magistratura ad esercitare direttamente il potere che la costituzione gli affida convocando il Procuratore Capo di Milano ovviamente in seduta riservata per fare con lui i discorsi del caso.
Nessuno lo ha mai fatto prima ma il caso presente è eccezionale ed il Presidente è l'unico che ha quel potere costituzionale ,per quanto la materia sia delicata.
Non ritiene di potere arrivare a tanto?
Allora nomini Berlusconi senatore a vita, come è pure suo potere e promuova il ritorno dell’immunità parlamentare, del resto prevista dai costituenti, che non erano dei dilettanti come i loro successori.
Non riesce a fare neanche questo?
Allora invii un messaggio alle Camere ex art 87 ,usando della forma più solenne che la Costituzione gli affida per farsi sentire proponendo quello che i suoi consiglieri giuridici gli possono indicare per un caso che non ha precedenti, ma occorre uscire dall’angolo il più presto possibile senza aspettare che si manifestino focolai di guerra civile.
E’ chiaro però se non vogliano prenderci in giro che una soluzione qualunque sia ha dei costi e contrasta sia con la vulgata dei berlusconiani fanatici sia degli anti berlusconiani fanatici.
Cioè non esiste una soluzione sensata che non sia diretta a concedere qualcosa a Berlusconi nel senso di metterlo al riparo dal bargello almeno per un po’ di anni dandogli una onorevole via di uscita, che a questo punto è nell’interesse del paese trovargli.
Ricordiamoci però che gli italiani non sono minchioni come vengono descritti e che quindi sono disposti a vedere Berlusconi che esce onorevolmente di scena, ma non per cadere dalle notti di Arcore all’incubo di risvegli all’alba per le allegre inchieste delle procure.
Gli Italiani sono probabilmente disposti a lasciare ormai Berlusconi al suo destino di onorevole pensionato, solo se avessero la garanzia che con lui finirebbe anche contemporaneamente il teatrino delle procure.
Non è difficile capire che se dovessero scegliere fra una “ mignottocrazia” disdicevole fin che si vuole e una molto più pericolosa repubblica delle procure, sceglierebbero ancora la prima , purché vada avanti a non far nulla, evitando così il rischio che faccia danni.
Non facciamo finta di non capire che la commedia delle procure che salvano la patria è ora in scena per la seconda volta dopo la prima di tangentopoli diciannove anni fa che ha sconvolto la geografia parlamentare per via extraparlamentare e che l’Italia nella classifica della corruzione dopo la cura Borrelli Di Pietro sta peggio di allora.
Le riforme anche in senso moralizzatore le fa la politica, non la magistratura in democrazia.

domenica 13 febbraio 2011

L'anomalia tutta italiana della gestione cesarista di alcuni partiti politici

L’Italia soffre di un deficit di democrazia nella struttura e nella gestione dei partiti a torto riferita solo alla singolare gestione “padronale” del Pdl da parte di Berlusconi.
Non c’è dubbio che la gestione definita variamente padronale, personalistica o cesarista di Berlusconi sia una anomalia che crea danno al paese, ma purtroppo non è affatto l’unico esempio esistente nel panorama politico.
Si pensi alla gestione altrettanto personalistica e gerontocratica di Pannella sul Partito radicale.
A seconda sei punti di vista si potrà ritenere Pannella un leader politico di ben altra caratura rispetto a Berlusconi, probabilmente a ragione se si tiene conto del fatto che il Partito Radicale fa parte della tipologia classica del partito di opinione e non di massa e questo è di mostrato dal fatto che in certe iniziative referendarie ha raccolto consensi enormemente superiori alla sua consistenza parlamentare ed anche in talune elezioni ha ottenuto percentuali molto superiori all’abituale 2/3%.
Altrettante volte però la gestione cesarista del leader storico, insanabile narciso, ha portato il partito a sostenere iniziative fallimentari perché basate su valutazioni superficiali (si pensi alla mobilitazione per gli aiuti ai paesi africani ai tempi di Craxi che creato un mostruoso carrozzone utile solo per alimentare la corruzione politica italiana , somala ecc. sperperando miliardi di lire) o a sostenere iniziative fra il folcloristico e il goliardico come i posti di deputato donati a Cicciolina o ad altri personaggi dubbi.
Pannella dicono i suoi che oltre a non avere guadagnato nulla da tutta la sua carriera politica ci avrebbe rimesso tutti i beni di famiglia girati al partito per sostenerlo in momenti di grave difficoltà e questo probabilmente è vero ed è assolutamente singolare e rimarchevole nel panorama politico italiano.
Pur tuttavia la gestione personalistica conduce per esempio a “salti della quaglia” che in un partito gestito in modo non personalistico non sarebbero possibili.
Non meno dannosa è la tendenza del leader a intestardirsi nel coniare e ripetere da decenni slogan di dubbia sensatezza da lui inventati come :”il partito transnazionale, transpartito “ o l’insistenza sulla necessità di una lotta prioritaria alla “partitocrazia” che non salverebbe nessuno e nessuna istituzione salvo lo stesso partito radicale, unico puro.
Non manca il vezzo veramente cesarista di Pannella di occupare Radio Radicale tutte le domeniche con una sua prolusione fluviale sostanzialmente a monologo che non ha nulla da invidiare alle analoghe prolusioni un tempo di Fidel Castro e oggi di Chavez in Venezuela.
E’ sperabile che Berlusconi non l’ascolti e quindi non si metta in mente ulteriori cattive idee, sull’uso dei media.
L’unico risultato che questi comportamenti ottengono al Partito Radicale è quello di avere fatto scendere la sua quota elettorale, già molto bassa, dal tradizionale 2/3% a meno dell’1%.
Qualsiasi altro partito si sarebbe disfatto di un tale leader, ma un partito sempre gestito in modo cesarista non riesce a farlo, nonostante la presenza fra i radicali di molti giovani motivati e dedicati alle iniziative radicali in modo disinteressato.
Ma non è finita, cioè non ci sono solo Berlusconi e Pannella , c’è anche Di Pietro che gestisce il partito con lo stesso stile. E impietoso evidenziarlo, ma i recenti episodi di parlamentari del partito di Di Pietro transitati politicamente dalla parte opposta hanno messo in evidenza con quale leggerezza il capo aveva scelto il personale politico. Sul partito di Di Pietro si era anche scritto di confusione fra la gestione finanziaria del partito e di una fondazione a lui risalente. La cosa era talmente poco presentabile che ora probabilmente le cose sono state messe a posto. Il leader cesarista non sopporta mai comprimari o delfini.
Pochi anni fa era toccato a Veltri di dover lasciare Di Pietro, ora si pone il problema De Magistris.
Abbiamo parlato del Partito Radicale e dell’Italia dei Valori, due partiti significativi, ma piccoli.
Un problema più serio può essere la Lega che a un certo momento dovrà pure lei risolvere le sue contraddizioni di partito largamente popolare , ma guidata con una accentuazione sulla autorità del leader storico per certi aspetti tutt’altro che limpida.
Mi chiedo cosa avranno pensato gli esponenti più significativi della Lega da Maroni e Calderoli ,che tra l’altro si sono guadagnati sul campo una larga reputazione come uomini di governo e che quindi aspirano alla successione del capo storico, quando hanno sentito dire dal capo che il suo delfino è il figlioletto denominato “trota”, come se fossimo in una monarchia ereditaria.
La Lega tra l’altro adotta dalla fondazione una singolare procedura di affiliazione che non è certo il massimo della trasparenza e della democraticità. Cioè per intenderci se al Pci poteva anche iscriversi Gianni Agnelli purché avesse la faccia di dichiarare che condivideva gli ideali e la linea del partito ,alla Lega no .Alla Lega si fa una sorta di preiscrizione di prova che non da nessun diritto di voto per l’elezione negli organismi del partito e l’iscrizione vera e propria seguirà solo quando il partito avrà testato la corrispondenza del candidato alle sue esigenze.
Ora, purtroppo nel sistema italiano i partiti politici sono giuridicamente nel limbo delle “associazioni non riconosciute” pari alla “Canottieri Lambro” non c’è uno schema di statuto tipo al quale uniformarsi né tanto meno uno schema di bilancio da fare certificare come per una qualsiasi azienda, per la qual cosa ogni partito può strutturarsi e gestirsi come crede con solo gli ovvi limiti della legge penale.
Però anche con questa ampia e probabilmente eccessiva libertà della quale godono stante la loro funzione istituzionale si pretenderebbe qualcosa di più come coerenza ad un sistema democratico.
Anche nella Lega sembra finora prevalere qualcosa di simile al vecchio e deprecato “centralismo democratico” che vietava la formazione palese di correnti interne.
E’ vero che le correnti troppo strutturate hanno portato in passato i partiti che le avevano in certi periodi alla paralisi decisionale, ma ciò non toglie che senza una visibile dialettica interna in un partito le idee non circolano e si continua a riproporre sempre la stessa minestra riscaldata.
La Lega finora ha usufruito di anni felici di crescita continua e di un costante radicamento territoriale occupando gli spazi lasciati vuoti dal suicidio di Dc e Pci e di conseguenza ha a poco a poco schierato una classe di giovani amministratori completamente nuova.
Ora però che i posti istituzionali occupati sono diventati uno schieramento considerevole è venuto anche per lei il momento del passaggio dalla fase “eroica” degli inizi alla normale gestione del potere che porta con sé rischi di corruzione e involuzione clientelare che vanno contrastati appunto con una più ampia e trasparente democrazia interna.
E quindi il “cattivo esempio” della gestione berlusconiana del suo partito non è affatto un caso unico come abbiamo visto anche se questa constatazione non ci porta alcun sollievo.
L’Italia ha bisogno di tutto meno che di ribadire anomalie rispetto agli altri paesi di democrazia occidentale, anzi, dato che gli indicatori di qualità e di efficienza ci mettono sempre di più agli ultimo posti sarebbe ora di metterci in regola e di finirla di pensare di potere fare i furbi senza pagare il conto.

giovedì 10 febbraio 2011

Questa volta Berlusconi comunque ne esca dal Ruby gate si è giocato il Quirinale

E va bene ad Arcore le serate di relax per il premier si svolgevano in un clima di generale eleganza.
Si cenava fra attempati gentiluomini intervallati a tavola da giovani o giovanissime fanciulle di bell’aspetto alcune delle quali laureate, anche se pare molto poco loquaci.
Si chiaccherava, il premier parlava del suo lavoro lasciando cadere qualche aneddoto relativo ai grandi della terra da lui incontrati, cose che sono sempre apprezzate perché fanno ritenere ai commensali di essere al livello dei personaggi che vengono menzionati.
Finita la cena il premier prima di ritirarsi per dare un’ultima scorsa a qualcuna delle cartelle contenenti affari di stato invitava tutti al piano inferiore dove si trova una tavernetta, discoteca, teatrino per un rituale denominato bunga- bunga.
Notoriamente il premier ama cantare canzoni francesi o accompagnarsi al suo cantante o accompagnatore Apicella specializzato in canzoni napoletane.
Non trascurava probabilmente di tirare fuori qualche barzelletta delle quali va notoriamente fiero.
Dopo un po i più accorti dei commensali approfittando dell’ora già tarda se ne andavano.
Poi quello che succedeva, secondo i verbali della Procura di Milano, sarebbe qualcosa di inusuale per un uomo di stato e non più visto almeno dai tempi di Nerone e di Caligola.
Ma ai verbali della Procura di Milano non dobbiamo credere prima di tutto perché fanno parte di una macchinazione della medesima per ingerirsi indebitamente nella politica e mettere fuori combattimento un premier legittimamente eletto dal popolo, poi perché sono basati su chiacchere, pettegolezzi di ragazze con personalità di dubbio spessore, che per essere valutati non possono essere estrapolati dal contesto e in ogni caso vanno “contestualizzati”.
E in ogni caso quand’anche fossero veritieri e non lo sono il premier, come ognuno, in casa sua può fare quello che gli pare.
Anzi è una vergogna che un cittadino possa essere intercettato in modo così invasivo.
Questa che abbiamo esposto sopra è la vulgata diffusa dalla aspirante real casa.
Per prenderla per buona ci vuole proprio molta buona volontà.
Ma ammettiamo di averla e prendiamola per buona.
Tutto a posto allora? La onorabilità, il buon nome, il prestigio del premier, la sua statura rimangono intatti?
Ne dubito.
Ne dubito perché per tanto che si neghi e si “contestualizzino” le carte, vengono fuori alcune deduzioni sufficienti per ritenere che dopo queste vicende il nostro si sia giocata definitivamente la possibilità di salire al Colle come inquilino.
- non è un reato dimostrare di non avere il minimo interesse per la cultura e di frequentare esclusivamente canzonette, sciantose e barzellette (notare che siamo rimasti nel rispetto più rigido della versione della real casa, cioè nella versione ritenuta da quella corte più soft e presentabile delle serate di Arcore).
Non è un reato ma non è certo un buon viatico per salire al colle, anzi è una controindicazione.
- le serate si svolgevano in un clima di generale eleganza, ma la presenza contemporanea di quindici, venti ,venticinque giovinette, vestite in modo che nei conventi una volta, ma forse anche oggi, si definisce “immodesto” accanto ad attempati gentiluomini , ben noti per le loro elevate posizioni nella società, avrebbe inevitabilmente creato imbarazzo in questi ultimi, che quanto meno si sarebbero chiesti a quale titolo le suddette giovinette fossero state invitate.
Ragazze del mondo dello spettacolo, si dice negli ambienti della real casa, ma allora sarebbero state presenti per poi esibirsi in che cosa ? Canzoni, danza o recitazione ?
Va bene ma 20/25 è un numero da coro parrocchiale e la real casa non ha mai parlato di esibizioni corali e se la real casa non è riuscita a trovare una qualunque giustificazione plausibile per detto numero significa inevitabilmente che questo è motivo di serio imbarazzo.
Si noti che è possibile “contestualizzare” le chiacchere delle ragazze, ma che il numero può essere dimostrato dai tabulati telefonici e questo è un problema.
Ricordiamo per inciso che la real casa conta su un collegio di avvocati di prim’ordine e fama nel numero di oltre una decina e che il gruppo parlamentare del Pdl è stato composto in modo da comprendere oltre 70, dicesi 70 avvocati, che in quella veste sono stati convocati dal premier nei giorni scorsi per mettere insieme idee per una linea di difesa.
Però questo consesso di professionalità non sembra abbia trovato una giustificazione su questo punto, che rimane quindi altamente imbarazzante.
E non si manda al Colle una persona che imbarazza i commensali con inviti quanto meno stravaganti.
-il numero delle giovani commensali sarà probabilmente l’incubo dei consiglieri del principe, perché non è elemento di reato e questo conforta il collegio di difesa, ma non certo i consiglieri politici, perché rischia di fare ancora più danno di un indizio di reato a causa degli elementi di ridicolo e di grottesco che provoca inevitabilmente nella gente.
Un settantaquattrenne che si circonda di decine di giovinette è un fatto comunque anomalo e i fatti anomali fanno notizia, fanno parlare e non nel senso favorevole per un aspirante al Colle.
-dal ” Ruby gate” gli italiani che prima non se ne erano accorti hanno appreso che il numero delle “ragazze di spettacolo” che sono entrate a vario titolo nel governo , nel parlamento italiano ed europeo, nei consigli regionali ecc. è molto più elevato di quello che si pensava ed anzi sono la seconda categoria più numerosa dopo quella degli avvocati.
Ora è noto che se c’è un posto per nominare qualcuno qualcosa da senatore a vita a cavaliere del lavoro questo è il Colle.
E ci mandiamo uno che nominerebbe baronette tutto il suo entourage di belle figliole?
-il premier è accertato dai tabulati e dagli "agganciamenti" alle celle telefoniche territoriali, che non sono né di destra né di sinistra ma sono registrazioni automatiche ,scambia telefonate con le medesime “ragazze di spettacolo” in numero decisamente elevato.
Ora se uno fa l’avvocato la sua rubrica telefonica riporta prevalentemente i numeri di altri avvocati, operatori del diritto clienti, ecc. e così via analogamente per le altre professioni.
Nel nostro caso però queste ragazze col mondo del governo del paese e della politica non c’entrano un bel nulla.
Il commento più obiettivo che possiamo fare, quand’anche accettassimo la vulgata della real casa per la quale appunto si tratterebbe di “ragazze di spettacolo” e non di “escort” è prima di tutto che sono troppe come numero, secondo che fra di loro i personaggi di basso o bassissimo lignaggio sarebbero troppi perfino per il prestigio di un uscere di ministero.
Un uomo di tal fatta non può salire al Colle.
-prendiamo per buona la versione della real casa sulla famosa telefonata del premier alla pefettura di Milano per evitare il soggiorno in una casa di accoglienza e non discutiamo sul reato di concussione che gli è stato contestato ed anzi consideriamo il premier del tutto innocente.
Quel che emerge è comunque pesantissimo. Un premier impegnato pare a Parigi che quivi riceve telefonate dal sottobosco delle “ragazze di spettacolo”, che ovviamente hanno accesso al suo cellulare e che decide di spendere il tempo necessario per fare telefonate in varie direzioni per quell’affare fino a spendere la sua faccia con la questura di Milano.
Aiutava le giovinette in stato di bisogno come la beata Angela Merici?
No, un uomo così non può salire al Quirinale.
- “Uno a casa sua può fare quello che vuole e invitare chi vuole” questa è proprio l’extrema ratio usata dalla real casa quando ha esaurito tutti gli argomenti più convincenti perché a questo rosario se pur ripetuto fino alla noia è chiaro che non crede nessuno , perché gli italiani per quanto disorientati sanno ancora benissimo che un uomo pubblico ha il dover di preservare il decoro della carica che ricopre per rispetto ai concittadini, se perde di rispetto all’istituzione è come se perdesse di rispetto a tutti i Signor Rossi ed a tutte le casalinghe di Voghera.
-e la questione della "fidanzata"? Quelle indicate dai giornali erano una più imbarazzante dell'altra.
-ultimo tassello, forse qualcuno distratto si è scordato il fatto che il Presidente della Repubblica è anche il Presidente dell’organismo di autogoverno dei giudici (il Consiglio Superiore della Magistratura).Non spendo nemmeno una parola di commento perché sarebbe troppo facile evidenziare il fatto che in quella poltrona può sedere chiunque ma non chi ha denigrato quotidianamente la magistratura, perché è ovvio che se l’attuale premier entrasse a Palazzo di Marescialli come Presidente, uscirebbero immediatamente tutti i componenti non nominati da lui e la frittata sarebbe fatta.
Quindi no Berlusconi al Quirinale non ci può andare perché se lo è giocato con i suoi comportamenti insensati.
Questo dice la logica e la ragione.
Ma gli italiani da tempo pare non seguano né l’una né l’altra in politica e fosse per loro voterebbero ancora per quella che inelegantemente è stata definita la “mignottocrazia” da un senatore ex berlusconiano.
Se Berlusconi non salirà al Quirinale gli italiani dovranno ringraziare non loro stessi, che per compiacere al loro pigro conformismo tollererebbero anche questa, ma paradossalmente l’unica monarchia assoluta rimasta in Europa, che ha sede nell’altro Colle, quello di fronte al Quirinale.
Gli italiani non hanno ancora fatto indigestione di Berlusconismo, ma il Vaticano sì.
Il Vaticano va con tempi lunghi e con criteri a volte arcaici e discutibili ma con un fondo di solida cultura che quando dice: no ora è troppo anche giudicando col criterio della ragion di stato, nessuno riesce più a modificarne il corso.
La scarsissima classe politica italiana è ancora impegnata quotidianamente a giocare al “Ruby gate”, il Vaticano sta già tessendo inesorabilmente gli organigrammi del dopo Berlusconi.
Fra un po’ ci arriveranno anche gli italiani, ma dopo e questo per loro non è un complimento.

lunedì 7 febbraio 2011

L’inchiesta di Iacona sui rifiuti del napoletano in “Presa Diretta” di domenica 6 febbraio

Le due facce del declino del paese :
1- nessuno sa risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti napoletani se non usando impropriamente l’esercito, cosa che non succede nemmeno nel Congo;
2- la magistratura spesso vista (a torto) come il possibile sostituto di una politica incapace di risolvere i problemi più elementari ,di fronte alle prove relative all’appalto principale per lo smaltimento dei rifiuti napoletani assegnato alla ditta che aveva un punteggio di 4,7 su 10, invece che a quella che arrivava quasi a 10 non riesce ad imbastire un processo decente sanzionando dei reati del tutto evidenti.
Risulta evidente che Berlusconi ha raccontato agli italiani delle balle clamorose sull’argomento, ma anche che la magistratura ha dato una speculare prova di inefficienza impressionante.
Nemmeno le nobili prediche di Saviano hanno avuto alcun effetto.
Oggi ha rivinto la camorra e la cricca dei politici corrotti.
In quel servizio le immagini scandalose e agghiaccianti sono purtroppo numerose:
- i dipendenti di società pubbliche forniti dei mezzi (automezzi, bidoni etc ) per fare la raccolta differenziata con le mani in mano costretti a far niente e per di più a vedere transitare davanti ai loro occhi i mezzi di nuove società private che si sono viste assegnare il servizio dai nuovi politici di turno;
- le distese inimmaginabili di teloni di plastica che coprono a vista d’occhio le tonnellate di rifiuti imballati e non trattati e quindi irricevibili per i forni nelle dimensioni di una città;
-le famose ecoballe in quantità non meno numerosa delle quali nessuno sa cosa fare;
-lo sversamento in mare dove c’era uno stabilimento balneare dei liquami in modo diretto, ora lo stabilimento ha chiuso perché sulla spiaggia circolano vermi di dimensioni impressionanti;
-lo strafamoso forno di Acerra promosso a zona militare impedendo così a chiunque di avvicinarsi fino alla distanza di un kilometro alla faccia della trasparenza;
- i politici che hanno governato per questi decenni che accettano interviste ma non sano fare altro che lanciare la colpa al predecessore o al successore;
-onnipresenti cartelli con le insegne Presidenza del Consiglio dei Ministri, frutto dell’incontenibile narcisismo Berlusconiano, che proclamano invece e ormai urbi et orbi il fallimento dell’uomo del fare;
Se uno storico vorrà nel futuro documentare lo sfascio di questo paese troverà in questi documenti visivi quello che cerca.
Inspiegabile il fatto che nel salernitano cioè lì accanto a Napoli i loro problemi li abbiano risolti ed al meglio.
Inspiegabile che l’altra casta, contrapposta a quella politica, cioè quella della magistratura non si renda conto che lungi dal riuscire a supplire ai guasti della impotenza e della corruzione della casta politica si rende corresponsabile del fallimento del paese se continua a non riuscire ad organizzare un processo almeno ai responsabili più evidenti di questo schifo, che ci sta sputtanando nel mondo, molto più dei festini di Arcore.
Due ultime annotazioni.
Berlusconi ci ha assordati con la ripetizione del medesimo rosario : “io sono stato eletto dal popolo, tutt’ora i sondaggi mi danno favorito”
Benissimo i politici responsabili del disastro dei rifiuti campani sono stati eletti e rieletti dal popolo, anzi alle recenti primarie del Pd hanno dimostrato di essere ancora i favoriti, eppure sono dei patentati incapaci e la magistratura ha il compito di stabilire se sono anche dei ladroni.
L’elezione non ha la capacità di fare diventare intelligente un ignorante ,onesto un ladro ,efficiente un incapace, lo ha scritto Platone duemila quattrocento anni fa ma non gli abbiamo dato retta.
Questa riflessione pone il dito sulla piaga. Dove c’è degrado non è perché manca la democrazia in senso formale, è perché manca in senso sostanziale e se manca in questo senso è come se non ci fosse per niente.
La democrazia prima e sopra ai riti elettorali ha bisogno come dell’aria per vivere dell’esistenza di una opinione pubblica critica, che si arrabbi ,che critichi, che si organizzi. Chiaramente quelle zone d’Italia sono degradate e per certi versi regredite ai tempi borbonici, quando non esistevano i cittadini ma i sudditi di baroni e baronetti elargitori di sussidi privilegi e prebende.
Lo scomparso e per molti compianto ideologo della Lega Nord, Gianfranco Miglio in una intervista aveva espresso fuori dai denti il suo pensiero in argomento asserendo che molti meridionali sono per cultura acquisita antropologicamente inadatti ad accettare la democrazia partecipativa ,meglio lasciare che si organizzino politicamente intorno ai loro baroni mafiosi.
Al di là dell’esagerazione

venerdì 4 febbraio 2011

Bene la rivoluzione araba, bene abbattere i despoti, ma attenti, molto attenti a chi potrebbe arrivare dopo

Alcune osservazioni su un certo Sayyd Qutb

Le rivoluzioni contro i despoti da quando mondo è mondo hanno una attrattiva irresistibile e anche queste in corso nel mondo arabo suscitano entusiasmi quasi ovunque, salvo ovviamente nei paesi ancora retti da regimi non democratici.
A così poca distanza dagli anni di Bush è tuttavia sorprendente vedere gli editoriali del New York Times e del, di solito più cauto Washington Post, che addirittura spingono ad essere meno cauto un presidente come Obama, che già era andato molto in là chiedendo il cambio di regime in Egitto “now” subito.
Molto meno entusiasmo a Gerusalemme, dove i media vedono e riportano anche quello che nel resto dell’Occidente si fa finta di non vedere nei cortei di questi giorni come i cartelli con la fotografia di Mubarak con stella di Davide sulla fronte o striscioni che invocano la fine di Israele.
Fra certi entusiasmi comprensibili ma forse eccessivi e altrettanto comprensibili terribili paure la cosa migliore che si può fare è quella di farsi una informazione sufficientemente ampia.
A questo scopo sarebbe utile dare una ripassata seria su quella che è la seconda forza politica più forte in Egitto dopo il partito al potere e cioè i Fratelli Musulmani.
La Fratellanza Musulmana (Al Ikhwan al Muslimin) nasce nel 1928 nella casa di un giovane egiziano dell’Egitto meridionale di 22 anni Ahmed al Banna che si era distinto nel suo paese per prendere a male parole la gente vestita di seta o che ostentasse gioielli e per lanciarsi in invettive contro qualunque cosa che potesse essere interpretata come una forma di emancipazione delle donne.
Alla corruzione del potere monarchico che reggeva l’Egitto ed alla degenerazione dei costumi i Fratelli proponevano un singolare programma politico : l’Islam è la soluzione.
La lotta a tutto quello che si intende come “modernità” ed il ritorno alle forme di vita seguite dal Profeta e dai suoi primi seguaci quindici secoli prima diventa il vero programma.
La fratellanza ha però fin dai suoi primi tempi di vita l’accortezza di occultare la sua strategia assolutamente radicale in un insieme di iniziative che potessero suscitare l’immediata adesione della gente, impegnando i quadri a dedicarsi prima di tutto a costruire una rete di elementare welfare al servizio dei più bisognosi annessi inizialmente alle moschee.
Accanto all’attività sociale con la quale la Fratellanza di rendeva visibile e accettata , anzi all’inizio materialmente sotto, cioè negli scantinati delle moschee si radunavano di notte vere e proprie squadracce che si addestravano all’uso delle armi ed al lavoro clandestino preparando attentati.
Quando in Europa si stabilirono i regimi nazi- fascisti, questi suscitarono grandi simpatie nei quadri della Fratellanza ovviamente perché risultavano i più ovvi alleati in funzione anti Inglese (la monarchia egiziana era il paravento del controllo politico inglese) ma anche proprio perché avevano individuato in quei regimi gli aspetti ideologici anti-modernità e anti-liberalismo che loro condividevano appieno.
Nel 1942 il sesto congresso della Fratellanza statuì che l’obiettivo strategico rimaneva quello radicale di sempre cioè che una volta raggiunto il potere si sarebbe adottato un sistema politico a un patito unico islamico, ma quello tattico era opportuno fosse per il momento la partecipare alle elezioni parlamentari per cominciare a inserirsi nei meccanismi del potere.
Questa veste apparentemente moderata non impedì però alla Fratellanza di lanciarsi in una serie di atti di gravi intimidazioni come fracassare le vetrine che s ponessero prodotti occidentali o redazioni di giornali anche queste ritenute troppo filo occidentali, fino a scatenare una ondata di assassinii che costrinsero il governo a mettere la Fratellanza fuori legge per la prima volta nel 1948.
Il fondatore Al Banna morì l’anno dopo a sua volta assassinato probabilmente da agenti del regime monarchico all’età di 48 anni.
Poi capita la lezione hanno cessato le violenze per essere riammessi alla legalità nel 1951.
L’anno successivo il 1952 è quello della rivoluzione “dei liberi ufficiali” che portò alla caduta della monarchia ed alla presa del potere di Nasser.
Due anni dopo il nuovo regime non ammettendo altre forme organizzate rimise fuori legge la Fratellanza, che quasi subito reagì in modo s proporzionato tentando di assassinare lo stesso Nasser usando un attentatore suicida. La reazione fu una ondata di arresti di quadri della Fratellanza che si organizzò così nella clandestinità.
Nelle galere di Nasser di formarono i quadri più tosti dell’organizzazione a cominciare a cominciare da quello che è riconosciuto come il vero ideologo del movimento Sayyd al Qutb.
Qutb era stato condannato a 15 anni di galera nel 1954.
Morirà impiccato nel 1966.
Questo è l’uomo che ha dato alla Fratellanza un pensiero organico e ben strutturato e quindi con lui occorre spendere un po di tempo.
I suoi libri : “La giustizia sociale nell’Islam”; “Nell’ombra del Corano”; “la pietra miliare”; ”Islam: significato e messaggi” sono il fondamento dell’islamismo radicale.
Detto per inciso, è deplorevole che dieci anni dopo l’attentato alle Torri Gemelle, nessun editore si sia degnato di pubblicarne la traduzione italiana, trattandosi di testi senza i quali non si vede come si possa discutere sull’islamismo politico.
Qutb proviene da una famiglia abbastanza agiata dell’Egitto del Nord compie i suoi studi al Cairo fino alla laurea in Lettere e diventa prima insegnante e poi funzionario del Ministero dell’Istruzione, fonda un giornale di tendenza nazionalista. In questa veste per condurre un’indagine sul sistema educativo americano va in America a frequentare un master in quella che oggi è la University of Northern Colorado.
Nel soggiorno americano si forma il suo pensiero.
Qutb è schifato, completamente schifato dell’”America way of life”.
E’ schifato della libertà e dell’emancipazione delle donne cosa che gli fa dire che i rapporti uomo donna in America sono arrivati a un livello inferiore a quello delle bestie.
E’ schifato curiosamente di tutto quello che è prendersi cura del proprio corpo, ad esempio trova ripugnante l’ambiente dei barbieri americani .
Non trova affatto divertenti cinema e teatro.
Ma passando dal quasi folklore al pensiero filosofico- teologico Qutb non scherza e mette in campo tutto l’armentario del perfetto integralista religioso.
La sua teologia è basata sul concetto islamico classico del “tawhid” di solito tradotta con “singolarità di dio” che consiste un una situazione armonica della natura e dell’universo in quanto specchio della perfezione del creatore.
Nel nocciolo della sua teologia Qutb vede l’insanabile contrasto fra Islam e Cristianesimo, che consiste in questo : il Cristianesimo ha proposto una visone del mondo basata sulla contrapposizione fra materia e spirito che è stata la fonte di tutti i mali perché ha portato all’alienazione ed alla sofferenza dell’uomo.
L’Islam invece nel concetto del Tawhid predica l’armonia assoluta della natura senza alcuna contrapposizione fra materia e spirito.
Il Cristianesimo ha causato la “jiahiliyya” tradotta comunemente come “ignoranza pagana” intesa come ignoranza e rifiuto della guida divina.
Il Cristianesimo secondo Qutb ha fatto il fatale errore di accettare l’idea di potere coniugare la religione con ragione umana, mentre secondo lui sarebbe blasfemo ipotizzare una autonomia della ragione.
Se si ipotizza l’autonomia della ragione ne deriva l’accettazione del diritto di scegliere come vivere, ne deriva la pretesa di affermare dei propri valori.
Questa sarebbe una serie di atti di ribellione a dio che avrebbe dato all’uomo la sua legge definitiva una volta per tutte.
Il Cristianesimo avrebbe stravolto il messaggio del profeta Gesù inventando la sua divinità e quindi introducendo il concetto di puro spirito.
Gesù era invece un buon profeta perché non aveva affatto disconosciuto la validità della legge mosaica, che regolava ogni aspetto della vita umana. Quella legge è poi stata chiarita dall’Altissimo che con il Corano ha dato la legge definitiva che ogni ordinamento umano non può fare altro che porre alla base delle sue leggi.
La modernità, la scienza e soprattutto la tecnologia non hanno apportato alcun aiuto vero all’uomo.
L’armonia fra uomo e mondo si raggiunge solo rispettando la Shaaria.
I Musulmani avevano dato al mondo le basi della scienza, ma poi i Cristiani se ne sono impossessati usandoli per impostare la loro visione dualistica del mondo : materia contro spirito, scienza contro fede e da qui è derivata l’alienazione e lo smarrimento dell’uomo ed hanno imposto la loro visione delle cose a tutto il mondo.
I Cristiani quindi sono il primo nemico. Altro nemico sono gli Ebrei che non si sono sottratti all’errore cristiano ma i più nemici di tutti sono i musulmani che hanno accettato la modernità.
Passando alla politica Qutb è schifato di quanto di liberale è entrato nelle istituzioni americane a cominciare dalla divisione fra stato e religione che impedirebbe ai musulmani di trasferire la religione alle istituzioni.
Il suo programma politico teologico è quello di cominciare da un piccolo gruppo di seguaci per arrivare a fondare un Califfato a livello mondiale con la islamizzazione completa del mondo che imponga a tutti la shaaria.
Il mezzo di azione è ovviamente la “jihad” che Qutb vede sì nei due aspetti prima di lotta interiore per islamizzarsi e poi di jihad esterna di lotta all’estremo fino al martirio.
Qutb ha dato le basi ideologiche del fondamentalismo islamico.
E’ possibile che partendo da quelle idee si possa arrivare ad accettare la modernità, la democrazia, le idee liberali?
In linea teorica ogni cosa al mondo è soggetta ad evoluzione, certo però che le idee che abbiamo sopra accennato sono in contrasto assoluto con la modernità ed il liberalismo.
Si ricordi anche il fatto spiacevole e rivelatore che in tutta la sua storia la Fratellanza ha teorizzato apertamente la doppiezza, cioè presentarsi con vesti accettabili e “moderate” però addestrando le squadracce di notte e senza mettere in discussine nulla della strategia di fondo.
Non meno allarmante è il fatto che forse il più noto intellettuale europeo che si propone come il campione della versione moderata dell’Islam, Tarik Ramadan sia non solo il nipote addirittura di Al Banna, ma abbia completato i suoi studi e sia arrivato ad essere nominato incaricato dalla Fratellanza di convertire l’Europa all’Islam in un ambiente di islamismo radicale.
Molti intellettuali europei gli danno credito, molti altri lo considerano un doppio giochista.
Fino quando si tratta di dispute intellettuali non si corrono grandi rischi, ma quando si passa al campo politico accreditare la Fratellanza come un movimento come tutti gli altri come fanno oggi parecchi opinionisti sui nostri giornali richiederebbe un buon ripasso della storia e della dottrina della Fratrellanza.

martedì 1 febbraio 2011

Qualcuno comincia a dire che è il caso di avere veramente paura

Forse esagera, ma certo non è un buon segno
La settimana scorsa Cacciari in una puntata di Otto e mezzo, l’altro ieri Pansa su Libero ambedue e da due opposti schieramenti hanno detto di vedere il paese ormai sull’orlo della guerra civile.
Pansa addirittura ha detto di non avere avuto paura negli anni del terrorismo ma di averne oggi.
Sicuramente con i migliori intenti, ma certo con risultato dubbio i Vescovi italiani una settimana fa hanno parlato addirittura di società ridotta a un “disastro antropologico” ,termine dotto ma di una pesantezza assoluta.
Risultato dubbio perché non si vede a che serva descrivere una situazione ritenuta così compromessa senza sporcarsi le mani con indicazioni pratiche, forse perché le mani se le erano già sporcate anche troppo appoggiando Berlusconi in modo acritico per quasi vent’anni e ora non sanno bene come comunicare il “contr’ordine fedeli”, prima che si troppo tardi per la credibilità della istituzione che rappresentano.
Che c’è da avere paura, non siamo mica , con tutto il rispetto per loro, un qualunque paese maghrebino, sottomesso per decenni alla satrapia del rais di turno.
Fortunatamente no, ma forse stiamo lavorando per diventar lo.
In fondo non sono passati cento anni da quando il rais ce l’avevamo anche noi e forse non c’è bastato.
Berlusconi col fascismo non ha niente di sostanziale in comune se non la propensione personale alla teatralità per alcuni e ad atteggiamenti da clown per altri, su questo blog lo abbiamo ripetuto in tutte le salse.
Difficile dire se è meglio o peggio : oggi non stiamo rischiando il fascismo oggi stiamo rischiando di essere sommersi e schiacciati dalle risate compiaciute di tutto il modo se non riusciamo a imporre la fine della farsa.
Ma come può essere credibile un premier che il direttore del giornale della sua parte,” Libero” chiama ormai correntemente “il vecchio porco” e non sente l’imperativo morale di farsi da parte?
Come può essere credibile una opposizione che di fronte al dissolversi del governo avversario non è capace di esprimere né un candidato premier da contrapporre a quello in carica né una linea politica e non sente a causa di questo l’imperativo morale di farsi da parte?
Come può essere credibile una gerarchia ecclesiastica che si era esaltata nel giochetto di allungare la mano ai governi berlusconiani e di ritirarla piena oltre le aspettative e oggi scopre che la società , cioè il suo popolo, nel frattempo è diventata un “disastro antropologico”, senza che loro se ne accorgessero e non solo non pensano minimamente di avere il dovere morale di farsi da parte, ma nemmeno di fare autocritica.
Come può essere credibile un mondo della cultura rigidamente inquadrato per decenni a sinistra a caccia di baronati nelle facoltà universitarie e di sussidi nel cinema nel teatro nelle orchestre nei premi letterari che ora che sono arrivate gli anni delle vacche magre perché il premier notoriamente non mastica cultura e li ha lasciati a bocca asciutta non trovano di meglio che ritirarsi nel privato abdicando alla loro funzione di intellettuali ?
Ma ora viene il bello, è facile e comodo scaricare le responsabilità su politici, preti e intellettuali.
E il Signor Rossi?
Il Signor Rossi e la Signora casalinga di Voghera non hanno nulla da rimproverarsi ?
Forse non hanno ancora realizzato che il “disastro antropologico” sono loro?
Sono loro che hanno fatto finta di non capire e di non vedere quando era ora di reagire con dignità verso la degenerazione di una classe politica che la dignità l’aveva già persa nella corruzione generalizzata.
Han trovato comodo illudersi di poter partecipare agli utili andando a chiedere posti al barone per parenti e amici o sussidi o protezioni corporative o più modestamente di saltare le liste di attesa.
Han trovato comodo dormire sui propri pregiudizi cessando di essere opinione pubblica critica e riducendosi al gregge che si abbevera solo ai giornali o telegiornali di partito o di fazione per essere corroborati nei loro pregiudizi ignorando così che al di fuori di quelle realtà posticce il mondo andava avanti e li lasciava irrimediabilmente indietro.
Si sono lasciati affascinare dal canto della sirena che diceva “io ce l’ho fatta, sono ricchissimo, ma sono uno di voi e quindi voi potete essere come me, potete arricchirvi, tutto va bene, pensate positivo votate per me io non sono un politico, io sono diverso”.
La sirena aveva riproposto pari pari il sogno americano però facendo come il suo solito dei disastrosi errori di traduzione.
Mancava un’economia che avesse già attuato in integrale tutte le liberalizzazioni facendo tabula rasa di corporazioni, albi professionali, baronati, rendite di posizione, sussidi di ogni genere imponendo la regola generalizzata della meritocrazia.
Mancava un sistema politico nel quale fosse riconosciuto accettato e rispettato da tutti il principio della divisione dei poteri e del loro bilanciamento, altro che la ripetizione continua dello stesso rosario : io solo sono stato eletto dal popolo e quindi sono superiore a tutti gli altri poteri.
Mancava un mercato del lavoro nel quale il licenziamento sempre possibile e lecito non faceva paura a nessuno perché per trovare un altro lavoro non si faceva nessuna fatica.
Mancava il sistema di educazione superiore, fucina della classe dirigente, migliore del modo.
Mancava una società per definizione multietnica da sempre.
Mancava un sistema fatto su misura di chi ha voglia e coraggio di intraprendere mettendo alla prova le proprie intuizioni e non trova alcun ostacolo in una burocrazia ridotta al minimo.
Mancava una società laica da sempre, cioè veramente rispettosa della fede o della non fede altrui nella stessa misura altro che il cappellano in parlamento e il crocefisso nelle aule scolastiche.
Mancava il culto della patria con l’alzabandiera all’inizio delle lezioni se non addirittura con la recita del “Pledge Of Allegiance”, quasi il “Credo”nella “americanità”.
Mancava un sistema giudiziario spedito e senza troppi gradi di giudizio nel quale è garantita tra l’altro la effettiva parità fra accusa e difesa e dove il procuratore che fallisce nel provare accuse in casi mirabolanti viene messo nell’angolo e finisce miseramente la sua carriera.
Insomma mancava praticamente tutto per trapiantare in Italia il sogno americano.
Berlusconi ci ha provato e all’inizio forse valeva la pena di provarci, gli Italiani ci hanno creduto, ma quasi vent’anni dopo uno ha fallito e gli altri hanno sbagliato cavallo.
Ora perché c’è da vere paura?
Perché a causa delle opposte fanatiche pigrizie nessuno vuole riconoscere in un sussulto di dignità di avere fallito il proprio progetto politico e si trascina stancamente quello che è sempre meno tollerabile.
Che facciamo ora lasciamo che gli opposti fallimenti vadano a riempire le piazze con delle belle manifestazioni di impotenza?
Poi però non lamentiamoci se oggi nel mondo “italiano” lo traducono con “comico”.
Perché se il comico dura più del necessario dalla commedia si passa alla tragedia come tutti sappiamo fin dal tempo dei banchi di scuola.