venerdì 28 agosto 2020

Alec Ross : il nostro futuro, come affrontare il mondo nei prossimi anni

 





Il traduttore ha reso come dall’immagine di copertina qui sopra il titolo originale “The industries of the future” di Alec Ross, che si presenta come Senior Advisor for innovation per tutto il periodo nel quale Hillary Clinton ha retto il Dipartimento di Stato e poi con ruolo sempre di primo piano nella campagna elettorale che ha portato Obama alla Casa Bianca.

Il libro è uscito per la prima volta nel 2016 e quindi sopratutto a causa della materia che tratta non è recentissimo, ma non è affatto superato da trattazioni analoghe più recenti come l’”On the future” di Martin Rees uscito due anni dopo.

Questi libri, come la più impegnativa e famosa trilogia di Noha Harari, ci mettono davanti agli occhi scenari esaltanti ma da brivido.

Per farla breve basterebbe il titolo proprio del secondo dei libri di Harari sopra citati, che recita in modo lapidario nientemeno che “Homo deus”, per intuire dove si va a parare.

La lettura di libri di questo tipo provoca decisamente uno shock anche in chi è abituato a tenersi aggiornato, ma non è un addetto ai lavori.

Insomma, per farla breve, è esaltante venire a sapere che i nostri nipoti vivranno in un mondo nel quale la specie Homo Sapiens si sarà evoluta in parte in una specie superiore di super uomo o addirittura di Homo Deus vero e proprio.

Ma crea un problema non da poco non solo il fatto che nessuno sa come noi e i nostri figli sapremo gestire una evoluzione così radicale, ma ancora di più preoccupano quelle due paroline

scritte sopra “in parte”.

Questo significa che quella specie di paradiso in terra che si staglia all’orizzonte verosimilmente non sarà per tutti ma solo per una parte,e cioè che ci si sta incamminando verso una società sempre più divisa e ineguale nella quale andranno avanti solo coloro che sapranno acquisire la conoscenza diciamo brevemente delle nuove tecnologie.

Gli altri cioè i non tecnocrati, si troveranno veramente in un brutta posizione.

Però l’estrema utilità di questi libri sta nel saper aprire gli occhi, naturalmente per chi lo vuole e rifiuta di fare lo struzzo.

Temo che il peso dei pregiudizi che ciascuno si porta dietro, unito alla pigrizia di un malinteso quieto vivere potranno creare gravi problemi a chi iscrive fra gli struzzi.

Per una ragione elementare, che ,come è assolutamente certo che non si può dis-inventare la bomba atomica non si possono dis-inventare nemmeno le seguenti nuove tecnologie :


-L’intelligenza artificiale

Quando se ne parla a molti si chiude il cervello, trattandosi di matematica pura.

Stiamo parlando dei famosi algoritmi, dei quali ognuno di noi ha sicuramente sentito parlare.

Si tratta cioè della scrittura con termini e simboli matematici delle varie fasi di una procedura.

Non è assolutamente niente di trascendentale, ma richiede un momento di riflessione e di analisi.

Un esempio banale : quando dobbiamo aprire una porta, dobbiamo per lo più introdurre una chiave nel buco della serratura e poi girare la chiave una o più volte per poi far muovere la maniglia.

Questa è una elementare procedura della quale tutti siamo pratici.

Chi lo sa fare può tradurre questa procedura in termini matematici tramite appunto un algoritmo.

Ma perché? Per complicarci la vita ?

No affatto, la scrittura dell’algoritmo “aprire la serratua” non diventerebbe altro che “la stringa digitale” indispensabile per consentire per esempio a quei piccoli aggeggi entrati oramai in moltissime nostre case denominati di “domotica” come l’ormai famosa Alexa” di Amazon.

Una volta installata come si sa , poniamo un anziano che non benefici dell’ assistenza di una badante può dire : Alexa accendi la luce del bagno, apri la porta, accendi il caffè, accendi la Tv, chiamami al telefono mia figlia, o conversare chiedendo che tempo farà o che giorno è oggi, o chi ha vinto il derby del giorno prima e Alexa fa quello richiesto e risponde con molto garbo.

L’intelligenza artificiale fa anche altre cose estremamente più complesse come tradurre tutte le lingue del mondo con sempre migliore precisione e fare in parole povere tutto quello che sappiamo essere il lavoro impiegatizio.

Bello in teoria.

Potenzialmente disastroso però in pratica, perché vuol dire azzerare in pochi anni milioni di posti di lavoro.

E non straparliamo improvvisandoci esperti di cose delle quali non conosciamo approfonditamente pressoché nulla, profetando che l’intelligenza artificiale non potrà mai fare quello che fa l’uomo.

Evitiamo di farci dare dei trogloditi e informiamoci prima.

Ormai sono anni che nelle università di tutto il mondi si parla della “singularity”, cioè di una specie di secondo big bang, quando in un momento non lontano l’intelligenza artificiale sorpasserà le capacità di quella umana.

In quelle università si sa che è solo questione di quando, perché ormai siamo vicini e la tecnologia per arrivarci c’è già ed è la tecnica con la quale le macchine sono già oggi in grado di “studiare” come evolversi per incrementare le loro prestazioni, senza bisogno di ulteriore intervento umano.

E’ questa consapevolezza che ci colpisce molto e induce molti a rifiutare l’evidenza.


-Fintech Bitcoin e blockchain

Per fintech si intende l’applicazione a regime del digitale nelle banche “retail”, cioè quelle tradizionali con sportelli.

Sarà la fine della coda agli sportelli per fare operazioni che si possono fare comodamente dal proprio smartphone.

Questo penso non solo lo sappiamo da tempo ma lo abbiamo già sperimentato tutti o quasi.

Un grosso vantaggio legato anche alla vicina fine del contante.

Il portafoglio si avvia ad essere un oggetto d’antiquariato come la penna col pennino per l’inchiostro.

Il problema per l’occupazione però sarà pesante, si stanno perdendo centinaia di miglia di posti di lavoro nel giro di pochi anni.

Blockchaine e Bitcoin sono per adesso cose da iniziati o quasi, ma promettono grandi cose, tipo cambiare radicalmente il sistema finanziario.

Il meccanismo non è semplice nemmeno per chi ha dimestichezza coi computer.

Semplificando al massimo è un modo per usare i Bitcoin o analoghi senza ricorrere ai dollari o all’euro, ma autoproducendosi una moneta digitale che ha un suo valore di cambio conosciuto in ogni momento.

La procedura di creazione si chiama “mining”.

Se voglio usare Bitcoin uso lo slot che ho nel mio ledger, traduciamo in modo approssimativo con una riga che ho nel mio libro contabile e qui scrivo la cifra che userò.

Il punto di forza dei Bitcoin è il fatto che la cifra che userò mettiamo per fare un acquisto diventa realmente mia nel mio libro contabile essendo in tempo reale verificata da un sistema di crittografia accessibile solo da una chiave privata che ovviamente io posseggo.

Come faccio la transazione tutti la possono verificare e questo è l’altro punto di forza dei Bitcoin e della blockchain.

Sicurezza a prova di bomba dicono chi li usa anche se inconvenienti ci sono stati, oltre al fatto che finora è stato un tipo di valuta molto più volatile di quelle tradizionali.

Gli esperti del settore se non si sbilanciano sul futuro dei Bitcoin, sono quasi unanimi nel ritenere che la tecnica del blockchain avrà un futuro strabiliante.



- Big data

Connesso all’intelligenza artificale c’è il fatto che il mondo nel quale viviamo ha scoperto una nuova materia prima, che non è più il frumento a cose del genere o il petrolio o cose del genere, o i metalli preziosi, ha scoperto i dati, che oggi i così detti social ,ma non solo, raccolgono in misura impensabile.

Non credo che ci sia ancora qualcuno che non sappia che oggi ciascuno di noi, che lo sappiamo o no, che lo vogliamo o no ,è costantemente sottoposto a un processo che si chiama di “profilazione” cioè di raccolta dati su tutto ciò che ci riguarda e che quotidianamente seminiamo nel web.

E non si illuda chi pensa di svignarsela perché letteralmente non tocca né un computer né uno smartphone, se non lo fa lui, lo fa qualcuno per lui, perché oggi non si può letteralmente fare nessuna delle cose necessarie alla vita senza passare per le vie digitali.

E allora ci vuole chi sia capace di raccogliere questi benedetti dati o di andarli a cercare dove ci sono già.

Poi bisogna saperli trattare, metterli insieme in un certo ordine perché si possa usarli per scopi molto mirati, dopo aver riassunto in modo comprensibile e intuitivo le linee che emergono dalla raccolta.

Tanto per dirne una, Ross descrive un programma informatico introdotto in Nuova Zelanda per fare in modo che l’agricoltore abbia il terreno analizzato nei dettagli in modo che moderni trattori con cabine che assomigliano ,dice Ross, più al cockpit di un aereo di linea che alla cabina di un vecchio trattore rilascino sul terreno i nutritivi necessari mirati al singolo centimetro quadrato.

Quale è stato il risultato di una tale agricoltura digitalizzata?

E’ stato qualcosa di incredibile perché la Nuova Zelanda ha aumentato le sue esportazioni agricole in Cina (paese da un miliardo e mezzo di abitanti) del 450 per cento!


-Cybersecurity

Il mondo dei dati come nuova materia prima di importanza capitale porta con sé il mondo degli hackers, cioè dei ladri di dati.

Ladri specializzati semplicemente nel cercare di alleggerire i nostri portafogli che non ci sono più, ma che si sono trasformati in depositi bancari.

Oppure per rubare dati sensibili come segreti industriali, strategie di avversari.

Fino ad arrivare a una forma del tutto nuova di azioni di guerra vera e propria.

Perchè mai, si può oggi chiedere un capo di governo, devo pagare l’ira di dio per mantenere un esercito coi relativi costosissimi armamenti ,quando trovo sul mercato abilissimi hacker ucraini, russi o cinesi che sono in grado di bloccare il sistema energetico o le telecomunicazioni del mio nemico, senza usare truppe, razzi o carri armati?

Non è fantascienza è già stato fatto.

Ross cita l’hakeraggio subito dalla Aramco, la più importante impresa petrolifera del mondo posseduta dagli sceicchi sauditi, che è stata letteralmente ferma per una settimana fino a quando i responsabili non hanno addirittura sostituito fisicamente tutti i computer infettati,ridotti all’impotenza da hackers evidentemente abilissimi.

Episodi praticamente di cyberguerra si verificano ripetutamente per esempio quando per ragioni ignote ma ben comprensibili, alcuni degli impianti nucleari iraniani si “impallano” e devono sospendere l’attività per un po di tempo.

Ross vede un futuro molto roseo per gli esperti di cybersicurity.


- Robotica

Credo che quasi tutti abbiano sentito parlare del Robot chirurgico DaVinci che esegue delicatissime operazioni ad esempio di cardiochirurgia con una precisione impossibile per l’essere umano.

Pensate a un luminare in una disciplina di nicchia che da Milano o Londra può con questo mezzo operare in un ospedale del mondo in via di sviluppo.

Per usi più terra terra in Giappone, i robot servono per altri impieghi.

Questo paese ,che tra l’altro è leader di una fetta di questo mercato, ha un grosso problema demografico aggravato da una chiusura culturale verso l’immigrazione per la qual cosa ha bisogno assoluto di un numero estremamente elevato noi diremmo di badanti, che proprio non ci sono e allora ricorre alla grande ai robot.

Non parliamo poi dei robot industriali per scopo di automazione, che sono già presenti a milioni delle nostre fabbriche.

Oggi si studiano autentici robot umanoidi.

Ma non si può parlare di robotica se non si pensa a quella che è già una delle tecnologie che lasceranno più il segno nel cambiare le nostre vite e le nostre città.

Stiamo parlando delle “driverless car”, le auto senza guidatore.

Non è che ci saranno, ormai ci sono.

La tecnologia è già diventata realtà e richiede armai solo poche implementazioni.

Il problema, l’ostacolo vero sembra essere non un muro, un passante avventato o una brusca frenata.

Questi sono problemi già risolti, il maggiore ostacolo sembra essere culturale e questa è la ragione per la quale ad esempio il gigante Google che più di altri ha coltivato questa tecnologia, si autolimita e si impone di procedere a piccoli passi.

Alec Ross, giustamente ci ricorda che la cultura occidentale classica della quale siamo imbevuti ci ha presentato da secoli i miti di Icaro che prova il volo, Prometeo che ruba il fuoco agli dei fino ad arrivare al Dr. Frankenstein di Mary Shelley come dei grandi visionari , ma che finiscono per divenire dei perdenti predestinati, perché avrebbero osato troppo.

C’è una paura atavica nell’affrontare il nuovo e bisogna esserne consapevoli.

Il pur grande Dante riassumeva da par suo la filosofia aristotelica-tomista del suo tempo con il celebre “stati contenti umana gente al quia”.

Ma sappiamo che fortunatamente l’uomo non è stato affatto “contento” nel significato etimologico di legato e si è liberato dei vincoli contenuti nei vecchi pregiudizi.

E infatti dopo Dante sono arrivate le leggi del moto di Isaac Newton, le osservazioni di Galileo, l’Origine delle specie di Charles Darwin, l’esplosione atomica nel deserto che porta il terribile nome di Jornada del Muerto nel New Mexico, e il mondo con la scienza moderna non è più stato come prima.

Non sarà semplice proprio sul piano psicologico-culturale, ma metabolizzeremo le nuove tecnologie.

Per fare un esempio banale sopratutto in Asia i robot che fanno i camerieri sono già prassi corrente.


-Bionica, arti bionici , esoscheletro per disabili

Questi sono settori intrecciati alla robotica anche se arrivano ad applicazioni più particolari.

Anche qui siamo all’apertura di meravigliose conquiste che già possono cambiare la vita per esempio ai paraplegici.

Sono già in sperimentazione “occhi artificiali”,telecamera, sensori, traduttori di impulsi,trasmettitori ai centri nervosi neurali.

Nel futuro ci siamo già, c’è poco da fare.

Le neuroscienze hanno fatto passi da gigante anche se le nostre conoscenze sul funzionamento del cervello vanno meno veloci del previsto data la complessità della materia, anche se i dati di base erano sconosciuti fino a ieri quando non esistevano ancora le macchine che consentono di avere in pratica le immagini del lavoro delle singole parti del nostro cervello quando sono attivate per particolari funzioni e questo spiega perché ci vuole del tempo.

E’ importante sottolineare però che questo genere di tecnologie già oggi consentono di inserire direttamente o comunque collegare il corpo umano con congegni elettronici al fine di aumentare le capacità umane o di correggere situazioni di infermità.

Il campo è nuovo ed è aperto ad applicazioni impressionanti, perché il congegno esterno non è più comandato unicamente da un suo programma iterno (pensiamo alla tecnologie dei pace-makers che rilasciamo impulsi ogni tanti secondi) ma sono comandati da impulsi elettrici nostri, provenienti dal nostro cervello.

Questo cambia tutto, è ben altra cosa.


-Nanotecnologie

Ci risiamo con la fantascienza che oramai è diventata realtà.

Il settore è in piena evoluzione ormai da anni anche se di queste nuove tecnologie se ne parla meno delle altre, forse perché spaventano di più.

Ma nella farmaceutica e nella cosmetica già oggi si usano le nanotecnologie.

Pensiamo a dove può arrivare la diagnostica medica usando nanoparticelle.

Una volta si fantasticava sopra a una specie di nano-sommergibile capace di navigare per il nostro sistema circolatorio o per fare analisi o per rilasciare farmaci in aree particolari.

Con le nanotecnologie si può far molto di meglio e con più precisione.

Perchè spaventano queste tecnologie?

Forse perché abbiamo ancora da metabolizzare il mondo del big data che ci ha fatti diventare materia prima per le grandi società che trattano i dati spesso a nostra insaputa, figuriamoci dover pensare di avere in circolo qualche nano-aggeggio che trasmette ad altri le nostre funzioni per adesso e in un domani non troppo lontano cosa stiamo pensando.



-Genomica

Si è arrivati da tempo a “sequenziare il DNA” che è come sappiamo la parte diciamo immortale del nostro essere nel senso che serve a contenere tutte le notizie che ci riguardano e che possiamo tramandare.

Il problema è che il DNA può contenere un “errore” genetico, foriero anche di gravi conseguenze, o acquisire una mutazione dall’influenza del mondo esterno, che si traduce ancora in un errore con possibili gravi conseguenze eccetera.

Pensiamo al cancro, dovuto in estrema sintesi ad un errore nella duplicazione delle cellule, sempre contenuto in una piccola sequenza del DNA.

Oggi, semplifico in modo indecente, è possibile fare il copia e incolla, cioè se si individua l’errore causa ad esempio di una malattia, si potrebbe tagliare quella sequenza “erronea” e sostituirla con una “sana”.

E’ estremamente complesso ma pur con molte limitazioni si può e si fa.

Ci sono limitazioni legislative in Occidente sugli interventi nel genoma umano, ma non è un caso che dove c’è più libertà come in Cina c’è anche, diciamo, l’istituto di genomica più importante del mondo.

Si spalanca la finestra per l’homo deus che sconfigge o ritarda la morte per un tempo indefinito, meraviglioso.

Però c’è anche da gestire per esempio la possibilità di fabbricarsi i figli con le tali caratteristiche.

O fabbricare eserciti di umanoidi pronti ad ubbidire ovviamente solo a una parte.

Il sequenziamento del DNA ha portato a intervenire con l’ingegneria genetica anche in campi una volta considerati off limits come nella psichiatria.

Per esempio oggi è stata identificato un centinaio di geni che portano alla schizofrenia.

Si stanno identificando i geni che causano le comuni depressioni fino alla tendenza al suicidio.

Con queste conoscenze e queste tecnologie si è già aperta anche la strada che va verso Jurassic Park.

Si riuscirà a riportare sulla terra per esempio il più famoso degli estinti e cioè il mammouth?

Si se si troverà abbastanza DNA da impiantare nell’utero di un animale non troppo diverso dal mammouth.

E’ chiaro da quanto si è solo accennato sopra che quando si comincia parlare di Homo deus come una prospettiva solo di tempo, ma concreta, il riferimento e la fiducia o la fede verso le religioni tradizionali ed alle loro diverse mitologie va a farsi benedire, per rimanere in tema.

Ma questo ovviamente non significa che non diventi ancora più vivo e necessario il ricorso alle spiritualità ed all’etica, laiche però, cioè acquisite col procedimento che porta alla conoscenza.

Le religioni con le loro narrazioni mitiche sono fuori, sono diventate irrilevanti nel senso che se avevano già poche cose da dire convincenti e dimostrabili prima, figuriamoci ora che sono comparsi questi scenari del tutto nuovi.

La lettura di libri come questo dovrebbe essere assolutamente prioritaria nei curricula scolastici.

Si spera che anche se la politica arriverà fuori tempo massimo, la professionalità e la passione della classe docente ci metta una pezza.

Perchè non si vede come i nostri giovani possano affrontare il futuro se non conoscono nemmeno le basi di cosa è già l’oggi.