venerdì 31 dicembre 2021

Alessia Amighini : Finanza e potere lungo le Nuove Vie della Seta - Bocconi Editore – recensione

 




Dopo aver scoperto che praticamente ignoravo i fondamentali della attuale situazione della Cina,anche se confortato ma non troppo dalla consapevolezza di condividere probabilmente queste mie lacune con la gran maggioranza degli italiani, ho intrapreso la lettura di una abbastanza lunga fila di testi, che i lettori potranno trovare recensiti in questo stesso blog.

Non so sinceramente se ora sto esagerando ad approfondire l’argomento, ma mano a mano che acquisisco nuove nozioni non solo mi affascina sempre di più questo enorme paese ed i suoi incredibili e velocissimi progressi, ma vedo anche la necessità di liberarsi dei fastidiosi pregiudizi che in materia ci ha instillato coi suoi potenti mezzi il nostro a volte ingombrante e intrusivo alleato americano, per cercare di capire quale è oggi la realtà della Cina indipendentemente dagli interessi geopolitici delle grandi potenze o conseguenti alle nostre opinioni politiche.

Ho quindi intrapreso la lettura del secondo libro della Amighini dopo “L’economia cinese nel XXI secolo” recensito pochi giorni fa ( http://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2021/12/alessia-amighini-leconomia-cinese-nel.html ) , perché pur trattandosi anche in questo caso di un’opera di genere accademico (non per niente edito dalla Bocconi) mi pare si tratti di un approfondimento documentato e ben costruito che in un limitato numero di pagine (176) offre parecchio di più delle nozioni di base con uno svolgimento chiaro e leggibile anche dal lettore non specializzato.

E’ inutile sottolinearlo : chi fa i titoli per i libri come per i giornali è un operatore specializzato che sa andare a cercare parole, che evochino un interesse particolare o tocchino corde legate all’emotività.

In questo caso legare il libro fin dal titolo alla mitica Via della Seta è stata indubbiamente una trovata intelligente, anche se la cosa è perfettamente giustificata dal contenuto , perché se questa antichissima via che da Marco Polo in poi ha appunto acquisito contenuti mitici,vedremo dal libro che il progetto del Partito Comunista Cinese che in inglese titola “Belt and Road Initiative” BRI e in cinese “Yi dai yi lu” è molte cose insieme , ma tutte estremamente concrete e vanno dall’economia alla finanza alla geopolitica.

In effetti quello che ci hanno detto i nostri giornali e media vari sulla Nuova Via della Seta, è veramente troppo poco per capire di cosa si tratta.

Da quelle informazioni abbiamo appreso sostanzialmente che si tratterebbe di un potenziamento sia pure in grande stile di linee ferroviarie e marittime per stabilire comunicazioni più veloci e performanti fra la Cina e il resto del mondo.

In estrema sintesi è anche questo, ma le conseguenze pratiche saranno molto di più se è vero che la dirigenza cinese considera la BRI come la più ambiziosa delle sue strategie.

La Cina prima di tutto pensa ai suoi vicini asiatici con lo scopo ovvio di essere da loro percepita come la grande potenza di riferimento regionale prima ancora che planetaria e quindi è cominciando da loro che ha stipulato trattati regionali e bilaterali nella filosofia della Nuova Via della Seta.

Si tratta di vistosi investimenti in infrastrutture strade, ferrovie, porti, ma anche oleodotti vie d’acqua,elettrodotti,telecomunicazioni, scambi culturali e turistici, la gamma è molto ampia e finisce necessariamente nella geopolitica : cioè nel riconoscimento della Cina come grande potenza se pure in un ambiente caratterizzato dal multilateralismo e dal potenziamento della globalizzazione.

La dirigenza cinese ripete fino alla noia che il loro paese non ha e non ha mai avuto ambizioni egemoniche,come hanno ed hanno avuto invece gli Usa , ma pretende di essere riconosciuto come grande potenza, come è nella realtà delle cose essendo tra l’altro il primo esportatore ed importatore del mondo.

Questo libro ha il pregio di spiegare nel dettaglio in cosa consiste il progetto della BRI ,ma il suo scopo più particolare è quello di analizzare abbastanza nei dettagli quali sono gli aspetti della Bri nel campo della finanza.

Perchè in linea generale un qualunque sotto-progetto concreto della Bri si riferisce mettiamo nella costruzione di una qualunque infrastruttura d’accordo ma come si realizza in pratica una tale opera?

Si inizia con progetto che va finanziato e se l’iniziativa è della Cina è chiaro che la Cina medesima deve poter dimostrare al paese nel quale l’opera va costruita quali sono i vantaggi dell’opera per il medesimo paese sul quale l’opera si deve fare.

Innanzi tutto allora la Cina propone una linea di credito possibilmente in Renimbi, cioè nella moneta cinese.

Il lettore che si cimenterà con questo libro si ritroverà d acquisire una autentica cultura sulla politica che la Cina sta facendo per imporre la sua moneta come moneta internazionale, che le banche centrali devono usare per le loro riserve valutarie come Dollaro ed Euro (Yen, Rublo e Sterlina sono in seconda linea) cercando di soppiantare l’attuale netta preminenza del Dollaro.

Non entro volutamente nei dettagli tecnici, ma il lettore vedrà che la Cina sopratutto nel settore finanziario sta usando mezzi sofisticati per mettere insieme elementi che le correnti teorie economiche riterrebbero incompatibili come avere una moneta sostanzialmente non convertibile secondo le regole classiche, per consentire al governo cinese di dire l’ultima parola sui tassi di cambio conservando il vantaggio competitivo che consenta prezzi delle esportazioni relativamente bassi, ma contemporaneamente offrendo non pochi vantaggi per gli operatori commerciali tipici delle monete convertibili.

Se vuoi aderire alla proposta cinese di costruire la tale infrastruttura che fa parte della BRI potrai quindi accedere a un prestito cinese ovviamente con condizioni convenienti.

Abbiamo detto che la Nuova Via della Seta è strutturata in modo da costruire innanzitutto le nuove strutture previste dalla BRI nei paesi asiatici confinanti o vicini della Cina, per arrivare poi appena dopo al Mediterraneo e da qui in Europa ed al resto del mondo.

Tutti sappiamo che da tempo la Cina sta facendo una politica lungimirante per garantire l’approvvigionamento di energia ed altre materie prime alla sua gigantesca industria rivolgendosi a chi queste materie prime le possiede e quindi altre ai paesi del Golfo, si è da tempo rivolta a gran parte dei paesi dell’Africa.

Questi hanno grandi ricchezze minerarie ma purtroppo per loro hanno governi che in genere non offrono nessuna garanzia di affidabilità e quindi come si regola la Cina con la richiesta di garanzie per i suoi prestiti legati alla BRI ?

Chiedendo in cambio determinati quantitativi di materie prime come garanzia o terreni o proventi dalla vendita di materie prime.

E la cosa generalmente funziona anche se i casi di perdite quando si tratta di stati falliti o quasi si possono verificare.

Questo libro offre quindi una più che buona informazione e documentazione sulla Nuova Via della Seta, ma se qualche lettore ha interesse per la geopolitica e la finanzia internazionale, troverà veramente delle chicche, perché le soluzioni tecniche che la Cina sta da tempo mettendo in atto per fare della sua moneta lo strumento che vuole sono veramente originali e di grande interesse, pur essendo formalmente non del tutto ortodosse.




domenica 26 dicembre 2021

Giorgio Parisi In un volo di storni. Le meraviglie dei sistemi complessi .Edizioni Rizzoli – Recensione

 



Non è facile per un fisico teorico parlare del suo lavoro a chi fisico non è.

Ricordo di avere fatto un’esperienza diretta significativa.

Se andiamo indietro di un decennio circa il fisico teorico allora noto al grande pubblico per le sue capacità comunicative e le sue frequenti apparizioni televisive era il Prof. Antonino Zichichi che era divenuto un autentico personaggio pubblico.

Per questa ragione ero andato ad ascoltarlo direttamente in un una sua peraltro affollatissima conferenza.

All’uscita mi sono reso conto di essere riuscito a seguire sì e no il senso del suo discorso, ma chiedendo ai conoscenti che incontravo sentivo che in pratica nessuno aveva capito un gran che e che non pochi non avendo capito praticamente nulla e quindi era piuttosto scocciati e delusi.

Come è noto Zichichi perseguiva l’ambizione scientifica di arrivare addirittura a poter definire la “teoria del tutto”, che non è ancora stata scoperta adesso e nessuno sa se si potrà mai definire.

Sulla base di questa esperienza mi sono accostato con una certa riluttanza alla lettura di questo libro del neo premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi perché temevo di non riuscire ad entrare nel favoloso mondo dei fisici teorici.

Ma è andata bene.

Nel senso che d’accordo alcune parti le ho trovate ostiche anche alla rilettura pur avendo studiato a suo tempo sul testo di fisica per i licei di quell’Amaldi che si apprende da questo libro era stato il primo maestro di Parisi alla Facoltà di Fisica di Roma.

Ma gran parte dell’esposizione di Parisi l’ho seguita con grandissimo interesse rilevando uno stile molto sciolto e adatto anche ai non specialisti come mè.

Il libro si presenta del resto esplicitamente come la raccolta di alcune conferenze e articoli gièà apparsi in tempi diversi.

Chi ha assemblato il tutto sapeva il fatto suo perché nel libro si alternano riflessioni scientifiche vere e proprie con narrazioni riferite ad esperienze di lavoro dell’autore che servono a far capire che dietro a scoperte anche da Nobel ci sono dietro esseri umani dotati fin che si vuole ma anche portatori dei limiti e dei difetti tipici di noi tutti, che però devono mostrare una capacità di lavoro, concentrazione e dedizione non comuni.

Tanto per dirne una è simpatico leggere il capitolo nel quale Parisi annota giustamente il fatto che gran parte del suo lavoro è nato e progredito in tempi nei quali i portentosi mezzi tecnologici che tutti usiamo oggi non erano ancora nati.

Oggi siamo abituati a concepire qualsiasi tipo di lavoro scientifico o no come il prodotto di una equipe con membri che possono lavorare tranquillamente in diverse parti del mondo così come nella nostra epoca caratterizzata da una globalizzazione spinta la diffusione dei lavori scientifici si propaga quasi in tempo reale.

Ma Parisi ha cominciato a lavorare quando per comunicare con un collega in un altro paese doveva o usare un telefono che non aveva ancora linee dirette ma tutto passava attraverso diversi centralini e quindi richiedeva tempi di collegamento non prevedibili e poi la telefonata se protratta a lungo poteva costare anche uno stipendio.

Non si potevano spedire immagini di testo o di foto se non per lettera con tempi minimi oggi incredibili che andavano sulla settimana se si sceglieva la via aerea.

Per trasmettere del testo in velocità (relativa) occorreva usare le telescriventi che battevano i caratteri su rotoli di carta non sempre con risultati ottimali.

I lettori più giovani considerano (giustamente) del tutto obsoleti i fax, figuriamoci le telescriventi, probabilmente non le hanno neanche mai sentite nominare.

Lo stesso discorso si può fare a proposito di attrezzature fotografiche che l’autore ha dovuto usare in gran copia per filmare appunto quel volo degli storni che ha dato il titolo al libro.

Dato che l’elaborazione di un lavoro scientifico prima di raggiungere la possibilità di una adeguata formulazione (ammesso che arrivi) richiede solitamente tempi lunghi di anni e considerando il concomitante sempre più veloce sviluppo delle tecnologie, quelle macchine fotografiche a un certo punto le ha dovuto cambiarle tutte per usufruire di una definizione e una velocità di ripresa maggiori.

Grande interesse ha suscitato in mè il capitolo nel quale Parisi cerca di spiegare la genesi di una scoperta scientifica.

A questo proposito non a caso cita Albert Einstein che fortunatamente per noi lasciò scritto parecchie sue riflessioni e appunti dai quali si può apprendere il procedimento mentale che Parisi fa suo.

Non si pensi che se una nuova legge viene espressa nella lingua dell’universo che è la matematica, il fisico è costretto a ragionare per equazioni.

Con le equazioni certo ci lavora e per arrivarci prova e riprova con mille calcoli, ma prima tutto nasce da un intuizione, a volte da una riflessione su un fatto di qualsiasi genere che fa accendere nel cervello una lampadina che offre un’illuminazione.

Magari quel pensiero può essere trasposto nel mondo della fisica e qui trovare un’applicazione straordinaria.

Dall’intuizione si passa, ci dice Parisi ,(che ovviamente ha potuto usufruire delle conoscenze che Einstein ancora non poteva avere dal mondo delle neuroscienze che recentemente hanno fatto progressi impensabili), a un’elaborazione della teoria che si era solo intuita a una riflessione e messa a punto che avviene nella nostra mente nel settore dell’inconscio e qui viene elaborata magari anche per anni sembra indipendentemente da una nostra partecipazione cosciente.

Poi un fatto assolutamente casuale fa scattare nella mente una prima coerente formulazione della teoria, che per la prima volta lo scienziato si scopre improvvisamente in grado di esporre perché lui stesso di colpo ne viene direttamente a conoscenza in modo consapevole.

Fantastico!

Personalmente ho anche apprezzato parecchio il capitoletto nel quale Parisi esprime tutta la sua amarezza per una classe politica che sembra incapace di comprendere ed apprezzare il lavoro degli scienziati e degli uomini di cultura in genere visto che per la ricerca scientifica, l’educazione e la cultura spende la metà di quello che spendono i nostri partner europei. Non parliamo dei paesi di punta come Corea, Cina,Giappone, Usa.

Ottimo libro la cui lettura consiglio a tutti perché tutti hanno bisogno di usufruire del pensiero di queste eccellenze della scienza che il nostro paese è da sempre in grado di sfornare e dei quali come italiani andiamo giustamente orgogliosi.



lunedì 20 dicembre 2021

Alessia Amighini L’economia cinese nel XXI secolo – Editore il Mulino -recensione

 






Ci troviamo di fronte a un testo agile ma di chiara ispirazione e fattura accademica.

L’autrice del resto è professoressa di economia all’università del Piemonte Orientale ma sopratutto Co-Head of Asia Centre and Senior Associate Research Fellow all’Ispi e autrice con Francesco Giavazzi e Olivier Branchard di un diffuso testo di macroeconomia.

Consiglio pertanto la lettura di questo libro non al lettore che vuole avvicinarsi per la prima volta all’universo Cina, ma a chi ha bisogno di acquisire le nozioni base dell’economia cinese per ragioni di studio o di lavoro.

Il lavoro è accurato, documentato come si conviene a un opera accademica e l’esposizione è ben ordinata e coerente alla sua vocazione didattica.

Si comincia con l’esposizione degli elementi tipici dell’economia cinese a cominciare ovviamente dalle dimensioni che la caratterizzano in modo univoco.

Popolazione 1 miliardo e 400.000 ,davanti all’India che totalizza 1 miliardo e 360 mila.

Territorio che ne fa il terzo paese al mondo per dimensioni dopo Russia e Canada ma davanti agli Stati Uniti.

L’autrice descrive dettagliatamente con la dovuta documentazione l’enorme progresso che ha fatto la Cina negli ultimi decenni, probabilmente unico nella storia dell’umanità per velocità nel progredire e per le enormi dimensioni della popolazione interessata.

Da paese prevalentemente agricolo all’industrializzazione fino a diventare la “fabbrica del mondo” nella manifattura a cominciare dai tessili a basso prezzo.

La Cina di oggi però è altra cosa ancora perché da maggiore produttrice di articoli a basso costo ed a basso contenuto tecnologico la produzione si è sviluppata nei settori tecnologici più avanzati dove in alcuni campi è ancora indietro rispetto al livello delle produzioni americane, ma in altre quel livello lo ha già superato.

La Amighini non trascura di sottolineare le fortissime disparità e disuguaglianze territoriali e sociali che caratterizzano la situazione cinese.

Le regioni costiere e in particolare quelle ad Ovest intorno a Hong Kong ed a Macao compreso il Guandong sono un’ altro pianeta rispetto alle campagne e perfino rispetto alle regioni a Nord Pechino esclusa.

Ben trattato mi sembra il tema particolarmente importante del peso delle imprese statali.

Così pure è ben descritta la posizione delle società miste pubblico-private e il peso degli investimenti stranieri che sono ingenti non ostante le iniziative di Trump per cercare di frenare la corsa della Cina.

E’ pure ben trattata la situazione sociale che vede la formazione di un ristretto ceto di miliardari che sta insidiando per numero addirittura quello degli Usa.

L’allargamento del ceto medio e i forti miglioramenti che sono arrivati anche ai ceti più disagiati come quelli agricoli e ai “migranti” che nella situazione particolare cinese sono gli abitanti delle campagne emigrati nelle megalopoli ma che ancora non dispongono di pari condizioni con i cittadini.

La Amighini arriva poi a trattare i seri problemi che investono oggi l’economia cinese e cioè un progressivo rallentamento del ritmo di crescita ; l’invecchiamento della popolazione che crea difficoltà sempre maggiore nella cura degli anziani e comincia a presentare problemi di carenza di mano d’opera; la necessità di provvedere a costruire un sistema di welfare sempre più ampio.

Farà piacere ai lettori apprendere che i dirigenti cinesi stanno copiando il sistema previdenziale italiano.

Gli enormi investimenti in infrastrutture in patria e gli altrettanto enormi investimenti in Africa e America Latina programmati con una chiara visione geopolitica che mira a ricambiare diversificando al massimo le importazioni di energia e di materie prime delle quali la Cina si avvia ad essere la maggiore importatrice mondiale.

Ecco c’è quasi tutto quello che serve per documentarsi in modo esauriente.

Devo fare però alcuni rilievi.

Anzitutto lo stile accademico che non concede quasi nulla alla descrizioni di impressioni ricavate sul campo non giova a suscitare interesse nel lettore.

Direi di più, ai non specialisti risulta fastidioso a volte fino a impedire la corretta comprensione del testo l’eccessivo ricorso agli acronimi tecnici dati erroneamente per universalmente conosciuti.

Fino a quando si tratta di R&S ,ricerca e sviluppo va tutto bene, ma quando l’autrice mi tira fuori il sistema STI mi mette in difficoltà.

Cerco su Google e la ricerca mi dà Sexually Transmitted Infections, che ovviamente non c’entrano nulla;

Poi trovo Soluzioni Tecnologiche Integrate; Servizi Tecnologici Industriali, siamo sempre nella nebbia, poi più avanti mi imbatto in Science and Technology Information System e intuisco che dovremmo esserci quando l’autrice ci spiega che si tratta di un sistema di valutazione e ispezione, va bene ma se non si trattasse il lettore medio come un iniziato sarebbe meglio, anche perché questa sopra citata non è l’unica sigla misteriosa nella quale ci si imbatte.

La trattazione nel complesso mi pare equilibrata, però a differenza dei libri sulla Cina contemporanea che ho letto di recente e che potete trovare censiti su questo sito, mi lascia perplesso non dico un pregiudizio verso la Cina perché non è un paese democratico e non segue i canoni occidentali, ma mi sembra di cogliere una tendenza di fondo a cercare quello che rimane problematico nell’esperienza cinese trascurando di sottolinearne le assolute eccellenze.

Sarò distratto ma non mi pare che nel libro si dica esplicitamente per esempio che la Cina è il maggiore produttore mondiale di pannelli solari,con tutto quello che ne consegue nell’impiego di fonti di energia verde.

Non mi sembra che si parli esplicitamente degli enormi investimenti né nell’ormai esteso impiego di strumenti robotici anche nell’automazione della produzione industriale a contenuto tecnologico.

Non mi sembra che si parli dei sistemi di controllo della popolazione ad alta tecnologia in grado di profilare quasi tutti i cittadini (per quanto la cosa possa apparire non priva di aspetti inquietanti), che risultano comunque i più avanzati del mondo nel fondamentale campo del trattamento dei dati.

Non mi pare che si parli del primato mondiale di velocità nell’esecuzione di grandi progetti di infrastrutture che la Cina può vantare.

Non mi pare che si sottolinei l’enorme avanzamento cinese nel numero di brevetti depositati,con quello che consegue nel ranking mondiale, come pure mi pare che non si tratti in modo sufficientemente obiettivo la valutazione delle pubblicazioni scientifiche cinesi.

Non mi pare che si riferisca in questo libro il fatto che la Cina a detta degli esperti si trovi più vicina degli USA all’approntamento del famoso computer quantico, che sarebbe in grado di far fare un enorme salto in avanti alla nostra civiltà.

Ebbene forse qualche lacuna o pregiudizio mi pare che ci sia, anche se complessivamente questo libro diciamo come manuale scolastico è ben fatto.












mercoledì 15 dicembre 2021

Filostrato Vita di Apollonio di Tiana Traduzione di Dario Del Corno - Adelfi Editore – recensione

 



Chi era costui?

Ci soccorre come al solito Wikipedia che lo qualifica come filosofo greco antico vissuto fra il 2 e il 98 d.c. e che seguì la corrente del neopitagorismo fu insegnante e asceta.

Il libro del quale parliamo ci dice ancora Wikipedia fu scritto da Flavio Filostrato su richiesta dell’imperatrice Giulia Domna (160-217) ,moglie di Settimio Severo.

Filostrato scrisse questo libro sulla base degli scritti in proposito redatti dal discepolo prediletto di Apollonio che si chiamava Damis.

Lucio Flavio Filostrato nacque a Lemno nel 162 e morì ad Atene nel 247 circa.

Di conseguenza scrisse più di un secolo dopo la vita di Apollonio.

Come mai si chiederà il lettore mi sono imbarcato a leggere un classico di questa portata di circa 400 pagine e per di più ne propongo la lettura?

Perchè sono appassionato della filosofia di Pitagora o di quella stoica di Seneca ed Epicuro, pure seguiti da Apollonio?

Magari anche ma l’interesse per il personaggio Apollonio è molto più intrigante per la ragione che cercherò di spiegare e che è chiaramente la ragione per la quale propongo alla lettura questoi libro particolare.

Ebbene non tergiversiamo e spariamo la bomba che è veramente grossa e dirompente.

Quello che sto per dire lo premetto non è appoggiato da una documentazione storica sicura per la qual cosa gli storici del cristianesimo antico conoscono bene questa ipotesi e la considerano verosimile ma non si fidano a sostenerla apertamente.

Perchè?

Ve lo dico subito così capirete immediatamente.

Non è azzardato ritenere verosimile che il cristianesimo sia stato inventato praticamente a tavolino da Costantino e dai suoi consiglieri assemblando culti e miti esistenti e ben diffusi nella sua epoca per sostenere un poderoso disegno politico volto a dare stabilità a un impero che rischiava di sfilacciarsi.

Ci sarebbe da stupirsi se si scopre che una grane religione è nata più per fini politici che spirituali ?

Direi proprio di no se si pensa che chi ha nozioni anche solo elementari di esegesi biblica sa per certo che i libri della Bibbia di autori sconosciuti sono stato scritti a partire dal 3000/2000 fino a metà 400 sempre a.c. quanto il re israeliano Giosia ordinò al migliore dei suoi scriba di assemblare tutto il materiale allora esistente per creare una potente narrazione che sostenesse il disegno politico di costruire una Grande Israele che poi in realtà non divenne mai una realtà storica.

Questo per dire che il disegno presunto di Costantino non sarebbe affatto campato per aria avendo un precedente così illustre.

Se questa era l’esigenza di Costantino cosa avrebbe potuto fare ?

Servirsi della religione allora più diffusa che era quella del culto di Mitra, (tanto che lo stesso Costantino era Pontifex Maximus di quel culto) o volgersi alla filosofia-religione diffusa da Apollonio, allora molto conosciuta.

Ma il culto di Mitra non andava bene perché era troppo elitario (rivolto ai soli maschi e con riti iniziatici che ne restringevano troppo la portata).

Discorso analogo vale per il culto di Apollonio, di natura troppo filosofica e quindi ristretto anche quello a una èlite.

Perchè non servirsi allora della religione che cercava di diffondere Paolo di Tarso ritenuto da molti il vero inventore del Cristianesimo?

Perchè pare che la sua predicazione diversamente da quanto comunemente si crede stentasse parecchio a diffondersi.

Ecco allora diventare verosimile l’ipotesi di un assemblaggio intelligente fatto da mani esperte come quelle dello scriba di re Gioisa perseguendo il fine di proporre una religione del tutto nuova

ma che si basasse su elementi ben conosciuti costruendo il mito unificante di un solo dio con caratteristiche e ambizioni universali.

Ma che c’entra Apollonio in questo grandioso disegno?

Ebbene la vita di Apollonio in questa ipotesi occupa una parte importantissima, perché è da questa che sarebbe stata praticamente copiata la vita di Gesù.

Questa è la ragione per la quale ritengo utile leggere il libro di Filostrato, perché le analogie fra le due narrazioni sono evidenti e sconcertanti, fino a sovrapporsi nei tratti più noti e significativi.

La vita di Apollonio ha il grande vantaggio di essere confermata da scritti di Apollonio che ci sono in parte pervenuti come alcune lettere.

I consiglieri di Costantino, abbiamo ipotizzato ,avrebbero utilizzato gran parte dei miti, riti e materiale del culto di Mitra, così come l culto di Apollonio e con questi avrebbero creato a tavolino la nuova religione universale che soddisfasse il disegno politico di Costantino.

Teniamo conto dl fatto che  Costantino e soprattutto i suoi successori Teodosio in testa non esitarono a usare spregiudicatamente la spada per imporre il Cristianesimo come religione di stato, proibendo qualsiasi altri culto usando la pena di morte con con chi non si dichiarasse cristiano e distruggendo a man bassa le vestigia delle precedenti religioni, templi compresi.

Si veda su questo argomento la precedente recensione del libro di Catherine Nixey “The darkening Age” The Cristian destruction of the classical World.(https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2020/06/catherine-nixey-darkening-age-christian.html )

Che rende verosimile l’ipotesi Costantino inventore e assemblatore del cristianesimo sono proprio tra l'altro le chiese cristiane costruite in gran parte sopra gli antichi templi.

Solo a Roma sono incredibilmente sopravvissuti ben 7 templi di Mitra anche perché erano scavati sotto-terra alcuni dei quali sotto chiese esistenti,(come quella di San Clemente in Via Labicana a due passi dal Colosseo) non visitabili se non da studiosi accreditati perché a quanto pare il clero sembra temere il fatto che i fedeli si facciano domande imbarazzanti.

Dal culto di Mitra il cristianesimo nascente ha copiato assolutamente a man bassa, anche se la cosa è poco nota.

Dalla disposizione dei tempi orientato Est-Ovest, come tutte le chiese cristiane, all’altare, al rito della comunione, ai riti-sacramenti di iniziazione come battesimo e cresima e addirittura alla fattura ed al colore dei paramenti sacri.

Magari gli sbrigativi fedeli rimasti oggi non ci fanno molto caso ma i sacerdoti cambiano i colori dei paramenti e sopratutto della casula che può essere bianca,nera,verde o rossa o viola secondo il tempo liturgico, esattamente come succedeva nel culto di Mitra.

Ovvio che anche Mitra era nato da una vergine ed era apparentemente risorto (come lo stesso Apollonio).

Dal medesimo Apollonio, non voglio togliere la sorpresa e il piacere al lettore, ma deriva quasi tutto quello che il cristianesimo ha trattenuto.

Credo opportuno però dare una ulteriore nozione fondamentale per seguire discorsi come quelli sopra riportati.

Non si pensi che dire Gesù Cristo sia come dire Giovanni Rossi, nome e cognome.

Non stanno così le cose.

Il personaggio storico era l’ebreo di Palestina Geoshua di Nazareth, noto come Gesù.

Se volete approfondire lasciamo pure stare gli storici specialisti del periodo come Barbaglio , Jossa, Pesce eccetera e accontentiamoci del molto più noto Alessandro Barbero, se cercate la sua conversazione su Youtube a proposito della storicità di Gesù (https://youtu.be/0a4rsvyj2vA)

vi confermerà che il personaggio storico ha delle basi abbastanza solide anche se non solidissime sia perché di suo non ci ha lasciato alcuno scritto, sia perché i contemporanei praticamente non ne parlano affatto salvo quelle striminzite citazioni di Tacito e altri due o tre per di più conosciuti come non obiettivi.

Gesù di Nazaret quindi è una figura che è storicamente accertabile , così come il nucleo della sua predicazione originaria è pure criticamente accertabile e va sotto il nome tecnico di “Quest” (https://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_del_Gesù_storico) e si riduce al discorso della montagna e poco altro, il termine tecnico usato dagli esegeti per designare il pensiero originario di Gesù e “fonte Q”(si veda per esempio Klaus Stefan Krieger “i Veri detti di Gesù”).

Ben altra cosa e completamente diverso è il Cristo, che è un personaggio creato a tavolino dopo la morte del vero e storico Gesù di Nazaret , che sia avvenuta per opera di Paolo, o di Costantino ,ma si tratta in entrambi i casi di una creazione a freddo fatta di enunciazioni teologiche a servizio di un corpus dogmatico enorme che è servito nei secoli più alla politica ed al controllo sociale che alla spiritualità, anche se la nostra cultura ne è tuttora impregnata.

Gesù di Nazaret come è ben noto era convinto che la fine dei tempi fosse estremamente vicina e quindi non aveva la minima intenzione di fondare alcuna chiesa (che non avrebbe per altro avuto alcun senso nel mondo ebraico) e non ha infatti fondato alcuna chiesa.

A chi fosse interessato a chiarirsi le idee sulla differenza fondamentale fra Gesù e Cristo mi permetto di consigliare il recente libro di Vito Mancuso “i quattro maestri” che alla voce Gesù tratta da par suo l’argomento che sopra ho solo accennato, libro la cui recensione tra l’altro potete trovare in questo stesso Blog (https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2020/12/vito-mancuso-quattro-maestri-recensione.html).

La Chiesa che tutti conosciamo non è quindi stata fondata da lui, ma da chi è venuto dopo di lui.

Paolo e seguaci o più verosimilmente proprio da Costantino che aveva i mezzi per farlo e che lo fece in realtà anche stando a quello che è storicamente certo convocando e presiedendo, lui che non era cristiano ed anzi era il Pontifex Maximus del culto Mitralico, il Concilio di Nicea, le cui determinazioni lui approvò e verosimilmente fece solamente ratificare dai vescovi intervenuti.

Perchè non possiamo dopo Nicea appoggiarci a documenti storici per verificare se il Cristianesimo è stato veramente inventato da Costantino?

Perchè i soliti buoni monaci medioevali negli scriptoria hanno fatto sì che di Nicea ci arrivassero solo il deliberato ma nulla della cronaca dei lavori.

Ma lo ripeto anche Costantino e successori hanno avuto interesse a non mostrare troppo che la nuova religione se l’erano inventata per i loro scopi politici.

Bene, come vedete l’interesse per la vita di Apollonio di Tiana è di grandissimo interesse perché apre l’orizzonte a ben altro.

Buona lettura.