giovedì 30 settembre 2010

Berlusconi si è salvato, ma come andrà a finire?

Qualcuno a caldo ha commentato l’atteso discorso di Berlusconi di ieri 29 settembre 2010 , etichettandolo come “un discorso democristiano” e in effetti sembra scritto più da Gianni Letta che dal Premier.
Berlusconi è uno strano animale politico, capace di continue uscite irritanti e sconcertanti, ma per quasi vent’anni ha regolarmente battuto tutti i suoi avversari interni (dato che quelli esterni sono sempre stati poca cosa) superandoli con un guizzo sul filo di lana.
Quasi tutti erano convinti che il sempre debordante “ego” del personaggio lo avrebbe costretto a dire quello che non doveva dire (contro i Finiani) e quindi a fare una irreparabile frittata politica,anche contro il suo interesse, decretando così la fine della legislatura.
Solo due giorni fa sul Corriere Gianni Letta non aveva nascosto il suo disappunto per le continue intemperanze del premier, la sua tendenza ad ascoltare a Palazzo Grazioli personaggi di dubbia levatura e addirittura aveva concluso con un “ma non so se resisterò ancora”.
E invece il gatto dalle sette vite è di nuovo venuto fuori con un discorso tanto “moderato” e “istituzionale” da fare strabuzzare gli occhi a chi lo leggeva.
Non c’è quasi nulla dello stile berlusconiano.
Ma il discorso è la ennesima controprova del fiuto politico del personaggio, che gli ha consentito di durare quasi vent’anni.
Il momento era difficilissimo per Berlusconi,perché non ostante i calcoli ancora una volta sballati di alcuni suoi consiglieri- camerieri al premier doveva apparire chiaro che i conti non tornavano affatto.
L’equazione semplicistica : fuori Fini dentro Casini, per la quale facevano il tifo i Berluschini di tutta Italia si è dimostrata impraticabile.
Una crisi di governo per andare alle elezioni in marzo comporterebbe rischi da brivido in campo internazionale consistenti sopratutto nella sempre incerta tenuta dei rinnovi dei Bot sui quali la speculazione è prontissima a riversare miliardi per affondare l’Italia e l’Euro guadagnandoci sopra.
Se si palesassero scenari di questo tipo, Tremonti diventerebbe presidente del consiglio nel giro di tre giorni con uno schieramento trasversale dato che l'argomento soldi è l'unico che tutti capiscono.
Ma anche nella situazione politica interna in caso di crisi di governo i preventivi e indispensabili passaggi parlamentari potrebbero presentare scenari altrettanto da brivido per il premier se si formasse una maggioranza quale che sia per un governo di transizione o per una nuova legge elettorale, con il palesarsi sempre più probabile del famoso terzo polo che va da Fini a Casini a Rutelli a Lombardo e chi più ne ha più ne metta.
Ma al momento decisivo Berlusconi ha ascoltato ancora una volta Letta è ha fatto probabilmente la scelta giusta non solo per sé stesso ma anche per il paese, allontanando almeno per un po' la prospettiva delle urne.
E’ noto che Berlusconi fa la prima colazione con cappuccino, brioche e sondaggi.
I sondaggi da tempo gli avevano dato notizie tutt’altro che rassicuranti.
I così detti “poteri forti” industria finanza, Vaticano ecc. da qualche tempo avevano ormai cambiato atteggiamento verso il berlusconismo e si erano messi per traverso.
Gli alleati di peso Bossi – Tremonti “semper fideles” come i Carabinieri sono ben attenti ai segni di smottamento e pronti a muoversi per prendersi la poltrona di Berlusconi all’occasione propizia,come si è già accennato, e questo è nelle regole del gioco.
Il terreno era ed è scivoloso,una mossa falsa e si era allo scacco matto.
E quindi provvisoriamente forse è andate bene, ma i problemi del paese sono ancora tutti lì.
I “poteri forti” si sono sentiti dire dal premier quello che si aspettavano di sentire e quindi per un po’ faranno tacere le artiglierie, a patto però che alle promesse segua l’azione ed alla svelta.
A mio avviso però sta maturando il problema dei problemi dell’Italia di oggi per risolvere il quale sia il Berlusconismo sia l’anti- Berlusconismo hanno una classe dirigente inadeguata per affrontarlo.
La ribellione di Fini e compagni è la punta dell’iceberg. Andrebbe guardare bene la montagna che c’è sotto.
Sotto ci sono ben altro dei rancori di un singolo politico frustrato, o altre questioni personalistiche, sotto c’è il Sud che reagisce al crescente potere della Lega, che Berlusconi deve subire per sopravvivere.
Ma soprattutto c’è un Nord che non sopporta più la convivenza con un Sud sempre più impresentabile e avvitato sulla propria decadenza,che appare irreversibile.
Né Berlusconi né Bossi probabilmente sono né saranno in grado di gestire un processo storico che sta maturando nell’ombra ma che ha una forza dirompente.
La politica al momento non è in grado di gestire il problema e addirittura non ritiene politicamente corretto nemmeno di parlarne apertamente.
La Lega sarebbe la naturale levatrice di un tale processo, ma l’aumento esponenziale del potere locale e nazionale che si trova a gestire con una classe politica ancora non sufficientemente preparata e matura,e i primi casi di corruzione fra le sue file la fanno barcollare.
C'è poi un crescente malcontento che comincia a serpeggiare fra le sue file a causa del prezzo ,troppo altro per molti,che Bossi ritiene di dover pagare a Berlusconi per aver un federalismo dai tempi troppo lunghi e dall’esito incerto.
Ora anche la Lega rischia.
Guadagnerebbe e molto ad eventuali elezioni se tenute oggi o domani, ma dopodomani probabilmente condividerebbe il peso del logoramento con il Berlusconismo.
Se non la Lega allora chi farà da catalizzatore per portare il Nord a diventare una Svizzera padana?
Chi realizzerà il sogno di Gianfranco Miglio,lo storico ideologo della medesima Lega sulle macroregioni?
Quando un fenomeno politico è maturo nel subconscio della gente, basta un personaggio ,magari esponente del mondo produttivo che lancia un referendum regionale o qualcosa del genere e si aprono le danze.
Staremo a vedere.

lunedì 27 settembre 2010

Il tormentone sulla casa di Montecarlo rivela tante cose

Prima considerazione : il fatto che i paradisi fiscali sono realmente il posto giusto per depositarvi capitali o società da occultare a fisco, inquirenti o ficcanaso di ogni specie.
Se con i potentissimi mezzi dei quali verosimilmente dispongono Berlusconi, Fini e i gruppo editoriali contrapposti (Mondadori,Giornale ecc. da una parte e Repubblica-Espresso dall’altra),se non addirittura i servizi segreti italiani o di amici del premier o dei nemici del premier non sono ancora riusciti a mettere le mani su un atto dal quale risulti quale è la persona fisica o le persone fisiche intestatarie della famoso appartamentino di Montecarlo, si capiscono tante cose.
E’ chiaro che se i paradisi fiscali sono così realmente impenetrabili, chi vuole “giocare sporco” (e sono molti) nella politica, nella finanza, nell’industria, nel crimine organizzato può fare tranquillamente i propri comodi.
E il cittadino comune, che non ha i mezzi materiali potere usufruire dei servizi “off shore” nemmeno se lo volesse, può solo fare da spettatore come un allocco.

Seconda considerazione : è deprimente constatare che il popolo degli allocchi riesce ad appassionarsi ai quotidiani rilanci su questa vicenda senza rendersi conto che comunque andranno le cose, la sostanza della vicenda consiste prima di tutto in una grandissima presa per i fondelli del Sig. Rossi, l’italiano tipo, sia che questi faccia il tifo per Berlusconi o per Fini o per nessuno dei due.
La sostanza della vicenda è nell’avere rotto il velo, che nascondeva cosa fa la politica reale, che non è il teatrino dei talk show o di Montecitorio.
La classe dirigente attuale, politica, imprenditoriale, finanziaria ecc. è cliente abituale dei servizi “off shore” ,alla faccia del medesimo Sig. Rossi, contribuente magari a reddito fisso e quindi onesto per forza.
Ma la destra- destra, alla quale apparteneva il famosissimo appartamentino di Montecarlo,non era quel partito del quale il suo fondatore, Giorgio Almirante, rivendicava la assoluta onestà e integrità, quando raccontava , che loro erano gli orgogliosi i figli di quel capo storico,che era stato appeso a testa in giù a Piazzale Loreto, ma che dalle sue tasche non era caduto per terra nemmeno un centesimo ?
Sarà anche vero letteralmente, ma se è vera anche la storia sussurrata, ma che tutti conoscono che il mitico oro di Dongo non sarebbe stato poi così mitico,tanto che sarebbe stato sequestrato dai partigiani comunisti per essere investito nell'acquisto del ben noto palazzaccio di via delle Botteghe Oscure, sede storica del PCI,allora proprio in questa storia sussiterebbe l'origine di quel consociativismo, che ha impedito alla politica in Italia di essere una cosa seria.
Ma se i nipotini politici del fascismo tengono tanto alle mani pulite,come mai ora si trovano invischiati in giri finanziari così torbidi?
E’ vero che loro hanno solo venduto quell’appartamentino, ma essendo un partito politico e con quelle pretese non potevano scegliersi un acquirente un po’ meno occulto, proprio per coerenza agli ideali professati?
Sappiamo benissimo però che è facile, ma inutile gettare la croce solo sopra Alleanza Nazionale, perché è risaputo che tutta la classe politica fa affari nello stesso modo.
Verrebbe da chiedersi per decenza se il premier è proprio così vergine in materia di uso di servizi “off shore” da poter scagliare la prima pietra su qualcun altro.
La miriade di partiti e partitelli dell’opposizione non è anche questa costituita da dirigenti politici, che hanno imparato da lungo tempo come riparare il tesoretto acquisito più o meno onestamente, i più tradizionalisti in Lussemburgo o proprio a Montecarlo, i più naif a Lugano, i più aggiornati nelle varie Isole Caraibiche ecc.?
Quello che non si capisce è come mai i Signori Rossi di tutta Italia continuino ad appassionarsi da quasi vent’anni allo sterile giochino : “Viva Berlusconi!” qualsiasi cosa faccia o “al diavolo Berlusconi !” , sempre qualsiasi cosa faccia, senza che gliene vada in tasca un centesimo, senza che in realtà la cosa li riguardi minimamente.
Possibile che non si siano ancora resi conto che tutto il gioco è fatto sopra la loro testa da una oligarchia consociata (“comunisti” e “berlusconiani” interessati a lasciare le cose di fondo così come sono) che ci spinge di giorno in giorno a diventare una qualunque alla repubblica della banane ?
Perché per reagire il popolo deve aspettare che “lor signori” ci riducano alla fame o pressappoco come è successo alla Grecia?
Questa vicenda è proprio emblematica di questa fase di decadimento finale del berlusconismo, perché mostra per la prima volta in modo abbastanza chiaro l’esistenza di due livelli di politica.
Uno finto e recitato per il pubblico nelle sedi istituzionali e nei talk show, un altro che è quello della potere reale nel quale la casta politica fa i propri affari in modo consociativo, trasversale e occulto.
Il popolo non deve sapere come stanno realmente le cose,salvo quando, come in questo caso, o quando compaiono intercettazioni compromettenti il velo si straccia e anche il popolo viene a sapere cosa fanno realmente i politici e che è nei siti “off shore” che si svolge il gioco del potere reale.
Abbiamo dietro di noi quasi vent’anni di stagnazione economica,civile e culturale della quale portano la medesima responsabilità centro destra e centro sinistra, che si sono alternati al potere senza che fossero capaci di cambiare nulla di sostanziale.
I problemi di fondo che il paese subiva e che gli impediva di crescere per modernizzarsi vent’anni fa sono ancora qui tutti e tutti irrisolti : lavoro che non c’è, stipendi e pensioni sempre più bassi e di molto rispetto a quelli europei, tasse alte che non corrispindono a servizi a livello europeo, sistema scolastico con risultati allarmanti, corruzione della classe politica a livelli extraeuropei, criminalità organizzata, che controlla intere regioni del sud e che è sempre più forte anche al nord.
Non basta per convincersi che occorre girare pagina?
Girare pagina,dovrebbe ora essere chiaro, non significa semplicemente far fuori Berlusconi per sostituirlo con uno qualsiasi degli anti- Berlusconi ora sul mercato,tutti vecchi arnesi,che hanno già ampiamente dimostrato di non essere capaci di fare nulla o quasi quando il potere ce l’hanno avuto.
Bisogna far uscire allo scoperto il nuovo, che nella società già c’è e che non riesce a farsi politica, perché la politica gli chiude le porte in faccia.
Per fare questo bisogna capire bene una cosa.
Il corto circuito che ha bloccato il paese in vent’anni di vuota contrapposizione Berlusconi si, Berlusconi no eludendo tutti i problemi del paese è stato figlio del peggio del costume nazionale, conservatore per pigrizia.
È comodo affidandosi ciecamente ai giornali o ai telegiornali confezionati apposta per confermare la validità dei propri pregiudizi contrapposti.
Guarda, avevo proprio ragione, si diceva il Sign:Rossi leggendo il Giornale o Repubblica oppure guardando il TG 5 o il TG 3, secondo in quale curva da stadio aveva militato in questi ultimi vent’anni, lo dice anche il mio giornale, la colpa è tutta di loro (i “comunisti” o i “berlusconiani”).
E invece la colpa era proprio nella pigrizia che il Sig. Rossi aveva respirato dal costume nazionale e aveva fatta propria.
Il solito gattopardesco far finta di cambiare tutto (la pretesa rivoluzione liberale del berlusconismo o il riformismo kennediano degli anti –berlusconiani, tutte pretese che si sono dimostrate del tutto fuori portata rispetto alle capacità di questa classe politica) per non cambiare nulla.
Perché il Sig.Rossi è stato al gioco e quindi perché deve prendersela ora prima di tutto con sé stesso per le cose che vanno male e non con i “comunisti” o con “berlusconiani”?
Perché gli faceva comodo lasciare le cose come stanno per non rischiare di intaccare le proprie rendite di posizione in quanto impiegato pubblico o fruitore di finanziamenti pubblici o pensioni di invalidità fasulle o altri sussidi.
Perché gli faceva comodo andare avanti a usufruire dei privilegi della sua casta , eludere il fisco il più possibile, fare i propri comodi contando sui condoni,far finta di non vedere che difendere solo il lavoro solo di chi ce l’ha già escludeva tutta una generazione da prospettive decenti di vita ecc. ecc.
Da questo marasma se ne esce solo uscendo da questa pigrizia e dai pregiudizi che ci si porta dietro, bisogna imparare a mettersi in discussione e rendersi conto che se il paese va di male in peggio la colpa non è solo di “lor signori” ma è di ognuno di noi e che se le cose vanno male occorre che ognuno di noi cambi non solo nelle idee ma anche nei comportamenti. Se non riteniamo di essere capaci di fare così non diamo la colpa ai politici.
Una nuova classe dirigente bisogna cercarsela guardandosi intorno.
I sociologi della politica e i politologi ci possono confermare che per creare veramente il nuovo si comincia inevitabilmente dalla partecipazione a forme associative, che si servano anche del web ma non mitizzando i nuovi media,che sono solo mezzi, poi ci vuole comunque la sostanza, gli incontri reali di persone fisiche da qualche parte per fare qualcosa.
I “grillini” in Italia cioè il popolo di Beppe Grillo a sinistra ,o i “tea party” ,che stanno sconvolgendo le vecchie gerarchie del partito repubblicano in America a destra, sono due esempi di come la società civile, se vuole ,può dare alla politica bloccata salutari scossoni.
Aria fritta sembra invece venire in Italia dalla miriade di fondazioni messe in campo dalle componenti dei partiti, che però almeno hanno avuto il merito di consentire a parecchi giovani intellettuali di buon livello di cimentarsi per la prima volta nell’arena della politica.
Penso che il Sig.Rossi l’abbia quasi capito che è ora di finirla di affidarsi al demiurgo di turno, che dice di essere diverso e più bravo di tutti gli altri, capace di risolvere i nostri problemi.
I nostri problemi ce li dobbiamo risolvere noi, mettendoci in comunicazione,condividendo idee e proposte, il nuovo modo di far politica, ce lo dobbiamo inventare, come del resto è sempre stato fatto in passato.
Chi ha il potere non lo molla mai né volentieri,né di sua iniziativa, bisogna organizzarsi per toglierglielo.

venerdì 24 settembre 2010

Il relativismo etico di papa Ratzinger

Papa Ratzinger tuona quotidianamente contro il relativismo etico, ma poi lo pratica pure quotidianamente con la teoria della ragion di stato ed altre teorie basate sullo stesso meccanismo logico : il fine supposto buono giustifica i mezzi disonesti usati per raggiungerlo.
Tutta la vicenda dei preti pedofili cos’è se non l’uso sistematico del relativismo etico? La pedofilia è (giustamente) considerata dalla chiesa uno dei peccati più gravi, ma se viene praticata dal clero meglio far finta di non vedere nulla perché lo scandalo che deriverebbe dal rendere pubblici tali comportamenti nuocerebbe al buon nome della chiesa.
Il Vaticano infatti si è deciso ad assumersi le proprie responsabilità su questi comportamenti di una parte del clero quando vi è stato costretto dai tribunali che hanno condannato preti pedofili o meglio le loro parrocchie o le curie dalle quali dipendevano e in alcuni casi il Vaticano stesso, a risarcimenti giganteschi in una miriade di cause in ogni parte del mondo.
La reazione cioè c’è stata quando la chiesa istituzionale è stata toccata nel portafoglio e questo non è stato bello.

Sullo stesso piano logico la pratica della teoria dei “vizi privati e pubbliche virtù”,praticata per millenni, per la quale se un cittadino comune conduce una vita privata non coerente con la rigidissima dogmatica sessuale e familiare cattolica, la sua vita viene bollata come “peccaminosa” e fuori dalla chiesa.
Ma se autore di tale comportamenti è un potente, allora i suoi “vizi” vanno ignorati se lo stesso potente è in grado di procurare delle utilità e dei privilegi alla chiesa nell’esercizio del suo ufficio e il potente stesso va accolto con tutti gli onori non solo in Vaticano ma anche nella chiesa.

In materia di soldi il copione si ripete. Se qualcuno o qualche istituzione finanziaria usa i denari che sono loro affidati non in modo trasparente per ricavarne forti guadagno con operazioni criminose come il riciclaggio di danaro sporco,la chiesa (giustamente) lo condanna come autore di peccati infamanti.
Ma se a praticare tali operazioni non è un cittadino comune, ma un prelato o un laico che amministra fondi della chiesa e da quelle medesime operazioni derivi aumento di ricchezza per la chiesa medesima (in pura teoria) “per esercitare opere di bene”, tutto va bene.
Lo Ior, la banca vaticana ha una storia criminale (ora ben documentata) agghiacciante.

Ancora la stessa logica viene applicata ad una questione assolutamente di fondo come la libertà di praticare la propria religione in qualsiasi paese, cioè alla questione della “libertà religiosa” o “libertà di coscienza”.
Peccato però che la medesima libertà di religione si basi sul fondamentale principio appunto della libertà di coscienza,in base alla quale per definizione l’individuo risponde delle sue scelte solo alla sua coscienza e quindi non è vincolabile a dogmi imposti dall’esterno da gerarchie ecclesiastiche di alcun tipo.
La chiesa evita l’impatto con questo corto circuito logico,che distruggerebbe il suo castello dogmatico parlando non di libertà di coscienza, ma di libertà di religione.
La chiesa infatti rivendica (giustamente) la libertà religiosa per i cristiani diciamo in Africa, ma in Italia addirittura invita alla disobbedienza civile se leggi dello stato introducessero istituti ad esempio come le unioni di fatto nel diritto di famiglia perché la chiesa medesima pretende di imporre la propria etica dogmatica anche a chi segue altre confessioni o nessuna confessione religiosa.
E così contesta (giustamente) l’applicazione della shaaria nei paesi a maggioranza islamica perché
così facendo non si riconosce più la libertà di coscienza a chi pratica altre fedi o non professa alcuna fede religiosa, salvo poi voler applicare la morale dogmatica cattolica anche ai non cattolici praticanti in Italia.

Non entriamo nel campo delle guerre di religione,praticate per secoli o della pena di morte, praticata dallo stato pontificio pure per secoli (e tutt’ora non del tutto esclusa dal catechismo) perché fortunatamente ,almeno per il momento, vi è stato da parte della chiesa una salutare revisione delle erronee posizioni, che aveva sostenuto in merito tenacemente in un passato non tanto lontano, ma fortuna comunque passato.
La guerra è una schifezza, ma se chi la pratica procura l’allargarsi del cattolicesimo nel mondo allora va bene ed anzi va benedetta.
Se le conversioni e i battesimi vengono fatti sotto la minaccia della spada di una qualsiasi potere, tutto va bene ed anzi quel potere va benedetto.
La storia è andata avanti così per secoli.
Ci sono stati vescovi che hanno benedetto i gagliardetti fascisti , le armate franchiste in Spagna, Pinochet in Cile, eccetera, eccetera.
Tutto passato per fortuna, ma tutto di proporzioni tali da farne un libro nero di grosse dimensioni,che certo non giova alla credibilità della chiesa.

C’è forse un difetto di origine in tutti questi casi di uso sistematico di due pesi e due misure da parte della chiesa cattolica, che condanna la sua morale al relativismo.
Ed è alla radice storica di tutti i mali della chiesa, la svolta costantiniana, quando la chiesa si è istituzionalizzata sottomettendo l’altare alla spada dell’impero.
Ed allora il libero spirito evangelico che si identifica nel concetto di misericordia, è stato nel corso dei secoli istituzionalizzato nel sacramento della penitenza, usato costantemente di facciata per “la Salvezza delle anime”, ma di fatto per servire la spada del potere, come il più potente strumento di controllo di massa mai trovato.
Il filone delle dottrine politiche clerical - reazionarie che ha in De Maistre il suo maggior teorico lo dice apertamente, ma in ogni caso oggi è possibile reperire studi storici di grande livello soprattutto relativi all’opera del Cardinale della Controriforma, Carlo Borromeo, ed all’inquisizione, che chiariscono questo aspetto del “sacramento” in modo difficilmente contestabile.
Ma quand’anche il fine vero della confessione non fosse il controllo di massa dei popoli per conto del potere del momento le cose non migliorerebbero di molto dal punto di vista del relativismo etico.
Infatti se il gran castello della dogmatica cattolica prescrive una via strettissima e scurissima,per rimanere nei confini di ciò che è permesso dalla morale stessa, poi nel confessionale la storia è tutta diversa e tutte le porte sono aperte.
Due pesi e due misure risulta essere quindi il fatto addirittura istituzionalizzato più rilevante della morale cattolica ufficiale.
Vengono alla mente i motti di Agostino "ama e poi fa quello che vuoi" (dal commento alla prima lettera di Giovanni 7,7-8)ed il corrispettivo ancora più radicale del suo discepolo Lutero “pecca sed crede fortiter”(dalla lettere a Melantone del 1521) che sono i vertici teorici del relativismo cristiano.
Non invidio papa Ratzinger che si propone in ogni intervento di predicare contro il relativismo, perché di fatto predica contro sé stesso.
Difficile fare proseliti o almeno bloccare il costante assottigliamento del “gregge dei fedeli” se non si riesce a fare un minimo di chiarezza nel proprio universo di pensiero.
Se il papa di una chiesa che si trova in una delle più gravi crisi della sua storia o i cristiani turbati e disorientati cercano una via di uscita credibile la cerchino non nelle istituzioni ecclesiastiche, ma nel semplice e puro messaggio evangelico.
Se si vuole farlo c’è però una “condizio sine qua non” da superare e temo che sia questo papa, sia tanti cristiani forse non sono ancora maturi per superarla e consiste nel buttare decisamente a mare la gran parte dell’istituzione ecclesiastica, della sua gerarchia e del suo castello dogmatico, conservando solo il vangelo, il messaggio.
Non c’è bisogno d’altro, certo però che studiarsi i testi con la responsabilità della propria coscienza è più faticoso che andare a sonnecchiare durante le peraltro non brillanti liturgie, che offrono oggi le nostre chiese, pensando così di essere riusciti a salvarsi l’anima con poco prezzo.
L’enorme patrimonio culturale, artistico e storico ispirato al cristianesimo rimarrebbe comunque una delle nostre radici fondamentali.
Ben inteso integrata dalle altre radici altrettanto fondamentali ,che lo sviluppo del pensiero umano ha donato alla nostra specie con la filosofia e con la scienza.