venerdì 28 aprile 2017

Marine Lepen non ci tocca votarla, ma anche per noi le urne sono dietro l'angolo






Siamo troppo vicini alla Francia in senso territoriale e culturale per non sentire come nostra la pesante scelta elettorale che dovranno fare i cugini d’oltralpe fra poco più di una settimana. Prendiamola come una simulazione della scelta che dovremo fare nella primavera dell'anno prossimo.
Del resto è chiaro a tutti che basta sostituire il cognome Lepen con Grillo e Salvini e la simulazione diventa realtà anche per noi. Purtroppo o non purtroppo sono finiti i tempi dei partitoni storici.
Destra e sinistra vogliono dire sempre meno.
Per esempio dire che il Pd rappresenti lo schieramento della sinistra fa solo ridere, se si è informati anche solo a livello minimale.
Attenzione però che da noi ,a differenza della Francia ,dire che Forza Italia e soci se pur litigiosi, rappresenti la destra, questo affermazione rimane verosimile e questo dato di fatto avrà  il suo peso
Difficile però se non impossibile qualificare in termini di sinistra o di destra i 5Stelle e in buona parte nemmeno la Lega come la vuole Salvini, che se è vero che pende più a destra che a sinistra però è chiaro che si qualifica per temi trasversali : immigrazione, sicurezza, messa in discussione di questa Europa ed Euro, lavoro per i giovani, apertura a Putin e Trump eccetera.
Ed ecco che trascinati dal discorso siamo stati costretti a entrare nel vivo delle argomentazioni sul merito. Cioè siamo stati costretti a elencare i temi sui quali andremo a votare.
E questo è il senso del completamente nuovo, che forse non tutti riescono ad avvertire.
Per la prima volta andremo a votare, quando e se la nostra disastrosa classe politica ci consentirà di farlo, ma quasi sicuramente nella primavera del 2018, che è la data di normale scadenza della Legislatura e che solo per questo diventa quasi sicura, dovendo fare riferimento a criteri di riferimento diversi da quelli che abbiamo adottato  nelle tornate precedenti.
Non c'è niente da fare, lo dicono i neuroscienziati, la nostra mente è organizzata in modo da proporci come prima scelta "l'usato sicuro", cioè quella che abbiamo già fatto in passato, e quindi siamo  per "natura" portati ad essere conservatori.
La scelta a favore della continuità, della stabilità, ci viene proposta dalla nostra mente in prima battuta perchè ci viene presentata come quella che ci dovrebbe procurare meno problemi.
Oggi però questa prima scelta è diventata inadeguata per definizione per il semplice fatto che non possiamo non renderci conto che il mondo nel quale viviamo oggi va a una velocità alla quale facciamo fatica a tenerle dietro e quindi è giocoforza riconoscere che i criteri di giudizio ai quali facevamo riferimento ieri è molto probabile che non abbiano più senso oggi.
Infatti, che senso avrebbe per un cittadini "di sinistra" o comunque con vocazione a privilegiare una forte sensibilità ai temi "sociali"  votare per un partito come il Pd che è diventato tutt'altro e che in ogni caso è un partito "personale" di Renzi e che quindi non dichiara di essere legato ad alcu decalogo ideologico ?
Salta quindi il criterio di riferimento alle propensioni ideologiche.
Come si diceva sopra però in Italia da parecchio tempo, andiamo avanti ma sempre un passo indietro agli altri e quindi se il discorso che stiamo facendo fila liscio a proposito del PD, lo stesso non può ripetersi pari pari per lo scheramento di destra, perchè sarebbe difficile sostenere che Forza Italia, la Lega in buona parte  e Fratelli d'Italia della Meloni non facciano riferimento chiaramente ai tradizionali temi ideologici che qualificano la destra.
Per questo schieramento, ma anche per gli altri, tuttal più va fatto un altro discorso e cioè se il capo riconosciuto che rimane Silvio Berlusconi è credibile ed è in grado di realizzare quello che promette o se è tutto un blà blà, perchè il punto debole di questo schieramento è proprio la figura del capo, che è logorato dall'età anagrafica avanzata e dall'inefficenza dimostrata dal medesimo nel corso della sua ormai lunga carriera politica, nonchè dal fatto di essere esplicitamente il fondatore di un partito "personale" che per definizione rifiuta di giurare fedeltà al solito decalogo ideologico per lasciarsi le mani libere.
Come dire : grosso modo sono l'uomo della destra, ma farò quello che mi parrà opportuno di volta in volta. Non è una grande garanzia per l'elettore. Finora però abbiamo parlato dei partiti che rappresentano l' "establishment", la "casta" le "elites", i responsabili dell'esistente, che in continuità hanno governato degli scorsi decenni.
Solo per questo è difficile pensare che questi farebbero qualcosa di diverso se dovessero essere riconfermati al potere.
Il nuovo per governare le nuove situazioni ben difficilmente potrebbero essere loro.
Il nuovo, piaccia o non piaccia sono gli altri, i "trasversali", nè destra nè sinistra, ma che si definiscono per le soluzioni che propongono sul merito dei problemi e che comunque giurano che se al potere farebbero cose del tutto diverse da quelle che fanno coloro che hanno gestito il potere in questi anni.
Gli elettori lo sanno, ma sanno anche che questo ,cioè il nuovo, è sia la carta vincente, sia il problema dei 5Stelle e della Lega di Salvini.
Per i "moderati" andare a votare per il nuovo richiama da sempre il terrore del "salto nel buio", giratelo come volete, ma siamo sempre alle reazioni ancestrali.
Per fare il "salto nel buio" bisogna essere alle strette o usando una terminologia più popolare bisogna essere molto incazzati. Nella società di oggi, intorno a noi ci sono categorie sociali riconoscibili che sono e che hanno ragione di essere abbastanza incazzati da rischiare il "salto nel buio"? Penso proprio di sì.
Tanto per cominciare i giovani disoccupati o quelli che il lavoro non lo cercano nemmeno più, perchè comunque non c'è, e poi i giovani occupati nelle condizioni penose del lavoro precario, delle finte cooperative e nella posizione di finte partite Iva, per figurare non come dipendenti ma come professionisti autonomi.
Poi c'è quel vasto ceto, vicino ad una posizione maggioritaria che è il "ceto medio", che sta da tempo rotolando giù dalla scala sociale e che di questo se ne accorge sempre di più.
Un ceto medio di ex operai un tempo agiati, di partite Iva tendenti al rosso e che faticano a pagare le tasse, di ex privilegiati dipendenti pubblici, considerati ora poco più che parassiti a causa dei loro privilegi, di ex privilegiati bancari che vedono la mannaia dello "sfoltimento" degli sportelli sempre più minaccioso eccetera, eccetera.
Poi ci sono i milioni di cittadini ufficialmente qualificati dall'Istat come poveri. Basterebbe tutto questo elenco per raggiungere una maggioranza di elettori disposti a fare il "salto nel buio".
Penso proprio di si. Ma non è detto, perchè se i "moderati" finiranno per essere nuovamente tentati di dare retta per pigrizia o per conformismo o per paura, alla prima scelta della loro mente per l'usato sicuro, ci sarà anche e questo sarebbe anche peggio, una parte dei giustamente "incazzati" che cederà alla rassegnazione ed alla sfiducia e che non andranno a votare.
Vedremo come andrà in Francia e poi le schede arriveranno anche nelle nostre mani.
Ma da noi potrebbe anche andare peggio, perchè il nostro sistema elettorale ,tra l'altro ancora in fieri nelle manacce dei nostri attuali parlamentari potrebbe condurci diritto ad un nulla di fatto, magari già programmato nelle menti malate dei possessori di quelle manacce.
Non sarà mica perchè coloro sono tanto cinici da programmarsi l'allargamento dell'area degli sfiduciati inducendoli a starsene a casa per lasciare la politica agli "addetti ai lavori" e basta con partiti solo personali che alla fine coopteranno tutti o quasi a dividersi il potere e più nessuno o quasi che va a votare?
Sarebbe un bel fascismo bianco soporifero e apparentemente indolore, ma sempre fascismo.



venerdì 14 aprile 2017

Un nuovo potere controlla il mondo a nostra insaputa : quello dei gestori dei dati raccolti dai “social media”





Il linguaggio poliziesco che intimorisce solo a causa della sua burocratica brutalità e dalla sua anacronistica arcaicità della forma, direbbe che siamo tutti schedati, o meglio “attenzionati”.
Come dire,attenti che vi teniamo d’occhio, provate a sgarrare e vi mettiamo dentro.
Stiamo parlando ovviamente non della situazione italiana dove impera da anni una prassi e una interpretazione lassista e garantista dell’ordinamento, in base alla quale ognuno può fare quel cavolo che gli pare anche a danno del prossimo che tanto difficilmente verrà sanzionato, sopratutto se ha santi in paradiso o meglio se dispone di un bel gruzzoletto in banca, ma da quello che succede nei paesi nei quali l’autorità è temuta, o perché la gestione del potere è più seria che da noi, o perché il regime tende o è autoritario.
Ebbene, oggi è venuto per tutti il momento di darci una scossa e di cercare di capire in quale pasticcio più grande di noi ci siamo cacciati.

Praticamente tutti o quasi oggi usiamo i computer o almeno un telefonino, che è uno smartphone, cioè in pratica è un computer sotto mentite spoglie.
Per uno strano scherzo che ci combina la nostra mente, siamo portati a credere in una leggenda metropolitana in base alla quale questi aggeggi sarebbero per definizione neutri e innocui, perché li riteniamo falsamente poco più che giochini, che ci intestardiremmo ad usare portandoli via ai nostri figli e nipoti “nativi digitali” e quindi unici maghi e legittimi detentori delle abilità necessarie ad usarli.
Si tratta di una autentica bestialità della quale però è convinto mezzo mondo e infatti lasciamo i mano senza controllo né educazione specifica a bambini, bambinetti e ragazzini mezzi potentissimi, che sono ben lungi dal sapere identificare e ancor meno dominare.
Fatto sta che giovani e meno giovani più volte al giorno si servono di Facebook, Whatsapp, la galassia dei servizi di Google, Spotify, eccetera e comperano su Amazon, cercano l’albergo su Tripadvisor eccetera, eccetera o si servono di applicazioni analoghe.

Con il che prestano il loro consenso esattamente ad essere “schedati e attenzionati”.
In inglese si usa un termine più specifico, che non esiste in italiano con i medesimi significati e che è il verbo “profile”, che non significa solo descrivere ma anche e sopratutto incasellare in una precisa tipologia, definita dalle neuroscienze e dalla psicologia.
Siamo in un campo modernissimo, che può esistere solo grazie all’uso di procedure e acquisizioni scientifiche molto recenti, anche se il risultato è allarmante e allucinante perché richiama da vicino il mondo di “1984” e il “grande Fratello” di George Orwell.

Il potere che deriva dal possesso e dall’uso di questa enormità di informazioni, è immenso, ma è stato acquisito di fatto a nostra insaputa, perché mai nessuno quando scarica queste applicazioni si prende la briga di leggere le paginate di norme che autorizzano i gestori di quelle app ad usare i nostri dati, se non gli avvocati delle associazioni di difesa dei consumatori.
Intendiamoci l’errore è nostro, ma lo abbiamo fatto proprio tutti.
Per avere un’idea di cosa stiamo parlando diciamo che Facebook ha 1,65 miliardi di utenti, il 66% dei quali usa l’applicazione tutti i giorni.
Google ha 1 miliardo di utenti attivi, ma gli utilizzatori della intera galassia dei servizi targati Google porterebbe ad aumentare di molto quella cifra, se si pensa che solo gli utilizzatori del sistema operativo Android di Google sui telefonini sono 1,4 miliardi.
Sono cifre impressionanti.
L’uso di queste app da parte nostra fa si che di fatto autorizziamo i gestori di queste aziende a sapere praticamente tutto di noi : dati anagrafici, studi fatti, professione, interessi , tipo di acquisti.

Detto questo attenzione a non sottovalutare la valenza di queste informazioni :
non si tratta affatto solo di violazione della privacy o dall’avere offerto ai compagni di classe o ai colleghi di ufficio, che abbiano le abilità necessarie di fare gli hackers e quindi di entrare in possesso di questi dati, di fare un goloso “gossip” su di noi.
Per capirci qualcosa consideriamo una notizia significativa e inquietante che hanno riportato i media specializzati su queste materie : ai piani alti delle aziende produttrici e gestrici di queste app non si assumono più i migliori cervelli che escono dalle facoltà di economia o solo genietti dell’informatica, ma si vanno a cercare i migliori laureati nelle materie delle neuroscienze e di psicologia per farne dei “profiler” al massimo livello.

Perchè di quei dati bisogna sapere cosa farsene ai fini non solo di ricavarne maggiore guadagno, ma per gestirli al fine di “potere” nudo e crudo.
Mettiamoci insieme un’altra notizia di cronaca recente dotata dello stesso peso.
Pochi giorni prima dell’insediamento , Donald Trump ha ricevuto al 25° piano nella sua Trump Tower, sulla Fifth Avenue di New York, il fior fiore degli ex ragazzini che partendo da comuni garage hanno messo in piedi l’informatica moderna.
I media avevano commentato quell’incontro accentuando il fatto singolare che su quegli ascensori in pochi minuti erano passati i detentori di una tale ricchezza complessiva da essere superiore al PIL di molti stati messi insieme.
Ma avevano trascurato il discorso scomodo sul “potere” gestito da quelle persone, discorso nel caso specifico da tenersi in primo piano più per gli assenti o meglio per l’assente, che non per i presenti.
Infatti si era stra-notata l’assenza pesantissima di Mark Zuckerberg, l’inventore e padrone di Facebook, non tanto per il peso finanziario già enorme di quell’azienda ,250 miliardi di dollari di capitalizzazione di borsa, ma per il suo “peso politico”, tanto che sui media, da allora, si è cominciato a dire che lo stesso Zuckerberg con quell’assenza aveva di fatto lanciato la sua candidatura per le presidenziali americane da qui a quattro anni.

La cosa sarebbe tutt’altro che inverosimile per la semplice ragione che oggi, Zuckerberg possiede e gestisce dati, che opportunamente “profilati” gli danno un potere immenso, che se non è già superiore a quello di molti stati, lo mettono comunque a pari peso con i governati del mondo.
Perchè? Perchè chi lo sa fare da quei dati ricava tanto per capirci, le intenzioni di voto, le convinzioni religiose o filosofiche, i comportamenti sul mercato nel senso di consumi e sul mercato dei capitali.
Gli studiosi di geopolitica hanno già appurato che la società di consulenza che ha guidato la campagna elettorale dei pro-Brexit in Inghilterra ha vinto la partita perché dalle analisi dei suoi “ profiler” ha saputo determinare quali erano le cose che spingevano la gente per la scelta pro-Brexit ed infatti facendole sostenere hanno fatto vincere i loro clienti.
Ma non basta.
Questa società che ha un nome e un cognome ,che è Cambridge Analytica, (da Limes 2/2017, pag. 217) guarda caso, è la stessa alla quale si era rivolto per orientare la sua campagna elettorale, Donald Trump ,che a vinto contro ogni aspettativa, proprio come i pro-Brexit in Inghilterra.
Tutto questo significa che già oggi esiste un potere immenso in mano ad alcune persone che non sono i gestori della finanza globale, come spesso si ipotizzava alla George Soros e compagni o i CEO delle grandi banche di affari, ma sono i gestori dei dati su di noi.

Questo potere non è affatto neutro, ma come tutti i poteri è una cosa che mette da una parte i vinti e dall’altra i vincitori, da una parte chi comanda e dall’altra chi ubbidisce.
Forse è il caso di riandare a rileggersi i testi chiave della scienza politica : il Principe di Macchiavelli o il Leviatano di Thomas Hobbes.
Ed allora facciamo finta di non sapere niente e andiamo avanti come se niente fosse o prendiamo atto di una situazione nuova che ha scardinato tutte le precedenti visioni della politica ?
Chi paga questi abilissimi profiler potrebbe farci fare quello che vuole lui e non quello che vogliamo noi.
La trasmissione radiofonica che ascolto all’alba su Radio 24, condotta da Alessandro Milan, con un tono abilmente e apparentemente scanzonato si presenta più o meno così : noi non vi diremo mai la verità, ma vi faremo sentire tutte le cazzate che volete sentire.

Ebbene questo mondo di profiler e di algoritmi del quale abbiamo parlato fino adesso è proprio con questa procedura che potrebbe “fregarci”.
Perchè loro sanno con precisione cosa vogliamo e cosa pensiamo e quindi sono in gradi di dirci proprio quello che vogliamo sentire per farci comprare la tal cosa invece della tal altra e farci votare il tale partito invece che il tal altro.
Ma sarebbe una macchinazione, una manipolazione, un modo oscuro per alterare la nostra libertà di scelta, facendoci fare quello che vogliono loro, facendoci credere di averlo scelto noi.
Occorre pensarci su molto seriamente.







venerdì 7 aprile 2017

L’attacco missilistico di Trump a una base di Assad : tutto teatro, nessun significato militare e una situazione peggiore di prima



Che Trump non ci capisse un accidente di politica estera lo si era capito subito per la leggerezza e il semplicismo con i quali affrontava problemi complessi, di quella materia.
Ma consoliamoci, Trump è alla Casa Bianca da due mesi, il suo predecessore ci era stato due mandati 4+4 anni e se ne è andato avendoci capito altrettanto, non lo dico io, ma lo riconoscono anche i commentatori di provata fede democratica ,oltre ovviamente ai repubblicani.
Obama aveva ostentatamente tolto il Medio Oriente dalle priorità della politica estera americana e non aveva mantenuto la parola data relativamente all’impegno a un intervento diretto in Siria nel caso nel quale Assad avesse superato la “linea rossa” dei crimini contro l’umanità, cosa che ha fatto più volte.

Forse nella mente di Trump, i cui meccanismi ancora ci sfuggono, è questo desiderio di rivalsa, diretto a sbugiardare Obama e amici, e a dimostrare agli americani e sopratutto ai suoi elettori che invece lui le promesse le mantiene la molla principale che lo ha spinto psicologicamente a usare per la prima volta una piccola parte dell’immenso potere militare che possiede l’America.
Ha ordinato di sparare 60 missili Cruise da mezzi navali nel Mediterraneo su una base aerea di Assad.
Con la prevedibile perfidia i tecnici militari russi hanno commentato che meno della metà di quei hanno colpito il bersaglio, gli altri sarebbero stati abbattuti ovviamente dai potenti mezzi di difesa antiaerea forniti ad Assad dalla Russia medesima.
Questo il “teatro” da offrire in pasto ai popoli per consentire a Trump di far vedere che lui è ben diverso dal suo predecessore e che se ce da usare le mani non si farà riguardo ad usarle, ed alla Russia di servirsi subito della mossa avventata di Trump per dire che quello di Trump consisteva in un attacco a uno stato sovrano, ovviamente per dire che se Trump può permetterselo, allora anche la Russia è legittimata a usare le mani in Ucraina, se gli altri a suo giudizio non si comportano bene.
Fra i comprimari, Erdogan ne ha subito approfittato per dire la sua contro Assad cambiando orientamento in proposito per l’ennesima volta.
La nazione egemone in Europa la Germania si è immediatamente allineata agli Usa per potere finalmente dare una stoccata alla non amata Russia, raccogliendo subito la firma di un Holland che non è mai contato gran che, ma che ora fa veramente pena.
Sul governo Italiano, lasciamo pure perdere, esprime una linea : né con Trump, né con la Russia, linea che sarebbe anche intelligente in mano a statisti e non a mestieranti di terza fila.
Immagino che molti nei Bar Sport di tutta Italia, fra una lite e l’altra sulla Juve che gioca appena, ma va avanti lo stesso, abbiano commentato generalmente con favore il piglio decisionista di questo Trump, che parla poco, ma non esita a fare sputare fuoco dalle sue flotte (che sono ben 7e coprono tutto il pianeta, altro che la invincibile flotta imperiale della Regina Vittoria dei tempi coloniali).
Ammetto che è umano reagire in questo modo in prima approssimazione.
La nostra specie è riuscita ad evolversi fino a noi e a non estinguersi ,come è invece capitato a tante altre specie, proprio perché quando i nostri antenati incrociavano il famoso mammut, non perdevano tempo a leggergli i suoi diritti, ma avevano imparato che dovevano reagire nel minor tempo possibile per affrontare quella fiera, con la forza e con intelligenza anche se era tanto più grossa di loro.
Ecco , tornando a noi, questo è il problema.

Trump ha reagito usando la forza, ma non l’intelligenza.
Prima di tutto è improbabile che militari e servizi siano riusciti a fornire a Trump delle prove sicure atte a documentare l’evidenza della responsabilità di Assad nell’ attacco chimico che ha indignato il mondo.
L’unica cosa sicura è che di attacco chimico si era trattato, ma non c’è affatto nemmeno certezza sul tipo di sostanza chimica usata ed anzi la maggior parte dei tecnici sostengono che difficilmente si potesse trattare di altro che non fosse cloro e non il più micidiale e sofisticato sarin.

Gli esperti di geopolitica di quel settore geografico poi sono rimasti molto prudenti, ricordando che ci sono prove dell’uso di armi chimiche anche da parte dei così detti ribelli anti-Assad.
Di conseguenza per essere sicuri della responsabilità di Assad bisognerebbe essere sicurissimi sugli orari del bombardamento, cosa che non pare per niente accertata.
Gli aerei di Assad avrebbero potuto colpire depositi di ordigni al cloro o altro in mano ai “ribelli” che controllano quella zona, o questi stessi avrebbero potuto averne fatto usa per addossare la responsabilità al regime che combattono.

Del resto il ragionamento più calzante a favore della non responsabilità di Assad sta nel fatto semplicissimo che se c’era uno che non aveva assolutamente alcun interesse a bombardare quella zona con armi chimiche, questi era proprio Assad, che era indirettamente riuscito a fare schierare per interesse dalla sua parte sia gli Usa che la Turchia, l’una potenza globale ,l’altra potenza regionale, che erano stati molto riluttanti a digerirsi una alleanza con Assad in funzione anti Isis, e quindi, dato che si trattava di una alleanza “obtorto collo”, avrebbe dovuto essere deficiente per andare a provocarli con un crimine di guerra, per di più senza riceverne alcun vantaggio di tipo militare.
Ma come si dice la mente umana è insondabile, anche se appare inverosimile che quel dittatore con le mani pluri- insanguinate si possa essere convinto della necessità di usare “l’atomica dei poveri” ,come viene chiamata l’arma chimica, per intimorire i ribelli.
Pura follia, ma non escludibile a priori.

Ma quand’anche Assad avesse agito da pazzo, che senso poteva assumere la “rappresaglia” di Trump?
Se è vero che ha dovuto tirare 60 missili per farne andare a bersaglio meno della metà, militarmente avrebbe fatto una terribile figuraccia.
In ogni caso i danni arrecati a quell’aeroporto siriano pare siano di poco conto e quindi che rappresaglia è?
Quando il prode Netanyahu, per rimanere in zona, decide di dare una scoppola ai palestinesi per rappresaglia al loro lancio di missili agisce con ben altra efficacia, lo abbiamo visto mille volte.

Ma politicamente è ancora peggio, cosa voleva ottenere Trump?
Va bene compiacere la maggioranza del Pentagono che si dice sia pregiudizialmente e visceralmente anti- russa, ma a che scopo? Lui in campagna elettorale aveva detto proprio l’esatto contrario a proposito della Russia e cioè che desiderava trovare un terreno di incontro e di collaborazione sopratutto in funzione anti Isis.
Questo si dice al popolo ma in realtà trattandosi poi di un grosso imprenditore come Trump è verosimile che lo stesso sia più interessato alle opportunità economiche legate all’abolizione dell’embargo vigente contro la Russia.
Sui rapporti con la Russia,Trump è ancora una sfinge difficile da decifrare.

Vedremo, ma forse il ragazzo è più intelligente e lucido di quello che sembra ed ordinando quel tipo di rappresaglia avrà fatto i conti in modo da architettare una cosa poco più che simbolica in modo da lasciare impregiudicati i futuri rapporti con Putin.
Ma dove la medesima rappresaglia lascia trapelare la parte più sballata e pericolosa è il fatto che Trump pare essere ricaduto nella solita procedura adottata con conseguenze disastrose da tutti i suoi predecessori e cioè quello di colpire un regime senza avere idea di come rimpiazzarlo.
Nel caso della Siria ci risiamo nel modo peggiore, perché non c’è regione al mondo dove le trame delle forze in campo è più complessa e difficile da decifrare, anche perché le forze medesime cambiano casacca e campo in continuazione.
Ed allora se Trump vuole fare fuori Assad con chi e con cosa pensa di rimpiazzarlo?
Si spera non con il sedicente Califfato.
Ed allora con quale milizia della galassia dei così detti “ribelli anti- Assad”, dove c’è di tutto dai salafiti che sono tanto come i Jihadisti di Al Baghdadi, a quelli foraggiati dai Sauditi a quelli foraggiati dagli sceicchi del golfo, a quelli foraggiati dalla Turchia in funzione anti- Curdi a cento altri in tutte le sfumature, a quelli di AlQuaida che hanno cambiato nome ma non idee, ai Fratelli Musulmani delle diverse denominazioni finanziati dai Quatarini.
Anche gli Americani hanno finanziato e abbondantemente e improvvidamente presunti ribelli “democratici” solo nella loro mente distorta, l’indecenza in questa regione è senza limiti.
Nessuno che c’entri qualcosa con la nostra cultura e il nostro mondo.

Nessuno ha spiegato ancora a Trump che in quella parte del mondo si combatte da decenni la versione medio orientale delle nostre guerre di religione venute dopo la riforma di Lutero?
Sunniti contro Sciiti all’ultimo sangue?
Assad è un dittatore impresentabile, ma è un Alewita, cioè è il rappresentante di una setta vicina all’universo sciita e in una visione di ricerca di equilibrio fra quelle forze, non sarebbe conveniente scommettere sulla minoranza sciita ,giocandosela contro una maggioranza sunnita, che non è nell’interesse del nostro Occidente che diventi troppo forte, anche perché le correnti ideologiche jihadiste vengono tutte dalla parte sunnita?
Questo ragionamento elementare è essenziale che Trump se lo faccia, diversamente non vedo come possa capire qualcosa di quella regione.
Di conseguenza ,non si vede come si possa prescindere dal prevedere la conservazione del potere da parte delle tribù Alewite, necessariamente con Assad in sella almeno fino alla distruzione definitiva del presunto califfato e poi con la sua sostituzione con personalità più presentabili, ma sempre in quell’ambito e senza farsi soverchie illusioni.

Pensare di sferrare l’offensiva definitiva ora contro il Califfato senza Assad e Putin, è un nonsenso assoluto.
In politica non ci possono essere situazioni di vuoto di potere e quindi prima di muoversi è imperativo definire quale assetto si vuole realizzare, diversamente è meglio stare fermi.
In questo senso Trump ha fatto un azzardo, per di più ricadendo nei peggiori errori dei suoi predecessori che aveva tanto deprecato in campagna elettorale.
Si spera che se ne renda conto.
Non vorrei essere cinico, ma mi chiedo se questa della “rappresaglia” di Trump non sia stata tutta una montatura teatrale, dato che è noto che militari di grado elevato russi,americani,siriani, turchi e iraniani si trovano da tempo ,si parlano e mettono in campo sostanzialmente strategie comuni contro l’Isis.
Peccato che la gente innocente muoia con numeri insopportabili.

Ma per chi fa il gioco, quelle sono pedine non sono persone e questa considerazione è angosciante.