giovedì 29 aprile 2010

Bene, Papa Ratzinger ,ma a questo punto attento al caffè!

Scoppio improvviso di denunce di casi di pedofilia, perpetrati da sacerdoti decenni orsono.
La grande stampa internazionale, che dà ampia copertura alla vicenda e che grosso modo conclude dicendo : questo papa in cinque anni ha creato un sacco di imbarazzi alla chiesa e soprattutto ha dimostrato di non sapere governare la nave di Pietro e quindi ne tragga le conseguenze e si dimetta
(Maureen Dowd il 18 marzo sul NYT e Peter Wensierski sullo Spiegel il 25 marzo).
Poi nel giornale che ha seguito la vicenda forse con più puntualità e aggressività , il New York Times, cominciano a comparire articoli con analisi più articolate, come è normale in un foglio di quella tradizione e di quel prestigio (Ross Douthat il 12 aprile sempre sul NYT).
Si comincia a dire che questo papa ha sì combinato parecchi pasticci (offese agli Islamici ed agli Ebrei etc.) e che non è certo l’uomo che può traghettare la chiesa verso quel profondo rinnovamento, del quale avrebbe assoluto bisogno per non continuare a languire, ma che lo stesso papa Ratzinger è anche il protagonista di una vicenda paradossale.
Perchè se c’è un settore nel quale non è probabilmente colpevole ed anzi nel quale ha imboccato un strada diversa e in contrasto rispetto ai predecessori ed alla curia ,questo è proprio Ratzinger, che si è trovato sì a gestire come capo della Congregazione della Dottrina della Fede i fascicoli incriminati di preti accusati di pedofilia, ma se in quei casi non si erano presi provvedimenti l’insabbiatore non era stato lui, ma Giovanni Paolo II e la Curia.
Ora, non è facilissimo verificare queste affermazioni perché il grado di trasparenza del Vaticano è quello che è, però sembrano più che verosimili anche perché sono coerenti con le successive direttive di Benedetto XVI.
L’arcaica “governance” ,cioè il sistema di potere con il quale è retto il Vaticano ha più volte dato l’impressione di essere talmente anacronistica e inefficiente da lasciare trapelare quello che sembra una assolutamente squalificante guerra per bande fra le fazioni che si combattono per il potere all’interno della Curia.
Questa constatazione concorda con l’ipotesi dei probabili ostacoli che avrebbe trovato l’allora Card. Ratzinger a fare assumere provvedimenti concreti, che almeno isolassero i chierici riconosciuti responsabili di pedofilia, perché nella chiesa per secoli è purtroppo sempre prevalso l’imperativo categorico di difendere l’istituzione prima e di sopra ad ogni altra considerazione.
E’ superfluo osservare che questo non corrisponde al messaggio evangelico, e che anzi rappresenta il suo contrario, talmente la cosa è evidente a chi abbia mai preso in mano un Vangelo.
Ma non c’è solo una situazione di indecorosa guerra per il potere all’interno della curia, recentemente sono venuti alla luce pesanti casi di corruzione, che è lecito supporre siano stati in atto da decenni.
Il primo fatto scioccante è stata la pubblicazione dei diari dell’eminenza grigia, che ha gestito la banca vaticana negli ultimi decenni rivelando un universo di connivenze fra ambienti e vertici vaticani con capitali mafiosi e malavitosi, politici corrotti, all’ombra di conti correnti intestati in modo squalificante a finte fondazioni benefiche.
Poi il caso del corista della Cappella Giulia, bene inserito nel mondo vaticano ,con funzioni di maitresse per procacciare giovani maschietti disponibili per i vip che apprezzano queste tendenze sessuali, mettendo alla luce scenari disgustosi di corruzione a base di sesso mercenario omosessuale, in quel mondo curiale la cui reputazione era già ai minimi termini.
Ora però c’è un fatto nuovo ed è un fatto dirompente.
Colui che aveva stigmatizzato la “sporcizia presente nella chiesa”, cioè quel papa apparso un po’ pasticcione,che ora si apprende, quando era cardinale non aveva mai frequentato i colleghi anche se aveva abitato vicino a loro per decenni, dalla condanna verbale è passato ai fatti ed ha colpito con durezza inusitata e inaspettata.
Oggi forse sono emersi gli elementi per capire la vera ragione per la quale il Card. Ratzinger è stato eletto papa cinque anni fa.
Probabilmente è stato eletto lui, non perché si voleva che garantisse una linea ideologica rispetto a un’altra, come si era detto fino ad oggi.
E’ infatti probabile che a una curia della caratura morale, che si sta delineando dai fatti sopra ricordati, l’interesse ideologico per la tradizione o il progressismo sia del tutto secondario.
Probabilmente invece gli strateghi di curia che hanno indirizzato il Conclave immaginavano che il teologo conservatore, che non amava alzare la testa dai suoi libri , avrebbe continuato anche da papa a fare lo stesso, lasciando così gestire il potere reale a loro e quindi nella scelta a favore di Ratzinger le sue tendenze dottrinali tradizionaliste non sono state altro probabilmente, che una foglia di fico per nascondere i veri giochi di potere.
E per i primi cinque anni di pontificato sembrava che in effetti le cose stessero andando come auspicato dai presunti Machiavelli della Curia.
Ora però il papa teorico della continuità e della tradizione ha messo in opera uno degli atti di discontinuità più eclatanti della storia della chiesa, abbandonando la difesa del privilegio, che la chiesa stessa ha rivendicato per secoli di giudicare i chierici al suo interno.
La proclamazione da parte di Papa Benedetto XVI dell’obbligo per i chierici riconosciuti pedofili di autodenunciarsi all’ autorità civile ed ai loro superiori canonici di fare altrettanto, sconvolge una prassi plurisecolare.
La stessa prassi voleva che la gerarchia ponesse in primo piano l’istinto di conservare il proprio potere e quindi la lealtà istituzionale prima della difesa ,oggi si dice, dei diritti umani di chi dai chierici fosse stato offeso.
Di fronte ai fatti, cioè alla decisa e coerente azione di papa Ratzinger su queste vicende occorre che anche chi verso di lui ha sempre nutrito ben poca simpatia, come lo scrivente, riconoscano che finalmente questa sua azione ora è finalmente ispirata più al messaggio evangelico che a ragioni di potere.
E va benissimo, ma è certo che chi ora vede minacciato il proprio potere reagirà in modo rabbioso.
Per che non è al corrente della prassi vigente nel Vaticano e nei Vescovadi di tutto il mondo, la svolta operata da papa Ratzinger non farà grande impressione ed anzi sarà tutt’al più liquidata con un :”era ora” ,reazione per altro ineccepibile e giustificata.
Il problema però non è questo.
Il problema è che nel mondo della gerarchia cattolica lo stesso fatto è qualcosa che passando dai piani più bassi a quelli più alti viene percepito con effetti che vanno da quelli di un terremoto all’Apocalissi pura e semplice.
I Machiavelli, dei quali si parlava prima ,di fronte alle dimissioni immediatamente accettate di una decina di vescovi in neanche un mese (aprile 2010) per fatti connessi a vecchi episodi di pedofilia o comunque di abusi su minori ora tremano e non per la vergogna che ha offuscato l’istituzione alla quale appartengono, ma perché temono di vedere segate le gambe delle loro poltrone.
Tremano non perché siano tutti pedofili, ma perché Ratzinger ha scardinato il principio di autoconservazione della ditta, come dogma numero uno, in quel mondo molto più importante dei 2865 articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Per loro l’Apocalisse è il recente combinato disposto della ramazza usata da Ratzinger per i casi di pedofilia, unita alla ramazza, per loro ancora più pesante, usata per estirpare il milieu di corrotti e corruttori, che gestivano la banca vaticana sostituendoli con banchieri professionisti, tenuti a stilare bilanci secondo i canoni di trasparenza della società civile.
Per questo papa Ratzinger a questo punto farà bene a fare assaggiare i cibi che gli verranno preparati ai suoi,( pare che siano),cinque gatti, prima di usufruirne lui stesso , per evitare spiacevoli scherzetti che sarebbero del resto in linea con il clima tutt’ora rinascimentale e barocco dei palazzi Vaticani.