venerdì 31 dicembre 2021

Alessia Amighini : Finanza e potere lungo le Nuove Vie della Seta - Bocconi Editore – recensione

 




Dopo aver scoperto che praticamente ignoravo i fondamentali della attuale situazione della Cina,anche se confortato ma non troppo dalla consapevolezza di condividere probabilmente queste mie lacune con la gran maggioranza degli italiani, ho intrapreso la lettura di una abbastanza lunga fila di testi, che i lettori potranno trovare recensiti in questo stesso blog.

Non so sinceramente se ora sto esagerando ad approfondire l’argomento, ma mano a mano che acquisisco nuove nozioni non solo mi affascina sempre di più questo enorme paese ed i suoi incredibili e velocissimi progressi, ma vedo anche la necessità di liberarsi dei fastidiosi pregiudizi che in materia ci ha instillato coi suoi potenti mezzi il nostro a volte ingombrante e intrusivo alleato americano, per cercare di capire quale è oggi la realtà della Cina indipendentemente dagli interessi geopolitici delle grandi potenze o conseguenti alle nostre opinioni politiche.

Ho quindi intrapreso la lettura del secondo libro della Amighini dopo “L’economia cinese nel XXI secolo” recensito pochi giorni fa ( http://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2021/12/alessia-amighini-leconomia-cinese-nel.html ) , perché pur trattandosi anche in questo caso di un’opera di genere accademico (non per niente edito dalla Bocconi) mi pare si tratti di un approfondimento documentato e ben costruito che in un limitato numero di pagine (176) offre parecchio di più delle nozioni di base con uno svolgimento chiaro e leggibile anche dal lettore non specializzato.

E’ inutile sottolinearlo : chi fa i titoli per i libri come per i giornali è un operatore specializzato che sa andare a cercare parole, che evochino un interesse particolare o tocchino corde legate all’emotività.

In questo caso legare il libro fin dal titolo alla mitica Via della Seta è stata indubbiamente una trovata intelligente, anche se la cosa è perfettamente giustificata dal contenuto , perché se questa antichissima via che da Marco Polo in poi ha appunto acquisito contenuti mitici,vedremo dal libro che il progetto del Partito Comunista Cinese che in inglese titola “Belt and Road Initiative” BRI e in cinese “Yi dai yi lu” è molte cose insieme , ma tutte estremamente concrete e vanno dall’economia alla finanza alla geopolitica.

In effetti quello che ci hanno detto i nostri giornali e media vari sulla Nuova Via della Seta, è veramente troppo poco per capire di cosa si tratta.

Da quelle informazioni abbiamo appreso sostanzialmente che si tratterebbe di un potenziamento sia pure in grande stile di linee ferroviarie e marittime per stabilire comunicazioni più veloci e performanti fra la Cina e il resto del mondo.

In estrema sintesi è anche questo, ma le conseguenze pratiche saranno molto di più se è vero che la dirigenza cinese considera la BRI come la più ambiziosa delle sue strategie.

La Cina prima di tutto pensa ai suoi vicini asiatici con lo scopo ovvio di essere da loro percepita come la grande potenza di riferimento regionale prima ancora che planetaria e quindi è cominciando da loro che ha stipulato trattati regionali e bilaterali nella filosofia della Nuova Via della Seta.

Si tratta di vistosi investimenti in infrastrutture strade, ferrovie, porti, ma anche oleodotti vie d’acqua,elettrodotti,telecomunicazioni, scambi culturali e turistici, la gamma è molto ampia e finisce necessariamente nella geopolitica : cioè nel riconoscimento della Cina come grande potenza se pure in un ambiente caratterizzato dal multilateralismo e dal potenziamento della globalizzazione.

La dirigenza cinese ripete fino alla noia che il loro paese non ha e non ha mai avuto ambizioni egemoniche,come hanno ed hanno avuto invece gli Usa , ma pretende di essere riconosciuto come grande potenza, come è nella realtà delle cose essendo tra l’altro il primo esportatore ed importatore del mondo.

Questo libro ha il pregio di spiegare nel dettaglio in cosa consiste il progetto della BRI ,ma il suo scopo più particolare è quello di analizzare abbastanza nei dettagli quali sono gli aspetti della Bri nel campo della finanza.

Perchè in linea generale un qualunque sotto-progetto concreto della Bri si riferisce mettiamo nella costruzione di una qualunque infrastruttura d’accordo ma come si realizza in pratica una tale opera?

Si inizia con progetto che va finanziato e se l’iniziativa è della Cina è chiaro che la Cina medesima deve poter dimostrare al paese nel quale l’opera va costruita quali sono i vantaggi dell’opera per il medesimo paese sul quale l’opera si deve fare.

Innanzi tutto allora la Cina propone una linea di credito possibilmente in Renimbi, cioè nella moneta cinese.

Il lettore che si cimenterà con questo libro si ritroverà d acquisire una autentica cultura sulla politica che la Cina sta facendo per imporre la sua moneta come moneta internazionale, che le banche centrali devono usare per le loro riserve valutarie come Dollaro ed Euro (Yen, Rublo e Sterlina sono in seconda linea) cercando di soppiantare l’attuale netta preminenza del Dollaro.

Non entro volutamente nei dettagli tecnici, ma il lettore vedrà che la Cina sopratutto nel settore finanziario sta usando mezzi sofisticati per mettere insieme elementi che le correnti teorie economiche riterrebbero incompatibili come avere una moneta sostanzialmente non convertibile secondo le regole classiche, per consentire al governo cinese di dire l’ultima parola sui tassi di cambio conservando il vantaggio competitivo che consenta prezzi delle esportazioni relativamente bassi, ma contemporaneamente offrendo non pochi vantaggi per gli operatori commerciali tipici delle monete convertibili.

Se vuoi aderire alla proposta cinese di costruire la tale infrastruttura che fa parte della BRI potrai quindi accedere a un prestito cinese ovviamente con condizioni convenienti.

Abbiamo detto che la Nuova Via della Seta è strutturata in modo da costruire innanzitutto le nuove strutture previste dalla BRI nei paesi asiatici confinanti o vicini della Cina, per arrivare poi appena dopo al Mediterraneo e da qui in Europa ed al resto del mondo.

Tutti sappiamo che da tempo la Cina sta facendo una politica lungimirante per garantire l’approvvigionamento di energia ed altre materie prime alla sua gigantesca industria rivolgendosi a chi queste materie prime le possiede e quindi altre ai paesi del Golfo, si è da tempo rivolta a gran parte dei paesi dell’Africa.

Questi hanno grandi ricchezze minerarie ma purtroppo per loro hanno governi che in genere non offrono nessuna garanzia di affidabilità e quindi come si regola la Cina con la richiesta di garanzie per i suoi prestiti legati alla BRI ?

Chiedendo in cambio determinati quantitativi di materie prime come garanzia o terreni o proventi dalla vendita di materie prime.

E la cosa generalmente funziona anche se i casi di perdite quando si tratta di stati falliti o quasi si possono verificare.

Questo libro offre quindi una più che buona informazione e documentazione sulla Nuova Via della Seta, ma se qualche lettore ha interesse per la geopolitica e la finanzia internazionale, troverà veramente delle chicche, perché le soluzioni tecniche che la Cina sta da tempo mettendo in atto per fare della sua moneta lo strumento che vuole sono veramente originali e di grande interesse, pur essendo formalmente non del tutto ortodosse.




domenica 26 dicembre 2021

Giorgio Parisi In un volo di storni. Le meraviglie dei sistemi complessi .Edizioni Rizzoli – Recensione

 



Non è facile per un fisico teorico parlare del suo lavoro a chi fisico non è.

Ricordo di avere fatto un’esperienza diretta significativa.

Se andiamo indietro di un decennio circa il fisico teorico allora noto al grande pubblico per le sue capacità comunicative e le sue frequenti apparizioni televisive era il Prof. Antonino Zichichi che era divenuto un autentico personaggio pubblico.

Per questa ragione ero andato ad ascoltarlo direttamente in un una sua peraltro affollatissima conferenza.

All’uscita mi sono reso conto di essere riuscito a seguire sì e no il senso del suo discorso, ma chiedendo ai conoscenti che incontravo sentivo che in pratica nessuno aveva capito un gran che e che non pochi non avendo capito praticamente nulla e quindi era piuttosto scocciati e delusi.

Come è noto Zichichi perseguiva l’ambizione scientifica di arrivare addirittura a poter definire la “teoria del tutto”, che non è ancora stata scoperta adesso e nessuno sa se si potrà mai definire.

Sulla base di questa esperienza mi sono accostato con una certa riluttanza alla lettura di questo libro del neo premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi perché temevo di non riuscire ad entrare nel favoloso mondo dei fisici teorici.

Ma è andata bene.

Nel senso che d’accordo alcune parti le ho trovate ostiche anche alla rilettura pur avendo studiato a suo tempo sul testo di fisica per i licei di quell’Amaldi che si apprende da questo libro era stato il primo maestro di Parisi alla Facoltà di Fisica di Roma.

Ma gran parte dell’esposizione di Parisi l’ho seguita con grandissimo interesse rilevando uno stile molto sciolto e adatto anche ai non specialisti come mè.

Il libro si presenta del resto esplicitamente come la raccolta di alcune conferenze e articoli gièà apparsi in tempi diversi.

Chi ha assemblato il tutto sapeva il fatto suo perché nel libro si alternano riflessioni scientifiche vere e proprie con narrazioni riferite ad esperienze di lavoro dell’autore che servono a far capire che dietro a scoperte anche da Nobel ci sono dietro esseri umani dotati fin che si vuole ma anche portatori dei limiti e dei difetti tipici di noi tutti, che però devono mostrare una capacità di lavoro, concentrazione e dedizione non comuni.

Tanto per dirne una è simpatico leggere il capitolo nel quale Parisi annota giustamente il fatto che gran parte del suo lavoro è nato e progredito in tempi nei quali i portentosi mezzi tecnologici che tutti usiamo oggi non erano ancora nati.

Oggi siamo abituati a concepire qualsiasi tipo di lavoro scientifico o no come il prodotto di una equipe con membri che possono lavorare tranquillamente in diverse parti del mondo così come nella nostra epoca caratterizzata da una globalizzazione spinta la diffusione dei lavori scientifici si propaga quasi in tempo reale.

Ma Parisi ha cominciato a lavorare quando per comunicare con un collega in un altro paese doveva o usare un telefono che non aveva ancora linee dirette ma tutto passava attraverso diversi centralini e quindi richiedeva tempi di collegamento non prevedibili e poi la telefonata se protratta a lungo poteva costare anche uno stipendio.

Non si potevano spedire immagini di testo o di foto se non per lettera con tempi minimi oggi incredibili che andavano sulla settimana se si sceglieva la via aerea.

Per trasmettere del testo in velocità (relativa) occorreva usare le telescriventi che battevano i caratteri su rotoli di carta non sempre con risultati ottimali.

I lettori più giovani considerano (giustamente) del tutto obsoleti i fax, figuriamoci le telescriventi, probabilmente non le hanno neanche mai sentite nominare.

Lo stesso discorso si può fare a proposito di attrezzature fotografiche che l’autore ha dovuto usare in gran copia per filmare appunto quel volo degli storni che ha dato il titolo al libro.

Dato che l’elaborazione di un lavoro scientifico prima di raggiungere la possibilità di una adeguata formulazione (ammesso che arrivi) richiede solitamente tempi lunghi di anni e considerando il concomitante sempre più veloce sviluppo delle tecnologie, quelle macchine fotografiche a un certo punto le ha dovuto cambiarle tutte per usufruire di una definizione e una velocità di ripresa maggiori.

Grande interesse ha suscitato in mè il capitolo nel quale Parisi cerca di spiegare la genesi di una scoperta scientifica.

A questo proposito non a caso cita Albert Einstein che fortunatamente per noi lasciò scritto parecchie sue riflessioni e appunti dai quali si può apprendere il procedimento mentale che Parisi fa suo.

Non si pensi che se una nuova legge viene espressa nella lingua dell’universo che è la matematica, il fisico è costretto a ragionare per equazioni.

Con le equazioni certo ci lavora e per arrivarci prova e riprova con mille calcoli, ma prima tutto nasce da un intuizione, a volte da una riflessione su un fatto di qualsiasi genere che fa accendere nel cervello una lampadina che offre un’illuminazione.

Magari quel pensiero può essere trasposto nel mondo della fisica e qui trovare un’applicazione straordinaria.

Dall’intuizione si passa, ci dice Parisi ,(che ovviamente ha potuto usufruire delle conoscenze che Einstein ancora non poteva avere dal mondo delle neuroscienze che recentemente hanno fatto progressi impensabili), a un’elaborazione della teoria che si era solo intuita a una riflessione e messa a punto che avviene nella nostra mente nel settore dell’inconscio e qui viene elaborata magari anche per anni sembra indipendentemente da una nostra partecipazione cosciente.

Poi un fatto assolutamente casuale fa scattare nella mente una prima coerente formulazione della teoria, che per la prima volta lo scienziato si scopre improvvisamente in grado di esporre perché lui stesso di colpo ne viene direttamente a conoscenza in modo consapevole.

Fantastico!

Personalmente ho anche apprezzato parecchio il capitoletto nel quale Parisi esprime tutta la sua amarezza per una classe politica che sembra incapace di comprendere ed apprezzare il lavoro degli scienziati e degli uomini di cultura in genere visto che per la ricerca scientifica, l’educazione e la cultura spende la metà di quello che spendono i nostri partner europei. Non parliamo dei paesi di punta come Corea, Cina,Giappone, Usa.

Ottimo libro la cui lettura consiglio a tutti perché tutti hanno bisogno di usufruire del pensiero di queste eccellenze della scienza che il nostro paese è da sempre in grado di sfornare e dei quali come italiani andiamo giustamente orgogliosi.



lunedì 20 dicembre 2021

Alessia Amighini L’economia cinese nel XXI secolo – Editore il Mulino -recensione

 






Ci troviamo di fronte a un testo agile ma di chiara ispirazione e fattura accademica.

L’autrice del resto è professoressa di economia all’università del Piemonte Orientale ma sopratutto Co-Head of Asia Centre and Senior Associate Research Fellow all’Ispi e autrice con Francesco Giavazzi e Olivier Branchard di un diffuso testo di macroeconomia.

Consiglio pertanto la lettura di questo libro non al lettore che vuole avvicinarsi per la prima volta all’universo Cina, ma a chi ha bisogno di acquisire le nozioni base dell’economia cinese per ragioni di studio o di lavoro.

Il lavoro è accurato, documentato come si conviene a un opera accademica e l’esposizione è ben ordinata e coerente alla sua vocazione didattica.

Si comincia con l’esposizione degli elementi tipici dell’economia cinese a cominciare ovviamente dalle dimensioni che la caratterizzano in modo univoco.

Popolazione 1 miliardo e 400.000 ,davanti all’India che totalizza 1 miliardo e 360 mila.

Territorio che ne fa il terzo paese al mondo per dimensioni dopo Russia e Canada ma davanti agli Stati Uniti.

L’autrice descrive dettagliatamente con la dovuta documentazione l’enorme progresso che ha fatto la Cina negli ultimi decenni, probabilmente unico nella storia dell’umanità per velocità nel progredire e per le enormi dimensioni della popolazione interessata.

Da paese prevalentemente agricolo all’industrializzazione fino a diventare la “fabbrica del mondo” nella manifattura a cominciare dai tessili a basso prezzo.

La Cina di oggi però è altra cosa ancora perché da maggiore produttrice di articoli a basso costo ed a basso contenuto tecnologico la produzione si è sviluppata nei settori tecnologici più avanzati dove in alcuni campi è ancora indietro rispetto al livello delle produzioni americane, ma in altre quel livello lo ha già superato.

La Amighini non trascura di sottolineare le fortissime disparità e disuguaglianze territoriali e sociali che caratterizzano la situazione cinese.

Le regioni costiere e in particolare quelle ad Ovest intorno a Hong Kong ed a Macao compreso il Guandong sono un’ altro pianeta rispetto alle campagne e perfino rispetto alle regioni a Nord Pechino esclusa.

Ben trattato mi sembra il tema particolarmente importante del peso delle imprese statali.

Così pure è ben descritta la posizione delle società miste pubblico-private e il peso degli investimenti stranieri che sono ingenti non ostante le iniziative di Trump per cercare di frenare la corsa della Cina.

E’ pure ben trattata la situazione sociale che vede la formazione di un ristretto ceto di miliardari che sta insidiando per numero addirittura quello degli Usa.

L’allargamento del ceto medio e i forti miglioramenti che sono arrivati anche ai ceti più disagiati come quelli agricoli e ai “migranti” che nella situazione particolare cinese sono gli abitanti delle campagne emigrati nelle megalopoli ma che ancora non dispongono di pari condizioni con i cittadini.

La Amighini arriva poi a trattare i seri problemi che investono oggi l’economia cinese e cioè un progressivo rallentamento del ritmo di crescita ; l’invecchiamento della popolazione che crea difficoltà sempre maggiore nella cura degli anziani e comincia a presentare problemi di carenza di mano d’opera; la necessità di provvedere a costruire un sistema di welfare sempre più ampio.

Farà piacere ai lettori apprendere che i dirigenti cinesi stanno copiando il sistema previdenziale italiano.

Gli enormi investimenti in infrastrutture in patria e gli altrettanto enormi investimenti in Africa e America Latina programmati con una chiara visione geopolitica che mira a ricambiare diversificando al massimo le importazioni di energia e di materie prime delle quali la Cina si avvia ad essere la maggiore importatrice mondiale.

Ecco c’è quasi tutto quello che serve per documentarsi in modo esauriente.

Devo fare però alcuni rilievi.

Anzitutto lo stile accademico che non concede quasi nulla alla descrizioni di impressioni ricavate sul campo non giova a suscitare interesse nel lettore.

Direi di più, ai non specialisti risulta fastidioso a volte fino a impedire la corretta comprensione del testo l’eccessivo ricorso agli acronimi tecnici dati erroneamente per universalmente conosciuti.

Fino a quando si tratta di R&S ,ricerca e sviluppo va tutto bene, ma quando l’autrice mi tira fuori il sistema STI mi mette in difficoltà.

Cerco su Google e la ricerca mi dà Sexually Transmitted Infections, che ovviamente non c’entrano nulla;

Poi trovo Soluzioni Tecnologiche Integrate; Servizi Tecnologici Industriali, siamo sempre nella nebbia, poi più avanti mi imbatto in Science and Technology Information System e intuisco che dovremmo esserci quando l’autrice ci spiega che si tratta di un sistema di valutazione e ispezione, va bene ma se non si trattasse il lettore medio come un iniziato sarebbe meglio, anche perché questa sopra citata non è l’unica sigla misteriosa nella quale ci si imbatte.

La trattazione nel complesso mi pare equilibrata, però a differenza dei libri sulla Cina contemporanea che ho letto di recente e che potete trovare censiti su questo sito, mi lascia perplesso non dico un pregiudizio verso la Cina perché non è un paese democratico e non segue i canoni occidentali, ma mi sembra di cogliere una tendenza di fondo a cercare quello che rimane problematico nell’esperienza cinese trascurando di sottolinearne le assolute eccellenze.

Sarò distratto ma non mi pare che nel libro si dica esplicitamente per esempio che la Cina è il maggiore produttore mondiale di pannelli solari,con tutto quello che ne consegue nell’impiego di fonti di energia verde.

Non mi sembra che si parli esplicitamente degli enormi investimenti né nell’ormai esteso impiego di strumenti robotici anche nell’automazione della produzione industriale a contenuto tecnologico.

Non mi sembra che si parli dei sistemi di controllo della popolazione ad alta tecnologia in grado di profilare quasi tutti i cittadini (per quanto la cosa possa apparire non priva di aspetti inquietanti), che risultano comunque i più avanzati del mondo nel fondamentale campo del trattamento dei dati.

Non mi pare che si parli del primato mondiale di velocità nell’esecuzione di grandi progetti di infrastrutture che la Cina può vantare.

Non mi pare che si sottolinei l’enorme avanzamento cinese nel numero di brevetti depositati,con quello che consegue nel ranking mondiale, come pure mi pare che non si tratti in modo sufficientemente obiettivo la valutazione delle pubblicazioni scientifiche cinesi.

Non mi pare che si riferisca in questo libro il fatto che la Cina a detta degli esperti si trovi più vicina degli USA all’approntamento del famoso computer quantico, che sarebbe in grado di far fare un enorme salto in avanti alla nostra civiltà.

Ebbene forse qualche lacuna o pregiudizio mi pare che ci sia, anche se complessivamente questo libro diciamo come manuale scolastico è ben fatto.












mercoledì 15 dicembre 2021

Filostrato Vita di Apollonio di Tiana Traduzione di Dario Del Corno - Adelfi Editore – recensione

 



Chi era costui?

Ci soccorre come al solito Wikipedia che lo qualifica come filosofo greco antico vissuto fra il 2 e il 98 d.c. e che seguì la corrente del neopitagorismo fu insegnante e asceta.

Il libro del quale parliamo ci dice ancora Wikipedia fu scritto da Flavio Filostrato su richiesta dell’imperatrice Giulia Domna (160-217) ,moglie di Settimio Severo.

Filostrato scrisse questo libro sulla base degli scritti in proposito redatti dal discepolo prediletto di Apollonio che si chiamava Damis.

Lucio Flavio Filostrato nacque a Lemno nel 162 e morì ad Atene nel 247 circa.

Di conseguenza scrisse più di un secolo dopo la vita di Apollonio.

Come mai si chiederà il lettore mi sono imbarcato a leggere un classico di questa portata di circa 400 pagine e per di più ne propongo la lettura?

Perchè sono appassionato della filosofia di Pitagora o di quella stoica di Seneca ed Epicuro, pure seguiti da Apollonio?

Magari anche ma l’interesse per il personaggio Apollonio è molto più intrigante per la ragione che cercherò di spiegare e che è chiaramente la ragione per la quale propongo alla lettura questoi libro particolare.

Ebbene non tergiversiamo e spariamo la bomba che è veramente grossa e dirompente.

Quello che sto per dire lo premetto non è appoggiato da una documentazione storica sicura per la qual cosa gli storici del cristianesimo antico conoscono bene questa ipotesi e la considerano verosimile ma non si fidano a sostenerla apertamente.

Perchè?

Ve lo dico subito così capirete immediatamente.

Non è azzardato ritenere verosimile che il cristianesimo sia stato inventato praticamente a tavolino da Costantino e dai suoi consiglieri assemblando culti e miti esistenti e ben diffusi nella sua epoca per sostenere un poderoso disegno politico volto a dare stabilità a un impero che rischiava di sfilacciarsi.

Ci sarebbe da stupirsi se si scopre che una grane religione è nata più per fini politici che spirituali ?

Direi proprio di no se si pensa che chi ha nozioni anche solo elementari di esegesi biblica sa per certo che i libri della Bibbia di autori sconosciuti sono stato scritti a partire dal 3000/2000 fino a metà 400 sempre a.c. quanto il re israeliano Giosia ordinò al migliore dei suoi scriba di assemblare tutto il materiale allora esistente per creare una potente narrazione che sostenesse il disegno politico di costruire una Grande Israele che poi in realtà non divenne mai una realtà storica.

Questo per dire che il disegno presunto di Costantino non sarebbe affatto campato per aria avendo un precedente così illustre.

Se questa era l’esigenza di Costantino cosa avrebbe potuto fare ?

Servirsi della religione allora più diffusa che era quella del culto di Mitra, (tanto che lo stesso Costantino era Pontifex Maximus di quel culto) o volgersi alla filosofia-religione diffusa da Apollonio, allora molto conosciuta.

Ma il culto di Mitra non andava bene perché era troppo elitario (rivolto ai soli maschi e con riti iniziatici che ne restringevano troppo la portata).

Discorso analogo vale per il culto di Apollonio, di natura troppo filosofica e quindi ristretto anche quello a una èlite.

Perchè non servirsi allora della religione che cercava di diffondere Paolo di Tarso ritenuto da molti il vero inventore del Cristianesimo?

Perchè pare che la sua predicazione diversamente da quanto comunemente si crede stentasse parecchio a diffondersi.

Ecco allora diventare verosimile l’ipotesi di un assemblaggio intelligente fatto da mani esperte come quelle dello scriba di re Gioisa perseguendo il fine di proporre una religione del tutto nuova

ma che si basasse su elementi ben conosciuti costruendo il mito unificante di un solo dio con caratteristiche e ambizioni universali.

Ma che c’entra Apollonio in questo grandioso disegno?

Ebbene la vita di Apollonio in questa ipotesi occupa una parte importantissima, perché è da questa che sarebbe stata praticamente copiata la vita di Gesù.

Questa è la ragione per la quale ritengo utile leggere il libro di Filostrato, perché le analogie fra le due narrazioni sono evidenti e sconcertanti, fino a sovrapporsi nei tratti più noti e significativi.

La vita di Apollonio ha il grande vantaggio di essere confermata da scritti di Apollonio che ci sono in parte pervenuti come alcune lettere.

I consiglieri di Costantino, abbiamo ipotizzato ,avrebbero utilizzato gran parte dei miti, riti e materiale del culto di Mitra, così come l culto di Apollonio e con questi avrebbero creato a tavolino la nuova religione universale che soddisfasse il disegno politico di Costantino.

Teniamo conto dl fatto che  Costantino e soprattutto i suoi successori Teodosio in testa non esitarono a usare spregiudicatamente la spada per imporre il Cristianesimo come religione di stato, proibendo qualsiasi altri culto usando la pena di morte con con chi non si dichiarasse cristiano e distruggendo a man bassa le vestigia delle precedenti religioni, templi compresi.

Si veda su questo argomento la precedente recensione del libro di Catherine Nixey “The darkening Age” The Cristian destruction of the classical World.(https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2020/06/catherine-nixey-darkening-age-christian.html )

Che rende verosimile l’ipotesi Costantino inventore e assemblatore del cristianesimo sono proprio tra l'altro le chiese cristiane costruite in gran parte sopra gli antichi templi.

Solo a Roma sono incredibilmente sopravvissuti ben 7 templi di Mitra anche perché erano scavati sotto-terra alcuni dei quali sotto chiese esistenti,(come quella di San Clemente in Via Labicana a due passi dal Colosseo) non visitabili se non da studiosi accreditati perché a quanto pare il clero sembra temere il fatto che i fedeli si facciano domande imbarazzanti.

Dal culto di Mitra il cristianesimo nascente ha copiato assolutamente a man bassa, anche se la cosa è poco nota.

Dalla disposizione dei tempi orientato Est-Ovest, come tutte le chiese cristiane, all’altare, al rito della comunione, ai riti-sacramenti di iniziazione come battesimo e cresima e addirittura alla fattura ed al colore dei paramenti sacri.

Magari gli sbrigativi fedeli rimasti oggi non ci fanno molto caso ma i sacerdoti cambiano i colori dei paramenti e sopratutto della casula che può essere bianca,nera,verde o rossa o viola secondo il tempo liturgico, esattamente come succedeva nel culto di Mitra.

Ovvio che anche Mitra era nato da una vergine ed era apparentemente risorto (come lo stesso Apollonio).

Dal medesimo Apollonio, non voglio togliere la sorpresa e il piacere al lettore, ma deriva quasi tutto quello che il cristianesimo ha trattenuto.

Credo opportuno però dare una ulteriore nozione fondamentale per seguire discorsi come quelli sopra riportati.

Non si pensi che dire Gesù Cristo sia come dire Giovanni Rossi, nome e cognome.

Non stanno così le cose.

Il personaggio storico era l’ebreo di Palestina Geoshua di Nazareth, noto come Gesù.

Se volete approfondire lasciamo pure stare gli storici specialisti del periodo come Barbaglio , Jossa, Pesce eccetera e accontentiamoci del molto più noto Alessandro Barbero, se cercate la sua conversazione su Youtube a proposito della storicità di Gesù (https://youtu.be/0a4rsvyj2vA)

vi confermerà che il personaggio storico ha delle basi abbastanza solide anche se non solidissime sia perché di suo non ci ha lasciato alcuno scritto, sia perché i contemporanei praticamente non ne parlano affatto salvo quelle striminzite citazioni di Tacito e altri due o tre per di più conosciuti come non obiettivi.

Gesù di Nazaret quindi è una figura che è storicamente accertabile , così come il nucleo della sua predicazione originaria è pure criticamente accertabile e va sotto il nome tecnico di “Quest” (https://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_del_Gesù_storico) e si riduce al discorso della montagna e poco altro, il termine tecnico usato dagli esegeti per designare il pensiero originario di Gesù e “fonte Q”(si veda per esempio Klaus Stefan Krieger “i Veri detti di Gesù”).

Ben altra cosa e completamente diverso è il Cristo, che è un personaggio creato a tavolino dopo la morte del vero e storico Gesù di Nazaret , che sia avvenuta per opera di Paolo, o di Costantino ,ma si tratta in entrambi i casi di una creazione a freddo fatta di enunciazioni teologiche a servizio di un corpus dogmatico enorme che è servito nei secoli più alla politica ed al controllo sociale che alla spiritualità, anche se la nostra cultura ne è tuttora impregnata.

Gesù di Nazaret come è ben noto era convinto che la fine dei tempi fosse estremamente vicina e quindi non aveva la minima intenzione di fondare alcuna chiesa (che non avrebbe per altro avuto alcun senso nel mondo ebraico) e non ha infatti fondato alcuna chiesa.

A chi fosse interessato a chiarirsi le idee sulla differenza fondamentale fra Gesù e Cristo mi permetto di consigliare il recente libro di Vito Mancuso “i quattro maestri” che alla voce Gesù tratta da par suo l’argomento che sopra ho solo accennato, libro la cui recensione tra l’altro potete trovare in questo stesso Blog (https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2020/12/vito-mancuso-quattro-maestri-recensione.html).

La Chiesa che tutti conosciamo non è quindi stata fondata da lui, ma da chi è venuto dopo di lui.

Paolo e seguaci o più verosimilmente proprio da Costantino che aveva i mezzi per farlo e che lo fece in realtà anche stando a quello che è storicamente certo convocando e presiedendo, lui che non era cristiano ed anzi era il Pontifex Maximus del culto Mitralico, il Concilio di Nicea, le cui determinazioni lui approvò e verosimilmente fece solamente ratificare dai vescovi intervenuti.

Perchè non possiamo dopo Nicea appoggiarci a documenti storici per verificare se il Cristianesimo è stato veramente inventato da Costantino?

Perchè i soliti buoni monaci medioevali negli scriptoria hanno fatto sì che di Nicea ci arrivassero solo il deliberato ma nulla della cronaca dei lavori.

Ma lo ripeto anche Costantino e successori hanno avuto interesse a non mostrare troppo che la nuova religione se l’erano inventata per i loro scopi politici.

Bene, come vedete l’interesse per la vita di Apollonio di Tiana è di grandissimo interesse perché apre l’orizzonte a ben altro.

Buona lettura.










venerdì 26 novembre 2021

Miska Ruggeri : Apollonio di Tiana Il Gesù pagano. Prefazione di Luciano Canfora. Editore Mursia – recensione

 




Come recita il proverbio :l’appetito vien mangiando.

E infatti dopo avere potuto saccheggiare l’infinità di notizie sui miti greci esposti da Giorgio Ieranò in “Demoni, mostri e prodigi, l’irrazionale e il fantastico nel mondo antico” precedentemente recensito mi ero annotato di approfondire la figura di Apollonio di Tiana, grosso personaggio del primo secolo d.c.

Nato nel 15 dopo Gesù e morto nel 100, anche se le date non sono affatto certe a Tiana , attuale Turchia.

Filosofo, che non compare colpevolmente nei testi scolastici, ma anche conferenziere,profeta, taumaturgo.

Facciamola breve perché si tratta di un personaggio di primissima grandezza, anche se poco conosciuto?

Perchè con Simone Mago aveva di fatto conteso ai suoi tempi la fama a Gesù di Nazaret.

Che ne sappiamo noi lettori non specializzati in quel periodo storico, ed in particolare del perché allora prevalse il cristianesimo e non altre correnti spirituali?

Perchè il solo Gesù di Nazaret aveva l’esclusiva di fare miracoli e di predicare un coerente messaggio di umanità come ci dicono gli scrittori apolegiti cristiani?

La risposta che la storia è in grado di dare, pure di fronte a una situazione complessa e a fonti da prendere con le molle è semplice : il cristianesimo ha vinto perché Costantino ha deciso che quella fede e solo quella dovesse vincere per sue considerazioni di potere politico.

L’impero si stava disgregando.

L’influsso della filosofia greca una volta ritenuta graniticamente solida e in grado di descrivere il reale, come nella storia capita nei momenti di crisi e di cambiamento si mescolava a spinte irrazionali che inducevano a dare credito con uguale fiducia agli influssi magici orientali.

Il risultato era che in quel periodo dell’espansione del primo cristianesimo i personaggi come Gesù di Nazaret erano molti ed erano seguiti con fiducia e interesse.

Fra loro del nostro personaggio del quale ci sono pervenuti diversi scritti ne sappiamo parecchio sulla base sopratutto della “Vita di Apollonio di Tiana” scritta da Lucio Flavio Filostrato (170-245 d.c.), che il nostro autore Miska Ruggeri giudica attendibile nella sostanza pur contenendo anche aspetti diciamo così romanzati.

Ecco l’interesse per questo studio su Apollonio è in gran parte proprio nel consentirci di scoprire le molteplici e incredibili similitudini fra quello che sappiamo del Gesù storico, non il Cristo che hanno costruito i primi cristiani da San Palo in poi e le vicende di Apollonio.

Apollonio ci dice Ruggeri è molto simile a un santo cristiano.

La sua formazione pitagorica lo spinge a praticare l’ascesi come i primi monaci eremiti.

Questo significa imporsi una vita fortemente austera che comporta rinuncia alle ricchezze, un regime alimentare vegetariano stretto ed estremamente morigerato, auto-imposizione di una rinuncia a esercitare il sesso, pratica costante della meditazione.

Da Pitagora Apollonio ricava la convinzione che questo stile di vita di per sé porta l’uomo ad avvicinarsi agli dei o al dio che lo ricompensa fornendogli poteri sovra-umani.

L’abilità di guarire gli storpi, i ciechi.

Addirittura la facoltà di resuscitare un morto o affetto da morte presunta.

La capacità di comparire contemporaneamente in due luoghi diversi.

Al processo al quale lo sottopone Domiziano nel momento clou evita l’umiliante punizione scomparendo semplicemente.

Parla le lingue e comprende il linguaggio degli animali potendo così interagire con loro.

Ma legge anche il pensiero degli uomini.

Appare dopo la morte ad alcuni discepoli.

Ha capacità profetico-divinatorie.

La sua nascita avviene accompagnata da un prodigio.

Da appena adolescente comincia a studiare Pitagora e inizia a praticare uno stile di vita austero accompagnato a privazioni se pure non esagerate.

Si spoglia dei suoi beni e pratica fra l’altro il voto pitagorico del silenzio per lunghi periodi.

Fa il primo discepolo Damis e si reca in Mesopotamia dove apprende i culti orientali ed il significato dei sogni.

Ma il suo viaggio verso l’Oriente del quale evidentemente sentiva il fascino lo porta direttamente in India dove incontra i Brahmani, che praticavano una spiritualità legata al culto del sole, usavano un bastone con effetti magici e praticavano forme di levitazione.

Come Gesù ,dimostra di possedere una forte sensibilità sociale e predica in favore dei poveri.

Più volte si scaglia contro specie di “mercanti nel tempio”.

Non ha buona opinione dei potenti ed ancor meno delle gerarchie religiose.

Vuole riformare le religioni esistenti

Ecco però Apollonio tiene a chiarire di non essere un mago o uno stregone, anzi condanna questi atteggiamenti come dovuti a pura ignoranza che va superata, ben sapendo come sia diffusa fra il popolo credulone e invita allo studio della filosofia.

Non vado oltre perché il libro va gustato nella sua interezza.

E’ un libro scritto da persona coltissima.

Confesso che mi ero accinto a leggerlo contando sul fatto che l’autore è un giornalista se pure specializzato e non un accademico e quindi mi aspettavo appunto una trattazione giornalistica.

Non è così anzi questo libro è ancora più ricco e documentato di come usano gli accademici di professione, ma è leggibilissimo.

Ha anche il vantaggio di illustrare senza dirlo in modo esplicito le caratteristiche fondamentali dell’epoca quei secoli primo e secondo dell’era cristiana così impregnati di irrazionale e di magia.

Oggi dopo due millenni la religione cristiana come anche le altre religioni istituzionali sono vittime di uno spirito dei tempi che non trova più in loro le risposte ai propri problemi e quindi sono probabilmente destinate a estinguersi.

Ma dopo la lettura di saggi su quei famosi due secoli nei quali il cristianesimo è stato riforgiato e si è istituzionalizzato a poco a poco guardando anche solo alle solenni liturgie si rilevano evidentissime le radici non del pensiero del fondatore ma le derivazioni da quella spiritualità magica irrazionale, miracolistica.

Tanto per dirne una il tempo di Asclepio ricorda Ruggeri non era altro che una Lourdes moderna.






lunedì 22 novembre 2021

Luciano Storia vera, Editore Bur classici greci e latini. Traduzione Quintino Cataudella – recensione

 





Recensendo pochi giorni fa “demoni, mostri e prodigi” di Giorgio Ieranò ho riscoperto il mondo dei classici greci e latini che la scuola mi aveva costretto a non amare a causa di traduzioni datatissime e assurde.

Ed è proprio leggendo il libro di Ieranò che mi ha molto incuriosito la figura di Luciano, scrittore singolarissimo del secondo secolo d.c., dico in greco, perché greco di nascita non era esseno nato a Samosata che si trova nella parte sud orientale della Turchia sull’Eufrate.

Retore e conferenziere di grande successo oltre che scrittore, Luciano premette fin dalla prima pagina di “Storia vera” di scrivere storie volutamente fantastiche per consentire al lettore di recuperare momenti di “relax” dice l’ottima traduzione del Prof. Cataudella, insigne grecista.

Diciamolo subito la straordinarietà di questo libro di Luciano sta nel fatto che il primo libro de la “storia” si lancia immediatamente in un racconto che sarà di ispirazione agli autori che secoli e secoli dopo si cimenteranno nel genere fantasy da “guerre stellari”.

Luciano ricorre all’espediente classico del viaggio per mare oltre alle Colonne d’Ercole.

Naturalmente dopo pochi giorni di navigazione sopravviene una tempesta con un vento di violenza mai vista che fa letteralmente prendere quota alla nave che diviene così di fatto la prima astronave della letteratura pronta ad approdare non su un’isola ma su una terra sferica che non sarà altro che la Luna.

Qui si innescherà una guerra fra abitanti della Luna e abitanti del Sole a causa della reciproca volontà di colonizzare la Stella del Mattino che si troverebbe a mezza strada fra le due sfere.

La guerra inizierà su una vasta pianura costituita dalla tela costruita appositamente da immensi ragni fra Luna e Stella del Mattino.

Ecco i primi elementi della geniale invenzione fantastica di Luciano.

Certo sorprende non poco scoprire che questo racconto precede quello analogo di Gulio Verne di quasi duemila anni.

Ecco teniamo conto di questo vertiginoso spazio di tempo, perché se da una parte l’autore si conquista tutta nostra meraviglia, dall’altra ci chiede venia per l’uso abbondante di un tipo di umorismo adeguato a quei tempi ma non ai nostri.

Voglio dire per esempio che l’artificio retorico di usare misure numeriche più che esagerate oggi non fa ridere più nessuno, ma questo non sorprende affatto, se si usa un minimo di senso storico.

Del resto rimane in piedi invece la verve ironica che è uno dei punti di forza del modo di scrivere di Luciano.

Ci sono per esempio le pagine de la “Storia” nelle quali Luciano prende elegantemente per i fondelli la seriosità e la prosopopea dei filosofi quando parla dell’Isola dei Beati nella quale soggiornano oltre agli eroi appunto anche i grandi della filosofia.

L’autore ci dice ad esempio che Platone non c’era perché era andato ad abitare nella città ideale che aveva descritto nelle sue opere lasciando intendere che gli abitanti dell’isola dei Beati si aspettavano che potesse tornare se le cose in quella città non avrebbero funzionato.

Formidabile poi la stoccata agli Accademici cioè ai seguaci di Aristotele che non si erano ancora presentati ,perché trattenuti non si sa da quanto tempo dal disquisire preliminarmente sul fatto dell’esistenza o meno dell’isola.

Chissà se il Manzoni si è ispirato a questo passo quando fa fare al nobile Don Ferrante il celeberrimo sillogismo aristotelico sulla natura di “sostanza” o “accidente” della peste che non essendo né di un tipo né dell’altro era dimostrato che non esisteva.

Anche gli Stoici non c’erano perché erano ancora attardati a salire il monte della virtù.

Gli Epicurei invece c’erano sull’isola e qui non si può non rilevare una aperta simpatia di Luciano per loro, anche se la sua intenzione è quella di non apparire seguace di nessuna corrente filosofica in particolare.

Altra invenzione fantastica è quella del soggiorno nella pancia di una enorme balena, invenzione questa volta un po meno originale dato che questo tipo di storia era già stata proposta dal libro di Giona della Bibbia datato nel 500 circa a.c.

Originale l’ambientazione in una enorme selva che troverebbe spazio nella pancia di quella balena ed ancor più originale lo stratagemma inventato per uscire dalla balena medesima dando fuoco alla selva.

L’intero libro è assolutamente godibile e questo spiega il fatto che secondo gli studiosi ha avuto un enorme seguito nel Medioevo quando si posizionava fra le opere più lette.

Occorre tener conto del fatto che quest’opera risale al secondo secolo d.c. che è quello della più forte espansione del Cristianesimo e che nelle sue opere Luciano addirittura non fa cenno ai cristiani.

Questo forse se da una parte l’ha salvato dalle mani dei monaci copisti più fondamentalisti, non l’ha nemmeno “spinto” nella diffusione perché secondo gli studiosi la sua opinione sui cristiani non era affatto positiva, pare che ritenesse quella setta priva di interesse essendo quel secolo pieno di racconti di guaritori e profeti simili a quelli su Gesù e questo atteggiamento non lo rendeva certo simpatico, immagino che nelle biblioteche dei conventi si trovasse se c’era all’ultimo piano.

Oggi però meriterebbe migliore fortuna tenendo conto del fatto che tutto il filone “fantasy” e non solo quello gli deve veramente molto.











giovedì 18 novembre 2021

Giorgio Ieranò : Demoni mostri e prodigi : l’irrazionale e il fantastico nel mondo antico Editore Sonzogno – recensione

 



Come mai ho affrontato la lettura di un libro così singolare che per di più si trova nelle biblioteche dal 2017?

Lo confesso per ragioni molto personali nel senso che per me questa lettura costituisce qualcosa come la riparazione di una falla che mi ero reso conto si era formata nella mia formazione scolastica.

Aggiungo però che propongo la lettura di questo libro perché sono convinto di non essere l’unico che è stato costretto ad avere avuto un pessimo rapporto con i capolavori di Omero a causa della lettura al liceo di questi classicissimi che ci veniva imposta nella impossibile e indigestissima traduzione di Ippolito Pindemonte, leggo su Wilkipedia nato nel 1753, che nulla aveva in comune con l’italiano contemporaneo.

Peccato perché acquisire una adeguata conoscenza della storie della mitologia antica e classica è essenziale per le implicazioni che queste nozioni hanno in campi che vanno dalla antropologia alla filosofia, religione e neuroscienze.

Voglio dire che nella formazione culturale di un adolescente sarebbe per esempio di fondamentale importanza avere la possibilità di individuare l’estrema equivalenza appunto fra i miti classici e quelli delle religioni istituzionali ,che tra l’altro spesso e volentieri questi antichi miti hanno copiato di sana pianta facendo comprendere subito allo studente che la presunta superiorità dei miti religiosi è soltanto frutto di propaganda e indottrinamento, non certo di pensiero critico.

L’autore apprendiamo che è professore di letteratura greca all’Università di Trento e che è uno specialista dell’argomento che ha già trattato in lavori precedenti ed analoghi.

Fatta la dovuta premessa sul mio particolare personale interesse devo dire che di conseguenza ho grandemente apprezzato il fatto che l’autore dopo una breve presentazione del personaggio mitico lascia parlare per uno spazio ragionevole la fonte più autorevole di quel mito medesimo riprodotta in traduzioni italiane molto recenti che finalmente usano l’italiano corrente.

Un ulteriore qualità di questo volumetto è la capacità dell’autore di riuscire a presentarci una platea sterminata di personaggi mitici servendosi di una essenziale antologia di scritti classici ,come si è sopra accennato rimanendo nei limiti di sole 162 pagine.

Stiamo parlando di miti che sono né più né meno delle nostre radici culturali.

Devo dire che leggendo questo libro sono arrivato al massimo della sorpresa quando pur avendo seguito il curriculum scolastico fino alla laurea in materie umanistiche col dovuto profitto ho dovuto constatare di ignorare praticamente del tutto ad esempio l’opera di Luciano di Samosata autore greco del II secolo d.c. evidentemente giudicato troppo politicamente scorretto da chi imponeva i programmi scolastici nei primi anni del dopoguerra.

Quest’autore aveva avuto una tale straordinaria capacità di proiettarsi in un futuro fantastico da avere anticipato classici della fantascienza tipo guerre stellari, come ha fatto nella sua “storia vera”.

Del resto il Prof. Ieranò ci dice che proprio il regista di “guerre stellari” George Lucas ha dichiarato in una intervista a Time magazine di essersi ispirato anche alla mitologia classica studiata dal suo amico Joseph Campbell.

Consiglio la lettura di questo libro perché verrà trovato di sorprendente attualità in questo momento storico quando il progresso tecnologico è diventato così rapido e straordinario da avere consentito a molti scienziati di parlare in modo verosimile di “transumanesimo” imminente per il semplice fatto che la condizione umana sta per essere modificata.

Se una tale prospettiva viene giudicata da molti come qualcosa di inquietante, può essere fortemente di conforto ricordarsi che menti geniali già due millenni fa avevano costruito storie che anticipavano un futuro che oggi ci appare molto più vicino.


sabato 13 novembre 2021

Goffredo Buccini Il tempo delle Mani Pulite . Edizione Laterza – recensione

 



A ben trent’anni da Mani Pulite siamo come è noto nel periodo nel quale si è manifestato nell’opinione pubblica il livello più basso di fiducia nella magistratura della storia repubblicana.

Su questa base non si può che confermare quello che è più di una congettura verosimile e cioè che quel periodo che prometteva sfracelli :”rivolteremo l’Italia come un calzino”, una vera rivoluzione per via giudiziaria con lo scopo di moralizzare il paese non ha mantenuta nessuna delle sue promesse.

Questa sensazione è diffusa in tutto il paese da un bel pezzo, ma proprio per questo è utile rifarsi raccontare Mani Pulite dal cronista che nel bene e nel male l‘ha vissuta in diretta ed ha intessuto la prima narrazione dalle colonne del maggior giornale italiano il Corrierone di Via Solferino.

Goffredo Buccini giovane napoletano proveniente dal migliore Liceo Classico di Roma era sbarcato a Milano per fare la Scuola di Giornalismo ed aveva iniziato la professione appunto da Via Solferino, la sede storica del Corriere della Sera, partendo dalla più classica delle gavette :cioè seguendo la “nera” per poi passare alla “giudiziaria”.

Il suo racconto è straordinario perché la trama è indirettamente anche una biografia dell’autore in quegli anni, essendo proprio lui che firmava con altri colleghi le cronache da palazzo di Giustizia da San Vittore e dagli altri non ameni luoghi simbolo di quel periodo.

Il libro di Buccini ci costringe a fare mente locale a quegli anni che sono stati contemporaneamente molte cose insieme.

All’inizio degli anni ‘90 si era appena celebrata la caduta del muro di Berlino e del comunismo sovietico con implicazioni geopolitiche formidabili a cominciare dalla fine della “guerra fredda”.

Da allora la “rendita di posizione” sulla quale l’Italia del dopo guerra era vissuta di rendita come la più fedele figlioccia della democrazia imperiale americana era arrivata a termine lasciando quasi al verde la Balena Bianca cioè la Democrazia Cristiana e insieme il più forte Partito Comunista d’Europa che si era venuto a trovare orfano delle valigiate di rubli che arrivavano prima da Mosca.

Buccini non trascura di informare i lettori che il Povero partito Craxiano il PSI si è trovato con Mani Pulite nei guai più grossi anche perché se i due colossi politici che facendo finta di essere nemici incompatibili ma che di fatto avevano governato l’Italia dal dopo guerra con infiniti accordi sottobanco, erano vissuti facilmente su finanziamenti esterni, i socialisti si erano arrangiati a quanto pare senza troppa fatica facendosi mantenere diciamo dalle sponsorizzazioni delle aziende di stato.

Mani Pulite è stata quindi anche un “danno collaterale” dovuto alla fine della Guerra Fredda.

Non dimentichiamoci però che quei primi anni ‘90 sono stati anche quelli che hanno portato l’Italia sul baratro del fallimento del sistema economico.

Il famoso prelievo forzoso operato dal Governo Amato il 10 luglio del ‘92 nottetempo sui conti correnti degli italiani è stato una tipica operazione emergenziale quasi da tempo di guerra per salvare il salvabile.

Ma non basta ancora perché è proprio in quegli anni abbastanza funesti che la mafia di Totò Riina ritenendo a quanto pare di avere perso quelli che riteneva i suoi precedenti referenti politici aveva dato corso alla sua strategia stragista prima con l’incredibile agguato mortale al giudice Falcone e poi a Salvatore Borsellino per poi concentrarsi su attentati bombaroli rivolti a monumenti che non risparmiarono affatto vittime innocenti.

E’ proprio nel racconto sempre in diretta di uno di questi avvenimenti, quello milanese di Via Palestro, che ho trovato le pagine a mio parere più efficaci e drammatiche del libro.

Ovviamente non anticipo nulla, il lettore potrà godersele leggendole.

Che dire poi delle Mani Pulite vere e proprie?

La caratterizzazione dei singoli componenti del famoso “pool” che ne fa Buccini mi sembra riuscitissima e il più aderente possibile a quanto avvenimenti ormai passati alla storia ci hanno lasciato con una relativa ponderosa documentazione.

Questo giornalista che da ragazzo è diventato uomo in quegli anni, come lui stesso ci lascia capire è uno che le promozioni se le è guadagnate scarpinando senza sosta come è doveroso per chiunque pratichi quella professione, poi perché era professionalmente bene impostato, infine perché si è ritrovato capi e colleghi di prim’ordine.

Ma riconosciamolo i famosi “scoop” vengono anche in grazia di una bella dose di fortuna, fortuna che a Buccini si direbbe non sia proprio mancata.

Ci vuole però un misto di tutti gli ingredienti sopra menzionati per far carriera.

Formidabili le pagine che descrivono uno di questi scoop veramente clamorosi, quando appunto Buccini accompagnato dal collega Alessandro Sallusti (che come tutti non era nato direttore ma aveva dovuto anche lui cominciare dal basso) a Santo Domingo aveva dovuto ricorrere ai trucchi più incredibili per costringere uno dei più noti “latitanti” della Tangentopoli di allora un certo Giovanni Manzi per dieci anni presidente della Sea, la società che gestisce degli aeroporti milanesi, grande elemosiniere del Psi a rilasciare loro una intervista ovviamente esclusiva, che deflagrerà come una bomba, e che sarà un bel trampolino di lancio professionale per i due giornalisti che hanno avuto l’abilità di realizzarla.

Direi invece che fu abilità professionale più che fortuna immagino quella che ha fatto sì che proprio Buccini e non altri sia stato scelto dal Capo indiscusso del pool, Francesco Saverio Borrelli per rilasciare le sue interviste.

Tonino Di Pietro, Pier Camillo Davigo, Gherardo Colombo,Gerardo D’Ambrosio, Franceso Greco, Tiziana Parenti, Ilda Boccassini, Armando Spataro tutti personaggi che non hanno bisogno di presentazioni, ma fra loro se Tonino di Pietro era quello che per carattere faceva sempre il botto, il personaggio più personaggio di tutti era il proprio il capo, Borrelli.

Gentiluomo dell’ottocento era aristocratico in tutto.

Ma era anche personaggio complesso e contraddittorio, e questo ovviamente ne aumentava il fascino.

Per natura incline alla riservatezza non poteva però evitare flash e telecamere che a Palazzo di Giustizia stazionavano 24 ore su 24.

Poteva però evitare i giornalisti e infatti lo faceva con piacere, ma un qualche misterioso feeling aveva fatto sì che decise di fidarsi di Bettini ed a lui si rivolse più volte regalandogli altri scoop uno dietro l’altro.

Nel libro c’è anche godibile e mi sembra molto verosimile anche la storia del personaggio più simbolo di tutti di Mani Pulite, quel ToninoDi Pietro che da umile contadino meridionale dopo aver fatto un po’ tutti i lavori è approdato in Magistratura con la toga di Pm ed era divento tanto potente nel ruolo di centravanti di sfondamento di Mani Pulite come narra Buccini da far mormorare a un Berlusconi Neo Presidente del Consiglio del ‘94 che sarebbe stato sulla strada per toglierli la poltrona e insediarsi al suo posto.

Varrebbe la pena di leggersi questo libro anche solo per cercare di capire chi è questo personaggio dalle mille facce, dato che sappiamo oggi che la sua successiva carriera politica non è stata proprio brillante.

Per l’ennesima volta la storia ha dimostrato che gli aspiranti Maximilien Robespierre, l’incorruttibile per definizione dovrebbero essere più cauti quando si vedono osannati, perché quegli osanna non durano mai più di un mattino, come si dice.

Buccini molto onestamente non risparmia più di un accenno di autocritica rivolto non solo a sé stesso ma anche ai suoi colleghi che allora su quegli osanna avevano soffiato sotto, ma si erano probabilmente troppo spesso dimenticati di chiedersi in pubblico se quella che era divenuta la consuetudine delle manette facili per provocare pronte confessioni fosse giuridicamente ortodossa.

Non dimentichiamoci che il “tintinnar di manette” di quegli anni ha provocato anche un numero inaccettabile di decessi fra gli indagati o fra quelli che temevano di diventarlo.

Buccini non mi pare che lo dica esplicitamente ma dato che la matematica non è un ‘opinione a condannare storicamente l’ubriacatura di Mani Pulite rimane la percentuale ben esigua di condanne definitive incassate dal pool rispetto agli avvisi di garanzia spediti.

Buccini secondo mè giustamente sostanzialmente di tutto il pool salva solamente quel Gherardo Colombo che ha partecipato, ma per formazione aveva capito fin da allora che non è per via giudiziaria che si può debellare la corruzione, ma che ci vuole un umile e lungo processo di educazione al quale dall’uscita dalla magistratura si dedica da anni girando per le scuole e collaborando a case editrici.

Buana lettura



sabato 6 novembre 2021

Simone Pieranni La Cina Nuova .Editore Laterza – recensione

 



I lettori di questo Blog ricorderanno che il 14 maggio 21 avevo recensito un’altro libro di Simone Pieranni : Red Mirror ,il nostro futuro si scrive in Cina.

Quest’altro lavoro mi sembra tanto un integrazione del primo scritto assemblato con la stessa filosofia, stile giornalistico tipo reportage, molto agile e di scorrevole lettura.

Il libro riporta sostanzialmente il racconto di situazioni realmente vissute dall’autore vivendo in Cina.

Direi niente di meglio per entrare in un mondo che sempre di più invade ed invaderà le nostre vite.

Chi scrive come milioni di connazionali aveva già acquisito l’abitudine di comprarsi gran parte dei prodotti non alimentari col sistema dell’e-commerce su Amazon, abitudine confermata e allargata durante il lockdown causa pandemia.

Ebbene è singolare che con questi sistemi si compra su un sito di dimensioni colossali, tutto “made in Usa”, ma che i prodotti sono quasi esclusivamente “made in Cina”.

Solo in questo modo la Cina è entrata nelle nostre case da un pezzo e anche da questo fatto nasce un forte desiderio di chiarirsi le idee anche per capire perché la Cina è entrata nelle nostre case in modo tanto invasivo.

Ecco perché consiglio di leggere questo libretto.

Pieranni è di professione giornalista, ha vissuto in Cina lunghi periodo ed ha confidenza con il mandarino.

Il libro dato il taglio che gli dato l’autore come abbiamo detto sopra non pretende di offrire alcuna trattazione sistematica , ma non ostante questo riporta le sue narrazioni in modo ordinato proprio per aiutare il lettore a ragionare sulle nozioni che sono quelle essenziali che si ricaverebbero dalle trattazioni accademiche dei sinologi.

Come altri libri di questo genere si comincia col descrivere i progressi immensi che ha fatto questo enorme paese in un tempo incredibilmente limitato.

Per rendersi conto quanto questi progressi siano importanti basta pensare i presidenti americani di destra o di sinistra moderata che siano danno letteralmente fuori da matto quando parlano della Cina minacciando sfracelli come se fossimo ancora negli anni della Guerra Fredda quando il mondo era diviso in due blocchi contrapposti che con osarono farsi la guerra perché le armi nucleari che i due schieramenti disponevano in gran quantità avrebbero distrutto il pianeta insieme all’avversario.

Questo succede evidentemente perchè non riescono ad metabolizzare il fatto di non essere più gli imperatori del mondo in ragione della loro superiorità non solo militare ma sopratutto finanziaria e tecnologica.

Gli Usa sono ancora la massima potenza militare anche se la Cina sta progressivamente recuperando terreno, ma hanno praticamente già perso la guerra nel campo delle tecnologie avanzate e questo per loro è indigeribile.

Da questa indigeribilità deriva una martellante e potente campagna mediatica per descrivere agli occhi del resto del mondo la Cina come una potenza pericolosa che vorrebbe dominare il mondo.

Ecco i libri come quelli di Pieranni sono utilissimi per capire per quanto possibile cos’è veramente la Cina di oggi e rendersi conto che quasi sempre è qualcosa di molto diverso da come ce la presenta la propaganda americana che riesce a influenzarci pesantemente senza che nemmeno riusciamo a rendercene conto.

Il mantra del discorso propagandistico ha buon gioco nel far partire qualsiasi discorso sulla Cina da una affermazione categorica che formalmente è corretta : la Cina non è una democrazia.

Attenzione però che si gioca largamente sull’equivoco perché se è vero che appunto formalmente la Cina non segue le regole della democrazia liberale rappresentativa occorre fare seguire all’affermazione di base un minimo di analisi.

Le turbe vocianti di fanatici sostenitori di Donald Trump guidati da un tizio addobbato alla Toro Seduto con corna al posto delle piume che assaltano e spogliano il Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio di questo 2021 sono la dimostrazione iconica di qualcosa di più di un malessere del quale soffre la democrazia americana.

Se poi aggiungiamo le denunce che un gruppo di giovani membri del Congresso dei quali la personalità più nota è Alexandra Ocasio Cortez fanno e documentano da tempo circa l’influenza sempre più soffocante che le lobbies finanziarie e industriali statunitensi esercitano sui rappresentanti del popolo americano per pagarsi leggi a loro favore vediamo che le condizioni di lavoro dell’organo simbolo e motore della democrazia americana è giunto a un punto di crisi piuttosto seria.

Terzo argomento : che vanno a votare in America sono sempre meno elettori al punto che viene da chiedersi quanto possano essere considerati rappresentativi gli eletti.

A questo punto prima di pontificare su chi è democratico e chi no diventa necessario non fermarsi alla forma e chiedersi invece quanto vasto è il consenso di chi governa, assumendo questo come un criterio probabilmente prioritario.

E allora seguiamo questo criterio anche per ragionare sulla democrazia o meno presente nel sistema cinese.

Ebbene sulla base anche solo dei libri redatti da sinologhi o da semplici giornalisti qualificati che abbiamo recensito in questo Blog, e sono un bel numero, non abbiamo trovato un solo lavoro che non dichiari in modo chiaro e non equivoco che l’attuale dirigenza cinese gode del più ampio favore di quell’immenso popolo di un miliardo e mezzo di persone.

Non nascondo il fatto che questa constatazione ci lascia abbastanza di stucco vivendo noi nell’ambito di una certa storia e di una certa cultura che per istinto siamo portati ad usare per decifrare il resto del mondo.

Ecco, per capire qualcosa della Cina bisogna necessariamente partire da qui : la Cina non è un monolite ma è diverse cose insieme, ma di sicuro è basata su una filosofia e una storia culturale parecchio diversa dai nostri riferimenti abituali.

Confucio e Lao Tze sono magari anche contemporanei dei nostri filosofi classici ma hanno prodotto linee di pensiero del tutto diverse.

Tanto per cominciare nessuno dei loro filosofi ha mai scritto un’opera intitolata alla metafisica per la semplice ragione che non credevano nella metafisica né in un Dio, con un significato come lo intendiamo noi.

La filosofia cinese è da sempre laica.

Solo questo cambia tutto.

Il nostro primato dell’individuo non ha posto nella scala dei valori cinese non perché la Cina non è retta da un sistema politico liberal rappresentativo, ma perché nella loro visione del mondo non esiste la priorità dell’individuo (mantra dell’ideologia liberal-liberista) che è invece sostituita da quella della società o meglio dell’armonia della società.

Non vado oltre ma invito il lettore a tenere ben presente questa diversa scala di valori per capire la Cina.

Il libro di Pieranni mette per ultimo il capitolo dedicato alla filosofia, forse non ne parla prima per non spaventare il lettore immagino, ma non tralascia affatto di chiarire che senza utilizzare questa diversa scala di valori è impossibile capire la Cina.

Come si diceva sopra il gusto della lettura di questo libro sta nel fatto che è in sostanza una raccolta di reportage e di impressioni acquisite sul campo ordinate però seguendo l’ordine tipico di chi parla della Cina e vuole fare acquisire al lettore le nozioni di base : meritocrazia, alto livello di pragmatismo, alto livello di sperimentazione, capacità di esprimere una visione condivisa che si concretizza in piani d’azione pluriennali articolati ma sempre aggiustabili, sistema politico che fa riferimento al partito unico, ma con una viva dialettica con le realtà locali dove sono presenti forme di democrazia, lotta continua alla corruzione.

Lo ribadisco, il punto di forza di questo libro è la narrazione costantemente sul campo che finisce per forza a sottolineare cosa è peculiarmente cinese.

Faccio un esempio forse banale ma significativo: è tutto da godere il capitoletto dove ci viene spiegato come chi cinese non è si trova fortemente in difficoltà quando gli capita di dover sedersi magari anche solo in un ristorante con commensali cinesi attorno ad un tavolo rotondo e si rende conto che esistono regole precise per sottolineare il “ranking sociale” delle singole persone che i Cinesi conoscono tutti ma che lui ignora completamente.