giovedì 14 giugno 2018

Migranti : il cinismo amorale dei “buonisti”





Il “governo del cambiamento” si è faticosamente insediato avendo contro tutti ,dalla totalità dei media ,ai poteri forti, all’establishment, a Confindustria, al Vaticano, al Quirinale.

E’ come se nell’ormai lontano aprile 1948 avesse vinto il “fronte popolare” social-comunista invece che la Democrazia Cristiana, facendo della fanta-storia il tipo di reazione probabilmente sarebbe stato analogo.
A vedere la violenza con la quale giornali moderatamente di sinistra, ma comunque giornali da establishment, come Repubblica si sono da giorni scagliati contro questo governo e le forze che lo sostengono si rimane allibiti, perché questo fatto dimostra evidentemente una cosa : finalmente c’è un governo che non bela, ma morde e qualcuno ha paura di finire per essere morsicato.
E’ la prima volta che succede e come tutte le prime volte si fa fatica ad orientarsi, perché il panorama pare davvero diverso da quello che frequentavamo prima.
E’ chiaro che in molti è in atto un momento di disorientamento forte anche perché sempre per molti non si intravedono i tradizionali punti di rifugio.

Politicamente parlando al momento non c’è un’opposizione alla quale gli scontenti più o meno pregiudiziali di questo governo possono trovare collocazione.
Il buon Berlusca è talmente spaventato che non riesce neanche più a fingere di essere un politico e si lascia scappare che Salvini l’ha tradito lasciando in mano a Di Maio il dicastero delle telecomunicazioni il che nella sua paranoia aziendalista significa mettere in pericolo le sue reti.
Il PDI è talmente mal ridotto che il povero Martina nella sua pochezza lo rappresenta perfettamente.
E’ un vero shock per la non piccola fetta di cittadini moderati che non riescono a far altro che cercare per accasarsi la forza politica che possa rappresentare il “partito d’ordine”.
Nei primissimi giorni vi è stato un fuoco di sbarramento intensissimo sui progetti economici contenuti nel famoso “contratto di governo”, scaricabile in rete, ma che ben pochi hanno fatto la fatica di leggere, tipo reddito di cittadinanza, flat tax ,pensioni eccetera.
Poi una volta che anche il normale cittadino del bar sport ha realizzato che si stava parlando di fumo e non di cose concrete, la cosa si è autoestinta.

La prima mossa vera l’ha fatta guarda caso il vero leader di questo governo, Matteo Salvini che ha chiuso i porti italiani alla nave Acquarius della ennesima Ong con bandiera straniera, perché vi sbarcasse la consueta ondata di disperati raccolti appena fuori dalle acque libiche.
E’ stato come dire: ragazzi è finita la ricreazione adesso facciamo le cose per le quali la stragrande maggioranza degli italiano ci ha eletti.
Salvini non ha i miliardi di Donald Trump, ma è stato eletto esattamente dalla medesima reazione di un popolo che ne aveva piene le scatole di un establishment abituato a fare sfrenatamente i propri interessi coperto dal buonismo perbenista dei radical shic da Obama al clan Clinton.
La mossa politica di grande valore pratico ma anche simbolico che desse uno schiaffo in faccia al politicamente corretto ed al pensiero unico liberista imperante era per Trump l’imposizione dei dazi in difesa dell’ “America first”.
Per Salvini era il blocco dell’immigrazione selvaggia in nome del “prima gli Italiani”.

Le reazioni al primo atto di governo di Salvini sono state feroci, si è passati subito alle accuse di razzismo, xenofobia, violazione di diritti umani eccetera.
Peccato che trascinato da suoi problemi interni sia caduto nell’equivoco anche il presidente francese, che evidentemente è più terrorizzato dalla Lepen di quanto si pensava, se la confonde con Salvini.
Ma alla fine a Salvini ha fatto un favore, perché gli ha fatto acquisire le alleanze che contano, quelle di lingua “crucca”, portandogli la solidarietà immediata dei suoi omologhi tedesco ed austriaco, oltre ovviamente a quella scontata dell’ungherese Orban con il gruppo di Visegrad al seguito.
Il primo colpo è andato perfettamente a segno.
Il simbolo che in politica conta molto è stato levato in aria, adesso però bisogna lavorarci di buona lena, ed è possibilissimo.
L’ex ministro Minniti, che era anche ex delfino politico di un certo D’Alema, detto baffetto, non era un genio, ma era un gran lavoratore nell’ombra.

Ecco il lavoro da fare ora è tanto ma va fatto forte ed esattamente nell’ombra dei servizi segreti ufficiali e di quelli forse ancora più efficaci dell’Eni, gli unici che conoscano veramente la complicatissima geografia delle tribù libiche.
In Libia, è inutile dirlo, non ha senso andarci a mani vuote, bisogna andarci col portafoglio ben pieno, perché quello è l’unico linguaggio che nel mondo tribale si capisce bene.
Si paga e si lascia là gente in grado di verificare che la parola data venga mantenuta, perché in caso contrario si pagherà il vicino, che naturalmente è un nemico del primo e così via.
Purtroppo Gheddafi non c’è più , al suo posto ci sono mille gheddafini che controllano più o meno a malapena alcune aree, ma non altre.

Non bisogna commettere l’errore di sopravvalutare i presunti leader come ha fatto l’Onu, incoronandone uno a discapito degli altri.
Bisogna trattare con tutti pagando quelli che contano di più.
Non è bello, non è democratico, non è pulitissimo, ma laggiù funziona così e così bisogna muoversi.
Mi è stato penoso sopportare l’esposizione in TV della porta voce dell’agenzia Onu per i rifugiati (il posto una volta tenuto dalla ex presidente della Camera Boldrini per intenderci) che naturalmente stigmatizzava il peccato di “non accoglienza” del quale si macchiava il nuovo governo italiano, sottolineando ovviamente il fatto della presenza di donne e bambini sull’Acquarius, delle traversie che avevano subito eccetera.
Tutte cose vere, peccato però che trascurava di informare i telespettatori che la situazione dei migranti in Libia è tale anche perché il suo datore di lavoro cioè l’Onu, riconosce ,sbagliando, un governo che conta quasi nulla e che non è in grado di gestire decentemente dal punto di vista del rispetto dei diritti umani i “campi” nel suo territorio.
E quindi invece di dare al governo italiano colpe che non ha avrebbe dovuto pensare a quello che la sua organizzazione potrebbe fare e che invece non fa, cioè prendersi la responsabilità di gestire quei “campi”.

L’Onu mantiene un costosissimo apparato anche diplomatico, ebbene che lo usi, che paghi qualche capo delle milizie e gli faccia difendere quei “campi” che andrebbero gestiti dall’Onu e non più o meno direttamente da trafficanti.
Se non lo sanno fare, cioè se non sanno fare il loro mestiere, non accusino altri.

Mi spiace ma lo stesso va detto per il Vaticano.
Per quanto screditato da un bel pezzo da comportamenti ignobili di una parte non piccola e ben in vista di alcune sue gerarchie a tutti i livelli, il Vaticano dispone in Italia di una ricchezza immobiliare semplicemente immensa.
E quindi invece di predicare alla luna sempre le stesse giaculatorie inutili per la loro inefficace ripetitività, che i soldi che ha li spenda anche per opere di bene verso quelli che dovrebbero essere i “fratelli” migranti.
Non basta trovare ogni tanto sistemazione per qualche barbone.
Oggi tra l’altro con San Pietro militarizzato, non si possono più materialmente vedere fra le colonne del Bernini.
Bisogna fare molto di più in proporzione ai propri ampi mezzi.
C’è piena l’Italia di ex conventi totalmente vuoti da anni se non decenni, ebbene che ne faccia “comunità” di fratelli immigrati lavoranti, ne ha i mezzi finanziari, ne ha la tecnologia, ne ha le competenze, non ha più l’ispirazione?
Ed allora stiano zitti.

E poi qual’era la politica per l’immigrazione fatta dai governi “buonisti” precedenti da Berlusconi a Prodi a Renzi?
La maggioranza dei migranti ospitati in alberghi a far nulla in attesa dell’espletamento del demenziale iter giuridico burocratico previsto per acquisire o non acquisire lo status di “rifugiato” con una tale facoltà di esperire “appelli” tale da rendere quell’iter quasi infinito.
Intanto ci campano le famose “cooperative” e non da meno le Ong che organizzano il tutto, compresi gli avvocati per adire ai ricorsi e agli appelli.
Una buona parte fatti lavorare come schiavi nei lavori stagionali sopratutto nel Meridione tipo Rosarno, per intenderci.
Ma questa non la capirò mai.

Come si spiega che quando imperava ancora la civiltà agricola nelle nostre cascine accanto alla stalla vi era d’accordo la casa padronale ma anche la fila delle casette per i braccianti agricoli, pensiamo all’”albero degli zoccoli” del grande Olmi , e a Rosarno e nei mille posti omologhi i proprietari trattano i braccianti peggio dei loro animali e non pensano minimamente di dover dare loro delle casette per esseri umani, come si è sempre fatto al Centro-Nord?
E’ chiedere troppo ai proprietari terrieri e ai politici?
Mi pare che nessuno ne accenni.
E’ tropo sforzo per i buonisti?
Ma ai leghisti della bergamasca o della brianza la struttura fisica delle cascine è ancora ben visibile in qualsiasi loro paese, non sarebbe il caso di pensarci su?