giovedì 28 luglio 2011

La nuova DC ,se riesce a rinascere,deve essere di destra?

Il politologo Galli della Loggia sul Corriere del 25 scorso ha posto il problema del contributo che potrebbe dare a una stabilizzazione del disastrato sistema politico italiano una eventuale riedizione della Dc.
L’idea non è per niente peregrina né irrealistica prima di tutto perché la crisi del sistema politico a seguito dell’implosione del berlusconismo e del permanere della speculare inconsistenza del PD rendono urgente trovare una soluzione che stabilizzi il sistema stesso.
Secondariamente perché è ben noto che si parla da tempo del fallimento del progetto politico che aveva portato gli orfani della sinistra Dc a condividere lo stesso partito con gli ex comunisti, sperando di poter far sorgere qualcosa di nuovo, che in realtà non è mai nato né sembra avere la minima probabilità di nascere ora.
A seguito di questo fallimento i cattolici nel PD si trovano in un imbarazzo crescente e non è un mistero per nessuno che da tempo sono alla ricerca di una diversa collocazione.
Non è nemmeno un mistero che l’attivismo qualcuno probabilmente non a torto definisce smodato del Segretario di Stato Card.Bertone lo ha portato a mettere sotto il suo patrocinio la convergenza di gran parte dei movimenti cattolici, uomini della Cisl e del Terzo Polo per vedere di fare rinascere un partito cattolico, cioè senza infingimenti di fare rinascere la DC.
Bene quindi che uno dei più quotati politologi nazionali abbia sollevato il problema.
Meno bene mi è sembrato però il progetto proposto da Galli della Loggia, bastato sul presupposto da lui ritenuto indispensabile che la nuova DC per avere successo debba occupare lo spazio della destra.
Della Loggia basa questa sua affermazione sul fatto che l’esperienza degli altri paese europei lo proverebbe.
Non mi sembra vero per niente.
L’esperienza francese non può essere paragonata a quella italiana perché la Francia è sempre stata enormemente più laica dell’Italia tanto che non ha mai avuto un partito cattolico. Pur tuttavia l’esponente politico di primo piano ben noto come espressione del mondo cattolico è guarda caso l’attuale segretario del partito socialista Martine Aubrie e quindi tutto l’incontrario della ipotesi di Della Loggia.
In Germania mi sorprende che lo stesso della Loggia qualifichi sbrigativamente come di destra il partito della Merkel, la CDU, perché non è così.
La Cdu ha da sempre una componente cattolica tradizionalista e quindi di destra, che è la bavarese CSU, ma questa è solo una componente regionale, nulla più.
Come si può trascurare il fatto che nella Cdu militano non cattolici, ma cristiani, cioè indifferentemente cattolici e luterani, con le diverse sensibilità e percezioni sulla laicità e sui diritti umani che caratterizzano i cristiani riformati del nord Europa.
La Conferenza Episcopale Tedesca, dicesi la Conferenza Episcopale ha avallato per fare un esempio la legge sulla dichiarazione di fine vita sulla base della volontà espressa dal paziente quando era sano, eccetera, eccetera.
Il cattolicesimo tedesco è un altro mondo, o meglio è un altro cattolicesimo, bisognerebbe studiarlo meglio. La Cdu, Della Loggia lo sa bene ma per amore di tesi, sembra essersene dimenticato è stata la madre della concertazione fra industriali e sindacati nonché della presenza dei sindacati nei consigli di amministrazione della fabbriche, nonché della partecipazione dei lavoratori agli utili tramite il possesso di azioni della ditta. Se questa è destra, ben venga, ma non mi sembra destra, tutt’al più è quel centro che guarda a sinistra che voleva De Gasperi.
La tesi della Loggia è basata su assunti superficiali e soprattutto dimostra una scarsa conoscenza della storia del movimento cattolico in Italia e in Europa e soprattutto una conoscenza ancora più scarsa dei fondamenti della dottrina sociale cattolica.
Sarebbe utile riandare a leggere la parte della dottrina sociale cattolica scritta da Paolo VI e ripresa senza variazioni di rilievo dal papa-sindacalista Wojtyla per capire in modo inconfutabile che questa dottrina con la destra ha ben poco da spartire (e col Berlusconismo ancora meno).
Se approfondisse l’analisi Della Loggia capirebbe che la sinistra democristiana ha avuto il rilievo politico che ha avuto e la conseguente capacità di orientare il partito intero in progetti politici che erano antitetici alle idee della destra (riforma agraria, piani per la costruzione di case popolari, partecipazioni statali usate anche per fare una politica economica in qualche misura di programmazione nel senso di programmare progetti di lungo periodo per dare al paese le necessarie infrastrutture, politica per l’elevazione dei lavoratori, welfare esteso ecc ecc) non perché la situazione politica del tempo costringeva a dialogare col partito comunista più potente dell’Occidente, ma perché queste erano i progetti politici che suggeriva la dottrina sociale alla quale si ispiravano.
I democristiani che hanno lasciato una eredità positiva non erano clericali, ma erano cattolici sul serio.
Come ho più volte detto su questo blog va benissimo il fatto che oggi i laici (Della Loggia si è sempre dichiarato laico non-ostante i tentativi di Ruini e c. a suo tempo farlo passare come cattolico) si dedichino a trattare questioni inerenti al mondo cattolico, ma sarebbe bene che studiassero un po’ meglio le caratteristiche e la storia per non incorrere in errori involontari come questo che finiscono per aumentare la confusione invece che apportare un contributo utile.

martedì 26 luglio 2011

La classe politica è più che mediocre, ma anche i nostri industriali….

Il genio, il mostro, il massimo che abbia prodotto l’Italia il famoso Marchionne l’uomo Fiat- Chrysler, ha salvato la Chrysler a la Fiat, onore al merito.
Ma raccontiamola tutta. Il suo merito è stato in sostanza nell’accettare la maxi offerta di finanziamento di Obama per salvare dal fallimento la Chrysler.
E’ stato un rischio enorme, se lo è preso e ci è riuscito. E’ la tipica success story del capitalismo e infatti piace moltissimo in America.
Ora la Chrysler è salva e la famiglia Agnelli può finalmente (dal suo punto di vista) ritirare gran parte del proprio capitale dall’auto.
Ma la Fiat (fabbrica italiana automobili Torino) è probabile che non ci sarà più.
L’idea di Marchionne di sostenerla cercando di vendere la cinquecento in America e in Italia la suv della Chrysler Freemont con marchio Fiat è una autentica minchiata.
Per di più il gruppo Fiat Alfa Lancia continua ad avere in listino macchine brutte e invendibili (la 4x4 sedici, l’Idea, la Multipla, la Stilo, l’Ulisse, la Seicento).
Non hanno la minima prospettiva di vendere e se la Fiat non riesce a vendere macchine che fa? E i modelli nuovi dell’era Marchionne dove sono?
Il più grande industriale italiano, se pure del settore pubblico Scaroni dell’Eni, abbiamo visto che per parlare con il Presidente del Consiglio degli affari della sua azienda aveva bisogno della mediazione del lobbista –faccendiere Bisignani, quando una volta il suo predecessore Mattei era abbastanza potente da convocare lui il Presidente del Consiglio, se avesse avuto bisogno di parlargli, questa era una anomalia al contrario, ma era così e tutti lo sanno.
Luca di Montezemolo, titolare del più famoso marchio italiano, aspirante politico e uomo dei treni dell’alta velocità ,è stato l’altro grande industriale che ricorreva a Bisignani e questo solo ne diminuisce abbastanza drasticamente la statura.
Di Tronchetti Provera ex Pirelli pneumatici, oggi risuscitati con successo, ed ex tycun della Telecom, poi lasciata in non brillanti condizioni non ci sono molti disposti a spendere parole entusiaste anche a causa dell’affare tutto italiano dei dossiere raccolti dalla sua straripante “sicurezza interna”. Ne è uscito senza che fossero riconosciute responsabilità penali, ma l’affaire non è stato brillante.
Con i Tycun dei media si cade dalla padella nella brace.
Non diciamo neanche una parola su Berlusconi, perché c’è poco da aggiungere.
Il suo arci- rivale De Benedetti, partito da quello storico gioielli italiano che era l’Olivetti e ora lanciato nella produzione di energia verde e nella sanità, suscita anche lui scarse simpatie per le non proprio mirabolanti realizzazioni.
Se andiamo nel settore immobiliaristi, costruzioni, cemento vediamo più scandali che realizzazioni.
I petrolieri sprizzano simpatia da ogni poro con il loro cartello dei prezzi che fanno salire i prezzi alla pompa quando la benzina diminuisce sui mercati,e con i loro impianti non proprio al massimo delle misure anti-infortunistiche e anti- inquinamento.
Il poco acciaio che è rimasto produce in condizioni inquinanti tali da rendere Taranto una icona di città invivibile e che nessuno sa più come bonificare.
Finmeccanica, armamenti è sotto la lente della magistratura.
Grandi opere, Impregilo, grandi appalti internazionali e grande prestigio,è scivolata sulla penosissima buccia di banana del trattamento dei rifiuti di Napoli, che ne ha incrinato gravemente l’immagine.
Le banche, i veri padroni del vapore, si dice che abbiano sopportato meglio dei concorrenti avrebbe tenute al riparo. Non è una lode.
Abbiamo parlato finora solo dei grandi, che statisticamente in Italia semplicemente non ci sono praticamente più in quanto nessuno raggiunge nel proprio settore le dimensioni standard per la grande industria e già questo dice tutto.
La galassia dei piccoli, che costituisce la vera ossatura del capitalismo italiano, dopo i miracoli dei distretti e del Nord-Est ha subito la globalizzazione come se fosse passato un tornado anche a causa della insipienza della classe politica che non è stata capace ci contrattare a livello europeo una rete di protezione temporale per le produzioni italiane.
Il risultato : vent’anni di stagnazione che nessuno sa se veramente è finita.

lunedì 25 luglio 2011

Otto d’Asburgo singolare icona della storia

Quando uno si chiama Franz Josef Otto Robert Maria Anton Karl Max Heinrich Sixtus Xaver Felix Renatus Ludwig Gaetan Pius Ignatius von Habsburg-Lothringen ci sono molte probabilità che non riesca a sopportare cotanto peso e che ne rimanga schiacciato.
Non è stato così per Otto d’Asburgo, discendente di quella storica famiglia, scomparso all’inizio di luglio quasi centenario (i formali se pure soltanto ipotetici diritti successori sono passati al figlio Carlo a favore del quale aveva “abdicato” quattro anni fa) e sepolto nella mitica Cripta dei Capuccini.
Figlio dell’ultimo imperatore austro-ungarico Carlo d’Asburgo e candidato alla successione, alla fine della prima guerra mondiale perse il titolo quando le potenze vincitrici imposero la fine dell’impero austro-ungarico e la proclamazione della Repubblica Austriaca e l’esilio degli Asburgo.
Il Parlamento austriaco confermò la volontà degli Alleati e per sovrappiù decretò la confisca delle proprietà degli Asburgo.
Vissuto gli anni della giovinezza in Svizzera non accettò la situazione e continuò a presentarsi come legittimo pretendente al trono imperiale.
Prese subito posizione contro il Nazismo per ragioni nazionaliste e quindi si oppose all’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
Fu quindi esule antinazista in Belgio, Francia e poi Stati Uniti.
Finita la guerra non poté ugualmente rientrare in patria fino al 1966, dopo avere formalmente rinunciato a ogni pretesa di restaurazione nel 1961.
Fece politica attiva come europeista convinto ed in particolare cercò di promuovere una forma di unione fra i paesi danubiani.
Viveva in Baviera ed era stato parlamentare europeo per la CSU (la DC bavarese) dal 1979 al 1999 e in questa veste ovviamente si adoperò in prima persona per l’allargamento della UE all’Ungheria, alla Slovenia ed alla Croazia.
Personalmente aveva le cittadinanze tedesca, austriaca, ungherese e croata.
Segno di quanto fossero ben fondati i suoi ideali, che andavano oltre le nazioni, le etnie e le culture promosse la società pacifista britannica Three Faiths Forum per un dialogo serrato fra le tra grandi religioni monoteiste del mondo.
Il Comitato ispirato al suo nome per diffondere i suoi ideali politici ha recentemente distribuito una pubblicazione intitolata significativamente: “Ottone d’Asburgo dall’Impero all’Europa”.
Queste le indicazioni biografiche indispensabili.
Come mai ne parlo?
Non solo per ovvio interesse storico, ma perché anni fa un amico parlamentare (di centro-sinistra), al ritorno da un convegno sulle prospettive della Unione Europea, mi disse : ho incontrato un personaggio incredibile che ti sarebbe molto piaciuto. All’inizio sono rimasto sorpreso perché come molti. mi trovavo prigioniero dei pregiudizi e degli stereotipi correnti per i quali se uno si chiama Asburgo deve per forza essere un reazionario.
Poi, mi disse quell’amico, l’enorme cultura di quell’uomo e lo straordinario entusiasmo, che riusciva a comunicare per le sue idee, mi hanno conquistato.
Eravamo credo nei primi anni 70 ed allora i termini “geopolitica” e “globalizzazione” non erano ancora stati coniati, ma se c’è un personaggio storico le cui idee rispecchiavano questi concetti, questo era Otto d’Asburgo, che di essi è stato un ben qualificato precursore.
Oggi che nel mondo ed in Europa in particolare prendono piega le idee pigre e incolte della restaurazione localistica delle piccole patrie, la idee internazionaliste di Otto d’Asburgo giganteggiano.
La sua grandezza è stata non solo e non tanto dall’aver capito che ormai la storia aveva preso una strada giusta o sbagliata, che rendeva improponibile una riedizione dell’Impero, per far questo non ci voleva molto.
Ma invece dall’avere intuito e fatta propria l’dea che la filosofia sulla quale si era retto ai suoi tempi l’Impero Astro Ungarico poteva rinascere rinforzandosi ed ampliandosi negli ideali dell’Europa Unita e Federale.
L’impero vive e vivrà se l’Europa riuscirà ad esprimere una classe politica meno grigia e modesta dell’attuale.
Otto d’Asburgo ha fatto veramente quello che poteva, ma arrivato alla soglia dei cento anni non poteva rivivere un’altra vita per convincere i leader europei che esiste anche una politica alta che non coincide con la nota della spesa.

venerdì 8 luglio 2011

Il salvataggio del San Raffaele da parete del Vaticano

Bella notizia? Non troppo.
E’ un fatto positivo che qualcuno sia disposto a metterci dei soldi per impedire il fallimento di un ospedale e soprattutto un centro di ricerca e una università di qualità elevati, dopo che l’eccesso di ego di Don Verzè l’aveva lasciato con quasi un miliardo di debiti.
E’ un fatto positivo che sia rimasta tagliata fuori la cordata degli amici di famiglia di Berlusconi e questo è un ulteriore segno, che l’impero del caimano sta scricchiolando da tutte le parti.
E’ probabilmente ancora un fatto positivo che sia rimasto fuori anche il gruppo Rodelli , che ha già dimensioni ragguardevoli.
L’aspetto tutt’altro che positivo è che l’avvento nella sanità lombarda del Vaticano in prima persona, con la strategia di formare un polo con gli altri ospedali di prestigio (Gemelli, Bambin Gesù) già controllati venga a incidere in modo pesante sulla libertà di ricerca di ricerca ora libera e aperta pur essendo cattolico.
Non Verzè,non si può negarlo, si è fatto prendere la mano dal successo ed aveva preso ad agire da megalomane progettando mega realizzazioni pensando che i soldi sarebbero seguiti, ma questo è da sempre il modo per far fallire qualsiasi iniziativa economica.
Pur tuttavia non ostante la tendenza megalomane, le amicizie discutibili come quella con Berlusconi e la sua corte (con il nobile intento di spillargli soldi senza andare troppo per il sottile) non posso negare di avere una simpatia naturale per Don Verzè in quanto ecclesiastico che si permette e si ripermette di cantare fuori dal coro.
L’Università collegata al San Raffaele ha aperto le porte a cattedratici di chiara fama, di indirizzo non cattolico o non cattolico ortodosso e questo è stato un caso unico in Italia che la distingue e molto dall’ appiattimento conformistico della Cattolica.
Questa Università del San Raffaele ha dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, che dove c’è pluralismo di idee e libertà di ricerca si produce sul piano dei lavori scientifici, mentre nel caso contrario si continua a rigirare aria fritta.
Vito Mancuso, teologo, cresciuto in seminario, ma uscito all’ultimo momento, perché soffocato dall’impossibilità di esercitare libertà di ricerca in ambiente ecclesiastico, ha preso da anni una cattedra di teologia al San Raffaele e la tiene tutt’ora.
Il filosofo di provenienza marxista se pure molto aperto al dialogo Massimo Cacciari ha tenuto per anni una cattedra di filosofia.
La filosofa De Monticelli, sicuramente non cattolica ortodossa pur avendo dedicato anni della sua vita ad una traduzione adeguata di Agostino ha tenuto e tiene una cattedra di filosofia.
Il biologo molecolare Boncinelli ,esplicitamente non credente, ma personalità di spicco della scienza italiana è all’Università del San Raffaele (purtroppo le sue teorie sulla possibilità immediata di allungare il corso della vita umana devono aver avuto su Don Verzè l’effetto dell’assunzione di stupefacenti).
Tutti costoro saranno costretti a fare le valigie?
Temo di sì , ben conoscendo la non ampiezza di vedute del Vaticano e soprattutto conoscendo le norme capestro del vigente Diritto Canonico, che di fatto disconoscono formalmente la libertà di ricerca in ambiente ecclesiastico, lasciando la chiesa ferma ai tempi del Concilio di Trento.
Il risultato è che nelle università pontificie si produce nulla di rilevante, al punto che come è noto l’attuale pontefice, di professione teologo (anche se non di grande livello come produzione scientifica), ha insegnato teologia per una vita in Germania guardandosi bene da avvicinarsi a Roma, pur potendolo fare, evidentemente non per caso.

mercoledì 6 luglio 2011

I matrimoni regali e la chiesa

Passi per i neo Duchi di Cambridge William e Kate, troppo giovani e belli e nati dalla parte giusta per non essere ammessi a recitare la favola bella in modo verosimile.
Per di più nella loro chiesa, quella Anglicana, la regina, nonna dello sposo, ha ancora formalmente una posizione preminente, se pure assolutamente anacronistica e quindi transeat il loro Royal Wedding, celebrato in gran pompa con riti religiosi.
Però riconosciamolo : le monarchie al giorno d’oggi sono una realtà imbarazzante per l’uomo moderno.
Il loro anacronismo è un fatto insuperabile, che le mette fuori dalla storia e dalla logica.
Ci sono forse quelle che hanno più gloria e prestigio sulle spalle e se portate da persone che sanno vivere il loro ruolo con la dovuta dignità mostrano meno la decrepitezza intrinseca all’istituzione, ma sono comunque fuori dal mondo.
Se poi si scende a quelle che non hanno né gloria né prestigio e le persone che sono capitate a dovere recitare la parte non hanno le caratteristiche giuste, la cosa diventa grottesca.
E grottesco è stato il tentativo dei media di nascondere la realtà nel caso del recente matrimonio
Monegasco.
Stiamo parlando di uno staterello nato in modo diciamo avventuroso in territorio francese e ivi riconosciuto nella sua indipendenza provvisoria per ovvie ragioni di convenienza.
E’ noto che Mitterand è stato tentato di fare finire la farsa.
La sua economia è basata su due attività che nella morale cattolica sono da sempre considerate di malaffare : il gioco d’azzardo e la custodia di patrimoni con i privilegi dei paradisi fiscali.
Nel 1727 Benedetto XIII emanò addirittura una scomunica a carico dei giocatori d’azzardo.
I manuali dei confessori includono la domanda : hai praticato il gioco d’azzardo? Nei peccati contro il settimo comandamento.
La morale cattolica condanna il gioco d’azzardo perché irrispettoso della volontà divina, i protestanti lo condannano perché giudicato irrazionale (Adolfo Barbatelli : il gioco d’azzardo http://www.antrocom.net/upload/sub/antrocom/030107/07-Antrocom.pdf).
Tra l’altro il gioco d’azzardo (mukamara) è vietatissimo dal Corano (seconda Sura,versetto 219).
Non meno chiara la posizione della chiesa nei riguardi degli evasori fiscali e di chi beneficia dei paradisi fiscali .
Paolo VI non ha risparmiato da esplicita condanna nemmeno chi porta i capitali all’estero.
Si veda il punto 380 del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa – Libreria Editrice Vaticana.
Inutile aggiungere altro sulla reputazione morale dello staterello.
A Monaco, lo sappiamo tutti, c’è ben poco da benedire.
Sulla caratura morale in quanto pretesi cattolici degli sposi sarebbe troppo facile fare dell’ironia.
Il principe non sa neanche lui con sicurezza quanti figli ha in giro per il mondo dato lo “stile di vita” che ha praticato finora in modo palese.
La neo-consorte ci dicono i tabloid che si è convertita al cattolicesimo per l’occasione.
Chi scrive non è neanche lontanamente un puritano rigorista né è un fautore dello stato etico, i due principi monegaschi possono fare assolutamente, come tutti, quello che vogliono nei limiti delle leggi civili.
Ma qui è il punto. Leggi civili.
Che c’entra Gesù Cristo e la chiesa cattolica con queste due persone che sono chiaramente del tutto estranee alla spiritualità cattolica?
Perché il rappresentante della chiesa di turno deve prestarsi per un rito in gran pompa e sotto i riflettori dei media che finisce per essere una farsa?
D’accordo che il matrimonio cattolico continua ad essere celebrato in modo anche troppo lassista nel senso che il celebrante per lo più non si cura troppo di verificare se gli sposi hanno le caratteristiche richieste.
Risparmio al lettore l’elenco di quanto sarebbe indispensabile ai sensi del canone 1057 e seguenti del Codice di Diritto Canonico.
Per venire un po’ incontro alle prescrizioni canoniche ed al buon senso da decenni la chiesa cattolica chiede a chi vuole sposarsi in chiesa di seguire un corso di preparazione che verifichi l’esistenza dei presupposti minimi proprio al fine di evitare la farsa cioè la riduzione del rito a una pura cerimonia sociale esteriore senza alcun contenuto religioso.
Ricordo un vecchio parroco che in queste occasioni scendendo nei particolari pratici diceva : vi verrà chiesto dall’autorità civile di scegliere fra comunione o separazione di beni, ora a mio giudizio
se non avete problemi particolari come attività economiche in proprio che in caso di fallimento potrebbero mettere a repentaglio anche i beni del coniuge, se volete cominciare col piede giusto optate per la comunione. Ricordo questo pensando al fatto che oggi sono sempre più frequenti i contratti che prevedono clausole dettagliate sulla divisione dei beni o addirittura di clausole penali in caso di successiva rottura e presumo che queste non saranno certo state estranee al matrimonio monegasco.
Niente da dire sulla pratica utilità di queste previsioni, ma se si vuole il rito religioso si va su piano diverso, completamente diverso come logica.
Prendere o lasciare e non si è obbligati a prendere.
Nel caso monegasco è difficile negare che l’aspetto religioso è stato una formale cerimonia sociale pubblica in ragione della posizione del principe.
E questo è proprio quello che contesto : la foglia di fico della “ragion di stato”.
I lettori mi saranno grati se risparmierò loro una digressione dell’idea di ragion di stato da Botero a De Maistre.
Facciamola breve è una teoria nata nel periodo dell’assolutismo e poi della restaurazione secondo la quale la chiesa di fronte a un governante non deve guardare alla vita privata del monarca, che può essere anche orripilante, ma solo ai vantaggi che nell’azione di governo il monarca può dare alla chiesa.
Si tratta chiaramente di una teoria che non ha un minimo senso nei tempi moderni, e che non ha evidentemente alcuna base scritturale, ma che ricompare di tanto in tanto quando le ragioni di potere vengono anteposte a tutte le altre considerazioni.
Allora si tratterebbe di una sottile questione teorica che riguarda solo le cancellerie? Niente affatto, questa è una questione che riguarda ognuno di noi, perché tradotta in italiano significa questo : agli occhi della chiesa ci sarebbero cristiani di serie a (i governanti) per i quali vale una morale e cristiani di serie b (tutti gli altri, cioè noi) per i quali ne vale un’altra.
E questo se uno l’accetta ,scusate il termine non dotto, è un minchione senza se e senza ma.
Come fa il signor Rossi divorziato a non incavolarsi nero se si vede rifiutata la comunione ma poi vede sul teleschermo o sui media che il Sig. Berlusconi che pubblicamente rivendica la sua volontà di continuare a praticare lo “stile di vita” a tutti noto ,al matrimonio della Carfagna si comunica?
Ma rimaniamo a Montecarlo.
Non invidio il clero cattolico di quel posto, ma non sono stato io a convincerli a farsi preti.
Tutti sappiamo che a Montecarlo si adora un altro dio rispetto a quello cattolico ed a lui si celebrano quotidianamente riti coscienziosamente.
Quei preti dovrebbero quotidianamente tuonare contestando quell’altro dio e proponendo il proprio, se vogliono fare i preti.
Se vanno avanti invece a fare i capellani, d’intesa col Nemico ,forse hanno sbagliato mestiere.
C’era una volta un certo Giovanni Battista che a furia di contestare ai potenti il loro “stile di vita” ci ha rimesso la testa .
Però questo e non altro è il Vangelo ed è tutt’ora il testo sacro del cattolicesimo.
Prendere o lasciare, non si è obbligati a prendere, ma si è obbligati a non prendere per i fondelli chi a quel testo fa riferimento.

martedì 5 luglio 2011

Berlusconi mette le mani nelle vostre tasche, ma non nelle sue

Avete votato Berlusconi perché lui non avrebbe mai messo le mani nelle tasche degli Italiani, e adesso?

- aumento immediato e già in corso delle accise sulla benzina gasolio ecc per un miliardo l’anno;
- riduzione delle deduzioni fiscali, cioè aumento diretto delle tasse;
- aumento delle addizionali Irpef comunali e regionali;
- blocco dell’adeguamento delle pensioni e aumento dell’età pensionabile per le donne nel
Privato;
- Tiket sanitario su pronto soccorso e analisi;
- stangata sugli stipendi di tutti gli statali, ulteriore giro di vite su visite fiscali;
- tassa sul dossier titoli in banca;

Tutto queste tasse usciranno dal vostro portafoglio.
Per Berlusconi personalmente invece modifica del Codice Civile per non fargli pagare quello che una sentenza civile in secondo grado sta per chiedergli, questo è veramente fori dal mondo civile!
Per la casta politica, la più numerosa del mondo in proporzione alla popolazione, invece praticamente nulla, nessuna riduzione del numero, nessuna riduzione degli emolumenti.
I più abbienti saranno premiati con un ulteriore condono fiscale fatto passare come alleggerimento del contenzioso col fisco.
Cigliegina sulla torta la presa per i fondelli vera e propria per il ceto medio, la sbandierata tasa sui suv (unico contributo di solidarietà chiesto ai più abbienti) è fissata a partire dalla potenza di 225 KW, cioè, guarda caso, 5 kw in più rispetto ai suv più diffusi, in modo che la tassa interessi solo i quattro possessori di Ferrari, che non sono suv, ma sono prodotte da un industriale che sta sulle scatole al Cavaliere.Cose da Congo.

Riforme vere a costo zero ma con impatto sulla riduzione del debito e sullo sviluppo, zero, sull’abolizione delle provincie , degli ordini professionali, degli enti inutili nulla,
Sugli sprechi della sanità nulla.
Sugli sprechi scandalosi degli enti locali circa gli stipendi e pensioni del personale dirigente nulla.

I governi Berlusconi sono quelli che hanno fatto le politiche più spudoratamente classiste della storia recente , tutto il peso è a carico del ceto medio, tutti i vantaggi sono per ricchi e ultraricchi, tutto il peso fiscale è sui redditi e non sui patrimoni , crisi o non crisi.
Le banche sono padrone di tutto ma lo stato non si permette di pretendere bilanci decenti dai quali si possa giudicare se i titoli in portafoglio sono spazzatura o meno.
Avanti così la Grecia è vicina.