mercoledì 30 maggio 2012

Todi 2 “de profundis” per il modo cattolico in politica

Ho letto con attezione il manifesto del Forum “delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro” a firma di Movimento Cristiano Lavoratori, Confartigianto, Confcooperative, Compagnia delle Opere, Cisl, Acli, Coldiretti, brevemente definito dalla stampa come Manifesto di Todi 2, per indicare il secondo tentativo di quelle associazioni di promuovere un dibattito fra cattolici diretto o a formare una nuova DC o a istituzionalizzare un movimento trasversale per un intervento diretto dei cattolici in politica. Do atto delle buone intenzioni e della buon fede dei promotori, ma obiettivamente chi ha scritto quel documento ha senza volerlo scritto il “de profundis” per la presenza dei cattolici italiani in politica. Se si voleva dimostrare al mondo, nero su bianco, la totale irrilevanza del pensiero sociale cattolico di oggi lo si è documentato con questo insulso manifesto. Se mi posso concedere una battuta di sintesi sono convinto che questo documento sarà giudicato troppo molle, flaccido, moderato perfino dal prode Pier Ferdina e dalla sua Udc, che certo non sono radicali di sinistra. Concedetemi una seconda battuta, poi prometto che sarò più politicamente corretto. Fra i firmatari di questo documento manca la Confindustria, che avrebbe potuto firmarlo con entusiasmo in quanto ci si ritrova perfettametne, essendo tutto un peana all’impresa beninteso rigorasamente privata. Ma allora i lavoratori che c’entrano? Si parte a pagina 1 con una affermazione sorpendente, che, posso assicurare i lettori avedola studiata, non esiste proprio nella dottrina sociale della chiesa : “sosteniamo…..la valorizzazione della ricchezza come motore dello sviluppo”. Come Acli e Cisl possano avere ingoiato questo boccone non mi riesce di capirlo. Perfino lo statuto del Pdl di Berlusconi, che all’art.1 del suo statuto elenca i valori di ispirazione arriva a tanto ed è più moderno e avanzato di questo Manifesto. Anzi ,già che ci siamo, riporto in integrale l’articolo 1 dello statuto del parito fondato da Berlusconi: “(i valori di riferimento del partito sono) la dignità della persona, la centralità della famiglia, la libertà, la responsabilità,l’uguaglianza , la giustizia, la legalità, la solidarietà e la sussidiarietà. Il PDL esalta il riconoscimento del merito e rifiuta discriminazioni personali e sociali di qualunque natura”. Il Manifesto di Todi 2 dice le stesse cose, quasi nello stesso ordine ,ma non sempre, ad esempio diversamente del Pdl mette prima la sussidiarietà rispetto alla solidarietà e non è cosa da poco, anzi! (Il testo integrale del Manifesto è scaricabile al link http://www.forumlab.org/ ; lo statuto del Pdl è scaricabile al link http://www.pdl.it/notizie/15377/statuto-del-popolo-della-liberta). A pagina 2 del Manifesto viene fuori questa incedibile dichairazione :” noi crediamo nell’Europa dei popoli come nostra patria”. Questa è una cosa da dilettanti, del tutto ignari della storia politica europea, se non sanno che quel termine lo aveva coniato DeGaulle, che era un anti-europeista convinto, tanto che a pagina 8 il Manifesto dice tutto l’incontrario quando afferma : “sosteniamo con forza la costruzione degli Stati Uniti d’Europa”. E allora che c’entra l’”Europa delle patrie”? A pagina 3 poi sembra di leggere un documento dei “Fratelli Musulmani” quando si legge della difesa della vita in ogni sua fase, predilezione della famiglia con la sottolineatura “naturale”, del pesante disagio economico, associato alla “grave crisi demografica che affligge il nostro paese”. Ora, che la crisi economica si possa superare facendo più figli è una castronata abissale secondo il più elementare buon senso, anche se di recente è stata detta e ribadita dal banchiere Gotti Tedeschi, (accreditato come esponente contemporaneamente di Opus dei e Cl ) che non è più tanto ben visto in Vaticano. A pagina 4 si teorizza il superamento del welfare a casusa “dell’insufficenza delle risorse pubbliche”.. Chi ha le mani in pasta su queste cose capisce immediatamente dove chi a scritto il socumento vuole andare a parare e infatti alla pagina successiva compare la chiave di volta, la parolina magica della dottrina sociale di Cl “la sussidiarietà”. Non mi addentro in una analisi sul termine al quale dedicherò un successivo post, mi limito ad accennare che questo termine,(che significa non faccia lo stato quello che può essere fatto ad un livello inferiore) non ha il più lontano fondamento nelle scritture cristiane, è stato letteralmente inventato dalla chiesa per buone intenzioni, quando doveva trattare con i regimi dittatoriali del secolo scorso e doveva trovare una base ideologica per appoggiare la sua più pressante e prioritaria richiesta : quella di conservare la titolarità dell’insegnamento della religione nelle scuole statali, l’esistenza delle scuole confessionali e delle associazioni giovanili cattoliche. Finiti quei periodi la sussidiarietà è rimasta nella dottrina sociale cristiana, ma sempre precipuamente per le stesse ragioni, per sostenere la scuola cattolica. Quando nacque Cl l’idea della sussidirietà fu da questo movimento adottata come l’architrave della sua filosofia sociale ispirata al liberismo ed alla tutela della piccola impresa a giustificasione e isipirazione del suo braccio operativo “la Compagnia delle Opere”, galassia di piccole imprese, cooperative , partite iva, con una strana vocazione a gestire più o meno piccoli servizi pubblici. Il resto del mondo cattolico, come si vede da questo Manifesto, ritrovandosi del tutto carente di idee proprie, l’ha presa per buona, senza farne alcuna analisi né storica, né teologica, né economica. Quindi è tutt’altro che sorprendente che CL teorizzi lo svuotamento del welfare pubblico, della sanità pubblica ecc, perché di quello vivono le sue imprese e impresette. Ma Acli e Cisl che c’entrano? A pagina 5 altra chicca : “nelle relazioni industriali va abbandonata la logica del conflitto”. Che significa? Che si vuole tornare allo stato corporativo o al presunto interclassismo della Dc, alla quale non ha mai creduto nessuno, democristiani compresi? Industriali e lavoratori hanno interessi contrapposti, punto. Negare questa evidenza significa prendersi gioco dell’intelligenza degli aderenti. L’obiettivo chiarito alle pag 6 e 7 appare sempre più chiaramente quello di creare un terreno favorevole a uno sviluppo straordinario di questo tipo di imprese al posto del welfare pubblico, coniando due termini nuovi che vengono presi molto sul serio : “economia civile” e “Welfare moderno e sussidiario”. A fine pagina 7 c’è un sussulto di modernità dove si dice che occorre superare le posizioni di rendita e favorire maggiore concorrenza. Vogliono bastonare gli ordini professionali, notai avvocati ecc? Niente paura alla fine del paragrafo si chiarisce che la cosa è realizzabile solo “nel lungo periodo”,cioè non è un obiettivo serio. Pag. 8 altro sussulto di modernità si spara contro “gli eccessi speculativo finanziari”. Però si arriva all’assurdo di non usare alcun soggetto, si vede che non era consentito parlar male della banche. A fine pagina saltan fuori gli Stati Uniti d’Europa e uno si dice: oh finalmente una idea forte!, una sola ma meglio che niente. Mi spiace deludere il lettore, ma a pagina 9 si capisce per quale ragione è stata tirata in ballo l’Europa, perché non sapendo o non volendo fare alcuna scelta (fare nascere un parito cattolico, un movimento, un circolo, una fondazione ecc) si lancia l’idea grandiosa di fondare un Movimento Popolare Europeo Transnazionale. Forse non hanno pensato che este già il Partito Popolare Europeo e che per l’Italia vi aderisce il Pdl di Berlusconi oltre all’Udc di Pier Ferdina. Segue a pag 11 uno sproloquio dal titolo “per una politica buona e moderata”, facendo quindi esplicitamente una scelta per il moderatismo, rafforzato dalla afferamazione che si vuole contrastare “il radicalismo culturale ideologico”. E’ una scelta di campo, affari loro, ci avranno pensato. Segue a pag 13 il pensierino finale nel quale si da la solita versione di laicità propria del tradizionalismo cattolico :” l’ispirazione religiosa, lungi dall’essere delimitata alla sfera privata,deve arricchire la qualità della vita politica”. Non hanno chiaramente il senso dell’umorismo, se non si rendono conto di quale sia oggi il prestigio del cattolicesimo sbadierato in politica dal Celeste Formigoni sul panfilo con aggiunto altarino. Cosa manca al Manifesto? Tutto quello che interessa alla gente oggi : - lotta alla corruzzione in politica con conseguente delimitazione degli ambiti fra politica e affari, divieto di candidature di pregiudicati e inquisiti; - fine del finanziamento pubblico dei pariti in rispetto della volontà popolare, - fine della cementificazione del paese con grandi opere di dubbia utilità e di edilizia abitativa nel paese che ha il maggior numero di proprietari di case d’Europa; - promozione della banda larga per intenet per dare una spinta all’uso generalizzato delle nuove tecnologie, - priorità ai finanziamenti per educazione, cultura, beni culturali; - difesa strenua dell’ambiente e lotta all’inquinamento; -porre limiti all’attività speculativa delle banche di sportello impedendo l’uso generalizzato dei derivati; -dire qualcosa di sensato su euro si euro no; -dire qualcosa sulla scelta di una politca economica liberista o keynesiana? Temo di avere trascritto il programma del Movimento a 5 stelle, sul quale non dò qui alcun giudizio, anche perché l’ho già dato nei post precedenti, ma voglio solo sottolineare che questo è l’unico movimento politico a mietere consensi per la semplice ragione che parla delle cose che interessano oggi alla gente. Se si vuol fare politica o si parla di queste cose o è meglio darsi all’ippica.

giovedì 24 maggio 2012

Attenzione che c’è ancora lui in agguato

Tutti lo danno prematuramente per morto ma il vecchio Berlusca non ha nessuna intenzione di mollare la presa anche perché sappiamo tutti che non può rinunciare alla copertura dell’immunità parlamentare per ovvie ragioni e non sembra il tipo disposto a fare la fine di Craxi, “esule” magari in Russia invece che in Tunisia. Severgnini sul Corriere di oggi ne parla con la abituale staccata eleganza e quindi non cita la ragione principale per la quale non molla e non mollerà. Tuttavia non manca affatto di realismo ed anzi per la seconda volta in poco tempo suona la sveglia a quella che un tempo era la sinistra e che oggi non sa nemmeno come definirsi, cioè il PD di Bersani e associati. Attenti a non fare l’ennesimo madornale errore di andare alle elezioni ancora una volta con le televisioni tutte in mano a Berlusconi perché con quelle armi e in caso di aggravamento della crisi o addirittura di euro in pericolo o in caduta rischierebbe di farcela ancora. Verissimo. Il pericolo c’è ed è concreto. Ma che può fare Monti? Nell’ultimo post avevo fatto una apertura di credito a quel Monti che, dicevo, potrebbe ispirarsi a De Gasperi e concorrere alle elezioni con una base politica potenzialmente molto ampia. Il professore è un galantuomo che giganteggia addirittura nel confronto col suo predecessore, ma come fa fatica a muoversi come quel politico che istituzionalmente è. Faccia dei corsi serali se proprio fa tanta fatica a imparare il mestiere. Lasciamo perdere gli errori che ha fatto finora : - la manovra economica fatta tutta di tasse e niente per sviluppo e lavoro; - l’intestardimento nel voler abolire a tutti i costi un articolo 18 che a detta degli industriali non è un problema per farsi bello con i più ideologizzati esponenti della tecnocrazia europea; -la scelta della squadra di governo che ha perso già parecchi pezzi evidentemente perché era stata scelta non seguendo affatto criteri tecnici e meritocratici ma perché fin dall’inizio in realtà questo governo aveva perseguito la via dell’inciucio col berlusconismo che a sua volta aveva cooptato il peggio della vecchia DC convivente con i faccendieri e i “poteri forti”. Non dimentichiamoci che Monti aveva voluto fortemente imbarcare l’esponente che rappresenta l’icona di quella cricca, che è Gianni Letta e che questi non ha voluto o potuto assecondarlo. Monti su questo piano era quindi partito nettamente col piede sbagliato, sottovalutando il fatto che il che se Berlusconi era formalmente fuori, non voleva affatto dire che non fosse ancora lui il suo interlocutore principale, se voleva i volti del parlamento attuale che non sto neanche a qualificare perché non ce ne è bisogno; -in quelle condizioni non affatto brillanti Monti doveva capire che non avrebbe potuto fare assolutamente nulla in materia di televisioni e di giustizia. E invece si è andato a infognare in una legge sulla nuova formulazione del reato di concussione che appare sempre più come il peggiore degli inciuci fatto per tutelare le pendenze giudiziarie di Berlusconi da una parte e di Penati dall’altra. Sulla legge elettorale, figuriamoci, non può dire una parola. Una politica economica di un qualche respiro non può farla perché non può nemmeno parlare di patrimoniale né di liberalizzazione degli ordini professionali visto che non è stato confitto persino dai tassisti, né di liberalizzazioni vere. Fare una politica vera di lavori pubblici per creare occupazione non se ne parla nemmeno perché non ha i soldi per farla. Qui obiettivamente l’unico che esce tutelato da tutte le limitazioni poste a questo povero governo è Berlusconi che non ostante questo enorme vantaggio competitivo è uscito a pezzi dalle amministrative ultime. Con tutti questi limiti forse Monti è stato temerario ad accettare l’incarico, visto che per fare quello che ha fatto sarebbe bastato fare Presidente il ragioniere generale dello stato per presiedere gli inciuci fra PDL e PD, in via di decomposizione ma fortissimi nell’attuale parlamento che non rappresenta più nessuno. Il navigatissimo politico di lungo corso che conduce le danze dal Quirinale, quando ha architettato le mosse per insediare Monti e detronizzare formalmente Berlusconi, forse non poteva fare altro ed era consapevole di dare a Monti una scassata cinquecento invece che quella Ferrari che gli sarebbe servita per combinare qualcosa. Ora però la situazione è talmente precaria che è già una fortuna essere arrivati alle porte dell’estate senza danni irrimediabili. Però che senso ha andare avanti così? Che si sciolgano le camere e si indicano le elezioni in inverno. Quello che c’era da decantare si è decantato con le elezioni amministrative appena concluse ed è stato un bello scossone. Almeno si vedrà chi sarà capace di giocarsi la partita alla luce del sole e non dietro le quinte. Almeno Monti, se ha delle idee e pare che le abbia, si proporrà senza indugi per guidare un futuro governo vero oppure tornerà alla sua università. I vecchi partiti sono all’ultima occasione e non sembrano avere le carte né le idee per sopravivere. I Grillini trionferanno? Qualcuno preferirebbe tenersi l’attuale casta politica gerontocratica e ultracorrotta, piuttosto che rischiare di sostituirla con dei giovani puliti e magari anche preparati? Spero di no.

venerdì 18 maggio 2012

La politica che si arrende alla tecnocrazia finanziaria è un non senso

In Europa l’unica cosa che cresce è il panico scrive oggi il titolo di apertura del Secolo XIX. E’ un titolo ad effetto, ma mi sembra azzeccato. La gente è sconcertata dal fatto che la politica, in tutti i paesi non solo da noi, da’ a vedere di non essere capace di affrontare la crisi e quindi si sente impotente, perché non può farci niente, se non disprezzare ancora di più la classe politica e castigarla nel voto, ma spesso a disastro già fatto e quindi ricavandoci solo una amara soddisfazione. Poi quando si arriva alla corsa agli sportelli bancari come sta succedendo in Grecia e pare anche in Spagna, allora è veramente dura, perché il cittadino si sente tradito dallo stato che non è più in grado di garantirgli il rispetto dei patti sui quali si regge il “contratto sociale”. Siamo già a questo? Non ancora, ma siamo avviati male, anche se è possibile e verosimile che sul bordo del burrone ci si decida a stipulare un compromesso che eviti di far saltare il banco. Le premesse però sono pessime. E come sempre di questi tempi quelli messi peggio fra i “grandi” siamo noi. Monti ha riportato in gioco una Italia che il berlusconismo aveva ridotto a oggetto di scherno e questo è un merito non da poco ma ora non basta più. Questa nostra classe politica da dimenticare anche in questi ultimi mesi ha fatto errori politici molto pesanti che vanno rimediati al più presto. Il trattato europeo sulla stabilità, conosciuto come “fiscal compact”, è stato incautamente firmato, ma non ha valore se non ratificato dai singoli parlamenti nazionali e quindi si è ancora in tempo a stopparlo per rinegoziarlo o cambiarlo con altri artifici, come ha chiesto Hollande in campagna elettorale. L’introduzione nell’art 81 della nostra Costituzione della clausola che vieta di fare debito è una bufala gigantesca, che da sola squalifica a vita l’attuale classe politica italiana, che con quel gesto, non a caso fatto in sordina e senza praticamente che il paese ne fosse informato, impedisce ai governi italiani di fare politica economica se non seguendo pedissequamente il pensiero unico liberista della tecnocrazia economica globalizzata, che ovviamente nessuno ha eletto come proprio governo ombra. Che significa il fiscal compact e la proibizione di fare debito, messa in Costituzione tradotti in soldoni? Significa che il gran parlare che si fa di sviluppo è solamente una gigantesca presa per fondelli, perché quegli atti hanno sancito la priorità del problema del debito e non dello sviluppo, mentre sempre più, se pure in ritardo, ci si rende conto che il problema prioritario non è il debito ma lo sviluppo, la produzione, fare qualcosa da esportare per garantire al primo posto la piena occupazione. Noi abbiamo un debito del 120% del Pil e questa è la penosa eredità sempre della stessa classe politica al potere da decenni, non è un vanto e va ridotto, d’accordissimo, ma il Giappone ha un debito del 200% e gli Usa andranno al 160. Né i giapponesi, né gli americani mostrano preoccupazione per il loro debito, tutti deficienti? Evidentemente sia gli uni che gli altri pur non essendo affatto contenti del loro debito pubblico, sono convintissimi che il problema prioritario è lo sviluppo : produrre, vendere, consumare. Cioè ripetiamo : prima si favorisce con tutti i mezzi lo sviluppo cioè produzione vendite, consumo, poi con i soldi provenienti dall’aumento del Pil si riduce il debito. Diavolo, questa non è una difficile formula matematica, è una cosa assolutamente elementare : con quali soldi si ripaga e si riduce il debito, se di soldi non se ne guadagnano di più? Ma la nostra classe politica sembra non avere ancora le idee chiare in proposito. anche perché è occupata da altro. I berluscones avevano come priorità assoluta evitare con tutti i mezzi la galera al loro prode condottiero e quindi non avevano tempo per occuparsi di politica economica . Finito il berlusconismo i finti tecnici devono navigare a vista con i voti di un parlamento di inquisiti, di pregiudicati e di corrotti che sarebbe considerato indecente forse anche nel Congo. Sono partiti sull’orlo della bancarotta e con l’handicap pesante di avere la necessità prioritaria di riacquistare la dignità perduta nel consesso europeo, che rideva di noi. e quindi non potevano proprio contraddire l’allora tandem Sarkosy-Merkel. Ora però la situazione si è mossa. Monti ha riportato l’Italia al posto che le compete, anzi è perfino coccolato dall’imperatore dell’occidente, che è il presidente americano; dalla commissione europea, che lo riconosce come uno dei loro; dai leader europei, che di economia e finanza, per tanto che studino i dossier, ne masticano certamente meno di un prestigioso economista di mestiere. Non so se Monti saprà sostenere un ruolo tanto gravoso che è politico e non è accademico. Qualcosa istintivamente mi portava ad avere fiducia di lui e mi sono accorto che questo qualcosa è la singolare somiglianza sia fisica, sia di stile fra Monti e De Gasperi, lo statista della ricostruzione. Sarebbe bello se Monti avesse la capacità di ricollegarvisi. Il tempo però è sempre meno e questa estate sarà decisiva. Si tolga la foglia di fico del tecnico, alla quale non crede nessuno e “salga” in politica alla De Gasperi. Anche De Gasperi aveva avuto il compito ingrato di andare come primo presidente dopo il fascismo a cercare di fare dimenticare Mussolini e quindi male accolto nel consesso internazionale. De Gasperi era un cattolico che ha saputo dire di no addirittura a un Pio XII, pagandone le conseguenze. De Gasperi era il capo di un maxi partito, la DC, che era da sola a un passo dalla maggioranza assoluta e che quindi avrebbe potuto fare ciò che voleva, ma che ha sempre tenacemente ricercato e ottenuto, per principio, il consenso delle altre forze politiche e ideali non comuniste e non fasciste. Non ha mai fatto politica per perseguire ragioni di bottega, era uno che volava alto per sua formazione. Era leader europeo e occidentale, allora si diceva atlantico, perché c’era la guerra fredda , c’erano i blocchi est-ovest. Oggi c’è la globalizzazione e chi come Monti ha una formazione internazionalista è avvantaggiato. Ce la potrebbe fare se sapesse ricollegarsi a quella tradizione, alla quale, del resto, non mi sembra lontano. Monti come riferimento di liste civiche che si richiamino al degasperiano variegato e plurale “centro che guarda a sinistra” potrebbe farcela.

giovedì 10 maggio 2012

Finalmente è successo Niente sarà più come prima ,almeno, si spera

“Le changement c'est maintenant” lo slogan elettorale di Francois Hollande ha vinto anche in Italia con Grillo e in Grecia con Tsipras. Il sogno dei sogni : mandarli a casa tutti : destra, sinistra e centro, come sarebbe bello. Forse e in buona parte potrebbe perfino essere realizzabile. La crisi economica che morde già ora, ma che probabilmente morderà ancora più duramente nei prossimi mesi ha fatto deflagrare il disprezzo e la reazione per una classe politica corrotta, incapace e che pensa solo alla propria sopravvivenza. La destra berlusconiana ha perso alle elezioni amministrative del 6 maggio la bellezza del 70%, la Lega poco meno, ma sullo stesso livello di catastrofe, il Pd si è limitato a una caduta rovinosa del 30%. Siamo sulla strada buona, avanti così ed alle urne domani mattina. Temo che non sarà così e che occorrerà aspettare ancora un po’. La casta infatti è formalmente ancora a cavallo, ha subito un colpo micidiale, ma non sufficiente per disarcionarla subito. Mia nonna diceva : i pescecani non si mangiano fra di loro. E infatti non saranno loro a farsi fuori da soli è chiaro e questa è la ragione per la quale occorrerebbe fare un monumento ai vari Beppe Grillo, ad agli esponenti della società civile impostasi alle urne, spesso fuori e contro ai partiti, come Pisapia a Milano ;Massimo Zedda a Cagliari; De Magistris a Napoli ecc. Lo diceva il costituzionalista Ainis dalle colonne del Corriere e dell’Espresso, la reazione forte della gente contro i partiti si può ascoltare e incanalare evitando disastri solo se si introducono da subito elementi di democrazia diretta. Ovviamente internet i blog i social network sono elementi indispensabili per fare da colonna portante alla nuova politica per una ragione ovvia, è facilissimo seguirli e soprattutto non costano praticamente nulla né a che li usa per farsi sentire e conoscere usando un megafono più moderno di quello vecchio, sia per chi li usa per ascoltare , per approvare ed appoggiare o per dissentire, come strumenti nuovi al posto dei vecchi comizi, delle vecchie sezioni e scuole di partito. Come mi piace Grillo quando invita i suoi a disertare in modo categorico i talk show televisivi, i vari porta a porta, i ballarò e via di seguito. Basta col teatrino che serve solo a fare sopravvivere politici che da gran tempo rappresentano solo sé stessi e il loro portafoglio e non serve a nulla per informare la gente e meno che meno per proporre qualcosa di nuovo per uscire dal pantano. Se è appurato che questi politici non rappresentano più nessuno, bisogna togliere loro una visibilità, che per di più è a nostre spese. Non è vero che chi non appare in Tv non esiste, questa è una sciocchezza che il berlusconismo aveva messo nella testa della gente a suo uso, consumo ed abuso. Come non mi piace il Capo dello Stato, che sceglie di volare basso facendo ironia sul successo dei Grillini. Come non mi piacciono il Corriere e Repubblica che schierano i loro editorialisti per sparare contro i Grillini ignorando il nuovo vero. Sparano tutti i giorni contro le caste e i privilegi, ma quando il nuovo appare all’orizzonte si terrorizzano. L’Italia è rimasta ferma e stagnante per i lunghi vent’anni del berlusconismo, ora ci voleva bene una scossa salutare. E’ arrivata, e quindi sia onore a quell’elettore medio che il berlusconismo delle origini indicava nei suoi opuscoli di propaganda come ignorante, infantile, non in grado di recepire concetti di un qualche spessore e che sarebbe stato capace di capire solo le cose dettate dalla sua pancia e dalle sue reazioni sentimentali- emotive, che andavano quindi solleticate. Gli elettori hanno capito, in ritardo, ma hanno capito e gliele hanno suonate di santa ragione. Grillo dice nel suo blog di oggi, ringraziatemi perché se non ci fosse stato il mio movimento quei voti di protesta che abbiamo preso noi li avrebbero preso i neo nazi e allora si che sareste nei guai. Non mi sembra sbagliato. E poi non è affatto vero che il movimento 5 stelle sia solo protesta e niente proposta. In pochi anni è nato e si è fatto le ossa oltre che per l’abilità oratoria di Grillo anche e soprattutto perché è stato l’unico movimento capace di esporre in modo serio e documentato i temi ambientalisti e dell’uso delle risorse pubbliche, per poi canalizzarli politicamente in modo credibile. Lo stesso per i temi della corruzione della classe politica e della legalità. Lo stesso per la denuncia del fatto che questa classe politica è da gettare in blocco, va rinnovata tutta, questa non è antipolitica, questo è realismo lucido. Lo slogan ripetuto da anni :”cittadini, i politici sono i vostri dipendenti e quindi trattateli come tali” è la filosofia politica che si contrapponeva alla manovra del berlusconismo di fare passare, riuscendoci, la filosofia per la quale il cittadino non esiste, esiste solo il cliente e il padrone del vapore. Il movimento di Grillo dice delle cose semplici e chiare : - porre la parola fine alla cementificazione scriteriata di tutto il territorio e quindi alt alle opere faraoniche di utilità non documentabile come la Tav e fine a uno sviluppo edilizio insensato in un paese dove la percentuale dei proprietari di casa è la più alta d’Europa, stop a nuovi parcheggi, riduzione del traffico privato; - dare priorità all’utilizzo delle energie alternative fotovoltaico in testa riducendo l’uso dei combustibili fossili; - farla finita con le discariche e gli inceneritori, sostituendoli con raccolta differenziata e qualche idea per limitare gli sprechi; - incentivare tutto quello che porta all’uso generalizzato delle nove tecnologie informatiche a cominciare dalle scuole, collegamento e internet a costo zero, lezioni universitarie su internet accessibili a tutti, corsi gratuiti di italiano per gli stranieri; - favorire le piccole imprese a mercato interno; - trasparenza nei bilanci, controllo effettivo degli azionisti sui consigli di amministrazione, abolizione delle stok opitons a favore dei managers, stop alle partecipazioni delle banche in imprese, stop alle scatole cinesi per ingannare tutti piccoli azionisti e fisco; - tetto alle pensioni d’oro; - stop al finanziamento pubblico di giornali; - vendita di due reti Rai e ricollocazione delle frequenze con asta ogni cinque anni; - non si parla di finanziamento pubblico dei partiti, ma il Movimento è notoriamente autofinanziato; - favore per le iniziative di democrazia diretta a cominciare dai referendum prevedendo l’introduzione anche del referendum propositivo e senza quorum; - via le province, accorpamento dei comuni inferiori ai 5.000 abitanti; - contrasto al gioco d’azzardo; - fine delle presunte missioni di pace aiutando le guerre che non ci possiamo proprio più permettere; - ultimo ma estremamente pesante uscita dall’Euro ma non dall’Europa. Si potrà dire che il programma del Movimento a 5 stelle non piace, ma non si può proprio dire che Il Movimento non abbia un programma preciso.

giovedì 3 maggio 2012

Don Giussani voleva fare l’americano, ma rimase fermo alla teologia totalitaria di Agostino

Al di la dello stillicidio quasi quotidiano delle notizie di stampa sulle cattive azioni attribuite a uomini di CL, sono apparse sui media anche alcune interviste e dichiarazioni realmente chiarificatori. Per esempio la dichiarazione- intervista del successore di Giussani , Don Carron su Repubblica del 1° maggio. E’ illuminante per far luce sul mondo tutto particolare di quel movimento che si è scelto l’appellativo evangelico di “fraternità di Comunione e Liberazione”, ma che di evangelico mostra ben poco. Il primo tratto che risalta da quella intervista è il riferimento ripetuto in modo francamente fanatico al conclamato carisma di Giussani al punto da affiancare fino a sovrapporre la sua figura a quella di Cristo stesso. C’è finalmente il riconoscimento , bontà sua (di Carron), del fatto che molti che provengono da CL sono stati quanto meno incoerenti rispetto agli insegnamenti del fondatore creando “umiliazione” per tutta la comunità. Il modo involuto con cui fa anche questa ormai inevitabile presa di responsabilità richiama alla mente lo stile dei gesuiti del ‘600 che dicevano e contraddicevano con dotta disinvoltura. C’è infatti un esplicito “chiediamo perdono” ma seguito immediatamente da un (farisaico?) “se abbiamo recato danno alla memoria di Don Giussani”. Dichiara, ma in realtà sembra non concedere né riconoscere nulla. Segue poi un discorso difficilmentte decifrabile che dice : “noi soffriamo con coloro che sono venuti alla ribalta dei media,..per non essere stati abbastanza testimoni nei loro confronti”. Che vuol dire ? Che dovevano denunciare le malefatte loro attribuite, oppure che non sarebbero stati difesi abbastanza? L’uso di questo linguaggio doppio è veramente raggelante. Ma quello che impressiona di più chi abbia dimestichezza con il mondo cattolico e curiale è l’inusitato richiamo, che si diceva sopra, a volte al carisma del fondatore e più volte l’invito esplicito agli aderenti di mettersi alla “sequela” dello stesso Don Giussani. Ricordo a chi non fosse tanto avvezzo a questo linguaggio, che nella cultura cattolica, dove le parole hanno un loro peso e un significato preciso, il termine “sequela” è da sempre riferito e riservato solo e unicamente al Cristo. Poco più sotto Carron ci ricasca quando dice : “l’incontro con il carisma di Don Giussani ci ha plasmati per sempre” per parlare due righe dopo di “incontro con Cristo”. Attenzione, non è casuale e neppure si tratta di un lapsus,di un errore non voluto : la sovrapposizione di Giussani con e su Cristo è veramente il nocciolo della teologia di Comunione e Liberazione. Ce lo ha spiegato con estrema chiarezza qualche giorno fa (sul Fatto del 24 aprile) una persona qualificata a farlo essendo stata aderente dei “Memores Domini”, il livello più alto dei dirigenti Ciellini,( i corrispondenti dei “numerari” nell’Opus Dei), Bruno Vergani, che era stato per qualche anno uno di loro. Vergani ci ha spiegato che nella teologia autofabbricata da Cl, Don Giussani aveva teorizzato “il processo analogico”, che cercherò di spiegare in questo modo. Il cuore del Ciellismo è questo : la chiesa soffre perché le associazioni tradizionalmente preposte all’ apostolato dei laici (Azione Cattolica nelle sue varie articolazioni) si sono rinchiuse in un cattolicesimo intimistico, individualistico. Occorre invece che la fede sia mostrata in pubblico, che costruisca cose visibili da tutti. La fede non è un’ideologia, è un evento storico al quale occorre partecipare. L’evento è stato all’inizio la venuta sulla terra del Cristo. Ma l’evento rilevante per ognuno deve essere l’incontro nella storia della propria vita con Cristo. Come? Nelle forme proposte da Don Giussani in questa sequenza stretta : aderendo alla Chiesa Cattolica, beninteso nella forma concreta della comunità di CL, cellula della corporazione ecclesiastica. L’alveare chiesa vive con l’apporto di tutte le api operaie che hanno un compito ben stabilito, ben organizzato, ben gerarchizzato. L’uomo singolo come la singola ape operaia è un nulla che assume significato solo aderendo al gruppo, che funziona nella sua organizzazione dalla quale dipende. In senso opposto dio presceglie un gruppo gli uomini e non altri, con suoi imperscrutabili criteri. Nella vicenda storica concreta questo gruppo prescelto qui e ora è stato Cl, che per l’aderente rappresenta dio in terra. Chi ne è scelto e obbedisce è tutto, chi è fuori è nulla. Chi è prescelto e aderisce, cioè obbedisce fa riferimento al capo del nucleo di Cl, che ne sarà anche guida religiosa, obbedire a lui è come obbedire a dio. Questo è il “processo analogico” teorizzato da Don Giussani. Chi è dentro, essendo prescelto è in missione e quindi può permettersi tutto, perché è la concretizzazione della presenza di Cristo nella storia. Inutile ora sottolineare i punti di pura patologia contenuti in questa teologia frettolosa, che manifesta tutta la sua inquietante vicinanza con tutti i fondamenti ideoligici totalitari. Purtroppo però la medesima teologia è disgraziatamente anche del tutto in linea con la ortodossia cattolica di derivazione agostiniana, che giustificava per esempio la eliminazione fisica dei seguaci del presunto eretico di allora Mani, naturalmente “ad maiorem dei gloriam”. La cattiva teologia faondamentalista di Agostino, come è noto, ha fortemente influenzato la parte peggiore del pensiero del monaco agostiniano Martin Lutero, soprattutto nella parte relativa alla teoria della predestinazione e della giustificazione per grazia (per definizione irrazionale). Don Giussani come è noto sentiva e parecchio il fascino dell’evangelismo americano, dal quale ha attinto più di uno dei suoi cavalli di battaglia a cominciare dall’idea di fondare tutto sull’evento dell’incontro personale ,storico e concreto con il Cristo, che ognuno è tenuto a inventarsi. Tutti ricorderanno l’ex Presidente Bush che si proclamava “reborn in Christ”, rinato in Cristo, insieme ad altri figuri e faccendieri non meno inquietanti del suo governo. Chi ha una qualche conoscenza della cultura dell’americano medio sa che l’idea di manifestare la propria fede in pubblico (cosa che invece farebbe rabbrividire un riservato inglese di Inghilterra) fa parte del modo di vivere in quel paese. La religione in America è molto più “religione civile”, cioè fondamento della unità del paese, fondamento della propria identità, che non adesione a una filosofia o a un insieme di credenze precise. La proclamazione della propria fede come religione civile, come modo di sentirsi parte della società, come identità propria annegata e sostituita da quella del gruppo è uno degli elementi costituttivi di Cl. In questo senso Don Giussani voleva fare l’americano, nel senso che da quel modo di sentire e proclamare la religione è stato molto influenzato. Purtroppo da quella visione della religione e della vita civile ha ereditato anche la patologia, cioè lo spirito settario, che diventa pericoloso se innestato nel corpo della ortodossia cattolica tradizionale, perché si traduce in una organizzazione totalitaria, fanatizzante e fondamentalista nel pensiero. Mentre l’evangelismo protestante, non essendo gerarchizzato, usufruisce dell’immenso bene del pluralismo teologico e di pensiero. Un’altra caratteristica perculiare di Cl, derivata vistosamente dall’universo di pensiero americano è la simpatia e l’alta valutazione dell’attività economica e imprenditoriale. E’ una caratteristica vistosa perché è notoriamente un unicum nel mondo cattolico, dove la simpatia per il profitto non c’è mai stata. Un’altra cosa ancora di derivazione evangelica americana, è il posto di primo piano dato al canto. I Ciellini pregano ma soprattutto cantano. Infine di importazione americana, questa volta però non tanto dall’evangelismo ma dal mondo battista-carismatico è il riferire alla comunità se non proprio dei propri peccati, almeno la propria “storia” per edificazione di tutti. E’ stato originale il pensiero di Don Giussani? Sarebbe molto difficile sostenerlo. Abbiamo appena parlato dei numerosi elementi, che ha attinto a piene dall’evangelismo americano. Pensiamo poi alla assolutamente evidente vicinanza fra l’idea cardine di Cl dell’impegno nella vita civile, politica e imprenditoriale,badando di rendersi ben visibili come crisitani, con l’idea ispiratrice del fondatore dell’Opus Dei, Escrivà Balaguer ,dell’apostolato e della santificazione personale nei posti di lavoro. Oggi di fronte al manifesto fallimento della idea principale di Cl è perfino troppo facile fare dell’ironia, ma certo lascia perplessi il fatto che abbia potuto essere preso così sul serio la pretesa di questo movimento di proclamarsi cattolici in politica e nell’imprenditoria negli anni 70 in voluta contrapposizione ad una Azione Cattolica , che, d’accordo, era forse divenuta un po’ rachitica, ma però aveva avuto il buon senso di fare la così detta scelta “religiosa”, tirandosi fuori dall’impegno civile aperto, proprio perché l’esperienza dei cattolici in politica di allora, cioè nella Dc, non stava evidentemente dando testimonianze esaltanti di coerenza e di grande moralità. Don Giussani, forse con una certa arroganza, non ha voluto allora valutare le motivazini che avevano condotto l’Azione Cattolica a tirare per un po i remi in barca e ha voluto provarci lui. L’ultimo Paolo VI, non più in condizioni di equilibrio mentale e non più in condizione di coerenza con la sua storia, ma soprattutto, dopo di lui, l’allora pimpante Woityla, tutto imbevuto della sua cultura di cattolicesimo polacco tradizionalista e da combattimento, non aveva creduto alle proprie orecchie, quando don Giussani è andato ad offrirgli le proprie truppe cammellate di giovani Ciellini ubbiedentissimi, inquadrati e coperti e dai ristretti orizzonti culturali e ne ha fatto subito la pupilla dei suoi occhi. Se l’albero si giudica dai suoi frutti (come recita anche il Vangelo) oggi e cioè alcuni decenni dopo la sua fondazione, constatiamo che Cl ha prodotto una vistosa galassia di aziendine difficilmente riunibili in un solo giudizio, essendo un insieme estremamente composito. Alcune hanno favorito attività economiche, altre non sono certo esempi di offerta di lavoro decente. Altre sono coinvolte negli affari di troppi faccendieri. Ma questo sarebbe ingiusto e ingeneroso attribuirlo a responsabilità di Don Giussani che aveva vissuto una vita personale se non austera certo sicuramente sobria come si dice oggi. Se il suo movimento ha preso l’accentuazione affaristica e di potere, che oggi lo contraddistingue è dovuto al puro caso, che ha voluto che facesse carriera e dettasse la linea un gruppo di affaristi con pochi scrupoli, invece che altri. Però trovo veramente sorprendente che alcuni decenni di vita di un movimento tanto numeroso e tanto sotto i riflettori non abbiano prodotto un solo intellettuale di un qualche rilievo. I così detti Movimenti sono serviti alla chiesa per dare l’illusione di essere ancora capace di riempire le piazze con truppe non molto acculturate, ma da loro ben poco è venuto per ammodernare una antica religione, rendendola comprensibile e attuale per la gente di oggi. Sarà un caso sfortunato, ma la totale mancanza di intellettuali forse è prorpio il sintomo della patologia di Cl, troppo gerarchizzata e praticante di una ortodossia, che non ammette il confronto con chi la pensa diversamente, che è visto solo come un poveretto errante da convertire. Il non avere prodotto un solo intellettuale di rilevo è indubbiamene un segno di povertà e di scarsa efficacia, ma se andiamo a vedere il livello culturale degli aderenti, che saranno anche laureati, troviamo delle sorprese ancora più sorprendenti in senso negativo perché rivelatrici di una totale mancanza di spirito critico e di poca consapevolezza dei fondamenti del cristianesimo. La loro vetrina, i famosi Meeting di Rimini, hanno visto in questi ultimi decenni la platea spellarsi le mani per tutto il peggio della peggiore politica italiana, da Craxi a Andreotti a Berlusconi,ultimamente hanno dimostrato perfino una certa simpatia per il povero Bersani e anni addietro per il “grande parolaio” Bertinotti. I giornali ci riferiscono che quei Meeting sono resi possibili grazie al lavoro di migliaia di giovani volontari “entusiasti”. Benissimo si direbbe, ma se poi si va a vedere, che questi giovani portavano magliette con il logo dello sponsor e che magari quello sponsor era una oggi molto chiacchierata fabbrica di armi, cioè di morte, viene spontaneo rimpiangere i sobri,un po’ rachitici e riservati giovani intellettuali della vecchia Azione Cattolica, che quei loghi sulle magliette non li avrebbero mai portati per nessuna ragione,prima di tutto perché avrebbero considerata la pubblicità per una fabbrica d’armi incompatibile col loro essere cristiani, poi perchè del profumo dei soldi avevano ancora un certo istintivo schifo, che allora era considerato doverosamente cattolico. Ma non posso concludere, senza riferire un cenno sulla terza intervista di protagonisti di Cl apparsa sui giornali con un certo clamore nei giorni scorsi, Mi riferisco alla lettera al Corriere della moglie dell’ex assessore regionale Simone, ora nei guai con la giustizia, appartentente alla ristretta cerchia dei capi Ciellini, perché questa mi consente di citare un ultimo element,o che ritengo appartenere alla patologia di Cl : la distorta concezione della morale, che il movimetno sembra condividere nel suo insieme. La lettera e poi l’intervista televisiva apparsa nella trasmissione di Santoro, presentavano la giusta rabbia, ben condivisibile da un punto di vista umano, di una persona, che da sempre aveva avuto la ventura di frequentare da pari a pari quel cerchio ristretto di politici e affaristi di primo piano di Cl e che nel momento del bisogno si accorge che il più alto in grado degli amici medesimi,sembra non riconoscerla più. Quello che mi ha colpito però è il fatto che quella signora sembra non essersi lei stessa resa conto nemmeno quando il marito si è ritrovato a San Vittore per la seconda volta che, diciamo, quello “stile di vita” del gruppo di amici in questione, non fosse per niente coerente con la ostentata pratica periodica di ritiri spirituali e convegni religiosi altisonanti. Mi ha scioccato sentirle dire in quelle circostanze e con tutta convinzione e naturalezza che il suo gruppo di amici (quelli ben noti del più ristretto circolo di dirigenti politici e affaristici) era unito dalla pluri decennale ricerca di vivere le loro vite “orientate in modo cristiano”. No qui proprio non ci siamo. Qui siamo ancora proprio nel pieno della patologia di Cl , in quanto Movimento cattolico, che aveva fatto dichiarare ai suoi esponenti più in vista ancora pochi mesi fa che lo “stile di vita” dell’allora premier Berlusconi non doveva essere legittimamaente condannato moralmente perché la vita privata di un uomo pubblico sarebbe del tutto irrilevante per valutarne il suo operato. Ancora più grave era stato allora il seguito della medesima argomentazione là dove si diceva che se un politico nella sua veste di responabile di istituzioni mette in porto iniziative che avvantaggiano la chiesa cattolica, i suoi fedeli sono tenuti a sostenerlo politicamente e devono ben guardarsi dal farsi fuorviare dal giudizio sui suoi eventuali vizi privati. Ora se un Movimento, non solo riconsciuto ufficialemente come cattolico, ma da decenni tenuto dalla chiesa nella massima considerazione, come il suo prediletto, arriva a queste aberrazioni concettuali, significa che ci troviamo nella stessa identica logica che aveava portato la chiesa di allora a firmare i concordati con Hitler, con Mussolin,i con Franco e con Pinichet perché ci si aspettava in cambio di blindare favori e privilegi. Don Giussani era un entusiata sognatore in buona fede ed a lui non si possono ascrivere le colpe dei suoi seguaci infedeli, questo gli va riconosciuto. Ma purtroppo oggi bisogna apertamente e finalmente riconoscere anche che se alcune cose sono andate storte è anche perché era storta la pianta della impostazione dottrinale- ideologica di Cl fin dal suo inizio. I seguaci accecati da potere, affari e dalla così detta bella vita hanno peggiorato le cose, ma era la pianta ad essere storta, per cui allontanare le mele marce non sarà affatto sufficiente. Del resto nel mondo dei Movimenti cattolici il caso di Cl non è per niente isolato. Quello che ha subito recentemente la decapitazione e un tentivo deciso di raddrizzamento più deciso è quello del Legionari di Cristo il cui vertice ne aveva fatte di tutti i colori, ma che il Vaticano aveva tollerato al di la della decenza in riconoscimento dei lauti versamenti fatti alla curia e soprattutto alla cosa, che sul quel colle, sbagliando di grosso, si valuta più di tutto : la cieca obbedienza sempre ribadita. Ma anche con i Legionari di Cristo siamo allo stesso punto. Se questi movimenti manifestano comportamenti del tutto patologici la colpa non è solo delle mele marce ma della pianta storta. Sono fondati su una teologia sbagliata e insostenibile al giorno d’oggi, che privilegia la ceca obbedienza a un corpus dottrinale che non sta più in piedi. E in genere chi si sottomette alla ceca obbiedienza, invece che farsi guidare dal senso critico non è nelle condizioni di produrre nulla che consenta alla sua chiesa di presentersi al mondo di oggi con delle proposte accettabili. Infatti sarebbe perfino comico o grottesco cercare intellettuali nelle file dei Legionari di Cristo, che abbiano portato qualche idea nuova. E allora a che serve riempire le piazze di ubbidienti robot moto interessati a commuoversi, ma poco inclini a pensare ? A questo punto forse perfino papa Ratzinger sarà roso da questi pensieri.