venerdì 23 febbraio 2018

Perchè i politici ci trattano da deficienti? Ce lo meritiamo? Non si direbbe visto che in molti settori sappiamo esprimere delle eccellenze. E allora perché in politica esprimiamo dei mediocri incapaci?




Sul fatto che i politici ci considerino dei poveri deficienti c’è poco da discutere.

I sondaggi pare che continuino a dare per probabile vincitori delle prossime elezioni la “mummia” o lo “psiconano” Silvio Berlusconi, che non solo ha messo nel suo programma una nutrita serie di promesse che nessuna persona sensata potrebbe considerare realizzabili ,ma era stato l’inventore di questo atteggiamento, visto che quando era “sceso in politica” nel lontano 1994 pare che concionasse la schiera di manager delle sue aziende, che costituivano il primo scheletro del suo neonato partito, dicendo loro che dovevano rivolgersi all’elettore medio pensando di avere di fronte un bambino di nove anni un po rincoglionito.
A lui la palma quindi.
Ma gli altri, alleati con lui nel “centro destra” o più o meno finti “avversari” nel “centro-sinistra” certo non hanno scherzato nell’emularlo.
I suoi unici “avversari” veri , poi, i 5Stelle sono riusciti si ad accreditarsi come gli unici avversari veri e credibili del rinato “statista” di Arcore, ma quanto a mirabolanti promesse elettorali di inverosimile fattibilità non hanno avuto remore a spararle grosse, senza preoccuparsi di conti, fattibilità e contesto internazionale.

Insomma, l’avevo già scritto su questo blog, se è più che verosimile che stiamo assistendo a una indegna sceneggiata nella quale l’anziano riccone dalle mille ville per il mondo e dalle mille televisioni che controlla vincerà le elezioni non per governare da solo, ma per farlo con i suoi avversari per finta del così detto-centro sinistra che sarebbero già segretamente d’accordo con lui, tanto che con lui hanno fatto passare una legge elettorale studiata apposta per fare quello che alcuni chiamano il grande “inciucio”, altri la “grande coalizione”.
E se è altrettanto vero che i burattinai di questa operazione pensano che gli elettori li voteranno perché attratti da quelle mirabolanti promesse infantili come quando i “selvaggi” delle americhe si lasciarono incantare da Cristofolo Colombo che offriva loro specchietti e collanine di nessun valore, questo significa che i medesimi burattinai siano convinti di rivolgersi a dei poveri deficienti, disposti a bersi qualsiasi cosa, purché presentata in modo attraente.

Perchè lo fanno ingannandoci con tanta improntitudine?
Alcuni commentatori che non sono nati ieri ci danno una risposta molto pesante ma disgraziatamente molto realistica e dicono : lo fanno perché ce lo meritiamo, nel senso che ci danno quello che vogliamo veramente, non perché siamo realmente deficienti, ma perché sotto sotto vogliamo che le cose rimangano come sono.

Perchè? Evidentemente perché riteniamo che lasciare le cose come sono tuteli i nostri interessi più o meno nascosti.
Qualche intellettuale libero spirito come era Umberto Eco ha visto in questo atteggiamento immutabilmente conservatore addirittura la radice di un “fascismo eterno”, che purtroppo farebbe parte del nostro essere italiani.
Dovrebbe essere confortante scoprire che non siamo deficienti, ma che al contrario saremmo solo dei furbacchioni che pensano a tutelare i loro interessi nascosti, i loro denari nascosti sotto il materasso, che solo gli interessati sanno che ci sono e quanti sono.

Ma allora il problema diventa : siamo sicuri che questo tipo di scelta sia giusta e sensata se i cattivoni della Commissione Europea, guidati dai cattivissimi tedesconi, coi loro satelliti vichinghi ed est europei ci ripetono un giorno si e uno no che dobbiamo diventare seri, fare le riforme e tenere i conti a posto, che è l’esatto contrario del lasciare le cose come sono, perché se lasciamo le cose come sono non c’è bisogno che vincano le elezioni i “populisti” o gli “antieuropei”, perché chi comanda in Europa o ci butta fuori, ma questo è poco probabile perché essendo noi un po infantili nel fare sempre i furbi, ma troppo grossi per fallire, col nostro fallimento faremmo a loro troppo male, nel senso che non saremmo più in grado di comprare i loro beni e servizi ed allora ci faranno la carità di impedire il nostro fallimento facendoci governare dalla loro “troika” che i nostri vicini greci hanno conosciuto per bene : sono stati promossi a “buoni” dopo essersi tagliati tutto (minimo 30%).

Sarebbe bello che ci svegliassimo da questo brutto sogno pre-elettorale rendendoci conto che la realtà non sono le favole che i partiti ci raccontano, ma è la troika che è già pronta per partire come lo era stata nel 2011 quando i vent’anni di governo berlusconiano ci avevano portati alla soglia del fallimento.
I media ci hanno comunicato che da un mese il gestore di uno dei fondi di investimento più grossi sta rischiando i propri soldi scommettendo finanziariamente sul fallimento dell’Italia.
E’ un pazzo isolato?
Un po’ isolato in effetti lo è, ma sappiamo che ci vuole proprio un alito di vento perché contro di noi si muova non un venticello, ma un ciclone come appunto è capitato nel 2011.
L’indicatore del ciclone non è il barometro che scende, ma quel termine “spread” che misura il distacco in punti fra l’interesse del nostro debito pubblico e quello tedesco, manco a dirlo.
Se dopo il 4 marzo i giornali finite le favole cominceranno a parlare di spread allora saremo nei guai perché i soldi sotto il materasso dei quali abbiamo parlato all’inizio per chi li ha diventeranno sempre meno sicuri perché chi ha la fortuna di averli sarà costretto a metterci sopra le mani per sopravvivere, ma poi finiranno.

Morale della favola, se non siamo deficienti, perché scegliamo di farci governare da politici così miseri da farci correre questi rischi tutt’altro che inverosimili?
Eppure l’Italia è un paese ricco non solo di beni culturali di valore eccelso.
E’ un paese che non ostante il mal governo ha pur sempre un tessuto produttivo-industriale capace di competere e bene nel mondo.
E’ un paese ricco di buoni cervelli, di risorse umane, non ostante un sistema scolastico che le male riforme della politica ha ridotto a una larva.
Avrà magari meno santi e navigatori, ma senza dubbio ha dei grandi cervelli.
Come mai non si riesce a fare fare “rete” alle nostre eccellenze per farci governare da loro e non da quella massa di mangia pane a tradimento che ci governano?
Questo è il problema.

I politici ovviamente non amano chi eccelle, perché questi con la loro sola presenza metterebbero inevitabilmente in luce la loro pochezza.
Ogni tanto però non resistono alla tentazione di convincerne uno o due a passare del tempo per fare da “consulenti” a Palazzo Chigi, per farsene vanto.
Immancabilmente però dopo pochi mesi arriva una lettera di dimissioni e interviste nelle quali l’ex consulente non riesce a trattenere giudizi al vetriolo sull’impreparazione di chi li aveva chiamati.
Dopo il primo disastro berlusconiano c’era stato un tentativo addirittura di farne un governo.
I tecnici al governo, col presidente della Bocconi in testa.
Il governo Monti ci ha salvato dall’imminente naufragio, ma non è stato certo un gran successo, anche perché si è dimostrato che non è semplice prendere le eccellenze dal mondo accademico o dalla società civile per metterli al governo, per la semplice ragione che il sistema politico-burocratico tende subito a sviluppare anticorpi per espellerli.
Sono troppo estranei.

Eppure Platone nella “Repubblica” 2.400 anni fa da primo grandissimo “politologo” per pura ragione arrivava alla conclusione che il miglior governo possibile sarebbe quello dei “filosofi”.
Ma purtroppo o non purtroppo per governare in una democrazia ci vuole il consenso e i filosofi hanno difficoltà evidente a raccogliere questo consenso, a loro inevitabilmente farebbe schifo andare a esibire specchietti e collanine per vincere delle elezioni.

Basterebbe una persona determinata, magari non proprio di assoluta eccellenza, ma almeno preparata a un buon livello che si lancia nella mischia con una visione del futuro coraggiosa, ma realistica.
Personalmente invidio parecchio l’esperienza di Emmanuel Macron dei francesi.
Macron sta a testimoniare che sarebbe possibile trovare un giovane politico di alto livello con una visione forte, ancorato a una tradizione culturale altrettanto forte.
Noi siamo ancora al tempo dei “nani e delle ballerine” o del “panem et circenses”, conditi con una finora malriuscita utopia di democrazia diretta.
Ce lo meritiamo?

Per non eludere una domanda implicita a pochi giorni dalla scadenza elettorale, allora che fare?
A mio parere tutto meno che turarsi il naso e votare per Berlusca o per Renzi.
Chi non teme il rischio voti per gli anti-sistema dichiarati : Di Maio o Salvini.
Chi lo stomaco per fare questo proprio non lo trova se ne stia a casa o meglio si rechi in cabina per votare scheda bianca.
La scheda bianca dovrebbe esprimere il voto di protesta per eccellenza, cioè un dire : nessuno di questi in lista mi rappresenta, che si trovino qualcun altro.

lunedì 19 febbraio 2018

Berlusconi nel suo contratto con gli Italiani ha incluso una riforma costituzionale per fare dell’Italia una Repubblica presidenziale, ma nessuno l’ha degnato di un commento




E’ diventato strano il modo di “fare politica” degli italiani.
Tutti si lamentano in coro perché la classe politica è scaduta a giocare sempre più sporco, sparandole grosse per cercare di carpire il consenso degli elettori provocando in loro emozioni forti, sempre più forti.
Tutti semplificano all’eccesso problemi complessi e promettono di risolverli con soluzioni palesemente irrealizzabili se non facendo debiti catastrofici.
E’ vero che disgraziatamente per noi usufruiamo in questi frangenti di una classe politica estremamente modesta, poco preparata e fortemente attirata dalla corruzione.

Però succede che quando alcuni politici di schieramenti diversi riescono a uscire dalla palude della mediocrità e del tirare a campare e riescono a formulare proposte di lungo respiro per modificare “il sistema” per renderlo più funzionale, e cioè quando dimostrano di essere anche capaci di guardare al futuro, o la cosa non viene percepita per l’importanza che ha, o viene sommersa da un muro di obiezioni per lo più di carattere ideologico.
L’esempio più eclatante di questo comportamento è stato il referendum sulla riforma costituzionale proposta da Renzi in pratica per abolire il Senato rendendo il processo legislativo più veloce consentendo a chi dalla elezioni riceve il mandato popolare di governare veramente.
Era la legge 12 aprile 2016 bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016.
Renzi purtroppo anche quando raramente ne pensa e ne fa una giusta, riesce brillantemente a rovinare tutto con la fretta del fare e l’approssimazione e l’impreparazione dei suoi consiglieri, più o meno provenienti dal suo “cerchio magico”.
E nel caso del quale stiamo parlando ce l’aveva messa tutta per rovinare una cosa che sarebbe stata razionale ed efficace.
L’errore più grande l’aveva fatto facendo mettere insieme quel provvedimento da una equipe chiaramente non all’altezza e non abbastanza qualificata per manovrare una riforma costituzionale e infatti il testo era abborracciato, e ritenuto addirittura indecente dalla maggior parte dei costituzionalisti.
Poi non contento, accecato come al solito dalla sua boriosa arroganza, aveva voluto girare e presentare quel referendum in un plebiscito pro o contro la sua persona.
Ha perso miseramente e ha dimostrato forse definitivamente di non avere proprio la statura di uno statista rifiutando di farsi da parte, dopo quella sconfitta personale.

Come i lettori sanno in quel dicembre su questo blog avevo sostenuto le ragioni del si a quella riforma , pur nutrendo per Renzi la più assoluta disistima e pur vedendo l’estrema modestia di quel testo, perché ritenevo e ritengo che questo paese abbia assolutamente bisogno di una riforma anche costituzionale che sia diretta a consentire a chi viene eletto di governare.
Avevo citato allora e ripeto oggi il riferimento estremamente significativo a quel De Gasperi che nel lontano 1953 aveva proposto di abolire il sistema elettorale allora (e tutt’oggi) vigente di tipo proporzionale per passare ad un sistema che assegnando un consistente premio di maggioranza di (ben il 65%) alla forza politica che arrivava prima alle elezioni, le avrebbe consentito di governare e cioè di realizzare veramente il programma elettorale per il quale era stata preferita dagli elettori.
Allora erano altri tempi ed era ancora ben vivo il ricordo dei disastri operati dal fascismo dalla caduta del quale erano passati nemmeno 10 anni e probabilmente l’elettorato era stato attanagliato dalla paura di dare al capo del governo troppo potere e quindi l’elettorato medesimo optò per bloccare ogni possibile tentazione e per De Gasperi fu il principio della fine.
Peccato, fu un’occasione persa.
Se pure con altre forme quella proposta di riforma costituzionale del 2016 mirava allo stesso scopo : consentire a chi prende più voti di realizzare il proprio programma.
Ancora purtroppo, secondo il mio punto di vista, nel 2016 si è scatenata usufruendo di grande copertura sui media quelle parte della “dottrina” giuridica costituzionale che fa riferimento a Fabrizio Onida e ed a Gustavo Zagrebesky e che sostiene che la Costituzione sia intoccabile in alcune parti compresa quella del bicameralismo.

A questi costituzionalisti, peraltro rispettabilissimi si è unito il coro di coloro che da tempo sostengono la retorica della “Costituzione più bella del mondo” e quindi intoccabilissima.
Seguirono dibattiti televisivi banalizzati e l’estrema difficoltà per il pubblico che poi doveva andare a votare, di orientarsi su argomenti di carattere così “tecnico” che non avevano mai studiato a scuola.
E la frittata era fatta.
Allora, pur riconoscendo il valore degli esponenti di questa parte della dottrina giuridica avevo commentato che probabilmente il loro orientamento era troppo influenzato da ragioni ideologiche e dall’irritazione suscitata in loro da un testo tecnicamente malcombinato e indegno di una riforma costituzionale, ma però aggiungevo che mantenendo quella posizione costituzionalisti di così alto livello finivano per “buttare via il bambino con l’acqua sporca”.
Forse pur essendo in assoluta buona fede non si resero conto che con quelle posizioni sostenute allora salvavano la purezza di un’idea ma contribuivano a mantenere in vigore un sistema che girando a vuoto rischia continuamente di deragliare, vedi la nascita nel mondo di figure autoritarie, tutt’altro che malviste dal loro elettorato.

Ad un Renzi che una volta tanto ne aveva pensata una giusta è andata così.
A Berlusconi forse andrà anche peggio, perché incredibilmente la sua proposta di riforma costituzionale, molto piu radicale di quella di Renzi, mi sembra che non sia stata nemmeno presa in considerazione, come se non fosse stata mai avanzata.
Caspita, ma è un peccato.
Possibile che quando un capo politico seppure fra tante “frignacce”, avanza proposte serie e incisive, nemmeno ci si discuta?
Invito i lettori a giudicare i pareri dei costituzionalisti non come “oracoli” intoccabili ma per quello che sono e cioè esternazioni utili a formulare una “dottrina giuridica” fra le altre e quindi da valutare usando i parametri della scienza politica, il diritto costituzionale comparato eccetera.
Peccato che non ci sia più un Sartori , maestro di “ingegneria costituzionale” che con la sua autorevolezza commentava puntualmente ogni tentativo di modifica costituzionale con linguaggio abbordabile dal grande pubblico.
Quando sedevo sui banchi dell’Isituto Giuridico della mia università aveva acquistato notorietà un costituzionalista che suscitando abbastanza scandalo fra i colleghi giuristi puri cominciava a navigare fra la scienza politica e l’ingegneria costituzionale, si chiamava Giuseppe Maranini e sosteneva che la costituzione italiana è combinata in un modo singolare e cioè che è vero che a causa della perdurante paura del fascismo che attanagliava i Costituenti non prevede un Capo del Governo al quale infatti centellina i poteri , ma invece prevede una figura di Capo dello Stato con poteri tanto ampi da presentare diversi elementi tipici delle repubbliche presidenziali.
Daccordo Maranini probabilmente non è amato da Onida e Zagrebelsky, ma era stato parecchio amato per esempio da Miglio ed altri.
Questo per dire che un dibattito in campo giuridico e di scienza politica sui possibili vantaggi e svantaggi di una repubblica presidenziale troverebbe già da molti decenni una base su cui discutere.
Adesso che è venuto di moda parlare di presunto pericolo fascista ,per lo più straparlando, si spera che a nessuno venga in mente di banalizzare il problema descrivendo la repubblica presidenziale come para-fascista, come se Francia e Stati Uniti avessero mai corso pericoli autoritari a causa della loro repubblica presidenziale.


Sarebbe bene che almeno si cominciasse a parlarne e a discuterne, perché se quando e se pure raramente i nostri politici si avventurano su discorsi seri nessuno li segue, allora veramente non lamentiamoci più che le cose vanno male, perché dimostreremmo che la causa di quell’andar male è forse prevalentemente nostra e delle nostre scelte o non scelte.

martedì 6 febbraio 2018

Solito solipsismo arrogante di Renzi , Prodi disastroso, Berlusca sempre uguale a sé stesso : brutto spettacolo. Ma avremo mai il coraggio per votare 5Stelle o Salvini? Se non lo avremo meglio stare a casa e non votare affatto.





Il tempo passa ed ora siamo ormai a meno di un mese dalla data fatidica delle elezioni.
Il mio personale entusiasmo per questa tornata è talmente limitato che se non sapessi in anticipo che non riuscirei mai a non usufruire di quella piccola ma fondamentale opportunità di democrazia che è il voto, sarei tentato dal lasciar perdere.
Ma non sarebbe giusto, sopratutto se penso di averne detto dietro all’ex presidente Napolitano di ogni genere per la sua pervicace determinazione a impedirci di andare a votare prima “per salvaguardare la stabilità”, diceva lui.

Non sarebbe giusto non andare a votare, perché non votando si finisce per delegare indirettamente il proprio voto a quelli che a votare ci vanno.
Non mi va che altri votino e decidano per me.
Con tutto questo mi tenta l’idea di disertare il seggio perché di fatto non mi sento rappresentato politicamente da nessuna delle forze politiche in campo.
Ho come tutti, una storia politica, che nel mio caso significa la vecchia DC ed in particolare l’ala che si riconosceva negli ideali e nella storia del cattolicesimo sociale, ala sempre minoritaria, ma che a quei tempi aveva esponenti di primo piano che godevano in quel partito del massimo rispetto e considerazione : Fanfani, La Pira, Mattei e via di seguito.
Avendo quelle radici ho un motivo di forte rancore nei confronti di quel Renzi, che ha ereditato quella tradizione, ma che nella pratica politica se ne è fatto sberleffi, basti pensare alla sua azione politica tesa a favorire ogni forma di sfruttamento del lavoro e di progressiva negazione di ogni forma di tutela della dignità dei lavoratori.

Nella zona della Pianura Padana dove abito le industrie sono scomparse da tempo e la sola occupazione che oggi tira è quella nella logistica dei grandi gruppi multinazionali nella quale le condizioni di lavoro richiamano fortemente i vecchi tempi “del cottimo” e delle guardie con il cronometro in mano.
Ma è anche peggio se si pensa “all’innovazione” consistente nell’uso generalizzato e abnorme di cooperative di ben dubbia reputazione, fatte apposta per bypassare ogni forma di tutela del lavoratore.

Bei progressi che abbiamo fatto per merito di Renzi e compagni!
Questa è la ragione “di pancia” per la quale Renzi non avrà mai il mio voto.
Trovo quindi più che penoso l’endorsement a favore di Renzi che ha fatto Romano Prodi.
Peccato concludere così malamente la sua parabola politica.
L’uomo è di grande spessore. Come economista accademico si era conquistato un posto di livello internazionale con i suoi studi sul “cluster” dedicato alla produzione delle piastrelle in Emilia.
Ma la politica non era il suo forte, ha avuto il merito di battere Berlusconi ma non ha saputo amalgamare mai le due anime del partito.
Il Pd l’ho detto più volte è come dice Cacciari un partito mai nato.
Nè Prodi, né Veltroni hanno saputo dargli un’anima anche se ne hanno avuto l’opportunità.
Prodi si porta dietro anche l’esperienza alla presidenza della Commissione europea, incarico di grandissimo prestigio, parecchio rovinato dal suo non aver saputo prevedere quanto sarebbe stato negativo aprire l’Europa ai paesi dell’Est in modo indiscriminato, creando un numero esagerato di partners, del tutto disomogenei per storia e struttura economico-sociale.
Non parliamo della non gestione dell’introduzione dell’Euro , che formalmente è da addebitarsi ai governi Berlusconi, ma che i padri della manovra Ciampi e Prodi non hanno indirizzato in canali controllati che avrebbero impedito gli italiani di prendere una fregatura pazzesca, ritrovandosi dall’oggi al domani a pagare tutto il doppio.

Renzi dimostra continuamente di non sapere vedere altro che la sua immagine nello specchio, incoraggiato dai grigi assistenti del suo “giglio magico” sempre osannanti yes men, anche se in gonnella.
Per chi vorrebbe rimanere nel suo partito pur pensandola diversamente dal capo, non c’è mai stato né ci sarai mai scampo.
E quindi niente PD.
Inutile spendere parole per deplorare per l’ennesima volta l’incredibile ritorno di Silvio Berlusconi, che non ha certo le qualità del Brunello di Montalcino, lui invecchiando peggiora continuamente.
I sondaggi lo danno vincente alle elezioni.
Spero proprio che non succeda, ma tutto è possibile.
Perchè?

Perchè come dice e ripete il politologo Galli della Loggia c’è verosimilmente una maggioranza di italiani che per una ragione o per l’altra vogliono lasciare le cose come stanno, perché ritengono che la situazione così com’è salvaguardi i loro interessi.
La ragione del possibile successo del quasi eterno Silvio è tutta qui, accontentare la maggioranza silenziosa che lo vorrebbe al governo perché non faccia assolutamente nulla come ha fatto in passato.
Le promesse mirabolanti sono prese per i fondelli pure e semplici e si spera che gli italiani ormai lo sappiano.
Chi lo voterà non sarà affatto tanto scemo da pensare alla flat tax, all’aumento delle pensioni minime, eccetera eccetera.

Chi lo voterà vorrà lo status quo e sarà accontentato in caso di sua vittoria.
Ma ci sono ampi strati di società italiana in chiara sofferenza e sono i poveri in costante aumento, il ceto medio in costante retrocessione sulla scala sociale, e sopratutto l’esercito dei giovani disoccupati e degli sfiduciati che non cercano nemmeno più un lavoro che non c’è.
Una generazione di giovani della quale la maggioranza di anziani sembra non preoccuparsi più di tanto, pensano di avere fatto anche troppo mantenendoli e se ne fregano di un futuro che non appartiene più a loro.
Questi giovani, statene certi non voteranno per Silvio, ma nemmeno per Renzi.
Chi non è contento di come stanno le cose ed è intenzionato a reagire voterà 5Stelle o la Lega di Salvini, percepiti e non a torto come le sole forze che vogliono cambiare.
Dei 5Stelle la palude moderata prima diceva che non si poteva votare, perché Grillo grida e fa paura.
Ora che c’è il DiMaio educatino, vestito a puntino e cauto nel parlare, quasi un democristiano doc redivivo, non va bene lo stesso.
Certo che se non si vuole cambiare i 5Stelle non vanno bene.
Salvini ha portato la Lega a cavalcare una buona parte del mondo degli scontenti.
Se è riuscito a convincere della sua determinazione a riportare un po di ordine se mai andrà o condizionerà un governo perfino un personaggio tosto come l’avvocato Giulia Bongiorno, qualche garanzia forse è in grado di darla.

Ma qualcuno dirà, come si può passare sopra alle castronate assortite che sia i 5Stelle, sia la Lega non si stancano di buttare là?
Non sto a elencarle, perché le conosciamo tutti.
E’ vero, si tratta di due movimenti politici che fra diverse cose positive, dirette al cambiamento, propongono anche idee e progetti più che discutibili.

Ma andiamo al sodo, nessuno può negare l’evidenza, sono anche le due sole forze politiche che vogliono un cambiamento vero.
Sono polemici verso l’Unione Europea così com’è?
Ma siamo sicuri che questo sia un fatto negativo e pericoloso?
In conclusione personalmente sono di questo parere : se l’elettore non è soddisfatto di come stanno le cose e vuole reagire non può razionalmente fare altro che votare per 5Dtelle o per la Lega di Salvini.
Non se la sente?

In questo caso perché andare a votare per la perpetuazione in eterno della palude del far niente?
In questo caso meglio che se ne stia a casa.
Se invece gli sta bene lasciare le cose come stanno allora benissimo per il suo punto di vista ci sono Silvio e il suo discepolo Matteo Renzi.