sabato 14 novembre 2020

Recensione : Non sprechiamo questa crisi di Mariana Mazzucato

 




L’autrice è una delle teste d’uovo dell’economia che più si sono messe in luce in questi ultimi tempi.

Il suo profilo su Wikipedia recita : è un economista italiana con cittadinanza statunitense e spiega che è figlia di un fisico italiano che nel 1972 si è trasferito con la famiglia a Princeton avendo trovato un posto in quella Università.

La Mazzucato studia negli Usa e diventa professore di economia alla New York University per poi passare ad altri incarichi fin quando approda alla London Business School e poi arriva alla cattedra RM Philips in Economics of Innovation in SPRU dell’Università del Sussex e infine all’University College London alla cattedra di economia dell’innovazione e del valore pubblico e diventa la fondatrice direttrice dell’Institute for Innovation and Pubblic Purpose IIPP.

Nel marzo di questo 2020 entra nella task force di Giuseppe Conte per predisporre il così detto piano Colao, che però non firma e quindi verosimilmente non condivide.

Persona di evidente carattere.

Il suo orientamento nel mondo dell’economia è di aperta critica alla prevalente ideologia neoliberista.

I titoli dei suoi libri che l’hanno resa nota anche al grande pubblico già fanno capire di cosa stiamo parlando : Lo stato innovatore del 2014; Ripensare il capitalismo 2017;Il valore di tutto, chi lo produce e chi lo sottrae all’economia globale 2018.

Il libro del quale stiamo parlando ha un primo pregio del tutto evidente, e cioè è molto agile trovandosi al filo delle 100 pagine.

I capitoli sono piuttosto brevi quasi tutti firmati dalla Mazzucato ognuno con un collaboratore diverso e questo fa pensare che il libro sia una raccolta di saggi assemblati ovviamente per il vasto pubblico dei lettori, ma anche per essere usato come un vademecum per i politici che devono trovare idee innovative per far fronte alla sfida totalmente nuova che ha presentato loro la pandemia in atto del Covid 19.

L’idea centrale dalla quale si diparte la riflessione della Mazzucato è che la politica economica che quasi tutti i paesi avanzati hanno seguito dopo la crisi del 2008 definita “di austerità” è stata erronea nel senso che non ha affatto prodotto un veloce ritorno allo sviluppo e sopratutto ha fortemente indebolita la capacità degli stati di far fronte a eventi imprevedibili globali come l’attuale epidemia.

A partire dagli anni 80 i governi si sono orientati a fare un passo indietro per lasciare spazio alle imprese.

L’idea che fosse lo stato almeno ad orientare le direzioni di sviluppo dell’economia veniva considerata una innominabile oscenità.

Si è seguito il principio di privilegiare il pareggio di bilancio ispirando la politica economica degli stati a quella familiare, commettendo così un errore di valutazione pesante.

Si è data di conseguenza priorità a ridurre il debito pubblico considerandolo un peccato di cui pentirsi.

Il nemico pubblico numero uno era l’inflazione.

Seguendo questi principi si è proceduto a privatizzazioni selvagge,tagli pesanti della spesa pubblica in sanità istruzione e ricerca, outsourcing, delocalizzazioni.

Nel privato si è spinto sulla finanziarizzazione dell’economia privilegiando la ricerca della massimizzazione dei dividendi per gli azionisti invece che su investimenti ricerca e innovazione.

Si è affrontata la crisi del 2008 inondando il mondo di liquidità senza condizionare la concessione di aiuti e crediti a un uso per finalità di sviluppo sistemiche, come ad esempio contribuire a un un economia sostenibile in termini di inquinamento atmosferico.

Arrivati a dover affrontare la presente pandemia del Covid 19,gli stati si sono trovati così gravemente indeboliti dalla nefasta politica economica precedente e rischiano di ripetere i medesimi errori fatti nel post 2008, cioè dare aiuti a pioggia e senza condizioni utili per costruire una nuova politica economica centrata sull’innovazione.

Occorre per la Mazzucato superare il pregiudizio anti -interventismo della stato installato dal Tatcherismo, perché il vero motore della modernità, compresa quella che ha cambiato la faccia del mondo a partire dalla Silicon Valley è stato l’intervento statale con finanziamenti di elevatissimo importo.

Come aveva già spiegato in modo dettagliato nel suo precedente saggio intitolato “Lo stato innovatore”, la Mazzucato chiarisce che paradossalmente è proprio uno stato largamente ispirato al liberismo come gli Usa che ha operato negli anni un decisivo finanziamento della ricerca orientata all’innovazione partendo dal settore militare.

È poco noto ma Internet è nato da un ingente investimento del Pentagono per far comunicare i satelliti e da Internet è nato tutto quell’enorme cambiamento incentrato sull’uso del Web.

Più precisamente l’investimento è venuto dalla Darpa Defense Advanced Research Projects Agency.

Lo stesso tipo di intervento ha fatto in Gran Bretagna il Government Digital Service, e il programma Yozma in Israele.

Dall’algoritmo delle funzioni di ricerca di Google. Ai touch screen , al Gps, al riconoscimento vocale, alla Tesla di Elon Musk, l’investimento iniziale è giunto dal settore pubblico dice la Mazzucato.

Così come l’esistenza dei farmaci più innovativi è legata all’investimento in ricerca del National Institutes of Health, che spende la bellezza di 40 miliardi all’anno nel settore sanitario.

Come è attiva sempre nel settore sanitario la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi).

Sembra che i propagatori del neoliberismo non abbiano mai letto la loro bibbia che dovrebbe risiedere nel pensiero di Adam Smith il cui ideale di ”libero mercato” intendeva libero dalle rendite ma non dall’intervento dello stato.

Le Business School statunitensi hanno spinto la dottrina del New Public Managment secondo la quale bisignava trasferire nel pubblico l’idea base sulla quale è fondata l’economia del settore privato risiedente nella ricerca del profitto.

E quindi secondo questa teoria occorreva tradurre “profitto” con “ricerca dell’efficienza” declinata tra l’altro nella definizione in singoli obiettivi sul riuscito raggiungimento dei quali premiare economicamente i funzionari pubblici.

Ma il risultato dell’applicazione di questa metodologia è stato ovunque un più o meno clamoroso flop che ha portato alla fine a nient’altro che a una sempre più largo uso dell’outsorcing ritrovabile in modo ben visibile ad esempio nella svendita della sanità pubblica a favore del settore privato.

Vediamo oggi quanto sia stato disastroso questo andazzo quando gli stati si trovano scoperti ad affrontare l’emergenza della pandemia a causa dei tagli di organici e di finanziamenti avvenuti a favore del privato.

Così come la strategia dell’outsourcing appaltando ai privati servizi prima gestiti dal pubblico non hanno dato benefici di risparmio di risorse.

L’applicazione di queste politiche non ha affatto diminuito i costi del settore pubblico, ma in compenso lo ha depotenziato in modo pericoloso.

Ma se superiamo il pregiudizio tutto ideologico contro l’interventismo dello stato in economia, come può lo stato medesimo comportarsi in modo virtuoso?

Secondo la Mazzucato usufruendo dell’ enorme opportunità offerta dalla attuale emergenza.

Per rispondere a questa emergenza gli stati stanno mettendo a disposizione cifre mai viste prima e di per sé questo è un fatto largamente positivo.

Ma è essenziale legare questi aiuti crediti e finanziamenti a condizionalità precise ispirate a una strategia di innovazione che si ispiri prima di tutto a un Green Deal.

Alcuni stati questo lo stanno già facendo.

La Francia ad esempio condiziona gli aiuti al fatto che le aziende riceventi non abbiano sedi in paradisi fiscali per evadere il pagamento delle tasse.

Lo stesso l’Austria.

Lo stesso la Danimarca che chiede alle aziende riceventi di porsi come obiettivo strategico non solo la remunerazione degli azionisti con dividendi come priorità, ma l’interesse di tutti gli stakeholders, cioè i portatori i interessi.

In questo modo ad esempio Air France ha ricevuto aiuti consistenti dal governo francese ma condizionati a ridurre le emissioni di Co2 in modo significativo.

La Nuova Zelanda è una storia di successo da quando ha cambiato rotta dalla politica dell’outsourcing precedentemnete praticata assumendo un etica di servizio e di cura nei servizi pubblici con la predisposizione di un budget per il benessere.

L’Alaska paga ai cittadini un dividendo di cittadinanza attraverso il Permanent Fund legato agli introiti per l’estrazione del petrolio.

Il Governatore della California Gavin Newsom sta studiando il versamento ai cittadini di un “dividendo dati”.

Cioè spiega la Mazzucato deve esserci un modo perché i cittadini si sentano partecipi dei benefici di uno stato investitore di prima istanza.

Una lode dalla Mazzucato arriva anche alla Germania che ha saputo tenere un settore della sanità pubblico debitamente finanziato, del quale oggi si scoprono tutti i vantaggi, così come gli istituti a favore del sostegno ai lavoratori in difficoltà come il Kurzarbeit cioè la riduzione di orario di lavoro automatica a carico dello stato per evitare licenziamenti.

Occorre cioè trovare il modo di costituire fondi dei quali i cittadini siano azionisti e dai quali possano ricevere una forma di dividendo di cittadinanza.

Oppure possano per esempio usufruire di un ritorno degli ingenti investimenti pubblici nella ricerca farmaceutica.

Che i vaccini diventino gratuiti e che i prezzi dei medicinali siano ridotti tenendo conto dell’investimento pubblico iniziale.

Brevetti e licenze sono un ostacolo all’innovazione in questo campo dice la Mazzucato, ma non avanza suggerimenti specifici.

E poi c’è l’enorme campo dello sfruttamento dei dati personali.

La Mazzucato propone che gli stati intervengano con loro piattaforme pubbliche per la raccolta e la gestione dei dati.

Utilizzando anche quelli esistenti, la Mazzucato fa l’esempio dei dati generati da Google Maps, Uber etc affermando che l’utilizzazione di questi dati sarebbe essenziale per migliorare il trasporto pubblico anziché essere semplicemente monetizzati.

Finito il libro mi verrebbe da dire : finalmente qualcosa di sinistra, scritto non dal solito politichino di scarso studio, ma da una autentica autorità accademica.

Ma probabilmente nominando il termine sinistra non faccio un favore alla Mazzucato.









venerdì 6 novembre 2020

“Eretici ed eresie medioevali” di Grado Giovanni Merlo recensione

 




testo inglese alla fine


Dopo avere suggerito la lettura del saggio del Prof Merlo, storico medievalista della Statale di Milano, sulle streghe era giocoforza allargare il campo visuale all’altro saggio che il medesimo autore ha dedicato ad un argomento collegato strettamente col primo e cioè quello delle eresie medievali.

E’ noto che in Italia ma non solo i fedeli cattolici rimasti da sempre non sentono alcuna necessità di approfondire le basi teorico – culturali della loro religione e quindi sanno poco o niente di storia della chiesa.

Di conseguenza sarebbe sorprendente per loro scoprire che quello che loro pensano quando riflettono un po sui mali e le magagne della chiesa di oggi, coincide spesso perfettamente con quello che otto o nove secoli fa i così detti “eretici” pensavano con tanta convinzione da scegliere di finire sul rogo piuttosto che abiurare a quelle loro medesime idee, che chiaramente prendevano maledettamente sul serio.

Probabilmente chi non ha mai studiato nulla sull’argomento è convinto che le eresie consistessero in accese discussioni su alcuni dogmi adducendo argomentazioni astruse.

Non è così, anche se qualcosa del genere c’era ma non era quello che contava, cioè non era questa la ragione vera per la quale gli eretici erano qualificati come tali.

Il Prof. Merlo in questo libro come in quello sulle streghe chiarisce che la lotta feroce che la Chiesa ha condotto contro i presunti eretici era basata su molto più concrete ragioni di potere , cioè di politica e non di pensiero o di religione e non da dispute teologiche.

Queste c’erano ma erano la foglia di fico che nascondeva una realtà che era altra.

Ancora e sempre da allora ad oggi a guidare il gioco erano soldi sesso e potere, altro che la Santissima Trinità.

Belle le storie che ci vengono narrate in questo agile libretto ,quelle di Pierre de Bruis, del Monaco Enrico. di Arnaldo da Brescia, dei Catari o Albigesi, di Pietro Valdo di Lione, di Ugo Speroni, degli amalriciani, di Giovanni di Ronco, di Gherardo Segarelli, Armanno Pungilupo, Guglielma la Boema per finire con Fra Dolcino da Novara.

Tutti nomi finiti purtroppo nel dimenticatoio salvo i due movimenti presunti ereticali che hanno più attecchito e che si sono più diffusi nel 1100 e nel secolo successivo cioè quelli dei Catari e quello dei Valdesi, durati questi ultimi abbastanza da poter confluire secoli dopo nella Riforma Protestante e tuttora vivo e vegeto se pure nei limiti che nei quali la secolarizzazione ha ridimensionato le religioni.

A chi volesse approfondire l’argomento sopratutto sui Catari o Albigesi, consiglierei la lettura illuminante del libro che ha portato finalmente a un successo anche di vendite il nuovo modo di scrivere la storia di storici come il francese Jaques Le Goff a cominciare da “Montaillou Catari e cattolici in un villaggio francese” ma poi tutta la produzione dello stesso autore.

Tutti questi movimenti dal più minuto al più consistente come seguito, rappresentavano un po' l’esplosione del malcontento nei confronti di un clero che non si mostrava per niente degno, e comunque lontanissimo dal messaggio evangelico.

Insomma il popolo cristiano aveva già formulato dentro di sé gran parte delle famose 95 tesi che Lutero apporrà ben quattro secoli dopo sulla porta della cattedrale di Wittemberg dando vita alla Riforma Protestante.

Comportamenti simoniaci,vita nel lusso guidati dalla ricerca di denari, sfruttamento delle funzioni ecclesiastiche per far soldi, vita privata dissoluta da parte di gran parte dei chierici, nessun a poco interesse per l’espletamento della loro missione eccetera eccetera.

Dalla reazione alla vita indegna di gran parte del clero incompatibile con la loro missione e i loro voti, si arrivava a sognare il ritorno ai tempi dei primi cristiani, quando la chiesa era una comunità di fratelli che si aiutavano fra di loro e le funzioni di guida erano poco o niente strutturate in gerarchie istituzionalizzate.

Dove la sorgente e il fondamento della fede era il messaggio lasciato da Gesù senza bisogno di dogmi e di interpretazioni, cioè quel modo di pensare e di essere cristiani che di lì a poco frate Francesco testimonierà : la ricerca del Vangelo “sine glossa”, senza interpretazioni più o meno capziose, per farlo girare dalla propria parte a difesa dei propri interessi e sopratutto degli interessi costituiti delle classi che detenevano il potere civile ed ecclesiastico.

Molti dei movimenti “ereticali” del Medioevo arrivavano a negare del tutto la necessità e l’utilità di una mediazione da parte di un qualsiasi sacerdozio, immaginiamoci poi da parte di una chiesa istituzionalizzata e gerarchizzata in combutta e a sostegno del potere politico.

A leggere di questi personaggi per lo più del tutti sconosciuti viene però da dirsi, ma questa è storia medievale lontana o è storia di oggi ?

Non siamo forse ancora più o meno sostanzialmente allo stesso punto se pensiamo all’esistenza dello IOR cioè una banca vaticana che non si capisce cosa centri mai col messaggio di Gesù.

Fosse solo quello, andrebbe ancora bene, ma poi simonia, carrierismo, pederastia, sesso soldi e potere sembrano essere le principali occupazioni di non pochi componenti della curia romana anche di primissimo piano, è cronaca quotidiana di oggi.

A quei poveri illusi fra i fedeli rimasti che si beano affermando, ma la chiesa è durata due mila anni,e questa sarebbe la prova della sua bontà e che non hanno il coraggio di farsi passare il libro nero della storia della chiesa, mi chiedo, ma chi sono i veri vincitori alla prova della storia della storia?

Dalla lettura di libri come questo del Prof.Merlo mi sembra che coloro le cui vite ci vengono narrate e che sono finiti sul rogo, sono stati quelli che il potere ha sopraffatto novecento anni fa pensando di averli condannati all’oblio.

Ma non è andata così.

I veri vincitori della storia sono loro perché le idee per le quali hanno addirittura sacrificato la vita, sono ancora le idee che sono alla base della nostra cultura della modernità e dei diritti umani e i veri perdenti sono quelli che allora formalmente hanno vinto.

La chiesa gerarchica e istituzionale che allora li ha mandati sul rogo perché non sapeva contrastare le loro idee in modi più civili e cioè contrapponendo ragionamento a ragionamento, oggi è ancora viva oggi formalmente è vero.

Ma in che condizioni ?

Se non si contano nemmeno più i casi di abusi sessuali da parte del clero e se l’Obolo di San Pietro viene usato per fare speculazioni finanziarie quando non è sperperato da faccendieri in gonnella?

E quel papa Francesco che si bea d’avere scelto perfino nel nome l’ideale di Frate Francesco e non sa o non vuole affatto liberarsi del potere temporale dei soldi e degli apparati di potere , non si renderà conto che anche uno dei più grandi santi della sua chiesa proprio Francesco d’Assisi al di là della retorica pauperistica che tutti conosciamo è proprio lui il grande perdente di questa storia?

San Francesco è una figura singolare perché pur non essendo affatto un santo che la gente invoca per andare a chiedergli favori e miracoli come capita quotidianamente al suo confratello Sant’Antonio da Padova che secondo le statistiche è in assoluto il più gettonato, è universalmente ritenuto forse l’unico santo autentico per la coerenza e la radicalità della sua vita.

Eppure Francesco è vero ha fatto di tutto per realizzare il suo sogno di testimoniare uno stile di vita autenticamente evangelico, ma poi alla fine si è lasciato irretire dalla tela tessuta dalla chiesa istituzionale che aveva il solo e solito scopo di “normalizzare” il movimento francescano, castrandone la spinta sperimentalista al di fuori delle gerarchie e istituzioni in gran pare corrotte ieri come oggi, è lui il simbolo dei veri sconfitti.

Gli storici lo sanno benissimo, come Francesco ha accettato l’imposizione della “regola” rivista e corretta dalle gerarchie papali il francescanesimo è diventato un’altra cosa e Francesco ha perso la sua battaglia.

Lo stesso ci racconta il Prof. Merlo è capitato con i movimenti presunti ereticali descritti nel libro del quale stiamo parlando.

La Chiesa ha fatto di tutto per “normalizzarli” inserendo i suoi membri ai quali riusciva a fare il lavaggio del cervello in uno dei due ordini mendicanti ufficiali del tempo Francescani e Domenicani.

Si poteva essere pauperisti per la gerarchia della chiesa, ma solo ben inquadrati nei movimenti pauperisti ufficiali, che accettavano la sottomissione alla gerarchia medesima, cioè rinunciavano a pensare con la loro testa.

E naturalmente dovevano far finta di non vedere le vergogne dell’alto clero.


------------------------------------------

"Heretics and medieval heresies" of Grado Giovanni Merlo

review

After having suggested the reading of the essay by Prof Merlo, a medievalist historian of the State of Milan, on witches it was necessary to widen the field of vision to the other wise man than the same author dedicated to a topic closely connected with the first, namely that of heresies

medieval.

It is known that in Italy but not only the Catholic faithful who have always remained do not feel any need to deepen the theoretical - cultural foundations of their religion and therefore know little or nothing about history of the church.

Consequently it would be surprising for them to find out what they think when

reflect a little on the evils and flaws of the church today, often coincides perfectly with

what eight or nine centuries ago the so-called "heretics" thought with such conviction from

choose to end up at the stake rather than abjure their very ideas, which clearly

they took damn seriously.

Probably those who have never studied anything on the subject are convinced that the heresies consisted of heated discussions on some dogmas by giving abstruse arguments.

Not so, even if there was something like that but it wasn't what mattered, that is, it wasn't this

the real reason why heretics were qualified as such.

Prof. Merlo in this book as in the one on witches makes it clear that the fierce struggle that the

Church led against alleged heretics was based on much more concrete reasons than

power, that is, of politics and not of thought or religion and not of theological disputes.

These were there but they were the fig leaf that hid a reality that was another.

Again and always from then to today to guide the game was money, sex and power, other than the

Holy Trinity.

The stories that are told in this agile libretto, those of Pierre de Bruis, of Monaco, are beautiful

Enrico. by Arnaldo da Brescia, by the Cathars or Albigensians, by Pietro Valdo di Lione, by Ugo Speroni, by the amalriciani, by Giovanni di Ronco, by Gherardo Segarelli, Armanno Pungilupo, Guglielma la Boema to finish with Fra Dolcino da Novara.

All names unfortunately ended up in oblivion except for the two alleged heretical movements that they have taken root more and that they have spread more in 1100 and in the following century that is those of the Cathars and that of the Waldensians, the latter lasted long enough to be able to merge centuries later in the Protestant Reformation and still alive and well, albeit within the limits that the secularization has debunked religions.

For those wishing to deepen the subject especially on the Cathars or Albigensians, I would recommend reading illuminating the book that finally led to a sales success also the new way of

to write the history of historians such as the French Jaques Le Goff starting with “Montaillou Catari and Catholics in a French village ”but then all the production of the same author.

All these movements from the smallest to the most consistent as a sequel, represented a

little bit the explosion of discontent towards a clergy who did not show themselves at all

worthy, and in any case very far from the Gospel message.

In short, the Christian people had already formulated within themselves most of the famous 95 theses which Luther placed four centuries later on the door of the cathedral of Wittemberg giving life to the Protestant Reformation.

Simoniacal behaviors, life in luxury guided by the search for money, exploitation of functions

ecclesiastics to make money, dissolute private life on the part of most of the clerics, no by little

interest in carrying out their mission, etc., etc.

From the reaction to the unworthy life of a large part of the clergy incompatible with their mission and theirs votes, we came to dream of returning to the times of the first Christians, when the church was a community

of brothers who helped each other and the leadership functions were little or nothing structured in

institutionalized hierarchies.

Where the source and foundation of faith was the message left by Jesus without the need for

dogmas and interpretations, that is, that way of thinking and being Christians that a little later a brother Francis will testify: the search for the Gospel "sine glossa", without more or less interpretations specious, to make it turn on its side in defense of its interests and above all of the interests constituted of the classes that held the civil and ecclesiastical power.

Many of the "heretical" movements of the Middle Ages went so far as to deny the necessity altogether the usefulness of mediation on the part of any priesthood, let's imagine then on the part of an institutionalized and hierarchical church in league and in support of political power.

To read about these mostly unknown characters, however, one must say, but this is it

distant medieval history or is it today's history?

We are perhaps not even more or less substantially at the same point if we think about existence

of the IOR, that is a Vatican bank that does not understand what ever centers with the message of Jesus.

If only that, it would still be fine, but then simony, careerism, pederasty, money and sex

power seem to be the main occupations of quite a few components of the Roman curia too

of the highest order, it is daily news today.

To those poor deluded among the remaining faithful who blessed themselves by affirming, but the church lasted two thousand

years, and this would be proof of his goodness and that they do not have the courage to pass the book black history of the church, I wonder, but who are the real winners to the test of the history of

history?

From reading books like this by Prof. Merlo it seems to me that those whose lives come to us

narrated and who ended up at the stake, were the ones that power overwhelmed nine hundred years he does thinking he has condemned them to oblivion.

But it didn't happen that way.

The real winners of history are them because the ideas for which they even sacrificed the

life, are still the ideas that are the basis of our culture of modernity and human rights e

the real losers are those who then formally won.

The hierarchical and institutional church that then sent them to the stake because it did not know how to fight their ideas in more civilized ways, that is, by contrasting reasoning with reasoning, it still is today alive today formally it is true.

But under what conditions?

If the cases of sexual abuse by the clergy are no longer counted and if the Pence of St. Peter

is it used for financial speculation when not squandered by skirt-clad fixers?

And that Pope Francis who is happy to have chosen even in the name the ideal of Brother Francis and not he knows or doesn't want to get rid of the temporal power of money and power apparatuses at all, yes he will realize that even one of the greatest saints of his church is Francis of Assisi on the other side beyond the pauperistic rhetoric we all know, is he really the big loser of this story?

St. Francis is a singular figure because although he is not at all a saint that people invoke

to go and ask him for favors and miracles as happens every day to his brother

Sant'Antonio da Padova, who according to statistics is the most popular by far, is universally known

considered perhaps the only authentic saint for the coherence and radicality of his life.

Yet Francesco it is true he did everything to realize his dream of witnessing a style

authentically evangelical life, but then in the end he let himself be ensnared by the cloth woven by institutional church which had the sole and usual purpose of "normalizing" the movement Franciscan, castrating the experimentalist thrust outside the hierarchies and institutions in much seems corrupt yesterday as today, he is the symbol of the real losers.

Historians know this very well, as Francis accepted the imposition of the revised "rule" and

corrected by the papal hierarchies, Franciscanism has become something else and Francis has lost his battle.

Prof. Merlo tells us the same happened with the alleged heretical movements described in the book

we are talking about.

The Church did everything to normalize them by including its members to whom il was able to do the brainwashing in one of the two official Franciscan mendicant orders of the time

Dominicans.

One could be pauperistic for the church hierarchy, but only well framed in the movements

official pauperists, who accepted submission to the hierarchy itself, that is, they renounced

think for themselves.

And of course they had to pretend not to see the shame of the high clergy.








lunedì 2 novembre 2020

 



Witches

by Grado Giovanni Merlo

Book review


(alla fine segue testo in italiano)

What better book to read in the days around Halloween than a book about witches?

What I then propose is written by an academic of the branch, a medievalist historian of the state University

of Milan, which moves with all the rigor of a specialist.

In fact, he immediately lets us know that the story told in the book is all related to what is contained in the minutes of the Inquisition, drawn largely from the “consignamenta nova incliti monasteries Beate Marie de Rivofrigido ".

Turning to Italian the universe in which this book is immersed takes place at the end of 1495

at the beginning of the Po valley, where this great river is still little more than a torrent among

villages of Rifreddo and Gambasca near Saluzzo, then a marquisate.

In these two countries, nine women are involved in an Inquisition trial in which

they are accused of being in the language of the time of the "masche", that is the witches, that they are left to be possessed by the devil to commit horrible evil.

This book is an agile and short historical essay it is not a novel so much that the author often reports

literally a part of the texts relating to the Inquisition process we are talking about.

How did this processes happen?

We all know something about it and our imagery probably brings us back to

images of the most ignoble facts that were a substantial part of those procedures and that

consisted invariably in the systematic use of torture with the alleged culprit with the

hands tied behind the back that was lifted off the ground with a pulley “to the height of three

cubits "132 cm. we read in those minutes "per spatium dimidie ora circa" for half an hour.

So that the defendant gets scared enough to make him confess anything.

With the duplicity typical of these atrocious ecclesiastical institutions we learn that the accused

after being tortured, he had to be left alone for a reasonable amount of time

to allow him to recover before being questioned by the inquisitor.

The procedure of these processes provided for an official beginning consisting in the proclamation of the Tempus gratiae” of three days generally enunciated and advertised by the local curate

interested.

That is, the curate of the place was required to communicate to his flock of faithful that the Inquisition had a process formally opened.

During that time, anyone who thought they knew something had a chance to go and report the things he was aware of or even confess any sins.

Anyone who had done so categorically only in that short period of time would have been ipso facto

forgiven.

If we think that the penalty imposed by the Inquisition was almost always death, the immediate

forgiveness following confession appears as a disproportionate concession.

And indeed it was, but the other side of the coin was that with that cunning the Inquisition was

practically sure not to waste time, because the invitation to confession was above all an invitation

to informing.

It was a joke that the inevitable quarrels of the country pushed those who believed they had suffered one disrespect an insult or an offense to take advantage of it by denouncing the enemies to put the thing back in hands of the Inquisitor without realizing that he is playing with fire.

From what the author of this book tells us or mostly lets us understand, the mechanism was devised

so that the investigated could easily consider himself mostly already convicted because

the inquisition was no more and no less than a formidable instrument of social control.

That is, it moved mostly for political purposes, of ecclesiastical politics but also more banal

civil.

As a result, the trial was a play on an already written script.

In substance it was an absolute fiction because if the form spoke of the trial of heresy e

therefore with the official purpose of saving souls, it is quite evident that the souls of

accused the ecclesiastical institution was absolutely not interested in anything, being his own

purely political purpose of social control.

The narratives of the confessions extracted from the alleged witches were pure fantasy, folklore.

The script was absolutely repetitive.

Finding themselves in a moment of despair for personal or family reasons the women accused of being witches, would have been visited by a gentleman of medium height dressed in black with regular black hood that would be presented with gentle ways as one capable of enhancing them

situation of dissatisfaction even going so far as to promise them money if they agreed to

follow to the letter his directives naturally directed to abjure the Catholic faith by trampling the

crucified and putting it under the backside, or spitting out the communion host to tear it to pieces e

step on it.

Those demonic creatures would have tricked people into mostly women who accepted the

pact with the devil to put their feet on their own feet because thus they would both be "levitated" in the air to join other adepts of the sect in the meetings of the sabbah that mostly took place on the

bed of streams and at night.

Here the carnal conjunctions with the same demons would take place.

It is not clear why, but these women accused of being witches confessing to having had

sexual intercourse with their demons claimed that they derived no pleasure from it because of the penis of these demons would have been like ice.

The anti-sexist phobia of these ecclesiastical institutions did not allow for pleasure

not even with the devil!

There followed dances and acts of insult to sacred things such as the crucifix or the sacred host.

The pact with the devil then forced the unfortunates to even brutal acts of spell.

The least was going to kill other pets, the worst was going to kill in your sleep

the infant children of neighbors and then unlikely to desecrate the tomb, take the corpse for

boil it and smear sticks of grease to be used to turn like greasers to carry the spell on him

to others.

The author wonders how it is possible that such stories could be taken seriously and yes

he replies stating that it is certain that in those days people really believed in the existence of gods

devils, witches and the evil they committed and this explains why the inquisition

managed to extract such confessions.

Because being a universe already consolidated in the culture of the time even if fantastic, that is

indemonstrable, it was quite easy to the inquisitorial institution using the most heinous violence and

playing on the terror that this aroused to operate a transfer between fantasy and reality in the unfortunates who they found themselves accused.

The author then wonders very acutely, in the case of that specific inquisitorial process, how yes

he explains that the inquisitor who conducted the trial was a well-known and qualified preaching theologian being the chief inquisitor of the entire region.

How come that an important person had bothered to go and lose three months in one

two insignificant villages in the Saluzzo area?



The author does not give a direct answer, but suggests that in all probability the involvement of

authority at the regional level may have been explicitly sought by the abbess of the convent

di Riofreddo, who was an important character and who had suddenly found herself managing a

crime practiced inside the walls of her convent and therefore who knows who did not have her

the idea of ​​setting up a case of witchcraft to cover who knows what embarrassing internal situation

for her.

We are not far from the intrigues narrated by Umberto Eco nor "the name of the rose".

I greatly appreciated the author's intellectual honesty when he confesses that historians have not

still a convincing answer as to why the historical phenomenon of the "witch hunt".

Agreed he acknowledges that under torture people confessed anything but culture

at that time willing to accept improbable things, however, difficult contradictions remain

to explain.

The author perhaps naively wonders, but how can one find meaning in the church that

proclaims itself a community of love and love for one's neighbor has promoted institutions that

they practiced ignoble acts of violence such as those of the Inquisition trials and let it all be

lasted a few centuries?

He himself, however, as a historian replies when he states that that institution had a task

considered fundamental by the ecclesiastical and civil power and was to maintain control

social even with terror if necessary.

At the end of the reading, allow me two comments.

The first: those who are in good faith convinced that without a belief in a religious faith the

world would be in the throes of chaos and that in any case without a religious faith it could not exist

morality and therefore goodness are asked to reflect on these irrefutable historical events.

The church has been the source of horrific crimes against humanity.

It was also something else, it is true, but the coexistence of the two things does not exempt it from a historical condemnation radical.

Second: those poor possessed who still in these days go around the world with the aim of

cutting off the head of the infidels are Muslims, but they are equally children of the same ideology

religious dating back to the Abrahamic religions that justified the most atrocious violence to keep alive a system of power even if it presented everything as an extreme way to safeguard the faith.

In conclusion, I would leave this question open, even if personally I have no doubts about

answer: religions throughout history have really contributed to the development of civilizations or have hindered?



Recensione del libro : Grado Giovanni Merlo : Streghe


Quale libro più adatto da leggere nei giorni intorno ad Halloween se non un libro sulle streghe?

Questo che propongo poi è scritto da un accademico del ramo, uno storico medievalista della statale di Milano, che si muove con tutto il rigore di uno specialista.

Ci fa subito sapere infatti che la storia narrata nel libro è tutta riferita a quanto contenuto nei verbali dell’Inquisizione, tratti in gran parte dai “consignamenta nova incliti monasteri Beate Marie de Rivofrigido”.

Passando all’italiano l’universo nel quale si immerge questo libro si svolge alla fine del 1495 all’inizo della valle del Po, là dove questo grande fiume è ancora poco più di un torrente fra i villaggi di Rifreddo e di Gambasca nei pressi di Saluzzo ,allora marchesato.

In questi due paesi ben nove donne vengono coinvolte in un processo dell’Inquisizione nel quale vengono accusate di essere nel linguaggio di allora delle “masche”,cioè delle streghe, che si sono lasciate possedere dal demonio per commettere orribili malefici.

Questo libro è un agile e breve saggio storico non è un romanzo tanto che l’autore riporta spesso letteralmente una parte dei testi relativi al processo dell’Inquisizione del quale stiamo parlando.

Come avvenivano questo processi?

Tutti sappiamo qualcosa in proposito ed il nostro immaginario ci riporta probabilmente alle immagini dei fatti più ignobili che facevano parte sostanziale di quelle procedure e che consistevano immancabilmente nell’uso sistematico della tortura con il presunto colpevole con le mani legate dietro la schiena che veniva sollevato da terra con una carrucola “per l’altezza di tre cubiti” 132 cm. si legge in quei verbali “per spatium dimidie ora circa” per una mezzoretta.

In modo da fare prendere all’imputato abbastanza paura da fargli confessare qualsiasi cosa.

Con la doppiezza tipica di queste atroci istituzioni ecclesiastiche veniamo a sapere che l’imputato dopo aver subito la tortura doveva doveva essere lasciato tranquillo per un congruo lasso di tempo per consentirgli di riprendersi prima di venire interrogato dall’ inquisitore.

La procedura di questi processi prevedeva un inizio ufficiale consistente nella proclamazione del “tempus gratiae” di tre giorni generalmente enunciato e pubblicizzato dal curato del luogo interessato.

Il curato del luogo cioè era tenuto a comunicare al suo gregge di fedeli che l’Inquisizione aveva aperto formalmente un processo.

In quel lasso di tempo chiunque ritenesse di essere a conoscenza di qualcosa aveva la possibilità di andare a riferire le cose delle quali era informato o addirittura di confessare eventuali peccati.

Chi lo avesse fatto però categoricamente solo in quel breve lasso di tempo sarebbe stato ipso facto perdonato.

Se pensiamo che la pena comminata dall’Inquisizione era quasi sempre la morte ,l’immediato perdono a seguito di confessione appare come una concessione spropositata.

E in effetti lo era, ma l’altra faccia della medaglia era che con quella furbizia l’Inquisizione era praticamente sicura di non perdere tempo, perché l’invito alla confessione era sopratutto un invito alla delazione.

Era gioco forza cioè che le immancabili beghe di paese spingessero chi riteneva di aver subito uno sgarbo un ingiuria o un’offesa ad approfittarne denunciando i nemici per rimettere la cosa nelle mani dell’Inquisitore senza rendersi conto di giocare col fuoco.

A quanto ci dice o per lo più ci lascia capire l’autore di questo libro il meccanismo era congegnato in modo che l’inquisito poteva tranquillamente considerarsi per lo più già condannato perché l’inquisizione era né più né meno di un formidabile strumento di controllo sociale.

Cioè si muoveva per lo più per scopi politici, di politica ecclesiastica ma anche più banalmente civile.

Di conseguenza il processo era una rappresentazione su un copione già scritto.

Nella sostanza si trattava di una finzione assoluta perché se la forma parlava di processo all’eresia e quindi con lo scopo ufficiale di salvare delle anime, risulta del tutto evidente che delle anime degli accusati all'istituzione ecclesiastica non interessava assolutamente un bel nulla, essendolo il suo scopo di carattere esclusivamente politico di controllo sociale.

Le narrazioni delle confessioni estorte dalle presunte streghe erano pura fantasia, folklore.

Il copione era assolutamente ripetitivo.

Trovandosi in un momento di sconforto per ragioni personali o familiari le donne accusate di essere streghe ,sarebbero state visitate da un signore di media statura vestito di nero con regolare cappuccio nero che si sarebbe presentato con modi gentili come uno in grado di migliorare la loro situazione di insoddisfazione arrivando perfino a promettere loro dei soldi se avessero accettato di seguire alla lettera le sue indicazioni dirette naturalmente ad abiurare la fede cattolica calpestando il crocifisso e mettendolo sotto il deretano,o sputando l’ostia della comunione per farla a pezzi e calpestarla.

Quelle creature demoniache avrebbero indotte le persone per lo più donne che avessero accettato il patto col diavolo a mettere i piedi sui loro stessi piedi perché così sarebbero ambedue “levitati” nell’ aria per raggiungere altri adepti alla setta nei raduni del sabbah che per lo più si sarebbero svolti sul greto di torrenti e di notte.

Qui sarebbero avvenute le congiunzioni carnali con gli stessi demoni.

Non si capisce perché, ma queste donne accusate di essere streghe confessando di avere avuto rapporti sessuali con i loro demoni dichiaravano che non ne ricavavano alcun piacere perché il pene di questi demoni sarebbero stati come di ghiaccio.

La fobia anti-sessista di queste istituzioni ecclesiastiche non concedeva di provare il piacere nemmeno col diavolo!

Seguivano danze e atti di oltraggio a cose sacre come il crocifisso o l’ostia sacra.

Il patto col diavolo costringeva poi le malcapitate ad atti di maleficio anche efferati.

Il meno era andare ad uccidere animali domestici di altri, il peggio era andare ad uccidere nel sonno i figli infanti di vicini per poi inverosimilmente profanare la tomba, prenderne il cadavere per bollirlo e spalmare di grasso bastoni da usarsi per girare come untori a portare il maleficio addosso ad altri.

L’autore si chiede come sia possibile che simili racconti potessero essere presi sul serio e si risponde affermando che è certo che in quei tempi la gente credesse veramente nell’esistenza dei diavoli, delle streghe e dei malefici da loro commessi e questo spiega perché l’inquisizione riuscisse a estorcere confessioni di tal fatta.

Perchè trattandosi di un universo già consolidato nella cultura del tempo se pure fantastico, cioè indimostrabile, era abbastanza agevole all’istituzione inquisitoria usando la violenza più efferata e giocando sul terrore che questa suscitava operare un transfer fra fantasia e realtà nei disgraziati che si trovavano accusati.

L’autore poi si chiede molto acutamente, nel caso di quel processo inquisitoriale specifico, come si spiega che l’inquisitore che condusse il processo fosse un teologo predicatore noto e qualificato essendo l’inquisitore capo dell'intera regione.

Come mai cioè un personaggio importante si era preso la briga di andare a perdere tre mesi in un due insignificanti paeselli del saluzzese?

L’autore non da una risposta diretta, ma lascia capire che con tutta probabilità il coinvolgimento di autorità a livello regionale potrebbe essere stato cercato esplicitamente dalla badessa del convento di Riofreddo, che era un personaggio importante e che si era improvvisamente trovata a gestire un delitto praticato all’ interno delle mura del suo convento e quindi chissà che non abbia avuto lei l’idea di imbastire un caso di stregoneria per coprire chissà quale situazione interna imbarazzante per lei.

Non siamo lontani dagli intrighi narrati da Umberto Eco ne “il nome della rosa”.

Ho parecchio apprezzato l’onestà intellettuale dell’autore quando confessa che gli storici non hanno tuttora una risposta convincente sul perché del fenomeno storico della “caccia alle streghe”.

D’accordo riconosce che sotto tortura la gente confessava qualsiasi cosa, ma pur essendo la cultura di allora disposta ad accettare cose inverosimili, rimangono comunque delle contraddizioni difficili da spiegare.

L’autore forse ingenuamente si chiede, ma come si può trovare un senso nel fatto che la chiesa che si proclama comunità di amore e di amore per il prossimo abbia promosso istituzioni che praticavano atti ignobili di violenza come quelli dei processi dell’inquisizione e che il tutto sia durato alcuni secoli?

Lui stesso però da storico si risponde quando afferma che quella istituzione aveva un compito giudicato fondamentale dal potere ecclesiastico e da quello civile ed era mantenere il controllo sociale anche col terrore se necessario.

A lettura conclusa mi siano consentite due osservazioni.

La prima : coloro che sono in buona fede convinti che senza la credenza in una fede religiosa il mondo sarebbe in preda al caos e che comunque senza una fede religiosa non potrebbe esserci moralità e quindi bontà sono pregati di riflettere su queste vicende storiche inconfutabili.

La chiesa è stata fonte di crimini orribili contro l’umanità.

E’ stata anche altro, è vero, ma la convivenza delle due cose non la esime da una condanna storica radicale.

Secondo :quei poveri invasati che ancora in questi giorni girano per il mondo con lo scopo di tagliare la testa agli infedeli sono musulmani, ma sono ugualmente figli della medesima ideologia religiosa risalente alle religioni abramitiche che giustificava la più atroce violenza per tenere in vita un sistema di potere anche se presentava il tutto come un modo estremo per salvaguardare la fede.

In conclusione lascerei aperto questo interrogativo, anche se personalmente non ho dubbi sulla risposta : le religioni nella storia hanno davvero contribuito allo sviluppo delle civiltà o l’hanno ostacolato?