martedì 25 luglio 2023

Daniel A. Bell : The China Model .Political Meritocracy and the Limits of Democracy - Princeton University Press – recensione

 


Mi è capitato questo.

Dopo aver finito di leggere (e annotare) il libro del quale parliamo, mi sono imbattuto ,col consueto interesse, nell’editoriale sul Corriere della Sera di Galli della Loggia ,nel quale il Professore deprecava ,con valide argomentazioni, la grave carenza che ha assunto di recente il sistema scolastico italiano nel mettere all’angolo lo studio della storia e della geografia.

Pienamente d’accordo.

Purtroppo però nelle ultime righe di quell’editoriale viene fatto un accenno alla presunta ignoranza della storia e della filosofia da parte della Cina, bollando quel sistema come da non imitare affatto.

Che scivolone incredibile, possibile che ,a quel livello di cultura, il Nostro non abbia mai ritenuto necessario affrontare ed approfondire lo studio della Cina?

Infatti qualsiasi analista di geopolitica che si legga oggi sull’argomento darebbe modo di acquisire almeno queste tre o quattro nozioni fondamentali :

-la Cina ,fra i paesi che aspirano all’egemonia, e proprio per questa stessa ragione è intrinsecamente da sempre uno dei massimi cultori della storia e del suo valore;

-il sistema cinese attuale, pur facendo riferimento formale, abbastanza anacronisticamente, al marxismo-comunismo, in realtà, ha il suo punto di riferimento filosofico -ideologico nella filosofia e tradizione confuciana-taoista e quindi è tutt’altro che carente in materia di filosofia;

-la caratteristica peculiare del sistema politico (ma non solo) cinese è il fatto che la “governance” del paese sia basata non sul sistema occidentale della democrazia rappresentativa, nel quale si privilegia il meccanismo : “un uomo-un voto” ,basato su una procedura, ma il risultato, al quale porta la procedura medesima, nel modo di selezionare la classe politico-amministrativa, preparata ad affrontare le sfide della complessità del mondo attuale.

In parole povere, il sistema è basato sulla “meritocrazia” ,in base alla quale, per accedere ai posti di potere a tutti i livelli,ma sopratutto a quelli più elevati, occorre superare esami estremamente selettivi ed avere nel contempo un curriculum ,che dimostri non solo di avere già acquisito esperienza in quel campo, ma sopratutto di avere raggiunto risultati positivi.

La cosa più incredibile, e forse più ignorata da noi, è che la logica di questo sistema è in vigore dalla bellezza di mille e trecento anni, quando furono inventati e messi in pratica “gli esami imperiali”.

Quindi, se c’è un paese al mondo nel quale l’”education” è rispettata ed elevata al massimo livello, questo è la Cina.

-non è tecnicamente esatto definire la Cina paese autocratico o peggio dittatoriale, perché, se non altro, per accedere ai posti di potere locale da tempo si svolgono elezioni.

-un altro elemento fondante del sistema cinese è ,udite, udite : la sperimentazione.

La Cina, ritenuto paese chiuso e prigioniero dell’ideologia, è invece “anche” pragmatico, in misura probabilmente maggiore dei paesi occidentali.

E quindi quello che da noi spesso viene spesso bollato, se non ridicolizzato ,come “abitudine a copiare” le nostre tecnologie è in realtà il segno di un’apertura mentale notevole verso cose nuove e sconosciute , che tra l’altro ha consentito al paese più popoloso del mondo di vincere la povertà nello spazio di soli trent’anni, risultato questo semplicemente unico nella storia.

Della Cina si può dire tutto il male che si vuole ma non che questo paese voglia imporre ad altri il proprio sistema politico o culturale (a differenza di quanto pensiamo noi occidentali).

Mi rendo conto che i fatti sopra enunciati sono largamente ignoti ed ignorati qui da noi, ma è proprio per questo che per conoscere almeno l’abc di quell’enorme (e sempre più influente) paese ,occorre pazientemente studiarselo.

Ecco quindi perché consiglio vivamente al lettore di procurarsi e leggere il libro del quale stiamo parlando.

E’ un saggio accademico, anche proprio nella sua costruzione, dato che la quasi metà del volume è costituita da note e bibliografia, ma è scritto in uno stile leggibilissimo e per nulla pesante.

L’autore è Chair Professor alla Tsinghua University di Pechino.

Lo ripeto è un lavoro accademico e come tale acquisisce la dovuta credibilità e autorevolezza con un attento lavoro di analisi sia dei punti a favore come delle criticità dell’attuale sistema cinese e ne propone anche sue originali correzioni e possibili sviluppi.

Aggiungo che esiste anche una traduzione italiana ,pubblicata dalla Luiss.

Ma l’originale inglese costa sensibilmente meno.