mercoledì 31 ottobre 2018

La gamba più debole del governo giallo -verde comincia a scricchiolare pericolosamente





Che Luigi Di Maio avesse dei grossi limiti lo si era intuito da subito, ma ora che la prova diventa sempre più impegnativa, la sua palese impreparazione si sta sommando a una altrettanto palese incapacità di leadership.

Non voglio fare il corvaccio, ma da un po’ di tempo il movimento 5Stelle mi richiama tanto il PD, dove ognuno va testardamente per la sua strada e i vecchi leader sono più un peso che spinge al naufragio, che una opportunità per il partito.
Grillo sta esaurendo la sua spinta propulsiva, ma sopratutto sta esaurendo le idee buone.
L’altro guru Casaleggio è bloccato nella sua narcisistica contemplazione del software Rousseau da lui creato e da lì non è capace di uscire per vedere il resto del mondo, illudendosi di essere della stessa stoffa degli Steve Jobs.

Ministri e sottosegretari 5Stelle non mi pare che ce ne sia uno che brilli, ma il peggio è che ce ne sono parecchi che imbarazzano per la loro incapacità e inadeguatezza, Toninelli in testa.
Per carità sarà stato anche sfortunato a trovarsi a gestire, appena insediato, la mega grana del crollo del ponte Morandi di Genova, con la conseguente inevitabile di mettere in discussione il contratto in atto con Autostrade dei Benetton, che non è cosa da poco e che è una delle peggiori porcate praticate dai governi precedenti, ma riuscire a fare peggio di quello che ha fatto lui non so se sia possibile.
Non parliamo della possente barba di Fico, quarta carica dello stato, che ritiene che il suo ruolo consista nel complottare quotidianamente contro il governo del suo partito, senza avere la minima pazienza di aspettare il suo turno e senza accontentarsi della vistosa poltrona sulla quale è seduto.
Lasciamo perdere il Cè Guevara di quart’ordine cioè il folkloristico DiBa che ha scelto di fare la fronda a DiMaio dal lontano Guatemala, chi lo sa perché.

Ma che prima o poi farà traballare l’ancora più che numeroso elettorato del Movimento è proprio la linea d’insieme che ne esce e che esprime solamente estrema confusione di idee e poca o nulla trasparenza e sincerità nei confronti appunto degli elettori.
In parole povere, non è leale prendere per i fondelli i fedeli elettori o peggio i militanti sul tema delle grandi opere, ripetendo che non si faranno proprio, quando ci si è già accordati con il partner di governo per farle.
Si comportano in modo indecentemente infantile.
Se bloccare Tav,Tap, Mose, gronda a Genova e così via erano cavolate da sempre, pur essendo i cavalli di battaglia del Movimento alle sue origini, ebbene, che si spieghi alla gente cosa è cambiato per far girare il giudizio di 360 gradi, le ragioni tecniche statistiche ed economiche ci sono, ma se si tacciono, per paura di essere linciati, allora si perde veramente la faccia e si pone fine all’illusione del “governo del cambiamento”.

Poi ci sono argomenti ancora più di sostanza che riguardano proprio la filosofia complessiva della così detta manovra, perché questa mette in luce la politica economica del governo.
Ebbene, il governo del cambiamento si definiva tale in virtù della volontà programmatica di passare da una politica di austerità a una politica di sviluppo.
E’ qui che casca l’asino, perché politica di sviluppo vuol dire solo ed esclusivamente aumentare in modo consistente gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture a breve, nell’immediato e istruzione e ricerca a medio termine.

La manovra del governo giallo verde invece è tutta orientata su un aumento dell’assistenza ai meno abbienti, encomiabile in pura teoria, ma dal punto di vista dell’analisi economico, assolutamente incapace di generare sviluppo, non stiamo a tirare on ballo le teorie economiche e i moltiplicatori, accontentiamoci del fatto che praticamente tutti gli esperti concordano su questo asserto.

Sempre a giudizio unanime degli esperti nella manovra di investimenti non c’è traccia, né pochi né tanti.
I 5Stelle si giocano tutto sul “reddito di cittadinanza”.
In soldoni 870 € erogati al mese per i meno abbienti individuati tramite indicatore ISEE.
Si rigiocano ancora tutto nella tetragona volontà di riformare la Fornero allargando le maglie dei pensionamenti con la così detta quota 100.
Tutti e due i provvedimenti hanno un costo elevato al quale far fronte da subito appena entreranno in vigore le nuove norme e infatti è qui che è cominciato un balletto tragicomico che porterà a una forte restrizione nell’erogazione del reddito di cittadinanza per limitare la spesa, limitando pero in modo drastico anche la portata del provvedimento.
Hanno fatto promesse elettorali mirabolanti, senza sforzarsi di fare i conti dei costi e delle coperture dimostrando di non essere adeguati a governare il paese.
Lo hanno fatto a suo tempo anche i renziani, ma erano stati più abili a non far trasparire subito la loro incompetenza.
Toccare la Fornero poi è un vera boiata.
La Fornero è l’unica vera riforma di struttura che hanno fatto i governi più recenti.
E’ stato un provvedimento duro, ma che ha garantito l’equilibrio del sistema previdenziale italiano, che non è una cosa da poco.
La Prof.Fornero è ritenuta una delle maggiori esperte del settore ed infatti la sua legge ha avuto grande efficacia.
Disgraziatamente per lei e per quei lavoratori che si sono trovati “esodati” i tecnici del ministero e quelli dell’Inps non si sono dimostrati all’altezza di una riforma tanto radicale e non hanno saputo prevedere che la riforma avrebbe avuto tante vittime per “fuoco amico”, appunto gli esodati ritrovatisi in pensione senza pensione.
Si è rimediato a poco a poco ma seminando casi umani e trattamenti indegni verso cittadini che si sarebbero aspettati ben altro dal proprio paese, ma il sistema è stato messo in equilibrio, evidentemente perché prima non lo era, cioè non c’era la sicurezza che lo stato potesse andare avanti a garantire il pagamento delle pensioni ai pensionati oltre a una certa data.
Eppure per la solita demagogia elettorale ai 5Stelle sulla riforma della riforma Fornero ai si sono affiancati rumorosamente anche i leghisti e questo non è certo un punto a loro favore.
Mentre sul reddito di cittadinanza è chiaro che ai leghisti non ne frega nulla, lo accettano come fosse uno scambio commerciale : noi vi votiamo il reddito di cittadinanza e voi ci votate il decreto sicurezza.

E qui si aprono scenari potenzialmente cupi, perché chi ha fatto i conti dei voti sostiene che se i parlamentari 5Stelle affetti da forte e convinto mal di pancia sull’argomento votassero contro quel decreto, lo stesso non passerebbe.
E se non passerebbe sarebbe ovviamente la fine del governo giallo-verde.
Di Maio sarà capace di imporre la sua leadership?
Lo vedremo, ma a questo punto non è inverosimile prevedere anche la possibilità di un cadutone del governo che sarebbe clamoroso.
Se cadesse ci sarebbe una maggioranza alternativa?
Ancora chi i conti li ha fatti dice che una maggioranza alternativa c’è eccome e che questa si riconosce in un centro- destra completo che stante il declinante prestigio della stella berlusconiana si ridurrebbe di fatto ad un monocolore leghista.
E questo avrebbe il vantaggio della chiarezza e della stabilità, se ragioniamo in termini razionali.
Ma, ma, ci son dei grossi ma e questi consistono nel fatto che l’uomo, cioè noi non agiamo praticamente mai in seguito a fredde analisi razionali, ma siamo fortemente influenzati da processi emotivi e dall’accumulo nel nostro subconscio di montagne di pregiudizi irrazionali.
Nel caso specifico, ritornano i mal di pancia.
L’establishment, i poteri forti, i preti,i moderati eccetera, eccetera prediligono la stabilità immobile del cambiare il meno possibile e quindi ritirano in ballo la finzione della paura del ritorno al fascismo tutte le volte che si parla di Salvini.
Il PD che da partito di centro-sinistra si è ridotto a portavoce delle categorie sopra elencate verrebbe messo in sala di rianimazione dal voto di tutti coloro che temono il cambiamento e che osteggerebbero una vittoria chiara del centro-destra, che questa volta c’entrerebbe ben poco con Berlusconi e sarebbe invece interamente firmato Salvini.
Non sarebbe quindi così facile fare riuscire l’operazione, che però stando ai sondaggi, avrebbe tutte le carte in regola per riuscire.



lunedì 22 ottobre 2018

Renzi il solito mediocre uomo del “vorrei,ma non posso”






E’ tornato Renzi ed è tornato alla Leopolda, cioè nel luogo nel quale è solito radunare le “teste d’uovo” che lo seguono.
Il problema è che quando JF Kennedy introdusse in politica il costume di confrontarsi con una eletta schiera di cervelli ,provenienti dalle varie materie, lo faceva per ascoltare , imparare e prendere fior da fiore quello che riteneva esportabile in progetti politici tanto che con quelle ispirazioni tirò fuori il suo programma, definito allora della “nuova frontiera”.
Con Renzi siamo lontani anni luce a cominciare dal livello intellettuale ed accademico delle persone
Se non ricordo male il “council of economic advisor” di John Kennedy era presieduto da quel Paul Samuelson che tra l’altro aveva scritto il manuale di economia politica sul quale si è preparata la classe dirigente di tutto il mondo degli anni sessanta e settanta.

Renzi si è presentato con nientedimeno che il buon Padoan per illustrare i suoi 6 punti per salvare il paese dai barbari sovranisti e populisti.
Per l’ennesima volta di fronte alle ricette di questa gente siamo costretti a chiederci : ma questi ci prendono sfrontatamente per i fondelli o sono delle tali nullità da non capire nemmeno che ci propinano tecnicamente delle pure sciocchezze?

Nei sei punti c’è questo : abbassamento del deficit di qualche punto 0 virgola dal 2,4 al 2,1,abolizione dell’imposta di registro, abolizione dell’Irap, reintroduzione dell’ecobonus, ripartenza del “programma Casa Italia”,assegno universale per i figli a carico.
Tradotto in italiano corrente si propone una sostanziosa riduzione delle entrate dello stato tramite : tasse (registro e Irap ), reintroduzione dell’Ecobonus che corrisponde tecnicamente a una riduzione delle tasse, riduzione delle entrate in deficit dello 0,3%; mentre dalla parte della spesa si propone un sostanzioso aumento della spesa per assegni per figli a carico e Casa Italia (studi e misure per fronteggiare il rischio sismico).
Apprezzabile riparlare di finanziare il progetto Casa Italia, ma messo in questo contesto è una modo di parlare a vanvera, perché non ha alcun senso presentare un piano tutto incentrato sulla riduzione delle entrate dello stato, con solo un po' di spesa per assegni familiari e piani antisismici, finanziati dallo Spirito Santo, se prima si introducono ben 4 provvedimenti su 6 per ridurre le entrate dello stato.
Non ci vuole un master in economia per capire che Renzi, come e peggio del governo giallo verde non è convinto che due + due faccia quattro.
Inutile ricordare che il brillante progetto in 6 punti si guarda bene di indicare alcuna forma di riduzione del debito che è la condizione pregiudiziale che Bruxelles chiede all’Italia per prendere sul serio qualsiasi programma di politica economica del governo italiano di qualsiasi colore esso sia.
E’ difficile capire come non ci sia mezzo di mettere nella testa di questa classe politica di governo e di opposizione un concetto così ovvio e così ben espresso a suo tempo da economisti del livello di Carlo Cottarelli e Roberto Perotti.

C’è questo macigno del debito al 130 % del PIL e sia governo che opposizione non sanno dire una sola parola per prendere in considerazione come affrontare il problema dei problemi.
Dire che quel problema gigantesco si risolve da solo con un futuro sviluppo, quando l’economia mondiale traballa, a causa del rallentamento cinese e della bolla della borsa americana che incombe, è veramente parlare da imbecilli.

Si è detto che i vent’anni di berlusconismo sono stati talmente produttivi che l’unica misura politica per la quale sarà ricordato rimarrà la “patente a punti”.
Gli anni di Renzi saranno ricordati solo e unicamente per gli 80 € ,provvedimento talmente pasticciato e tecnicamente malfatto che la bellezza di due milioni di beneficiari hanno dovuto restituire il contributo.
Meglio che niente diranno quelli che l’hanno preso e se li sono potuti tenere, ma siamo proprio nel modestissimo campo del “vorrei ma non posso”.
Esempio insigne di questa modestia è stata la “riforma della pubblica amministrazione” della Madia, misura epocale se fosse stata in grado di funzionare, ma che pare non riesca nemmeno a partire anni dopo,per la solita mancanza dei decreti attuativi, siamo proprio al cane che si morde la coda.

Prima di prendere per i fondelli i giovani ministri e sottosegretari grillini , pure palesemente bisognosi di impegnativi corsi di aggiornamento, pensiamo ai loro predecessori renziani, da Del Rio che della mancanza di manutenzione pagata ma non fatta da Autostrade pare non abbia avuto molta contezza né dimestichezza; al ministro del lavoro che comunque sarà costretto a passare alla storia come ministro dei “lavoretti” da 400 € al mese o poco più; a quel ministro degli esteri che era talmente inadeguato da essere sparito dalle scene quando ancora era in carica; al povero Minniti, l’unico forse che ha concluso qualcosa, ma che il furore ideologico della sinistra al caviale, non ha ancora perdonato per la sua presunta durezza verso un’immigrazione casuale e ingovernata ;e non parliamo della Boschi e delle banche, “salvate” tanto bene, che il nuovo governo è costretto a stanziare cifre ingenti per risarcire i risparmiatori che ci hanno rimesso le penne.
La situazione così descritta è abbastanza sconfortante, ma forse il peggio deve ancora venire.
Ve lo immaginate cosa succede se i mercati si mettono per traverso e torniamo al 2011 cioè ai tempi delle dimissioni forzate dell’allora governo Berusconi con la patata bollente che passa al Quirinale ?
Non c’è più Napolitano, c’è Mattarella, ma la filosofia , l’equilibrio dei poteri e la prassi costituzionale non sono mutate, Mattarella sarebbe portato o costretto a spingere per un governo di fatto 5Stelle-Pd.
Temo fortemente che la sparata di ieri di Grillo contro i poteri di Mattarella, non sia affatto casuale e che il vecchio capo-popolo fosse preso proprio dall’incubo di una tale eventualità, che tra l’altro non gli farebbe affatto schifo, facendo notoriamente parte del piano strategico che si attribuisce sia a lui che all’altro “garante” Casaleggio.
Meglio Salvini e la Lega che almeno una certa pratica di governo ce l’hanno?

Renzi, Fico e Di Battista, al governo insieme, che film dell’orrore!

Ma anche Salvini che ha per strategia l’uscita dall’Euro come vogliono i suoi riferimenti fra gli economisti, non è certo una soluzione tranquillizzante.
Tranquillizza ancora meno la consapevolezza che la guida reale dell’Europa a trazione Merkel-Macron è in crisi nera e che la commissione scade tra pochi mesi e poi elezioni di primavera.
E via che ci risiamo con un’eterna campagna elettorale.
Siamo ancora e sempre nelle condizioni di quando si contava sulla abilità della vecchia DC di farci “passare la nottata” senza fare danni.
Si può fare di meglio, ma che qualcuno si faccia avanti prima di finire come la Grecia.



venerdì 19 ottobre 2018

Questo governo è un ectoplasma senza né capo né coda, ma sopratutto senza capo





Pensavamo di averle già viste tutte, ma ci sbagliavamo, siamo riusciti a mandare al governo dei dilettanti allo sbaraglio che sanno sempre fare di peggio.
Errare humanum est e infatti abbiamo sbagliato a votare per l’ennesima volta, lo devo dire io che sono fra il sessanta ed oltre per cento degli italiani che li ha votati per mancanza di alternative decenti.
Il detto latino ha dietro si direbbe oggi un substrato subliminale che incorpora una qualche forma di
auto-assoluzione generica che però è generica fino a un certo punto perché nel sentire comune in sostanza pone dei paletti, come dire, si può assolvere l’errante volenteroso purché non ci ricada, purché confessi l’errore, purché si penta, purché sia in buona fede e abbia perseguito un fine apprezzabile, eccetera eccetera.
E’ possibile applicare questo metro di giudizio all’accozzaglia di cavolate che sono per ora le uniche azioni di governo dei giallo-verdi, quando le nebbiose intenzioni sono anche peggio?

E’ tale il livello di inconsistenza e di confusione mentale di questi governanti che la reazione di nostri partner europei è passata da una iniziale normale polemica verso una linea politica ritenuta avversa al proprio modo di vedere a una sempre più aperta ironia, che è l’atteggiamento che si assume verso una contro-parte che non si ritiene degna di essere presa sul serio.
Ecco suscitare questo tipo di reazione in politica è probabilmente il peggio del peggio, anche perché ci siamo arrivati per la seconda volta da quando in una non dimenticata conferenza stampa comune Merkel e Sarkosy richiesti di commentare l’azione di governo di Berlusconi scoppiarono a ridere all’unisono con terrificante spontaneità.

E Salvini si illude di essere l’uomo forte che gli europei avrebbero in animo di eleggere alle elezioni europeee di primavera, come il leader europeo dei sovranisti?
Che riesca a fare incazzare neri Macron e Merkel, con codazzo olandese eccetera, potrebbe anche andare bene, ma è ora che metta i piedi per terra e prenda coscienza che se questi invece di incavolarsi si mettono a ridere è finita per lui, ma sopratutto per noi.
Tutti abbiamo ormai capito il gioco.

Fare apparire DiMaio e compagni dei poveri sprovveduti capaci di governare come la Raggi, per poi andare ad elezioni anticipate e far saltare il banco con una travolgente vittoria leghista.
La strategia potrebbe anche avere una sua coerenza e potrebbe anche essere pagante per Salvini, sempre però che il gioco sia condotto con la dovuta accortezza politica.
Con al governo dei Toninelli capace di incappare in infortuni giganteschi come quello sul traforo del Brennero, del quale ignorava tutto pur essendo materia del suo ministero, un Fico fra le alte cariche istituzionali che interpreta il suo ruolo come sabotatore del governo, un Di Battista che parla dal SudAmerica per incarnare l’ala più strampalata del Movimento eccetera eccetera, non parliamo del capo, un Di Maio che ormai ha già dato il poco che poteva dare, Salvini avrebbe gioco facile
a sputtanarli.

Sempre che sappia condurre il gioco, che è delicato e complicato, e che quindi richiederebbe una testa politica che contenga almeno un po di spirito di Richelieu, perché lo stesso Salvini sembra non rendersi conto che se esagera nella denigrazione dell’alleato 5Stelle, anche il governo del quale fa parte ne subisce le conseguenze.
Cioè in poche parole per Salvini è costante il rischio di tagliare il ramo dell’albero sul quale è seduto.
Capisco che la pochezza dei Di Maio e l’assenza di una opposizione possano dare a Salvini un delirio di onnipotenza, ma non si dimentichi di Mattarella e dei poteri forti.
Se la Lega tirasse la corda fino al punto di non ritorno, Salvini sa che Mattarella non gli concederebbe facilmente le elezioni anticipate, ma farebbe di tutto per celebrare delle oscene nozze fra 5Stelle e PD con Berlusconi nelle vesti di padre nobile di non si sa che cosa.
E quindi, prima di tutto imparare a trattare la UE con la dovuta accortezza almeno per non farsi ridere in faccia, tenendo conto dei recentissimi sondaggi che danno una strabocchevole maggioranza di italiani favorevoli all’Euro e prima di fare fallire le banche.
Poi assumere oltre a strateghi politici anche qualche professore di economia che dia pochi rudimenti di quella non poi così ostica materia.

In poche parole a Bruxelles prenderemo sempre porte in faccia se non ci inventiamo qualcosa per potere andare a dire loro che abbiamo un piano per ridurre il debito.
Non è una consolazione sapere che nemmeno Renzi l’avesse minimamente capito.
Non è lo zero virgola nel deficit che importa a Bruxelles, di quello se ne fregherebbero, come fanno con quello francese, purché si abbia la decenza di presentare un piano credibile di rientro del debito.
E’ incredibile che la Lega che governa da decenni non abbia ancora compreso che questa e solo questa è la giusta priorità per essere presi sul serio in Europa.
Poi inventarle tutte per fare grossi investimenti con priorità assoluta.
Il reddito di cittadinanza di per sé non è né bianco né nero, dipende tutto da come lo si gestisce, e qui torniamo al punto di partenza, per gestirlo nella giusta direzione ci vuole capacità politica.
Salvini dimostri di avere imparato qualcosa nelle aule di Scienze Politiche della Statale, facendosi perdonare il fatto di non avere conseguito la Laurea.
La laurea vera gliela darà la politica se saprà gestirla.

giovedì 4 ottobre 2018

La manovra economica del primo governo giallo -verde è un pateracchio Non si vede come possa creare sviluppo, visto che mancano gli investimenti





Già il procedimento di formazione del DEF è stato penoso al punto che oggi il testo reale non è ancora stato reso pubblico, probabilmente perché non c’è ancora.
Sono notoriamente favorevole ad un “governo del cambiamento” dopo essere rimasto esasperato dalla vuota arroganza del solipsista Matteo Renzi, ma sinceramente speravo in qualcosa di meglio da questo governo.
Ho per anni espresso la mia contrarietà al renzismo perché non vedevo in quella politica alcuna strategia , alcuna idea vera che ne facesse da base, alcun progetto adeguato.
Ma ora ci risiamo?

Il peccato originale di questo governo è stata l’idea del “duumvirato”, con un fantasma che fingesse di essere il capo e fungesse da eterno mediatore.
Non funziona, nelle cose umane comanda uno per volta non c’è niente da fare.
Avrebbero dovuto accettare che uno facesse il numero uno e l’altro il numero due.
L’avevano fatto prima di loro e per anni i democristiani con i socialisti, lo fa da anni la Merkel con la SPD che si rassegna a fare il numero due, seppure chiedendo in cambio sempre di più.
Lega e 5Stelle hanno tentato l’impossibile e non va bene, perché così facendo danneggiano la loro immagine.
Col passare del tempo la gente capisce che i due partner sono molto diversi , con riferimenti in elettorati diversi e che non riescono a mettersi d’accordo su nulla in tempi decorosi,vedi commissario e ponte di Genova, per non parlare di grandi opere Ilva, Alitalia, eccetera.

A questo punto sembra proprio che ci sia in scena un duello rinviato nel tempo,ma che prima o poi sarà celebrato nella sua sede naturale e cioè nei seggi elettorali per scegliere chi deve comandare veramente.
Inutile dire che per quello che si è visto finora è Salvini quello che tiene il banco.
E’ lui che in Italia e all’estero è percepito come quello che ha cambiato in modo radicale la posizione dell’Italia sul problema dell’immigrazione, con conseguenze a cascata sulla posizione dell’Italia all’interno dell’Unione Europea.

In prospettiva però non è giusto che i due Duumviri vengano a raccontarci delle favolette.
Il responsabile economico ufficiale della Lega è Claudio Borghi Acquilini, Presidente della Commissione Bilancio della Camera, economista che da sempre teorizza apertamente la opportunità di uscire dall’Euro.
Altro riferimento della Lega per l’economia è il Prof. Alberto Bagnai, Presidente della Commissione Tesoro, che ha scritto i libri di economia più documentati che illustrano pure la necessità per l’Italia di uscire dall’Euro.
Per i 5Stelle il Prof.Savona, non necessita di presentazioni ed è sulla medesima linea di Borghi e di Bagnai, cioè per l’uscita dall’Euro seppure con più riluttanza a dirlo apertamente e presentandola come il famoso piano B.
Detto questo, che i rapporti del governo giallo-verde con Bruxelles siano conflittuali quindi può stupire solo chi non vuol vedere la realtà.

Questa eventualità dell’Italexit sarebbe un male o ,come molti paventano è un disastro?
Dipende.
Come si diceva l’unico risultato vero che ha raggiunto questo governo è quello di essere percepito come un governo che fa sul serio, e cioè per quello che riguarda Bruxelles questo governo è percepito come capace di uscire veramente dall’Euro se non riuscisse ad ottenere nulla al tavolo delle trattative.
A mio avviso questa non è poca cosa perché sarebbe nell’interesse stesso dell’Europa se un governo di un paese membro del peso dell’Italia fosse in grado di essere credibile nel chiedere una revisione radicale dei trattati in vigore, minacciando in caso contrario di uscire punto e basta.

Il problema vero però è questo : se si dice all’Europa, le cose come stanno oggi non ci vanno affatto bene perché voi insistete su schemi superati diretti a mantenere una politica economica di austerità, quando invece noi italiani abbiamo bisogno di una politica di forte espansione e di crescita, bisogna essere in grado di presentare proposte credibili di forti investimenti che trainino la ripresa.
Diversamente faremmo ridere.
Rischiamo cioè di ripetere le solite figuracce del richiedere fondi europei destinati a opere specifiche delle quali non siamo in grado di produrre i relativi progetti esecutivi.
Lo stesso terribile ministro Prof.Savona che come economista nessuno può permettersi di non prendere sul serio, ha detto che per spingere realmente il sistema verso una vera espansione accorrono investimenti in infrastrutture eccetera di importo prima mai visto quantificando le necessità in 50 miliardi,cifra fantastica.
Per ora però nel DEF alla voce investimenti non si vede pressochè nulla.
Alcuni giovani esponenti dei 5Stelle ribattono accademicamente che non è corretto sul piano della teoria economica dire che non sono investimenti il reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero e la flat tax.
Vero dal punto di vista strettamente accademico, ma ai fini dello sviluppo la differenza fra spesa corrente e spesa di investimento è enorme.
Ora, Giggino Di Maio, probabilmente è un eccellente ragazzo che all’oratorio di Pomigliano D’Arco ha assorbito dal suo parroco i rudimenti ideali della dottrina sociale cristiana,e che sulla base di quelli si sta strenuamente battendo per attuare il reddito di cittadinanza “per vincere la povertà”.
Lo aveva fatto a suo tempo un mito della politica come J.F.Kennedy e quindi onore a Giggino che se ne fa carico.
Ma non sarebbe male se quel volenteroso ragazzo si applicasse un momentino a studiare il meccanismo del moltiplicatore di John Maynard Keyns in base al quale se l’investimento in opere pubbliche è ipotizziamo un 10, quello della spesa corrente come le misure anti-povertà sarà al massimo un 2.
La base della politica economica è tutta qui, non è difficile, ma bisogna studiarsela un momentino.
O fai investimenti o si vivacchia, con misure tipo reddito di cittadinanza, i poveri vivranno meglio, ma l’economia nel suo insieme non riceverà affatto la spinta sufficiente a decollare.
Non ci sarà sviluppo, ci si scontrerà con Bruxelles ma non si porterà a casa niente di utile.
Voglio sperare che come dice ad esempio Toninelli, che finora non ha brillato troppo per efficienza, i nuovi governanti abbiano allo studio un grosso piano di investimenti.
Lo spero sinceramente per il bene del paese, ma se così fosse, possibile che non abbiano capito che sia verso cittadini italiani,sia verso Bruxelles sarebbe stato indispensabile usare una comunicazione radicalmente diversa e mettere in primo piano i progetti di investimento e poi tirar fuori le liturgie del “contratto”?
Eppure pare che paghino profumatamente esperti “strateghi” come fanno tutti i partiti in America.
Giudicando dall’esterno sul piano della capacità politica dimostrata, bene Salvini, da promuovere a pieni voti, ma anche lui deve pur capire che ai fini della comunicazione va bene essere credibile sul piano sicurezza, ma che uno che vuole governare a lungo deve porsi come obiettivo appunto di lungo periodo un serio e grosso piano di investimento per arrivare alla piena occupazione.
Imparate gente dai democristiani del dopoguerra, andate a vedere cosa hanno fatto per portare l’Italia al boom degli anni 60.

Non è probabilmente necessario e utile uscire dall’Euro, basta essere credibili nel minacciarlo.