giovedì 28 febbraio 2013

Finalmente è successo, adesso godiamocela





E’ incredibile ma è successo.
Il “tutti a casa” fatto tuonare nelle piazze da quello che appariva come il più improbabile dei politici, solo per  un soffio non è ancora il primo partito d’Italia.
Gli italiani hanno fatto il miracolo, hanno finito di farsi del male e hanno spalancato le finestre al nuovo, al radicalmente nuovo.
La migliore propaganda al Movimento 5 Stelle l’ha fatta ieri il Fatto Quotidiano dedicando tre pagine piene alle foto, l’età e la professione dei neo deputati e neo senatori del Movimento.
Giovani, alcuni giovanissimi.
Ceto medio : impiegati, professionisti, studenti, operai, disoccupati.
Una foto di gruppo fantastica dell’Italia che risorge, pulita.
Godiamocela, perché abbiamo fatto bene a crederci, anche se sembrava impossibile.
Subito dopo però prendiamo coscienza dell’enorme peso della responsabilità che ora va gestita.
E’ ridicolo suggerire come comunicare a un mago della comunicazione come Casaleggio, ma ora il primo errore da evitare è quello di parlare in modo esoterico per sottolineare che si è i portatori del nuovo, diversi dagli altri.
Quando sento parlare del Movimento 5 Stelle come di  non –partito, capisco la ragione del messaggio, ma mi vengono i brividi perché quel modo di parlare mi richiama i vuoti sproloqui inventati solo qualche tempo fa da Pannella per il Partito Radicale, che aveva definito come  partito non- partito, trans – nazionale, trans- partito.
E’ stato ricompensato scendendo all’1% e poi neanche più a quello.
Ora occorre abbandonare il linguaggio incentrato sul “non” e usare in abbondanza quello in positivo, per farsi capire bene dalla  gente.
La diversità, il nuovo sostanziale del 5 Stelle sta nella democrazia diretta.
Torniamo all’agorà  Pericle ed al villaggio svizzero, dove si chiede a tutti cosa pensano su ogni problema, cosa vogliono fare.
Non è una favola, oggi c’è la rete, c’è la tecnologia, che lo consente.
Siamo in ritardo nell’uso di internet, ma relativamente.
Ci sono ormai anche un sacco di anziani che trafficano coi computer.
Ora tutte le famiglie hanno dovuto capirla : se vuoi iscrivere i figli a scuola devi saper usare il computer e andare in rete, se vuoi parlare con Inps per la tua pensione devi mettere le  mani sul maledetto Pin o rimani fuori, se vuoi sapere i movimenti del tuo conto in banca o in posta devi andare in rete eccetera, eccetera.
E soprattutto se vuoi sapere come va il mondo fuori dalla tua porta di casa devi andare in rete.
Il Movimento è fondato su  questo.
E’ una novità enorme, che consente a tutti di essere considerati persone e di  partecipare.
Siamo ben oltre alle vecchie sezioni di partito o al puro indottrinamento e culto del capo dei partiti personali.
E’ venuto il momento difficile della responsabilità, dell’ingresso nelle istituzioni e quindi del confronto in quella sede con le forze politiche esistenti.
Certo che è dura andare a parlare e trattare con quelli che hai sbertucciato su tutte le piazze fino al giorno prima.
Bene a fatto Grillo in prima battuta a non fare sconti a Bersani.
Bene a fatto ricordare in prima battuta che Bersani è uno sconfitto e che gli sconfitti nelle democrazie moderne se ne tornano a casa. Subito.
Giusto e doveroso ricordare agli italiani che Bersani è corresponsabile di gran parte del malaffare affaristico italiano, gestito per anni o decenni “inciuciando” più o meno sottobanco col berlusconismo, combattuto solo a parole e buttargli subito in faccia le troppi e ingiustificabili cose doverose ma non fatte (legge elettorale, conflitto di interessi ecc.) dal PD al governo.
Ora però occorre mandare segnali chiari al popolo di sinistra e di centro sinistra, che faccia capire che le loro istanze sono le stesse del Movimento , che il Movimento esprime in modo più moderno, ma sono le stesse che la dirigenza del Pd non è stata in grado di portare avanti.
Che la porta è chiusa in faccia alla attuale dirigenza del PD, ma è spalancata per accogliere  la sua base con le sue istanze.
L’elettorato progressista è l’elettorato del 5 Stelle ed è quindi inevitabile che il Movimento  si proponga prima di tutto come la nuova casa dei progressisti.
Passaggio delicatissimo questo perché giustamente Grillo sa che il suo messaggio  è ascoltato anche nel bacino abitato dalla base berlusconiana.
Grillo, come Matteo Renzi ha avuto l’intelligenza di capire che se Berlusconi, è inutile spenderci ulteriori parole, è un leader impresentabile e decotto come Bersani, la sua base va prima di tutto rispettata e poi ascoltata per capirne e interpretarne le istanze.
Non è un caso che nel programma e nei discorsi del 5 Stelle ci siano alcune cose che toccano corde sensibilissime nel popolo ora berlusconiano come abolizione dell’Imu , abolizione o ristrutturazione di Equitalia, critiche al protagonismo delle procure, scetticismo verso il mantenimento dell’Euro, critiche ai sindacati così come sono oggi, favore per le partite Iva e le piccole imprese.
Grillo parla al cuore del popolo berlusconiano come nessun altro.
Il New York Times di ieri aveva un editoriale inevitabile sul quale cercava di spiegare al mondo anglosassone la cosa più incomprensibile all’estero : come è possibile che gli italiani continuino a votare per un personaggio disastroso come Berlusconi?
Il senso della risposta è stata questa : gli italiani da sempre votano di pancia per quello che avvertono come l’uomo forte, come uno che sia in grado di prendere decisioni da sé.
Sembra semplicistico, ma credo che sia  un risposta corretta.   
Ed allora le caratteristiche della personalità di Grillo, che vengono dipinte come i suoi più grossi difetti ed eccessi, forse saranno il suo punto di forza verso questo popolo berlusconiano.
Grillo si è imposto anche con l’immagine dell’uomo solo al comando, un limite certo, ma per un certo elettorato di pancia, qualità indispensabile e siccome siamo in Italia un asset importante.
E veniamo alla sostanza, alle cose da fare.
Ieri il povero presidente Napolitano a Berlino si è preso delle belle uova marce in piena faccia, uova che non erano dirette a lui, ma a noi, che ci faremmo governare da due clown.
E’ un fatto gravissimo, che va messo in evidenza perché condizionerà il futuro politico.
La Germania sta tenendo posizioni  ideologiche al limite dell’ossessione, che peggioreranno man mano che si avvicinano le sue elezioni d’autunno.
Da noi si comincia a capire in ritardo  che è oramai verosimile che questi atteggiamenti di pancia, questa volta assunti dai tedeschi, portino quel paese a far saltare il banco dell’Euro.
Il problema numero uno è quindi questo.
Da noi nessuno ne vuole nemmeno parlare, ma ora è venuto il momento di guardare in faccia la realtà.
Il governo dei tecnici di Monti, tutti economisti o banchieri, ultra allineati con Bruxelles e Berlino è stato forse il più impopolare della storia  e ha fallito miseramente.
Ora la vogliamo finire di affidarci al giudizio di una casta di economisti  e banchieri arroganti che in questi ultimi decenni non ne hanno imbroccata una e la cui scienza non è certo più utile delle previsioni  meteorologiche del tipo : domani pioverà o forse farà bello.
Non si nega certo la complessità tecnica dei problemi, ma gli economisti tornino a fare il loro mestiere che è accademico. Valuteremo i loro studi, ma a decidere deve essere la politica, cioè noi.
Venga ristabilita la democrazia sostanziale.
Grillo, non deve sbagliare la bracciata sull’Europa e sull’Euro, qui bisogna avere coraggio e prendere il toro per le corna, bisogna uscire dall’Euro, tanto prima o poi ci esce la Germania.
Grillo in materia di politica economica  è l’unico ad avere accumulato in anni di battaglie e di studi un enorme patrimonio di credibilità e di coerenza nel settore della gestione dell’ambiente e nel predicare, anche qui unica voce nel deserto, la necessità se non della decrescita pura e semplice, almeno di una economia sostenibile e quindi una inversione di tendenza nel consumismo, nello spreco, nella cementificazione di tutto.
Gli economisti della sua area predicano da anni il vangelo del premio Nobel Stiglitz, che è un ottimo vangelo di politica economica. Basta col riferimento unico al Pil ma attenzione ai ben più importanti indici di benessere, cultura e felicità.
L’avventura è appena cominciata.
Ci sarà un riscatto di intelligenza atto a condurre il PD ad approvare subito alcune delle leggi prioritarie per il 5 Stelle aprendo una nuova era?
Lo spero ma l’intervista di oggi di D’Alema, che si dice rispecchi il pensiero del Quirinale, fa pensare ai soliti inciuci vestiti da “governo di scopo”.
Ma quello che temo ancora di più è il caimano, il peggiore di tutti, perché  essendo l’unico gallo oltre a Grillo in un pollaio di capponi è maledettamente più abile degli altri.
Temo cioè che per accaparrarsi in cambio una qualche carica atta a tenerlo fuori da San Vittore sia disposto a votarle lui le leggi di Grillo.
Sarebbe veramente dura.






martedì 26 febbraio 2013

Grillo si è speso di più e ha preso di più, gli altri hanno riproposto la solita minestrina riscaldata da pensionato per anziani





Aria nuova, fantasia in cucina.
Se non è ancora la famosa “fantasia al potere” del ’68 ci assomiglia.
Dopo i cupi anni 80 e primi anni 90 che avevano segnato il declino della Dc e la sua progressiva  perdita dell’anima del suo cattolicesimo sociale e poi dopo gli ancora i più cupi anni del ventennio
Berlusconiano il paese era terribilmente regredito.
Lo  dicono gli indicatori economici e sociali nel confronto con quelli degli altri paesi sviluppati e le cifre non sono opinioni, sono dati.
Ma il regresso più grave si è verificato nell’incanaglirsi della tempra morale  degli italiani e del loro livello culturale, che si abbassava invece che salire.
Trent’anni che hanno prodotto un paese peggiore di prima, conformista, ingessato, con gli occhi fissi su sé stesso e incapace di guardare oltre il proprio naso, proprio quando il mondo viveva la rivoluzione della globalizzazione.
Sgovernato da una classe politica incapace e corrotta.
Berlusconi, Bersani, Monti sono l’ideale per fare il consiglio di amministrazione di quel grande pensionato per anziani che è divenuta l’Italia.
Anziani tutto sommato soddisfatti e che quindi non amano cambiare.
Anziani che amano raccontarsi le loro cose e che quindi tendono a guardare più indietro che avanti.
E per certi versi andrebbe bene così, nel senso che le storie delle proprie vite devono essere utili per interpretare i tempi nuovi e non ricommettere gli stessi errori.
Il guaio però è che là, fuori dal pensionato,  c’è un mondo nuovo, del tutto diverso e in subbuglio.
Ci sono quattro milioni di disoccupati, destinati a diventare cinque o sei se si va avanti come prima.
C’è una massa impressionante di giovani, che sono comunque i titolari del futuro ,senza lavoro, che non si accontentano di essere mantenuti dalle pensioni dei genitori, perché realisticamente sanno che quelle pensioni a un certo momento finiranno ed a quel momento sarebbe la rivoluzione, la dissoluzione della società, giovani contro anziani.
La miopia del governo del pensionato costituito dal triumvirato Berlusconi, Bersani, Monti non ha fatto nulla, né farà nulla per cambiare un paese che registra la più grande e destabilizzante disparità fra le classi della sua storia recente : ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e soprattutto poveri sempre più numerosi.
Il ceto medio, colonna portante di qualsiasi società moderna lì sul bordo del burrone dove sotto si intravvede la quasi povertà.
Una società dove il vecchio patto sociale è saltato e la rabbia cresce.
Quelli del pensionato si raccontano le loro cose davanti a cappuccino e brioche al bar.
Ma là fuori la gente perde il lavoro al ritmo di 2.000 persone al giorno.
E allora? Allora benvenuto il Grillo urlante nelle piazze a ridare speranza a un paese in coma, o avreste preferito che arrivassero in piazza le camice nere?
La politica non ammette vuoti di potere e il governo del pensionato non gestisce più un  potere ma si produce in un continuo sonnecchiare, come dimostra il fatto che lascia scorrazzare nelle istituzioni e fuori corruzione e malaffare a livelli insostenibili.
Con Grillo abbiamo fatto il famoso salto nel buio?
Il buio era l’aria pesante che c’era prima nel pensionato.
Grillo ha spalancato le finestre per cambiare l’aria.
Intendiamoci però, ci vuole del tempo.
Grillo ha bisogno di istituzionalizzarsi, senza perdere la titolarità del nuovo e la spinta propulsiva : questo non sarà facile.
Nel frattempo i gestori del pensionato Berlusconi, Bersani, Monti faranno quello che avevano spergiurato agli elettori che non avrebbero fatto mai e cioè faranno il grande inciucio, il governissimo, che poi non è niente di diverso da quello che avevano fatto da un anno a questa parte, e che di fatto facevano anche prima, tanto è vero che non avevano mai fatto la legge sul conflitto di interessi, non avevano cassato il porcellum e avevano lasciato che Berlusconi schivasse la galera, cambiandosi il codice penale soprattutto sul falso in bilancio, che è la madre di tutto il malaffare.
Berlusconi dirà di avere vinto queste elezioni, dopo avere perso addirittura il 15% e portando la destra al suo minimo storico.
Il suo compagno di governo del pensionato, Bersani è finito politicamente anche lui come Berlusconi, ma la sua forza politica ha qualche speranza per il futuro, perché se Berlusconi lascia la destra al minimo storico e senza speranza per il futuro per semplice fatto che non ha letteralmente giovani leve, il PD guarda ora insistentemente a Firenze, a Matteo Renzi.
Quest’ultimo ha la responsabilità di ereditare una tradizione politica di tutto rispetto, che ha delle radici, ha dei territori, ha dei riferimenti in ceti e, diciamo pure la parolaccia, in classi ben precise, che Bersani non è stato in grado di rappresentare.
Se ce la farà non lo so ma è certo che può giocarsi la partita.
La logica delle cose vuole che Grillo e Renzi imparino a parlarsi, perché sul fatto che il futuro sia loro ci sono pochi dubbi.
Non ho parlato di Monti, l’altro gestore del pensionato, perché Monti non esisteva politicamente prima e non esiste nemmeno adesso.
L’avevo scritto più volte che Monti non è mai andato oltre all’essere Berlusconi con il loden, cioè un po’ più rispettabile, ma espressione degli stessi ceti berlusconiani e che quindi gli elettori chiamati fra scegliere l’originale e l’imitazione avrebbero preferito l’originale e cioè Berlusconi.
Monti non è mai stato un  alternativa a Berlusconi, perché i due coltivavano lo stesso orto.
Fine corsa anche per lui, anche se per ora magari toccherà ancora a lui andare a parlare alla Culona per conto di un sempre più impresentabile Berlusconi, nella stanca ripetizione del governissimo che non governerà nulla, in attesa di tornare alle urne.

venerdì 22 febbraio 2013

Grillo non ha un programma è solo protesta, dicono tutti, ma allora questo cos’è?





Oramai si contano le ore più che i giorni.
Le elezioni sono alle porte e i partiti sono terrorizzati dal  nuovo, che avanza per la prima volta da decenni di immobilismo, che ci ha portati vicino allo sfascio.
Per fare le pulci a Grillo chissà quanti soldi hanno investito Berlusconi e soci scatenando investigatori privati, giornalisti e quant’altro.
Ieri Libero addirittura dedicava quattro pagine per elencare le presunte nefandezze del personaggio, che avrebbe aderito addirittura a  dei condoni edilizi.
I condoni  sono un delitto politico per chi li legifera non certo per chi ne usufruisce, che sarebbe scemo se non lo facesse.
Il risultato del Movimento 5 Stelle potrebbe essere veramente eclatante se fa così tanta paura alla cricca al potere da decenni, con governi trasversali.
La melma che appare dallo scandalo Monte Paschi evidenzia il fatto che il Pd anche quando era ufficialmente all’opposizione di Berlusconi in realtà trattava continuamente col PDL per la spartizione del sottogoverno e viceversa.
Si dice ora che il potere leghista al nord ed in Veneto particolarmente sta franando a favore di Grillo.
Fosse vero.
Bersani ha cominciato a mostrarsi possibilista nei confronti del M5Stelle e questo è un buon segno.
Monti, dall’alto della sua arroganza continua a bollarlo come un movimento di pura protesta privo di qualsivoglia proposta.
E questo è clamorosamente falso, perché se c’è una forza politica, che ha parlato di cose reali e non seguito Berlusconi nella gara a propinare le solite favole è stato quello di Grillo.
Per di più Grillo, gran parte delle cose che dice oggi, le diceva da quindici anni fa e non da qualche giorno prima delle elezioni, soprattutto nel campo dell’ambientalismo.
Le battaglie contro la cementificazione, che ha depauperato il territorio agricolo esponendolo a disastri ambientali e che ha costruito 5 milioni di appartamenti vuoti e inutilizzati perché evidentemente inutili è stato lui.
Che ha iniziato vent’anni fa le battaglie contro l’inquinamento da discariche , da forni brucia spazzatura e da industrie tipo Ilva, Marghera ecc. è stato lui.
Grillo  è l’unico politico che da 15 anni e quindi ben prima che la crisi economica evidenziasse  la insostenibilità di questo capitalismo all’italiana tutto dipendente dal potere bancario, ha avuto il coraggio di presentarsi alle assemblee degli azionisti da Telecom alle altre importanti  SPA per smascherare management incapaci, se non peggio, che regolarmente gabbavano i risparmiatori.
Se le sue piazze sono gremite di giovani è perché non a caso è lui che da anni porta avanti il discorso del reddito di cittadinanza, primato dell’istruzione pubblica, primato della sanità pubblica, internet libero e gratuito.
Sarò anche tendenzialmente giustizialista, ma non mi dispiace affatto che Grillo sia l’unico politico a dire che non basta cacciare questi politici dal potere, non basta, occorre anche fare loro restituire il maltolto.
Referendum sulla permanenza dell’Euro.
Qui siamo al cuore del problema, al cuore di tutti i nostri problemi attuali.
Quell’altro professore arrogante e venditore di fumo arrivato prima di Monti che era stato Prodi, dopo avere svenduto l’apparato della grande industria italiana pubblica è riuscito a convincere gli italiani, compreso il sottoscritto, che incautamente lo aveva votato, che l’Euro ci avrebbe portati finalmente in serie A.
Ma lui economista di professione è stato doppiamente colpevole di una scelta sbagliata, perché da economista non poteva non sapere che l’Italia non poteva  fingere di essere uguale alla Germania per di più appena riunificata, esattamente come non può farlo oggi.
L’Euro non si poteva fare subito e affrettatamente fra economie così squilibrate a nostro sfavore e senza che la UE avesse meccanismi di omogeneizzazione capaci di abbassare i livelli del Nord per alzare quelli del Sud.
Ora noi manteniamo il super -benessere dei tedeschi con la nostra infinita austerità e non viceversa, non ha senso andare avanti così, in questo modo finiamo in Grecia, per salvare le banche tedesche.
Ma le altre forze politiche sono tutte proni alla linea della commissione Ue, per la semplice ragione che ci sono impegni folli, nero su bianco, che portano la loro firma (Berlusconi,Bersani,Monti).
Solo Grillo pone drasticamente il problema di una inversione di linea: in Europa si, ma fuori dall’Euro per ora e fino a quando il nostro apparato produttivo non sarà ripartito e quindi occorre al più presto  riconquistare la sovranità monetaria che ha conservato per esempio il Regno Unito.
L’Italia peso troppo, non ci sbatteranno mai fuori, perché non ne avrebbero la convenienza, ma prima di negoziare occorre dimostrare di fare sul serio.
Ci vuole una forza politica che tiri il paese fuori da questa melma di interessi bancari, che ci governano senza essere mai stati eletti da nessuno.
Grillo pone anche e finalmente in modo radicale il problema del conflitto di interessi sulle televisioni berlusconiane e di una sola rete televisiva pubblica finanziata dal solo canone.
Riduzione radicale della casta politica e delle relative prebende.
Abolizione delle Province.
Ci sono poi le misure che sono i principi fondanti del Movimento 5 Stelle, cioè quelle dirette a introdurre dei canali fondamentali di democrazia diretta :
- introduzione del referendum propositivo e senza quorum (quello in Costituzione è solo quello abrogativo e il quorum vanifica la volontà poplare);
- obbligo per le Camere di votare sulle leggi di iniziativa popolare, oggi regolarmente buttate nel cestino, dopo che centinaia di miglia di cittadini le hanno firmate e raccolte.
Grillo indica anche la difesa della prima casa come principale ricchezza del ceto medio italiano, anche se a parole ormai questo lo fanno tutti.
Solo Grillo però ad esempio indica misure molto popolari fra i giovani come la fine delle così dette missioni di pace e ovviamente la disdetta del contratto di acquisto dei “caccia dello spreco” F35.
Intendiamoci, tutti sono capaci di fare programmi elettorali accattivanti e tutti cercano di guadagnare voti mostrando collanine colorate prima delle elezioni.
Insisto però a sottolineare il fatto che il Movimento di Grillo le sue linee guida le ripete da almeno 15 anni, come dimostra nero su bianco il suo blog e che molte di queste linee guida le altre forze politiche non hanno mai avuto il coraggio di condividerle perché considerate  troppo radicalmente contrarie a loro interessi trasversali consolidati.
E aggiungo un’altra cosa che considero assolutamente  rilevante.
Oltre a non vendere collanine colorate il giorno prima delle elezioni, Grillo ha da sempre instaurato sul suo blog il costume di fare una utilissima opera didattica fornendo in quasi tutti i post (gli articoli del blog) indicazioni su libri da consultare per documentarsi sui problemi trattati.
C’è una bella differenza fra questi metodi e la sola penosa propaganda con fini di indottrinamento dei fogli berlusconiani o all’opposto il pensiero unico di Repubblica.
Grillo e Casaleggio hanno avuto l’intelligenza di capire che internet avrebbe fatto saltare tutti gli equilibri preesistenti e vi ci sono buttati a pesce.
Il futuro è comunque loro o meglio  dei loro eredi, il popolo dei 5 Stelle, allevato a pane e computer.

giovedì 21 febbraio 2013

E se il papa ce lo eleggessimo noi a suffragio universale che ci sarebbe di strano?




Tecnicamente sarebbe un’operazione decisamente più semplice e meno costosa dell’elezione del  nuovo Parlamento italiano.
Ci si procura il certificato di battesimo e il giorno stabilito si va a votare nella propria parrocchia.
Il giorno dopo si fa lo scrutinio, si annotano i risultati e si portano in Vescovado, dove li si trasmette in Vaticano.
Enorme innovazione? Ma per niente, dal momento che nei primi secoli si faceva esattamente la stessa cosa, vescovi e papi venivano eletti dalle rispettive comunità.
La scelta di sacralizzare la figura del papa, come è avvenuto spesso nella storia della chiesa, innalzandolo al titolo assurdo di Cristo in terra, Vicario di Cristo, senza alcun fondamento scritturale, era stata dettata da ragioni terrene, di potere, per  fare del papa il sovrano posto sullo scalino più elevato possibile, in modo tale che potesse avere l’ultima parola su tutti gli altri sovrani.
E questo in contrasto perfino con la liturgia della nomina del nuovo papa che vuole che sia chiamato ” servus servorum dei” nel momento nel quale gli viene cosparso il capo di cenere, prima dell’imposizione del triregno.
Oggi viene saltata non a caso l’incoronazione, ma il senso della liturgia rimane.
Perfino questa liturgia esalta la funzione di servizio sopra quella di figura sacrale.
Se il papa è stato malauguratamente nei secoli un sovrano fra i sovrani, oggi nessuno lo percepisce più come tale.
Ci sono ancora volonterosi  credenti che vogliono vedere nell’elezione di un nuovo papa  la presenza dello Spirito, ma sinceramente  non vedo come  lo Spirito Santo, se c’entrasse qualcosa,  si fosse spogliato della sua divinità per secoli per esprimere un suo vezzo a favore solo ed esclusivamente dei rampolli, spesso impresentabili, delle grandi famiglie romane o delle signorie italiane : Colonna, Orsini, Barberini, Medici, Sforza ecc.
Questa credo che fosse e che sia  politica e lo Spirito con la politica - politicante non credo che si sia mai trovato a proprio  agio.
Potrebbe servire come indicazione la  modalità di elezione del papa, che segue la antichissima chiesa copta, che proprio l’autunno scorso ha espresso il suo nuovo papa egiziano.
Per tempo vengono proposte dalla base delle candidature, nel caso specifico sono state 17, una apposita commissione le ha scremate a 5 e poi una assemblea abbastanza vasta di 2.400 fra laici e religiosi ha votato su questi 5 per fare uscire una terna.
E adesso  viene il bello per chi ama vederci comparire lo Spirito Santo, perché a questo punto, nel corso di una solenne liturgia un bambino è stato chiamato ad estrarre da un’urna, che conteneva tre schede con iscritti i tre nomi rimasti, la scheda con il  nome del nuovo  papa.
Fumata bianca immediata.
Le contorsioni della politica italiana ci hanno immunizzati da facili ottimismi sulla virtù della democrazia, ma  pure prendendola con sua relativa virtù di sistema verificatosi migliore o meno peggio di tutti gli altri, non c’è dubbio che almeno un papa eletto a suffragio universale sarebbe più autorevole e rappresentativo di uno uscito da un consesso di personaggi, il cui prestigio è ai minimi storici , come sono i membri del così detto sacro collegio di oggi.
Come in Italia c’è una vasta opinione disposata a votare per il governo del paese un personaggio come Berlusconi o un burocrate di partito come Bersani, ci sarebbero fedeli che voterebbero ugualmente per personaggi di dubbia levatura.
Temo che ci sarebbe anche qualcuno che voterebbe il famoso Don Georg perché è tanto carino, ma anche questo fa parte delle regole del gioco.
Ci sarebbero però  anche molti o probabilmente  moltissimi che voterebbero con riferimenti molto più elevati.
Ne uscirebbe la fotografia di una  chiesa come è veramente e come sinceramente né noi né il clero, né le gerarchie sappiamo come sia, perché semplicemente non esistono strumenti trasparenti per poterlo rilevare, come con tutti i loro difetti sono le elezioni a suffragio universale.
E allora perché non lo si fa?
Ci sono ostacoli scritturali, della tradizione o di che cosa?
Non c’è nessun ostacolo serio, ci sono solo poche centinaia di personaggi di vertice, che se il papa venisse eletto a suffragio universale perderebbero il loro potere oggi immenso, finanziario , politico e sulle coscienze.
Come capita in politica, non saranno mai loro a lasciarlo.
Ci vorrebbe un input da parte del popolo.
Ma questo è proprio quello che manca, perché manca addirittura una filosofia, che supporti un’azione del genere.
Il popolo  cristiano è gregge, si sente passivo e se va ancora a messa ci va con lo stesso spirito col quale si mette davanti alla televisione, per  prendere qualcosa, non per dare.
La mentalità dell’autogoverno e della responsabilità personale del credente nella gestione della sua chiesa è praticamente inesistente.
Tutto è delegato a una casta di mediatori, che si bolla poi come inadeguata, superata ecc. , ma non si fa nulla per assumere responsabilità e partecipazione.
E’ il gatto che si morde la coda.
Inutile dire che vedo nero nel futuro di una chiesa combinata come è adesso.
E questo è una sofferenza, perché nella storia della chiesa ci sono mille nefandezze, ma c’è anche una maturazione culturale formidabile che è una ricchezza, che si dissolverà al vento se non si reagisce mai.