venerdì 22 aprile 2016

Renzi vince sempre e si piglia tutto




Renzi ha portato a casa un risultato importante, ma non basta garantire la stabilità del governo, occorre risolvere i problemi

L'esito del referendum del 17 aprile sulle piattaforme petrolifer
e era scontato, ma l'ampiezza della vittoria per Renzi lo é un po meno.
I promotori del referendum non si sa come siano riusciti a raccogliere le firme necessarie a fare indire il referendum, ma poi hanno fatto ben poco per far conoscere agli elettori le loro ragioni, di conseguenza ha avuto facile gioco Renzi ha far passare l'idea che si trattasse di un referendum anomalo, voluto testardamente da alcuni politici locali per mettersi sotto i riflettori.
E in effetti le ragioni del si sono parse sostenute più che altro dagli ambientalisti con argomenti più ideologici che pratici, unitamente alle opposizioni che avrebbero promosso qualsiasi causa che potesse essere di danno alla posizione del premier.
Fatto sta che Renzi ha incassato una vittoria molto rotonda, provvidenziale per lui perché venuta proprio quando per la prima volta si trovava se non alle corde, quasi, con lo scandalo delle banche locali, ma sopratutto toscane, seguito dallo scandalo, ancora peggiore, del presunto inquinamento ambientale con annesse pastette negli appalti petroliferi in Basilicata, che inguaiavano come sempre dei politici, ma non solo.
E' ovvio che lo stesso premier sfruttasse l'occasione per presentarla all'opinione pubblica come una prova generale per il referendum di autunno sulle riforme costituzionali, ben più di peso e per lui determinante.

Ha fatto esultare Napolitano, ma Napolitano aveva ragione?

Come da copione, hanno esultato tutti i campioni della “stabilità a tutti i costi”, come il tenace ex presidente Napolitano, al quale si deve la discutibile trovata di avere tenuto a battesimo una serie di governi non eletti, nel senso di non formatisi a seguito di elezioni, come dovrebbe succedere di norma.
Su questo blog ho sempre criticato le scelte di Napolitano e non ho cambiato idea, perché se è vero che l'attuale costituzione prevede un sistema parlamentare puro, e quindi la possibilità di costituire un qualunque governo purchè raccolga una maggioranza in parlamento, è chiaro a tutti che ha ben altro spessore e prestigio democratico un governo espressione di una maggioranza parlamentare uscita da elezioni politiche generali.
Per questa ragione ho sempre ritenuto che lo stesso ex presidente pur rimanendo nel rispetto formale della costituzione non avesse fatto la cosa giusta “nominando” i governi Monti, Letta e Renzi, nessuno dei quali è stato espressione di una maggioranza uscita da elezioni e quindi tutti di stabilità ballerina.
La “stabilità a tutti i costi”, cocciutamente perseguita da Napolitano, ha avuto come altra faccia della medaglia la formazione di maggioranze spurie, che mettevano insieme di tutto, al di là di qualsiasi logica politica, umiliando la corretta alternanza fra forze politiche contrapposte, elemento fondamentale della democrazia.

Verdini nella maggioranza è un prezzo troppo alto da pagare


Con Renzi si è arrivati a situazioni paradossali se non indecenti, quando imbarcando nella sua maggioranza transfughi da tutte le parti, lo stesso Renzi si è trovato a dipendere da una personalità politica del tipo del Senatore Verdini, implicato in molteplici procedimenti penali e non di poco conto.
E' un po folle il senso della politica che Renzi porta avanti : è in rapporti talmente disastrosi con la minoranza di ex sinistra del suo partito, da rischiare costantemente di non trovarseli dalla propria parte, nemmeno nei voti di fiducia, ed è costretto a sostituire l'appoggio di quella parte del suo partito andando a raccattare tutto quello che offre il trasformismo più sfacciato, indagati compresi.
Questo modo di procedere non è certo un contributo al rafforzamento della democrazia ed al prestigio della classe politica.
Ma sopratutto ho sempre ritenuto vuoto e fatuo il discorso della “stabilità” a tutti i costi e prima di tutto, quando si è costretti a constatare che i governi espressione di questa filosofia garantiscono una stabilità solo relativa, ma sopratutto realizzano poco.
Renzi ha fatto qualcosa di più dei suoi predecessori, ma non troppo.
Ci sono a mio avviso due problemi giganteschi che richiederebbero la priorità assoluta di qualsiasi governo su ogni altro problema : 1° trovare lavoro alla così detta “generazione perduta; 2° abbattere se pure gradualmente ma con un programma chiaro il debito pubblico da subito.

Un governo adeguato deve risolvere due problemi con priorità assoluta : occupare i giovani e ridurre il debito, ma Renzi non ha in programma nè l'uno, nè l'altro


Un governo, un qualsiasi governo che non abbia queste due priorità assolute, farebbe meglio a starsene a casa.
Renzi non ha fra le sue priorità né l'uno, né l'altro.
La posizione dell'Italia nel mondo, ma sopratutto in Europa, sarà sempre definita da una reazione di sfiducia e di inaffidabilità, fino a quando non apparirà chiaro ai nostri partner l'impegno concreto ad abbattere il debito pubblico abnorme , che abbiamo, da subito.
Secondariamente, non è pensabile che fra disoccupati, in cerca di prima occupazione o quelli né studenti, né in cerca di occupazione, l'Italia si ritrovi un'intera generazione di giovani fuori dal mondo del lavoro per il 60% della popolazione nella fascia di età giovanile.
E' impensabile, è una rottura insanabile del patto sociale che avrà conseguenze disastrose anche sui fondamentali della nostra economia, perché la situazione di non lavoro di una fascia così ampia di giovani, porterà in un futuro vicino al collasso del sistema previdenziale.
Senza i contributi di tutti questi giovani non sarà possibile pagare le pensioni ai più anziani, è lapalissiano.
Ma questi governi non sono impegnati affatto e non hanno come priorità queste due distorsioni di proporzioni enormi.
Forse solo i 5Stelle hanno chiari questi due punti, anche se non hanno troppo chiaro come risolvere realisticamente i relativi problemi.
Ma almeno ce li hanno in programma.
Non è casuale che i giovani votino per loro.
Alla fine chi vuol salvare l'Italia dal suicidio sarà costretto a rivolgersi a loro, se le cose non cambieranno, ma è una follia che un partito con la storia politica alle spalle che ha il PD, non sia capace di esprimere niente di meglio che un Renzi, che sarebbe in difficoltà a dire se ha idee di sinistra o di destra.
E chi dice che sinistra e destra sono la stessa cosa, che le ideologie politiche non contano più nulla, semplicemente parla così perché con le idee non si trova a suo agio.
Papa Francesco e papa Woityla sono la stessa cosa?



giovedì 14 aprile 2016

Gianroberto Casaleggio sognava l'utopia al potere. Troppo bello per essere vero, ma nel futuro chissà



Il futuro è nelle menti e nelle mani degli dei, dice il vecchio adagio.
Casaleggio era invece una di quelle persone, che sull'onda della filosofia illuminista, sognava un futuro nella mente e nelle mani dell'uomo.
Nella sua utopia di Gaia, vedeva per il 2054 un nuovo ordine- governo mondiale nel quale tutti gli uomini contavano uguale e dove partiti, politica, ideologie e religioni spariscono e l'uomo diventa il solo possessore del suo destino.
Come? Tramite il Web, evidentemente.
Tramite il web tutti i cittadini del mondo eleggono per la prima volta il governo del mondo, alle cui decisioni tutti parteciperanno esprimendo il proprio parere-voto sempre usando il web, interagendo fra di loro.
Ma arrivare alla realizzazione dell'utopia non sarà indolore, perché di fronte a un Occidente che accetta la assoluta libertà della rete, che consente a tutti di conoscere e di condividere tutto il sapere, si contrapporranno Cina, Russia e Medio Oriente, che impediranno la libertà del web e quindi si renderà inevitabile una disastrosa guerra mondiale, che però dopo dieci anni sarà vinta dall'Occidente e dal Web libero.
Gaia è appunto la narrazione di un'utopia che Casaleggio ha elaborato nel 2008, niente di più e niente di meno, non è un programma politico, ma ci consente di entrare nella filosofia del personaggio.
Filosofia classica, umanesimo, illuminismo,Kant.
I numi tutelari che traspaiono non sono certo male.
Tutti i “coccodrilli” che i giornali hanno sfornato fra ieri ed oggi ci descrivono un personaggio autentico.
Un tecnico di buon livello che viene dall'incubatoio dell'Olivetti, con un passaggio per Silicon Valley è uno che ha le carte molto in regola.
Un tecnico, un manager di successo, ma di buone e costanti letture, come ci garantisce Dario Fo, che lo conosceva bene, e si completa la nozione di una buona caratura.
Un personaggio con queste caratteristiche fa il suo mestiere di informatico esperto di architettura di siti ma sopratutto di tecniche per dare visibilità ai siti facendo uso dei social media.
E' una persona schiva che fa di tutto per schivare l'obiettivo.
Ma questo non significa che viva su Marte.
Vive sulla terra sopratutto fra Milano e il suo ritiro fra Piemonte e Val d'Aosta ed essendo uomo del web è terribilmente bene informato.
Essere ben informati vuol dire anche inevitabilmente dover occuparsi del teatrino della politica.
Da queste conoscenze è nata nel nostro personaggio una forte reazione di rigetto verso questa politica.
Livello culturale e morale sempre più basso del personale politico, corruzione dilagante, cedimenti a lobby di tutti i generi mancanza di un qualsiasi respiro di medio- lungo periodo.
Poi l'incontro casuale con Beppe Grillo, comico che però aveva fatto della satira politica il suo mestiere, fece venire alla luce un feeling ,un'intesa, una complicità particolari, tanto da convincere i due che era tanto lo schifo che incuteva la politica italiana, che valeva la pena di tentare un'avventura politica.
Grillo da sempre aveva fatto delle battaglie ambientaliste il suo cavallo di battaglia.
Casaleggio era sulla stessa linea perché lì lo portava la sua filosofia volta tutta verso il cambiamento dell'esistente e nella fiducia nella capacità dell'umanità a usare delle moderne tecnologie per far fare alla storia un salto di qualità.
Il sodalizio fra i due ha avuto nella creazione e nella gestione del blog di Beppe Grillo un successo improvviso e al di là di ogni previsione, scalando addirittura le classifiche mondiali dei blog più letti in assoluto.
Da quella base reale e concreta è ovvio che l'utopia di Casaleggio ha trovato il terreno per mettere in atto la sua sfida con la storia.
Era in segno che si poteva fare e su questa constatazione è nata l'idea del Movimento.
Niente partiti in senso tradizionale, niente sezioni, ma tutti i contatti da realizzare attraverso meet-up fra aderenti per selezionare il personale politico (quelli che forse con un po troppo rigore giacobino sono stati definiti i portavoce) e per definire di volta in volta gli obiettivi politici da raggiungere.
Nel Movimento solo gente certificata prima di tutto da regolare certificato penale immacolato.
Poi finanziamenti pubblici zero.
Il Movimento è nato con quote di pura sopravvivenza sul 2% fino a deflagrare in pochi anni fino a portare a casa un quarto di tutti i consensi.
Una cifra e un peso enorme per una forza del tutto nuova.
Oggi i gruppi parlamentari sono abbastanza robusti ed esperienziati, da potere probabilmente autogestire il Movimento.
Non so se è per loro un vantaggio o uno svantaggio, si trovano come avversari un governo sempre più in difficoltà e compagni di opposizione di livello ancora peggiore del personale politico di governo.
Basta che non si lascino andare ad affermare palesi idiozie ed i Grillini sono destinati a fare buona figura in quella palude abitata dagli Angelino Alfano, Gasparri vari ,conditi dai Verdini e compagni.
Il pensiero di Casaleggio, lo si è detto parte da una utopia, ma chi l'ha concepita aveva solide basi culturali.
E quali sono le basi culturali del Renzismo, del Berlusconismo del Leghismo e degli ex-fascisti?
Casaleggio non si offendeva quando si prendeva del “populista” per il fatto di avere rifiutato a priori le ideologie tradizionali.
Era convinto che il popolo avesse necessità di autogestirsi, non di farsi rappresentare.
Ecco questo è il nocciolo di quell'utopia.
Può riuscire? Forse, ma non è detto.
Ho sentito l'altra sera uno dei più noti intellettuali italiani, l'antichista Luciano Canfora, che dall'alto dei suoi studi sulla “democrazia diretta” dell'agorà di Atene, diceva sostanzialmente di vedere che nella storia non c'è mai stato alcun movimento politico nuovo che non abbia generato velocemente una “oligarchia”, per gestire il potere e che quindi pensava che nel Movimento 5Stelle una oligarchia si fosse già di fatto formata.
E' vero è sempre stato così.
Ma ora c'è il web e ci sono i social media.
L'utopia di Casaleggio non è niente di più di una utopia, che però ha frecce consistenti per il suo arco.
Il mondo è oggi pieno di voglia di rottamare classi politiche modeste, logorate e incapaci di lavorare a un qualsiasi disegno.
Di conseguenza il mondo si è riempito di movimenti politici nuovi, sorti volutamente fuori dagli establishment e dalle ideologie tradizionali esistenti.
Dai vari movimenti così detti xenofobi, cioè che cavalcano la reazione al fenomeno dell'immigrazione massiccia, mal gestito dai governi esistenti, ai vari Syriza in Grecia, Podemos e Ciudadanos in Spagna, eccetera, eccetera.
I 5Stelle, eredi della filosofia di Casaleggio, hanno probabilmente una marcia in più, perché il web ha veramente una forza di rinnovamento e di libertà impressionante.
Declinare una filosofia in politica non è affatto un gioco, ma questo “gioco” nella palude italiana, vale sicuramente la candela.


mercoledì 13 aprile 2016

Andare a votare domenica 17 aprile e votare sul merito del referendum, non pro o conto Renzi




Dopo aver letto quello che potevo sul “referendum delle trivelle” di domenica prossima mi sono accorto che tutto il circo mediatico italiano girava nel senso di spingere la gente a farsi dettare la legge da reazioni emotive.
C'è chi sviluppa l'argomento dell'inquinamento che mina la salute dei cittadini.
C'è chi chiede di reagire all'ennesimo caso di indecente corruzione parlando delle vicende legate alle dimissioni della ex ministra Guidi a seguito dell'inchiesta penale relativa agli impianti petroliferi pugliesi.
C'è chi mete insieme il referendum di domenica con la situazione dei medesimi impianti pugliesi come se si trattasse della stessa cosa, mentre le due vicende non hanno alcuna relazione fra di loro.
C'è chi “butta tutto in politica” e in pratica invita i cittadini a usare il voto o il non voto di domenica per “dare una legnata a Renzi” senza nemmeno prendere in considerazioni il merito della questione alla base del referendum di domenica, che in sintesi consiste nel decidere se le concessioni statali alle trivelle nell'Adriatico debbano essere limitate fino alla scadenza dei contratti oppure si debbano estendere fino all'esaurimento dei relativi giacimenti.
Inutile dire che argomenti a favore di una “reazione di pancia” da parte del cittadino elettore ce ne sono e sono forti.
Oltre tutto il caso ha voluto che venissero alla ribalta insieme i due eventi sopra citati : eventuale inquinamento a danno della salute e corruzione da parte di industriali e politici , che se ne fregano di rovinare la salute alla gente pur di portarsi a casa profitti ingenti.
E' chiaro che se si mettono insieme queste due cose la reazione della gente passa dalla normale irritazione all' incavolamento deciso.
Se poi si aggiunge un po di sale sotto forma della crescente antipatia per il giovane leader fiorentino, che parla e straparla ma costruisce ben poco, ci sono tutti gli ingredienti per spingere i cittadini a “fargliela vedere a quelli lì”, cioè ai politici e più precisamente a quelli che sono in maggioranza ed al governo.
Viene spontaneo reagire in questo modo e confesso che la mia prima reazione sull'argomento è stata : domenica andrò a votare contro Renzi e a favore dei 5Stelle, quale che sia il merito della questione.
Ebbene, non fatelo sarebbe un errore.
Non voglio dire non andate a votare contro Renzi, perché ognuno è libero di costruirsi la propria opinione in proposito.
Voglio dire invece che sarebbe un errore saltare a piè pari le ragioni di merito (cessazione o prolungamento delle concessioni per le piattaforme petrolifere) per privilegiare il dare o togliere il consenso all'azione del governo Renzi.
Ci sono mille e una ragione per essere incavolati con Renzi e su questo blog se ne sono elencate parecchie fin dalla nascita del “renzismo”.
Ma il referendum di domenica 17 aprile è un'altra cosa.
Chi voterà no darà la priorità a considerazioni di carattere economico ed anche politico strategiche.
Infatti consentire alle trivelle di continuare il loro lavoro anche dopo la scadenza della concessione e fino all'esaurimento del giacimento comporta una serie di ricadute economiche di tutto rispetto.
Si continuano ad ammortizzare i costi di ricerca e di installazione delle trivelle e sopratutto si dà continuità all'occupazione del personale che fa funzionare trivelle ed annessi.
Seconda ragione di notevole peso, si consente la continuità di una fonte di approvvigionamento interna estremamente utile in caso di crisi internazionali e quindi si garantisce una maggiore tranquillità nel senso che ci permette di tenere più bassi gli approvvigionamenti massicci da paesi non proprio democratici e stabili come Russia, Libia ecc.
Poi i portatori di questa opinione citano il fatto che i rischi da inquinamento eventualmente prodotto dall'attività delle piattaforme in Adriatico sono estremamente bassi prima di tutto perché estraggono
quasi solo gas e non greggio e poi perché l'unico incidente verificatosi in passato risale a molti decenni fa.
L'opinione invece dei fautori del si e cioè di coloro che sono favorevoli a bloccare l'attività delle piattaforme appena scadranno le concessioni, appaiono come molto più influenzate dall'ideologia che da considerazioni pratiche e verificabili.
Alla fin fine se si guarda alle argomentazioni di Lega Ambiente, per esempio, sembra che si tratti più che altro di allarme per il benessere di delfini e balenotteri, che potrebbero riportare danni al loro sensibilissimo apparato auditivo a causa dei colpi di aria compressa che vengono sparati nel terreno quando si devono fare le analisi degli strati sottostanti al livello delle acque per fare le dovute considerazioni tecniche sullo stato dei giacimenti.
L'auspicio delle associazioni ambientaliste che ci si diriga al più presto possibile verso l'impiego di fonti di energia rinnovabile nella misura più ampia possibile , penso che sia condiviso da qualsiasi persona informata e responsabile, ma penso altresì che non sarebbe male tenere i piedi per terra e numeri alla mano non ignorare il fatto che ancora per anni a venire si dovrà continuare e ricorrere in parte alle fonti tradizionali e quindi rendersi conto che in questo caso la politica più lungimirante che si può fare risulta essere quella della riduzione del danno privilegiando il greggio rispetto al carbone ed il gas rispetto al greggio.
E intanto darsi da fare per continuare a incrementare la quota di energia rinnovabile.
Non va trascurato nemmeno il fatto che troppo spesso le associazioni ambientaliste spacciano per scientifiche tesi strampalate con pochissimo rispetto per la scienza (vedi caso OGM, demonizzazione del glutine eccetera), sfruttano la buona fede e la credulità dei meno informati per descrivere scenari apocalittici anche quando i rischi sono molto limitati come nel caso del quale stiamo parlando.
Usare informazione di qualità e del sano buon senso è sempre la scelta vincente.
Vinceranno comunque i no, questo è verosimile.
Ma vinceranno male, molto male, perché questa vittoria sarà probabilmente la conseguenza, non di un ragionamento, ma dell'invito del governo Renzi ai cittadino- elettore di stare a casa e di dar saltare il referendum impedendo il raggiungimento del quorum.
Ricorrere allo scherzetto inventato dal Cardinare Ruini per fare fallire il referendum del 2004 sulla legge 40, in merito alla regolamentazione della fecondazione assistita, è un espediente che umilia l'intelligenza degli italiani, allora come oggi.
E' l'ennesima pessima trovata di questo Renzi, che piace sempre meno.
Questo però non dove compromettere la, secondo me, giusta causa a favore del no al referendum del 17 aprile.


martedì 5 aprile 2016

Hanno detto a Renzi che è un arrogante e che non è all'altezza del ruolo che ricopre



Cuperlo nella direzione del PD di ieri ha finalmente abbandonato i farisaismi tattici abituali e ha detto in faccia a Renzi quello che pensa di lui la minoranza del PD.
In effetti Renzi continua ancora a cavalcare con profitto il mito del rottamatore, innovatore.
“Ho fatto più io in due anni, di quello che han cercato di fare coloro che mi hanno preceduto in vent'anni”.
Questo è il suo mantra e questo rimane il piedestallo che si è costruito.
Ma molti di coloro che gli avevano dato credito, proprio sulla base di quelle affermazioni, cominciano a tentennare.
Basta leggersi i commenti dei grandi giornali ,appunto, sui lavori della direzione PD di ieri, per vedere che il credito di Renzi comincia a restringersi e che molti cominciano a temere che anche lui non riuscirà mai a passare dagli annunci alla realizzazione di riforme corpose.
E' giovane, brillante, decisionista, buon comunicatore, ma sempre più persone cominciano ad associarlo al ricordo sgradevole lasciato da Berlusconi.
Il suo modo di fare assomiglia troppo a quello del Berlusconi del '94 e abbiamo visto a cosa si è ridotto oggi quel personaggio.
Berlusconi ha navigato per vent'anni usufruendo più della pochezza degli avversari che delle sue virtù.
Renzi pure ha incassato moltissimo politicamente dal fatto che la gente vedeva nei suoi avversari interni (tutta la vecchia guardia ex PCI da D'Alema a Bersani eccetera) un insieme di figure eternamente perdenti ,sui quali la storia è passata sopra come uno schiaccia-sassi.
E lui ha abusato della fortuna, facendosi beffe della pochezza degli avversari, dimostrando non solo di non temerli, ma di non prenderli nemmeno in considerazione.
E questo invece è sempre stato il suo limite, perché così facendo insultava la storia del suo partito e di fatto tagliava le radici dell' albero, sul quale sta seduto.
Renzi si illude di essere l'artefice di un “nuovo” modo di fare politica, sempre indefinito e indefinibile, che col passare del tempo, però,sembra sempre di più aria fritta.
La recentissima vicenda, che ha portato alle dimissioni la ministra Guidi , ed ha rimesso sotto i riflettori, con una luce negativa ,la ministra per eccellenza, Maria Elena Boschi, ha riproposto la sgradevole sensazione che dà, sempre di più, alla gente l'esistenza e l'intoccabilità del “giglio magico”, cioè del suo stretto entourage, formato dai collaboratori più fidati e più potenti, che pare risiedano tutti in un cerchio di 30 Km. intorno a Firenze, accentuando così il carattere personale e personalistico, col quale gestisce il partito.
Berlusconi, in qualche modo, era scusato del fatto di gestire il suo partito con piglio padronale, perché letteralmente ne era il “padrone”, anche nel senso che pagava col suo ampio portafoglio.
Per Renzi non è così e quindi non può proprio permettersi le libertà che si prende abitualmente, come se fosse il “padrone”.
Stando ai primissimi sondaggi, come quello riportato dal telegiornale di Enrico Mentana ieri sera, la reazione negativa alle vicende relative al petrolio della Basilicata, sul PD non ci sono state, come non c'è stato un corrispondente prevedibile vantaggio per il Movimento 5Stelle.
C'è stato però un fatto molto significativo,che basta a far decifrare il momento delicato che vive Renzi.
Ai primi commenti di Grillo ai fatti ,citati sopra ,finiti al vaglio della magistratura di Potenza, Renzi ha deciso di rispondere con una querela.
E' una reazione assolutamente esagerata , sproporzionata e inusuale.
Grillo non è stato leggero nei commenti, ma se tutti i politici querelassero per le ingiurie e i turpiloqui, ormai divenuti abituali in Parlamento, la magistratura avrebbe da lavorare all'infinito.
Ma il buon senso e la prassi vuole che non sia così e che così non possa essere, perché qualsiasi cosa rientrante nell'espressione di una propria opinione politica, è coperta dalla garanzia costituzionale dell'art 21 eccetera, eccetera.
O forse si vuol fare intendere che solo le cose, o meglio le cosacce spesso espresse in Parlamento abbiano una tutela più larga di quella che copre il semplice cittadino?
Ma nel caso specifico questo non può essere proprio perché né Grillo, né Renzi sono parlamentari eletti, anche se sono i capi del primo e del secondo partito italiano.
E allora, come si spiega una querela assolutamente inusuale?
Si tratta di un cedimento di nervi, che denuncia una posizione di non tranquillità di Renzi nei confronti di Grillo.
Per parlare più apertamente, può voler dire che Renzi ha sempre più paura del Movimento 5Stelle, che rappresenta l'unica possibilità reale di alternativa al suo modo di governare.
E questo , è un brutto segno, perché sta a significare che Renzi vede la situazione sempre più precaria e ingarbugliata.
Ormai Renzi ha spolpato fino all'osso quello che c'era da spolpare nel partito di Berlusconi, quel poco che rimane costituisce a detta dei politologi il nocciolo duro dei fedelissimi, che rimarranno dove sono fino alla dissoluzione, perché ci stanno per fede e non solo per interesse.
A sinistra ha poco da mordere, dato che nessuno è talmente tonto da ritenerlo un politico, che abbia qualcosa a che fare con la sinistra, la sua storia, i suoi ideali.
Al centro,ammesso che possa esistere un area di centro in politica, è nel suo terreno più proprio e quindi ha già fatto il pieno.
Stando così le cose, le sue possibilità di manovra sono ridotte al lumicino, nel senso che i voti che ha ,sono quelli che risultano oggi e verosimilmente non ne potrà acquisire più nemmeno più uno.
Basteranno quei voti nei momenti critici che lo aspettano ,nei passaggi parlamentari e nelle consultazioni elettorali e referendarie?
Lui naturalmente dice di si.
I 5 Stelle, ancora naturalmente, dicono di no.
Dato che l'aritmetica è una scienza esatta, è lecito pensare che si avvicineranno scadenze nelle quali maggioranza e opposizione saranno divise da una manciata di voti e quindi lo scivolone potrebbe presentarsi dietro l'angolo.