domenica 20 febbraio 2022

Rita Cucchiara : L’intelligenza non è artificiale – La rivoluzione tecnologica che sta già cambiando il mondo – Mondadori Editore – recensione

 


Alexa, Inter Milan, qual’è il punteggio in questo momento?

Chi non si è abituato a farsi aiutare dai vari Alexa, Siri, Google eccetera per avere notizie che potrebbe benissimo cercare digitando nel rettangolino di ricerca di Google, ma che è obiettivamente più comodo e veloce acquisire interagendo col nostro smartphone tablet o PC dialogando con lui come si fa tra umani.

Ecco che tutti o quasi siamo ormai abituati a servirci dell’intelligenza artificiale.

E se siamo abituati a interagire con le varie Alexa da più tempo ci siamo di sicuro resi conto che l’intelligenza artificiale fa progressi stupefacenti.

Per esempio chi di noi per lavoro ,svago o interesse personale non si è cimentato anni fa con le traduzioni di Google anche al solo scopo di farsi grasse risate per il tipo di traduzione elementare o per gli svarioni nei quali il software ancora agli inizi cadeva regolarmente.

Oggi le cose sono cambiate in modo clamoroso sia nella qualità della traduzione, sia nel numero inverosimile di lingue disponibili.

Non parliamo della velocità di elaborazione, ma questo è merito di processori diventati oggi incredibilmente potenti.

Alla base comunque di questi traduttori anche parlanti c’è l’intelligenza artificiale.

Non nego che l’argomento è di grandissimo interesse perché la sua utilità è assolutamente indiscussa, ma contemporaneamente la gran parte di noi sopratutto fra chi non ha una preparazione scolastico professionale di tipo oggi si dice Stem (scienza,tecnologia,ingegneria e matematica),per affrontare seriamente l’argomento teme di dover entrare in materie di tipo esoterico, che so io come il sanscrito, bella lingua, importante, ma chi ci capisce?

Effettivamente se si dovesse prendere in mano un testo universitario sarebbe veramente, ma veramente dura.

Questa è la ragione per la quale una docente di Intelligenza artificiale di lungo corso e con un curriculum accademico di assoluta eccellenza, come la Prof. Cucchiara ha voluto fare la fatica di cercare di spiegare di cosa si parla quando si tira in ballo l’intelligenza artificiale, in modo accurato ma con un linguaggio tale da non far scappare il lettore dopo poche pagine.

Nel libro ci sono puntualmente anche accenni alle teorie che si ritrovano nei manuali universitari, quanto basta per rendere il lavoro serio da un punto di vista scientifico ma il lavoro ha un taglio di carattere volutamente divulgativo anche se spesso didattico.

Ce n’era bisogno perché la materia è abbastanza ostica e il grande pubblico ne sa veramente poco o nulla.

Una cosa è assolutamente certa,volenti o nolenti con l’intelligenza artificiale dovremo convivere e quindi tanto vale cominciare a farci amicizia.

L’autrice non si nasconde il fatto che la attuale scarsa conoscenza della materia fa si che nel nostro paese, ma anche in Europa in generale la gente quando si parla di qualche applicazione dell’AI come si dice comunemente oggi ricorrendo all’acronimo inglese invece di cercare di farsi almeno una cultura sull’argomento per il minimo sindacale, va subito a impantanarsi nei pregiudizi e nelle paure anti-moderne .

Ma! dovremmo prima studiare bene le conseguenze!Rimuginano in molti.

Comprensibile la paura del nuovo, ma fino a un certo punto.

Se l’umanità non si fosse data una mossa tutte le volte che il progresso scientifico cambiava le carte in tavola oggi saremmo tutti “terrapiattisti” o cose del genere.

Va bene il discernimento non la paura generica.

Attenzione ci dice la Prof. Cucchiara, perché Stati Uniti e Cina sono talmente avanti che se non ci aggiorniamo andiamo in serie B e non è una bella cosa, perché non ostante il ricorrente masochismo nazionale il nostro paese non sta affatto così male.

Abbiamo in Italia i due più potenti auper-calcolatori d’Europa e ne abbiamo un terzo in costruzione

Non dimentichiamoci che il primo Pc se pure a schede perforate e senza schermo per la semplice ragione che i pixel nemmeno erano conosciuti allora è nato a Ivrea all’Olivetti, Piemonte e non a Silicon Valley, California.

Sui robot pure non stiamo affatto male, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova diretto fino a poco tempo fa da quel Prof Cingolani oggi ministro della transizione ecologica ha costruito il robot umanoide iCube ,con le sembianze di un bambino che per dare un idea nel maggio scorso ha sfilato per Dolce e Gabbana.

L’autrice nel campo dell’AI si occupa sopratutto della sotto-branca della Visione Artificiale e di questo parla nel libro in modo approfondito ovviamente senza trascurare nessun’ altra delle altre sotto specie di AI.

I lettori che seguono questo blog e che avranno dato un’occhiata alle recensioni dei numerosi libri sulla Cina che sono stati recensiti di recente, avranno un’idea dei livelli incredibilmente avanzati ai quali sono arrivati i sistemi di riconoscimento facciale diffusi capillarmente in quel paese.

Questo ovviamente è un esempio di applicazione dell AI alla visione.

Dal costruire programmi perché le macchine possano vedere il mondo , si è arrivati all’estrema sofisticazione che è necessaria per fare riconoscere quel volto particolare fra altri milioni di volti.

Alla macchina va insegnato a leggere o vedere un numero enorme di dati ed a processarli poi passando per filtri successivi per classificarli e individuare solo le caratteristiche che si vogliono che apprenda.

Le macchine quindi apprendono, consultando un’enormità di dati facendo le operazioni necessarie per sparare fuori i risultati che si richiedono loro.

Sbagliano anche è ovvio, ma il lavoro che si fa con loro sta proprio nel ripetere le operazioni con le correzioni necessarie per non ricadere in quegli errori usando super computer.

L’autrice pur conoscendo bene la grandissima sofisticazione insita nelle operazioni sopra descritte a braccio, si sforza addirittura di dare un’idea del sistema a strati usato per arrivare da un’enormità di dati a concentrarsi solo sui risultati richiesti.

Quando si leggono libri di questo genere, scritti dalle eccellenze che queste scoperte le portano avanti si coglie la sensazione che il futuro ormai è penetrato profondamente nell’oggi, che è già qui.

Dalle auto a guida autonoma, ai robot che vanno dalla automazione dei processi industriali alla cura della persone anziane, all’eseguire operazioni chirurgiche con più accuratezza del chirurgo umano, dal riconoscimento facciale, alle diagnosi mediche a distanza basate su una data base di portata enormemente superiore all’esperienza del migliore medico diagnostico, eccetera eccetera.

Uno degli ultimi capitoli del libro porta il titolo : io non ho paura.

E ci voleva, perché l’autrice si sforza continuamente e ripetutamente a far capire che l’intelligenza artificiale non l’ha inventata qualche spirito santo o qualche alieno, e tanto meno le macchine stesse, ma che è assolutamente opera dell’uomo, che la può e la deve controllare.

Niente paura quindi, dice l’autrice con garbo ma anche con decisione se volete avere paura di qualche cosa, abbiate paura prima di tutto dell’ignoranza.

Leggiamoli i libri come questo, anche se richiedono la dovuta attenzione.

Un po di fatica bisogna farla, ma ne vale veramente la pena.


martedì 8 febbraio 2022

Simona Colarizi : Passatopresente . All’origine dell’ oggi 1989-1994 – Editore Laterza - recensione


 

L’autrice dal suo profilo su Wikipedia è professoressa di storia (del sindacalismo e del movimento operaio e poi storia dei partiti e dei movimenti politici) presso l’Università di Camerino, poi alla Federico II di Napoli e quindi alla Sapienza a Roma.

Ha al suo attivo oltre alle pubblicazioni scientifiche una ventina di saggi pubblicati per lo più da Laterza.

Siamo di fronte quindi al lavoro di una storica e politologa con qualifica accademica indiscutibile.

I lettori ricorderanno il libro di Goffredo Buccini : il tempo delle mani pulite (http://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2021/11/goffredo-buccini-il-tempo-delle-mani.html) recensito in novembre su questo stesso blog.

Buccini firma di primo piano del Corriere della Sera faceva la storia dettagliata degli anni di mani pulite nei quali aveva avuto la ventura di godere della fiducia del capo del Pool di Milano, che in pratica gli aveva fornito in esclusiva una serie di notizie da scoop.

Non ostante questo però Buccini, con molta obiettività non aveva potuto non rilevare le incongruenze e le scorrettezze a carico del Pool che la lettura della storia ex post ha consentito di esprimere a quasi tutti gli osservatori che si sono poi cimentati nel tentativo di elaborare un giudizio critico su quegli eventi.

Diciamo pure subito che il saggio della Colarizi del quale stiamo ora trattando assesta una mazzata pressoché definitiva sull’operato di quel pool di pubblici ministeri.

La sua ricostruzione storica ,se vogliamo (scorrettamente) ridurre in pillole il giudizio che si trova ben articolato nel libro, in sostanza ci dice che Mani Pulite ha distrutto il sistema politico italiano, unico caso in Europa,in cambio di che cosa?

Un pugno di mosche che consiste nel mantra fasullo che tutto il sistema politico e della pubblica amministrazione sarebbe stato insanabilmente corrotto, di fronte a una società civile invece presunta moderna colta e sana e moralmente elevata.

Pura fantasia che non trova alcun supporto nell’analisi storica e sociologica di quel periodo, dato che invece è facile dimostrare che il sempre relativo livello di corruzione della classe politica non era altro che lo specchio di una società civile che non era meno inadeguata, preparata e onesta dei suoi governanti che non a caso lei stessa aveva scelto e confermato col voto.

Pura fantasia anche se il battage pubblicitario dei media della carta stampata e delle TV voleva far passare come verità assoluta e che purtroppo la società nel suo complesso si era allegramente bevuta per anni come se fosse stata tale.

L’illusione di sostituire la classe politica presunta insanabilmente corrotta con la supplenza della magistratura inquirente che era arrivata a dilagare ampiamente nella sera politica mandando a farsi benedire l’elementare principio della divisione dei poteri ha causato dei danni ancora da riparare nel tessuto politico e sociale del paese.

Per la semplice ragione che dal qualunquismo moralista si è facilmente arrivati all’anti -politica tout -couret ed al populismo spesso oscurantista che affligge il paese ancora oggi.

E’ stato tutto un movimento in fase “destruens” senza il seguito di nessun movimento “costruens” o propositivo.

Oggi abbiamo dei partiti tanto liquidi che nemmeno loro sanno più come definirsi.

E’ tragicamente ridicolo vedere delle forze politiche che si definiscono sovraniste e identitarie che non hanno la minima capacità di esplicitare in modo articolato in cosa consista il nucleo di valori sovranisti e identitari che vorrebbero difendere.

Se poi parliamo di classe politica il senso di vuoto fa girare la testa.

Queste forze politiche dimostrano tutti i giorni di non avere una classe politica né coesa né minimamente spendibile per governare.

A sostegno delle tesi della Colarizi mi permetto di osservare che dai semplici editorialisti ai politologi e storici di professione oggi i giornali sono quotidianamente pieni di articoli che bollano con un marchio di infamia questa classe politica, con una virulenza come non era mai accaduto in passato.

E questo è pericoloso, fortemente pericoloso perché va bene che la storia non insegna nulla, ma stiamo osservando che a pochi decenni di distanza si rischia di ripetere gli errori marchiani commessi da tutti società civile compresa ai tempi di Tangentopoli e di Mani Pulite, cioè distruggere la credibilità del sistema per ritrovarsi con in mano un pugno di mosche (che non sono adatte per governare alcunchè).

Riferita a quegli anni la Colarizi con lucida analisi formula una condanna pesante sopratutto rivolta alla classe dirigente del Pci. poi Pds, poi Pd che ha scioccamente flirtato con quei pubblici ministeri ,approfittando del fato che furbamente il pool aveva deciso di fare tabula rasa della classe politica di allora lasciando in vita appunto solo quella forza politica della sinistra.

Ochetto, che pare non avesse capito pressoché nulla delle coordinate politiche e sociali che si agitavano allora si trastullava nella beata illusione che lasciando che i pubblici ministeri gli distruggedssero il Psa ed il suo leader, l’odiato Craxi, avrebbero in pratica lavorato per lui aprendogli le porte per un lungo periodo di governo.

Purtoppo per lui e per i suoi seguaci Ochetto non era Togliatti e quindi non era sufficiente aspettare sulla riva del fiume che il tempo lavorasse per lui.

Per la verità la magistratura inquirente allora si è tenuta anche alla larga dalla grande imprenditoria, evidentemente valutando vitale per portare avanti la sua opera di “moralizzazione” il costante sostegno della grande stampa guarda caso posseduta da quella grande industria.

Memorabile nel libro la descrizione del passaggio di Romiti ,capo operativo della Fiat che si trattiene non più di tre ore nella Questura di Milano per una dichiarazione spontanea dopo essere arrivato in elicottero, mentre una folla di piccoli imprenditori languiva nelle patrie galere fino a “confessione completa” secondo le collaudate procedure del metodo Di Pietro.

Noto ora che la Colarizi nemmeno fa menzione della componente cattolico sociale del PDS e poi Pd.

Questa esclusione è ancora peggio di una condanna, significa che per l’analisi politologica questa componente era del tutto insignificante.

Ottimo libro ben argomentato e lontanissimo da pregiudizi ideologici come si conviene a un autore di provenienza accademica.