giovedì 28 luglio 2016

Papa Francesco sta spazzando via tabù millenari, ma non riesce a governare, se non in modo caotico e contraddittorio






la chiesa deve chiedere scusa a gay, lesbiche, transessuali e bisessuali
Non si era veramente mai visto un papa che dice che come chiesa è venuto il momento di chiedere scusa ai gay,lesbiche, transessuali e bisessuali per averli perseguitati per secoli per pura ignoranza, cioè per il semplice fatto di avere ignorato che una cosa è il sesso in senso di anatomia e una cosa è “il genere” ,che include elementi psicologici, culturali, sentimentali, che vanno oltre ai dati del sesso fisico e che però sono elementi costitutivi di una personalità.
Un papa che antepone le acquisizioni scientifiche ai vecchi pregiudizi, un tempo fatti passare per “dati incontrovertibili di natura”, è sulla buona strada.

sulla comunione ai divorziati, fate voi dice il Papa ai suoi ministri di culto
Non parliamo della comunione ai divorziati, lasciata al discernimento del singolo vescovo o sacerdote, pur nel rispetto della linea della misericordia, che deve prevalere sul rispetto delle vecchie normative, perché la normativa che disciplina una materia è al servizio della crescita spirituale degli individui e non viceversa.
Non da meno sono le aperture di Papa Francesco in materia di diaconato e di diaconato femminile in particolare.

con l'apertura della discussione sul diaconato femminile il Papa ha dato un bel colpo a uno dei tabù ecclesiastici più “lunari” per il mondo moderno, quello del sacerdozio femminile
Tutte le persone di buon senso sono da tempo convinte della assoluta assurdità del mantenimento del tabù ecclesiastico, relativo al divieto del sacerdozio femminile, difeso da ultimo da Papa Woytila, con un piglio intransigente, degno di un migliore fine, senza che si rendesse conto di battersi per una causa lunare.
Ma i difensori della causa lunare, che non hanno alcuna considerazione per la cultura e la sensibilità moderna, sono ancora la maggioranza nell'apparato clericale e quindi l'approccio di Papa Francesco a questo tabù è moto cauto, ma c'è, e solo questa è un'altra buona notizia.
Molto significativa a mio parere è stata anche la recente presa di posizione del Papa sul matrimonio, assolutamente spiazzante, per chi ragiona sempre e solo in termini di rispetto della tradizione e delle norme.

il Papa vede di buon occhio le convivenze consapevoli prima o anche senza il matrimonio formale
In poche parole il papa (nel corso della conferenza annuale sulla Diocesi di Roma) si è espresso in modo incontrovertibile a favore di un periodo di convivenza, o a favore di una convivenza pura e semplice, sostitutiva del matrimonio formale, se praticata nel segno della fedeltà e quindi nello spirito vero del matrimonio.
Si è invece pronunciato in modo molto critico nei riguardi dei “matrimoni riparatori” ,condotti in fretta e furia con figlio in arrivo.
Meglio una convivenza per verificare la capacità della copia di coltivare i valori dell'unione e poi eventualmente arrivare qualche anno dopo a un matrimonio formale.
Il Papa ha poi espresso la sua cordiale riprovazione, se non vero e proprio disgusto ,per chi cerca nel matrimonio la soddisfazione degli usi mondani tipo bomboniere, confetti, pranzi vistosi, vestiti costosi, come se il matrimonio si configurasse con quegli usi, che soddisfano ambizioni sociali ma nulla c'entrano con la sostanza di quel sacramento.
In quella occasione, parlando a braccio, il Papa si era spinto addirittura ad affermare che la maggioranza dei matrimoni celebrati in chiesa sono nulli “per mancanza di consapevolezza” da parte dei contraenti.
Che bella frustata per l'anima dormiente dei “benpensanti”, soddisfatti di poter continuare a dormire all'ombra dei loro pregiudizi ,che nulla hanno a che vedere con la religione.
Papa Francesco tornando dal viaggio in Armenia sull'aereo si concesso, come d'uso, al fuoco di fila delle domande dei giornalisti e ha tirato la botta forse più grossa di tutto il suo pontificato, questa veramente da svenimento per la maggior parte degli uomini che compongono l'apparato clericale.

le intenzioni del riformatore Lutero non erano sbagliate
Bella affermazione, che chiunque si avvicini alla storia della riforma protestante dalle elementari in poi, non può che condividere.
Ma che per l'apparato ecclesiale è una eresia bella e buona.
Quella della Riforma è uno dei tanti tabù, che nessuno ha mai osato toccare, figuriamoci il Papa in persona.
Qualsiasi teologo cattolico a tutt'oggi ritiene infatti che in qusta materia non si possa che tessere le lodi della Controriforma, come la più appropriata forma possibile di reazione alla Riforma di Lutero.
Ma anche qui siamo nel campo delle affermazioni “lunari”, che al di fuori dell'apparato ecclesiastico, sono considerate da sempre pure esercitazioni retoriche, senza la minima relazione con la realtà storica.
Perchè la realtà consiste nel fatto che con le idee della Riforma la Chiesa Cattolica non ha mai fatto realmente i conti il che significa che li deve ancora fare e il dossier è molto ricco:
- sistema di governo della Chiesa, ruolo del papa, ruolo dei cardinali e sopratutto della curia,
- posizione e status del prete, sacerdozio femminile;
-modo di leggere e di interpretare le scritture, facendo prevalere le elaborazioni raggiunte, usando la propria testa, come ognuno fa per qualsiasi testo o materia ,ovviamente con cognizione di causa, oppure rimanendo vincolati prioritariamente a quanto riporta la “tradizione” e quindi espellendo il metodo scientifico dal proprio armamentario conoscitivo;
- riconoscimento o meno della tradizione relativa alla proclamazione dei santi o suo superamento;
- posizione della Madonna nella chiesa;
- riconoscimento o meno dei “miracoli”
Come si vede si tratta di un “carnet” piuttosto corposo e impegnativo e forse questa è la ragione per la quale la stessa ricerca teologica ci ha sostanzialmente dormito sopra per cinquecento anni.
In quella conferenza stampa sopra citata sono venuti poi alla luce i problemi della geopolitica : guerre, tendenze alla disunione ed alla balcanizzazione degli stati.

per risolvere i gravosi problemi geopolitici occorre fare un passo nella creatività
Costruire ponti non muri, è uno slogan questo di Papa Francesco ,ma è molto significativo.
Per affrontare tutti questi gravosi problemi “bisogna fare un passo nella creatività”, ha detto il Papa in proposito.
Fantastica questa affermazione, che qualifica la linea di questo papa e certifica la sua fiducia nell'uomo e nel suo futuro, pur in situazioni che inducono nella gente tanta preoccupazione.
Poi un tuffo nella concretezza dei problemi e l'osservazione che la percentuale di giovani non occupati in Italia è abnorme.
Interessante anche la sana affermazione che durante l'attuazione dei tre grandi genocidi del '900 (armeni, ebrei e purghe staliniane) le grandi potenze hanno chiuso gli occhi e non hanno fatto assolutamente nulla per fermarli.
Gli è poi arrivata la più cattiva delle domande possibili ed è stata quella sul ruolo del Papa Emerito e del suo segretario Mons. Gaenswein.
Non è infatti una novità che la parte peggiore (e maggioritaria) della curia cerca di coinvolgere nelle sue trame anti- Papa Francesco, il vecchio papa emerito ed il suo segretario.
Basterebbe leggere le cronache su Libero ed i libri di Antonio Socci, da tempo portavoce laico di quelle potente lobby clericali, per venire a conoscenza di quali manovre d'altri tempi siano in corso all'ombra delle mura vaticane.
Ma Papa Francesco ,anche in altre occasioni, aveva affermato,fuori dai denti, che gli risulta che il Papa Emerito si fosse sempre comportato nei suoi confronti con estrema correttezza, tanto da avere letteralmente sbattuto fuori anche i più altolocati dei personaggi, che andavano da lui per coinvolgerlo in trame anti -papa regnante.
Ce n'è abbastanza.

la mancanza di direttive chiare sta rendendo perplessi anche i vescovi non ostili a Francesco
I tre anni di pontificato, Papa Francesco, non li ha certo sprecati a parlare dell'esistenza o meno degli angeli.
Occorre però riconoscere, che se questo Papa ha dimostrato un coraggio inaudito nell'affrontare praticamente tutti i tabù che hanno svuotato le chiese, ha dei seri problemi nell'esercitare il suo ruolo di “governo” della chiesa.
Perchè va bene affrontare senza paure e preconcetti tutti i “dossier” che sono rimasti inevasi nei pontificati precedenti.
Va benissimo dire quello che è necessario per far capire alla gente quale è il suo orientamento riformatore, ma è una contraddizione in termini mantenere contemporaneamente nei posti di comando più importanti dell'apparato ecclesiastico personaggi ormai decotti e screditati.
Le raccolte di documenti vaticani pubblicati dai libri di GianLuigi Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi, quei personaggi, per quanto potenti e altolocati, li hanno sepolti per sempre.
La reputazione non è cosa che si compri al mercato, quando è compromessa è compromessa.
Ma i fedeli ,si dice, quei libri non li hanno letti per paura di coinvolgere in un drastico giudizio negativo anche il loro sentimento religioso, in altre parole la loro fede.
Purtroppo il tipo di fede, rimasta come elaborazione personale allo stadio infantile, così diffusa in Italia, porta la maggior parte dei fedeli a comportamenti assurdi, come questo di coprirsi gli occhi per non vedere quanto sia sgradevole la realtà vaticana, ma la sostanza dei problemi divulgati da quei libri nel senso di avere fotocopiato un apparato gerarchico insanabilmente corrotto dall'esercizio del potere e come sempre dal maneggio di soldi, di troppi soldi, è ormai sgradita ospite nelle coscienze di tutti.
Appena Papa Francesco era diventato papa avevo scritto che a mio parere la situazione della chiesa era talmente incancrenita e compromessa che avrei creduto veramente che il nuovo papa era un riformatore determinato, quando lo avrei visto cacciare Don Julian Carron, Presidente di Comunione e Liberazione.
Non è ancora avvenuto.
Ma forse ancora peggio è che il famoso Card. Bertone non sia stato ancora chiamato formalmente a rispondere dei suoi non commendevoli atti.
E qui siamo finiti contro un ennesimo tabù.
Si può mandare sotto processo un Principe della Chiesa, come si diceva una volta, quando questi personaggi avevano ancora ben altro prestigio?
Ma sopratutto, se mandiamo sotto inchiesta quello, poi quanti altri saremo costretti a inquisire?
E in questo caso cosa ne sarebbe del prestigio di Santa Romana Chiesa?
In realtà è tutto il contrario, e cioè, se non mandiamo sotto inchiesta tutti quei personaggi a causa del loro maneggio del danaro tutt'altro che trasparente, come farà la gente a prendere sul serio i propositi riformatori del Papa regnante?
Ignorando il problema il Papa si tiene per esempio il molto discusso Card. George Pell nella carica chiave di Prefetto della Segreteria dell'Economia ,che controlla la banca vaticana; peggio ancora si è tenuto il bertoniano ,Card. Domenico Calcagno, come Presidente dell'Apsa, che è l'organismo chiave che gestisce l'immenso patrimonio immobiliare e non solo del Vaticano.
E' rimasto al vertice il vecchio Card. Velasio Depaolis, ex Presidente degli affari economici, designato addirittura come arbitro delle liti fra i soprannominati ,che non riconoscono le rispettive nuove competenze dei settori di loro spettanza e continuano a litigare fra di loro.
Una recente inchiesta di uno dei più stimati vaticanisti Luigi Accattoli sul Regno ha riprodotto diversi commenti sul Papa registrati fra i Vescovi italiani di orientamento favorevoli a questo Papa.
Tutti si lamentano della mancanza di governo, di direttive chiare.
Ai vescovi non piace affatto che il Papa faccia capire come la pensa ma poi in pratica dica a loro :”fate voi”.
Non funziona così, la chiesa è istituzione gerarchica, anche troppo, e se il vertice non comanda è il caos.
E' chiaro che questa situazione non può durare.





martedì 19 luglio 2016

E' meglio il fascismo di Erdogan o quello dei militari golpisti?






A questa domanda i nostri media hanno risposto praticamente in coro: meglio quello di Erdogan, perché è stato eletto e non ha ancora abolito la democrazia, pur essendosi lasciato andare ad eccessi nella repressione del golpe (vero o presunto).
Ammetto che questa è la risposta tipo, che sono costrette a dare le cancellerie occidentali,sia perché è formalmente corretta, sia perché è quella che consente meglio di prendere tempo studiando il da farsi, di fronte ad una situazione tutt'altro che chiara e definita.
Ma che sia la risposta più convincente, proprio no.

I paesi occidentali preferiscono la stabilità alla libertà e alla dignità
Preferisco allora quello che ha scritto ieri in proposito Robert Fisk sull' Indipendent, quando ha bollato questa risposta buonista e farisaica, osservando che i paesi occidentali preferiscono la stabilità alla libertà ed alla dignità.
Del resto, come ricorda lo stesso Fisk ,nel 2013 ,quando il golpe lo ha fatto il generale Al Sissi in Egitto, mettendo in carcere il presidente eletto Morsi , nessuno ha fiatato.
Sembra quindi che i sacri principi vengano applicati a fisarmonica a seconda delle esigenze del momento.
Mi piacerebbe poi sapere perché i vari commentatori, che non sono affatto ignoranti della storia contemporanea, fingano di non sapere, che anche i più tragici dittatori del '900, da Mussolini ad Hitler, sono arrivati al potere conseguendo la maggioranza dei consensi in libere elezioni, anche se poi non le hanno più fatte, come ben sappiamo.
Quindi calma a stabilire un principio, secondo il quale, essere eletti in libere elezioni farebbe diventare “sic et simpliciter” chiunque venga eletto, un perfetto democratico.
Non è così e la storia o dimostra.

Non basta essere stati eletti in normali elezioni per essere democratici, occorrono istituzioni liberali e il rispetto di tutti i diritti umani
Peggio che peggio, quando si tratta di paesi in via di sviluppo, dove la maggioranza degli elettori aventi diritto è analfabeta e quindi, per esempio ,il voto delle donne è condizionato dalle opinioni del marito , quello dei villaggi è condizionato dal mullah, dai capi delle famiglie allargate o addirittura dai maggiorenti del gruppo etnico di appartenenza, se non dalla vera e propria tribù di appartenenza.
E' veramente irritante, quanto sopratutto gli americani, cercano di vendere al resto del mondo la favola degli Usa difensori e distributori della democrazia.
Se qualcuno vuole vedersi un riassuntino delle innumerevoli porcherie architettate e messe in atto dagli Usa negli ultimi decenni, coprendosi con la cinica foglia di fico della difesa della democrazia, può sempre andare a leggersi i libri di Noam Chomsky, semiologo di fama mondiale, che a causa del suo impegno civile radicale e poco politicamente corretto, ci ha rimesso il non conseguimento del Nobel che chiunque altro avrebbe preso con il lavoro scientifico, da lui elaborato.
La Turchia, è vero, è solo parzialmente un paese in via di sviluppo, ma fra i suoi ben 75 milioni di abitanti , è ben noto che la massa degli elettori di Erdogan vengono dalle campagne, dove le condizioni di vita richiamano molto quelle degli altri paesi in via di sviluppo.
Per essere qualificati come democratici ,oltre allo svolgimento delle elezioni, occorre attuare molte altre cose : istituzioni ispirate ai principi liberali di rappresentanza e rispetto delle minoranze, oltre al rispetto di tutti i diritti umani.

Già prima del vero o presunto golpe la Turchia difficilmente poteva essere definita un paese democratico
Come è ben noto, era molto discutibile fornire patenti di democraticità alla Turchia, già prima del golpe vero o presunto di tre giorni fa.
Figuriamoci adesso.
Mussolini, tanto per avere un riferimento, non si è mai nemmeno sognato di “epurare” cioè cacciare migliaia di giudici.
Ma nemmeno nel tessuto della pubblica amministrazione il fascismo è mai intervenuto sbattendo fuori in tre giorni migliaia di funzionari e impiegati.
Chiedevano di prendere la tessera del partito fascista, ma questo è tutt'altro discorso.
Del resto l'etica islamica consente esplicitamente la “taqyya” cioè il dissimulare quello che si pensa realmente ,per un bene maggiore, ma forse proprio a causa di questa scappatoia religiosa islamica,Erdohan si sta comportando in modo così feroce.
Quanto alla libertà di stampa, Erdogan l'aveva già di fatto abolita prima, figuriamoci adesso.
Se tutto questo non è fascismo, non so cosa sia il fascismo.
Ma i militari ,dicono i nostri buonisti, sarebbero stati peggio, perché nessuno avrebbe potuto garantire che avrebbero lasciato celebrare delle elezioni, dopo l'eventuale successo del golpe.
Bene, vedremo quando e se Erdogan indirà mai nuove elezioni, a meno che non riesca prima ad annientare le forze di opposizione.
Vedremo poi sopratutto la sorte che il Sultano, tutt'ora membro della Nato, senza che nessuno degli altri paesi membri abbia mai avuto nulla da eccepire, deciderà di riservare ai Curdi, se comincerà a sterminarli con aerei e armamenti magari costruiti in quell'Italia, tanto politicamente corretta e tanto succube dell'alleato più alleato degli altri : Gli Usa.
Ma come mai quello scaltro Sultano da giorni non pronuncia mai la parola Curdi? Non sarà proprio la loro sorte il vero scopo di tutta la sua azione così fuori dai binari?
Questi formidabili Curdi, che erano a un passo da unificare i territori che da sempre abitano ad Est della Turchia, con altri territori in Siria e Iraq fino a mettere insieme uno stato di tutto rispetto, che all'Occidente sarebbe stato di enorme utilità in funzione anti- Isis e come riequilibratore della nascente potenza regionale Iraniana.
Ma non sarà proprio questa quasi vittoria dei Curdi che si stava prospettando la vera causa dell' apparente “impazzimento” di Erdogan?
Avremo la verifica di qui a poco, appena il Sultano avrà sistemato le cose interne nel peggiore dei modi, come è previsto che avverrà, date le premesse.
Il Sultano è un dittatore ma non è affatto uno sciocco , tutt'altro, e quindi non ha ancora pronunciato una sola parola sui Curdi.
La pronuncerà quando l'inerzia e la debolezza dell'Occidente gli garantiranno di avere le spalle coperte, perché questo del disputare la partita finale coi Curdi è molto verosimilmente la posta di tutto il suo gioco.





venerdì 15 luglio 2016

A Nizza una nuova strage perpetrata dal terrorismo islamico, occorrerà pure reagire una buona volta





Sarà anche vero che il presunto califfato sta perdendo terreno in Siria e in Iraq e in Libia, ma fa veramente pena sentire il Presidente della super potenza americana che dopo quest'ultimo episodio da oltre 80 morti , ripete le frasi di rito al Presidente francese assicurandogli ogni aiuto tecnico “per assicurare i colpevoli alla giustizia”, come se si trattasse di un furtarello da sistemare acchiappando il ladruncolo.

I tagliagole islamici stanno già riuscendo a destabilizzarci con poca spesa, vedi il successo
di politici di destra che solo poco fa nessuno avrebbe preso sul serio
I fanatici islamisti seguono dei loro lucidi percorsi per destabilizzare l'Occidente, cioè noi, e giudicando dalle reazioni penose come quella di Obama (che, particolare non secondario, dell'Occidente è il capo) occorre dire che ci stanno riscendo, per di più con poca spesa.
Stanno dimostrandoci che la democrazia e i nostri “sacri valori” non sono sufficienti per difenderci.
Siamo abbastanza civilizzati da esser capaci di reagire in modo razionale, ma come in tutte le cose della vita, fino a un certo punto, quando la paura e la rabbia avranno raggiunto un certo limite, l'essere umano, lo sappiamo dalle neuroscienze, viene spinto a reagire prevalentemente di “pancia”, come diciamo noi, o come dicono con più finezza gli anglosassoni “by heart”.
E allora saranno guai e ritorni indietro nella storia.
Del resto la prospettiva di avere un Donald Trump presidente americano, una Marine Le Pen presidente francese, un Boris Johnson già Ministro degli esteri del Regno Unito, dopo la brexit, una Spagna resa ininfluente dalla pochezza dei suoi politici (regolarmente eletti), eccetera, eccetera, è ormai verosimile.
Il terrorismo islamico è già riuscito di fatto a insinuare il dubbio che con la democrazia e con i “valori occidentali” non si risolvono i problemi di oggi e infatti soffia vento di destra ormai ovunque.
Siamo quindi in ritardo già ora, perché a quanto pare non abbiamo né un serio piano A né un serio piano B per affrontare e vincere il terrorismo islamico.
Il problema non è, o è solo fino a un certo punto, sostenere o no una campagna militare classica contro i territori ,ancora controllati dal presunto califfato di Al Baghdadi, oppure tenere aperte o chiudere le nostre frontiere.
Per il semplice fatto che oramai i buoi sono scappati, nel senso che gli islamici in Europa sono ormai un numero parecchio elevato e per buoni e moderati che siano (tutto da dimostrare) è più che evidente che contano nelle loro file un piccolo o grande numero di fanatici tagliagole, che non si sono integrati e che ci odiano cordialmente.
In Francia è stato calcolato che la percentuale dei “non integrati” ed a noi avversi sia ben l'8%.
La situazione quindi già oggi è grave e impone che la politica elabori al più presto una politica seria di contrasto.

Occorre una politica precisa per affrontare il terrorismo islamico, che potrebbe essere fondata su questi due punti
- a livello interno occorre elaborare interventi obbligatori di scolarizzazione mirate sugli islamici non integrati.
Capisco benissimo che siamo su un terreno delicato e scivoloso perché questo implica un modo diverso di valutare diritti umani e libertà democratiche, ma mi sembra che questo tipo di discorso stia diventando via via sempre più ineludibile.
Occorre elaborare e mettere in atto politiche di inculturazione di questi soggetti, perché acquisiscano i concetti di pensiero critico e libero da dogmatismi.
E' evidente che questo tipo di discorso fa immediatamente venire alla mente precedenti sgradevoli come “il lavaggio del cervello” largamente praticato con campagne di massa per esempio nella Cina di Mao, per “rieducare” coloro che contestavano la linea del partito.
Non sarà semplice inoltrarsi su questa strada, ma deve essere chiaro che questo è il cuore del problema del terrorismo islamico, che si fonda su un fatto prettamente culturale.
Un individuo che viene fanatizzato al punto da indurlo a valutare nulla la propria vita e quella degli altri, è uno che ha subito più o meno volutamente, questo non è più essenziale, una coercizione psichica che lo priva del rispetto dei valori umani.
Quindi la cura non può che essere indirizzata prima di tutto sul piano culturale e dell'educazione.
Di conseguenza occorre affrontare il tabù della libertà religiosa.
Argomento spinosissimo, ma di nuovo, è qui il cuore del problema.
Occorrerà andare a metterci il naso nelle moschee, nei centri islamici e nelle madrasse e non essere né teneri, né ambigui.
E' lecito che un paese democratico occidentale pretenda di dare il proprio pacet o di rifiutarlo a un imam? Come fanno in Cina con i vescovi cattolici?
Per quanto sia spiacevoli doversi confrontare con problemi di questo genere, non vedo come si possa evitare di andare al dunque.
Se non ci decidiamo a cacciare gli imam che predicano il Wahabismo o i testi dei Fratelli Musulmani, continueremo ad allevarci in casa coloro che sono pronti e decisi a tagliarci la gola pensando di fare cosa gradita e richiesta da Dio, né più né meno di come predicava ai tempi della prima crociata Pietro l'eremita (venerato come santo dalla Chiesa fiamminga).
Più complicato ancora cercare di “integrare” gli islamici non integrati a livello sociale, a causa dei problemi di carenza di lavoro e di alloggio, che affliggono una larga parte della nostra popolazione autoctona.

Gli stati arabi che finanziano largamente la diffusione di un islam fanatico e violento vanno denunciati e colpiti con sanzioni internazionali
- A livello di politica internazionale, ripeto quanto si è già più volte scritto su questo blog ,e cioè che è assolutamente assurdo che l'Italia sia stata costretta ad approvare sanzioni contro la Russia, che hanno prodotto un grave danno economico alle nostre aziende, mentre accogliamo con tutti gli onori i governanti delle anacronistiche dinastie Saudita ,finanziatrice del wahabismo nel mondo con mezzi ingentissimi, e del Quatar ,finanziatrice dei Fratelli Musulmani nel mondo, sempre con larghezza di mezzi.
E' contro questi paesi, ben accompagnati dalla Turchia di Erdogan, che andrebbero indirizzate delle decise sanzioni internazionali, finché non porranno rimedio agli enormi danni che ci hanno già fatto.
I soldi servono, ma è indegno farsi comprare da coloro che finanziano i tagliagole.
Occorre uscire una buona volta da questi equivoci prendendo il toro per le corna.
E invece noi le inventiamo tutte per eludere il problema.
Dal buonismo alla Boldrini ,secondo il quale gli immigrati vanno accolti tutti e gli islamici sono tutti buoni e moderati, alla leggenda metropolitana del “lupo solitario” ,secondo la quale non ci sarebbe alcun legame fra i tagliagole, che fanno materialmente gli attentati e il presunto califfato.
Gli esperti , che ci sono, basterebbe consultarli, hanno più volte chiarito che i lupi solitari non esistono nella realtà, perché nessuno si fanatizza da solo, ma deve necessariamente seguire un percorso obbligato sui social network, che il medesimo califfato padroneggia e indirizza con maestria.
Una volta radicalizzati ,i terroristi agiscono come cellule autonome, che non necessitano di un ordine specifico per agire per il semplice fatto che l'ordine del califfato è già stato dato in modo generico.
Ma il legame con l'ideologia e con l'organizzazione sul web è costante e fondamentale.
Occorre quindi almeno cominciare con un confronto deciso non buonista e non di maniera con le comunità islamiche in Italia.
Ora i “moderati” fra gli Islamici, che sicuramente sono la maggioranza, devono dimostrare pubblicamente da che parte stanno.

E' essenziale coinvolgere le comunità islamiche per spingerle a venire allo scoperto e dire da che parte stanno
Però finora non l'hanno fatto e continuano a non farlo.
Nel nostro paese abbiamo acquisita, a nostre spese, una capacità che gli altri paesi non hanno nell'affrontare associazioni terroristiche.
Lo abbiamo fatto con successo nei confronti delle Brigate Rosse e continuiamo a tentare di farlo con esiti contrastanti con le varie mafie.
In tutti e due i casi abbiamo imparato una cosa assolutamente fondamentale che è questa, al di là dell'abnegazione e dell' efficienza di magistratura e forze dell'ordine, lo stato ha cominciato a vincere contro il terrorismo, quando la gente comune ha cominciato a collaborare, magari prendendosi la briga di telefonare alla polizia quando in un appartamento vicino vedeva persone che potevano essere brigatisti in clandestinità, eccetera eccetera.
Nel caso specifico, per bravi che siano polizia e servizi segreti, se le comunità islamiche non cominceranno a prendere seriamente posizione e a denunciare i sospetti che abitano fra di loro, continueremo a ballare.
Lo faranno però solo quando avvertiranno nell'opinione pubblica una forte posizione di riprovazione per il loro atteggiamento ambiguo, che devono essere messi in condizione di non potersi più permettere.

Attenzione al razzismo strisciante, se ci dormiamo sopra rischiamo il ritorno al medioevo
Non dormiamoci sopra perché sintomi pericolosi si sono già manifestati.
Gli italiani per esempio hanno già manifestato di albergare in sé chiari elementi di razzismo, in percentuali impensabili, poco tempo fa.
Se le cose peggiorassero, saremo costretti a rivedere cose da medioevo.



venerdì 8 luglio 2016

Siamo minacciati dai taglia-gole islamici e noi riuniamo la Nato per castigare Putin, l'unico che ha saputo bastonare gli uomini del Califfo.






Errare umanum est, va bene, ma accodarsi a manifestazioni di insipienza politica come la riunione plenaria dei paesi Nato, che si apre oggi a Varsavia è una vera follia.
La Nato, dopo la caduta del muro di Berlino e del comunismo sovietico (novembre 1989) era virtualmente finita.

La Nato è un'alleanza militare fantasma che non ha oggi la minima giustificazione razionale
Un' alleanza militare nata per difendersi insieme da un determinato nemico (il blocco sovietico) non si vede come possa sopravvivere dopo che il precedente nemico non esiste più come nemico.
Ma il paese di quella alleanza di gran lungo più forte e influente, sia sul piano militare ,sia sul piano politico, gli Usa, si è prodigato in contorsioni senza costrutto logico, per mantenere in vita quella alleanza fantasma senza altra ragione effettiva che fare durare ancora per un po' la sua posizione quasi imperiale.
La pigrizia mentale e la mancanza di visione politica dei paesi dell'Unione Europea, ha colto così l'occasione di continuare a barattare una parte della propria sovranità e indipendenza sullo scacchiere mondiale, per avere in cambio un risparmio elevatissimo nelle proprie spese militari.
Se gli Usa pagano per loro e per noi, per darci una copertura militare moderna, va bene così, facciamo finta che la “cortina di ferro” l'URSS e la “guerra fredda” ci siano ancora e i soldi che dovremmo spendere per difenderci decentemente, li spendiamo per i fatti nostri, questo hanno pensato i nostri governanti europei.

La Nato è sopravvissuta per compiacere i sogni di gloria americani e per la nostra pigrizia mentale di europei che vorremmo farci pagare le spese militari di altri illudendoci di non dovere pagare dazio
Bel pensierino da politici incompetenti e poco responsabili.
Per i soldi risparmiati (anche se di importo piuttosto ingente) ci siamo tenuti un cappio al collo.
Inanzi tutto abbiamo conservato una sudditanza ,non solo reale, ma anche psicologica, nei confronti degli Usa, che ha molto influito per esempio nel costringerci a seguire tutte le avventure militari di quel paese in Medio Oriente , nella ex Iugoslavia, eccetera, tutte operazioni gestite militarmente in modo passabile, ma politicamente in modo disastroso, tanto che quelle guerre, col relativo tributo umano, non hanno risolto nessuno dei problemi, che erano stati citati a pretesto per farle, Iraq e Afganistan in testa.
Anzi la situazione geopolitica è oggi più instabile di quando a Bagdad c'era Saddam e a Kabul c'erano i Talibani.
L'Europa con quella non scelta disastrosa, di rimanere in una alleanza fantasma ,la Nato, per non pagare dazio, si trova oggi a scoprire di essere sotto un ombrello di armi nucleari, ma di doverne pagare anche il prezzo non in dollari o euro, ma di peso politico.

Il cittadino italiano sa quante basi americane ci sono in Italia e quante testate nucleari vi sono stoccate? E che noi non abbiamo sovranità né sulle prime né sulle seconde?
Non se ne parla, perché non sta bene parlar male degli americani, ma il cittadino medio italiano sa quante basi americane sono insediate in Italia e quante testate nucleari sono stoccate in Italia?
Il cittadino medio italiano si ricorda degli spiacevoli episodi che sono avvenuti quando emerge, per fatti di cronaca, che se un militare americano commette in Italia un delitto o abbatte i fili di una funivia eccetera, eccetera, di fatto non è perseguibile dalla giustizia italiana, perché così prevedono clausole segrete dei trattai Nato, che considerano evidentemente “il fratello maggiore Usa” più uguale degli altri fratelli più piccoli?
Siamo sicuri che il risparmio di soldi per non avere armamenti moderni e decenti, che costano parecchio, di nostra proprietà o di proprietà europea e rimanere sotto l'ombrello americano sia un buon affare?
Quando ci sono operazioni militari in corso, solo allora, per esempio, ci accorgiamo che gli aerei radar Awacs (quelli che portano un grosso disco ancorato alla parte superiore) sono solo Usa e che i paesi europei sono completamente scoperti per quel servizio che oggi è del tutto indispensabile nelle guerre moderne.
L'Europa ha osato fare un scatto di reni per mettere in cantiere un sistema di satelliti ,che ci liberino dalla sudditanza americana sul sistema di geolocalizzazione GPS (noto a tutti se non altro per essere gestibile da qualsiasi telefonino) studiando e realizzando il sistema Galileo, che si chiamerà GNSS, partito dal 2013 ma a corto di fondi, manco a dirlo.
Qualsiasi persona di buon senso sa che in questo mondo checché se ne dica, nessuno fa niente per niente e che quindi gli Usa in cambio della copertura Nato, vogliono più che qualcosa.

E poi il conto non torna se dobbiamo comprarci mezzi di dubbia efficacia beninteso solo presso ditte americane
Oltre alle cose già citate, essere nella Nato significa non comperare gli armamenti che ritengono utili o indispensabili i nostri tecnici militari, ma portare a termine qualsiasi commessa a favore di ditte americane ,anche se per acquisire materiale palesemente non funzionale come i famosi F35 della Lockheed Martin.
I conti tornano?
Si cominci almeno a discuterne, così il famoso popolo avrà gli elementi per giudicare e per spingere le decisioni politiche nel senso che crede.
Non si può far finta di non sapere che rimanere nella Nato capeggiata da un'America che è ancora la principale potenza militare del mondo, ma che politicamente ha perso da tempo la posizione imperiale da poliziotto del mondo, che aveva prima, significa rinunciare a una serie consistente di elementi di sovranità e di indipendenza.

Il mondo globalizzato di oggi è per definizione un mondo “multipolare”.
Da qui bisogna partire a ragionare.
Il livello modesto delle classi dirigenti politiche di oggi, si sa, è spesso contestato e messo alla berlina da nuovi personaggi politici, che stanno crescendo nei consensi della gente e che vengono definiti, quasi con disprezzo, populisti da chi non vuole mai cambiare nulla.
In America Trump ,con tutti i difetti e lacune che ha, ha però detto chiaramente una sacrosanta verità: Europei svegliatevi, se io divento presidente, ve lo sognate che continui a spendere un sacco di dollari per mantenere un sistema militare che vi copra.
I mezzi li avete, spendeteli e copritevi a casa vostra.
La Nato è quindi un fantasma del passato in via di ridimensionamento comunque.
L'America, sostenuta fortemente dall'Inghilterra di Cameron, ha favorito le fobie antirusse dei paesi dell'Est e delle repubbliche baltiche ,ex-sovietici nelle vicende ucraine ,dispiegando inutili truppe e armamenti in Europa in funzione anti-russa ed ha preteso che i paesi europei approvassero pesanti sanzioni finanziarie ed economiche per punire la Russia medesima, con gravi danni diretti. per esempio per l'economia italiana.
Ebbene l'Italia ha interessi nazionali strategici ed economici di tutt'altro segno, che coincidono con un rafforzamento dei legami del nostro paese con la Russia.
Presumo che i sacri principi invocati da Bush e da Cameron per la presunta difesa dell'integrità territoriale dell'Ucraina siano la solita indegna foglia di fico per coprire precisi interessi economici di quei due paesi nel campo dell'energia, cioè prezzi di petrolio e di gas.
Ma i nostri interessi sono esattamente opposti ,e quindi cosa andiamo a difendere a Varsavia alla riunione plenaria della Nato, gli interessi degli altri?

Perchè dobbiamo essere obbligati ad approvare sanzioni contro la Russia che combatte l'Isis e non contro la Turchia che all'Isis ha fornito di tutto, come documenta il “Figaro”?
E poi, c'è qualcuno che è in gradi di spiegarci perché mai dobbiamo approvare sanzioni contro la Russia, invece che contro quella Turchia, anacronisticamente membro della Nato, che come documenta il pur autorevole giornale francese “Le Figaro” proprio stamattina, ha fornito il materiale che l'Isis usa quotidianamente per fabbricare missili eccetera?
Per non scontentare Angela Merkel e la sua strampalata politica pro turca, per non essere invasa da profughi siriani?
Meglio i campi di concentramento in Turchia a spese europee?
Ma siamo sicuri che queste politiche siano decenti e siano in grado di produrre un minimo di risultato?
Renzi a Varsavia continuerà a dire di sì a un Obama, che fra pochi mesi sarà in pantofole a casa sua e non alla Casa Bianca ed a un Cameron, che traslocherà dal n.10 di Downing Street molto prima ?
Temo di sì, ma spero di no.