giovedì 29 maggio 2014

Il film di M.T. Giordana sui fatti di Piazza Fontana trasmesso da Rai 1 è stato una buona occasione per ricordarci da dove veniamo



Sono passati 45 anni dai fatti di Piazza Fontana (12 dicembre 1969).
Un periodo lunghissimo per come va veloce il mondo oggi.
Ma è terribile constatare, che lo stato, che allora era al tappeto, oggi si è risollevato ben poco.
Cittadini saltati in aria, 17 morti e 88 feriti, alcuni , con conseguenze permanenti.
Sette processi per tutti i gradi di giudizio e le indagini delle commissioni parlamentari, rivelatesi procedimenti, fatti apposta per fare traballare la fiducia nella giustizia con condannati prima all'ergastolo e poi prosciolti.
Nessun colpevole.
E, beffa orribile, con questa unica conclusione ,che ha dell'incredibile : le spese processuali addebitate ai parenti delle vittime.
Ci lamentiamo tanto e giustamente dell'inadeguatezza della nostra attuale classe politica e della classe dirigente italiana in generale, ma questo film ci ha costretti a ricordarci dei governanti di quegli anni.
Uno spettacolo penoso.
Se c'è mai stato un presidente del consiglio adatto a tutto, meno che a gestire gli anni della “strategia della tensione” o delle “stragi di stato”, questi era il serafico Mariano Rumor.
I francesi hanno battezzato crudelmente il loro attuale presidente Francois Hollande, col titolo di “budino”, che nel gergo italiano potremmo tradurre come “pappa-molla”.
Ebbene Rumor era senza dubbio di quella pasta.
Bella la scena del film dove gli altri notabili cercano di forzarlo a firmare un decreto per lo stato di emergenza. sembrava di tornare ai tempi Facta, con Mussolini in procinto di prendere il vagone letto per la sua confortevole marcia su Roma.
Solo che dalla marcia su Roma del 22 , lo stato aveva fatto ancora molteplici passi indietro e invece di un determinato giovane Mussolini, ai tempi di Piazza Fontana, non c'era niente di meglio che un patetico principe Junio Valerio Borghese, ex Decima MaS, in procinto di pasticciare un tentativo di golpe fascista, esattamente un anno dopo quei tragici fatti.
La debolezza delle istituzioni viene fuori anche troppo dal film.
A cominciare dal vertice.
Il buon Presidente Saragat, viene descritto, probabilmente troppo sopra le righe, come uno determinato a mettere in atto soluzioni estreme.
Non era il tipo, quel raffinato cultore delle Odi di Orazio, e notoriamente pure raffinato intenditore del Dom Perignon, era probabilmente più spaventato che determinato.
Pure probabilmente, era considerato a ragione “l'uomo degli americani”, cioè, all'epoca, di Nixon e di Kissinger, preoccupati delle minacciate aperture a sinistra di Moro.
Aldo Moro, prototipo di raffinato e complesso intellettuale meridionale era più uomo da elaborazioni filosofiche accademiche, che da statista costretto ad operare in tempi di frontiera.
Aveva tentato, con buona volontà, di spiegare gli intricati e contraddittori meandri della politica italiana al pragmatico e teutonico Kissinger, che però, come dice quest'ultimo nelle sue memorie, dopo essersi sorbito due ore di quasi ininterrotto monologo di Moro, senza capirci nulla sulle convergenze parallele, lo considerò da allora in poi, poco più di un pericoloso mentecatto.
Ma aveva ragione Moro.
Anche se era ragionevolmente impossibile spiegare a un pure intelligente e preparato politologo americano, che i comunisti italiani erano si, formalmente, fedeli a Mosca, anche per non interrompere l'arrivo delle generose valigiate di rubli, ma non erano veramente comunisti in senso stretto, come del resto ha dimostrato la storia successiva e presente di parecchi suoi personaggi di primo piano, come l'inquilino del Quirinale.
E' molto bella la figura di Moro, come è rappresentata nel film.
Personaggio introverso in perenne elaborazione, probabilmente vittima di un pessimismo agostiniano sulle limitazioni umane, animato da alti ideali e profondamente religioso.
Se c'era uno adatto a vivere consapevolmente quegli anni di catastrofe con l'apocalisse politica alle porte, Moro per temperamento era l'uomo giusto.
Ci voleva altro perché si scomponesse.
Significativo il colloquio teso, riportato dal film, fra Moro e Saragat, quando quest'ultimo lo accusa di affrontare la situazione senza la dovuta determinazione, Moro con raffinata perfidia, gli risponde, calmo, più o meno così: si, capisco, ma sono sconcertato dal fatto che non riesco a capire a chi facciano riferimento tutti questi uomini dei servizi, che saltano fuori dappertutto, fanno riferimento a lei Presidente?
Il problema era evidentemente proprio quello, molli o determinati che fossero quei governanti, si erano accorti benissimo, o che qualcuno di loro ,come si dice, “ciurlava nel manico”, cioè faceva un doppio o triplo gioco, o, peggio, che a tenere le fila ,non erano più loro, i gestori istituzionali del potere, ma qualcun altro dal di fuori, difficile da identificare.
Quarantacinque anni sono passati, ma quante convergenze con l'oggi.
Una qualche emergenza, che induce sempre una classe politica, non ancora culturalmente adeguata a una democrazia matura, a cercare “l'inciucio”, cioè l'innaturale connubio con l'opposizione per fare larghe intese.
Se la Dc allora, nel dubbio tentennava, dimostrando che il dubbio ce l'aveva, il Pci e il Psi presero con determinazione l'enorme cantonata di appoggiare subito la versione ufficiale della Questura, che era chiaramente costruita su chissà quali intrighi o sulla semplice sciatteria e pigrizia di funzionari inadeguati, salvo il povero Calabresi, che di fatto è stato la diciottesima vittima di Piazza Fontana.
Troppo intelligente , troppo colto ed onesto per quell'ambiente di allora.
Aveva capito la sostanza delle trame, ma il potere, che pure sapeva, non voleva che si sapesse e Lotta Continua, nel suo cupo e cieco fondamentalismo, ha finito per divenirne la inconsapevole mano armata.
La grande stampa di allora non si era dimostrata per niente di livello superiore ai politici.
Il Corrierone non si è certo coperto di gloria alimentando il falso mito del “mostro Valpreda”, non parliamo della Cederna, in cerca di audience a qualsiasi prezzo.
Si è salvato forse solo quel Marco Nozza, giornalista d'inchiesta da strada del Giorno, giustamente più volte presentato nel film.
Quasi tutti ne escono male.
Sono rimaste le vittime e gli eroi : Calabresi e Moro.
A questo punto, mi verrebbe da dire, ma non sarebbe il caso, queste storie, che 45 anni dopo sono diventate la storia, di raccontarle per bene nelle scuole.
A rifletterci sopra, però, mi viene il dubbio : ma come si fa a raccontare cose e mondi così intricati, complessi e contraddittori?
Se lo si facesse, non c'è il rischio, che i ragazzi si facciano di noi, del nostro e loro paese, l'impressione che, allora, si fece Kissinger, che, pur essendo un cervellone, non è riuscito a capire?
Cioè l'impressione che siamo tutti matti, sopratutto se si constata che dopo 45 anni è cambiato ben poco, perché abbiamo voluto cambiare ben poco.

mercoledì 28 maggio 2014

Hanno avuto paura di cambiare con Grillo e hanno creduto a Renzi



Nel mondo degli affari si da per scontato il principio che il cliente ha sempre  ragione, ma in politica questo medesimo principio vale solo perchè siamo in democrazia e quindi dei risultati delle elezioni c'è da prendere atto comunque, ma non nel senso che il voto abbia il potere di fare diventare sensato ciò che sensato non è.
Anzi l'atteggiamento di molta stampa, secondo la quale chi vince ha sempre ragione e va quindi osannato è un atteggiamento piuttosto servile, non degno di un paese evoluto.
Detto questo però va subito aggiunto in modo altrettanto chiaro che chi ha perso e per di più ha perso male, come hanno fatto i 5stelle, deve meditare sulle cause della sconfitta e proporsi quindi di cambiare in modo deciso la propria offerta politica, se non vuole il suicidio.
Nei  post precedenti  con l’etichetta “politica italiana”, si erano elencate le  ragioni per le quali i conti  con Renzi ,a mio avviso, non tornano proprio.
Ora che ha stravinto le elezioni , continuano a non tornare.
L’alleanza innaturale delle  “larghe intese” non stava in piedi prima  e non sta in piedi adesso.
Il fatto che Berlusconi risulti il più perdente, fra i perdenti di queste elezioni,  sarà anche un fatto positivo, ma non cambia nulla nella sostanza, anzi il governo  Renzi che si sostiene coi voti determinanti di Berlusconi  fin dal primo giorno, sarebbe più in salute se l’ex tutto fosse riuscito meglio.
Ma vediamo di capirci qualche cosa.
Innanzitutto la vittoria di Renzi non è stata una vittoria qualunque, ma si merita la definizione di vittoria storica, per il fatto che mai prima una formazione di centro- sinistra era arrivata a quel livello.
I politologi indicano da decenni nel 35% il tetto massimo raggiungibile da una tale formazione politica.
Se Renzi è andato oltre e anche di parecchio, questo significa che gli è riuscito quello che era auspicato dai commentatori moderati, ma che mai era riuscito prima a nessun altro e cioè andare a pescare con successo nelle terre berlusconiane e tornarne con buona preda.
Questa comprovata capacità di Renzi di pescare un po da tutte le parti ha indotto molti commentatori a paragonare il suo successo a quello di Fanfani nel 1958.
Come numeri ci saremmo, poi ci sono altre analogie evidenti : toscani tutti e due , tutti e due decisionisti al limite dell'autoritarismo, tutti e due sempre di fretta, tutti e due molto determinati.
A Renzi però manca terribilmente il retroterra culturale, che aveva fatto di Fanfani quello che era.
La preparazione alla vita politica negli anni di esilio, come rifugiato antifascista in Svizzera e poi, tornata la libertà, l'intensissimo periodo di austera e rigorosa vita comunitaria con altri tre giganti del cattolicesimo sociale : Dossetti , Lazzati e La Pira, in un mini appartamento a due passi dal Senato.
La linea della Costituente e della ricostruzione era stata elaborata da questi allora giovani leoni in un modo molto serio , condividendo una ispirazione ideale elevata.
Renzi, purtroppo per lui e per noi, non ha nulla di tutto questo, in lui tutto è vago e generico.
Gioca a sua discolpa, il fatto che la politica, oggi ,vive nella stagione del tramonto delle vecchie ideologie, in una società definita “liquida”, fluida, sempre in movimento.
Ma senza una stella polare ideale, si gira a vuoto, oggi, come ieri, si veda a titolo di esempio il vuoto trotterellare a casaccio, per carenza di idee forti, del berlusconismo, per lunghi vent'anni, senza combinare nulla, pur fruendo di un larghissimo mandato popolare.
La vittoria di Renzi è stata massiccia, però oggi occorre tenere conto che in una società liquida, che, ha fatto diventare liquida anche la politica, come ha duramente, ma efficacemente commentato Marco Travaglio, oggi la distanza fra Piazza Venezia e Piazzale Loreto si è fatta molto, molto ridotta.
Si va su, ma si va anche giù a gran velocità, se non si convincono gli elettori.
Grillo ne sa qualche cosa.
Sui perchè del tonfo di Grillo i commenti sono stati, se non unanimi, molto vicini.
L'errore capitale è stato il non capire che la strategia del proporre una rivoluzione non era supportata da un reale consenso popolare.
L'offerta politica di Grillo e Casaleggio è stata giudicata troppo radicale.
Mani pulitissime per un ritorno immediato alla legalità, con processo, almeno politico, alla vecchia casta è stato giudicato chiedere troppo.
Un commentatore sarcasticamente ha scritto ; chiedete agli italiani di fare la rivoluzione e quelli, terrorizzati, si inventeranno immediatamente una bella balena bianca per evitare la rivoluzione.
Sostanzialmente è quello che è successo.
I due più noti e forse anche più autorevoli statistici italiani, Luca Ricolfi e Ilvo Diamanti hanno concordemente commentato i numeri usciti dalle urne interpretandoli come la volontà dell'elettorato di avere un governo efficiente, qui e subito, non una rivoluzione, per sua natura imprevedibile.
Grillo, per altro bravissimo come capo popolo, chiaramente non aveva percepito, che da sotto il suo palco, nelle piazze sempre gremite, era questa e non altra la domanda politica che veniva in superficie.
E' duro doverlo ammettere, ma quel vecchio volpone di Berlusconi, anche se ferito e sul viale del tramonto, invece, lo aveva capito benissimo, tanto che nell'ultima settimana ha scatenato tutti i suoi potenti mezzi di comunicazione per ripetere continuamente un messaggio semplice e chiaro : Grillo è come Hitler e Pol Pot, attenti, sarebbe un dittatore, che vuole raddrizzarvi la schiena.
Berlusconi aveva capito e interpretato esattamente il sentire della gente, che aveva cominciato ad avere paura .
Grillo grida , inveisce , insulta e minaccia ,si diceva.
Gli altri facevano anche di peggio, ma Grillo, evidentemente, è stato giudicato credibile, troppo credibile, fino a spaventare.
La gente ha recepito in sostanza questo messaggio : wheilà!, questo non scherza, altro che comico, se vince ,questo, la rivoluzione la fa per davvero.
Tutti in galera.
Il tintinnar di manette spaventa.
Il livello di corruzione, malaffare, clientelismo, vantaggi di casta o di corporazione, molteplici forme di sussidi e privilegi sono talmente generalizzati, che la prospettiva di una rivoluzione legalitaria imminente non è una prospettiva benvista o allettante per molti o moltissimi.
Poi c'è la disinformazione di altrettanti moltissimi, che non sono solo anziani e casalinghe teledipendenti.
C'è poi il calcolo elementare e forse un po' gretto e di stretto orizzonte sempre di moltissimi, per i quali c'è la crisi, che è evidente, ma il proprio stipendio o pensione, più quello della moglie, consente un livello di vita, giudicato adeguato e tutto sommato soddisfacente e quindi per tutti costoro la prospettiva di una rivoluzione va oltre le proprie aspettative e interesse immediato.
Il famoso ceto medio, se pure impoverito e disceso dalla scala sociale di qualche gradino, evidentemente non prende abbastanza sul serio il fatto che lo stipendio o pensione, che arriva puntuale tutti mesi, potrebbe non arrivare più di colpo o essere drasticamente ridimensionato, come è capitato ai Greci, se il governo non cambierà radicalmente la sua politica economica.
Guardare lontano o fare un ragionamento sulla politica economica non è mai stata un'attitudine della gran parte dell'elettorato.
Per farlo bisogna studiare qualcosa o per lo meno informarsi bene.
La stragrande maggioranza della gente non lo fa.
Poi nella sconfitta di Grillo non può non entrarci proprio il modo scelto per fare passare il messaggio, gridato e arrabbiato.
I sopracitati Ricolfi e Diamanti hanno osservato che la gente aveva recepito la reazione contro la casta politica e la necessità di rottamarla nelle elezioni del 2013, ma che oggi voleva un governo qui e subito.
L'offerta politica di Grillo è quindi stata completamente fuori tema, perché il discorso della rabbia anti- casta era già stato archiviato dall'elettorato.
Oggi le cose vanno terribilmente in fretta.
Grillo, come nessun altro, intendiamoci, l'aveva capito, ma le legnate dagli elettori le ha prese lui.
Forse il fiuto dell'uomo di spettacolo , abituato a carpire i movimenti della platea qualcosa aveva intuito se ha sentito la necessità di andare all'ultimo momento nel salotto di Vespa in TV, in doppio petto , per presentarsi con toni moderati.
Non a caso il vecchio Vespa, imperituro democristiano di fiuto volpino, lo aveva accolto dicendogli : allora sei venuto qui per far vedere alla gente che sei un bravo ragazzo.
Era evidente, ma è stato anche evidentemente troppo tardi.
Ora, dopo avere incassato la scoppola, il 5stelle è seriamente in crisi di identità, non ostante rappresenti ancora la ragguardevole fetta di oltre il 20% di elettorato, è di fronte a scelte difficilissime.
L' architrave sul quale poggia fin dalla nascita e fino a oggi ha per base due colonne, una di queste è il principio : o noi o loro, o tutto, o niente, non ci interessa negoziare, non ci interessa fare alleanze.
Se le urne hanno detto che l'offerta politica del movimento ha un bacino non superiore al 20/25%, la prima colonna dell'architrave casca, perché rappresenta la filosofia più elementare del movimento.
Non so dire di Grillo, ma Casaleggio sicuramente non mi sembra che possa rinunciare a quest'impostazione, e già questo è un problema serio.
La seconda colonna sulla quale si regge l'architrave del movimento consiste nel ruolo sovraesposto, che il movimento stesso assegna alla rete.
L'ho già detto in precedenza, la rete, il web è il futuro della politica, che lo si voglia o no, anche per gli altri partiti, ma la tempistica in politica è importantissima, la cosa giusta, ma proposta al momento sbagliato, viene percepita come sbagliata.
Giocare la propria esistenza politica prevalentemente sulla presenza nel web , in un paese che ha una percentuale di persone in rete ( 53% ) , sensibilmente più basso degli altri paesi europei (63%), è stato un azzardo che non ha pagato.
In Italia , è noto, la percentuale di over 60 è più elevata che altrove, e si assesta oltre il 20%, ma i simpatizzanti dei 5stelle in questa fascia sono solo il 10%.
Lo stesso ragionamento si può fare per le donne che non lavorano (53%) e per le fasce, che si informano esclusivamente dall'ascolto dei telegiornali, senza leggere giornali o usare il web (29%).
la controprova viene dalle analisi approfondite sui flussi relativi al voto secondo i quali il 53% di pensionati e casalinghe avrebbe votato Renzi, come il 47,3% delle donne,
Se si ignorano questi dati, come si è fatto, si perde irrimediabilmente.
La vedo veramente dura per il movimento, se le due colonne dell'architrave richiedono cambiamenti radicali.
I 5stelle tutt'ora rappresentano l'unica opposizione istituzionale ed hanno ancora un patrimonio di consensi più che ragguardevole al 21%.
Hanno perso, perché le aspirazioni erano fuori misura, ma nulla di più.
Hanno perso per il catastrofico errore di comunicazione, per il quale hanno adottato una linea eccessivamente aggressiva e radicale, sopratutto nell'ultima settimana, ma che si eviti l'errore di considerare i 5stelle un partito estremista.
Come dice Diamanti, un partito che ha una base sociale per 1/3 di centro-sinistra , per 1/3 di centro -destra e per il restante 1/3 qualificabile come anti- politica non può assolutamente essere inteso come estremista.
Per i 5stelle lo spazio c'era e c'è, basterebbe che si scuotessero da sogni utopici e mettessero i piedi per terra.
Un'ultima osservazione, che però mi sembra illumini le cause vere della sconfitta dei 5stelle.
Proprio ieri, hanno pubblicato i risultati dell'ultimo aggiornamento relativo all'indice di fiducia dei consumatori che è in netto aumento.
Il dato conferma l'orientamento attuale dell'elettorato : della rabbia per tutte le nostre strutture e brutture abbiamo già parlato, ora dateci un governo appena decente qui e subito.
La rivoluzione è stata vista come lontana, vaga e troppo pesante, Renzi invece è stato visto come buono per governare alla meno peggio.

mercoledì 21 maggio 2014



Grillo da Bruno Vespa, si poteva evitare?




Sarò l’unico italiano che la pensa in questo modo, ma continuo  a non sopportare il fatto che la politica in Italia si debba fare praticamente solo per televisione.
Eppure  non credo di  essere fuori dal mondo quando sostengo questa tesi, se la leader del paese leader  d’Europa, cioè Angela Merkel, non frequenta e non ha mai frequengato i salotti televisivi , e  il leader uscente della democrazia più grande del mondo, come dimensione,  cioè l’indiano Singh è noto per avere concesso quattro interviste in cinque anni di governo.
Questo significa che, volendo, si può fare, o dobbiamo considerare gli italiani più immaturi  e analfabeti  degli indiani?
Eppure anche Grillo, che rappresenta l’unica opposizione e l’unico elemento di novità e di cambiamento nella nostra vita politica, ha ritenuto di doversi assoggettare al teatrino  di Vespa, anche se la cosa contrasta con la linea che si era scelto il movimento 5Stelle e i sui militanti non hanno affatto gradito questa sua decisione.
I suoi consiglieri sostengono che  non aveva altro modo per fare vedere  al pubblico degli anziani e delle casalinghe (considerati i fruitori per eccellenza della televisione come unico  canale  di  informazione),  che Grillo non mangia i bambini e che non è né Hitler né Stalin.
Può darsi che il calcolo utilitaristico sia stato corretto, ma personalmente non mi è piaciuto per niente.
I 5 stelle sono stati finora credibili, e non è stato facile esserlo, perché occorre dimostrare molta coerenza, quando hanno affermato la loro radicale diversità, forse con eccessiva foga giacobina.
Intendiamoci,  tutte le forze politiche, da sempre, si sono presentate come l’incarnazione del “noi siamo ben diversi dagli altri”.
I vecchi DC, fruendo della benedizione della chiesa,  che aveva spianato loro la strada usando perfino il mezzo estremo  della  scomunica dei suoi avversari, i comunisti, erano per antonomasia diversi da tutti gli altri, essendo gli unici che avevano la garanzia di non andare all’inferno, e per chi  ci crede, non è poco.
I comunisti, da parte loro, si sono sempre definiti diversi perfino antropologicamente da tutti gli altri, loro non rubavano ed erano animati dagli ideali più alti, dicevano, mentre gli altri seguivano solo interessi materiali.
Non parliamo poi ,in tempi più recenti, del mantra berlusconiano dell’imprenditore, prestato alla politica, ma talmente diverso dagli altri e così disinteressato, che per schiodarlo dalla poltrona politica dopo  vent’anni, c’è voluto il quasi fallimento del paese nel novembre 2011.
Il movimento 5 stelle è  anche troppo diverso strutturalmente  e ideologicamente dagli altri, tanto che questa radicale diversità fa si che la gente, forse, non sia ancora abbastanza preparata per accettarlo.
Però, marcare la differenza è il suo punto di forza più vistoso.
I rimborsi elettorali, che sarebbero spettati  al movimento sono  stati restituiti  solo ed unicamente dai 5stelle.
Non dimentichiamocelo questo fatto.
Stiamo parlando di alcune decine di milioni, non di noccioline, e tutti gli altri partiti se li sono tenuti.
La regola ferrea anti- casta, del deputato come portavoce, che quindi acquisisce incarichi solo a tempo e che viene quindi sostituito da altri, dopo poco tempo, è stata rigorosamente rispettata, anche se era sembrata troppo austera e radicale anche a me, che considero un complimento e non un insulto essere avvicinato ai giacobini.
Questa direttiva è stata seguita solo ed unicamente dai 5stelle.
L’altra regola ferrea, per la quale si accettano nel movimento e vengono messi in lista, solo persone con il certificato carichi pendenti immacolato, è stata rispettata ed è stata applicata solo ed unicamente dai 5stelle.
La regola che prevede il ricorso alla democrazia diretta attraverso consultazioni sulla rete, sia per la designazione dei candidati, sia per decidere l’orientamento del movimento è stata ed è seguita solo ed unicamente dai 5stelle.
E’ molto facile dire che il ricorso alla rete fa si che quelle decisioni vengano prese da un numero limitato di persone ( i soli iscritti al movimento, che vi partecipano) , ma anche gli altri partiti potrebbero farlo  e non vogliono farlo, perché questa prassi azzererebbe le caste e le clientele, cioè loro sarebbero annientati.
Anche un bambino capisce che è meglio coinvolgere nelle scelte relativamente poche persone, come fanno i 5stelle,  piuttosto che quattro notabili, che decidono per tutti.
Questo è il punto più delicato, occorre riconoscerlo.
Anzitutto, perché l’alfabetizzazione, che consente l’uso delle moderne tecnologie, in Italia è ancora troppo limitata e questo fa sì che il maggior punto di forza del movimento, la sua novità e diversità assoluta, sia di fatto costretto ad essere anche un suo punto di debolezza, se una parte dell’elettorato (in gran parte anziani e casalinghe) non è materialmente nelle condizioni di poter capire veramente cosa significhi votare continuamente usando internet.
L’idea della democrazia diretta è fantastica e non c’è dubbio, che in questo senso evolverà la democrazia nel  futuro, il problema è che  essendo un’idea del tutto nuova e del tutto innovativa, i mezzi adeguati e convincenti per metterla in pratica hanno bisogno di tempo per essere  scelti e calibrati.
Oggi come oggi lo strumento c’è, ma è terribilmente grezzo e lascia fuori dalla porta chi non sa accedere all’uso di internet e che  quindi rimane infastidito dall’idea di rimanere tagliato fuori.
C’è probabilmente un solo modo per fare accedere ad internet chiunque e soprattutto anziani e casalinghe ed è quello di accedere alla rete  internet mediante il televisore domestico.
La tecnologia  c’è già ed è acquistabile in qualsiasi  negozio di elettronica, sono i così detti televisori smart, che però costano il  doppio di quelli  normali (siamo nell’ordine dei 600/800 € almeno) e poi ci vuole un abbonamento alla società dei telefoni per avere un modem- router Wi-Fi ed almeno questa è la cosa più facile, perché qui i prezzi sono alla portata di tutti, parliamo di circa 30 € al mese.
Che ne abbiano voglia o no sono tutti gli altri che dovranno seguire la stessa  via dei 5 stelle su questa strada della trasparenza e della democrazia diretta sulla rete, anche che se oggi la snobbano.
E i rendiconti delle spese messe sempre su internet e quindi consultabili da chiunque, sono ancora una prassi in uso solo e unicamente dai 5stelle.
Da quando l’allegra brigata dei giovani deputati e senatori 5stelle è entrata in parlamento è passato un anno e tre mesi.
Andavano incontro a una prova estremamente difficile con tutta la casta contro e soprattutto con contro tutto, assolutamente tutto il circo mediatico giornali e tv, che fanno contro informazione e che ignorano sistematicamente l’attività parlamentare quotidiana dei 5stelle (voti, leggi presentate e naturalmente mai calendarizzate, attività ispettiva per smascherare la casta affaristica ecc.)
L’unico  alleato che hanno trovato è la magistratura, di fatto si sostengono a vicenda nel difficile tentativo di difendere la legalità in un paese profondamente corrotto.
Il circo mediatico cerca di difendere lo status quo, voluto dai suoi azionisti, descrivendo i 5stelle come un partito  inutile, che avrebbe messo in frigorifero dieci milioni  di voti, perché il  movimento rifiuta accordi  di  governo  con i partiti delle così dette larghe intese.
Ma questa è un’opera di disinformazione colossale, perché mai e  poi mai  e poi mai  una  coalizione sostenuta da Berlusconi e dai dalemiani, come  quella al governo sarà disponibile a fare una legge anticorruzione, una  legge elettorale che restituisca le preferenze, una politica economica espansiva di  investimenti massicci per assorbire l’enorme disoccupazione.
Il movimento di fronte a offerte di potere allettanti è riuscito a mantenere fede  alle  promesse iniziali, dimostrando coi fatti di essere l’unico diverso  dal sistema.
La scelta radicale di  non partecipare ai talk show televisivi era stata fatta proprio per rimarcare questa diversità che è  la ricchezza fondamentale  del movimento.
Negli ultimi tempi si  è deciso di allargare le maglie, soprattutto per  l’esigenza ben comprensibile di  far vedere alla gente che Grillo è il fondatore e una risorsa fondamentale, ma  che il movimento  nelle istituzioni non è Grillo, ma sono i giovani parlamentari, che nel frattempo, sono molto cresciuti  e si sono fatti le ossa.
Di fronte alla squadra di incompetenti  e dilettanti allo sbaraglio, che ha messo  insieme Renzi, per fare il suo governo, quotidianamente traballante come quelli precedenti, i 5 stelle non sfigurano sicuramente.
Giusto farsi vedere per cercare di comunicare alla gente quello che si è fatto, ma i talk show sono combinati in modo da consentire a chi ci va di  informare la  gente?
Ne  dubito molto.
Lo stesso Grillo, uomo di spettacolo, capace di riempire e scaldare le piazze,  di fronte alla malizia curiale di Bruno Vespa, ha fatto sì il record dello share con quasi il  28% di  ascolti contro il 18 di Renzi e il 12 di Berlusca, ma nella prima mezzora ha rischiato quasi il flop, perché chiaramente non era quello il suo ambiente, la sua  oratoria frizzante veniva continuamente stoppata.
Ha rischiato molto.
I risultati elettorali diranno  se ne valeva la pena.
Forse sì, non ostante il mio parere contrario, perché l’Italia di oggi è molto diversa  da  quella  di ieri.
Fa tenerezza vedere Berlusconi, dipinto come un quadro da fiera dell’antiquariato, per nascondere età e acciacchi,  ripetere le stesse cose di vent’anni fa, come se il paese fosse ancora quello : animo,, animo, dice lui, se ci mettiamo insieme io Angelino e gli ex fascisti facciamo sempre la maggioranza dei moderati, che è la maggioranza degli italiani.
Ma non è più così da anni.
Ci sono milioni di  italiani,  buttati fuori da imprese che hanno chiuso, che non possono stare né con lui né col Pd, suo alleato.
Ci  sono milioni di giovani, che il lavoro non ce l’hanno e non l’avranno mai, se non si cambia radicalmente politica economica,  che non possono stare né con lui né col  Pd, suo alleato.
Ci sono milioni di partite  iva a guadagno zero, se va bene, che sono state tradite  da vent’anni di berlusconismo, che non è stato capace  di fare nulla per ridurre burocrazia  e tasse, come aveva promesso, che non possono stare né con lui né col Pd, suo alleato.
C’è un ceto medio impoverito, che  non può  non averla giurata a quel  Berlusconismo,  che  lo  ha messo  nell’angolo, sempre alleato con l’apparato dalemiano del PD, che Renzi non ha affatto rottamato.
Se facciamo due più due, questa dovrebbe essere la volta buona,  la volta del ribaltone col quale si caccia via questa classe politica inetta e corrotta.





mercoledì 14 maggio 2014

Si va a votare per le europee. Allora Euro si o Euro no o cosa?







A pochi giorni  dal voto si parla di tutto meno che  di  Euro, eccetera.
Perchè i politici  sono tutti una manica di incoscienti?
Magari in parte si, ma la ragione vera è che non sanno che pesci pigliare.
Le implicazioni di Euro si, Euro no e, se Europa si, quale Europa, non sono alla loro portata, a quanto pare.
Del resto si tratta di una minorità politica che viene da lontano.
Infatti durante tutto il cinquantennio democristiano gli analisti più preparati hanno sempre sostenuto che l’Italia  non aveva mai avuto una politica estera sua, seguiva pedissequamente quella americana, anche perché la situazione geopolitica di allora (guerra fredda e posizione strategica dell’Italia in essa) dava all’Italia, terra di frontiera fra est e ovest, un vantaggio competitivo.
I nostri governanti di allora non si erano nemmeno mai curati di  imparare l’americano, non ce n’era bisogno, era talmente strategica la posizione dell’Italia che  a Washington i tappeti rossi si sprecavano per accoglierli e coccolarli.
Oggi è tutto diverso.
La guerra fredda è finita, l’Italia non è più una frontiera verso nessun avversario.
L’America da tempo  guarda all’Asia con più interesse che all’Europa, che, oltretutto, gli americani faticano a capire.
Perché mai questi europei, arroganti  e pasticcioni,  non riescono a mettersi nella testa che non conteranno  mai nulla fino a quando  non saranno  un solo  paese, possibilmente con una sola lingua  di riferimento e un solo governo, una sola economia, un solo esercito, per gli americani  risulta incomprensibile.
Per loro, formidabili pragmatici, il ragionamento è così semplice, che lo capirebbe subito anche un bambino.
Per noi invece è talmente  difficile e complicato che non ci esercitiamo nemmeno a parlare di Europa.
Stiamo per andare a votare per gli organi rappresentativi e dirigenti dell’Unione Europea, pensando solo e unicamente ai miserabili problemi del nostro pollaio politico : chi è più gallo fra Renzi, Grillo e il vecchio Berlusca?
Il nostro ragionamento politico non esce da questi confini.
Il Pd di Renzi è apertamente filoeuropeista e filo Euro.
L'unica rivendicazione dichiarata che porta a Bruxelles e Strasburgo è di sforare il limite del 3%, se lo si fa per  fare investimenti.
E' meglio che niente, ma è certo  un po' poco e comunque si tratta di una posizione del tutto insufficiente di fronte alle urgenze richieste dalla crisi economia italiana, dopo venti o trent’anni di stagnazione.
Forza Italia dell'ex cavaliere ed ex- tutto sembrava   tempo fa determinata a cavalcare in queste elezioni  la posizione tipicamente populista dell’euro-scetticismo.
Oggi l’ex tutto sembra più preso dal problema di sopravvivere al disastro delle sue pene ancora tutte da scontare e dal puro problema della sopravvivenza che da altro.
La linea per lui sono la mutua per cani e gatti e dentiere per tutti, ha appena aggiunto stipendi e pensioni alle casalinghe, ma c’è ancora una settimana per spararne di più grosse e grossolane.
L’Europa non c’è e quando ne accenna, lo fa come sempre in modo generico e ambiguo, ragionando sempre da pollaio, contro la cattiva chioccia Angela Merkel e il cattivissimo gallo rosso Schultz, venuto in Italia a sostenere un Pd sempre più politicamente penoso, per totale mancanza di idee.
Ma non entrando mai nella sostanza dei problemi :
- rispetto del tetto di deficit del 3% si o no?
- conservare il fiscal compact (impegno a ridurre il debito tagliando ogni anno 10 miliardi e quindi in pratica disfando lo stato sociale) si o no?
-rinegoziare il trattato di Maastricht si o no ?
-sul caldissimo dossier dell’immigrazione, accettare gli accordi di Dublino che accollano tutto al paese primo ospitante si o no?
Si noti bene che tutti i punti sopra elencati sono stati a suo tempo votati e firmati sia dal PD che da Berlusconi, ma forse l’avevano fatto  a loro insaputa?
Rimane per fortuna Grillo.
Euroscettico, ma trasparente, con un suo programma scritto, nero su bianco : no al tetto del 3%, no al fiscal compact, trattati di Maastricht da rinegoziare, referendum sulla permanenza nella zona Euro.
Buone o non buone queste idee, sono idee nuove da discutere, non sono ragionamenti da pollaio.
Le indagini demoscopiche dicono che l’elettorato dei 5Stelle é quello che conta il maggior numero di laureati e di giovani e che il Movimento incontra difficoltà a sfondare fra gli anziani e le casalinghe (ecco il perché della campagna pro dentiere e casalinghe di Berlusca, che ha altri difetti, ma che i sondaggi li conosce bene), ma che non ostante questo va benissimo al Sud, dove forse l’esasperazione è arrivata al culmine.
Perfino la struttura dell’elettorato sta a significare che i 5Stelle sono il nuovo e che tutti  gli altri partiti sono il vecchio e la  conservazione dell’esistente.
Vi sta bene l’esistente ? Votate PD o Berlusconi.
Volete cambiare? Votate 5Stelle.