lunedì 29 aprile 2013

Molto abile questo Enrico Letta, ma come un pittore rinascimentale deve nascondere le “vergogne” dei personaggi che dipinge.




Difficile non riconoscere che ci vuole anche del geniaccio per gestire in modo  brillante situazioni difficilissime come l’attuale.
Enrico Letta ha nel proprio bagaglio culturale dosi massicce di estratto di balena bianca e a questo elisir deve aver fatto ampio ricorso in questi giorni.
Ha fatto molto meglio del povero Bersani, uomo, che ha dimostrato un inusitato coraggio vincendo due partite importanti mettendo i  atto soluzioni innovative (fare le primarie e nomina dei presidenti delle Camere con personaggi esterni) ma poi ha perso il campionato incassando due cappotti consecutivi con le partite per la nomina del Presidente e quella per la formazione del governo.
Era a due passi  dal potere entrare nei libri di storia come colui che avrebbe definitivamente affossato vent’anni di disastroso berlusconismo, se  solo avesse avuto il fegato di accettare le due ,tre precondizioni poste da Grillo : un nome terzo (e cioè non Bersani) per il governo, un nome terzo per il Quirinale e cioè Rodotà e la rinuncia all’incasso del malloppo consistente dei rimborsi elettorali.
Lo avesse fatto, oggi Berlusconi si starebbe preparando per andare finalmente a rendere conto delle sue dubbie azioni davanti al suo  giudice naturale come tocca ad ogni cittadino , al Quirinale ci sarebbe un degnissimo personaggio, specchio e icona di un cambiamento radicale come Rodotà e al governo ci sarebbe una pattuglia di innovatori, come sarebbe indispensabile per risorgere dopo venti trent’anni di stagnazione.
Ha fatto meglio di Grillo, al quale va  ascritto il merito di avere dato un benefico e salutare scrollone a un  paese prima rassegnato a un declino irreversibile, ma che ha dimostrato di essere ancora lontano dal poter diventare operativo con azioni politiche di una qualche efficacia.
Anche lui come Bersani avrebbe potuto entrare nei libri di storia come co- affondatore dei grigi vent’anni di berlusconismo, ma di fronte al marasma di un PD imbalsamato come una mummia incapace di esprimere un disegno di rinnovamento vero non ha saputo fare le necessarie contromosse per realizzare finalmente la svolta per la quale la gente ha votato il 5Stelle.
Peccato, perché come è noto l’autobus in politica raramente passa due volte.
Ha fatto meglio di Renzi, che invece di andare dove lo porta il cuore, non avendo una visione chiara e definita va solo dove tira al momento il vento del potere.
Letta aveva un compito quasi impossibile : trovare il modo di stoppare un Berlusconi che voleva addirittura l’economia per sé e nello stesso tempo stoppare D’Alema che  voleva gli esteri per sé.
L’ingresso di big delle due parti avrebbe in teoria dato più sicurezza di durata al governo ma avrebbe anche chiarito agli elettori che si trattava di inciucio alla massima potenza.
Letta è stato democristianamente abilissimo a fare invece un governo in questo senso di basso profilo senza i big escluso Alfano con giovani e donne, nessun ministro precedente escluso Alfano, le amazzoni del Cavaliere surclassate dalla ex rettrice della Nomale e dalla Bonino.
Per gli elettori ha confezionato probabilmente il meno peggio possibile.
Ma la realtà è ugualmente quella che è.
Ha coperto le vergogne, come i pittori rinascimentali che a questo erano costretti dall’arretratezza culturale di papi e principi di allora.
Ma le foglie di fico non risolvono un bel nulla di sostanziale, perché il grande statista Berlusconi, ai capricci del quale Letta ha creduto di assoggettarsi ,nei prossimi mesi avrà un solo ed unico pensiero : i suoi processi, problema privato che sarà quello che potrebbe fare finire questo governo in qualsiasi momento.
Del resto i berluscones non hanno alcuna remora a dirlo nel modo più esplicito e di metterlo nero su bianco.
Lo ha fatto l’altro ieri la Santanchè sul Corriere e ieri Ferrara sul Giornale, indirizzandosi senza tanti complimenti direttamente alla Signora Boccassini e invitandola a ispirare le sue azioni future a una preventiva riflessione sulle conseguenze delle sue azioni sugli affari di stato.
La “ragion di stato” torna così in auge, come se fossimo ancora secoli indietro.
Ferrara del resto è il campione della cultura clerico- reazionaria e quindi è logico che sia lui a rispolverare come nuova la decrepita lezione dei gesuiti maestri di teologia morale del ‘600, autori fra l’altro della “morale situazionista”, variante clericale della laica “il fine giustifica i mezzi”.
Un grande personaggio come il Cavaliere, siamo uomini di mondo, non può essere trattato come il cittadino Sig. Rossi, suvvia, lo dovrebbero capire tutti.
Cercano di convincerci usando gli stessi argomenti esposti dai commensali nel famoso banchetto fra Don Rodrigo, il conte Attilio, il Podestà e l’avocato Azzeccagarbugli, senza rendersi conto che da allora sono passati quattro secoli.
E questo governo delle larghe intese, dovrebbe essere quello che gestisce il nuovo per salvare il paese dalla recessione.
Povero Letta, abile fin che si vuole, ma come si fa a mettersi nelle mani del Berlusca, dovrebbe essere un fenomeno per combinare qualcosa con quel bel soggetto che dirige le danze.
Non mi riesce proprio di augurargli buona fortuna.
E poi c’è questo clima da regime che diventa sempre più irrespirabile.
Tutti i giornali schierati che scrivono le stesse retoriche lodi al presunto salvatore della patria, il nonno del Mulino Bianco re -insediato al Quirinale dalla casta a corto di idee, che ci ha cucinato questo indigeribile inciucio e che ci vorrebbe imporre di non nominare nemmeno in termine inciucio, perché lo dice lui.
Clima brutto, peggiore di prima delle elezioni, che è tutto dire.

venerdì 26 aprile 2013

Enrico Letta è difficile da digerire anche come stato di necessità




Enrico Letta è un politico di buona caratura.
Ha un curriculum di livello elevato, soprattutto in considerazione della sua età.
Dicono addirittura che dopo decenni di attività politica ad alto livello risulti ancora onesto e pulito.
L’uomo come linea politica è unanimemente etichettato come : centrista, moderato, dotato di grandi capacità di mediazione, confortato da una rete di relazioni coltivate negli anni in tutti gli ambienti che contano.
Tutti elementi che di per sé sarebbero positivi e un buon biglietto da visita.
Il problema è che qualcosa non quadra proprio nella sua collocazione politica.
Se avessimo occasione di chiacchierare con un amico straniero, residente in un qualunque “paese normale” e gli descrivessimo Enrico Letta, come abbiamo fatto sopra, quello ci direbbe : ottimo mi sembra l’uomo giusto per guidare il PDL, come casa dei moderati italiani in modo dignitoso al posto di quel buffone di Berlusconi.
Ovvio che quando gli spiegassimo che invece Enrico Letta è stato scelto come il rappresentante del partito della sinistra italiana nelle trattative col Pdl, ci direbbe : ma no, allora siete tutti matti.
Come dargli torto.
Continuiamo a perseverare nell’illusione di poter risolvere problemi complessi o molto complessi non prendendo mai la via più lineare, ma scegliendo invece  supposte furbate intelligentissime tipo le “convergenze parallele” di memoria morotea.
In un paese normale, per rappresentare la sinistra si designa un uomo di sinistra  e Letta non lo è e non ci tiene nemmeno ad esserlo.
Averlo scelto è un obiettivo elemento di debolezza perché non è verosimile che sia in grado di far passare nella trattativa o nella successiva azione di governo cose di sinistra, nelle quali è lui il primo a non crederci.
Il secondo elemento di debolezza è il muro contro il quale andrebbe a sbattere chiunque dovesse fare una trattativa col PDL ed è la condizione pregiudiziale e non negoziabile per il PDL del “salvacondotto giudiziario” per Berlusconi.
Tutti sanno che questo è il vero punto cruciale, ma farisaicamente fanno finta di non saperlo, trattandosi di cosa sgradevole e per sua natura oscura e ambigua.
Oscura, perché mai e poi mai in uno stato moderno è possibile che si parli apertamente di una trattativa per sottrarre alla giustizia un cittadino, qualsiasi esso sia.
Oscura, perché in realtà nessuno in una  democrazia, fondata sulla divisione dei poteri e sui pesi e contrappesi fra di essi è in grado materialmente e in modo credibile di fornirlo, questo salvacondotto.
Ambigua perché chi lo promettesse potrebbe appunto mostrare di avere un potere che non ha e fare quindi promesse di dubbia efficacia e consistenza.
Fatto sta però che da quando il nonno del mulino bianco al Quirinale ha esercitato sia pure in modo lieve il suo potere di “persuasione morale”, Berlusconi è stato sollevato dalle seccature, che spettano a tutti gli altri cittadini di comparire di fronte alle corti, che lo stanno giudicando in più procedimenti aperti e vicini a sentenza.
Se poi domani dovessimo vedere che questa anomalia diventasse una prassi e poi magari di fronte a una sentenza di condanna arrivasse un provvedimento di grazia o il cattivo soggetto fosse messo al riparo con una nomina a senatore a vita, nessuno potrebbe impedirci di coltivare la convinzione di essere stati presi per i fondelli.
E il popolo è già oggi abbastanza imbufalito.
Tuttavia, cerchiamo di esercitare al massimo l’onestà intellettuale e di addentrarci nella penosa riflessione, che segue.
Abbiamo visto nel post precedente che la strada costituzionalmente più corretta di fronte ai risultati elettorali e al fallimento dell’incarico a Bersani sarebbe stata quella dello scioglimento del solo Senato e del suo rinnovo con una nuova tornata elettorale.
Ora però vediamo di fare un passo avanti.
Le elezioni del 24 febbraio appaiono vicinissime, ma nel frattempo sono successi molti fatti di peso.
Prima di tutto è avvenuta l’implosione del PD, forse irreversibile e con conseguenze imprevedibili.
Poi è trascorso un tempo sufficiente per dare un primo giudizio provvisorio al Movimento 5Stelle, che non può essere troppo favorevole, stante il fatto che lo stesso non è riuscito a sfruttare le scelte politicamente molto importanti alle quali era ammesso per realizzare in positivo alcun cambiamento.
In queste condizioni andare alle elezioni subito significherebbe avere contrapposti e con la massima visibilità i due populismi.
Quello di Berlusconi, padre padrone e guida del suo popolo, di cultura, come abbiamo più volte notato, sempre più para-fascista e  simile al movimento di Martine Lepen, pronto ad andare al suo comando  anche nel pozzo al canto di “meno male che Silvio c’è” invece che di “giovinezza, giovinezza, primavera di Bellezza”.
Dall’altro un Grillo, a suo agio nelle campagne elettorali gridate, che però non ha ancora avuto il tempo materiale di mettere in piedi qualcosa di realmente credibile e presentabile.
In mezzi il deserto dei Tartari, nel quale le apparizioni dei vari leaderini, in terapia psichiatrica, sarebbe uno spettacolo del tutto surreale, proprio come nel romanzo di Buzzati e con la stessa conclusione cioè alla fine non arriverebbe nessuno.
Le elezioni sarebbero un azzardo da incubo.
La soluzione Letta richiederebbe di fare rappresentare la sinistra da un uomo che non è di sinistra e che quindi non crede nelle cose di sinistra, con in più l’ingoio obbligatorio del salvacondotto.
Unico vantaggio : procrastinare l’avvento di un  forse peggiore disastro con nuove elezioni in queste condizioni e guadagnare un po’ di tempo.
Per consentire al 5Stelle di costruirsi in qualcosa di presentabile ed a quel che resta del PD di visualizzarsi in qualche modo.
Due azzardi che non sono in grado di promettere nulla, né di certo, né di buono.
Molti nella sinistra oggi cominciano a credere che il secondo azzardo, cioè Letta, sia il meno peggio.
Vedremo.

giovedì 25 aprile 2013

Ci stanno raccontando delle favole. La casa brucia ed allora bisognerebbe andare con Berlusconi, quello che le ha dato fuoco





Ci stanno raccontando le favole, ma non credeteci.
Andare con Berlusconi non si può, neanche se la casa brucia, perché lui è quello che le ha dato il fuoco, cioè lui è quello che ha provocato il disastro nel quale ci troviamo con i suoi vent’anni di s-governo e quindi non può essere il pompiere, che improvvisamente ripara il disastro, che ha fatto lui e del quale è responsabile.
Prima ci hanno raccontato la favoletta del nonno del mulino bianco che doveva essere rieletto Presidente, perché questa sarebbe stata l’unica soluzione condivisa e non era vero.
C’era un’altra Italia e per di più maggioritaria che vuole cambiare e che si sarebbe riconosciuta coerentemente  in un esponente di alto livello come Stefano Rodotà, estraneo alla casta e non compromesso in alcun modo in questi ultimi vent’anni di sfascio morale e materiale.
Avrebbe degnamente rappresentato una scelta per il nuovo e per questo è stato stoppato da chi vuole lasciare le cose come stanno, come il nonno del mulino bianco, che in sette anni ha firmato tutte le leggi vergogna del Cavaliere senza trovare nulla da ridire.
Poi il medesimo nonno del mulino bianco, uscito e rientrato prontamente al Quirinale, con un voto indegnamente quasi unanime, ci ha raccontato a reti unificate la seconda favoletta secondo la quale Enrico Letta per formare il nuovo governo dell’inciucio col Pdl sarebbe stato l’unica soluzione possibile ed ancora non era e non è vero.
Per la semplice ragione che i due terzi degli italiani  hanno votato per i 5Stelle e per il PD e quindi hanno votato per il cambiamento, mentre il governo dell’inciucio è esattamente il contrario.
La terza favoletta è precedente alle prime due ed è la più pericolosa perché è assunta quasi come un dogma , viene tutta dalla mente di Berlusconi ed è passivamente riportata da anni dal circo mediatico come fosse una ovvietà.
Questa favoletta recita : gli italiani da sempre sono in larga maggioranza moderat, cioè di destra, e quindi io B. sono il naturale sultano a vita di questa Italia.
E’ falso. Perché, come si è ricordato sopra, alle recenti elezioni politiche addirittura i due terzi degli italiani hanno votato Pd , 5Stelle, Sel e Lista Ingroia , intendendo di votare in tal modo per il cambiamento e per un cambiamento anche radicale, cioè di sinistra.
Il governo dell’inciucio con Berlusconi non si può fare, perché se lo si facesse si prenderebbe per i naso la stragrande maggioranza degli italiani, che, come abbiamo detto, ha votato per il cambiamento e con questo si opererebbe  un “vulnus” al senso  più elementare della democrazia, anche se con la benedizione del nonno del mulino bianco e relativa corte.
Il PD ha preso i voti che ha preso (tra l’altro diversi milioni in meno rispetto alle precedenti politiche) perché i suoi dirigenti avevano spergiurato che non sarebbero mai e poi mai andati col PDL di B.
La carta costituzionale dice che se non si forma una maggioranza in parlamento il presidente deve sciogliere le Camere, punto.
Di conseguenza prima bisognava verificare veramente se non esistevano soluzioni.
Questo non è stato fatto.
Le elezioni avevano dato tre forze quasi a pari merito.
Il presidente ha  provato con un incarico al Pd con Bersani, risultato senza sbocco.
Di fronte a questo risultato avrebbe dovuto provare con incarichi esplorativi prima a un   esponente dei 5Stelle e se senza sbocco ad un esponente del Pdl.
Se ancora senza sbocco, subito dovrebbe convocare le elezioni, questo è il percorso previsto dalla Costituzione.
Anzi per essere più precisi dato che una maggioranza chiara non è stata espressa, a causa del solo voto del Senato, il Presidente sarebbe tenuto  sciogliere il solo Senato ed a indire nuove elezioni per il solo Senato.
Non si vuole seguire la strada maestra e si  ricorre a forzature fra l’assurdo e il ridicolo.
Lo si è detto nei post precedenti in modo più analitico, l’Italia da vent’anni è governata da un regime consociativo, nel quale destra e sinistra governano insieme facendo l’uno all’altro, alternativamente, una opposizione solo di facciata.
Così  prendono allegramente per i fondelli i rispettivi elettori e si spartiscono di fatto tutto quanto, in un regime di corruttela crescente, intollerabile per un paese civile.
Dopo anni di torpore e di mancanza di una opinione pubblica partecipe e vigile, alle ultime elezioni la gente ha finalmente reagito ed ha punito  Pdl e  Pd, togliendo loro diversi milioni di voti, andati ai 5Stelle.
Ma ora  i puniti dagli elettori non si rassegnano a togliere il disturbo e reagiscono tramando per fare il  governo dell’inciucio, con la penosa scusa del supremo interesse nazionale (la casa che brucia nella metafora iniziale).
Accetteremo di farci scippare il mandato per il rinnovamento che abbiamo dato a 5Stelle, PD, Sel e Lista Ingroia e che ha raccolto i due terzi dei voti?
Resistere, resistere, resistere si diceva vent’anni fa.

Con Berlusconi non si può andare :
- perché ha s-governato l’Italia per 20 anni e ci ha cacciato nei guai con lo spread a 570 nell’ottobre 2011;
- perché è considerato un “buffone” irricevibile dalle cancellerie di mezzo mondo, cosa che si ripercuote pesantemente sulla reputazione degli studenti , lavoratori e industriali italiani all’estero;
- perché è inguaiato fino al collo in guai giudiziari che stano per arrivare a  sentenza e quindi non è sensato fare finta di niente;
- perché è un personaggio che conduce una vita privata che se ce lo avessimo per vicino, cercheremmo in tutti i modi di evitarlo;
- perché ha avuto la faccia tosta di cambiare più volte la legislazione penale italiana in settori sensibili come l’abolizione del falso in bilancio e l’allungamento insensato dei termini di prescrizione, con conseguenze incalcolabili nella diffusione della corruttela, dal momento che il falso in bilancio, guarda caso, è proprio quello che consente di fare la “provvista” in nero per pagare le tangenti, che servono a corrompere pubblici funzionari per aggiudicarsi gli appalti;
- perché ha avuto il demerito storico di “sdoganare” i fascisti, provenienti o no dal Msi e infatti il suo è il partito più votato dai fascisti italiani vecchi e nuovi, quelli che hanno magari orrore degli anni di Mussolini, ma che condividono in pieno la cultura del “fascismo eterno”, del borghese piccolo-piccolo, tutto teso alla conservazione dei suoi piccoli o grandi privilegi;
- perché con il suo impero mediatico ha corrotto le anime di questo paese, arrivando a inebetire al gente al punto che per anni è sembrato che in Italia non esistesse più un’opinione pubblica vigile e consapevole;
- perché non ha alcuna visione politica : il suo è un partito personale creato per difendere i suoi interessi privati. Prova ne è che quando sembra allontanarsi  definitivamente dal potere i titoli delle sue aziende crollano in borsa;
- perché non avendo alcuna visione politica non ha nemmeno una politica economica. Dice di essere liberale , ma nella pratica ha sempre operato per impedire al libero mercato di funzionare ponendosi come il paladino delle caste e delle corporazioni;
Si potrebbe andare avanti fino a domani, Berlusconi è una miniera di anomalie , di contraddizioni e di errori madornali.
- i suoi sostenitori sono i primi a saperlo, ma hanno evidentemente  interesse a fare rimanere le cose come stanno, bisogna batterli in regolari e trasparenti elezioni.
Naturalmente quando si dice con Berlusconi non si può andare, non si dice affatto che la sinistra in una situazione di necessità non possa trattare o  governare con una destra moderata.
Questo si potrà fare però solo quando il PDL si sarà liberato da quel personaggio impresentabile e improponibile.

domenica 21 aprile 2013

Pensando di essere dei furboni si sono tutti arresi a Berlusconi, nascondendosi dietro al Nonno del Mulino Bianco




C’è qualcosa di perverso in questa nostra politica italiana, che non vuole mai nessun cambiamento e che non vuole mai dare ascolto al suo popolo, che non la sopporta più.
E’ perverso nascondere le proprie immani debolezze, che rendono le forze politiche  incapaci di fare scelte alla luce del sole e quindi di assumersene la responsabilità a viso aperto.
È perverso nascondersi dietro  all’ immagine simbolica del Nonno della Repubblica, dipinto come quello edulcorato del Mulino Bianco, per rendere appetibili alla gente i propri decrepiti progetti politici.
E il vero progetto politico del gruppo dirigente del PD era chiaramente fin dall’inizio quello di fare il governo con Berlusconi, come su questo blog si era già detto.
Sapevano però che la loro base, il loro popolo a quell’alleanza non era contrari ma contrarissimi e quindi hanno nascosto colpevolmente il loro vero progetto dietro a una serie di mosse tattiche spregiudicate, ma facendo bene i conti prima.
La vera mente perversa dietro a tutte queste manovre era il terribile baffetto, Massimo D’Alema.
Non poteva  essere che lui il Cardinale Richelieu della situazione, perché solo lui aveva l’intelligenza, la freddezza, il mestiere e soprattutto il potere per farlo.
D’Alema è da sempre il riferimento del potere reale nel PD, quello che deriva dai governatori di regione, dai sindaci e assessori di enti locali, degli amministratori di ex municipalizzate sempre più potenti, di consiglieri nelle fondazioni bancarie, e nel sottopotere delle industrie e servizi partecipati dallo stato o parastatali.
E’ un potere immenso.
Aggiungeteci, come costume degli e PCI dell’Italia Centrale, la necessaria partecipazione ai riti massonici, per allargare le proprie relazioni e per guarnire una ulteriore spolveratina a pioggia di finanziamenti generosi a scuole confessionali e oratori e il gioco è fatto.
D’Alema gestisce il potere, gli altri o eseguono o aspettano che arrivino le briciole.
In quest’ottica, il vero nemico di D’Alema non è mai stato quello di facciata, cioè Berlusconi, col quale ha da sempre diviso tutto in un inciucio dietro le quinte ventennale, ma chi volesse rivoltare il tavolo del consociativismo.
Sembrava che questi potesse essere Renzi, peccato però che Renzi assomigli talmente tanto a D’Alema, da sembrare più il suo naturale delfino, che non il suo oppositore.
Renzi ha voluto accorciare i tempi e ha tentato il parricidio alle primarie del PD, ma lo strapotere del boss lo la stoppato subito e senza particolare fatica.
Poi è saltata fuori la vera forza alternativa al potere D’Alemian- berlusconiano.
Grillo la novità assoluta, giocando con il suo svantaggio/vantaggio di  atteggiarsi in un modo fra il folcloristico e lo strampalato, che però riesce a sconcertare una nomenclatura politica ingessata da decenni.
Il guaio per D’Alema è che Grillo è risultato doppiamente pericoloso per il fatto che è venuto ad  occupare di fatto l’area tradizionale della sinistra, la cui base il giochino di D’Alema aveva cominciato a intuirlo e se si perde la base, a ruota, prima o poi si perde tutto il potere.
Bisogna riconoscere che la lotta per Grillo era difficilissima, perché ponendosi contro frontalmente a tutto un regime consociativo del quale i partiti sono solo la parte più visibile, aveva  contro tutti, poteri forti compresi.
Gli sparavano contro tutti i giorni dalla corazzata mediatica delle Tv, giornali e riviste di Berlusconi.
Ma curiosamente gli sparava contro anche la corazzata dei finti arcinemici per Berlusca quelli della contro corazzata del gruppo Repubblica- l’Espresso, come se l’inciucio fosse già stato accettato da costoro.
Per giorni hanno fatto un penoso gioco delle parti col direttore di Repubblica, Mauro, che scriveva netti editoriali contro l’inciucio,  però subito corretto dalle omelie domenicali, che il fondatore e quasi padrone del giornale Scalfari pubblica tutte le domeniche, dedicandovi sempre un pensierino affettuoso se non di venerazione volto ad esaltare la meritoria opera del saggio della repubblica, che dal Quirinale era ed è impegnato nel confezionare l’inciucio, magari con le più nobili intenzioni, ma tant’è.
Naturalmente al pensierino affettuoso per il Colle, mai mancava una scappellotto per i ragazzacci grillini, descritti come dei discoli che inevitabilmente avrebbero rotto le stoviglie al tavolo del potere e che quindi erano i reprobi della situazione.
Grillo. girando di piazza in piazza si trovava di fronte folle sempre più strabocchevoli e quindi poteva toccare con mano, che c’era lì un popolo che lo investiva di un potere di dimensioni alle quale non era preparato forse nemmeno psicologicamente.
La comprensibile ebbrezza del momento, unita poi alla difficoltà obiettiva di gestire un piccolo esercito di parlamentari alla loro prima esperienza,unita  alla sua stessa mancanza di una precedente esperienza di sorta ,politica o amministrativa, unita al fatto che il suo pensiero politico era in fieri, sono tutte cose che lo hanno spinto a sbagliare quasi tutte le prime mosse.
In politica, come nella vita passa un grosso spazio di possibili opzioni fra il comportarsi come “puttane” ed essere invece semplicemente “elastici”.
Grillo ha ritento di scegliere una rigidità intransigente nella fedeltà alla lettera verso quello che aveva promesso durante la campagna elettorale.
Forse anche lo doveva fare per non rischiare che il suo esercito di matricole parlamentari si dividesse subito in mille rivoli.
Purtroppo però a cose fatte non si può non riconoscere che prima ha perso la battaglia del governo e poi quella del Quirinale  e non sono cose da poco.
Ha perso lui ed hanno vinto invece Berlusconi e D’Alema, che rieleggendo Napolitano si sono procurata l’investiture a formalizzare il governo del’inciucio.
Hanno vinto al prezzo di sedersi sui cumuli di macerie fumanti del PD, l’ultimo e unico partito storico che era rimasto in Italia, l’erede delle storie e delle tradizioni politiche dei comunisti e del cattolicesimo sociale.
Cioè eredi della gente che era stata determinante nel fare sciocchezzuole come la Resistenza, la Repubblica e la Costituzione, la ricostruzione dell’apparato industriale italiano pubblico e privato le infrastrutture e cioè  quello che fa l’Italia moderna.
Il prezzo pagato può fare brindare Berlusconi, perché per lui ormai ogni giorno in sella al potere significa un giorno in meno a San Vittore, ma D’Alema ,in quale sotterraneo della storia si è cacciato.
Con la rielezione incautamente accettata da Napolitano non si è risolto alcun problema.
Da domani disco verde per gli affari di tutti i faccendieri d’Italia, senza più la foglia di fico della finta opposizione del Pd ,tutti possono precipitarsi alla mangiatoia apertamente.
Disco verde per licenziamenti e chiusure di aziende.
Ma disco rosso per chi amministra la giustizia, che è stata ufficialmente informata che ci sono cittadini ed uno in particolare che è e sarà più uguale degli altri, per lui le leggi che valgono per tutti non valgono nulla.
E’ una bella schifezza.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere perchè la conferma di Napolitano comporta un solo elemento positivo, non ha il potere beninteso di fermare l’orologio, ma dovrebbe offrire più tempo per tutti.
Soprattutto i grillini ne hanno un bisogno assoluto.
Hanno bisogno di lavorare nelle commissioni per capire che il potere di presentare delle leggi è ben poca cosa se poi non verranno mai “calendarizzate” (cioè messe in discussione).
Che per esistere politicamente occorre confrontarsi tutti i santi giorni con gli altri, cercarli, discutere e concordare il concordabile senza necessità di vendersi, ma assolutamente uscendo dal congelatore nel quale si sono rinchiusi.

giovedì 18 aprile 2013

Inciucio = salvacondotto giudiziario per B. = Costituzione stracciata




Costituzione della Repubblica Italiana
Art 2 : “…tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge….senza distinzione di condizioni personali o sociali;
Art.25 “nessuno deve essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”;
Art. “107:”i magistrati sono inamovibili”
Art 112 “ il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”.

Legge 361/ 1957 : i concessionari di servizi pubblici non sono eleggibili a cariche pubbliche.

Nessun commento è necessario.
Fa quindi veramente pena vedere quello che rimane dei così detti “poteri forti”  scrivere tramite il Corrierone, Il Sole di Confindustria , Avvenire della Conferenza Episcopale, si intende mamma Rai a canali unificati, in perfetta e preoccupante sintonia con i giornali e le TV della real casa berlusconiana, che per senso di responsabilità occorre fare il governissimo con B., come se l’Italia fosse la Germania o l’Inghilterra e non quel disgraziato paese che incautamente vota da vent’anni come capo della destra un individuo per il quale è inutile spendere ulteriori parole.
No signori, non si può fare perché farlo significherebbe uscire dalla legalità oltre che dal buonsenso e dalla decenza.
Non si può trattare con uomo che tutte le cancellerie considerano un buffone e che ha esteso il suo discredito personale e politico agli studenti,  ai lavoratori ed agli imprenditori italiani all’estero.
Facciamo finta di non saperlo e di essercelo dimenticato, ma c’è un’altra cosetta che occorrerebbe ricordarsi e ricordare ai “poteri forti” a proposito di spingere a fare un governassimo con B. a tutti i costi, ed è questa : in oltre  cinquant’anni di storia la tanto vituperata DC con i fascisti non ha mai trattato e mai significa mai, a cominciare da quando De Gasperi ha avuto il coraggio di dire un no secco nientemeno che a Papa Pacelli, pagandone tutte le conseguenze nel ’57 nella famosa “operazione Sturzo” per le elezioni comunali di Roma.
E per il partito di B. oggi  votano tutti i fascisti italiani di ieri e di oggi.
Che lui sia o non sia filo-fascista non ha la minima importanza, i fascisti votano per lui perché in lui vedono un riferimento per le loro idee, questo è un fatto, non è un’opinione.
E’ ovvio che per fascisti non intendo i pochi nostalgici rimasti, ma tutti quegli italiani  anche giovani o giovanissimi che oggi sposano la cultura fascista del “borghese piccolo piccolo” e che politicamente sono espressi bene dal partito francese di Marine Le Pen, per altro in grande ascesa, come chiarito in diversi post precedenti su questo blog  (1-4-13 e 1-3-13).
Sto scrivendo un’ora prima della prima seduta del Parlamento per l’elezione del nuovo Presidente e quindi sono, come tutti, sotto shock  per gli eventi di eri sera e notte, cioè della decisione suicida di Bersani di proporre ai suoi gruppi parlamentari di votare come Presidente, Marini, l’uomo scelto da B.
Personalmente ho la magrissima soddisfazione di non essermi fidato del PD in mano a Bersani e quindi di averlo abbandonato alle ultime elezioni a favore di Grillo.
Che la nomenclatura del PD, se pure non rappresentativa della base, avrebbe privilegiato la propria temporanea sopravivenza e quindi fosse da sempre favorevole all’inciucio, al di là dalle apparenti aperture di Bersani a mosse dirette al cambiamento, ne ero assolutamente convinto  fin da prima.
Che sarebbero arrivati fino a suicidare il loro partito per volgari e bassi interessi di poltrona, infangando le storie e le tradizioni politiche delle quali è portatore  è un atto semplicemente indegno.
Trattare con Berlusconi significa automaticamente legittimare vent’anni di sfascio morale del paese, vent’anni nei quali c’era un cittadino italiano più uguale degli altri di fronte alla legge degli altri, cioè uno che la violava addirittura cambiandosela a piacimento, come se fossimo stati ancora al tempo dell’Ancien Regime, prima della Rivoluzione Francese.
C’era uno che poteva fare quello che agli altri cittadini italiani non era consentito, perché lui era lui e gli altri erano niente, come diceva il soave Marchese del Grillo con parole più colorite.
Tutto a posto perché il personaggio era stato eletto e l’elezione popolare sistema tutto?
E ricadiamo non a caso nella cultura politica fascista.
Anche Mussolini ed Hitler erano stati confortati da un voto popolare.
Come andrà a finire non lo so, spero solo che Marini non passi con tre voti di maggioranza o peggio che la sua candidatura non sia la machiavellica foglia di fico per tirare la volata al re dell’inciucio : Massimo D’Alema.
A dopo.

martedì 16 aprile 2013

Quirinarie




Cercare di indovinare oggi chi sarà eletto al Quirinale da dopo domani in avanti è assolutamente tempo perso, sarebbe come a giocare al lotto.
Può essere di utilità invece ragionarci sopra, nel senso di cercare di vedere le ragioni per le quali certi candidati promettono poco o nulla ed altri invece sembrano quelli più adatti a ricoprire degnamente quel ruolo.
Per cominciare, dovrebbe essere scontato, ma purtroppo non lo è, escludere immediatamente gli esponenti della “casta”, cioè tutti gli esponenti delle nomenclature politiche di lungo corso, tutti corresponsabili della trentennale stagnazione del paese.
In effetti fa specie sentire ancora parlare seriamente dei D’Alema, Violante, Finocchiaro, Marini, Amato,Prodi.
Tutta gente che ha già dato e che non si è distinta per realizzazioni.
Se i partiti continuano a parlare di loro, allora è proprio vero che sono guidati da gente che non sa guardare altro che il proprio ombelico, come se al di fuori dalle gerarchie dei loro apparati non esistesse più nulla.
I milioni di voti che hanno perso alle ultime elezioni serviranno pure  a insegnare qualcosa.
Non sono voti finiti nel nulla, sono voti finiti a dare forma alla grande novità del Movimento 5Stelle.
Proprio per questo spaventa il fatto che anche questo Movimento nuovissimo sembri in parte contaminato alla sua base dall’incapacità di andare oltre alle vecchie nomenclature.
Mi riferisco ovviamente all’inspiegabile designazione fra i papabili scelti dai 5Stelle di Romano Prodi.
Come è possibile che la forza politica più euroscettica che c’è sul mercato indichi colui che ha spinto l’Italia nell’Euro per ragioni o pregiudizi ideologici –politici, trascurando del tutto le ragioni, che la sua elevata preparazione economica gli hanno sicuramente indicato come invalicabili se non andando  a cercare guai?
Prodi disponeva di tutti gli strumenti per sapere meglio degli altri che l’Italia non aveva una economia in grado di reggere una moneta unica insieme alla  Germania, come se si fosse potuto passare dall’oggi al domani dalla Lira al Marco.
Non poteva che essere una finzione con dei costi per noi insostenibili, non compensati dalla stabilità monetaria.
Con Prodi presidente che conserverà i propri pregiudizi e fisime pro Euro non si uscirebbe certo dalla crisi e si sarebbe condannati a un rincorrersi di manovre e di austerità.
Quella a favore di Prodi è un indicazione chiaramente “di pancia” perché Prodi è l’unico che abbia battuto Berlusconi alle elezioni, solo che dopo di quello non ha saputo fare assolutamente nulla di alternativo al berlusconismo e quindi non è stato migliore degli altri.
Il buon senso e la razionalità vorrebbe che ci si orientasse su una rosa di personalità d’alto livello scelte fuori dalla casta.
Zagrebeski, Rodotà, Imposimato per esempio, tre giuristi al massimo livello.
Ancora il buon senso vorrebbe che si superasse il moto sentimentale e un po’ infantile che porta alcuni a indicare i nomi di personaggi di altissimo livello morale o culturale, ma caratterizzati da una impegno professionale troppo “al limite” per essere adatti a quella carica.
Si pensi a Strada o a Fo.
Anche queste sarebbero scelte “di pancia”.
Forse è troppo chiedere ai vecchi marpioni dei vecchi partiti o agli inesperti giovani virgulti di fare un radicale sforzo di fantasia e andare oltre.
Butto là a titolo di esempio.
Si potrebbe scegliere fra  direttori di grossi giornali che abbiano dato prova di grande equilibrio e competenza come De Bortoli o Calabresi.
Si potrebbe scegliere un esponente del mondo scientifico con competenze anche gestionali come Remuzzi o Boncinelli.
Si potrebbe scegliere un eminente esponente della cultura umanistica in particolare fra gli esperti della conservazione dei beni culturali ed artistici come Carandini.
Visto la pessima prova di sé che hanno dato, quando sono arrivati in politica, lasciamo invece perdere economisti , banchieri e industriali.
Chiedere uno sforzo di fantasia a questa classe politica è forse pretendere troppo, ma non si sa mai.

giovedì 11 aprile 2013

Siamo un popolo di bamboccioni immaturi che non vogliono crescere, diventare seri ci fa paura




Sono rimasto scosso dalla foto che compare oggi sulla copertina del Sun, uno dei giornali inglesi più diffusi ,considerato “popolare” e di tendenza di destra.
Solenne seduta della Camera dei Comuni per commemorare la baronessa Margareth Thatcher.
Gli scranni dell’opposizione di sinistra quasi completamente vuoti  (ben 150 deputati volutamente assenti) in segno di dissenso marcato, verso quella che era stata la politica della Thatcher.
C’è una destra che fa la destra e una sinistra che fa la sinistra, sempre, non un giorno si e un giorno no.
E hanno una memoria storica. La Thatcher ha governato negli anni ’80 cioè trent’anni fa, ma nel frattempo gli stessi partiti non hanno cambiato casacca,  sono ancora lì a dimostrare coerenza ai loro ideali ed alla loro storia.
Per l’ennesima volta si è costretti a chiedersi : ma perché loro (gli inglesi, ma potrebbero essere anche i tedeschi o gli americani) ci riescono ad essere seri e coerenti e noi continuiamo a fare i clown?
La risposta dell’italiano medio probabilmente sarebbe questa : perché noi abbiamo la disgrazia di avere un Berlusconi, un Grillo, un Bersani , un D’Alema ecc., che non sono persone del dovuto livello.
E qui siamo al dunque, perché è proprio in questa risposta che si può trovare il virus che ammorba l’Italia e che ci rende diversi e inferiori agli altri.
Il non prendersi mai la responsabilità di niente, il dire che quello che va male è solo colpa degli altri, non nostra, non è di una  società civile mediocre e collusa con un potere corrotto, è solo dei politici, come se Berlusconi non fosse stato rieletto da noi cittadini comuni per quasi vent’anni, così come i suoi compari di una finta opposizione con i quali ha sempre spartito tutto.
Da noi, che un politico dica bianco adesso e nero cinque minuti dopo è la  regola, perché la sua incoerenza non viene punita alle elezioni, questo è il guaio.
Bersani  può dire : mai col PDL e poi andare a incontrare Berlusconi per mettersi d’accordo di fare tutto il contrario e nessuno ha niente da dire (salvo i 3 milioni e mezzo di elettori che ha perso in cinque anni).
Berlusconi può dire: mai coi comunisti e poi andare a incontrare Bersani per fare il governo coi “comunisti” e nessuno ha da ridire (salvo i 6 milioni di elettori che ha perso).
Grillo va avanti a fare il guru esoterico.
E intanto chiudono aziende al ritmo di decine al giorno.
E’ anche colpa di un sistema politico e di una società politica corrotta e incapace, ma perché non ci si fa mai un esame di coscienza e ci si chiede per esempio : con che criterio ho votato quello che ho votato alle ultime elezioni?
Era un criterio serio e razionale o sono andato per simpatia epidermica?
Avevo fatto la fatica di informarmi leggendo i giornali o consultando internet, o mi sono accontentato delle notizie pre-filtrate e pre-condite delle Tv, che non possono essere altro della voce del padrone?
D’accordo che la situazione politica italiana metterebbe in difficoltà perfino un Einstein, che cercasse di decifrarla per capirci qualcosa, ma se è così riconosciamo che anche noi ci abbiamo messo del nostro.
Non sarà che abbiamo sbagliato a votare ?
Facciamoci venire almeno il dubbio.
E riconosciamo il valore della logica : se andiamo avanti a votare come abbiamo fatto prima è perché volgiamo che il caos attuale rimanga così com’è.

martedì 9 aprile 2013

Idolo della piccola borghesia, disastro per gli operai, spina nel fianco per gli aristocratici




Margareth Thatcher è stato un personaggio complesso.
Alla notizia della sua morte il leader sindacale di minatori inglesi ha detto di avere subito brindato.
Non è una reazione elegante ma è ben comprensibile ,se si pensa a quanta poca sensibilità sociale ed umana abbia fatto ricorso la Thatcher nella lotta del 1984 contro i minatori del Nord che lottavano per il loro posto di lavoro.
I films di Ken Loach ben hanno documentato il disastro sociale sofferto da quella fetta di umanità.
E’ inutile negare però che ,soprattutto per un osservatore italiano, il personaggio Thatcher, come leader politico è oggetto di qualche elemento di invidia di fronte alla schiera di primi ministri mollaccioni e inconcludenti, che abbiamo avuto in questi ultimi decenni.
L’invidia è diretta alla sua coerenza di idee, ed alla sua determinazione nell’azione di governo.
Ma poi si ferma qui.
Come in tutte le storie di successo la Thatcher  è stata favorita da casuali colpi di fortuna.
Si pensi alla stupida improvvisa invasione delle sperdute isolette Mavinas Falkland da parte del dittatore di turno argentino, che ha dato alla ancora poco conosciuta leader conservatrice inglese l’occasione per diventare il personaggio che è diventato, cavalcando l’assurdo orgoglio nazionale offeso degli inglesi.
Colpo di fortuna ancora più grande, lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord che hanno dato alla Thatcher una rendita petrolifera da gestire.
Infine il potere contare sulla grande solidità di un sistema politico sociale, che nel paese più classista d’Europa quale è ancora l’Inghilterra ha consentito alla figlia di un piccolo droghiere di prendere due lauree ad Oxford e di scalare la politica contando elusivamente sui suoi meriti e non su privilegi, che non aveva proprio.
I suoi due bei volumi di autobiografia sono una ottima lettura per conoscere il personaggio in tutte le sue sfumature, ma anche per capire perché il sistema politico inglese è così solido e funzionale.
Ha avuto gli onori più elevati, ma nella sua vita nessuno le ha mai regalato niente, si è sempre conquistato tutto lavorando più duro dei suoi competitori.
Storicamente è stato il personaggio che più ha incarnato il sentimento di un anticomunismo ai confini del fanatismo, così come ai confini del fanatismo era la sua adesione alle teorie economiche liberiste di Von Hayek e della scuola monetarista di Milton Friedman.
Lo stato è il problema, non la soluzione dei problemi e quindi lo stato va affamato.
La società è un’entità che non esiste perché  che esistono nella realtà sono solo gli individui.
Questo era il suo credo, condiviso da Reagan e da Bush.
Cercò di applicare questi principi con una determinazione eccezionale e nessuno può negare che nei suoi undici anni di governo l’Inghilterra è profondamente cambiata.
Con le sue liberalizzazioni selvagge l’industria manifatturiera inglese è praticamente scomparsa.
Applicando la deregulation alle operazioni finanziarie ha fatto dei servizi finanziari la nuova “grande  industria” dell’Inghilterra, attraendo capitali con condizioni più vantaggiose e libertà assoluta.
Difficile negare che le basi per gli abusi nell’uso di ogni alchimia finanziaria, che hanno portato alla crisi attuale siano stati favoriti dalle riforme della Thatcher di Reagan e di Bush.
Con lei i ricchi sono diventati più ricchi ,soprattutto quando si sono visti ridurre le tasse sul reddito dall’80 al 40%.
Della riduzione delle tasse hanno goduto anche altri strati sociali se pure in misura molto meno sensibile e di questo la piccola borghesia le è stata riconoscente.
Come si è detto però, questa misura è stata resa possibile dalla insperata e imprevista rendita petrolifera.
Gli operai a causa delle sue riforme,però hanno perso il lavoro, alcuni non lo hanno più trovato, altri si sono riconvertiti ma comunque non hanno certo conservato un buon ricordo di quegli anni.
La piccola borghesia non statale è stata dopo i ricchi la più grande beneficiaria dell’era Thatcher.
Nella sua autobiografia la Thatcher dice che la sua più grande ambizione politica era quella di portare i tassi dei mutui sul 5% in modo che tutti gli inglesi si potessero comprare la casa.
Su questo ha avuto successo pieno, come sul fatto di portare un alto numero di inglesi della classe media a diventare piccoli azionisti, come risparmiatori.
Il suo chiodo fisso voleva che nessuno scroccasse nulla allo stato e quindi l’idea del welfare le era filosoficamente indigeribile tanto che la sua azione politica simbolo la ha portata a termine quando era ancora una oscura sottosegretaria ed ha abolito una delle misure più simboliche del welfare, la tazza di latte quotidiana distribuita nelle scuole.
Da primo ministro ha limato ma fortunatamente non è riuscita a picconare il Welfare tanto da minarlo.
Ancora la sua ideologia la ha messa contro agli intellettuali metropolitani ai quali ha tagliato i contributi statali.
Si è messa di traverso alla conservazione dei privilegi degli aristocratici non per ragioni di “lotta di classe”, ma perché la sua ideologia la spingeva a liberalizzare il mercato da ogni tipo di privilegio o di corporazione.
E questo non è stato certo male.
In conclusione ha lasciato dopo i suoi undici anni di governo una economia inglese più in sviluppo e più in forma di prima.
Valeva la pena spenderci i costi umani e sociali che ci ha speso a cuor leggero con le sue cure da cavallo?
O ancora, la migliorata situazione economica è stata merito tutto suo o principalmente del petrolio del Mare del Nord?
Non si può non riconoscerle la caratura da leader e una grande personalità, ma complessivamente non c’erano ragioni di amarla.
La sua caparbia distruzione della forza dei sindacati ha avuto anche il risultato storico inverosimile di partorire come suo delfino di fatto non un leader conservatore, ma il leader del New Labor, quel Tony Blair che è stato giustamente definito un aspirante miliardario e finto socialista.





giovedì 4 aprile 2013

Suicidio a 5 Stelle?




Gli elettori dei 5stelle che volevano una alleanza con il PD hanno sbagliato a votarci, ha detto ieri Grillo.
E’ probabilmente il primo caso al mondo di sberleffo agli elettori e di ripudio dei voti appena dati e ricevuti.
Tutti siamo abbastanza adulti e vaccinati da capire che Grillo ha buttato là questa invettiva per farla intendere ai suoi eletti e non per offendere i suoi elettori, ma insomma tutto deve avere un limite, diversamente ci avviciniamo ai casi psichiatrici.
A che serve prendere la bellezza di 8 milioni di voti per  poi ringraziare in questo barbaro modo i propri elettori.
Ma Grillo e Casaleggio non dovevano essere i guru, cioè i sacerdoti della comunicazione nell’era digitale?
E pensano che sia questo il modo di ricavare consenso dalla gente che li ha votati più per disperazione che per convinzione?
Si tenga conto che, come si era detto nel post del 28 marzo scorso, risulta dalla recente indagine pubblicata da Ilvo Diamanti che gli elettori 5Stelle provenienti dal centro-sinistra cioè per la gran parte dal PD sono oltre la metà del totale, quindi più di 4 milioni di elettori.
Ora non ci vuole Einstein per dedurre che chi ieri votava Pd e oggi ha votato 5Stelle, deluso dalla difficoltà che ha il PD a rinnovarsi, voleva con tutta probabilità provocare col suo voto una quasi costrizione per indurre il PD a fare insieme ai 5 Stelle quello che da solo non riusciva a fare.
Se Grillo invece pensa che chi ha votato per lui deve essere per definizione un invasato dedito alla distruzione dei partiti forse è lui a non aver capito.
Insomma va bene tutto in questo manicomio che è diventata la politica italiana, ma almeno rispettiamo come punti fermi la logica e la matematica e quindi teniamo conto che se Grillo ha preso il 26% dei voti, per arrivare al 51% ce ne mancano 24 e cioè in termini politici deve necessariamente trovare alleanze fra le forze esistenti più affini per fare qualsiasi cosa.
Ai neofiti si è disposti a fare degli sconti ed a perdonare gaffes e peccati veniali, ma non sarebbe né giusto né corretto giustificare l’ignoranza  delle regole elementari in chi è arrivato nelle istituzioni delegato dagli elettori.
Si è detto che i nuovi parlamentari 5Stelle hanno fra di loro oltre l’80% di laureati, benissimo, non tutti avranno studiato diritto pubblico, però ora, anche quelli che non l’hanno mai fatto, dovranno fare dei corsi accelerati per apprendere che le democrazie rappresentative moderne si basano sul principio secondo il quale il parlamentare è eletto “libero da mandato”, cioè assolutamente indipendente dalla forza politica che lo ha eletto.
Di conseguenza ad esempio i sistemi politici anglosassoni, da sempre basati più su partiti di opinione  (cioè leggeri e con poco apparato, come sono diventati di fatto i partiti moderni anche da noi) invece che sui partiti di massa (fondati su apparati burocratici molto forti) hanno da sempre dato per scontato che gli orientamenti dei gruppi parlamentari prevalgono sugli orientamenti degli organi del rispettivo partito.
Questa è la democrazia e queste sono le sue tecniche di base.
Se Grillo non si era reso conto prima, che ad elezioni avvenute, il suo potere sarebbe stato drasticamente ridimensionato dai gruppi parlamentari è ora che si adegui.
La prima regola del marketing era sempre stata il dogma secondo cui il cliente ha sempre ragione.
Poi sono arrivati i guru della comunicazione che le hanno studiate tutte per organizzare la “persuasione occulta” diretta a indurre, a creare i consumi dal nulla fregandosene di quello che la gente avesse realmente bisogno e di quello che invece risultava del tutto superfluo.
Poi, poco dopo, sono arrivati quelli come Casaleggio e Grillo che hanno creduto di applicare le tecniche della persuasione occulta del marketing commerciale alla politica.
Sono sicuri questi presunti cervelloni che la gente non capisca mai di essere etero diretta o comunque non pensano che quando il cittadino medio si accorgerà delle manovre per etero- dirigerlo si incavolerà brutalmente?
In ogni caso l’elettore sarà anche rozzo e non aggiornato, ma continua a pretendere di avere il diritto di essere trattato almeno come il consumatore, che per definizione ha sempre ragione.
Questa ultima battuta di Grillo ha purtroppo delle implicazioni antidemocratiche che sarebbe ingiusto sottovalutare.
Siamo messi talmente male che quasi si è costretti a dare un ulteriore occasione ai 5Stelle, sempre però che in tempi molto brevi e quindi cominciando dall’elezione del Presidente della Repubblica arrivi il loro contributo responsabile, che guarda caso, dovrà necessariamente sommarsi ai voti del PD, contraddicendo la vulgata del Grillo – talebano.
Non si può non distinguere , che so io, fra Veltroni e D’Alema, fra Prodi e Bersani, fra Zagrebeski e Violante.
E’ sciocco fare finta che siano tutti uguali da impacchettare e mettere nel cestino, perché non sono affatto tutti uguali.
Come i  deputati 5 Stelle non sono tutti uguali e tanto meno non sono degli automi telecomandabili.


mercoledì 3 aprile 2013

Euro, Euro über alles




Nel ginepraio della politica italiana ormai non ci capisce più niente nessuno.
O meglio tutti hanno capito che il vicolo cieco nel quale ci si trova è un problema prettamente politico.
Che vuol dire? Vuol dire che non ci si occupa più di discutere sul merito delle cose (tasse, economia, legge elettorale ecc.) perché viene data la priorità assoluta a preclusioni appunto “politiche”.
Ci sono oggi in Italia  tre forze politiche preminenti : PD, PDL e 5Stelle.
Di queste due : PD e 5Stelle giudicano di non poter nemmeno discutere di qualsiasi argomento col PDL , fin tanto che questo partito sarà guidato da Berlusconi.
E questo va bene, però non riescono ancora a fare quello che in qualsiasi altra parte del mondo si farebbe nella medesima situazione, cioè accordarsi fra  loro due.
Quando riusciranno a superare questo momento di follia e cominceranno a discutere del merito delle cose, la strada per loro sarà ancora terribilmente in salita, perché quando si accingeranno ad occuparsi di sviluppo lavoro ecc. si troveranno di fronte al macigno dell’Euro che è  il problema dei problemi : Euro si , Euro no , quale Euro, le idee sono molto confuse anche in casa loro.
Il 5Stelle nel programma elettorale è stato apparentemente più esplicito perché è stata l’unica forza politica che ne abbia parlato apertamente chiedendo di celebrare un referendum popolare.
Sorvoliamo sul fatto che attualmente il nostro ordinamento non prevede la celebrazione di un referendum affermativo- propositivo, ma solo il referendum abrogativo e fermiamoci alla sostanza.
In pratica  il 5Stelle , più che giustamente, chiede che la gente sia messa nella condizione di dire la propria su questa materia.
In apparenza benissimo, era ora.
In realtà però si tratta di un problemaccio tremendo, perché se su questo tema non si ricava un gran che dagli interventi degli economisti e dei politici, figuriamoci cosa ce ne capisce il cittadino medio.
Anzi è un doppio problemaccio perché al di al là del merito (Euro si, Euro no) mette anche in evidenza i limiti delle forme di democrazia diretta come il referendum.
Va benissimo ovviamente fare in modo che la gente si possa esprimere direttamente.
A patto però che sia in grado di sapere e di capire di cosa si parla.
Non nascondiamoci gli aspetti sgradevoli della realtà italiana.
Viviamo in un paese nel quel la metà circa della popolazione nell’ultimo anno non ha mai letto un libro.
Due terzi degli italiani reputano sufficiente per informarsi l’ascolto dei telegiornali e dei talk show, invece che andare a comprarsi un giornale.
Il livello di cultura finanziaria degli italiani lo si può dedurre frequentando le sale “gestori prodotti finanziari” delle banche, dove funzionari di banca già scarsamente preparati e limitati dall’obbligo di proporre ai clienti prima di tutto i “prodotti della casa” , cioè obbligazioni bancarie spesso di dubbia trasparenza e di ancor più dubbia convenienza, si trovano di fronte un pubblico che non conosce con precisione nemmeno la differenza fra un’azione e un’obbligazione.
Cioè ci troviamo in una situazione di tale impreparazione e disinformazione del cittadino comune che molti osservatori hanno dedotto che oggi in Italia non esiste più un’opinione pubblica, perché senza informazione libera e indipendente non può esistere un’opinione pubblica.
L’argomento Euro purtroppo ha delle implicazioni tecniche di non poca rilevanza, cioè non è facilissimo da spiegare.
Non è un caso che dall’ultimo sondaggio dell’istituto di Mannheimer pubblicato dal Corriere tre settimane fa risulti che addirittura il 75% degli Italiani nel caso di un ipotetico referendum, voterebbe a favore della permanenza dell’Euro dimostrando così , per parlare fuori dai denti , di non avere capito niente e di non sapere nemmeno di cosa si parla.
Non è difficile capire perché la gente in grande maggioranza voterebbe a favore della permanenza dell’Euro.
Lo farebbe probabilmente per questa serie di ragioni:
- quello che appare più evidente nell’esistenza dell’Euro è il fatto che si può girare l’Europa senza dover ricorre al cambio della moneta, questo lo abbiamo apprezzato tutti parecchio;
- poi, se andiamo più nella sostanza c’è la filosofia sottesa all’Euro che è quella con la quale a suo tempo Prodi e Ciampi ci hanno venduto politicamente l’ingresso nell’Euro, cioè la sensazione che con l’Euro saremmo entrati nella serie A dei paesi europei, provenendo dalla serie B.
Questo argomento è vero fino a un certo punto, ma è probabilmente quello di maggiore impatto, perché tocca corde profonde;
- poi ci sono le ragioni politiche che erano ben presenti ai politici, che ci hanno fatti entrare nell’Euro e che la gente probabilmente non solo ha capito, ma ha anche condiviso, e cioè che in un paese politicamente disastrato come l’Italia ricorrere alla badante Europa per risolvere i problemi che da soli non siamo stati capaci di risolvere per decenni sarebbe stata una buona idea.
Ecco  allora che tutte le volte che i politici di turno ritenevano di dovere somministrare agli italiani una medicina sgradevole, che da soli non sarebbero riusciti a farci trangugiare, ricorrevano al solito argomento : ce l’ha chiesto l’Europa, che poi , tradotto in italiano, sotto-intendeva : ce l’ha imposto l’Europa e se non lo facciamo ci buttano fuori.
Tutti argomenti solidi con una loro validità, solo che con questi argomenti l’economia non c’entra nulla, mentre quando si parla di Euro si parla prima di tutto di economia.
Un aspetto del problema è questo, la gente inevitabilmente tende a fare confusione fra appartenenza all’Unione Europea e appartenenza all’area Euro, che non sono la stessa cosa, tanto che i paesi appartenenti all’Unione sono 27 e quelli aderenti all’Euro sono solo 17, fra i quali ci sono paesi di grande peso come l’Inghilterra.
Ad esempio si tende a mettere sullo stesso piano dei vantaggi il fatto di avere una unica moneta con la  possibilità di libera circolazione senza dover mostrare il passaporto.
La libera circolazione è una conseguenza dell’adesione all’UE e nulla centra con l’adozione dell’Euro o di una moneta nazionale e quindi anche se l’Italia ripudiasse l’Euro, rimarrebbe ugualmente nell’Unione e continuerebbe a godere della libera circolazione in area UE.
Continuerebbe  a godere anche della libera circolazione dei lavoratori, riconoscimento titoli di studio, copertura del sistema sanitario pubblico, eccetera, eccetera.
Ma parlando di economia avere aderito all’Euro comporta soprattutto avere perso la sovranità sulla possibilità di stampare moneta e di adeguare il suo valore alle necessità del  momento.
Oggi gli imprenditori italiano avrebbero assoluto bisogno di una moneta meno valutata dell’Euro per rendere i loro prodotti competitivi sui mercati internazionali e quindi per vendere molto di più, ma questo non si può fare se si rimane nell’Euro.
Perché non ci sono i meccanismi per farlo, nel senso che all’interno della BCE, la banca europea, nessuno se la sentirebbe o avrebbe la forza di mettere in minoranza i tedeschi e gli altri nordici ai quali va bene l’Euro sopravvalutato.
Il problema è tutto qui. Non è un problema ideologico (capitalismo liberista – socialismo) e non è nemmeno un problema politico nel senso di destra – sinistra, è un problema economico, pratico assolutamente essenziale per tornare a crescere produrre e lavorare.
Dieci anni di Euro hanno dimostrato che usare la stessa moneta da parte di economie molto forti come quella tedesca ed economie molto più deboli come quella italiana non ha alcun senso perché i due paesi hanno interessi diversi e contrastanti e non ci sono al momento meccanismi per venirne a capo, anche perché il problema è probabilmente insolubile.
La soluzione tecnica ovviamente ci sarebbe come c’è nel caso nostro italiano, che vede convivere economie con livelli di sviluppo squilibratissimi fra Nord e Sud del paese e consiste in massicci trasferimenti di ricchezza dal Nord al Sud , usando grandi percentuali di tasse riscosse al Nord per andare a finanziare il Sud con risultati tra l’altro tutt’altro che soddisfacenti.
Ma è ovvio che questa strada è politicamente impraticabile in Europa.
E allora? Allora o si esce dall’Euro o si dovrebbe disporre di politici di tale livello da essere capaci di mettere insieme una alleanza fra paesi mediterranei in grado di costringere tedeschi e altri nordici a finanziarci, come in Italia si finanzia il Meridione, ma questa seconda ipotesi mi sembra fantascienza.

lunedì 1 aprile 2013


Fra Grillo e il PD è urgente imparare a parlarsi


La democrazia rappresentativa è in fase di stanca un po’ dappertutto nel mondo e soprattutto in Occidente.
Può quindi essere che i nostri attuali contorcimenti politici e l’avanzata dei 5Stelle, alfieri di esperimenti di democrazia diretta, anziché  essere oggetto di scherno, possano essere i primi tentativi di qualcosa di nuovo utile a tutti per rivitalizzare istituzioni venerabili ma in crisi.
Deve essere chiaro però che nulla si risolve in politica contrapponendo concezioni diverse in modo fondamentalista.
E’ ora evidentissimo il fatto che la novità assoluta di Grillo ha causato una forte reazione di rigetto e di chiusura nel mondo politico tradizionale.
Tutti i mezzi di informazione gli sparano contro e tutti propongono come unica soluzione possibile il governissimo, con tutti dentro e i 5Stelle all’opposizione.
Il mondo politico tradizionale, che viene clonato come in una fotocopia da quello dei mezzi di informazione, concepisce la politica come trattativa nella quale alla fine dei conti ci si spartiscono i posti secondo il manuale Cencelli.
L’idea che una nuova forza politica butti all’aria questo tipo di tavolo, risulta quindi inconcepibile, e infatti si vedono politici e giornalisti sinceramente sconvolti dal fatto che i Grillini non si adeguino agli usi e costumi correnti.
Da parte loro i Grillini faticano anche loro a trovare una via di comunicazione appena decente con la politica tradizionale che vada oltre l’insulto o la chiusura totale.
La cosa non può durare perché nessuno in politica si può arroccare nella posizione di quello che possiede la verità assoluta salvo i talebani e i fascisti.
Di conseguenza i Grillini, pur essendo dei neofiti, devono adattarsi a prendere le misure di una delle leggi fondamentali della politica, che è quella che distingue la strategia dalla tattica.
Nella strategia si mettono i principi ispiratori da realizzare a lungo termine, nella tattica si mettono le cose da fare domani, con chi ci sta.
Di conseguenza non esiste nemmeno l’ipotesi di stare da soli in attesa di diventare il 100%, perché, lo ripeto, solo i talebani e i  fascisti ragionano in questo modo.
Individuare la misura nella quale si ritiene lecito cedere alla tattica, senza tradire sé stessi è l’arte della politica, che proprio per questo è cosa difficile e non adatta ai faciloni.
Hanno ragione i Grillini ad essere cauti nell’aprirsi a compromessi con i vecchi volponi.
Hanno ragione cioè quando dicono che l’elettore che sceglie il nuovo fa bene a fare un salto nel buio e comunque fa meglio di quegli elettori che hanno portato il paese allo sfascio perché per decenni hanno votato turandosi il naso per partiti divenuti  indecenti per evitare qualsiasi tipo di salto nel buio.
Quello è stato un errore catastrofico perché per eccesso di prudenza ha impedito lo sviluppo e l’ammodernamento del paese.
Per cambiare le cose bisogna avere coraggio e prendersi dei rischi per aprire strade nuove.
Ora però siamo in un incredibile impasse che non giova né al vecchio né al nuovo e per uscirne occorre imparare a parlarsi.
I Grillini  devono dimostrare maggiore rispetto del paese e delle istituzioni facendo le loro proposte nelle sedi  istituzionali non su blog e televisioni private.
Ieri l’altro Grillo a detto che si potrebbe andare domani in Parlamento ed abolire il sistema elettorale “porcellum” in una televisione privata.
L’idea va benissimo e rappresenta forse l’inizio di un lavoro serio, ma non va bene il metodo, quella proposta doveva farla in una sede istituzionale, perché ora si trova ad occupare le istituzioni in forze, non è più un attempato goliardo in campagna elettorale.
Travaglio sul suo giornale per la prima volta prende le distanze da grillo e  lo accusa di avere perso un’ autobus  cioè un’occasione storica che potrebbe anche non presentarsi più, quando Bersani era disposto a concedere più o meno qualsiasi cosa per allearsi col Pd per fare finire il berlusconismo una volta per tutte.
Poteva salvarsi la faccia chiedendo a Bersani la formazione di un governo tutto di alto profilo con un presidente alla Zagrebeski e non ha avuto il coraggio di farlo.
Ora rischierebbe di dovere sorbirsi anni di governissimo con la garanzia a Berlusconi di salvacondotto giudiziario.
Forse la trovata di Napolitano di formare una commissione di “saggi” che non convincono nessuno potrebbe essere una bella pensata solo se di fatto fosse un modo per prendere tempo e di fatto legittimare il governo Monti ad andare avanti in prorogatio a tempo indefinito.
Grillo che aveva da sempre visto questa soluzione come la sua prima scelta è ovviamente il più contento di tutti, ma Berlusca è su tutte le furie perché ha capito benissimo che la cosa è una foglia di fico per nascondere un’alleanza di fatto fra PD e i 5Stelle per far fuori proprio lui.
Farà quindi le barricate per contrastare una tale soluzione.
Vedo le cose con meno pessimismo di Travaglio, cioè tendo a pensare che Grillo abbia ancora modo di fare il suo gioco in parlamento con il Pd.
Certo però che il gioco è ogni giorno più difficile del giorno prima, perché o lo stesso Grillo impara a parlare da persona educata , consapevole e responsabile a quel Bersani dal quale ha assoluto bisogno dei voti del Pd o rischia il precipizio per sé e per il Pd che è più che mai sull’orlo di una crisi sistemica.
Il Pd se va con Berlusconi perde la faccia e l’elettorato, e Grillo lo sa, ma non può giocare sulla distruzione del PD perché se questo succedesse l’alternativa non sarebbe una improbabilissima vittoria elettorale totale dei 5Stelle, ma il perdurare in un governissimo di uno stanco berlusconismo, sempre più lepenista e cripto fascista.
Grillo forse non valuta abbastanza il fatto  che se questo berlusconismo si trovasse investito da un aggravarsi della crisi economica sarebbe spinto dal suo stesso elettorato verso atteggiamenti antidemocratici puri e semplici.
I nostri media, troppo occupati dalle nostre magagne, non hanno dato risalto alla vittoria clamorosa dei Lepenisti nelle elezioni suppletive del dipartimento dell’Oise a nord di Parigi dove il voto moderato e quello di protesta si sono uniti verso il para fascismo.
Se l’elettorato dei 5Stelle si trovasse a registrare una completa delusione, si correrebbero dei rischi ben seri anche da noi.
In Ungheria, paese comunitario,  c’è un governo para fascista, che imbavaglia la stampa e che è gode di una maggioranza di due terzi.
In Grecia ,paese comunitario ,estrema sinistra ed estrema destra sono in risalita.
Stiamo attenti perché il gioco si fa sempre più duro,  quando le crisi diventano serie la democrazia viene posta in secondo piano se qualche sirena credibile propone soluzioni semplici e immediate.