martedì 26 gennaio 2021

Silvia Ronchey : Ipazia La vera storia – recensione

 


Nella fascetta di copertina di questo libro Umberto Eco definiva l’autrice una bizantinista che sa lavorare sui documenti.

Ipazia è stata barbaramente assassinata nella sua città che era Alessandria di Egitto nel 415, da singolari milizie di frati che costituivano la mano armata del vescovo Cirillo, portato a reazioni paranoiche da una indomabile invidia che lo rodeva per il successo pubblico personale di questa singolare filosofa neoplatonica figlia del rettore della maggiore istituzione culturale appunto di Alessandria d’Egitto.

Ipazia vittima dell’oscurantismo clericale ha attraversato i secoli per assumere il ruolo di mito della libertà di pensiero.

L’autrice è professore ordinario di Civiltà Bizantina alla Sapienza di Roma, ma è una figura intellettuale ben nota per la sua collaborazione a Repubblica ed a diverse trasmissioni della Rai.

Il film Agorà su Ipazia del 2010 ha poi contribuito in modo determinante a fare conoscere questa icona della cultura anche fra il grande pubblico mè compreso,lo confesso.

L’interesse per questo libro è tutto qui.

Dal fatto che è legittimo chiedersi come mai anche chi crede di meritarsi la qualifica di intellettuale deve aspettare che esca un film e poi il libro di una erudita in filologia della cultura bizantina per scoprire il vero volto di Ipazia?

Perchè per quanto sia sorprendente in Italia il peso del potere di quella che un tempo era stata l’egemonia culturale cattolica si è col tempo evidentemente fortemente indebolito ma non è certo evaporato.

Chi governa la chiesa cattolica continua a mettere le fette di salame davanti agli occhi dei propri residui fedeli, come ha fatto anni fa Benedetto XVI quando ancora da Papa ha avuto l’improntitudine di esaltare in un discorso il vigore del vescovo Cirillo, senza spendere una sola parola per condannare il suo esecrabile crimine.

Purtroppo i medesimi cattolici residui si sono così tanto ridotti di numero anche perché le gerarchie ecclesiastiche troppo spesso hanno vinto le loro battaglie di potere politico e di egemonia culturale giocando con carte truccate.

Come quando hanno graziosamente distrutto le opere della classicità che erano in contrasto con i loro improbabili dogmi.

Abbiamo visto dalla precedente recensione del libro del fisico teorico Rovelli che la vastissima opera del fondatore della filosofia atomistica Democrito che dopo 26 secoli è oggi in perfetta concordanza con le più avanzate acquisizioni della scienza moderna sono state appunto distrutte dai cattolici, non dai Marziani.

Dalla ancora precedente recensione del libro di Catherine Nixey: “the darkening age : the christian distruction of the classic world” abbiamo appreso che dopo l’editto detto della tolleranza di Costantino nel 313, che ha permesso il culto cristiano ponendo fine alle persecuzioni dei cristiani (tra l’altro storicamente molto più limitate di numero di quanto ci abbia instillato l’indottrinamento cattolico) è venuto l’editto dell’intolleranza di Teodosio che ha riconosciuto il cristianesimo come unica religione dell’impero nel 391 per imporre l’anno successivo la distruzione dei templi non cattolici e la persecuzione imposta con la pena di morte per chi praticasse culti non cattolici.

Quindi la persecuzione storicamente più rilevante è stata quella dei non cattolici, e non quella dei cattolici.

Ma non hanno bruciato solo i templi, quegli antichi talebani hanno bruciato anche quello che hanno potuto della cultura classica compresa la biblioteca di Alessandria.

Altro che il mito dei frati copisti che negli scriptoria dei conventi medioevali avrebbero tramandato a noi con la loro opera meritoria tutta la cultura esistente.

Eh sì esistente nel senso di quella rimasta e salvatasi dalla distruzione che una gerarchia ottusa e integralista aveva deciso di fare scomparire per sempre per non dovercisi confrontare e magari soccombere data l’enorme superiorità culturale della prima, che non imponeva dogmi inventati da furbe gerarchie e fatti passare per rivelati da dio, ma riteneva accettabile solo asserzioni appoggiate su evidenze almeno logiche.

Ecco questo fondamentale libro della Ronchey è un ulteriore pietra miliare nell’opera verso il ristabilimento della più probabile verità storica.

Ristabilimento della verità storica che comprende anche una completa riabilitazione dell’età bizantina durata più di un millennio e che la contro-cultura clericale ha bollato come decadente quando invece era un ambiente ci dice la Ronchey che aveva sempre conservato incredibili elementi di modernità come la divisione fra chiesa e stato, impedendo al clero di immischiarsi nella politica e sopratutto di tolleranza culturale divenendo ambiente ospitale di tutto quello che era stata l’eredità dell’ellenismo del platonismo e non solo.

Diciamo subito che l’autrice è una coltissima accademica che ha corredato questo libro da non meno di cento pagine di note al testo documentando accuratamente tutto quello che espone.

Quello che ne esce quindi non è una storia, ma è la storia più accreditata di Ipazia e di quello che Ipazia ha significato e significa.

Filosofa,scienziata,astronoma ed era donna di grandissimo successo, oltre ad essere di grande bellezza.

Apparteneva all’aristocrazia della sua terra e questa sua posizione le aveva consentito di ricevere i più alti gradi di istruzione e di mettere le sue straordinarie doti intellettuali al servizio della comunità dei dotti ma non solo tenendo una sua scuola filosofica neoplatonica anche troppo frequentata tanto da far scoppiare di invidia il talebano di turno impersonato dal vescovo Cirillo di Alessandria.

Il solerte Cirillo si era messo a interpretare con i suoi scherani vestiti da frati l’editto di intolleranza di Teodosio.

Non si potevano portare armi nei territori dell’impero se non si era legionari romani, ma questi singolari frati fanatici avevano imparato a usare invece del gladio i non meno efficienti pezzi di tegole opportunamente affilati con i quali hanno massacrato Ipazia nel 415.

Le gerarchie cattoliche che nei pochi decenni successivi all’editto di Costantino e senza aspettare l’editto di intolleranza di Teodosio, avevano subito imparato a impicciarsi più di politica e di affari che di cose spirituali, non ce l’avevano solo coi così detti pagani ai quali apparteneva anche Ipazia che certo non aveva mai aderito alla nuova religione dell’impero, ma ovviamente ancora prima dei pagani avevano cominciato a inscenare pogrom contro i giudei deicdi, il primo dei nemici.

Ma se dovevano tagliare gole, usavano volenterosamente le loro armi primitive con maggiore piacere contro i loro stessi correligionari che per loro sfortuna non avevano scelto la setta vincente al momento.

Questo libro della Ronchei riesce a farci passare senza stancarci fra i meandri degli Ariani che non riconoscevano la “consustanzialità” fra la natura umana e la natura divina del Cristo, giudicando di inferiore livello la sua natura umana e quindi non eterna la sua natura divina.

I Nestoriani che volevano la totale separazione fra le due nature di Cristo per la qual cosa Maria non avrebbe generato alcun figlio di dio.

I Monofisisti ai quali apparteneva appunto il nostro vescovo Cirillo che al contrario dei Nestoriani negavano la natura umana di Cristo.

E via così con dibattiti su questioni di lana caprina ,completamente campati per aria che sono però costati la vita e la persecuzione di chissà quanti disgraziati.

Per ultimo citiamo la caratteristica forse più importante e notevole di Ipazia.

Era una donna al momento del passaggio fra l’ellenismo colto e tollerante anche se non proprio femminista e la nuova religione fondata da quel San Paolo che graziosamente aveva proibito alle donne di partecipare alle assemblee e aveva loro imposto di obbedire ai mariti.

Sarà un caso ma Ipazia non si è mai sposata e quando è stata assassinata era già una persona di mezza età.




domenica 24 gennaio 2021

Luca Ricolfi : la notte delle ninfee Come si malgoverna una epidemia – recensione

 





Luca Ricolfi è un accademico dell’Università di Torino che da anni coltiva una materia che purtroppo ai più appare piuttosto esoterica : l’analisi dei dati.

La maggior parte di noi sembra pensare che statistica e sociologia possono anche andare, ma se per fare analisi dei dati ci vuole assolutamente la matematica qui si va a sbattere contro una specie di maledizione di Tutankamon che questa materia soffre nel nostro paese.

Tutti sappiamo che in questa materia specifica un bambinetto delle elementari di Singapore o di Seul è in grado di fare fare una figuraccia a un nostro liceale, ma tanto è, qui da noi cambiano i ministri dell’istruzione ma mai le metodologie di insegnamento.

Ricolfi lo sa bene ma evidentemente non si scoraggia, perché se si è imbarcato a scrivere questo libro è perché è convinto che si possa parlare di matematica a livello di “funzione esponenziale” al grande pubblico mettendolo in grado di capire senza impegnarlo in studi particolari.

Diciamolo subito questo è un libro duro, anzi duro veramente in modo inusitato nei confronti della classe politica che ci governa, perché non nascondiamocelo la tesi del libro medesimo è che l’inerzia dei politici nell’affrontare l’epidemia è stata causa di migliaia di morti che si sarebbero potuti salvare, se la lotta al Coronavirus fosse stata condotta da persone più competenti e determinate.

L’autore non sembra nutrire grande speranze nelle capacità delle nostre classi dirigenti di migliorarsi.

Però qualche indicazione magari indirettamente ce la dà.

Innanzi tutto nota che nei paesi retti da prime ministre donne come nelle democrazie nordiche, Germania, Nuova Zelanda etc i risultati della lotta al virus sono stati vistosamente migliori.

Secondo ,il peso della competenza specifica.

Forse è venuto il momento di piantarla di giustificare la dabbenaggine che dimostriamo quando andiamo a votare dei personaggi impresentabili per livello cultuale e competenza specifica raccontandoci che la politica deve avere il primato e che il politico senza competenze specifiche poi si avvale di organi tecnici appositi.

No, non funziona così i fatti lo stanno dimostrando.

Come mai il più grande paese della UE cioè la Germania sta dimostrando di cavarsela di gran lunga meglio ad esempio di Italia e Francia e Spagna?

Non sarà perché la Cancelliera ha di suo una formazione scientifica essendo laureata in fisica con master in chimica quantistica ?

Quando la medesima Bundeskanzlerin ha dovuto concionare in parlamento per cercare di far ragionare la pattuglia della sua estrema destra no-vax si è impegnata in un discorso di alto livello estremamente impegnativo non solo dichiarando di essere culturalmente figlia dell’illuminismo (pur essendo figlia di un pastore luterano) ma sforzandosi di spiegare a quelle teste devastate da pregiudizi folli nientemeno che il significato della funzione esponenziale usata per misurare l’andamento dell’epidemia, la famosa Rt.

Almeno ci ha provato perché aveva gli strumenti cognitivi per poterlo fare.

Ve l’immaginate l’Avvocato Conte che spiega alla Camera in cosa consiste una funzione esponenziale?

Ecco Ricolfi con questo libro dà una formidabile spiegazione di questa famosa funzione ricorrendo a una efficacissima metafora, basata sul tasso di riproduzione delle ninfee.

Sono da sempre affascinato da questo fiore meraviglioso tanto che e l’ho fotografato in tutte le salse, ma sinceramente ignoravo del tutto i suoi meccanismi di riproduzione.

Ebbene il problema è questo, ogni notte le ninfee di uno stagno si riproducono raddoppiandosi e quindi sono soggette a un meccanismo naturale per il quale entro pochi giorni lo stagno raggiungerà il punto di saturazione e le medesime moriranno se i giardinieri non faranno una manutenzione costante che ne controlli lo sviluppo.

Quindi giorno 1 ,1 ninfea; giorno 2 ,2 ninfee; giorno 3 , 4 ninfee…...giorno 7 ,128 ninfee; 9 giorno le ninfee diventano 1024 cioè nella nona notte e quindi in una sola notte le ninfee sono cresciute tanto come nei nove giorni precedenti.

A questo punto il giardiniere che ci aveva dormito sopra invece di agire subito con le dovute manutenzioni frenando per tempo l’espansione delle ninfee si troverà davanti una catastrofe fuori controllo.

Fuor di metafora i giorni del giardiniere sono le settimane di epidemia che il governo si era trovato davanti e la legge inesorabile dell’espansione delle epidemie dice che rinviare le decisioni in questo campo vuol dire fare pagare a tutti un prezzo sempre più caro, mentre al contrario prima si agisce chiudendo tutto e usando i mezzi di protezione più corto potrà essere il periodo di lockdown.

Ma per fare la cosa tecnicamente giusta bisogna saper guardare più in là del proprio naso e avere gli strumenti cognitivi per capire cosa ti sta succedendo intorno.

Quanto segue non lo dice Ricolfi ma è la morale che ricavo io personalmente dalla lettura del libro in esame.

Quando andremo a votare, visto che scegliere fra destra e sinistra ha sempre meno significato visto che mediamente durante una legislatura quasi la metà degli eletti cambia casacca e schieramento, proviamo in via di tentativo a lasciare a casa la solita marea di avvocaticchi e autochiarantisi onesti nulla facenti e proviamo a eleggere chi possa vantare una laurea in materie scientifiche magari corroborata da una esperienza lavorativa di peso.

Almeno eviteremo di doverci rimproverare una ormai indifendibile dabbenaggine.







giovedì 21 gennaio 2021

Alberto Forchielli : fuoco e fiamme – recensione

 



 

Ho sentito parlare Forchielli anni fa credo su Radio 24 e subito ho capito di trovarmi davanti un personaggio assolutamente singolare.

Innanzitutto per il linguaggio colorito di chiara derivazione goliardica.

Poi per gli argomenti nei quali verteva la sua expertise che sono precipuamente le economie asiatiche e cinese in particolare, delle quali si parlava già molto, ma si conosceva veramente poco.

Da quello che Forchielli diceva era chiaro che non parlava per sentito dire ma che allora in Asia ci viveva.

Era chiaro che stravedeva per le potenzialità di sviluppo di quelle regioni del mondo.

Non aveva torto.

Leggendo i suoi libri e questo in particolare ho appreso che oggi il suo giudizio sul gigante cinese è più calibrato tenendo conto del fatto che gli anni dei balzi spettacolari del Pil cinese difficilmente continueranno anche se quel paese ha già superato l’America in settori strategici.

Quali indicatori più strategici della percentuale del Pil investita in ricerca o il brutale numero dei brevetti?

Ecco però ho appreso non soltanto che questo simpatico imprenditore,economista,goliardone aveva preso a suo tempo un master alla Business School di Harvard ma anche che lo stesso dichiara di avere una casa alla quale tiene molto a Boston e di frequentare da sempre il mitico Massachusetts Institute of Technology e la Singularity University degli ancora più mitici futurologi Raymon Kurzweill e Peter H. Diamandis.

Lo stesso Forchielli consiglia la lettura dei best seller di Diamandis : “Abbondanza :il futuro è migliore di quanto che pensiate” e “The Future is Faster Than You Think”.

Questo libro del quale parliamo non dice di più dei libri che sugli argomenti “futuristi” come Intelligenza artificiale ,robotica, editing genetico, biotecnologia e via di seguito fino al transumanesimo che abbiamo già ritrovato nelle precedenti recensioni dei libri sui medesimi argomenti su questo stesso blog.

Il “valore aggiunto” di questo libro se così si può dire è dato dalla personalissima zampata finta-goliardica che Forchielli mette in tutto quello che fa.

Quando poi gli scappa un accenno alla politica italiana è evidente l’immane sforzo che deve fare per non lasciarsi uscire la sequela di parolacce che il solo pensiero dei nostri politici gli induce a produrre mentalmente.

Ecco non ostante la coloritura del personaggio va detto che Forchielli è alla fin fine più cauto nelle valutazioni sul futuro di Kurzweill o di Harari, nel senso che è ben attento a valutare quanto l’immane e velocissimo passo del progresso tecnologico dovrà lasciare nelle mani e nel cervello degli umani, se pure “aumentati” in tutte le loro funzioni fino alla inevitabile commistione di biologico e dispositivi meccanici-tecnologici che avverrà nel nostro stesso corpo tramite l’impiego delle nanotecnologie.

Teniamo conto però che l’attività di divulgatore-analista che Forchielli porta avanti da tempo è esplicitamente indirizzata anche a dare delle dritte precise ai giovani, perchè si informino per tempo.

Forchielli è bene dirlo subito non è un particolare estimatore del liceo classico e delle ben note motivazioni che sono pronti a sfornare i suoi fan.

Al contrario la sua frequentazione con un Asia spaventosamente meritocratica e ultra selettiva lo induce a predicare in continuazione la assoluta necessità di privilegiare gli indirizzi di studi scientifici, matematica in testa.

Ai giovani dice che per i volenterosi c’è posto a patto che non perdano troppo tempo tanto per cominciare sbagliando scuola superiore e poi facoltà universitaria.

Va bene l’estero ma solo se la scelta è mirata e consapevole seguendo le tabelle delle migliori università del mondo che sono pubbliche e facilmente reperibili sul web.

Per chi non lo sapesse e per essere chiari come è chiaro lui, il libro più mirato che ha scritto sull’argomento ha l’aulico titolo “Muovete il culo : lettera ai giovani perché facciano la rivoluzione…”

Forchielli, come Diamandis è al fondo un ottimista, che dall’analisi delle delle enormi potenzialità che il futuro vicino ci prospetta, da economista vede bene i rischi derivanti dai lavori che spariranno proprio a causa dell’automazione e della digitalizzazione di gran parte dei processi produttivi, ma vede anche il panorama vastissimo dei lavori radicalmente nuovi che i medesimi avanzamenti e cambiamenti porteranno con sé.






sabato 16 gennaio 2021

Carlo Rovelli : la realtà non è come appare – recensione


 



La copertina del libro propone una raffigurazione di come apparirebbe un buco nero nello spazio siderale.

Non c’è che dire è un buon modo per attirare la curiosità del lettore colpendo la sua fantasia.

Il libro diciamolo subito non riesce a farsi leggere con la medesima facilità con la quale scorreva il precedente “sette brevi lezioni di fisica”.

Anche perché le dimensioni di questo sono più che doppie rispetto al primo.

Come nel precedente l’Autore dichiara che il libro è dedicato anche a chi non sa niente di fisica, ma sinceramente affermare questo è presumere un po troppo.

Diciamo piuttosto che chi di fisica ha solo le nozioni acquisite alle scuole superiori fatica non poco ad arrivare alla fine.

Ma non potrebbe essere diversamente se Albert Einstein che era Einstein come ci dice Rovelli, quando si è ritrovato davanti alla meccanica quantistica che oltretutto era in contrasto con la sua teoria della relatività, prima dubitò molto della sua validità, poi quando non potè proprio fare a meno di accettarla completamente perché doveva constatare l’esattezza delle sue equazioni, non poté fare a meno di mormorare : speriamo di trovare in futuro una formulazione migliore perché così non si capisce niente.

Questo non toglie nulla però all’abilità dell’Autore di mettere tutta la sua passione per cercare di dare almeno un idea di concetti astratti che nel caso della meccanica quantistica sono anche del tutto contro-intuitivi.

Quando vi dicono che il tempo non esiste, c’è poco da fare rimanete completamente sconcertati.

Il tempo è relativo.

Va bene del resto ancora prima della meccanica quantistica Einstein con la relatività aveva spiegato che due gemelli uno che vive al mare e uno che vive in montagna non potranno mai avere esattamente la stessa età perché quello che vive in montagna sarà più vecchio ( di pochissimo, ma sarà più vecchio).

Peggio ancora, un orologio di precisione posato per terra e uno posato su un tavolo non potranno mai segnare il medesimo tempo perché il tempo va più veloce quanto più l’oggetto osservato è in alto, perché il tempo rallenta quanto più l’oggetto è vicino a una massa gravitazionale.

Queste affermazioni sono già pesanti da digerire, ma il bello viene quando ci mettessimo a ipotizzare di avvicinarci con un astronave a un buco nero, naturalmente contrastando la immensa forza di attrazione che eserciterebbe il buco nero medesimo per attirarci nel suo interno.

Se riuscissimo ad avvicinarci e poi ad allontanarci ci ritroveremmo nel futuro anzi in un lontanissimo futuro.

Perchè il tempo, come qualsiasi altro parametro nell’universo non esiste di per sé ma esiste solo relativamente a un altro elemento col quale si confronta.

Chiaro no? Vi dice Rovelli.

Certo per lui sì, per noi invece paradossalmente dato l’argomento del quale parliamo ci vuole un po di tempo per rimuginarci e avvicinarci a una prima grossolana comprensione.

Un altro indubbio pregio di questo libro è il tentativo a mio avviso riuscito che fa l’autore di umanizzare in qualche modo questa materia così astratta e ostica almeno nel primo impatto, facendoci conoscere nei loro tratti umani quella folta schiera di geni che la fisica teorica moderna l’hanno costruita.

Personaggi che non ci dobbiamo vergognare di non avere mai sentito nemmeno nominare prima di aver letto questo libro.

Che dire del timido pretino belga George Lemaitre che ha fatto una delle scoperte più rivoluzionarie della fisica moderna e cioè che l’intero universo è in espansione.

Che guaio il fisico suo contemporaneo più importante del mondo che era Enstein pensava esattamente il contrario e cioè che l’universo fosse immobile.

E allora che fa questo personaggio timido e schivo, lascia perdere?

Ma no si fa coraggio e va a trovare e a discutere con Einstein in persona.

La cosa incredibile è che riesce a convincerlo anche se non subito.

Ma non basta, il suo papa che era Pio XII, con furbizia volpina, quando si rese conto che le acquisizioni scientifiche più recenti al suo tempo stavano mandando a rotoli la cosmologia biblica da sempre predicata dalla sua chiesa, prese il coraggio a quattro mani e saltò sul treno della scienza lasciando di stucco il suo entourage e proclamò che non c’era alcuna contraddizione fra il Big Bang e la Genesi.

Con più lungimiranza del papa Lemaitre realizzò quanto fosse pericoloso che la fede rincorresse la scienza perché si sarebbe sempre trovata in contraddizione e si recò in Vaticano a discutere con i referenti scientifici del papa perché lo convincessero a lasciare perdere.

Ancora una volta ci racconta Rovelli l’umile pretino vinse la sua battaglia e Pio XII non si cimentò in ulteriori esternazioni.

Che dire poi di Paul Adrien Maurice Dirac, il più grande fisico del suo secolo dopo Einstein in quanto estensore delle equazioni della fisica quantistica.

Confesso che anche di lui non sapevo pressochè nulla.

Genio assoluto del quale però se ne dicevano di tutti i colori a causa dei suoi problemi caratteriali, non era forse autistico ma poco ci mancava, difficile se non difficilissimo relazionarsi con lui.

Rovelli però ci dice che il fisico teorico come un artista o un filosofo deve acquisire una capacità di concentrazione fuori dal normale e quindi le caratteristiche di chi ad esempio soffre di sindrome di Asperger, una forma di autismo limitata, non è raro che venga a ritrovarsi fra le menti più geniali.

Non capiremo tutto dopo aver letto questo libro ma di sicuro avremo acquisito che quasi tutte le cose che sappiamo su come è fatto questo mondo sono sbagliate.

Il tempo non esiste di per sé, così come lo spazio esiste tutt’al più nella nuova realtà di spazio-tempo intrecciate.

L’universo non è immobile ma è in costante espansione.

L’infinito non esiste, perché nulla può essere tagliato oltre un certo limite.

Avevano avuto una intuizione giusta ventisei secoli fa i filosofi atomisti Anassimando e Democrito, vero genio assoluto dell’umanità del quale l’impero romano cristianissimo ha provveduto a fare sparire tutte le opere, bloccando per oltre un millennio lo sviluppo della scienza.

La realtà è fatta di quanti, mattoncini di energia materia in costante vibrazione in nubi contenenti le loro orbite casuali delle quali è possibile calcolare solo la probabilità.

Noi non siamo affatto i sovrani di questo universo, ma siamo fatti dello stessa polvere di stelle come tutto il reale.

Non esiste alcuna verità, ma solo una più alta probabilità, che potrà essere smentita da osservazioni più precise in futuro e questa non è la debolezza, ma la immensa forza del sapere scientifico, che è l’unica forma di conoscenza affidabile e che consente il progresso delle conoscenze



lunedì 11 gennaio 2021

Carlo Rovelli : sette brevi lezioni di fisica – recensione

 





Aureo libretto di sole 62 pagine.

Uscito nel 2014 ma rimasto ineguagliabile.

E’ probabilmente un caso editoriale che un libro di fisica abbia venduto un milione di copie in 41 lingue diverse.

Ordinario di fisica teorica all’università di Marsiglia,Rovelli riesce a conciliare la direzione di gruppi di scienziati impegnati da anni in cosucce come la teoria della gravità a loop e la teoria delle stringhe, con un utilissimo lavoro di divulgazione scientifica.

Anche il popolo ha diritto di accedere al sapere, diciamocelo chiaro.

E questo è il primo di una serie di libri di questo autore scritto con questo preciso scopo.

Devo confessare di averlo comprato appena uscito e di avere letto allora solo la settima e ultima lezione, che si apre a una serie di considerazioni di natura filosofica, campo che mi è più congegnale.

Oggi, dopo avere affrontato la lettura di una serie di libri dedicati ad aggiornamenti sulle ultime acquisizioni della scienza e tecnologia moderne (bioingegneria,neuroscienze,sviluppi dell’ informatica eccetera) con autori come Harari e il suo Homo Deus, mi sono come sentito in colpa per non avere ancora ultimato la lettura di quel primo e fortunato libro di Rovelli e ho rimediato.

E’ stata un’ottima scelta.

Elenco i titoli delle prime sette lezioni :

-relatività generale di Albert Einstein

-meccanica quantistica

-cosmo

-particelle elementari

-gravità quantistica

-probabilità e calore dei buchi neri

-noi

Oh, non fatto l’elenco per il gusto sadico si terrorizzare il lettore, sarebbe stata una mossa controproducente per chi fa una recensione.

Al contrario volevo chiarire che il grande valore di questo breve saggio sta tutto nella grandissima abilità di un fisico teorico a costringersi a spiegare l’universo come è conosciuto dalla fisica moderna e come se ne tratta nelle università in modo che chiunque abbia una scolarizzazione da scuola dell ‘obbligo possa capire senza scervellarsi per niente.

Tutto qui, ma non è affatto poco.

C’ è quasi alla fine del libro un ragionamento che va veramente al cuore del problema e che è costruito più o meno in questo modo.

Quando parliamo della struttura della materia e dello spazio come di noi stessi, fatti di polvere di astri,non stiamo facendo come i nostri antenati che davanti al fuoco per millenni si sono scambiati racconti fantastici.

Noi quando facciamo scienza siamo come quegli stessi uomini che all’alba si mettevano in cammino per cacciare l’antilope e per far ciò cominciavano a cercare accuratamente le tracce lasciate sull’erba a sulla sabbia da quell’antilope.

Scrutavano la realtà che vedevano obiettivamente per trarne delle deduzioni di quello che non vedevano ancora obiettivamente.

Consapevoli del fatto che facendo quelle deduzioni potevano anche sbagliarsi e quindi pronti a cambiare orientamento se ne avessero avuto delle prove.

Ecco fra le narrazioni notturne davanti al fuoco e le deduzioni mattiniere davanti alle tracce delle antilopi c’è una differenza enorme.

Le prime sono pure fantasie.

Le seconde sono acquisizioni secondo il metodo scientifico, che richiede prove obiettive e sono sempre soggette ad essere smentite e superate se si trova un altra teoria più efficiente.

Credo che il messaggio che lascia Rovelli è esattamente questo.

Usate il discernimento.

Le fantasie, le narrazioni, lui non lo dice esplicitamente ma credo proprio di non tradirne il pensiero se aggiungessi le religioni, le composizioni artistiche, hanno una loro valenza di consolazione o di contemplazione della bellezza.

Non fidatevi delle credenze basate sul principio di autorità che proclamano presunte verità.

La verità non è mai esistita, esiste solo la probabilità.

La scienza è l’unica forma di conoscenza.

Il resto sono ciarlatanate.

Dicevo all’inizio aureo libretto per cominciare.

Poi se si rimane soddisfatti e interessati si potrà passare agli altri lavori più recenti dello stesso Rovelli.




venerdì 8 gennaio 2021

Giuseppina De Sandre Gasparini : fra i lebbrosi in una città medievale – recensione

 




Perchè propongo alla lettura questo breve saggio di chiara impostazione accademica?

Perchè secondo me consente al grande pubblico di capire bene e nei dettagli come lavorano gli storici, che non si inventano niente e che lavorano con santa pazienza su faldoni per lo più a tutt’oggi assolutamente non reperibili sul web.

Devono quindi fare la fatica di andare materialmente negli archivi storici parrocchiali o negli archivi notarili o negli archivi di stato, per mettere le mani su qualche faldone di antiche carte ,che a volte ma non sempre può rivelarsi una miniera di notizie preziose.

E’ in lavoro umile ma esaltante perché lo storico prova spesso la sensazione di essere giunto ad esplorare una “terra incognita” ,dove pressoché nessuno vi aveva messo mano da secoli.

Questo breve saggio è appunto uno studio che raccoglie e riassume i risultati di una paziente ricerca del tipo che si è sopra accennato.

L’autrice fa parte di una equipe di studiosi che riconoscono come loro maestro quel Grado Giovanni Merlo ordinario di storia medievale e dei movimenti ereticali della statale di Milano, che abbiamo già trovato come autore di : “streghe” ed “eretici ed eresie medievali” già recensiti su questo blog.

Il punto di forza di questo saggio è il fatto che l’autrice correda il suo lavoro con parte dei documenti originali consultando i quali ha costruito la sua analisi, mettendoli quindi a disposizione del lettore.

Originali nella lingua nella quale sono stati scritti cioè il latino del duecento, ovviamente e opportunamente accompagnato dalla traduzione in italiano.

Si lavora così : cominciando dal faldone riportante gli atti di un processo civile per la vendita di alcune casette sulla sponda dell’Adige un tempo di proprietà di lebbrosi .

Gli atti di quella lite ci dicono che i ricorrenti in quei moenti diciamo per brevità ospiti del lebbrosario veronese contestavano i criteri con i quali la vendita medesima era stata effettuata da parte del Priore-Rettore di quel lebbrosario che a detta dei ricorrenti medesimi non avrebbe rispettato le loro volontà.

Quindi dagli atti di una banalissima lite come vedrà il lettore si può ricavare una gran mole di notizie.

Inerenti anzitutto ai lebbrosari.

Non proprio ospedali dato che allora la lebbra non aveva alcuna forma di cura conosciuta e di conseguenza chi ne veniva effetto non aveva scampo, sapeva che da lì ad alcuni anni sarebbe morto di lebbra.

Si ricava poi ovviamente quale fosse la situazione del lebbroso, malato ritenuto pericoloso per il resto della società e quindi in pratica condannato ad essere relegato fra le mura del lebbrosario.

E siccome le malattie sono a loro modo “democratiche” cioè pareggiano le distanze sociali anche i ricchi o i nobili potevano ammalarsi e nel caso non avrebbero potuto evitare di finire al lazzaretto.

Anche se disporre di mezzi non era ininfluente nel senso che il ricco poteva disporre di una camera singola.

Per il resto la vita era comunitaria nel senso che chi entrava portava con sé i pochi beni personali essenziali e se disponeva di danaro questo lo dava al lazzaretto.

Il lazzaretto lo vediamo gestito da un rettore che poteva anche essere un benefattore che vi avesse apportato del danaro.

Vi era poi un prete addetto al lazzaretto e questa non è cosa di poco conto perché quando queste istituzioni ancora non esistevano i lebbrosi vagavano per paesi e campagne ma non erano ammessi in chiesa.

Poi vi era diciamo un apparato logistico un economo, un magazziniere, un villico che curasse l’orto e persone addette a prendersi cura dei malati.

L’autrice ci chiarisce che la nascita dei lazzaretti è strettamente legata a una maturazione culturale avvenuta a livello di storia della chiesa e di teologia conseguente.

Perchè se per secoli i lebbrosi erano considerati degli appestati senza scampo visti con la funzione di ricordare agli uomini come si finisce male a causa del peccato seguendo le citazioni che troviamo sopratutto nella Bibbia e nel libro del Levitico in particolare, in questi anni fra il 1100 e il 1200 la condizione del lebbroso cambia abbastanza radicalmente con la nascita degli ordini mendicanti, francescani in testa, che vedono nel lebbroso non più il peccatore maledetto, ma il misero, l’ultimo che Gesù aveva privilegiato e che quindi non va cacciato ma va servito per acquistare grazie dal Cielo.

A seguito di questo forte mutamento culturale diciamo gli addetti alla cura dei lebbrosi in buona misura non sono più semplici lavoranti, ma spesso diventano “fratres” che prendono i voti di uno degli ordini del tempo.

L’autrice ci dice a questo proposito che al tempo c’era una grande libertà di scelta fra i vari ordini senza escludere il passaggio dall’uno all’altro secondo le preferenze che potevano maturare con una preferenza pare per gli Agostiniani singolarmente a causa della maggiore elasticità che allora consentivano.

Ahimè i lebbrosi oltre a perdere parte della propria libertà sopratutto di movimento, dovevano anche accollarsi volenti o no un obbligo di castità dato che si credeva che la lebbra si diffondesse con l’atto sessuale.

La loro condizione però obbiettivamente si trovava grandemente migliorata dopo l’istituzione dei lebbrosari.

Ma lo ribadisco la forza di un volumetto come questo sta nel dare la possibilità al lettore di venire a conoscenza di come si svolge in pratica il lavoro vero dello storico e chissà che leggendolo qualcuno non trovi esaltante andare a lavorarci.







martedì 5 gennaio 2021

Maurizio Belpietro : i segreti di Renzi 2 e della Boschi – recensione

 





Non è una lettura simpatica, non è una lettura piacevole, e allora che l’ho letto a fare questo libro se la sua lettura è più una sofferenza che altro? Per puro masochismo?

No, è che c’è praticamente in corso una crisi del governo Conte II e pare che in piena pandemia noi in quanto cittadini italiani siamo costretti a sorbirci le indegne liturgie delle crisi di governo perché quel grande statista di Renzi accreditato dai sondaggi di circa il 2% dei favori dell’elettorato toglierà la fiducia al governo se il medesimo non darà una poltrona almeno ai suoi proconsoli più quotati,a cominciare dalla Boschi e Rosato.

A noi interesserebbe sapere se e quando ci si potrà vaccinare, ma questa evidentemente non è la priorità di certi politici dei quali diventiamo ostaggi.

Il disgusto per un politica scesa così in basso è già grande, ma se si legge questo libro, diventa veramente intollerabile.

Sembra di rivedere quei libri confezionati a suo tempo da Travaglio sulle gesta non proprio gloriose del primo Berlusconi, fitte di testi di intercettazioni, motivazioni di rare sentenze e documentazione varia tratta da atti giudiziari.

Non sono stati loro temo a ostacolare la carriera dell’altro aspirante statista di Arcore, che infatti malgrado loro è riuscito a governare per vent’anni combinando pressochè nulla.

Ma non credo nemmeno che libri del genere siano inutili.

Per male che vada contribuiscono a fare da argine al dilagare di carrieristi senza idee e senza scrupoli che occupano cariche pubbliche col prevalente scopo di favorire affari privati.

E’ un libro di documentazione e quindi non anticipo né riassumo niente, chi vuole informarsi ha l’opportunità di farlo e non sarebbe affatto male che lo facesse anche se come già detto non propone una lettura esaltante.

Se il lettore è una persona addentro alla politica, non si meraviglierà troppo della contiguità fra politici e lobbisti.

Ognuno fa il suo mestiere.

Il politico se vuole realizzare qualsiasi opera ha tutto il diritto non essendo necessariamente un tecnico in quella materia di trovare l’opportunità documentarsi.

Per documentarsi può benissimo vedersi con gli imprenditori del settore, anzi è opportuno che lo faccia per capire di che cosa si parla.

Per capirne di più potrebbe andare a vedere gli impianti adatti a quell’opera.

Così come andare a vedere opere del genere già realizzate.

Lo dovrebbe fare.

Questo per dire che una confluenza e un intreccio fra politica e imprenditoria è nella logica delle cose, se uno si scandalizza per queste cose si vede che non sa bene di cosa si parla.

E per documentarsi un politico per incontrare un imprenditore spesso va a pranza con lo stesso e questo non mi pare che costituisca nulla di scorretto.

Bene.

Ma se un politico assume nell’ente pubblico che amministra il figlio di un funzionario di banca che guarda caso a stretto giro di posta accorda un prestito consistente alla ditta del padre del medesimo politico, che non si trovava in buone acque, beh, qui le cose stanno un po diversamente mi pare.

Oppure se un politico va ad abitare in un appartamento di un amico imprenditore che casualmente diventa amministratore di una azienda partecipata bah, anche qui le cose stanno diversamente.

Se un politico fa adottare un provvedimento che sembra fatto su misura per favorire solo una o due realtà economiche del suo territorio sulle quali vertono gli interessi di suoi stretti amici e collaboratori ,anche qui siamo in ben altro campo.

Ebbene i personaggi di questo libro vengono descritti come i quattro amici che si ritrovavano intorno a un tavolo del bar sport del paesello, che dopo pochi anni si ritrovano intorno a un tavolo di Palazzo Chigi.

Buon per loro si dirà.

E no non va bene perché se questi il costume di fare piccoli traffici di provincia approfittando di cariche pubbliche se lo portano dietro non va bene proprio.

Questa gente sembra fatta apposta per distruggere dal di dentro la credibilità della democrazia.

Perchè i traffichini di provincia se per nostra disgrazia hanno la furbizia e la capacità comunicativa del caso, quando arrivano a Roma magari si mettono a sfruttare la luce riflessa dei grandi leader da Blair a Obama ed allora c’è il rischio che la gente si metta a seguire il pifferaio magico del momento, ingannata dal favore popolare e incapace di percepire la incommensurabile differenza di livello delle personalità politiche in gioco.

Il pifferaio stravince le primarie del suo partito e arriva a Palazzo Chigi.

Non capita per fortuna tutti i giorni, ma capita ed è per questo che il libro di Belpietro vale la pena di sforzarsi a leggerlo.

Anche per prestarlo a qualche amico ingenuo quando finalmente si potrà andare a votare.



domenica 3 gennaio 2021

Chiara Valerio : la matematica è politica – recensione

 






Confesso che mi sono messo a leggere questo libro solo perché è molto piccolo e ne avevo visto una recensione positiva.

Ma mi sono guardato bene da dirlo a parenti e amici perché temevo che se avessi detto che ho cominciato l’anno nuovo con un libro pur sempre di matematica mi avrebbero dato inevitabilmente del matto.

Capisco e condivido la meritoria missione della quale si sente portatrice l’autrice di cercare di disincagliare la matematica dagli incredibili pregiudizi e avversioni di pancia della quale soffre, ma temo che l’impresa almeno per il nostro Paese non sia destinata a grande successo.

L’autrice osa cimentarsi in una impresa così ardua perché si sente nella condizione ideale per farlo in quanto matematica di professione fino a un certo punto della propria vita e poi operatrice culturale e giornalista nota sia nella carta stampata, sia alla Rai.

Personalmente ho usufruito di una cultura umanistica pur essendo partito da un liceo scientifico, quindi in teoria avrei gli strumenti per seguire appieno le argomentazioni dell’autrice, ma non essendo stato obbligato a usare la matematica come strumento di professione sono disgraziatamente nella schiera sovraffollata di coloro che quando vedono un’equazione si sentono preda della maledizione di Tutankamon.

E’ una reazione sproporzionata e del tutto irrazionale, ma non è semplice superarla.

Forse c’entra non poco anche il modo come viene insegnata la matematica nel nostro paese.

La stessa autrice ricorda giustamente che tutto è cominciato quando nel ventennio fascista si era posta la scelta di improntare il sistema scolastico indirizzandolo in modo preferenziale verso una cultura prevalentemente umanistica o scientifica e con Gentile ministro dell’Istruzione è prevalsa come è noto la prima opzione.

La cosa è penetrata talmente profondamente nel vissuto culturale della gente che oggi a quasi un secolo di distanza le famiglie regolarmente ancora oggi quando devono iscrivere i figli alle superiori snobbano le scuole a indirizzo tecnico scientifico anche se questa scelta risulta anacronistica con tutta evidenza.

Ma veniamo al libro.

Prima cosa da dire il libro si lascia leggere assolutamente senza difficoltà.

Allora l’autrice ha vinto la sfida, cioè da domani mi metterò a fare esercizi di matematica?

No,non è così.

O almeno, ha vinto la sfida solo nel senso che per me ha fatto guadagnare punti alla matematica che mi risulta un po meno antipatica, dopo la lettura del suo libro, non di più.

La Valerio ha indubbiamente un talento per la comunicazione e il suo scrivere genera simpatia da tutte le parti.

Si cimenta in argomentazioni da capogiro con rigore ma con leggerezza espressiva straordinarie come là ove ci fa capire che i cinque postulati di Euclide sui quali si fonda praticamente tutta la geometria che rimane nel bagaglio scolastico di ognuno di noi, si sono così, ma potrebbero anche non essere così.

Data una retta e un punto, da quel punto può passare una sola retta parallela alla prima.

E se ce ne passassero di più? Saremmo in un sistema diverso, ma non impossibile.

Fine della verità assoluta e di ogni principio di autorità.

La verità è solo probabilità e va condivisa.

Nessun autorità può esistere per principio.

La matematica è quindi democrazia, perché come la democrazia si basa su un sistema di regole condivise.

L’errore non è un peccato di cui vergognarsi, ma è la base su cui migliorare un processo precedente.

Come ho detto sopra il discorso della Valerio non manca mai di rigore quando parla di matematica, ma certo saltare da argomentazioni da far tremare le vene e i polsi come quando appunto si ipotizzano universi e sistemi paralleli se si dovesse superare la geometria euclidea e poi finire a bastonare Matteo Salvini perché non ha fatto sbarcare i migranti ecco è discutibile.

Nel senso che va bene cercare di accaparrarsi la simpatia dei lettori entrando in una vasta gamma di situazioni di attualità, ma attenzione a quelli che oggi si sono battezzati come argomenti divisivi.

Quando l’autrice scrive sull’Espresso ha un senso parlare di Salvini e dagli addosso se del caso, ma accennarne in un libro come questo potrebbe non essere una buona idea.

Ecco però al di là di qualche scivolata ,il libro è una lettura non impegnativa, tutto sommato simpatica e divertente, che lascia nel lettore anche il proposito di approfondire alcuni argomenti matematici e filosofici che nel libro sono solo accennati.

Non penso che l’autrice richiedesse di più.