lunedì 31 dicembre 2012

La scomparsa di Rita Levi Montalcini porta a pensare a quando in futuro un mondo più evoluto celebrerà i santi laici al posto di quelli canonici





Sono decenni che studio le motivazioni delle credenze religiose e con questo bagaglio acquisito ho avuto qualche anno fa la folgorazione sulla via di Damasco.
Frequentando uno dei benemeriti festival che in certe località si chiamano della filosofia, in altri dei saperi ecc. mi sono trovato a uno degli appuntamenti in calendario una sera in una basilica romanica ricca di un millennio si storia.
L’esperienza fantastica e scioccante è stata quella di ascoltare in quell’ambiente di per sé icona di una tradizione religiosa e culturale precisa e occidentale  una lezione ad alto livello sul contenuto del  Maharabata e degli altri testi sacri orientali tenuta da un accademico della materia.
E’ stato un godimento spirituale perché avevo la netta sensazione di trovarmi immerso in una proiezione in avanti, tipo macchina del  tempo, cioè in una anticipazione di quello che verosimilmente accadrà in un futuro abbastanza prossimo.
Le chiese alle quali siamo legati da quella incoercibile benevolenza e di quasi affetto che avvolge tutto quello che concerne i ricordi della nostra infanzia, sappiamo che, ci piaccia o non ci piaccia, si stanno svuotando a un ritmo costante.
Vivo in una città nella quale la storia te la ritrovi davanti ad ogni angolo di strada e questo solo mi da la visione palpabile dell’enorme numero di chiese e di conventi che sono rimasti solo monumenti, vestigia e testimonianza di cose di un tempo, ma che non sono più usati da secoli o da anni come chiese e conventi per mancanza di fedeli e di religiosi.
Dalla fine del medioevo si è chiuso il periodo “sacrale” della storia dell’occidente e l’uomo ha dato sempre più credito come fonte delle sue cognizioni non solo e non più alle scritture, ma alla scienza, alla filosofia e cioè alla forza della sua ragione.
Ha cominciato a credere sempre meno nei  miracoli dei santi, racchiusi nella loro aura di mistero ed a confidare sempre di più nei miracoli veri e palpabili che la scienza e la tecnica sfornano in continuazione.
L’incremento costante che si è verificato nel livello di scolarizzazione ha fatto sì che anche in questo nostro paese che registra ancora un anomalo grado di influenza delle gerarchie cattoliche  rispetto al resto d’Europa, quel filone di letteratura religiosa che era presente in tutte le case con i così detti “libri di pietà” o “letture spirituali” concernenti in narrazioni di vite di santi e meditazioni su passi delle scritture si è molto ridotto.
Ma in più finalmente si trova a confrontarsi con una sempre più robusta quantità di libri di religione che qui in Italia è arrivata con incredibile ritardo ma che circolava da decenni non solo nei paesi anglosassoni ma anche in quelli francofoni.
Si tratta appunto di libri di religione ma non scritti al fine di produrre quell’opera di ingenua e infantile “edificazione spirituale” che era così comune da noi, ma per parlare di religione col medesimo rigore scientifico col quale si parla delle altre discipline.
Cioè in altre parole è finito il tempo nel quale le gerarchie ecclesiastiche potevano permettersi di presumere di essere credute col ricorso all’autorità delle scritture o ricorrendo al marchingegno della successione apostolica (successori degli apostoli ed allora con la stessa autorità degli apostoli).
Oggi la gente che ha fatto la fatica di studiare pretende che chi sostiene una qualsiasi affermazione faccia per essere creduto anche lui la fatica di corredarla di una dimostrazione scientifica o almeno di elencare  gli elementi di una sua intrinseca validità logica.
Se si tratta di principi morali enunciati dalle scritture, esige che di quei testi si faccia una ermeneutia storica come si fa per qualsiasi altro testo antico.
Se si tratta di costruzioni ideologico dogmatiche costruite dalle teologie pretende che ci sia appunto una coerenza logica nel ragionamento.
Il ricorso all’autorità per basarci sopra le proprie affermazioni è un modo di ragionare oggi rifiutato, perché illogico.
Questo per dire che oggi presentare per buone le liste canoniche dei santi riconosciute dalle gerarchie ecclesiastiche, come se fossimo ancora   di  fronte a contadini illetterati che pendevano dalle labbra del prete che raccontava le narrazioni sugli eventi miracolosi del santo locale come ci ha mirabilmente descritto “l’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, è una cosa che non ha più senso.
Queste liste ufficiali sono piene di personaggi che non sono mai storicamente esistiti se non nella fantasia di chi ha scritto sulle loro azioni meravigliose.
O contengono nomi di personaggi storici che sono stati dei veri farabutti che si sono macchiati di delitti orribili.
Ridimensionati come è giusto i santi ufficiali, sarebbe ora di cominciare a onorare come meriterebbero i santi che i miracoli li hanno fatti per davvero spendendo le loro vite nella ricerca scientifica per liberare l’umanità dal dolore fisico e psichico e dalle malattie, come ha fatto la Montalcini.
Altri santi laici veri e autentici che la società dovrebbe onorare come meritano sono i servitori dello stato cioè della società che hanno dato la vita per adempiere alla loro missione- lavoro.
Invito i lettori a consultare il calendario dei santi laici edito dal Movimento a 5 stelle
Torniamo a quel mio viaggio nel futuro durante il quale come dicevo all’inizio ho quasi sperimentato un giorno di qualche anno fa in una antica chiesa ascoltando il commento al Maharabata.
Che bello sarà vedere nell’ambone delle chiese non il solito prete che ripete senza sforzi di fantasia e senza il minimo senso critico la solita litania ma filosofi, scienziati, laici sapienti che come nella Grecia di Pericle facciano rivivere una agorà del sapere, in chiese non più clericali ma luoghi di pubblica aggregazione.

domenica 30 dicembre 2012

Ultima speranza per questo paese in caso di una nuova emergenza la magistratura





Quando nel novembre 2011 ci siamo trovati sull’orlo del fallimento un raro colpo di fantasia e di coraggio del nostro navigato presidente della repubblica ha elaborato un piano non dico extra-costituzionale, ma per lo meno laterale rispetto alla via maestra dello scioglimento delle camere e delle elezioni anticipate.
Doveva togliere tutti quanti dall’imbarazzo di essere sgovernati da un premier, che era sulle prime pagine dei giornali esteri con il titolo imbarazzante di clown d’Europa.
E si è fatto ricorso ai “tecnici”, con un governo nel quale effettivamente non compariva un solo esponetene di partito.
Questi tecnici  però erano costretti ad appoggiarsi alla “strana coalizione” dei partiti che c’erano già raccogliendo voti in un parlamento che vedeva seduti fra i suoi banchi più di cento pregiudicati o inquisiti e quindi questi “tecnici” avevano le mani abbastanza legate, poi per di più ci hanno messo qualcosa del loro nel senso di licenziare provvedimenti improvvisati, cosa non molto da tecnici.
La loro linea di politica economica non è certo stata una grande scoperta, dato che si  ispirava alle ricette liberiste già esperimentate da Regan e dalla Tatcher  un bel po’ di anni fa causando quella che si era definita una “macelleria sociale”.
Era insomma la politica tagliata addosso al blocco sociale, che aveva eletto Berlusconi, con i cronici e irrisolti mali italiani : corruzione capillare , diffusione delle mafie, distacco culturale dal mondo più sviluppato, sudditanza alle corporazioni ed alle lobbies compreso il Vaticano.
E’ passato un anno di aumento delle tasse, di riduzione dei servizi pubblici, di industrie che chiudono.
Siamo rimasti in Europa, ma è ben difficile chiamare tutto questo un successo.
Ora finalmente abbiamo imboccato la via maestra delle elezioni, che  forse sarebbe stato più opportuno prendere già un anno fa invece di insediare il “governo tecnico”.
E queste elezioni promettono delle novità rilevanti.
Ne cito due :
- la presenza di una novità assoluta come il Movimento 5 Stelle di Grillo, sostenuto da un esercito di giovani inesperti ma puliti, che dovrebbe prendersi non meno del 15% che non è poco;
- poi la formazione di un centro unificato sotto l’egida dell’Agenda Monti ispirato al Partito Popolare Europeo (in pratica l’internazionale DC) che è ben lontano da quello che era stato ai tempi di De Gasperi e di Adenauer ,se ha avuto lo stomaco di aprire le sue porte al partito di B. che con la storia della Dc non ha proprio nulla a che fare.
In un paese come il nostro ingessato da vent’anni non è male come insieme di novità, non è male per niente, soprattutto la prima.
Però per una serie di ragioni c’è il rischio che queste novità non siano immediatamente risolutive, perché il nostro sistema politico rischia di non riuscire a produrre per il dopo elezioni una maggioranza in grado di governare.
Detto in quattro parole, il Movimento di Grillo per ora aspira solo ad entrare in forza a farsi le ossa politiche in parlamento per la prima volta e non ha ambizioni governative, mentre il centro di Monti rischia di nascere gracilino gracilino per un fatto imprevisto.
Chi nei mesi scorsi aveva cominciato a parlarne ed a lavorarci, dava per scontata una ipotesi verosimile in un paese sviluppato e cioè che dopo che si era manifestata in tutta la sua latitudine la inadeguatezza di Mr. B.  come politico, di fronte al nascere di un partito più credibile e di una certa dimensione che occupasse lo spazio di una destra moderata, il partito  personale di B. sarebbe franato e le sue truppe in maggioranza sarebbero confluite nella nuova formazione.
E infatti per un certo periodo sembrava che le cose stessero evolvendo in quella direzione con la marginalizzazione dello stesso B.
E invece, contro ogni ragionevole previsione, il malefico B., sia che disponga di una possibilità di ricatto sui suoi colonnelli o caporali, sia che riesca ancora a promettere posti e cioè soldi ed essere creduto, sia che i medesimi caporali siano di una tale caratura morale da sentirsi realizzati solo nel ruolo di vassalli del barone, fatto sta che  Mr. B. è riuscito a  rientrare sulla scena ammaccato, invecchiato, privato dell’appoggio dei poteri forti, ma mantenendo disgraziatamente ancora la presa sul suo elettorato tipo : la casalinga di Voghera e  gli anziani meno informati che ascoltano le sue Tv dalla mattina alla sera e si bevono ogni sua mirabolante promessa.
In questo scenario Bersani riuscirà presumibilmente a vincere le elezioni e ad avere la maggioranza assoluta alla Camera con l’ausilio del meccanismo premiante del Porcellum, ma sempre probabilmente dovrà ricorrere al Senato all’appoggio di Monti, che ha una politica economica antitetica a quella richiesta dalla   base di Bersani.
In poche parole si rischia nuovamente la palude.
Mi chiedevo quindi, se come ipotesi estrema, si finisse in una nuova emergenza , visto che la ricetta “governo tecnico” è già stata adottata, per evitare ulteriori inconcludenti elezioni e impedire lo sfascio un presidente della repubblica dove dovrebbe sbattere la testa?
Se la situazione sociale nel paese peggiorasse alla greca con disoccupati a manifestare nelle strade, Berlusconi con le sue tv e i suoi soldi ormai nell’unico spazio che gli rimarrebbe e cioè quello di una destra lepenista, cioè para – fascista e in mezzo un governo inconcludente, mi pare che per accogliere la protesta e la reazione della gente contro una classe politica incapace e corrotta (ripetiamolo siamo nel campo della ipotesi peggiore che potesse verificarsi) il capo dello stato sarebbe nelle condizioni di dover accedere a quel cenno a quella apertura che il Procuratore capo del pool di Mani Pulite aveva appena delineato vent’anni fa : se in una situazione di emergenza il paese dovesse chiamarci, la magistratura dovrebbe assumersi le sue responsabilità.
E’ una ipotesi estrema, ma si dovesse mettere da parte provvisoriamente ancora una volta i politici, se escludiamo di votarci ai preti o ai carabinieri, per le evidenti ragioni che lo sconsiglierebbero, rimarrebbe solo la magistratura.
Un bell’incubo per il Sig. B., da non dormirci la notte.




giovedì 27 dicembre 2012

I senza tetto: la cattiva coscienza di una chiesa e di una società





Si può voltare la testa dall’altra parte per cercare di non vederli, ma la loro solo presenza è la dimostrazione del fallimento di una chiesa e di una società.
Il fatto che ci siano nostri simili, che le avversità incontrate nella vita hanno costretto a passare il giorno e le notti  all’aperto anche in inverno è estremamente inquietante.
Per la chiesa è veramente uno scandalo.
C’è per fortuna un basso clero, ma veramente basso, cioè nemmeno di parrocchia, ma di comunità di strada che con dei volontari laici cerca, vede, avvicina, parla assiste concretamente questi fratelli perseguitati dalla sorte.
Ci sono delle benemerite strutture dedicate a fornire un pasto a chi lo chiede nelle quali però il saio francescano è nettamente più numeroso delle tonache.
Ma c’è nella responsabilità della chiesa nel suo complesso direi quasi un problema psichiatrico perché è per lo meno sconcertante riempire la pancia, al giorno d’oggi in maniera abbastanza abbondante a queste persone e poi dire loro : va bene vi abbiamo saziati, seguendo i precetti evangelici, ora però andate pure a dormire sotto i ponti o sotto i portici se vi  trovate ancora posto.
Il problema psichiatrico sta nel fatto che la chiesa nel suo complesso, che lascia questa gente che conosce e assiste solo in parte, dispone di un numero assolutamente enorme di edifici vuoti.
Basterebbe  utilizzarne solo una piccolissima parte per dare posto a tutti i bisognosi.
Gli ordini religiosi hanno a disposizione ormai dieci o venti camere per ogni frate o monaca rimasti, a causa della drastica diminuzione delle vocazioni.
Le curie diocesane se non anche le singole parrocchie hanno a disposizione immobili a volontà anche se da tempo hanno dimostrato di sapere bene come “metterli a profitto” con ristrutturazioni per vendere o affittare a caro prezzo, come se il miliardo di euro erogato dallo stato con l’8 per mille non bastasse a sostenere un clero sempre meno numeroso.
Ma salvo le benemerite opere tipo “case della carità” che per fortuna ci sono e che almeno salvano la faccia, ma che coprono una goccia nell’oceano, non ci sono vere aperture.
Assistere gli ultimi va bene, ma con molta sobrietà e lontano dai palazzi istituzionali.
Si vede che la paura di dovere tenerseli anche dopo la notte deve essere terrorizzante.
Questa che è l’unica forma di cristianesimo con un senso compreso da tutti evidentemente spaventa le curie, c’è sempre il pericolo di essere presi per sovvertitori dell’ordine sociale.
Incrociare questi problemi nella atmosfera di letizia delle feste natalizie, autentica o solo commerciale che sia è ancora più pungente.
E la società cosa fa?
I comuni fanno la loro parte, ci sono i successori dei vecchi “dormitori pubblici” in genere tenuti bene, per passare la notte, ma anche qui si copre lo spazio di una goccia nell’oceano.
Colpisce l’ipocrisia del politicamente corretto in senso strabico per la quale ci si sente in dovere di fornire luoghi pubblici attrezzati per i campi nomadi, che quanto meno costituiscono delle presenze un po’inquietanti a causa delle dubbia provenienza dei mezzi di sostentamento di quelle comunità, che rifiutano tenacemente l’integrazione e ci si vergognerebbe di allestire quattro tende o quattro prefabbricati per metterci dentro i senza tetto delle nostre città.
Eppure, per quanto sia antipatico parlare di vicini e lontani, dovremmo sentirli come vicini, più di altri, queste persone, ci dicono le inchieste giornalistiche o i volontari che li avvicinano sono in gran parte ceto medio decaduto, sono per esempio mariti separati che non potevano permettersi economicamente di pagare l’assegno di mantenimento al coniuge separato e che una volta perso il lavoro sono finiti in strada.
I sindaci ed anche quelli di sinistra hanno mille paure : se li sistemassimo daremmo un segnale agli immigrati clandestini che poi arriverebbero a frotte.
Per certi versi può anche essere vero, ma un atto di generosità o di semplice umanità ogni tanto fa proprio così schifo nella società di oggi?
E quelle donnarde, sirene del cattolicesimo clericale, che oggi è così ben visto oltre Tevere e nelle curie diocesane, che tuonano dall’Osservatore Romano, Avvenire ecc. contro i laicisti distruttori di embrioni, contro le scelte di fine vita, l’eutanasia, l’eugenetica ecc. non vedono che quei loro fratelli senza tetto sono tutti candidati al “suicidio non assistito” in mezzo alla strada e infatti ogni giorno ce ne rimane qualcuno?
Questa chiesa istituzionale che pensa realmente solo al potere e ai soldi non si accorge di essere surclassata dai tanto odiati laicisti?
Il sindaco socialista e per di più ahimè ,sospireranno le alte tonache, gay di Parigi già quattro anni fa aveva fatto allestire lungo la Senna una lunga fila di tende per dare un tetto ai clochard, ma anche per fare un gesto politico eclatante, per fare vedere ai parigini che quelle erano persone erano come loro e che c’erano, esistevano.
Il Presidente della Repubblica Francese attuale, ahimè socialista e doppio ahimè divorziato e non credente ha non solo enunciato un programma di requisizioni di case da speculazione lasciate sfitte, ma anche di appartamenti , triplo ahimè, di proprietà ecclesiastica per sistemarci i senza tetto.
Gli  starnazzamenti dell’alto clero sono immediatamente risuonati potenti come se fosse tornato Napoleone a requisire i beni ecclesiastici.
Le parti si sono invertite : i laicisti miscredenti applicano il Vangelo, le alte tonache difendono ricchezze e  privilegi.

mercoledì 26 dicembre 2012

Intellettuali, andate ai concerti rock, vedrete che in questi riti c’è molto da studiare e da imparare





Ho visto la sera di Natale il concertone rock  “l’Italia per l’Emilia” al quale hanno partecipato i più noti musicisti italiani.
Confesso di essere fra quelli che davano per scontato che fosse accettabile l’esistenza di un solo tipo di musica, quella detta colta e di avere quindi trascurato per decenni di interessarmi dell’altra faccia della luna.
Ieri mi sono accorto di avere fatto in questo modo una cosa che il mio pensiero critico bolla come poco intelligente, perché dettata da pregiudizio e non da conoscenza.
E’ un lungo periodo che per le mie ricerche studio le motivazioni delle credenze religiose con gli strumenti   dell’antropologia, della psicologia cognitiva e della biologia evoluzionistica.
A prima vista potrebbe sembrare una osservazione eccentrica inserire i concerti rock in questi filoni di pensiero, ma dopo due ore di concertone sono stato costretto a chiedermi come mai i mostri sacri di quelle discipline vadano nelle parti più remote del mondo sopportando anche sacrifici personali notevoli per studiare i comportamenti e le credenze delle etnie meno conosciute e non si occupano abbastanza di realtà eclatanti che stanno appena fuori dalla porta di casa, come i concerti rock, appunto.
Fatto sta che in quel concertone ho trovato molte risposte ai quesiti che mi ponevo negli studi che ho sopra accennato.
Perché i giovani oggi praticamente non vanno più in chiesa?
E perché dovrebbero andarci se hanno a disposizione riti così efficaci , così coinvolgenti, tali da surclassare quelli clericali?
Premetto che alla vigila di Natale ho assistito nella cattedrale della mia città ad un buon concerto (di autori classici) ed all’inizio della tradizionale messa di Natale di mezza notte.
La sera successiva ho assistito al concerto rock e quindi i confronti si combinavano  da soli nella mia mente.
In cattedrale, chiesa abbastanza occupata, ma di sicuro non gremita.
Pubblico anziano e maturo, quasi nessun giovane.
Al concerto rock una folla immensa di 150.000 giovani.
Un allestimento, una coreografia, una sceneggiatura da brivido, ormai queste manifestazioni sono a livello hollywoodiano .
Un palco di dimensioni incredibili con ai lati da due immensi schermi, luci studiate e usate in modo molto efficace, dando effetti notevoli ma senza infastidire, audio di incredibile qualità non ostante il livello adeguato a uno spazio corrispondente a più di quello di uno stadio.
Costumi di scena – paramenti liturgici ridotti al minimo e usati solo dalle star per dare ovvia continuità a quelli caratterizzanti la loro immagine.
Renato Zero con il solito vestito classico nero per esempio, Jovannotti col solito cappellino, ma senza strafare e gli altri in jeans e t-shirt come tutto il pubblico, in questo senso tutto sobrio.
Al confronto i paramenti liturgici clericali, che illudendosi di aggiornarsi con poco sforzo oggi scimmiottano i disegni moderni rischiano veramente di cadere nel ridicolo.
Ma il rito vero e proprio del concerto rock è tutto nella sostanza, gli artifici tecnici ci sono eccome ma sono laterali.
E la sostanza c’è, è innegabile, è palpabile in quel coinvolgimento totale.
Il cantante – celebrante propone le sue musiche, che il pubblico già conosce , probabilmente ama, ed apprezza ancora  di più dal vivo.
Le parole delle canzoni – inni sacri sono conosciute bene a memoria dai presenti, che le cantano insieme al cantante.
Ogni tanto il cantante – celebrante pronuncia aperte invocazioni al dio – natura – tutto – assoluto con una valenza liturgica rituale evidentissima tipo : “ed ora fatelo sapere al cielo!” e 300.000 braccia si alzano  ondeggiando al ritmo della musica mentre i riflettori passano avanti e indietro facendo un effetto onda di notevole impatto : il tutto nel buio assoluto e nell’immensità piatta della bassa emiliana.
Formidabile.
Come tutte le altre attività artistiche la musica è attività spirituale per eccellenza.
Le neuroscienze oggi hanno dimostrato scientificamente che il neonato (cioè una persona alla quale non è ancora stato trasmesso il patrimonio culturale, che la storia evolutiva della specie ha acquisito) possiede di suo la capacità di distinguere chiaramente un accordo da una dissonanza, ha già in sé i fondamenti logici della sintassi e un livello fondamentale di orientamento al giudizio morale.
La cosa più rilevante è che la musica in particolare è letteralmente costruita con il linguaggio matematico e la matematica è l’unico dio del quale è dimostrabile l’esistenza, nel senso che è sia il linguaggio del cosmo, del tutto e contemporaneamente di noi  stessi.
Quando le scritture dicono “dio è in noi” non rivelano altro che quello che la scienza moderna e in particolare le neuroscienze sono in grado oggi di dimostrare.
La musica di conseguenza è una attività spirituale per eccellenza che consente il colloquio contemporaneamente con  la parte più significativa del nostro essere, e con il tutto-natura-assoluto.
Tutto questo in un concerto rock è evidente  in senso esistenziale nella plastica identificazione cantante- celebrante, partecipanti al concerto- rito, uniti nella evocazione del sé  che colloquia con gli altri e la natura – tutto – assoluto.
Se poi aggiungiamo che nel caso particolare il concertone era dedicato alla raccolta di fondi per i comuni terremotati dell’Emilia, cioè era finalizzato ad un’azione di solidarietà umana, il confronto surclassa veramente  le liturgie clericali.
Per completezza di trattazione devo aggiungere che le discipline citate all’inizio individuano fra le credenze fondamentali a base delle religioni queste due :
- la credenza nel fatto che la divinità sarebbe in grado di conoscere e di registrare le nostre “informazioni strategiche” archiviandole in un immenso “data base” che userà per giudicarci  punendo i cattivi e premiando i bravi;
- il fondamento pratico contrattualistico a base di qualunque religione cioè la credenza che al fine di alleviare o dare senso alle angosce della morte e delle avversità sia conveniente instaurare con la divinità una contrattazione : io ti faccio offerte e seguo i riti prescritti, tu mi proteggi dalle avversità e mi aiuti dei bisogni.
Questi due elementi comuni praticamente a tutte le religioni, è vero, non   sono rintracciabili nei concerti rock, che quindi a rigore non sarebbero assimilabili a manifestazioni religiose in senso formale, ma perché?
A me sembra soprattutto perché le analisi di sociologia religiosa hanno dimostrato che la quasi totalità dei giovani non riconosce più quelle due credenze giudicandole razionalmente non sostenibili.
Difficile dare loro torto.