mercoledì 25 marzo 2020

Daniele Salerno : L'enigma dell'ultimo templare







Ho appena finito di leggere questo romanzo che si autodefinisce thriller storico.
Devo dire che è venuto a fagiolo il ritrovarmi sottomano un libro di questo genere, proprio nei giorni in cui l'epidemia di coronavirus costringeva relegato in casa mè come tutti gli altri.
Ero fortemente incuriosito da alcuni fatti singolari relativi all'autore.
Ho trovato la recensione del libro sul giornale locale della mia provincia e la cosa mi ha subito interessato per il fatto che avevo sentito nominare l'autore come insegnante di diritto nell'Istituto Tecnico della mia città, un buon insegnante.
Avevo letto di lui come persona impegnata in politica a Voghera come Vice Sindaco e sempre dal giornale locale sapevo che aveva coltivato interessi storici concretizzatisi in alcuni saggi sopratutto su vicende storiche locali.
Avevo letto che era Cavaliere dell'Ordine di Malta.
D'accordo, quindi una persona colta e qualificata, ma non un professionista, non uno scrittore con precedenti pubblicazioni a livello nazionale, per di più in una fascia di età non proprio da autore esordiente se lasciamo perdere ovviamente Camilleri e Tomasi da Lampedusa.
Dalla conoscenza di questi antecedenti ero invogliato a leggere il romanzo appena uscito da NewtonCompton.
Confesso di essere un lettore che contribuisce ad alzare parecchio la media dei libri letti per mese o settimana e quindi non pensavo sinceramente di arrivare alla fine della lettura del nuovo romanzo di Salerno, che avevo iniziato a leggere per pura curiosità, senza aspettarmi un gran che.
Dopo qualche decina di pagine, che si lasciavano leggere, mi sono imbattuto nella citazione del nome di Dan Brown e mi sono detto, ma questo è matto se pensa di fare concorrenza a un mostro sacro che ha pubblicato best seller a milioni di copie e per il quale editori e produttori sono disposti tuttora a firmare assegni stratosferici anche solo per prenotargli una nuova storia.
Fatto sta però che sono arrivato alla fine del libro stupendomi del fatto che un non professionista esordiente fosse così abile.
La storia non è certo originalissima, se si pensa che sui Tempari sono già state scritte delle biblioteche intere.
Come non è originalissima la trovata di fare convivere nella narrazione due vicende che si intrecciano, quella dell'Ordine dei Templari sopravvissuto alla sua ben nota soppressione ancora nel Medio Evo, che avrebbe rivissuto una sua vita diciamo “in clandestinità” fino ai nostri giorni, in tutta segretezza come una Massoneria particolare che recluta affiliati solo fra i potenti.
Fra vicende di quest'Ordine che sarebbe vivo e vegeto ai nostri giorni e dedito a trame inimmaginabili, Salerno inserisce un maresciallo dei Carabinieri in servizio in una caserma romana, che si vede suo malgrado coinvolto in pericolose avventure molto più grandi di lui per il solo fatto di avere un background particolare essendo un ex seminarista e avendo maturato la fama di essere anche un buon investigatore.
Ripeto che Salerno ha rischiato moltissimo perchè tutta la storia richiama fortemente lo stile e la fantasia proprio di Dan Brown e quindi costringere il lettore a fare confronti con un maestro assoluto come Brown è molto azzardato, ma tutto sommato non ho riscontrato delle cadute nè nella verosimiglianza della storia, né nel ritmo narrativo.
Se vogliamo trovare qualche sbavatura, d'accordo la troviamo.
Ad esempio non mi è sembrata una buona idea il voler accostare la figura del principale collaboratore del Maresciallo protagonista con quella dell'appuntato Cantarella del Commissario Montalbano.
Sinceramente le battute che Salerno mette sulla bocca di questo personaggio non fanno ridere nemmeno facendosi solletico.
Così pure la quantità di citazioni storiche per inverare e dare un tono di serietà alla ricerca storica che l'autore sicuramente ha fatto in modo rigoroso, mi sembrano eccessive calate in un libro che è un romanzo e non un saggio storico.
Ma sono difetti che non intaccano la bontà complessiva dell'opera che conserva la capacità di essere letta fino all'ultima pagina con genuino interesse e divertimento.
Il libro è al momento non reperibile nella versione stampata su Amazon e questo è un ottimo segno perchè significa che la prima edizione è andata esaurita.
E' però scaricabile in formato per e book e quindi invito i lettori interessati a questo genere letterario senz' altro a leggerlo.



lunedì 16 marzo 2020

Il Papa da solo che cammina in via del Corso





La foto l’abbiamo vista tutti.
Non posso pubblicarla per il dovuto rispetto rispetto del copyright del fotografo.
E’ stato un gesto voluto e studiato, evidentemente.
Prima la visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore dedicata alla Madonna per eccellenza e poi alla Chiesetta ,che custodisce un crocifisso che avrebbe stoppato una epidemie di peste.
Mahh.
I giornali hanno plaudito al gesto simbolico del Papa che fa un’azione volutamente eclatante per venire incontro al suo popolo.
Qualcuno ha accostato questo gesto alla visita di Papa Pacelli benedicente a San Lorenzo appena bombardata,durante la seconda guerra mondiale.
Personalmente nel corso della mia vita sono passato dal professare una fede cattolica militante, a una profonda revisione critica fino ad approdare ad una posizione nettamente laica, aperta alla spiritualità, ma decisamente polemica verso gli apparati delle religioni istituzionalizzate.
E quindi non vedo proprio motivi per plaudire a quelle visite papali.
In sostanza che ha fatto?
Ha evocato ed anzi ha esplicitamente invocato un intervento miracoloso della divinità.
Al giorno d’oggi.
Mi sembra veramente disdicevole spingere la gente sulla via della superstizione.
I miracoli non sono mai esistiti e la meritoria attività per esempio del Cicap ha dimostrato che non è mai esistito un solo caso di evidenza scientifica di un evento extra naturale.
Eventi riportabili alla nozione di miracoli li fa tutti i giorni la scienza, anche quando i suoi sacerdoti vestiti da medici e para medici salvano vite e poi ancora vite.
Ed allora perché invece di soffiare per alimentare uno sterile fuoco di superstizione il Papa non ha voluto prendere l’occasione per un gesto eclatante e significativo che invitasse la sua gente ad avere fiducia prima di tutto nella scienza?
Perchè non si è recato in un laboratorio di ricerca a ringraziare chi ha dedicato la vita alla scienza, che è incompatibile con la superstizione ?
Ha perso una ennesima occasione per rendere la religione della quale è responsabile supremo un po meno irrilevante nei tempi moderni.
Peccato, questa è una parola terribilmente irrazionale, ma che fa parte del suo universo.


Il rispetto per il dramma dell’epidemia che tutti condividiamo non può impedirci di non vedere un antico problema che abbiamo sempre cercato di esorcizzare : il Nord e il Sud




In un momento grave per il paese può apparire scorretto fare ipotesi sul suo futuro politico, perché si è quasi invocata una quasi sospensione della dialettica politica, che fino all’altro ieri era troppo spesso uscita dai binari della correttezza e della rispettabilità.
Ma esiste anche una politica magari non proprio con la P maiuscola, però almeno decentemente rispettabile.
Quindi cercherò di ragionare rimanendo in questo ambito.
Ebbene la durissima prova alla quale è stata messo tutto l’apparato della sanità lombarda e del Nord in generale ha messo in evidenza capacità di reazione parecchio diverse fra le istituzioni e la società del Nord, e le istituzioni centrali.
Il caso specifico della Regione Lombardia che individua in pochi giorni un’area (padiglioni della ex Fiera di Milano) e predispone dei progetti esecutivi per costruire un nuovo ospedale dotato di posti di rianimazione in numero più che elevato e che si vede stoppare dall’apparato centrale della Protezione Civile non è una bella storia.
Il giovane assessore al Welfare e sanità della medesima regione che dice e ripete nelle quotidiane conferenze stampa in unisono col suo Presidente, che a Roma sembrano non capire né rendersi conto della situazione drammatica che vive la Lombardia con gli ospedali che ormai non sono praticamente più in grado di ricevere pazienti, è un pessimo segnale, ma è un dato di fatto.
Il politicamente debole governo Conte che sta sempre sul generico per non urtare la eterogenea e risicatissima maggioranza che lo sostiene e che è costretto a rinviare continuamente i Consigli dei Ministri sempre a causa dei dissidi interni è uno spettacolo penoso.
Speriamo di “passare la nottata” di questo orribile periodo, ma poi i conti fra Nord e resto d’Italia, non vedo come si possa evitare di farli.
Scozia, Irlanda, Catalogna hanno qualcosa da dirci.
E la lagna della solidarietà non c’entra proprio nulla.
E’ un altro discorso che non esclude affatto la legittimità politica ed etica di affrontare un problema che si ripresenterebbe comunque anche senza coronavirus per i piedi.







giovedì 12 marzo 2020

Shoshana Zuboff Il capitalismo della sorveglianza






Lo dico subito, anche in tempo di quasi clausura causa Coronavirus, la lettura di libri di questa caratura non è una passeggiata.
Tanto per cominciare perché siamo intorno alle settecento pagine.
Poi perché tratta di un argomento sinceramente angosciante.
Questo libro è stato scritto per svelare le trame dei colossi del web per appropriarsi di tutti i dati possibili che riguardano la nostra vita e i nostri comportamenti, per elaborarli con raffinatissimi strumenti statistico-matematici fino a trarne deduzioni predittive con una approssimazione preoccupantemente vicina alla certezza.
Per farne che cosa?
Ma naturalmente per introdurci in un futuro della nuova modernità simile al paradiso terrestre, dove tutti i nostri problemi saranno risolti e ci sarà perfino risparmiato di dover lavorare per vivere.
Basterà chiedere alle nostre assistenti digitali e tutto ci verrà fornito grazie alla meritoria opera dei giovani geni che hanno inventato i vari Google,Facebook,Amazon,Macrosoft e Apple e hanno poi implementato sviluppi da fantascienza insieme alla loro corte, costituita dai migliori cervelli del mondo nel campo della raccolta e gestione dei dati.
Così dicono loro.
Ma la Zuboff, accademica alla Harvard Business School, ha dedicato sembra ben cinque anni della propria vita per scrivere questa poderosa e documentatissima analisi per smascherare coraggiosamente le pretese buoniste di questi personaggi che corrispondono tra l’altro agli uomini più ricchi del mondo.
Proprio per questo, costoro dispongono di un immenso potere non solo economico per contrastare con la massima decisione la diffusione delle idee elaborate dalla Zuboff, perché se la gente capisse e reagisse al loro soft power di persuasione, automaticamente si stopperebbe il circuito che alimenta il loro lucrosissimo business.
Perchè il meccanismo del “capitalismo della sorveglianza” è un trucchetto tipo l’inchiostro simpatico del Conte di Montecristo.
C’è un testo normale che i comuni mortali se particolarmente abili potrebbero anche materialmente mettere parzialmente in luce.
Questo testo normale conterrebbe l’insieme delle notizie riguardanti la nostra vita che noi stessi abbiamo contribuito a mettere in rete a partire dal nostro profilo su Facebook, o sugli altri social, amici, foto, like che abbiamo dato durante la navigazione, poi appunto la navigazione cioè siti visitati, foto viste, chat aperte, cose che abbiamo detto e scritto, tracciamento Gps e cioè dove eravamo, dove siamo andati, dove erano i nostri contatti eccetera e sopratutto cosa abbiamo comprato e cosa ci piace.
Già così abbiamo di fronte un enormità di dati nel corso del tempo.
Ma questa è solo la farina per impastare la torta, che consiste in ben altro.
La torta è il “testo oscuro” che diventa visibile solo con la luce posta sotto il foglio nell’inchiostro simpatico.
E questo testo oscuro lo possono conoscere e vedere solo i sacerdoti delle multinazionali del Web e pare che non sia mai pervenuto nemmeno in un solo caso in un tribunale che lo abbia richiesto, perché il capitalismo della sorveglianza si basa su un principio di segretezza assoluta.
Come mai quello che abbiamo chiamato il testo oscuro è così segreto ?
Ma è ovvio perché quello è oro puro.
Consiste nella elaborazione della montagna di dati che in parte abbiamo messo noi sul web, ma in grandissima parte ci vengono estorti a nostra insaputa, anche se da un punto di vista legale formale il consenso che abbiamo dato al trattamento dei dati pare copra la responsabilità dei giganti del web,che ce li scroccano.
I dati di per sé sembrano nulla più che oggetto di gossip da comari.
Ma nelle mani dei “data scientist” diventano oro.
Una delle tante cose inquietanti rivelate da questo libro è che i soliti giganti del web setacciano le migliori università del mondo per accaparrarsi in tempo le migliori intelligenze con questa specializzazione, dando un ulteriore vantaggio competitivo alle loro aziende.
Cerchiamo di capire la chiave di tutto che consiste proprio nella elaborazione dei dati raccolti sulle nostre vite.
Veniamo al dunque.
I sacerdoti del capitalismo della sorveglianza o dell’estrazione sono dei maghetti che usano i migliori strumenti che offrono la statistica e la matematica per fare una foto alla massima definizione possibile del nostro io.
Intendiamoci a loro della nostra persona non interessa un bel fico secco, ma interessa enormemente mapparci, o meglio loro dicono “profilarci”, in modo da definire la nostra personalità con abbastanza precisione in modo tale da poter predire con precisione cosa siamo portati ad acquistare, usando i dati più aggiornati offerti dalla psicologia cognitiva e dell’economia emotiva.
Quella foto di noi scansionata da uno strizzacervelli in grado di predire quello che noi in chiaro non conosciamo nemmeno ancora in materia di acquisti futuri, è oro, è una cosa che ha un mercato ben preciso e ben fiorente.
L’azienda che la compra non solo la userà per propinarci l’offerta di un prodotto mirato ai nostri interessi specifici, ma si avvarrà addirittura di un meccanismo per il quale sarà in grado di propinarcela quando noi saremo nelle condizioni psicologicamente più adatti a decidere quell’acquisto.
Sembra fantascienza ma non lo è, si tratta invece di pura e spiacevole realtà.
Ma non è ancora finita perché non bastano i dati che lasciamo in giro navigando nei social perché c’è anche la ciliegina sulla torta che viene dalla domotica, cioè da tutti prodotti così detti smart.
Televisioni, assistenti digitali, termostati, robot aspirapolvere, bambole ed altri giochi, telecamere di sicurezza oltre che ovviamente i nostri telefonini ,che ci spiano dalla mattina alla sera.
Finito?
No, c’è ancora il sempre più promettente settore degli indumenti o degli indossabili smart, cioè indumenti pieni di sensori, orologi e chi più ne ha più ne metta.
La conclusione è sconfortante perché ben lungi da avviarci verso una utopica età dell’oro dove ci sarà garantita la felicità da appagamento desideri, la realtà è che il prezzo da pagare per fruire di tutte ste cose , che beninteso hanno anche aspetti di effettiva utilità, ci avviamo imbambolati verso un futuro di espropriazione della nostra volontà per finire appiattiti in un “grande alveare” controllato dai sacerdoti dei giganti del web.
La Zuboff tiene a sottolineare che se è vero che il capitalismo della sorveglianza è in antitesi ai principi della democrazia ed assomiglia pericolosamente a una forma di totalitarismo, gli esiti da questo provocati non avranno nulla a che fare con la violenza fisica delle dittature totalitarie del ventesimo secolo.
Magra consolazione però perché il libro dimostra che l’esito del capitalismo della sorveglianza è immancabilmente la perdita della libertà intesa come libero arbitrio, perché mira a costruire un sistema essenzialmente collettivista nel quale l’individualità con le sue scelte imprevedibili è categoricamente esclusa, perché in contrasto con l’algoritmo che spinge all’unificazione ed alla assoluta prevedibilità delle scelte per massimizzare i profitti dei pupari che muovono i fili del marketing.
Ma allora è già finita perché questa gente è troppo più potente di noi e il divario di conoscenza che stanno creando non ci consentirà mai di ribellarci ?
La Zuboff pensa che la partita sia ancora tutta da giocare, purché però la gente prenda coscienza di cosa c’è in gioco, la nostra libertà.
Gli strumenti per combattere non possono che essere leggi di tutela che oggi non ci sono in America.
Ci sono in Europa dal 2018 ma non è ancora chiara la loro efficacia.
Poi c’è la possibilità tecnica di criptare e usare altri trucchi informatici.
Molti temono che le violazioni della nostra privacy costantemente e sistematicamente praticate dal giganti del web consistano al massimo nel rivelare particolari che abbiamo postato in modo sconsiderato e che in circostanze diverse possono metterci in imbarazzo.
Ma si tratta di ben altro, non è il gossip che interessa ai capitalisti del web, è la nostra anima, la nostra libertà.
Quelli vogliono sapere tutto di noi non per sputtanarci verso i nostri amici o concorrenti, a loro interessa avere abbastanza dati da poterci controllare, predire i nostri comportamenti fino a farci fare quello che vogliono loro.
Ma il fine non è politico, il fine è banalmente solo far soldi alle nostre spalle, coi nostri dati.
E’ un gran libro questo perché è documentato a livello di pubblicazione accademica, come di fatto è.
Si può avvicinare all’opera di Thomas Piketty di dieci anni fa sul capitalismo del XXI secolo, odiatissimo dal pensiero dominante liberista o ultra liberista, anche perché ,come questo della Zuboff ,è dal loro punto di vista maledettamente troppo ben documentato per non essere preso nella dovuta considerazione.