giovedì 26 giugno 2014

Papa Francesco scomunica i mafiosi, pensando a qualcun altro, più vicino a lui



La dura presa di posizione di Papa Francesco contro ndrangheta e mafia è stata accolta universalmente con favore.
Quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza… La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no!.. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”.
Questo ha detto il Papa nella piana di Sibari il 21 giugno scorso.
E Monsignor Nunzio Galantino, il vescovo di Cassano all’Jonio che Papa Francesco ha nominato segretario della CEI, ha così chiarito il significato pratico delle parole del papa: “La scomunica significa che ai mafiosi è preclusa la vita nella Chiesa. Hanno scelto il male come sistema di vita. E quando questo accade sei fuori dalla comunione. Non puoi ricevere i sacramenti, fare da padrino, entrare nel comitato del patrono, niente. Non è la tua comunità. E non importa che tu tenga l’immagine della Madonna o un altarino o la Bibbia nelle topaie dove ti nascondi: non significa un bel niente”
Tutto chiaro.
Del resto anche Papa Woytila a suo tempo aveva tuonato contro la mafia con una memorabile invettiva, purtroppo del tutto contraddetta dalla sua totale mancanza di vigilanza sulle indegne operazioni di riciclaggio a favore dei capitali mafiosi, perpetrate dallo IOR.
Quello che lascia perplessi in questa presa di posizione di Papa Francesco è la scelta dello strumento usato, cioè della scomunica.
Questo è uno strumento noto a tutti perché previsto da secoli dal diritto canonico e dalla tradizione della chiesa.
Il problema sta nel fatto che questo istituto nel corso della sua lunga storia si è guadagnato una fama non meno abominevole di quella della mafia.
Innanzitutto perché è uno strumento che rappresenta l'ultima sanzione per punire un delitto commesso da un membro della chiesa, usato quasi sempre da una autorità spirituale non per fini connessi alla religione (salvaguardare i rapporti dei fedeli con Dio) ma, invece, regolarmente per salvaguardare la stabilità delle posizioni di potere politico della gerarchia ecclesiastica in un certo periodo storico, debordando largamente dalla sua missione spirituale – religiosa.
La scomunica è stata per secoli una delle forme principi di condanna a morte, eseguita con metodi raccapriccianti, per sanzionare e punire quelli, che, sulla base della moderna formulazione dei diritti dell'uomo, sono definiti come “delitti di opinione”.
Si veda, come efficace esempio, quello del rogo di Giordano Bruno, un intellettuale di primissimo livello del '600, mandato al rogo, per non costringere le gerarchie ecclesiastiche dell'epoca a dover trovare argomenti appena appena opponibili alle sue asserzioni sull'universo, usandogli l'estrema e simbolica ingiuria di avergli infilato un bastoncino nella lingua per non consentirgli di parlare nemmeno nel momento supremo di quell'inumano supplizio.
Nel caso nel quale lo scomunicato fosse tanto fortunato da non essere suppliziato, la scomunica corrispondeva alla morte civile, cioè alla perdita di status sociale, beni, lavoro, relazioni, venendo relegati alla posizione di appestati.
La scomunica è quindi stata usata largamente ogni qual volta la chiesa non si è trovata in grado di controbattere idee contrastanti con la sua tradizione con idee più convincenti.
E quindi la scomunica ha colpito tutti coloro che nella storia hanno proposto di modificare la tradizione lasciando circolare idee diverse.
Ogni volta è stata scomunica e scisma.
Così è capitato con ortodossi e luterani, per citare i movimenti che hanno trovato un seguito di massa duraturo e definitivo.
Quello che è peggio è che per ragioni di potere, la scomunica diretta ai fondatori di quei movimenti è stata estesa ai governanti dei popoli aderenti e in qualche caso ad interi popoli ,come quelli della Repubblica di Venezia con motivazioni esclusivamente di carattere politico- temporale.
In tempi più recenti il debordamento dalla missione spirituale , del quale si diceva sopra, è addirittura sceso sul terreno della comune lotta politica, con Pio XII e la sua scomunica a tutti gli aderenti ai Partiti comunisti.
Scomunica, curiosamente mai rinnegata, né ritirata ed anzi nella prassi corrente della prima repubblica, estesa nei fatti dalla predicazione pre- elettorale ai partiti socialisti e addirittura socialdemocratici, anche a causa della sua forse voluta genericità di formulazione.
Quella grande anima di Papa Giovanni (è inutile precisare il numero) aveva detto negli anni del Concilio (e anche qui è inutile precisare il numero accanto a Vaticano) : “combattiamo l'errore, ma mai la persona degli erranti”.
Dopo queste celebri parole si era inteso all'interno della chiesa che quelle parole medesime rappresentassero la pietra tombale sopra il secolare istituto delle scomunica.
Ma nel Codice di Diritto Canonico di Papa Woytila , agli artt. 1331 e seguenti la scomunica torna in gran pompa.
Rinunciare alla scomunica evidentemente viene inteso come rinunciare al potere o a far politica e da queste rinunce siamo ancora lontani.
Non va trascurato però il fatto che Papa Francesco ha ripreso quella famosa formulazione di Papa Giovanni in modo forse ancora più esteso con quella sua frase che ha letteralmente sconvolto il Vaticano : “chi sono io per giudicare?”.
Chi giudica sbaglia sempre, e sbaglia, “perché prende il posto di Dio, che è l’unico giudice”. Si arroga “la potestà di giudicare tutto: le persone, la vita, tutto”. E “con la capacità di giudicare” ritiene di avere “anche la capacità di condannare” ( omelia del 23 giugno a Santa Marta).
Papa Francesco è arrivato a gestire la Chiesa nel momento della sua crisi più grave.
Non credo neanche lontanamente che l'elezione di un papa c'entri qualcosa con presunti interventi dello Spirito Santo,perché sarebbe assurdo pensare che lo Spirito, si sia sbagliato clamorosamente infinite volte lasciando eleggere personaggi che si sono poi macchiati dei peggiori delitti.
Come non credo che il Sacro Collegio prenda le sue decisioni nei Conclavi con maggiore preparazione, serietà e consapevolezza di quella mediamente usata in qualunque consesso politico.
Lasciamo quindi decidere al caso ed agli equilibri politici del momento, ma anche in questa situazione, nessuno può dubitare che l'elezione di Papa Francesco rappresenti una svolta radicale.
Come ho ritenuto di evidenziare nei molti post precedenti dedicati a questo Papa ed alle sue azioni di governo, non è opportuno che questo Papa, nella situazione nella quale si trova (in netta minoranza di fronte alle opinioni delle gerarchie nominate dai suoi predecessori) si lanci a discettare di teologia.
Sarebbe uno shock troppo forte rendere pubblico quanto ci sia di insostenibile nella tradizione e nel “depositum fidei” per dichiararlo decaduto.
Meglio lasciare perdere interventi in campo dottrinale e usare invece forti interventi nel campo della prassi, facendo in modo, che la coerenza e la strategia dell'azione, servano di fatto a far capire a quali altri principi il Papa si ispiri.
Ma se la scomunica è un ferro vecchio, malfamato, anacronistico e di potere, come mai proprio Papa Francesco vi ha fatto ricorso?
Tento di arrivarci per deduzione.
Papa Francesco, notoriamente ammiratore di figure di martiri come Mons. Romero, o di icone del cattolicesimo sociale nel mondo in via di sviluppo come Mons. Camara, che usa la scomunica è una cosa che non sta né in cielo né in terra.
Però, quel papa Francesco, che si ispira ai personaggi, sopra elencati, è assolutamente ovvio, che in terre di mafia si trovi in consonanza particolare con gente che abbia una stoffa simile a quella di quei personaggi ,come Don Ciotti.
E Don Ciotti, più di qualsiasi altro, è in grado di aggiornare, in modo credibile, il papa sulla reale situazione della chiesa in quelle terre.
Senza andare a quanto fa, dice e scrive Don Ciotti, limitiamoci a consultare le diverse opere di sociologi e storici, che hanno evidenziato, come nelle terre di mafia e Ndrangheta il clero a tutti i livelli è generalmente e grigiamente connivente con i poteri locali.
I preti martiri di mafia sono chiaramente delle mosche bianche, come mosche bianche erano stati a suo tempo i preti martiri del fascismo.
I Don Abbondio di tutti i tempi amano stare tranquilli e per stare tranquilli sanno che bisogna non permettersi mai di incrociare né intralciare il cammino dei Don Rodrigo, se no cominciano i guai.
State tranquilli e obbedite al Signor Barone, che spesso nei tempi moderni è il Padrino.
Il martire di mafia per antonomasia, il giudice Falcone, come è noto, aveva avuto per primo la capacità di definire cos'è la mafia anche dal punto di vista teorico.
E dando enorme fastidio alla classe politica anche attuale, ha inequivocabilmente chiarito che l'ala militare con coppola , fucili a canne mozze e tritolo purtroppo c'è e va combattuta, ma è fatta apposta per nascondere la vera faccia della mafia, che è tutt'altra cosa.
E' media borghesia delle professioni e degli affari e della politica, che si tiene volutamente in una nube di nebbia, in una “zona grigia” diceva Falcone.
Mafia è il tuo vicino di casa, il tuo medico, il tuo commercialista, il tuo politico di riferimento.
Per questo è oggi molto più difficile di ieri combattere la mafia.
E se a livello di società civile il mafioso è così grigio , indistinguibile , a livello di clero com'è?
E' uno che parla generico, che non attraversa la strada dei notabili, che tiene il popolo tranquillo, che ama il conformismo ,la tradizione e che le cose cambino il meno possibile, perché diversamente vedrebbe a rischio il suo ruolo di cooptato fra i notabili.
Basta vivere così in terre di mafia e sei fregato, perché così divieni di fatto connivente col sistema mafioso.
Un giorno distogli lo sguardo, l'altro fai finta di non capire e il sistema alla fine ti considera dei loro.
Quando capisci che sei quasi inguaiato, cerchi di salvarti la coscienza dicendoti che tu non conosci nessun mafioso classico, di quelli che sparano e quindi concludi con un sillogismo bislacco che tu sei estraneo alla mafia.
Ma non è vero.
Difficile gestire questi vescovi e questi preti in terra di mafia.
Sanno di essere conniventi, ma sanno anche che questo fatto di essere conniventi non si vede.
L'equivoco potrebbe andare avanti all'infinito con enorme danno di credibilità per la chiesa.
Ecco allora il perché del ricorso a una misura estrema come la scomunica.
Vecchia, anacronistica e malfamata, ma inequivocabile.
Però scomunicare i mafiosi che senso ha?
E' come proclamare solennemente, che rubare è peccato, come se non esistesse da venticinque secoli il settimo comandamento.
Ma non dimentichiamo che papa Francesco è stato educato alla sottile scuola dei Gesuiti.
A me sembra evidente che questa scomunica sia un' esempio evidente dell'uso dialettico del discorso : “dire a nuora perché suocera intenda”.
Il Papa non poteva scomunicare mezzo clero d'Italia perché vive in terra di mafia e ci convive senza reagire.
Chi avrebbe detto messa, celebrato matrimoni e funerali, tenuto aperti gli oratori, eccetera, eccetera.
Teniamo conto per di più che nel Meridione l'andare in chiesa per i riti sociali “di passaggio” ,come dice la sociologia religiosa, o anche all'incontro con gli altri compaesani alla messa domenicale è molto più sentito che altrove.
Per rompere il ciclo vizioso della connivenza nella famosa “zona grigia”, occorreva cominciare con una bomba, un bel botto, una scomunica per i mafiosi.
Bella gatta da pelare per i mille e mille Don Abbondio.
Dover mandare a dire ai mille e mille Don Rodrigo, che alla processione della beata patrona non ci potranno andare più, né loro, né i loro picciotti, a rischio della pena canonica di andare al confessionale e tornare a casa senza assoluzione.
Certo che superare decenni di ambiguità non sarà facile.
Ma sarà ancor meno facile far finta di non capire cosa vuole il Papa dal suo clero in terra di mafia.
E' un buon inizio, probabilmente anche metodologicamente intelligente, che richiederà anni di lavoro e di “rieducazione”.
Ma almeno si è partiti.

venerdì 20 giugno 2014

Renzi (centro-sinistra) ha deciso di fare la prima radicale riforma della Costituzione seguendo il programma di Berlusconi (destra) di dieci anni fa.



Gli italiani avranno la memoria corta, ma chi segue la politica non può non ricordare che il leader di Forza Italia, da oltre dieci anni andava farfugliando, che anche col 60% di maggioranza non era in grado di governare, non per sua incapacità, ma a causa degli scarsi poteri, che la costituzione voluta, a suo tempo, dai rossi, dava al Presidente del Consiglio, che sarebbe stato continuamente in balia dei bizantinismi del parlamento e che quindi occorreva castrare il parlamento medesimo, annullando una camera e istituendo un regime non più parlamentare, ma presidenziale.
Berlusconi passerà alla storia per avere “sdoganato” da vent'anni quei fascisti , che i cattivi democristiani avevano tenuto rigorosamente ai margini, facendoli diventare parte essenziale della sua maggioranza.
I democristiani ai quali si deve in gran parte l'architettura della costituzione vigente, forse avevano anche troppo temuto equilibri di potere che dando più potere al presidente del Consiglio, facessero pensare al rischio di tornare alla figura del Capo del Governo onnipotente come era nel regime fascista.
Forse avevano anche troppo dato risalto a un sistema proporzionale puro e rigorosamente parlamentare, pur essendo quello il sistema a più alto tasso di democrazia dal punto di vista tecnico.
Ma che ora si parli di presidenzialismo e monocameralismo di fatto, con l'appoggio determinante di un Berlusconi , comporta una tale differenza di livello e di valori rispetto ai costituenti del 48 , da rendere vergognosa tutta l'operazione.
Va bene, dobbiamo prendere atto del fatto che la maggioranza degli italiani, abbia avuto la leggerezza di votare per vent'anni per Berlusconi ed oggi per un Renzi, falso nuovo, che gioca di fatto come il delfino politico del blocco storico berlusconiano, alleato da sempre con la parte peggiore del PD, quella dalemiana.
La cosa assurda è che gran parte di quegli italiani hanno votato come hanno votato, senza essere mai stati né berlusconiani ,nè dalemiani.
Ribadisco (perchè l'avevo già scritto nel post precedente in materia) che condivido la lucida e profonda spiegazione, che ha dato di questo fatto incomprensibile la vecchia penna, che il Corrierone ha scelto per esprimere l'opinione liberale classica, Piero Ostellino.
Secondo il quale questo ripetersi ricorrente, decennio dopo decennio, della scelta elettorale più conformista, più moderata e più diretta a stoppare il cambiamento, giudicato sempre troppo azzardato e pericoloso, sarebbe il sintomo del fatto, che generazione, dopo generazione, si tramanda la sostanza della cultura politica fascista, che di fatto gli italiani non hanno mai saputo superare.
Non certo perchè siano consapevolmente fascisti, ma perchè non hanno mai saputo elaborare e metabolizzare i principi fondamentali antitetici al fascismo, che sono quelli della democrazia rappresentativa di stampo liberale, figlia dell'illuminismo e della modernità.
Inglesi (a metà seicento), dopo avere rotto col Papato ed avere accettata la riforma protestante. e gli Americani a fine settecento, i Francesi quasi contemporaneamente agli Americani , hanno fatto le loro rivoluzioni per spezzare culturalmente, prima che politicamente le catene dell'assolutismo.
Noi italiani di rivoluzioni non ne abbiamo mai fatte nemmeno una.
Non abbiamo mai fatto né la Riforma protestante, contro l'assolutismo della Tradizione Cattolica e a favore della libera interpretazione dei testi religiosi, non abbiamo fatto la Rivoluzione liberale per il libero pensiero critico, che fu quella francese.
Abbiamo fatto, o subito, al contrario solo la Contro-riforma cattolica a favore dell'assolutismo papalino nel 1557 e la contro-rivoluzione fascista anti- liberale e anti- socialista del 1922.
Queste tappe nella storia della nostra cultura, evidentemente hanno un peso determinante ancora oggi.
E lo avranno fino a quando non avremo fatte nostre, le ragioni culturali di quelle rivoluzioni.
Altro che i compiti a casa da fare per fare quadrare i bilanci.
Prima bisogna fare i compiti a casa per superare il deficit culturale, che abbiamo nei confronti dei cugini anglosassoni e francesi.
Non facciamoci illusioni, quando Merkel e Sarkosy si prendevano gioco di Berlusconi, ridevano di noi che pretendiamo di sederci alla loro tavola, continuando a comportarci da scapestrati ragazzacci, che non ne vogliono sapere di seguire le regole del gioco.
Oggi non c'è più Berlusconi, che va a Bruxelles e a Washington, a fare ridere il mondo a causa della sua impreparazione e inadeguatezza, ma c'è il suo figlioccio politico, giovane e pimpante.
Ma, siamo sinceri con noi stessi : chi potrà mai spiegare ai cugini europei e di oltre Atlantico, come sia possibile che un pregiudicato, come Berlusconi, espulso per indegnità dal Senato del quale faceva parte, dopo una condanna penale definitiva, possa essere a piede libero per andare con tutti gli onori , compresa la scorta (a un pregiudicato, che non ha ancora scontato la pena inflittagli!) al Quirinale per essere ricevuto dall'anziano presidente , sempre più convinto di essere un monarca con i poteri dei monarchi dei tempi andati.
Come è possibile che costui vada a trattare, come partner politicamente determinante, col Presidente del Consiglio Renzi, addirittura per riformare radicalmente la carta fondamentale della Repubblica?
Non è possibile, è una cosa non spiegabile a persone normali, abituate a vivere in paesi normali.
Se poi passiamo ad occuparci del merito della questione e cioè dei contenuti della riforma costituzionale, in discussione, troviamo una proposta senza né capo né coda e senza alcun precedente nel mondo intiero.
Non voglio essere cinico a tutti i costi, ma forse la verità è che gli italiani hanno eletto Renzi, per la stessa ragione di “pancia” per la quale avevano eletto e rieletto Berlusconi, e cioè perchè nel loro intimo sono sicuri che al di là delle esibizioni teatrali, Renzi, come Berlusconi non farà un bel nulla e lascerà le cose come stanno.
Nessuna nuova, buona nuova.
Cambiare qualcosa per non cambiare nulla alla Gattopardo.
I vecchi adagi del conservatorismo di sempre.
Il tutto nel quadro del pensiero unico del nostro circo mediatico, che salvo una o due testate suona sempre un'unica canzone, a favore dell'uomo solo solo al comando arrivato al momento al potere.
Purchè non tocchi i poteri forti, sempre quelli.
Ma come fanno a tornare dei conti così palesemente fasulli e fuori tempo?
All'universo mondo non gliene importa nulla di quest'Italia strampalata, anche se per uno scherzo del caso vincesse i mondiali di calcio.
Il mondo che conta e che ora è a trazione ed a potere asiatici, è già oltre.
Quand'anche facessimo i compiti a casa e frequentassimo dei corsi serali di aggiornamento per imparare i fondamenti della democrazia liberale, che non abbiamo mai assorbito, diverremmo comprensibili per i nostri cugini occidentali, se pure con un ritardo imbarazzante, ma i leader politici, economici e culturali del mondo di oggi, sono già altri e sono oltre.
Questo tipo di sistema politico liberale occidentale funziona sempre peggio e non è esportabile, così com'è presso i giganti asiatici ,dell'Est e dell'America Latina.
Bisogna elaborare altre e più efficienti procedure, che inevitabilmente si servano degli strumenti delle moderne tecnologie.
L'Italia è un paese strampalato e arretrato, ma non manca di intelligenze e di geniacci.
Dovremo imparare a fidarci di quelli ed a pregarli di rendersi visibili e di fare rete fra loro.
Il mondo viaggia velocissimo e per questo mondo i Berlusconi e i Renzi chi sono?

giovedì 12 giugno 2014

Papa Francesco  allo stadio Olimpico ha incontrare i Carismatici il primo di giugno. 
E' stato determinato come sempre, e non era facile, ma forse ha anche anticipato un futuro con la figura del prete destinata ad affievolirsi. 





L'ultimo e irriconoscibile Paolo VI, per stanchezza, Papa Woytila, per scelta sua, Papa Ratzinger per scelta e convenenza, tutti i predecessori più vicini  di Papa Francesco erano caduti nella rete dei così detti movimenti.   
Le chiese si svuotavano e questi papi ingenuamente hanno creduto che le piazze riempite dai movimenti fossero un nuovo dono dello spirito. 
Presi alla sprovvista dalla profondità della crisi della chiesa e dall'imprevisto successo di massa, riportato da questi movimenti ,non riuscirono a valutare il fatto che in questi movimenti medesimi si annidava la mala pianta del settarismo e del fondamentalismo. 
Subito in contrasto con i tradizionali canali di presenza sul territorio : le parrocchie e i Vescovi. 
Subito ansiosi di affermare la propria specificità identitaria, e tendenti a ritenere sé stessi gli unici veri cattolici. 
Fanatici dell'organizzazione, mettono regolarmente dei capetti a controllare ogni aspetto della vita privata degli aderenti, pur ammantando le figure di questi " commissari del popolo" cattolici,  con accattivanti termini in uso della chiesa primitiva. 
La figura del prete del movimento, indottrinato nell'ambito del movimento stesso, deve essere il più possibile distaccato  dalla gerarchia locale, ed usato  come supremo gestore del potere di controllo delle coscienze, ove questa prerogativa non venga espletata da laici , come capita proprio con carismatici e catecumenali. 
Rapporti col resto della chiesa  nulli o indifferenti. 
Teologia professata   adesione non al  "depositum fidei" nella sua totalità, ma  
adesione acritica  solo ad alcuni principi ultra- tradizionalisti, sganciati dal contesto : autorità, lettura  letterale della Bibbia ecc., fanatica lettura dei manuali dei fondatori, ma, soprattutto, disinteressati e sganciati da qualsiasi elemento di aggiornamento e rinnovamento ecclesiale di derivazione Vaticano II : pluralismo, ecumenismo, scelta privilegiata per i poveri e gli ultimi ecc. 
Tendenza  generalizzata a diffondere una visione infantile e miracolistica del cattolicesimo. 
Cerchiamo però di vedere quanto sopra esposto non in un'ottica italiano -centrica, ma globale. 
Ad esempio non diamo più rilievo di tanto a CL, che ha avuto un clamoroso successo in Italia, ma che è sempre stata tendenzialmente elitistica e che probabilmente per questo è fallita clamorosamente immiserendosi nel puro affarismo, ma che nel mondo hanno sempre contato poco. 
Lo stesso  discorso vale per l'Opus Dei, che CL ha sempre di fatto imitato, senza riuscirci. 
Siamo nell'ambito di movimenti volutamente e costituzionalmente elitistici, che nel mondo globalizzato non hanno mai inciso più di tanto. 
Se passiamo ai Neocatecumenali e ai Carismatici (Rinnovamento nello Spirito) la cosa invece cambia radicalmente di dimensione. 
Questi sì che nel mondo contano e, forse, anche troppo. 
I successi numerici del cattolicesimo che oggi sono  solo nel mondo in via di sviluppo, America Latina, Africa e, se pure in misura minore, in Asia, hanno la  firma dei neocatecumenali e dei Carismatici. 
Il Papa non può quindi non tenere conto di questa vistosa realtà, anche se rimediare alle imprudenze ed alle leggerezze pastorali dei suoi predecessori in materia, è tutt'altro che semplice, perché i movimenti globali sono andati a ruota libera per decenni , diventando potentissimi in molte realtà del mondo in via di sviluppo, ma anche in Occidente. 
I disastri morali derivanti dall'indifferenza vaticana di fronte al fenomeno dei preti pedofili, tollerati per decenni ; le deviazioni paradossali dei Legionari di Cristo; gli scandali finanziari che stanno minando la reputazione di ordini, un tempo stimatissimi, dai Salesiani ai Camilliani; la deriva affaristica di CL con alcuni dei suoi uomini simbolo, sono tutti elementi che hanno costretto non solo la gerarchia, ma anche il popolo cristiano a vigilare se non a diffidare apertamente della troppa fiducia, prima accordata acriticamente, ai movimenti. 
I Carismatici ed i Catecuminali in Italia sono presenti non in modo massiccio, ma dove arrivano colonializzano. 
Molti ricorderanno le liturgie, sui generis, celebrate con incredibile affluenza di popolo da quel Mons. Milingo , oggi costretto a nascondersi, ma qualche anno fa molto in auge. 
Non c'era da annoiarsi alle sue liturgie. 
Il copione era basato su un crescendo di canti e narrazioni di storie personali, che dovevano finire nel presunto miracolo in diretta o raccontato. 
La presenza di presunti "posseduti dallo spirito", dediti alla glottologia (parlare le lingue), meglio se in visibile contrappunto con presunti "posseduti dal demonio"  che si rotolavano per terra urlando frasi sconnesse, erano i pezzi forti. 
Questo tipo di rito , se pure al limite, è quello che ci si aspetta ad una celebrazione catecumenale o carismatica, se il celebrante è all'altezza. 
Non è un caso che  parte del  traffico dei pellegrini italiani verso Medjugorje, sia di fatto gestito da alcuni gruppi di questi movimenti, se pure in modo non ostentato (non vedrete alcun avviso nella vostra parrocchia, per intenderci). 
A  meno che il parroco abbia commesso la leggerezza di aprire la porta della sua parrocchia ai medesimi catecumenali o carismatici, riducendo così il suo ruolo a quello di pura tappezzeria, come è successo a diversi parroci, angustiati dal vedere le panche vuote. 
Ci sono documentazioni scritte, che descrivono il mondo dei catecumenali e dei carismatici italiani, che hanno come autori sia studiosi , sia giornalisti di inchiesta, sia, come capita sempre nel caso di questi movimenti -setta,   fuorusciti con fatica, che vorrebbero risparmiare ad altri di vivere le medesime esperienze incresciose, che hanno vissuto loro. 
Da queste documentazioni si capisce che in questo mondo attuale, nel quale il vicino di casa, potrebbe essere morto da tre mesi, che nessuno se ne accorge, a molti fa comodo avere come una "famiglia allargata" di "fratelli" di setta, che li coinvolgono in incontri ,riti, prove, colloqui periodici e poi li promuovono membri a tutti gli effetti. 
Prima della crisi ti trovavano anche un lavoro, se avevi un problema di salute ti assistevano. 
Se avevi dei problemi a vivere in questo mondo superveloce e sempre più complicato, trovavi un sistema chiuso di pensiero, ultra tradizionalista, nel quale non ti viene richiesto altro che l'adesione , senza fare la fatica di pensare troppo, con una risposta a qualsiasi domanda già scritta per tè. 
La contropartita è la perdita di fatto della propria libertà di pensiero e d'azione. 
Per molti, questo sistema risolve la loro angoscia esistenziale e per questo sono disposti a pagare la contropartita richiesta. 
Per altri sarebbe una galera.  
Ognuno è libero di fare le sue scelte purché non si arrivi allo sfruttamento della credulità popolare, alla circonvenzione d'incapace, o il livello di condizionamento non arrivi al plagio e la corresponsione delle immancabili decime sia gestita in modo trasparente. 
In questi universi il rischio di arrivare a queste situazioni estreme c'è, è inutile negarlo. 
E comunque, la chiesa ha bisogno di cristiani sempre ubbidienti ma creduloni e bambini, oppure di cristiani adulti ,anche se un po' meno ubbidienti? 
Ubbidienza ceca all'autorità o esercizio della responsabilità? 
Passando dall'Italia al mondo in via di sviluppo, meglio folle di quasi analfabeti affamati ,che  "si convertono" accostandosi al battesimo, senza curarsi troppo di sapere a cosa si sono convertiti, o accettare il dilagare della secolarizzazione, che prima o poi, finita la fame e cresciute le classi medie, anche in quei paesi, arriverà implacabile ,portando con   una drastica diminuzione delle nascite e delle "conversioni". 
Conta più il numero o la qualità, o tutti e due? 
Mi sbaglierò, ma il primo papa gesuita è probabilmente portato d'istinto a far sua la terza risposta. 
Un gesuita ha una mente troppo sofisticata per scegliere il bianco o il nero, quando sa di avere a sua disposizione  milioni di sfumature di grigio. 
La scelta però è difficile lo stesso. 
Come si fa a non rimanere turbati di fronte alle folle sterminate che invocavano Papa Francesco sulle spiagge di Rio. 
Proprio in Brasile, dove catecumenali e carismatici cattolici hanno un successo di massa, 
ma dove le corrispondenti sette protestanti dei Pentecostali fanno ancora più proseliti. 
Ma, d'altra parte, come fa la mente sofisticata di un gesuita a prendere per buone tante adesioni superficiali, o comportamenti settari, che annullano la personalità individuale? 
Fra Scilla e Cariddi, il Papa allo stadio Olimpico di fronte e oltre 50 mila carismatici  
ha fatto le sue scelte con pacatezza, ma anche con altrettanta fermezza e determinazione. 
Difficile che i destinatari del suo discorso possano dire di non aver capito questo Papa così diretto nel parlare, dopo decenni di politichese vaticano, politicamente corretto. 
Questi movimenti ultra- tradizionalisti, storicamente e per ironia della sorte, sono figli innaturali del Concilio Vaticano II. 
L'idea del dono della profezia, del leggere i segni dei tempi, l'accentuazione, per la prima volta dopo secoli, del valore primario della Bibbia, l'affermazione, anche questa per la prima volta dopo secoli, del ruolo dei laici, la messa in discussione dei vecchi riti liturgici, l'idea della chiesa perennemente in stato di missione (missione quindi affidata ai laici come ai chierici), sono fra gli elementi fondamentali del rinnovamento conciliare. 
Questi movimenti si sono buttati a pesce su quella branca della teologia cattolica, che con termine dotto, ma oggi un po' ridicolo viene definita teologia pneumatica, cioè dello spirito (Santo). 
Non c'è però alcun interesse per l'elaborazione teologica in questi movimenti, come si è detto sopra, perché il loro scopo è far fare delle esperienze, risolvere problemi esistenziali. 
Alcuni studiosi hanno avvicinato i loro rituali alla filosofia o alla psicologia che sta dietro alle tecniche di gruppi come gli "alcolisti anonimi", che fanno vera e propria terapia di gruppo e anche con buoni risultati. 
E' difficile avventurarsi in questi mondi, perché è molto facile cadere in equivoci colossali. 
Ad esempio questi movimenti, lo si è già detto, hanno enorme successo nel mondo in via di sviluppo fra la povera gente. 
Ma se ci sono movimenti religiosi del tutto estranei e indifferenti ad una dottrina sociale che li  spinga a costruire una società più giusta, questi sono i carismatici e i catecumenali. 
Non hanno interesse per il sociale e tanto meno per la politica. 
Questo è un punto fondamentale per capire cosa sono questi movimenti. 
Non hanno interesse per il sociale per una ragione assolutamente di fondo, che consiste nel fatto che  per loro la realtà non è quella che vedono tutti, ma è  una realtà parallela, nella quale il reale sarebbe solo l'intervento dello spirto e del divino anche nelle cose più minute. 
Il loro mondo è molto simile a quello del contadino medioevale abituato a vedere in tutto, dagli eventi atmosferici, al raccolto, ai loro fatti familiari e quotidiani l'intervento del divino nella lotta bene male. 
Di conseguenza riti religiosi comunitari e personali diretti ad aggiudicarsi il favore divino e l'allontanamento delle avversità. 
La perdita della libertà di pensiero e di azione individuale, come contropartita alle certezze fornite da un sistema omnicomprensivo, come era l'utopia della cristianità e del califfato islamico nel medio evo. 
Per avere un sistema in grado di fornire risposte precostituite a tutto, occorre ovviamente avere un sistema chiuso e immobile e cioè occorre bloccare l'accesso alla modernità ed al pensiero critico. 
Il riferimento quindi ad alcune idee forza avanzate dal Vaticano II è stato solo il grimaldello,  usato per rendere accettabili in campo cattolico, idee già presenti da secoli in campo protestante. 
E infatti questi movimenti condividono la medesima ispirazione dei Pentecostali e dei Battisti americani. 
Con l sigla cattolica sono presenti due movimenti distinti : i Carimatici, che sono quelli che ha incontrato all'inizio di giugno Papa Francesco e i catecumenali, che erano molo amati da papa Woytila, quello fondato da Kiko Arguello e da  quella Carmen Hernadez, che si era scritto, avesse avuto la chiave dell'ascensore per accedere all'appartamento privato di quel papa, fuori da qualsiasi consuetudine e protocollo. 
L'ispirazione ideale e la prassi fondata su liturgie e incontri, simili a terapie di gruppo para- psichiatriche sono molto simili, con una accentuazione forse nei catecumenali, anche a causa della provenienza di Arguello dalla filosofia esistenzialista di Sartre e da quella spiritualista di Bergson, verso l'aspetto appunto esistenzialista. 
La presenza di momenti di canto, accompagnati da movimenti ritmici è comune. 
La confessione del singolo al gruppo è comune. 
Come sono comuni le prassi che si sono sopra descritte. 
Come pure si è sopra accennato, la chiesa ha accettato o con entusiasmo o per convenienza questi movimenti trovandosi di fronte dei nodi non risolti né al momento della loro apparizione, né oggi, quando sono passati diversi decenni. 
La sottomissione all'autorità dei vescovi e dei parroci, prevista se pure fra mille ambiguità, dagli statuti imposti e corretti dal Vaticano, sono presenti solo sulla carta. 
Per gli adepti vale solo l'autorità e l'organizzazione di ferro del movimento- setta. 
I riti e soprattutto le messe sono sempre stati una spina nel fianco del Vaticano, perché  hanno introdotto usi propri. 
La messa settimanale è celebrata di sabato a porte aperte, ma chiuse di fatto, perché partecipate solo dal gruppo degli adepti che si guardano quindi bene dal mescolarsi al normali fedeli per la messa domenicale. 
L'altare, inteso come mensa è posto al centro della chiesa. 
L'omelia è lasciata al prete, che però deve poi lasciarla commentare dagli  adepti, che la  "attualizzano" con loro testimonianze. 
Dell'uso dei canti abbiamo detto. 
Delle accentuazioni relativi alle "possessioni" pure. 
Il povero Papa Ratzinger, dimostrando la sua inadeguatezza a governare la chiesa, era intervenuto su questi aspetti delle liturgie carismatico- catecumenali, approvandole "ad- experimentum", accampando la scusa puerile, che le aggiunte non sarebbero state stravolgimenti della liturgia cattolica, ma solo elementi extra- liturgici. 
Ma il contrasto di fondo sta nel fatto, che nella vita di questi movimenti la figura del prete, cresce, se c'è , è irrilevante, non ha un suo spazio, meno che meno gerarchico. 
Su questo aspetto di fondo il Vaticano era ed è in difficoltà. 
Vedremo fra poco come probabilmente intende muoversi Papa Francesco. 
Nel suo discorso ai Carismatici, il Papa ,come era prevedibile, ha cercato di rifarsi agli elementi che questo movimento aveva tratto dal Vaticano II in modo formale per sfruttarli a favore  della propria autonomia, perché invece siano presi ad ispirazione della loro sostanza. 
Al Vaticano II si era parlato molto di spirito, profezia, carismi individuali, per cercare di far passare l'idea di un pluralismo, di più teologie. 
Papa Francesco è quindi partito dal proporre il valore fondamentale della pluraità dei carsmi da usarsi per rafforzare la chiesa nella pluralità, che il contrario pratico della mentalità di setta chiusa in sé stessa. 
Con la sua solita sottigliezza intellettuale, che riesce brillantemente a far passare per bonomia col suo linguaggio diretto, ha affrontato un altro scoglio fondamentale, quello del riferimento alla Bibbia, più che alla tradizione ed al "depositum fidei", tipici di questi movimenti, tutte cose che fanno venire i brividi in Vaticano. 
Li ha presi addirittura in contropiede, chiedendosi se davvero si portavano tutti la Bibbia in tasca, come facevano  n tempo e li ha esortati a farlo ancora.  
Poi ha preso il tori per le corna affermando candidamente : nessuno (di voi) può dire : io sono il capo. 
Proprio loro che hanno una asfissiante organizzazione di gerarchia e controllo da fare invidia ai vecchi regimi comunisti. 
Ancora più direttamente ha detto loro : state attenti a non perdere la libertà che lo spirito ci ha donato, il pericolo per voi è l'eccessiva organizzazione. 
Non gliele ha certo mandate a dire. 
Che nessuno si arroghi il dritto di stabilire chi può ricevere la "preghiera di effusione" e chi no, e se qualcuno lo fa, non lo faccia più. 
La preghiera di effusione è una delle prassi a scaletta che l'aspirante adepto deve seguire per essere accolto a pieno titolo e quindi questo citato dal Papa è uno dei cardini nelle liturgie- terapie di gruppo di questi movimenti. 
E poi, "date testimonianza di ecumenismo spirituale", proprio loro che non usano parlare nemmeno con gli altri cristiani della stessa parrocchia! 
"Avvicinatevi ai poveri ed ai bisognosi!" 
Se poi fra gli adepti che riempivano lo stadio ci fosse stato qualcuno con interessi intellettuali, ha citato come loro doverosi punti di riferimento ideali due autentiche colonne del cattolicesimo progressista : il Cardinale Leo Suenans, belga, uno degli animatori più profondi e determinati del Concilio e il Vescovo Helder Camara, che si era conquistato sul campo il tiolo di "comunista", dai regimi autoritari della sua America Latina, senza soffrirne troppo. 
Come possano questi due giganti del cattolicesimo sociale diventare i fari ideali di movimenti, che gli studi su di loro definiscono apertamente come reazionari, non lo so. 
Questo Papa credo che non si accontenterà, come i predecessori, di accomodare statuti e dare direttive generiche, ma se ci mette la faccia, come ha fatto coi carismatici, userà poi l'apparato per controllare che le sue direttive non vengano disattese. 
Ma consentitemi una osservazione di fondo. 
I Carismatici che ufficialmente si chiamano "rinnovamento nello Spirito Santo", hanno preso la loro denominazione dalla lettera di Paolo a Tito 3,5-7 : "egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento dello spirito, effuso da Lui su di noi,…..perchè giustificati dalla sua grazia, diventassimo eredi". 
Questo passo, è facile da riconoscere come la pezza d'appoggio scritturale della Riforma Luterana.  
Non sarete giustificati dalle opere, ma solo dalla grazia. 
Da qui il rifiuto della Tradizione, il primato della Bibbia nella interpretazione personale. 
Da qui il superamento del clero. 
Inutile ripeterlo, questi movimenti, anche se accolti nella chiesa cattolica, sono di chiara derivazione protestante. 
E quindi inevitabilmente avrebbero posto il problema del superamento della figura del prete. 
Su questa linea di ragionamento, mi chiedo questo : se Papa Francesco che  è stato diretto e chiarissimo su tutti gli altri  punti di contrasto coi Carismatici, ha ritenuto di non rinfacciare loro il fatto di snobbare la figura del prete, perché lo ha fatto? 
Non è plausibile pensare che questo Papa, che viene dal mondo in via di sviluppo e che pensa e vive coi parametri del mondo globalizzato e che quindi ha ancora più presente di noi la profondità della crisi, ormai epocale di una chiesa che non ha preti a sufficienza non è che accetta implicitamente il fatto che la chiesa di preti è destinata semplicemente a non averne più? 
Non è plausibile che accettando questa implacabile linea di tendenza, interagisca con movimenti come i Carismatici, che questo salto culturale l'hanno già metabolizzato, pensando che le comunità cristiane a partire da quel mondo  in via di sviluppo, dovranno abituarsi a gestirsi da sole?