mercoledì 28 gennaio 2015

Alexis Tsipras sarà forse un venditore di fumo, ma almeno i Greci hanno avuto il coraggio di cacciare i vecchi politici responsabili del disastro attuale



Sarebbe bellissimo se la favola si avverasse e Tsipras riuscisse a ridare dignità a un popolo che è stato ingannato per decenni da una classe politica indegna e corrotta, che lui stesso aveva eletto e rieletto cocciutamente.
La Grecia era il paese del Bengodi. Ce n'era per tutti.
I ricchi e sopratutto i ricchissimi armatori non dovevano disturbarsi a pagare le tasse.
La classe media poteva vivere tranquilla nel pubblico impiego, che non rifiutava un posto a nessuno.
Chi rimaneva ai margini era coperto da sussidi.
I governi, ai quali si alternavano sempre le stesse dinastie familiari, provvedevano a falsificare i bilanci in modo che perfino le elefantiache tecnocrazie di Bruxelles, nemmeno se ne accorgessero.
Avevano dei buchi di bilancio da far paura e ne dichiaravano meno della metà.
Il favoloso clima mediterraneo e il possesso di beni culturali fra i più prestigiosi del mondo attiravano turisti da ogni dove.
Ma a un certo momento il banco è saltato quando i creditori hanno fatto due conti ed hanno visto che c'era sotto una falsificazione gigantesca.
I governi riconobbero  allora senza arrossire che in effetti i bilanci erano tutti falsi.
A questo punto, a Bruxelles avrebbero  tutti avuto voglia di prenderli a legnate, ma prima di tutto pensarono realisticamente a portare a casa almeno una parte dei soldi prestatati incautamente e quindi costrinsero la Grecia a sorbirsi le visite continue  della Troika (Commissione UE, Fondo Monetario Internazionale e BCE), che imposero le loro condizioni, dirette appunto a riportarsi a casa capitale e interesse sopratutto per mettere in sicurezza le banche europee.
Dell'avvenire dei Greci, chiaramente, non importava niente a nessuno, diversamente non avrebbero imposto alcune delle misure più odiose, umilianti ed economicamente assurde, come il taglio degli stipendi nel settore privato, che ovviamente nulla c'entravano  col debito pubblico accumulato dal paese.
Tutto è stato fatto con la scure in mano : taglio della sanità pubblica, fino a distruggerla ed a mettere la maggioranza della popolazione in condizione di non avere più alcuna copertura.
Taglio con la scure nella pubblica amministrazione  anche se qui c'era la necessità di arrivare a un equilibrio, non a fare della macelleria sociale.
Scure pesante sul settore pensionistico.
Poi naturalmente,  privatizzazione selvaggia di quasi tutto.
E' singolare però, che i grossi capitali, cioè quelli degli armatori al fresco dei forzieri svizzeri, non abbiano minimamente partecipato ai sacrifici universali per il "salvataggio" del paese.
Cane non morde cane.
Il vecchio e scontato proverbio deve essere vero, se la tecnocrazia di Bruxelles non ha trovato alcun mezzo per andare a cercare i soldi là dove c'erano e sapeva benissimo che c'erano, cioè nelle banche svizzere e non solo.
Arrivati al disastro prima finanziario, poi economico e sociale, il popolo greco ha subito l'intollerabile ed alla fine si è ribellato e ha votato Tsipras, ma anche in parte i neonazisti di alba Dorata, dimostrando a che punti può condurre l'esasperazione.
Che il popolo greco abbia preso coscienza del fatto che il disastro c'era, che i politici al governo (Nuova Democrazia) erano i successori della classe politica che il disastro l'aveva confezionato nei decenni precedenti e che quindi per ridare dignità al paese prima di tutto era necessario cacciare i vecchi incapaci e corrotti è buona cosa, anzi è la premessa indispensabile, per venirne fuori.
Il giovane e pimpante ingegnere Alexis Tsipras ora ha un compito terribilmente difficile, perchè non si governa con le buone intenzioni, e purtroppo, l' aritmetica sarà astratta e poco attraente, ma rimane l'unica dea di riferimento, che non inganna per definizione.
E l'aritmetica è assolutamente contro Tsipras.
Hanno calcolato, che per realizzare le cose che ha promesso di dare al popolo in campagna elettorale ci vogliono 11 miliardi di Euro, mentre nelle casse dello stato ce ne sono solo 4, in gran parte già impegnati.
Morale della favola, per dare qualcosa adesso Tsipras è costretto ad andare a chiedere soldi a prestito.
Tutti sappiamo che se andiamo in banca a chiedere soldi ci chiedono garanzie e i predecessori di Tsipras hanno già messo ipoteche su quasi tutto.
Per di più Tsipras è stato eletto sulla promessa al suo popolo di rifiutarsi di pagare tutto
il debito pregresso.
Quindi in pratica Tsipras non è nelle condizioni nemmeno di andare a chiedere ulteriori prestiti, ma tutt’al più di andare a chiedere soldi in regalo per ragioni umanitarie.
Gli facciamo tutti gli auguri e gli esprimiamo tutta la possibile simpatia, ma realisticamente non si può non pensare che la sua missione rischi molto di essere quella di fare l'esecutore fallimentare del suo paese.
Al di là  delle belle parole, è chiaro che chi comanda oggi in Europa e cioè il governo tedesco, non si sente di andare contro a quello che pensa la stragrande maggioranza del suo popolo, e cioè che non vedono la ragione di accollarsi i debiti di chi ha agito per anni in modo così scriteriato, come i  Greci,mentre loro in pochi anni hanno pagato di tasca propria per portare la  ex Germania dell’Est, in condizioni da Grecia, al medesimo livello della Germania Ovest, paese più sviluppato d’Europa.
Non riesco quindi a non pensare che la Germania abbia già deciso di lasciare affondare la Grecia lasciandola al suo destino fuori dall'Euro, dal momento che cinicamente, ma dal loro punto di vista, saggiamente le banche tedesche si erano già da tempo liberate dai titoli greci.
Il cerino acceso del debito greco rimarrebbe così in mano alla BCE, che però ha tanti soldi in forziere da poter tranquillamente spegnerlo mettendolo fra le altre perdite nelle pieghe del suo gigantesco bilancio.
Ovviamente la contropartita per i Greci, sarebbe immediatamente quella di non vedere più fun Euro di prestito per i prossimi dieci anni.
Tsipras sarà costretto in questo caso a guardare agli Sceicchi, alla Russia, addirittura al nemico storico turco ,ma sopratutto alla Cina, il più grande investitore del pianeta.
Magari anche negli Usa, i forzieri strapieni degli evangelici sono pronti ad accogliere eventuali convertiti, provenienti dall’Ortodossia.
Il caso più vicino nel tempo di default di uno stato è quello dell’Argentina.
Non è stato uno scherzo, ma in quel paese, enormemente più grosso  della Grecia, c’erano beni da esportare per  rimettere in moto l’economia, in qualche anno.
In Grecia non c’è quasi  nulla da esportare.
Non la vedo bene.



martedì 27 gennaio 2015

La giornata della memoria sempre più spesso stravolta da una classe politica spesso sciatta se non ignorante



Penso che tutti sappiano che la giornata della memoria è stata istituita il 27 gennaio per ricordare il 27 gennaio 1945, quando l'Armata Rossa è entrata nel campo di sterminio di Auschwitz in Polonia, scoperchiando la porta dell'inferno.
La giornata della memoria è stata istituita a livello mondiale per ricordare e rievocare il fatto storico della Shoah, cioè il genocidio di 6 milioni di ebrei a causa della loro discendenza da madre ebrea.
Un genocidio fondato quindi sull'appartenenza razziale, come interpretata dai Nazisti.
Ho constato con sorpresa che nei molti e variegati commenti ai recenti tragici fatti di Parigi, si aggiungeva la voce preoccupata di molti esponenti qualificati delle comunità ebraiche che lamentavano il fatto che di fronte a una rinascente e preoppante rinascita dell'antisemitismo in Europa, in Italia la giornata della memoria nel corso degli anni era stata spesso stravolta nelle celebrazioni locali, perdendo del tutto il significato per la quale era stata istituita, per diventare la ripetizione in seconda del 25 aprile.
Purtroppo sono stato testimone di una serie di celebrazioni che ripercorrevano proprio questa strada assurda.
Bisogna finirla.
La nostra classe politica a livello locale non è spesso meglio di quella nazionale della quale ripete le medesime sciatterie e scivoloni culturali.
La Shoah non è stato un genocidio come gli altri, che impone di essere ricordato solamente perchè nei numeri appare come il peggiore di tutti.
E' stato invece un unicum nella storia e come tale va ricordata, perchè solo in questo caso si è fatto riferimento alla razza.
Celebrare la giornata della memoria come se fosse la celebrazione della Resistenza, degli internati nei campi nazisti, dei prigionieri  di  guerra, delle vittime degli altri olocausti nel mondo e nella  storia, è un modo scoretto di oscurare la  Shoah, perché tutti quei fatti sopra citati hanno altre sedi  e tempi per essere ricordati nella giusta cornice.
Oggi invece si celebra il fatto storico unico della  Shoah ebraica, non solonper onorare le vittime, ma soprattutto per cercare di immunizzarci per non ricadere nella spirale delle  insensatezze e  delle bassezze morali che hanno permesso il verificarsi della Shoah.
Come è noto l’idea della presunta esistenza di una razza superiore e di razze inferiori non ha mai avuto nemmeno in quegli anni bui un qualunque supporto  che  avesse una  qualche dignità non dico scientifica, ma almeno  filosoficamente o ideologicamente supportata da argomentazioni che stessero in piedi.
Anzi, se ci si documenta e si va a vedere che l’idea della razza ariana superiore e della presunta razza ebraica dedita  ad ogni nefandezza era stata supportata da un giornaluncolo  settimanale, che tirava poche migliaia  di pagine, fino a quando  i gerarchi nazisti hanno creduto di non avere altro mezzo del quale servirsi e fecero girare le rotative fino a quasi mezzo milione di copie.
E’ veramente impressionante oggi  mettersi davanti le copie di “Der Stuermer” il giornaletto presunto satirico che è stato  la colonna portante della  propaganda nazista.
Non ci scrivevano sopra certo degli accademici.
Era un foglio volutamente ultrapopolare che cercava  di  cogliere l’attenzione con vignette che per anni hanno ripetuto la stessa  canzone.
Era un giornaletto che rasentando la pornografia narrava  presunti fatti di cronaca ,uno per settimana, per lo più inventati o completamente stravolti con il quale si   metteva regolarmente in prima pagina il malvagio ebreo che cercava di allungare le sue manacce sulla pura gioventù ariana.
O che rubava a piene mani.
O che cospirava contro i tedeschi.
O che celebrava riti facendo scorrere il sangue di tedeschi.
Erano palesemente idiozie, che i cittadini del luogo el quale sarebbero avvenuti sapevano bene non essere vere, ma l’esaltazione collettiva per il “nemico” ebraico sul quale la propaganda scaricava le decennali frustrazioni del popolo tedesco hanno fatto accettare anche queste miserie.
Al processo di Norimberga, psichiatri e psicologi hanno  colloquiato a lungo con Julius Streicher, ll direttore editore di quel giornaletto e lo hanno descritto come il più mediocre e meno dotato di intelligenza di  tutto il gruppo.
Quest’uomo oggi è del tutto sconosciuto, ma allora non lo era affatto, non solo perché era il direttore di der Sturmer, ma perché essendo  nato come  un gerarchetto di Norimberga, aveva avuto la furbizia di mettere la  sua città a  disposizione delle parate naziste e per ricompensa il fuerer gli lasciava il microfono per scaldare la platea prima che parlasse il capo.
Abbiamo acquisito l’abitudine mentale di attribuire al nazismo una classe  dirigente di alto livello tecnico, se pure tragica.
Questo però non era affatto il caso del povero  Streicher, personaggio penoso  e penosamente elementare e volgare, come le sue vignette.
Appare ancora più inspiegabile la bassezza morale alla quale si era piegata la  grande maggioranza del popolo tedesco che ha tollerato e onorato le volgarità di uno  come Streicher per convincersi della necessità di sterminare gli ebrei.
La borghesia colta, che c’era eccome.
La Chiesa cattolica e quella Luterana, sotterrate dal loro indegno antisemitismo, che ha fatto da terreno di coltura per quelle idee che erano palesemente in contrario assoluto del messaggio evangelico.
La Shoha è stato il male assoluto perché male assoluto è stata l’indifferenza morale di chi faceva finta di non  sapere e di non  capire.
Chi ha gestito i campi come fossero aziende, non è meno abietto moralmente di  tutti quelli che vedevano le vignette di Der Stuermer e non reagivano o peggio si  divertivano.



giovedì 22 gennaio 2015

Essere cristiani non obbliga ad essere conigli nella procreazione



Sorprendente e formidabile Papa Bergoglio.
Nell'ultimo dei suoi ormai abituali colloqui sull'aereo, Papa Francesco ha lasciato il segno toccando con mano tutt'altro che leggera uno dei pregiudizi, miti, credenze, più diffusi  nel mondo cattolico : quello che l'approccio del cattolico alla procreazione debba corrispondere ancora all'ideale che ha guidato la civiltà contadina per millenni e che forse per questo è ancora di fatto radicatissimo nelle convinzioni profonde della gente.
In quel mondo ogni nuova nascita di essere umano, di bovino o di cavallo era visto come aumento di ricchezza per  antonomasia e di conseguenza come segno della benedizione del cielo.
In questo campo il cristianesimo non ha fatto altro che innestarsi su credenze ancestrali provenienti dalla notte dei tempi.
il crescete e moltiplicatevi del Genesi non ha proprio nulla di originale, era solo rivestire una delle credenze più condivise di quei tempi del mito ebraico- cristiano , esposto dalla Bibbia.
La Chiesa al Concilio Vaticano II quando ha messo mano a codificare in modo aperto e trasparente un nuovo modo di intendere quanto è scritto nella Bibbia, affermando che non ha valore storico, ma che va interpretato ricercandone il valore spirituale- culturale, al di là della lettera e della narrazione storica, ha solo codificato quello che appariva ovvio a qualsiasi persona appena acculturata, che già aveva capito da sola che quella esortazione era riferita alla società di duemilaseicento anni fa quando  è stata assemblata la Bibbia nel modo che conosciamo,  dal famoso scriba di Re Josiah nel 600 a.C., ma che non aveva alcun senso per il mondo moderno.
Quella società viveva in un mondo sotto-popolato, mentre la società attuale vive in un mondo sovrappopolato, nel quale già scarseggiano le risorse elementari e quindi se allora si poneva il problema di "colonizzare il mondo" facendo più figli del possibile, oggi si pone da decenni il problema opposto di limitare le nascite per non distruggere le risorse naturali, rendendo il mondo invivibile.
Questo è un ragionamento elementare, suffragato da tutti i dati scientifici, che si vuole, ma che tocca corde del subconscio dove, come ci stanno spiegando oggi le neuroscienze in modo sorprendente, albergano i pregiudizi di una cultura ancestrale, alla quale fa riferimento il nostro cervello con meccanismi sui quali possiamo intervenire solo a posteriori, quando il cervello medesimo ci ha fornito una prima indicazione che è radicalmente errata.
La chiesa cattolica quindi sul piano della pura teoria  ha già fatto i "compiti a casa" che doveva fare per parlare in modo sensato e comprensibile all'uomo moderno, quando ha introdotto il concetto di "paternità responsabile" (art. 2399 del Catechismo della Chiesa Cattolica; Concilio Vaticano II,  Costituzione pastorale "Gaudium et spes" cap. 50).
Sul piano della prassi però, come tutti sappiamo, è ancora lontanissima dal trarre da quel principio le dovute conseguenze,  che non possono essere che l'apertura tardiva, ma sempre necessaria all'uso degli anti-concezionali  ed a togliere la condanna del ricorso all'aborto beninteso in un limitatissimo numero di caso (stupro e necessità terapeutiche), rimanendo ferma la condanna del ricorso all'aborto come mezzo di limitazione delle nascite, ancora praticato in larga scala non solo nei paesi più poveri ma anche nei paesi dell'Est Europeo.
Ma almeno ha recepito se pure solo in pura teoria, il concetto di fondo.
Non si può negare però, che nella cultura del popolo cattolico sopravvivono i vecchi pregiudizi, che non hanno nè una base evangelica, nè cristiana, ma solo ancestrale, eppure sopravvivono alla grande.
E quando dico popolo cattolico mi riferisco anche a persone acculturate o in posizioni di responsabilità.
In questo senso è emblematica la sorpresa e l'imbarazzo, che deve avere colto la direzione e la redazione di Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale.
Il giorno dopo alla sparata del Papa sul "non fate i conigli" quel giornale, sorprendentemente , quasi non ha riportato la notizia, che occupava invece la prima pagina di tutti gli altri giornali, ma ha impaginato dandole il meno rilievo possibile, non potendo ovviamente censurarla.
Ieri quel giornale è doverosamente ritornato sull'argomento ribadendo la non novità della dottrina cattolica sulla "paternità responsabile", ma che sia stato colto in contropiede è apparso evidente a tutti.
Vorrei sottolineare il fatto che il tema della "paternità responsabile" è molto meno banale di quanto possa sembrare a prima vista anche alla luce dei tragici fatti di Parigi.
Nel romanzo "sottomissione" di Houellebecq,  appena uscito anche in traduzione italiana, come è noto si parla dell'andata al potere in Francia dei Fratelli Musulmani, al seguito di vicende romanzesche, purtroppo verosimili.
Il movimento dei Fratelli Musulmani, nel romanzo, presentatosi alle presidenziali come partito politico, riesce ad avere un consenso, largamente minoritario, ma indispensabile per formare un governo alleandosi con i socialisti per evitare la presa del potere da parte del Front Nazional della LePen e nelle trattative la sua prima richiesta forte verte tutta sull'educazione e sul ruolo della donna, perchè la sua visione della società e della politica è tutta basata sulla demografia : le donne siano sottomesse e stiano a casa a far figli in modo che in poche generazioni i musulmano diventino maggioritari.
Come si vede, il papale "non fate i conigli", come è tipico nel modo di comunicare di questo papa, è apparentemente una battuta da bar sport, ma nella sostanza è il modo di porre con una espressione popolare un problema culturale fondamentale.
Se vogliamo assicurarci un futuro di pace dobbiamo imparare a difenderci dalla cultura fondamentalista che non alberga solamente nel mondo musulmano, ma che in larga parte abita ancora nelle menti e nel cuore della nostra gente.
Non fate i conigli significa : assumetevi la vostra responsabilità sociale in tutte le vostre azioni.
Non è un caso che nella medesima conversazione sull'aereo il papa abbia lanciato anche l'altra battuta informale, ma di grande significato : vorrei dare un calcio là dove non batte il sole a tutti corrotti.
Un calcio nel sedere ai corrotti, insieme al non fate i conigli.
E' tutt'altro che folklore o populismo.
Si tratta invece della  medesima filosofia che si riferisce al riprendersi cura della propria  responsabilità sociale.
Ribadisco il mio giudizio personale su questo papa : molto meglio ricorrere a queste apparenti battute da bar sport, ed essere  accusati di populismo a buon mercato, che scrivere dieci encicliche, che non verrebbero più lette nemmeno dai preti.
Ed a maggior ragione se si contestualizza quelle affermazioni, avvenute dopo un bagno di folla in due importanti paesi asiatici, ancora arretrati.
Se il "non fate i conigli" è ancora ostico anche al mondo cattolico di occidente, almeno in occidente i dati demografici dimostrano che nei comportamenti pratici la gente lo ha assimilato senza bisogno di ricorrere alle prediche ecclesiastiche.
Ma il discorso è ben diverso nei paesi in via di sviluppo, che, come abbiamo detto più volte su questo blog, sono diventati il gregge di riferimento di questo papa.
In quell'ambiente il discorso della procreazione responsabile è difficilissimo da fare e viene rifiutato dalle masse.
Per il papa si trattava quindi tutt'altro che di una battuta, ma piuttosto di un modo molto diretto di impostare un discorso ostico.




venerdì 16 gennaio 2015

Papa Francesco,ieri  ne ha sparate di grosse  sull'aereo per Manila




Sull'aereo che lo portava a Manila, papa Francesco ieri ha commentato la strage islamica di Parigi più o meno con queste parole : “Non si uccide in nome di dio, ma se dici una parolaccia contro mia madre, io ti do un pugno, è normale. Non è lecito prendere in giro le religioni, insultare, provocare".
Papa Francesco ha  imposto da subito dopo la sua elezione un suo stile personale, molto informale e diretto.
Personalmente ho spesso condiviso e approvato questo suo modo di comunicare, perchè lo interpretavo come la giusta tattica che può scegliere un papa innovatore, per evitare di andare a sbattere continuamente contro gli scogli che la dogmatica cattolica ha costruito ovunque, ogni volta che affronta un argomento.
Meno sottilmente i suoi avversari hanno invece sempre commentato con sarcasmo i suoi interventi informali bollandoli come populismo usato per attrarre consensi a poco prezzo.
Ora però, devo dire che l'intervento del papa di ieri sull'aereo per Manila, nella ormai tradizionale conversazione con i giornalisti al seguito, non mi è piaciuto affatto, perchè sembrava proprio dare ragione agli argomenti dei suoi tanti avversari.
Va bene approfittare di quelle occasioni per parlare in modo informale, ma un papa non può permettersi di parlare di cose gravi ed alte, come le stragi di Parigi, facendo discorsi da Bar Sport.
No! Un papa non può permettersi nè l'approssimazione, nè la sciatteria,  quando parla, diversamente sminuisce la dignità a l'autorevolezza del suo ruolo.
A meno che, come vedremo, non si tratti affatto di parole sfuggite al controllo in un momento di relax.
Se vogliamo affrontare il problema in modo più lieve rimando al   commento ironico che ne ha fatto Garamellini sulla Stampa di questa mattina:
"gioco di mano gioco da villano, diceva mia madre e se qualcuno insulta mia madre, gli do un pugno".
Commento perfetto e di grande stile.
Purtroppo solo i leghisti e camerati annessi  hanno apprezzato il virile ricorso al pugno e non è un punto di merito per il papa.
Ci si può perndere simpatici anche misurando un po di più le parole.
Un gesuita, poi che straparla, è mai possibile.
E infatti Giuliano Ferrara, con un velenoso editoriale sul Foglio di questa mattina esclude che quel discorso papale sia stato un infortunio, una svista.
Temo che abbia ragione.
Ferrara lo interpreta come un ennesimo "assist", per usare un termine calcistico, offerto da questo papa al dialogo con l'Islam a tutti i costi, anche quando questo è così palesemente inopportuno e contrario al buon senso, considerata la tempistica.
Ma la parte più negativa nella conversazione del papa sull'aereo non è quella relativa al "pugno", veramente poco papale ed ancor meno evangelico, ma quella relativa alla libertà di espressione nei riguardi delle religioni.
Su questo campo la scivolata è stata terribile e se trattasi, non di una svista o di una leggerezza, ma di una dichiarazione studiata è voluta è veramente grave, perché qui siamo esattamente nel terreno che distingue il radicalismo religioso dalla modernità.
Lo abbiamo già fatto e più diffusamente nell'articolo precedente, ma è ora indispensabile ripetere che la base ideologica sulla quale si giustifica il fondamentalismo consiste esattamente in questo : nel sacralizzare, quasi sempre arbitrariamente, ciò che sacro non è e non può essere, perché palesemente assurdo e insanabilmente colludente con l'uso della ragione più elementare.
Di conseguenza non si può non consentire non solo la libertà di critica, ma anche la libertà di fare satira, cioè di ridicolizzare, ciò che è assurdo e irragionevole, ma che viene imposto addirittura come sacro da qualche religione.
Lo ripeto, un gesuita è uno che ha studiato duramente una vita per costruirsi una forma mentis che gli impedisce per definizione di parlare a vanvera e nemmeno a braccio.
Quindi temo che il papa quelle cose le abbia dette perché voleva dirle ed era pienamente consapevole delle conseguenze che quelle parole avrebbero avuto.
E le conseguenze non sono per niente gradevoli.
Questo papa, ne sono sempre più convinto ,come ho già detto in diversi articoli precedenti di commento al pontificato di papa Francesco, vuole essere il papa del Terzo Mondo e quindi parla costantemente rivolto a quei mondi, che sono il futuro del mondo, ma che non è il nostro mondo di europei, perché condivide solo in parte la nostra cultura e le nostre filosofie.
Non nascondiamoci dietro a un dito, tutti abbiamo dei problemi a rapportarci con le novità della globalizzazione ed alla invasione degli immigrati dal terzo mondo, del quale conosciamo ancora troppo poco e del quale, quindi, istintivamente diffidiamo, almeno in parte.
Papa Francesco fa un autentico salto nel buio, dedicando la strategia del suo pontificato a rivolgersi in modo preferenziale al terzo mondo.
E' inutile nasconderlo, così facendo ci lascia orfani.
Forse il suo è un disegno illuminato che guarda molto  lontano, ma non dovrebbe trascurare i problemi che il suo salto in avanti, così deciso, provoca nel nostro universo culturale europeo.
Non dovrebbe trascurare il fatto che ci lascia la sensazione di avere abbandonato l'Europa a un futuro di piena secolarizzazione e diciamolo pure scristianizzazione.
Se ci tocca consapevolmente principi come quelli della libertà di espressione, non lo fa certo per incultura. Anzi lo fa da gesuita, per eccesso di cultura, perché sa che al mondo, per esempio asiatico al quale si rivolge, i nostri sacri principi di democrazia con tutti gli attributi che conosciamo, compreso quello della libertà di espressione, sono interpretati con una sensibilità molto più blanda.
Si pensi allo stato della libertà di stampa e di dissenso politico in quei continenti.
La sua strategia è chiaramente tutta diretta a dialogare con l'Islam e il mondo asiatico, Cina in testa, è evidente.
Ma questo pure alto ed ampio disegno potrebbe anche essere un azzardo se pensa di potere sacrificare a suo vantaggio alcuni principi sui quali si fonda la cultura occidentale.
Cedere ammiccando in parte ad alcuni principi del fondamentalismo, come si è accennato sopra, non mi sembra affatto una buona idea.
Gli asiatici capiranno ed apprezzeranno queste mosse di papa Francesco?
Può anche essere, ma non è per niente sicuro, anzi è probabile il contrario.
I fondamentalismi religiosi, là dove sono sfruttati come elementi identitari in regioni geografiche vastissime, sono portatori naturalmente di una visione imperiale, che si ritiene, per sua natura, auto-sufficiente.
In queste condizioni il dialogo ha prospettive di successo quanto più  ci si presenta da posizioni di forza.
Cedere agli argomenti della contro parte, senza ricevere niente in cambio,  si studia sui manuali di diplomazia, è una tattica perdente.


giovedì 15 gennaio 2015

Je suis Charlie



E' passata una settimana dall'eccidio della redazione di Charlie Hebdo ed al supermarket  ebraico per cibi kosher di Parigi.
C'è stata la bella reazione corale del popolo francese, c'è stata la partecipazione molto ampia di leader europei e medio-orientali alla "marche republicaine", c'è stata sopratutto la forte e inaspettata partecipazione di tanti cittadini europei che sono andati in edicola a comprarsi il il primo numero di Charlie Hebdo uscito dopo l'attentato.
Tutte cose positive per fortuna.
Trattandosi però di un attacco terroristico, basato su una motivazione religiosa, ci troviamo in un campo scivoloso, sia per la larga disinformazione e ignoranza della gente nei riguardi delle religioni, sia per la reazione di molti, che si comportano da anni da atei nella loro vita quotidiana, ma che hanno conservato i tabù e le paure ancestrali, seminati dall'indottrinamento religioso, subito da bambini.
Si tratta, in particolare, di tutti quelli che hanno reagito ai fatti di Parigi, dicendo o anche solo pensando : va bene la solidarietà per le vittime degli attentati , ma con le religioni non si scherza, la satira dovrebbe arrestarsi di fronte alle credenze religiose ed ai loro simboli.
Temo che questo tipo di reazione sia diffusissimo, sopratutto in Italia  ,a causa di ragioni storiche, per il fatto che nel nostro paese non ci sono stati, purtroppo, gli eventi storici che hanno indotto il resto d'Europa a guardare anche alla religione, usando i criteri del pensiero critico, come sono stati la rivoluzione francese, ispirata dalla filosofia illuminista, madre del pensiero critico, e, prima ancora, non c'è stata alcuna diffusione della riforma protestante, sempre orientata verso il pensiero critico, essendo stata questa schiacciata dalle spade dell'inquisizione.
Occorre precisare però che la satira, se pure lecita, è utile solo se viene presentata col dovuto buon-gusto, e possibilmente in completa assenza di inutili e controproducenti volgarità.
Per esempio, quando in Italia, alcuni decenni fa, è stato dato alle stampe "il Male" pubblicazione di carattere satirico, che faceva largo uso di immagini e vignette, non sono mai riuscito a leggerlo perché lo trovavo irritante per la sua profusione di volgarità.
Occorre quindi aggiungere anche che Charlie Hebdo non sempre riusciva a volare abbastanza alto.
Personalmente, fra i settimanali satirici francesi, ho sempre preferito "Le canard enchainé", che trovavo di livello più elevato.
Ma queste, stante la gravità dei fatti, sono sfumature.
La popolazione più secolarizzata, che vive nelle grandi città italiane, può anche essere orientata a ridere delle corbellerie assurde, pretese  e predicate dal fondamentalismo islamico.
I frequentatori dei mille bar sport dei nostri paesi, sono magari orientati  a farsi grasse risate, quando il Senatore Calderoli girava con un maiale al guinzaglio, per rendere "impuro" il terreno , preteso per costruirci una moschea o centro islamico,ridicolizzando una credenza apertamente assurda dell'Islam.
E quindi , una larga parte della nostra opinione pubblica sarebbe bene orientata a ridere sulle vignette, che Charly Hebdo ha pubblicato nel corso degli anni per prendere in giro alcune delle credenze più inverosimili degli islamici.
Ma le medesime persone si farebbero molto serie e rimarrebbero parecchio imbarazzate di fronte alle numerosissime vignette, che nel corso del tempo, Charly Hebdo ha dedicato ad alcune delle non meno irrazionali idee, imposte addirittura come dogmi, dal cattolicesimo.
Ho letto un'intervista fatta nel 2013 al direttore di Charly Hebdo, perito sotto i colpi di Kalashnikov dei fratelli Kouachi, nella quale il medesimo diceva grossomodo : "nostro compito è usare la satira per fare riflettere la gente sui comportamenti e sulle idee irrazionali, da qualsiasi parte provengano.
E quindi, se ad esempio, il cattolicesimo continua a sostenere un'idea improponibile razionalmente come quella dell'Immacolata Concezione o della verginità di Maria, noi riteniamo  lecito e doveroso farci sopra della satira per indurre la gente a ragionare in modo razionale ed a rifiutare le assurdità".
E qui la larga o larghissima maggioranza dei nostri connazionali, ben disposti a ridacchiare sulle assurdità, predicate dal fondamentalismo islamico, si turberebbero e si dividerebbero, ma sopratutto non sarebbero affatto disposti a ridere sopra a vignette sulla Madonna.
Beninteso, non sulla base di conoscenze teologiche, che possano favorirli nel sostenere la sensatezza  o meno, della verginità di Maria, ma estremamente terra a terra, perché si comporterebbero  come se fossero culturalmente ancora bambini piccoli, e quindi avrebbero paura, che se fossero colti a ridere su cose religiose "il Diavolo andrebbe di notte a tirarli per i piedi", come predicavano un tempo i  curati di campagna.
Questa è probabilmente la situazione culturale oggi, che come si vede, si può pensarla come si vuole, ma certo non aiuta a reagire ed a combattere il fondamentalismo religioso.
Perchè un'idea centrale sulla quale si basa il fondamentalismo religioso è questa : sacralizzare delle cose o dei concetti, quasi sempre senza trovare conforto nemmeno nell'autorità dei testi sacri di quella religione.
E questo è proprio il caso della motivazione religiosa della strage di Parigi basata sull'idea che la riproduzione dell'Innagine del Profeta Maometto sarebbe vietata per non indurre la gente all'idolatria.
Chi ha in casa un Corano provi ad andare a vedersi le seguenti Sure : 49,24 ; 3,6; 7,11; 11,64; 5,90 e vedrà come questi testi siano talmente evanescenti da giustificare il fatto che la maggioranza degli islamisti non li riconoscono come base della norma in questione, che appoggiano invece sugli Hadith, i detti di Maometto, dei quali è ancora più difficile fare un'esegesi.
Cioè in poche parole, il processo di sacralizzazione di una cosa o di un'idea, o di un'usanza è spesso puramente arbitrario, però le norme generate divengono le basi per indottrinare la gente e indurla a fare delle stragi di non credenti o anche di credenti musulmani ma di diversa scuola giuridica , confessione o semplicemente setta improvvisata.
Questa considerazione, però, ci induce a pensare che se noi riteniamo, che sia sensato non poter mettere in discussione la verginità di Maria, in base a quale ragionamento ci dovremmo opporre alla famosissima credenza islamica delle 72 vergini a disposizione nell'al di là per i "martiri" , gli " shahid", che si fan saltare in aria, assieme al maggior numero possibile di infedeli "Kafir" o di apostati "ridda"?
Se, come si spera siamo  tutti convinti che la matematica valga universalmente per tutti, dovremmo essere pure convinti, che anche la logica valga altrettanto per tutti e che cioè qualsiasi idea per essere sostenuta debba essere basata su argomentazioni razionali solide, non sulla presunta autorità di chicchessia, che si rivela così spesso arbitraria.
O ci si ritrova concordi su considerazioni di questo genere, o appare veramente difficile, trovare una base per opporci ai fondamentalismi, perché  risulterebbe palesemente insensato sostenere che siamo d'accordo nel combattere le affermazioni strampalate, in quanto razionalmente insostenibili, dell'Islam, ma non abbiamo nessuna intenzione di mettere in discussione  quelle che ci sono state propinate da un indottrinamento religioso, oggi improponibile, ma che continua ad esistere, con poche aggiustature.
Intendiamoci, è verissimo, che la Chiesa Cattolica ha avuto la saggezza o la furbizia, ognuno la veda a suo giudizio, di accettare col Concilio Vaticano II, ad esempio la dichiarazione dei diritti umani, che solo a fine ottocento Pio IX definiva ispirati dal Diavolo, in documenti ufficiali.
La stessa cosa non è stata fatta dall'Islam, che nemmeno si è mai mosso sulla strada per avvicinarsi al pensiero moderno.
La Chiesa cattolica, pur fra ambiguità e contraddizioni ha anche definito i testi sacri di suo riferimento come "privi di valore storico" e quindi portatori di metafore, da valutare con adeguata esegesi, ma non come "verità letterali".
Questo è un passo di enorme valore che l'Islam è lontanissimo  dal mettere in cantiere, dal momento che continua a valutare il Corano, come testo "trasmesso direttamente da Dio" e quindi da "prendersi alla lettera".
La chiesa cattolica è quindi in posizione di vantaggio, anche se la strada da percorrere per parlare in modo comprensibile e accettabile all'uomo moderno è ancora lunga.
Di conseguenza, la medesima chiesa cattolica ora ha rinnegato gran parte delle basi concettuali e dogmatiche, che un tempo l'avevano portata a ispirare le stragi delle guerre di religione, eccetera.
E' quindi impensabile che oggi un fanatico si atteggi a terrorista nel nome del dio cattolico.
Non avrebbe appigli nè giustificazioni.
O meglio le avrebbe molto chiare ed esplicite nei libri dell'Esodo e dei Re della Bibbia, dai quali però , come si è detto sopra, è stato disattivato il "valore storico e letterale",   e quindi nessuno sarebbe più legittimato ad  invocarle oggi, come ispirazione per fare strage di non cattolici, anche se ieri le medesime frasi sono costate parecchio all'umanità.
Nel Corano le incitazioni alla violenza sui miscredenti sono numerose e concordanti, chi ha in casa un Corano si veda ad esempio le seguenti Sure:
-4,56
-5,33
-2,191
-2,216
-8,12
-8,65
-9,5
-9,29
-9,39
-33,61
47,4
Queste citazioni (http://digilander.libero.it/coranoislam/ )meriterebbero maggiore diffusione, perché è indispensabile, prima di tutto, che la gente ne abbia conoscenza, in modo almeno da irritarsi quando si sentono i politici ripetere le solite vuote cantilene buoniste, secondo le quali non esisterebbero stragi ispirate dalla religione islamica, non esisterebbe terrorismo islamico.
Non è così.
E' vero che, probabilmente, moltissimi degli islamici presenti in Europa, siano desiderosi, prima di tutto, di sbarcare il lunario e di dare un avvenire ai propri figli, e quindi ,in moschea o al centro islamico non mettono piede.
Quindi è verissimo che essere islamici non significa affatto essere convinti sostenitori dei terroristi.
Però non significa nemmeno che chi non aderisce alle associazioni islamiche terroriste Al Quaida o al Califfato dell'Isis,( ma oltre ed al fianco di queste, ce è una costellazione di altre sigle), è un aderente dell'Islam "moderato".
Per il fatto che l'Islam, più visibile ,definito in Occidente "moderato", in modo sbrigativo, come quello dei Fratelli Musulmani, ha solo accettato di partecipare alla vita democratica degli stati, divefrsamente da come fanno Al Quaida  il Califfato,ed associati, ma sull'Occidente ed i suoi valori, cioè sui nostri valori e sul nostro modo di vita, la pensa allo stesso modo dei tagliagole dell'Isis.
Per chi voglia documentarsi  rimando (come ho già fatto più volte in articoli precedenti) al personaggio Al Banna ed ai suoi scritti del periodo americano, perché sono illuminanti e sono autorevoli, essendo Al Banna il cofondatore del medesimo movimento dei Fratelli Musulmani.
http://wikiislam.net/wiki/50_Point_Manifesto_-_Hassan_al-Banna
Cominciamo a documentarci un momentino per capire di cosa stiamo parlando.
Poi valutiamo i nostri politici, anche sulla base del loro atteggiamento su questo problema, che è grave e serio, che non si risolve in un giorno e che ci coinvolgerà probabilmente a lungo.
L'Islam radicale va combattuto strenuamente prima di tutto sulla base delle sue idee, cioè vanno prima di tutto combattute le sue idee, i suoi Imam, le moschee e i centri islamici, che le propagano e i paesi arabi che le finanziano abbondantemente.
Poi valutiamo quale sia l'interesse del nostro paese e cioè se ha un senso che si continuino a intrattenere rapporti  amichevoli, con i paesi arabi, che hanno investito somme ingenti per diffondere nel mondo le idee pestifere, che sono alla base del terrorismo  islamico.
Ovviamente e prima di tutto l'Arabia Saudita che con la dinastia al potere ha dalla fine del 700 abbracciato e diffuso nel mondo l'Islam radicale nella versione del Whahabismo.
Tra l'altro gli studiosi di Islamismo sanno che la proibizione assoluta di rappresentare l'effige di Maometto non è sempre esistita, ma è stata reso categorica proprio dal Whahabismo nel '700, prima non lo era.
Oggi che i sauditi stanno strangolando le 7 sorelle giocando sul prezzo del petrolio a loro piacimento, rendendo sempre meno conveniente l'estrazione del petrolio in America, finalmente anche gli americani , toccati nel portafoglio, cominciano a dire cose sensate sull'argomento.
Il Wall Street Journal ed europea ne parla tutti i giorni, compreso il 15 scorso, con un articolo sul rapporto del Congresso sul possibile coinvolgimento saudita nei fatti dell'11 settembre.
E non è poco.


venerdì 9 gennaio 2015

le acrobazie di Renzi sul filo e a volte senza rete, ma potrebbe anche governare vent'anni



Durante le feste la gente vorrebbe distrarsi e pensare ad altro.
Per chi fa fatica o non vuole staccare, ci ha pensato Luca Ricolfi, uno dei più noti statistici italiani, docente a Torino  ed editorialista della Stampa, scrivendo un articolo magistrale sul significato e il possibile avvenire di Renzi e del "renzismo".
Non sembri esagerata la qualifica di magistrale, se un altro giornale di grande diffusione, ma più di settore come il Sole 24 ore, ha dato il giorno dopo la colonna dell'editoriale di prima pagina allo stesso autore e per trattare lo stesso argomento.
Cosa diceva Ricolfi di così centrato?
Dò un breve riassunto.
Finiamola di chiederci se Renzi è di destra o di sinistra, perché se esaminiamo i suoi atti di governo nei 10 mesi che si trova al governo, ci troveremmo nell' impossibilità assoluta di dare una risposta esatta, per il fatto che, appunto, sulla base dell'esame dei fatti, si rileva che Renzi è sia di destra che di sinistra.
Gli 80 € in busta paga sono di sinistra (intendendo di sinistra i garantiti, che il lavoro ce l'hanno e che votano a sinistra) mentre gli sgravi fiscali alle imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato sono di destra, come l'inattivazione dell'art 18.
Ricolfi, per avvalorare questa tesi, fa il paragone col governo, che avrebbe dovuto essere di sinistra- sinistra di Prodi negli anni 2006/2008 e che invece non riuscì ad essere negli atti di governo nè di destra nè di sinistra.
Per fare queste valutazioni si fa riferimento alla divaricazione classica :
-elettori di sinistra sono i garantiti dai sindacati, che già hanno il lavoro e cioè : pubblico impiego e privati con protezioni  (contratto a tempo indeterminato ed ammortizzatori sociali in caso di chiusura della ditta)
-elettori di destra sono gli autonomi e i professionisti
Ricolfi dice : Renzi è riuscito nel miracolo di fare gli interessi sia degli uni che degli altri e quindi si trova nelle condizioni di poter governare vent'anni.
Ma, c'è un gigantesco ma.
che consiste in questo :  il gioco funziona, se le cose stessero così : società divisa in due destra e sinistra, garantiti e imprenditori che rischiano in proprio.
Ma non è più così, perché da tempo c'è un terzo incomodo, c'è una terza forza, un terzo stato, che è quello dei disoccupati, dei giovani e delle donne che lavorano  in nero, disoccupati, inattivi ,ma pronti ad intraprendere un lavoro.
E qui viene il bello : si tratta non di noccioline, ma di 10 milioni di persone e cioè degli stessi numeri degli elettori di sinistra (garantiti) e di quelli di destra (autonomi professionisti ecc.).
Questo enorme numero di elettori ha interessi comuni e ben definiti, ma non è da tempo rappresentato da alcuna forza politica.
E questo è il limite del renzismo, perchè il giorno in cui questa terza forza, troverà un partito vecchio o nuovo, capace di rappresentarne politicamente gli interessi , il gioco di Renzi va in frantumi, per il fatto che per fare gli interessi del terzo stato occorre creare 6 milioni di nuovi posti di lavoro, e gli atti di governo di Renzi non sono diretti in questo senso se non per rimpiazzare si e no chi va in pensione.
A mo di conclusione Ricolfi  si domanda : ma come fa a vivere un partito di sinistra che non è in grado di rappresentare gli esclusi?
E con questo lascia trapelare il fatto che il gioco di Renzi, può riuscire, ma è perennemente a rischio come un trapezista che lavora sulla corda con sotto il vuoto.
Mi sembra che quella esposta sopra sia una diagnosi molto precisa della situazione del renzismo-
Ha un'opportunità, che non era mai toccata a nessuno, ma non può illudersi di potercela fare se non troverà il modo di rappresentare il terzo stato.
In altre parole se pensa di potere risolvere tutto nel partito personale di Renzi è ben difficile che non rischi la dissoluzione.
In politica da sempre si sale e si scende con la velocità del fulmine.
Si può rottamare una classe politica obsoleta, come è quella degli anziani del PD.
Ma guai a pensare che si possano rottamare le radici e le idee.
Senza il riferimento a una storia ed a una strategia comune, si finisce nella palude già sperimentata da Berlusconi, Monti e Letta.
Non basta essere giovani e sgomitanti, occorre avere idee buone e capacità di gestione.
Se il tentativo di Renzi riuscisse, sarebbe una cosa positiva, stante l'estrema difficoltà della situazione, ma nessuno lo sosterrà mai per la sua bella faccia.
O le riforme subito o quasi, oppure avanti un'altro.
Per fortuna re Giorgio e la sua testardaggine a non andare alle elezioni  sono cose archiviate.

Se Renzi fallisce la regola costituzionale è che si va a votare fin quando si trova una maggioranza definita.
Charlie Hebdo : ennesima strage nel nome di Dio, ma non si può dirlo



L'Europa colpita al cuore dalla strage dei vignettisti francesi di Charlie Hebdo finalmente si spaventa e riflette su temi che si dibattono da decenni nei circoli culturali, ma che non hanno mai raggiunto il grande pubblico, anche per l'impreparazione e l'incapacità della politica di affrontarli.
"Scontro di civiltà", "guerra di religione", "terrorismo in nome di dio", erano tutte espressioni giudicate impronunciabili dal pensiero unico, che predicava " multiculturalismo", "distinguere bene l'Islamismo radicale dall'islam moderato", "aprire le porte a tutti gli immigrati" eccetera.
L'ignoranza è sempre una colpa, ma l'ignoranza, che si manifesta nelle classi politiche europee lo è ancora di più perché il principio della rappresentanza, sul quale si fonda la democrazia, presuppone una delega da parte del cittadino, che si occupa d'altro, al rappresentante eletto perché si documenti per affrontare al meglio i problemi della società e dello stato.
Purtroppo la classe politica italiana sembra eccellere in impreparazione e non conoscenza del problema anche in questa serissima circostanza della minaccia islamica al nostro modo di vita.
Nella giornata della strage, la televisione di stato, espressione della classe politica ha denunciato nuovamente la propria pochezza non dedicando nemmeno uno speciale all'avvenimento.
Lo ha fatto La7 e lo ha fatto bene, dimostrando ancora una volta, che le qualità professionali dove ci sono, come nella direzione di Mentana, vengono fuori evidenti ogni volta che si presenti l'occasione.
Lo speciale della 7, presentava due soli politici:  Matteo Salvini e Lia Quartapelle, deputata del Pd e mancata ministro degli esteri, per una provvidenziale impuntatura di Re Giorgio.
La prestazione della Quartapelle ,in quella occasione,  ha dimostrato per l'ennesima volta che mettere insieme un governo di ragazzotti sgomitanti, anche se dotati di vistosi master e titoli accademici, che la Quartapelle  può vantare abbondantemente, non ostante la sua giovanissima età, come ha fatto Renzi non è sufficiente per dare all'Italia il governo che meriterebbe.
Non basta provenire, come la Quartapelle, dall'ottimo incubatore di esperti di politica estera, come è l'Ispi di Milano, per gestire politiche, oggi estremamente complesse.
Come non basta la passione politica, che la Quartapelle pure  ha dimostrato di avere in modo perfino eccessivo, per elaborare e portare avanti politiche efficaci.
Purtroppo la tesi esposta dalla pur qualificata esponente renziana  non era niente di più della solita solfa buonista : non facciamo il gioco dei tagliagole, distinguiamo  fra islamici radicali e moderati e poi sopratutto non diciamo la bestemmia, secondo la quale ,ci sarebbe terrorismo fondato su una religione.
Personalmente ritengo pericolosissimo che si continuino a rimestare queste poverissime tesi, perché quello che è successo a Parigi, a due passi da Pace de la Bastille, ha toccato volutamente dei simboli fondamentali,
sui quali si fonda la nostra civiltà e la nostra cultura.
Gli ignoranti ed approssimativi disgraziati islamisti, che hanno sparato su vignettisti, poliziotti e portinai ,pur nella loro ignoranza e nel loro oscurantistico fanatismo religioso, sapevano di sparare al cuore dell'Occidente, che sta nella filosofia illuminista.
Sparavano a Voltaire, perché se la redazione di Charlie Hebdo avesse voluto scegliersi un'immagine ,un icona, che la rappresentasse  avrebbe senza il minimo dubbio scelto il sorriso sarcastico di Voltaire, scomparso 11 anni prima della rivoluzione, della quale fu il padre, dimostrando così cosa significhi la forza del pensiero.
Questo è il punto che va colto.
Non basta dire e scrivere "io sono Charlie" come oggi stanno facendo tutti.
Prima di tutto bisogna capire chi è Charlie.
Prima di tutto occorre sapere che Charlie Hebdo conduceva innanzi tutto una convinta battaglia contro l'oscurantismo religioso, contro la tendenza intrinseca di tutte le religioni a contrastare la ragione e la scienza, a presentare i propri miti fondativi ed i dogmi derivati, come l'unica verità, assoluta e definitiva.
Di conseguenza, Charlie Hebdo picchiava duro non solo contro l'oscurantismo islamico, ma anche contro quello cattolico e quello di tutte le altre confessioni,  contrastandolo, in nome della ragione e della scienza, basata sul pensiero critico e quindi intrinsecamente contraria a qualsiasi religione basata su un pensiero dogmatico.
Quelli di Charlie sapevano bene che il cattolicesimo aveva nei secoli tratto dai sui libri di riferimento la fonte per mettere in atto le peggiori carneficine della storia, perpetrate in nome di dio.
Ma sapevano anche bene, che la chiesa cattolica, i conti con l'illuminismo ed il pensiero moderno, aveva cercato da tempo di farli e addirittura, dall'illuminismo aveva tratto parecchi principi,fondativi del pensiero moderno,  facendoli propri, come ad esempio la dichiarazione dei diritti umani.
Non è poco, anzi è fondamentale.
La Chiesa ha da tempo riconosciuto, che quanto riportato nella Bibbia non è da intendersi come di valore storico, ma solo come  metafora.
Questo riconoscimento porta tra l'altro a inattivare la potenzialità negativa dei numerosissimi passi dell'Esodo e sopratutto dei Re che incitano al massacro nel nome di dio.
Così come, questo riconoscimento ha potuto togliere di imbarazzo la chiesa laddove nella Bibbia si sparano castronate storicamente evidenti.
La chiesa ha capito che per sopravvivere doveva venire a patti col mondo moderno, anche rinunciando a principi che fino al giorno prima proclamava come non negoziabili.
Il mondo islamico ,invece, è lontanissimo anche solo da iniziare questo cammino diretto verso una lettura ermeneutica e critica del Corano.
E' quindi doveroso, stando così le cose, fare sapere alla gente quali sono i versetti del Corano che incitano non alla misericordia, ma all'assassinio di chi si macchierebbe di "blasfemia" cioè di rappresentazione o di critica di Hallà o di Maometto o del Corano.
E prendere atto del fatto obiettivo e facilissimamente  dimostrabile che a quel precetto sono tenuti sia i così detti islamici moderati che i così detti islamici radicali.
La religione islamica, fino a quando non intraprenderà un cammino di lettura ermeneutica e critica dei suoi testi è un incitamento all'annullamento di chi non è credente musulmano ed è diretta a islamizzare il mondo, cioè a non tollerare altra religione dell'Islam.
Se si negano queste evidenze ci si prende in giro o peggio si ignora di cosa si sta parlando o si è in mala fede.
Malissimo quindi ha fatto l'esponente renziana, sopra citata a sostenere tesi fuorvianti,e culturalmente debolissime,  facendole passare per illuminate.
Non è vero che si fa il gioco dei tagliagole quando si dice che per l'Islam è doveroso tagliare la gola ai "kafir", ai non credenti, anzi al contrario.
Guai se di fatto ci "sottomettiamo".
Questo sarebbe il peggiore tradimento alle idee degli eroi di Charlie Hebdo : la ragione non va sottomessa mai a niente ed a nessuno.


venerdì 2 gennaio 2015

Papa Francesco sta imponendo un cristianesimo francescano sì nel sociale, ma anche tradizionale e populista in altri ambiti come bioetica e famiglia



Devo confessare che per capire cosa fa papa Francesco, oltre a leggerne ovviamente discorsi ecc. ho trovato di estremo interesse seguire quello che riportano i siti del cattolicesimo tradizionalista o ultra tradizionalista.
In quei siti vedo tutto lo sconcerto, che suscita questo papa a causa della personalità sofisticata e sottile che si trovano di fronte.
E' ovvio che la prima cosa che hanno capito era il fatto che la scelta a favore della "chiesa dei poveri" fatta già cinquant'anni fa dal concilio Vaticano II sarebbe stato la costante di questo pontificato e quindi si sono chiusi a riccio sapendo che le conseguenze ovvie di quella scelta sarebbero stati devastanti per l'enorme potere gestito dalla curia romana, con tutte le degenerazioni riguardanti abusi sessuali e di ostentazione di vite perse nel lusso più indecente, finanziate con una corruzione dilagante.
Si sono quindi preparati a contrastare questa  linea cercando di mettere insieme i pareri dei pochi economisti che ci tengono a definirsi cattolici oltre a quelli della "finanza bianca" che non  versa in particolare buona fama nè buona salute.
Hanno quindi preparato una linea di contrasto basata sul concetto che le idee sociali del papa sarebbero incompatibili con una "sana" economia e quindi sarebbero mal viste dal mondo degli economisti.
Compito obiettivamente difficile sia perchè gli ambienti cattolici che negli ultimi decenni avevano con successo tentato per la prima volta di "sdoganare"  la linea economica liberista e cioè in primis alcuni dirigenti di CL , Compagnia delle Opere  ecc.  si sono squalificati da soli con comportamenti tutt'ora al vaglio della magistratura, sia perchè gli "economisti" in senso lato non godono certo di buona stampa nè reputazione dopo la verificata incapacità di prevedere la devastante crisi economica tutt'ora in atto e dopo la misera discesa in politica di uno dei suoi esponenti più noti.
Certo che questo papa sul piano sociale sta assumendo delle posizioni che nemmeno gli esangui partitini dell'ultra sinistra sanno più presentare e difendere con argomentazioni credibili.
Sentire un papa che da  un'aula dei barocchi e austeri palazzi vaticani cita due o tre volte i movimenti dei "cartoneros", i recuperanti che lavorano nelle discariche delle favelas del terzo mondo per sbarcare il lunario in uno dei modi più faticosi e antipatici è una novità assoluta.
Ancora più assoluta la novità di un papa che quegli ambienti li ha frequentati e li conosce direttamente e non attraverso gli appunti dei segretari o le analisi sociologiche.
Nel ricco occidente, in crisi, ma sempre molto benestante, ci siamo messi tutti la coscienza a posto considerando che tutto sommato le aree di povertà si starebbero riducendo e che nei paesi in via di sviluppo stanno progressivamente crescendo di numero i ceti medi i ricchi e gli ultra ricchi.
Vero se guardiamo alla tendenza a lungo periodo.
Falso se pensiamo che questa tendenza non nasconda un'altra tendenza, estremamente pericolosa,  diretta all'aumento che appare incontenibile delle disuguaglianze, con effetti destabilizzanti sulla tenuta del "patto sociale".
Falso se trascuriamo le sofferenze intollerabili di masse ancora enormi che vivono con o sotto il famoso dollaro al giorno.
Questo papa ha fatto una scelta di campo a loro favore, non c'è dubbio.
E proprio non vale il pensierino piccolo-borghese, diffusissimo nelle nostre società secondo il quale ci si tira fuori pensando e dicendoci : ma che colpa abbiamo noi se ci sono i poveri e gli esclusi, non è colpa nostra.
La dottrina sociale della chiesa ha sempre detto tutt'altro, affermando sì la legittimità del diritto di proprietà privata, ma mettendo tali e tanti paletti all'esercizio pratico di tale diritto da farlo seriamente traballare.
Il recente discorso tenuto nell'ottobre scorso da papa Francesco ai Movimenti Popolari è talmente forte da fare veramente riflettere sulla possibilità di un equilibrio fra perseguimento del bene pubblico e difesa della proprietà privata.
La sua polemica ricorrente sulla "società dello scarto", viene declinato in modo da mettere in crisi la filosofia stessa sulla quale si basa il sistema capitalistico, se non "corretto" da pesi e contrappesi.
O, se vogliamo dirla in modo più tecnico, è del tutto evidente che le teorie liberiste oggi imperanti e tradotte in pratica con le politiche economiche di austerità non trovano il minimo appoggio nella dottrina sociale declinata da papa Francesco.
E' curioso rilevare che i siti che riportano il pensiero di chi si oppone alla linea di papa Francesco non gli abbiano mai dato del comunista, forse perchè pensano che la sua linea medesima sia anche peggio del comunismo secondo il loro punto  di vista, in quanto chiaramente non ispirata neanche lontanamente alle elucubrazioni dei teorici del comunismo storico, ma discendente direttamente dal messaggio evangelico puro e semplice.
E' anche curioso rilevare che in quegli ambienti si pensava di dovere fronteggiare un pericolo transitorio e fugace.
I papi vanno e vengono, si pensava, ma la curia resta.
Questo papa a un certo momento verrà percepito come un populista spicciolo e questo lo seppellirà, si pensava anche.
Ma sopratutto si pensava che non ce l'avrebbe mai fatta a mettersi muro contro muro verso ai potentati della curia.
E invece è successo e le figure più rappresentative del tradizionalismo o dell'utra- tradizionalismo  stanno cadendo come i birilli, una dopo l'altra.
Per reagire adesso hanno tirato fuori, vendendole subdolamente come raccolte dei pensieri e della vita del papa alcuni libretti o servizi televisivi nei quali si rivangano gli screzi che l'allora Padre Jorge Bergoglio aveva dovuto subire dai superiori locali della Compagnia di Gesù alla quale appartiene per sue presunte tendenze ad usare metodi autoritari, come se la compagnia medesima non fosse stata concepita dal suo fondatore che era un militare di professione, su un canovaccio organizzativo di tipo militaresco.
Ma che ha sconcertato i suoi avversari è il suo punto di vista che non è affatto euro- centrico e nemmeno filo occidentale, ma è al contrario tutto incentrato sul mondo emergente, che rappresenta i due terzi dell'umanità.
Non a caso trapela dallo staff che si è scelto un  suo fortissimo impegno a trovare una via di dialogo con l'immenso  gigante asiatico : la Cina.
I popoli dei paesi emergenti fanno riferimento a culture molto diverse fra di loro, mas ia che ci troviamo di fronte all'etica sociale confuciana, sia che si faccia riferimento alle culture latino-americane, troviamo un forte radicamento dell'idea di famiglia tradizionale.
Ecco allora le posizioni chiaramente tradizionaliste espresse da papa Francesco sui temi bioetici , sulla benedizione degli alti tassi di natalità, sulla riproposizione della famiglia tradizionale, che sono fatti propri dal papa per parlare preferenzialmente a quelle culture e non in quanto difese dal tradizionalismo clericale europeo.
E' una scelta strategica, che si capisce chiaramente, ma che non può non provocare sconcerto e delusione in tutt'altri campi qui in Europa.
Per un europeo con basi culturali di scolarizzazione medio- elevata che vive nel suo tempo, un papa che esalta le famiglie numerose o numerosissime è un irresponsabile.
Per il medesimo europeo un papa che ripete i soliti limiti invalicabili su eutanasia, aborto,regolazione delle nascite, morale sessuale, diritti dei gay eccetera è uno che sta suicidando la sua chiesa, perchè questi discorsi sono del tutto al di fuori del sentire con temporaneo.
Purtroppo le cose stanno così.
Papa Francesco fa una scelta strategica pensando che la sua chiesa possa sopravvivere solo riferendosi alle praterie ancora suscettibili di possibile espansione nel mondo in via di sviluppo, ma così facendo da per scontato che le chiese in Europa chiuderanno, come hanno già chiuso nel nord Europa e in buona parte dell'Est europeo.
Conciliare le due cose non mi sembra possibile.
Il sentiero è strettissimo.
Forse c'è una sola via d'uscita ed è quella che il papa potrebbe percorrere facendo praticare alla chiesa il francescanesimo originale in senso spirituale.
Trascurare palazzi, istituzioni, dogmatica e fare riferimento al messaggio evangelico originario.
Difficilissimo, non impossibile, ma quasi impossibile.
Continuo a pensare che anche se riuscisse potrebbe essere troppo tardi, ormai il mondi si è cercato altri riferimenti.
Ma potrei ovviamente anche sbagliarmi.

Se riuscisse sarebbe bellissimo.