domenica 17 aprile 2022

Stefano Mancuso : Uomini che amano le piante – storie di scienziati del mondo vegetale - Editore Giunti – recensione

 



Dopo aver provato grandissimo piacere nel leggere il libro che il Prof. Mancuso ha dedicato all’ ”Incredibile viaggio delle piante” ,come resistere a non avventarsi subito sul lavoro che il medesimo autore ha dedicato alla vita di alcuni fra i più importanti scienziati che delle piante si sono occupati.

Così facendo si incappa nella chicca del libro che consiste nell’apprendere che fra costoro ci sono illustrissimi personaggi del passato che non hanno bisogno di presentazione perché sono riconosciuti menti geniali in campi ben diversi dalla botanica, e questo va ovviamente ad ulteriore merito dell’opera di Mancuso.

Rispetto al primo libro sopra citato c’è forse un sottofondo che rivela il fatto che l’autore è un accademico di professione, ma non fino al punto di essere scolastico nella trattazione.

Anzi spesso e volentieri riappare il carattere di Mancuso la cui curiosità lo spinge così spesso a individuare gli aspetti curiosi se non singolari o bizzarri tipici dei personaggi descritti nei suoi libri non resistendo a parlarne con aperta ironia , cosa che non dispiace di certo al lettore.

Come nel libro precedente troviamo tutto contenuto in un agile volumetto di poco più di 150 pagine, questa volta con un se pur piccolo corredo fotografico a colori alla fine, che non sarebbe stato male allegare anche al medesimo primo libro, data la natura della materia trattata nella quale gli aspetti illustrativi visuali sono essenziali.

Ma veniamo al nostro nuovo libro.

Il personaggio descritto al primo posto è veramente rimarchevole.

Io sarò ignorante ma di tale George Washington Carver non avevo mai sentito parlare.

Uno schiavo ,considerato non essere umano ma semplice proprietà del suo padrone come succedeva mille anni prima sembra una storia difficile da metabolizzare nell’America dell’ Ottocento.

Che poi questo personaggio che oggi si indica come afro-americano sia potuto assurgere addirittura a dignità accademica essendo dotato di una intelligenza, passione e volontà eccezionali ci porta a meravigliarci per l’ennesima volta delle incredibili contraddizioni con le quali nel bene e nel male è costruito il “sogno americano”.

Leggetela questa storia perché ne vale la pena.

Volutamente quindi non vi anticipo il fatto che questo straordinario scienziato tra le altre cose ha creato una delle abitudini alimentari più iconiche della società americana, per non togliervi il piacere della scoperta.

Così come mi guardo bene dall’anticiparvi i nomi dei sopra citati illustrissimi geni che mai avrei pensato potessero centrare alcunché con la botanica e che invece ne erano appassionatissimi cultori fino a inventare alcune delle leggi basilari di quella materia.

Per anticiparvi però almeno qualcosa scelgo la scoperta del fiore più grande del mondo.

Udite udite : l’Amorphophallus Titanum (https://it.wikipedia.org/wiki/Amorphophallus_titanum) più alto di un essere umano è una specie originaria dell’isola di Sumatra.

E’ una delle attrazioni principali dei giardini botanici del mondo ma non è indicato da coltivare in giardino o tanto meno sul balcone di casa non solo per le dimensioni abnormi per l’insopportabile odoraccio di carne marcia col quale si ammanta.

Interessantissimo ho trovato anche il capitolo sull’abate agostiniano Gregor Johann Mendel, il padre della genetica, che almeno questo ,penso conserviamo tutti nella memoria dai tempi di scuola e ce lo immaginiamo chino in un orto di piselli a incrociare piantine su piantine.

Vedrete che il numero delle piantine su cui ha lavorato è addirittura inimmaginabile.

Come pure a mè è sembrato inimmaginabile la ragione per la quale un personaggio così geniale che ha fatto una delle scoperte più importanti nella storia dell’umanità non fosse stato capito dagli accademici suoi contemporanei.

La scoperta risale agli anni dell’unità d’Italia e quindi è relativamente recente.

Ma quello che oggi appare inverosimile è che allora non sia stato capito e quindi nemmeno preso sul serio da coloro che rappresentavano la scienza ufficiale in quelle materie per la semplice e banale ragione che quegli accademici non avevano una sufficiente preparazione in matematica per seguire e verificare appunto le procedure matematiche che sono alla base delle tre leggi di Mendel.

Stupefacente!

Vi accenno solo all’incredibile personaggio la cui storia chiude il libro del quale stiamo parlando.

Si tratta di Charles Harrison Blackley.

Questa storia è interessante non solo per il fatto che questo scienziato ha scoperto la causa della febbre da fieno come allergia da pollini, ma è super interessante per il modo col quale è arrivato alla scoperta ed alla dimostrazione della medesima.

Non par vero ma il personaggio è andato avanti per anni a infliggersi supplizi indicibili sperimentando su sé stesso e sopratutto sulle sue membrane nasali e sulla sua sua congiuntiva oculare preparati micidiali spesso in dosi insensate da cavallo per essere sicuro di quello che intuiva ma che doveva dimostrare scientificamente.

Beh a mio modesto parere ce n’è abbastanza per mettersi a leggere questo libro.







venerdì 8 aprile 2022

Stefano Mancuso . L’incredibile viaggio delle piante – Editore Laterza – recensione

 



Dopo tanti libri di geopolitica o di politica estera e per di più dopo oltre un mese di guerra ci voleva un momento di riflessione e prima di tutto di distensione.

Mi sono scelto allora natura full immersion con particolare riferimento al mondo delle piante.

L’autore del libro che propongo alla lettura è uno scienziato con un curriculum accademico impressionante che è riuscito a scrivere un libro intrigante per chiunque dato che tutti siamo figli della natura.

Nel nostro universo culturale però c’è una propensione innata a stabilire un feeling particolare col mondo animale ,anche se solo di recente si è trovato scientificamente fondato giudicare appunto gli animali come esseri senzienti.

L’autore si risente per questa universale propensione a pensare prima agli animali quando ci si rapporta con la natura e porta anche in questo libro una bella messe di “prove” per dimostrare quanto sia ingiustificato mettere le piante in serie B.

Ci dice innanzitutto che le piante non solo sono in grado di percepire l’ambiente che le circonda, ma sono addirittura più sensibili degli animali.

Sono silenziose ma sono grandi comunicatrici, sono organismi sociali.

Le piante non ostante le nostre credenze non sono affatto immobili, sanno muoversi ma solo sui tempi lunghi, intendiamoci si muovono ma non si spostano, per il fatto che sono radicate.

Bisogna intendersi, non si sposta la singola pianta individuale ma si spostano per tutto l’orbe come specie.

Hanno una capacità di adattamento ai climi più diversi e inospitali assolutamente straordinaria e questa è la loro forza.

A differenza degli animali hanno molteplici centri di comando ,hanno organi diffusi.

Negli animali conta di più il singolo, nelle piante conta di più il gruppo, la colonia, cioè in conclusione sono una forma di vita molto diversa da quella degli animali e quindi vanno osservati correttamente a sé, senza cercare similitudini fuorvianti col regno animale.

Utilizzando spore e semi si spostano per la terra usando le strategie più diverse : vento ,acqua, ingoiate e restituite alla terra da animali.

Sono bravissime a difendersi, basti dire che hanno resistito alla bomba atomica.

Tanto per dare un’idea dello stile diretto e tutt’altro che scolastico usato dal Prof. Mancuso la narrazione inizia dall’esperienza diretta che l’autore ha fatto nell’osservare un terreno confinante con il laboratorio universitario dove lavorava.

Un terreno occupato in parte da un deposito militare dismesso e lasciato poi a sé stesso per lungo tempo.

L’autore ci dice che pur dovendo essere avvezzo a rilevare la straordinaria capacità delle piante di colonizzare qualsiasi luogo è rimasto sorpreso dalla velocità imprevista con la quale forme di vita vegetale a lui ben note sono apparse e si sono sviluppate in quel terreno abbandonato.

A cominciare dall’alianto una pianta che nelle nostre città cresce ovunque e in poco tempo raggiunge altezze considerevoli (https://www.google.com/search?q=alianto+immagini&rlz=1C1CHBF_itIT876IT876&oq=alianto+immagini&aqs=chrome..69i57j0i13.7824j0j1&sourceid=chrome&ie=UTF-8) al comunissimo convolvulus (https://www.google.com/search?q=convolvulus&rlz=1C1CHBF_itIT876IT876&sxsrf=APq-WBs7hlT9QwhIZ0NCYdYSQ9X4onUFNw:1649411236036&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjEyr_Wl4T3AhVE6aQKHUOdAJ4Q_AUoAXoECAIQAw&biw=1526&bih=700&dpr=1.25) all’ancora comunissima bardana (https://www.google.com/search?gs_ssp=eJzj4tTP1TewMDUpzzVg9BJISixKScxLVMhNTE_PzC9KBQB92glT&q=bardana+maggiore&rlz=1C1CHBF_itIT876IT876&oq=bardana+maggiore&aqs=chrome.1.69i57j46i512j0i512j0i22i30l7.11627j0j1&sourceid=chrome&ie=UTF-8).

Il Prof. Mancuso conduce il lettore per storie di piante veramente incredibili.

Fra queste non poteva mancare un suo racconto sulle piante di Cernobil, esposte alla più forte polluzione di isotopi radioattivi dopo le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaky.

350.000 persone allora dovettero lasciare le loro case e reinsediarsi altrove.

E le piante? Il 70% degli isotopi rilasciati si calcola che finirono assorbiti dalla foresta circostante all’impianto. Gran parte dei pini morirono dopo essere virati dal verde al rosso, ma poi le piante rimaste trovarono il modo di adattarsi ed alla grande.

Merito delle loro facoltà certo ma anche al fatto che essendo cessato di colpo l’insediamento umano, quelle stesse piante hanno conosciuto trent’anni senza l’uomo per i piedi e sono rinate in modo sorprendente.

Le piante decontaminano l’ambiente inquinato stoccando nel loro nucleo i radionuclei.

Benissimo ma attenzione agli incendi in quella zona che avrebbero l’effetto di aprire il vaso di Pandora.

Rimanendo in tema di contaminazione atomica non posso non citare la storia del diplomatico in pensione che il Prof. Mancuso ha conosciuto per caso in uno dei suoi viaggi di studio in Giappone.

Leggetela questa storia perché anche da sola vale tutto il libro e la filosofia che vi è contenuta.

Ci vuole forse la millenaria saggezza della cultura shintoista per interpretare al meglio la simbiosi uomo-natura.

Dico solo che la lettura di quella storia sul rapporto uomini-alberi, se pure particolari, mi ha fortemente commosso, come non prevedevo potesse succedere.(https://www.focus.it/cultura/storia/hibaku-jumoku-gli-alberi-sopravvissuti-alla-bomba-atomica#:~:text=Hibaku%20jumoku.,170%20di%2032%20differenti%20specie.).

Mi fermo qui perché non avrebbe senso riassumere storie che vanno gustate nella loro interezza.

Dal giaguaro che è stato determinante nel diffondere per il mondo l’avogado, incredibile da credere.

Alla bellissima pennisetum setaceus (https://www.purpurea.it/graminacee-ornamentali/781-pennisetum-alopecuroides.html), migrante dall’Abissinia.

All’ultra invasivo giacinto d’acqua (https://www.google.com/search?gs_ssp=eJzj4tLP1TcwMi1Pt8wxYPQSSM9MTM7MK8lXSFFPTC4sTQQAiN4JiQ&q=giacinto+d%27acqua&rlz=1C1CHBF_itIT876IT876&oq=giacin&aqs=chrome.1.0i355i512j46i512j46i433i512j69i57j46i433i512j46i512l2j0i512j46i512l2.6296j0j1&sourceid=chrome&ie=UTF-8) per il contenimento del quale era stato addirittura ipotizzato il trapianto di ippopotami il Lousina.

Alla pianta più oscena del mondo la palma callipigia (http://www.ascuoladaglialberi.net/frutti-e-semi-giganteschi/) dotata di enormi semi femminili e inflorescenze maschili, guardare per credere.

Ottimo libro che è anche di formato opportunamente slim.

Una attenta lettrice, che mi ha proposto la lettura di questo libro, commentandolo mi ha fatto presente che è difficile capire come uno specialista del calibro del nostro autore non abbia dedicato dello spazio all’opera unica di conservazione della biodiversità operato dai popoli indigeni sopratutto dell’Amazzonia, ma non solo.

In effetti non so spiegarmelo nemmeno io, ma forse leggendo altre opere del Prof. Mancuso troveremo una trattazione adeguata.














venerdì 1 aprile 2022

Limes rivista italiana di geopolitica – La Russia cambia il mondo – Perchè Putin ha aggredito l’Ucraina : Lo spazio russo diventerà un buco nero? La guerra ridisegna la carta d’Eurasia -n.2/2022 Editore Gedi

 



E’ un grande lavoro quello che è riuscito al gruppo degli analisti di Limes guidati da Lucio Caracciolo che hanno mandato in edicola (nelle librerie e sul Web) un numero dedicato alla guerra in Ucraina solo una settimana dopo da quando la medesima è scoppiata.

Sono stati giustamente premiati da un successo inatteso ma meritato superando le 150.000 copie in pochi giorni.

Mettere insieme in così poco tempo un fascicolo di quasi 300 pagine non era uno scherzo e poteva riuscire solo a collaudati specialisti di geopolitica.

Finite le lodi non posso esimermi dal chiedermi se ne valeva la pena, visto il perdurante panorama a mio giudizio desolante dei media italiani , tutti con l’elmetto in testa, pressoché tutti schierati con un pensiero unico sconcertante,che tollera solo chi schiera o di qui o di là.

Chi dissente sull’argomento base dell’opportunità di inviare armi in Ucraina non solo non viene preso in considerazione nelle sue argomentazioni ma viene immediatamente messo alla berlina come fosse lo scemo del villaggio.

Ma forse proprio per contrastare questo pigro conformismo l’ ultimo lavoro di Limes riveste una importanza particolare.

Con i media che non ci risparmiano proprio nulla nel documentare con agghiaccianti servizi fotografici gli orrori della guerra in corso è fuori discussione per qualunque persona sensata condannare senza esitazione gli errori di Putin e la sua proterva e arrogante incapacità di osservare le più elementari regole della civiltà, che anche in caso di guerra impediscono di infierire sulla popolazione civile.

Ma anche e proprio partendo da queste affermazioni non è affatto disdicevole cercare di capire quale sono le ragioni che hanno spinto lo stesso Putin a un passo tanto estremo, proprio perché è estremo e quindi in ogni caso rischioso e costoso per chiunque compreso per chi lo ha voluto e messo in atto.

Ecco questo è il nocciolo della geopolitica, staccare l’occhio dall’immediato,dalla cronaca, per dirigerlo ad una analisi di molto più lungo periodo sollevandosi alla ricerca di diversi punti di vista.

Come tutte le cose umane : “panta rei”, tutto cambia e niente dura, cioè anche questa guerra finirà non possiamo ora predire come e si stabiliranno assetti geopolitici che questa guerra cambierà, ma cambierà davvero e in che senso?

I fattori che valgono per analizzare le cose sui tempi lunghi della storia come saranno influenzati?

Cioè gli Usa, la Russia e la Cina rimarranno grandi potenze?

La geopolitica serve a questo, non a dire se Putin è buono o cattivo, perché questo essendo un giudizio scontato ha una rilevanza relativa e quindi per capirci veramente qualcosa su questa guerra e poter azzardare previsioni verosimili sul futuro non immediato ma in tendenza, occorsi farsi altre domande.

Dopo aver letto il fascicolo di Limes ,sto chiedendo a mè stesso, ho acquisito veramente dei punti di vista più utili a capire in profondità rispetto a quelli che l’enorme selva di news mi offre ogni giorno?

Proviamoci.

Se il lettore concentrasse la lettura sulla parte seconda del volume da pag 161 in avanti sotto il titolo “Zelenskyj e il peso degli oligarchi” incontrerebbe personaggi essenziali per capire concretamente cos’è l’Ucraina nella realtà, anche se i media difficilmente nominano questi personaggi.

Perchè è facile, anzi è facilissimo lasciarsi trascinare dalla forte emozione che a ragione della nostra educazione e formazione culturale ci spinge a simpatizzare immediatamente per gli Ucraini che materialmente si giocano la vita per difendere il loro paese.

Come non pensare agli eroi del nostro Risorgimento e poi della Resistenza non a caso definita secondo Risorgimento?

E’ l’anno delle celebrazioni dantesche, onoriamo quindi la nostra icona culturale con la ovvia citazione “libertà va cercando ch’è si cara come sa chi per lei vita rifiuta”.

Qui ci simo noi ,nel senso che qui ci sono le nostre radici e quindi come non fraternizzare con gli Ucraini che si difendono dai Russi invasori per difendere i nostri stessi principi?

Benissimo ma facciamo allora l’esercizio di geopolitica che si è sopra indicato portandoci sopra alla cronaca e guardando tutto da una dimensione temporale diversa e seguiamo il ragionamento che si fa nel capitolo sopra indicato che dice questo.

Oggi l’Ucraina non è un paese di stabile democrazia come Italia,Francia,Spagna,Germania eccetera.

Prima di tutto è un paese molto vasto nel quale abitano popolazioni che hanno avuto culture non proprio omogenee : dalle influenze mongole,alla nascita della cultura russa, alle influenze turche ,dal mondo austro ungarico all’assimilazione nell’Urss staliniana, al liberi tutti dopo il crollo del comunismo sovietico.

Differenze che si riverberano nell’uso di lingue simili ,ma non identiche il russo e l’ucraino e nell’adesione a religioni vicine ma in contrasto quando non in lotta fra di loro : ortodossi di denominazione russa ,di denominazione greca, cattolici.

Politicamente c’è quindi un Ovest dell’Ucraina in maggioranza filo-occidentale e un Est se non in maggioranza ma certo con forti minoranze nettamente filo russe.

Ma non siamo ancora al nocciolo del problema che sta nel fatto che il paese è di fatto dominato da potentati economici che si sottomettono e rispettano l’autorità dello stato solo quando ritengono che faccia comodo ai loro affari.

Oggi in Ucraina comanda Zelensky ma anche se costui è stato eletto con voto plebiscitario ha dovuto ,deve e dovrà barcamenarsi fra questi potentati che sono certo tutt’altro che contenti del fatto che l’Ucraina sia stata costretta a fare la guerra, ma che hanno asset ed affari che vagano fra Ucraina e Russia, e che sono, se pure con il paese in guerra, un po’ di qui e un po’ di la’.

Non a caso miniere, acciaierie impianti di gestione dell’energia sono in buona parte nel Donbas, e guarda caso sono rimasti pressoché intatti.

Nel settembre dell’anno scorso e quindi pochi mesi fa il più vicino collaboratore e amico personale di Zelensky Serhyi Shefir è uscito incredibilmente illeso dopo che la sua auto è stata raggiunta da una raffica di Kalasnikov, avvertimento chiarissimo che ci fa capire come sia la politica reale in Ucraina.

Shefir è considerato l’ufficiale di collegamento fra Zelensky e gli oligarchi.

Zelensky ha presentato leggi anti-corruzione ma poi ha dovuto stare ben attento a non schiacciare i piedi di chi era più potente di lui e che ovviamente non siedeva in Parlamento.

Andiamo al personaggio chiave : Rinat Akhmetov è descritto dal saggio un po come il “mammasantissima” di quel mondo, è ritenuto l’uomo più ricco del paese,origini del Donbas e industrie ivi stabili, tra l’altro indicato come finanziatore del partito di Zelensky, e tanto per complicare un po’ di più le cose questo personaggio è musulmano sunnita praticante.

Poi ci si parla di Ihor Kolomojsky magnate televisivo datore di lavoro del nostro Zelensky, indicato come grande finanziatore delle milizie popolari contro gli indipendentisti del Donbas.

Victor Medvedcuk e l’ex eroina Juljia Timosenko ,Victor Pincuk altri pezzi da novanta indicati dal medesimo articolo come buoni clienti delle banche cipriote.

Ci viene detto che anche Zelensky deve aver imparato come mettere al riparo dalle tasse i suoi proventi di attore utilizzando le medesime banche cipriote.

Predecessore di Zelensky era stato Petro Porosenko , che ci viene indicato come re del cioccolato,e che si era costruita una immagine di anti-russo al punto da accusare lo stesso Zelensky di essere troppo tiepido coi Russi.

Mi fermo qui perché mi pare che sia sufficiente per capirsi, ovviamente il lettore potrà avere il quadro completo andando a leggersi tutto il saggio.

Quello che voglio dire ovviamente concordando con l’autore dell’articolo sugli oligarchi ucraini e con la logica dell’intero volume è questo.

Pro patria mori dulcis est, dicevano i nostri antenati romani e va bene.

Un po’ meno bene è andare al macello per poi tornare a lavorare per i vari Akhmetov e soci.

Un po’ meno bene è non calcolare prima l’azzardo di rischiare la terza guerra mondiale senza ricordarsi in tempo che quella precedente è costata 30 o 40 milioni di morti.

Ancora meno bene far finta che la Russia non sia la seconda potenza nucleare del pianeta.

Cercare di capire le ragioni della controparte non è un lusso del quale si possa fare a meno, ma è cosa assolutamente essenziale tra l’altro per prendere atto che dall’inizio della guerra il consenso per Putin in Russia è aumentato e non diminuito e che quindi fra noi e loro c’è un modo di ragionare notevolmente diverso,che sarebbe bene chiarirci.

Perchè appurato che viviamo sullo stesso pianeta e loro sono il paese più esteso del nostro unico mondo, sembra sensato sforzarsi di comprenderne il punto di vista perché siamo condannati a conviverci comunque.

Magari pensare prima che per quanto sia nobile e dolce morire per la patria lasciare ai figli un mucchio di rovine fumanti non sembra il massimo della sensatezza.

Putin si è guadagnato sul campo meritatamente tutti gli appellativi insultanti che abbiamo sentito ripetere in questi giorni, ma siamo sicuri che quand’anche si riuscisse nel “regime change “ che tanto esalta gli americani al posto di Putin ci sarebbe un personaggio migliore?

Ricordiamoci il caso Gheddafi.

E magari pensare prima se provocare una dissoluzione della Federazione Russa sarebbe cosa utile e conveniente per noi occidentali, regalando così tra l’altro l’enorme e ricchissima Siberia ai Cinesi che non aspettano altro?

Queste domande è ovvio non me le faccio io ma ce le fa fare la geopolitica così bene coltivata dal volume del quale stiamo parlando.

Credetemi si tratta di una lettura molto ma molto istruttiva.