venerdì 26 gennaio 2018

Per la giornata della Memoria il Presidente Mattarella ha tenuto un discorso sul fascismo, alto e nobile, ma sinceramente non condivido alcune considerazioni storiche ,sul fascismo come male assoluto, che mi sembrano parziali e perfino fuorvianti





Che da un politico italiano, se pure nel ruolo di supremo garante delle istituzioni potesse venire un tipo di discorso così alto e nobile nelle intenzioni è cosa di una tale rarità che veramente stupisce, perché, purtroppo per noi,non ne siamo proprio abituati.
Invito pertanto i lettori a leggerlo nella sua integrità, perché lo merita:
Su questo blog della giornata della Memoria se ne è parlato più volte ma sopratutto nel post del 27 gennaio 2015, al quale rimando i lettori che volessero approfondire l’argomento.
Non mi sembra il caso quindi di ripetere i perché che inducono a celebrare ancora quelle memorie, e come sarebbe opportuno celebrarle e come non celebrarle, perché esprimano ancora tutta la loro carica educativa e di arricchimento dello spirito civico.
Solo che a scrivere spirito civico mi tremavano un po’ le dita, perché questa espressione in Italia ed oggi in particolare sembra da noi cosa di Marte, ma non della nostra esperienza quotidiana.
Siamo a meno di un mese e mezzo dall’appuntamento con la cabina elettorale, questa considerazione ci sia da monito quando dovremo scrivere qualcosa sulla scheda, non prendiamo la cosa alla leggera, perché se invece di pensare alle solite frignacce per schieramento, abitudine o paure varie, ci limitassimo a scegliere persone integre e capaci di cose alte, come dimostra di essere Sergio Mattarella, allora sì che potremmo dire di avere fatto il nostro dovere.
Torniamo al discorso presidenziale.
I media in coro, essendo costretti a sintetizzare hanno riportato quasi esclusivamente le affermazioni che costituiscono il cuore di quel discorso e in particolare queste frasi :

Sorprende sentir dire ancora oggi, da qualche parte, che il Fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori : le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perchè razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza”.
Chi ha studiato storia alle superiori con un professore particolarmente bravo, od ancor meglio nei corsi universitari, non potrà non cogliere in queste frasi così esplicite il fatto che il Presidente, con questo discorso sceglie di fare sua una delle due correnti storiografiche principali,che da sempre dividono appunto la storiografia sul fascismo e che sono queste :

-quella che considera il fascismo medesimo come una “rivoluzione” e cioè una discontinuità con la storia patria precedente e quella risorgimentale in particolare, come parentesi storica, come malattia morale prodotta dalle conseguenze della prima guerra mondiale (Benedetto Croce , Luigi Salvatorelli)

-e quella invece che considera il fascismo come una continuità con la storia precedente o anzi come “rivelazione” di quello che sarebbe stato lo spirito italico precedente, dell’arretratezza italiana e quindi come autobiografia della nazione. ( Piero Gobetti)

-Antonio Gramsci e con lui la storiografia marxista ha invece interpretato il fascismo come suprema reazione armata del capitalismo contro il proletariato, risposta borghese alla potenziale rivoluzione proletaria, non condividendo né la prima né la seconda tesi.

-Una ulteriore tesi è quella sostenuta da Ernest Nolte che intende il fascismo ed il nazionalsocialismo sopratutto come una reazione alla rivoluzione russa comunista;

-Complessa è la tesi storiografica del nostro maggiore storico del fascismo Renzo DeFelice, che semplicisticamente viene spesso accostato alla tesi del fascismo come rivoluzione, per il fatto che accentua i caratteri specifici del fascismo italiano, non assimilabile col nazional-socialismo.
Il fascismo sarebbe rivoluzionario nel senso che aveva la pretesa di costruire un “uomo nuovo”,in continuità con l’illuminismo, appoggiandosi su un ceto medio per niente in crisi ed anzi voglioso di essere protagonista di progresso, il fascismo quindi non era reazionario (ritorno al passato) come era il nazional-socialismo, DeFelice sostiene anche la tesi che il fasismo almeno nel primo decennio aveva ottenuto un tale ampio consenso da non avere bisogno della repressone degli oppositori.

Mi sono dilungato in una se pure brevissima sintesi sulle diverse posizioni della storiografia sul fascismo per chiarire il fatto che il fascismo è stato un fenomeno molto complesso, cioè è stato tante cose insieme.
Il Presidente Mattarella (o meglio lo staff che gli ha preparato il discorso) ha sposato in modo netto l’impostazione della prima corrente storiografica e questa è la ragione per la quale il suo discorso per quanto alto e nobile non mi sembra accettabile nelle tesi storiche che sostiene.

La storiografia più recente e quindi dopo DeFelice si guarda bene dall’affrontare il problema con l’accetta e quindi non si ritiene affatto tenuta a scegliere una sola delle tesi sopra elencate, ritenendo che nessuna di esse definisca in modo esaustivo un fenomeno complesso come il fascismo.

Ne è la prova il recentissimo testo di Guido Melis sullo stato fascista che è di particolare interesse proprio perché sottolinea non solo la complessità, ma le contraddizioni del fenomeno fascista.
Elenco alcune delle concusioni del ponderoso lavoro di Melis :
-il fascismo non ha inventato ma ha ereditato del clima del dopo guerra (I guerra mondiale) il culto del capo e la tendenza a obbedire a un capo, secondo Melis sia per “spirito di trincea”, sia in seguito alla nuova organizzazione sociale appena formatesi a seguito dell’industrializzazione;

-si è trovato ad operare con un apparato statale vecchio di stampo ottocentesco e questo lo ha spinto
a presentarsi come rivoluzionario o comunque portatore di riforme, molte delle quali non riuscirà ad attuare ma riuscirà pure qualche grossa novità ad imporla e Melis cita la nuovissima figura dello “stato imprenditore”;

-il regime totalitario non è mai stato tecnicamente totalitario ad esempio come quello nazional-socialista tedesco se non altro perché ci è sempre stata una “diarchia” la chiama Melis con il potere della Corona;
-ma non basta secondo Melis il regime è sempre stato molto meno monolitico e molto più pluralista di quel che si crede comunemente;

-perchè? Perchè dice Melis, immagino facendo sobbalzare sulla sedia la maggioranza di quelli che parlano di fascismo per sentito dire ma che non l’hanno mai studiato seriamente, Mussolini in realtà è stato pochissimo il decisionista che si dice, ma è stato molto di più un mediatore che cerca il compromesso;

-Mussolini secondo Melis era condannato da una sua irrefrenabile tendenza al tatticismo, che lo spingeva a giocare gli uni contro gli altri ed alla fine a cercare e trovare un compromesso.
Sembra davvero un’altra storia quella delineata da Melis.
Un’altra storia che però è in linea con molte delle intuizioni portate dalle correnti storiografiche sopra velocemente riassunte.

A questo punto si capisce perché al di là dal rendere onore alle più che lodevoli intenzioni del Capo dello Stato nel pronunciare quel discorso, non si può non biasimare in parte chi nel suo staff gli ha proposto scelte storiografiche non necessarie, sommarie e francamente superate da tempo nella storiografia.

Tra l’altro non dimentichiamoci che il fascismo, in quanto storia d’Italia, si portava dietro alcune pesantissime arretratezze culturali che non erano quindi “fasciste” ma che erano lì, disgraziatamente già metabolizzate nel patrimonio culturale della gente di allora.

Citiamone doverosamente due o tre:
-l’Italia non aveva avuto la possibilità di usufruire del salto verso la “modernità” e il “pensiero critico” portati dalla Rivoluzione Francese;

ancora prima l’Italia non aveva potuto usufruire della cultura anti-autoritaria ,critica e orientata a far conto sulla responsabilità personale delle quali il Nord Europa era stato arricchito con la Riforma Protestante, che da noi non ha mai varcato le Alpi, salvo una piccola ed eroica presenza nelle poche valli Valdesi;

-l’Italia subiva il condizionamento pesante, pesantissimo sul piano dello sviluppo culturale, della presenza massiccia con totale copertura territoriale di una chiesa cattolica che era ancora ai tempi del Sillabo di Pio IX cioè dogmaticamente schierata contro i diritti umani ed i valori democratici in blocco;

-le leggi razziali è vero sono state la peggiore ignominia a carico del fascismo e di Casa Savoia, ma non si venga a dire che la segregazione e la persecuzione degli ebrei se le è inventate il fascismo.

Si dica almeno che la responsabilità storica della cultura antisemita è in gran parte a carico da sempre della chiesa cattolica, che aveva inventato i ghetti , la cultura antisemita, cioè la fola della presunta responsabilità collettiva del popolo ebraico come presunto popolo deicida.

Non è Mussolini che aveva stabilito il rito col quale il rabbino capo doveva recarsi in San Pietro nelle liturgie pasquali a porgere al Papa il deretano per ricevere un bel calcione “in espiazione”.
Se si vuole che le giornate della Memoria seminino “cultura civica”, preoccupiamoci di essere molto più precisi nel parlare di quel periodo storico.
Vogliamo che abbiano una valenza didattica per le giovani generazioni? Benissimo, ma allora preoccupiamoci che questi giovani abbiano i dati per capire.
E’ facile oggi addossare a Mussolini ed ai suoi tutte le nequizie della storia.
E’ invece considerato ancora antipatico rinfacciare alla chiesa le sue spesso enormi magagne.
Peggio ancora è considerato politicamente scorretto rinfacciare agli italiani in quanto portatori di una cultura consolidata difetti atavici ereditati dall’ottocento e oltre, che Mussolini si era trovato davanti.
Lo storico Melis, sopra citato conclude ovviamente che la “rivoluzione fascista” è fallita, ma questo non vuol dire che il fascismo storicamente non voleva un ritorno al passato, ma ha cercato di
portare avanti un cambiamento verso il progresso.
Ha fallito ed ha fatto cose inqualificabili, ma di quelle di farina del suo sacco ce n’era solo una parte.

martedì 16 gennaio 2018

Renzi 25, Gentiloni 60, chi sarà il nuovo Presidente del Consiglio?





Luca Ricolfi è professore di psicometria all’Università di Torino.
Una delle declinazioni principali della sua materia è di grandissima attualità e potrebbe tradursi in italiano come lo studio di come interpretare in modo corretto i numeri delle statistiche (sondaggi politici compresi).
Perchè c’è bisogno di una materia come la sua è presto detto, da sempre un po tutti ma i politici in particolare hanno il vizietto di sparare numeri come immaginaria controprova presentata appunto come dimostrazione indiscutibile della assoluta veridicità delle loro affermazioni “perché la matematica, i numeri non sono un’opinione”.

Errore! Certo che la matematica non è un’opinione ma i numeri citati senza contesto e sopratutto senza indicare fonte data e metodologia statistica sono tutti da discutere ed ecco allora la estrema utilità del lavoro degli studiosi come il sopracitato Ricolfi.
In tempi di “fake news” i più grandi giornali internazionali si sono dotati della nuova figura dello “statistical editor” compreso ad esempio il Corriere della Sera con Danilo Taino che è anche corrispondente da Berlino, proprio per dare ai lettori una garanzia in più sulla professionalità di chi spara e commenta i dati.
Ai tempi dei governi Berlusconi che brillavano per promesse e comunicati, ma pochi, pochissimi fatti, all’allora brillante ministro del tesoro Tremonti era stato attribuito il nuovo epiteto di inventore della “finanza creativa” per la sua abilità nel presentare come grandi risultati i soliti trend di un’Italia in decadenza da decenni, appunto facendo pare un uso disinvolto proprio delle cifre, magari confrontando con abilità se conveniva dati dell’Istat con dati dello stesso tipo della commissione Europea o viceversa, oppure dati raccolti con metodi diversi, o riferiti a periodi diversi, i trucchi studiati da chi cita statistiche sono infiniti.

Tutto questo per dire che il medesimo Ricolfi, la settimana scorsa ha scritto un articolo per evidenziare la grandissima distanza che intercorre fra la fiducia raccolta da Renzi e da Gentiloni con uno schiacciante risultato positivo a favore di quest’ultimo, usando ovviamente i numeri disponibili dai sondaggi.
Ricordo Renzi qualche anno fa in tour per l’Italia su camper prima di diventare Segretario del PD e Presidente del Consiglio.
Non eccelleva in una grande eloquenza, ma teneva ad accentuare l’uso di statistiche e numeri.
Aveva il vezzo degli “slides” da proiettare e dei discorsi di Obama ,presentato quasi con venerazione come fosse l’oracolo di Delfi.
Voglio sperare che dopo i non eccelsi risultati raccolti dallo stesso Renzi in una stagione nella quale ha esibito un ego straripante, conseguendo magri risultati ,si sia conservato l’interesse ed il rispetto per i numeri e che questi gli insegnino che la giovane età gli consentirebbe tranquillamente di saltare almeno un turno, lasciando lavorare Gentiloni anche per la prossima legislatura ,levandogli dai piedi il peso almeno dei più ingombranti dei “controllori” del suo “giglio magico”.
Non è detto che l’eccesso di arroganza non lo freghi ancora, ma il suo PD va talmente male nei sondaggi che questa volta potrebbe cominciare capire qualcosa per puro interesse.

Manca un mese e mezzo alle elezioni, però ormai le hanno sparate tutti talmente grosse che non vedo quali novità possano avere serbato per gli ultimi giorni.
Renzi lo abbiamo appena detto ha sprecato un grosso capitale che aveva conquistato per la sua giovane età e per la capacità che stava dimostrando come rinnovatore della vecchia classe dirigente, eccedendo in personalismo ed arroganza.

A questo punto però devo constatare che nel trio del 30% ciascuno (Centro- sinistra; centro-destra; movimento 5Stelle) è stato proprio l’eccesso nelle promesse e nelle esternazioni che può pesare gravemente sui risultati elettorali degli avversari del centro-sinistra.
I due clamorosi scivoloni di ieri sono gravi e significativi.

Il leghista di lungo corso Fontana che spara una battuta pazzesca tipica dei “suprematisti bianchi” dell’estrema destra americana, battuta talmente esagerata da rendere del tutto non credibile la correzione avanzata dall’interessato secondo la quale si sarebbe trattato di un puro errore di lessico, di terminologia.

Non meno preoccupante e con conseguenze imprevedibili sul suo elettorato la dichiarazione di DiMaio a proposito della sua volontà politica di abolire la legge Lorenzin sulla obbligatorietà delle vaccinazioni riducendo il numero di quelle obbligatorie a 4 e lasciando le altre 6 alla libera scelta.
Se le dichiarazioni di Fontana sono palesemente un problema per i simpatizzanti leghisti di propensioni moderate,o cattoliche che avrebbero visto bene quel candidato, come rappresentante del “leghismo istituzionale”, capace di governare senza infamia e senza lode, quelle di DiMaio potrebbero avere conseguenze catastrofiche su un elettorato giovane e di istruzione elevata, che vedono nei 5Stelle forse l’unica forza politica che si occuperebbe di loro, ma che non credo siano disposti a condividere castronate anti-scientifiche come quelle sui vaccini.
Ma per quali ragioni quei giovani che si “sono fatti un mazzo così” sui banchi delle università, dovrebbero ora condividere idee da ciarlatani che si fanno beffe della scienza, del metodo scientifico e relativi protocolli?
Il leghismo, purtroppo per lui ed i suoi seguaci non era certo nuovo a idee di estrema destra, vedi le esternazioni di qualche anno fa del senatore Borghezio e compagni.
Ma i 5Stelle, per quale arcana ragione si saranno mai accollati quelle insane e pericolose sciocchezze?

Volevano proprio dar ragione a tutti i costi all’accusa di inaffidabilità lanciata e ripetuta contro di loro dal vecchio furbastro di Arcore?
Non a caso il sondaggio settimanale del telegiornale di la 7 di ieri sera dava al movimento 5Stelle un calo repentino e in contro tendenza addirittura di un 1,5%.
I 5Stelle da tempo li hanno contro tutti e più si avvicina la data delle elezioni e più li avranno contro tutti, partiti, giornaloni e TV ma questo però fino ad oggi li ha favoriti, perchè sta a dimostrare la loro posizione coerentemente anti-sistema, anti-casta, anti establishment.
Va bene, lo sappiamo.
Si possono fare errore, li fanno tutti.
Ma non si possono predicare cose che la gran parte dei loro elettori giovani di elevata istruzione non possono che considerare come palesi scemenze.
Nessuno se l’aspettava, ma dato che i 5Stelle avevano già una lunga serie di punti deboli irrisolti, questa disastrosa esternazione di DiMaio potrebbe attivare una valanga a danno del movimento.

A questo punto Gentiloni è autorizzato a fregarsi le mani, per lui non potrebbe andare meglio.

Sarà uno che parla e si muove come un bradipo ma se i suoi avversari fanno gara a chi spara la battuta più disastrosa, molti e poi moltissimi preferiranno il bradipo, che non fa danni, si muove lento,ma va sicuro.

giovedì 11 gennaio 2018

Dopo la serie di infantili sparate di promesse mirabolanti che ci hanno propinato i partiti si troveranno a dover subire il diffondersi una percezione di impotenza e di inadeguatezza






Non siamo neanche a metà tragitto della campagna elettorale e già ne abbiamo viste e sentite anche troppe, lo capiscono tutti, ma non lo capisce questa classe politica di dilettanti allo sbaraglio che rischia di annegare nella sua strabordante arroganza.

Milena Gabanelli nella sua intervista di ieri all’Huffington Post ha detto che si chiede se questa gente è mai stata a scuola.
Bella domanda.
Dietro a questa gente non sembra esserci niente, non si vede un pensiero, un disegno strategico, un’idea di quale Italia vorrebbero costruire se ne fossero capaci.
Questi non sanno immaginare, non sanno creare e tanto meno sanno sognare.
Ma che ce ne facciamo.

Un vecchietto pregiudicato per reati fiscali e quindi contro la società, che è stato al governo vent’anni senza combinare nulla , che ha portato il paese sulla imminente soglia del fallimento tipo Grecia, nel drammatico 2011, quando lo spread rispetto al Bund tedesco era schizzato a 574 punti (oggi è a 155) , che viene dato come il quasi sicuro vincitore delle prossime elezioni.
A capo di una coalizione di centro destra che ha sparato una serie di mirabolanti promesse elettorali, alcune delle quali : udite! udite! di inequivocabile colore socialista, come il reddito di cittadinanza da lui denominato reddito di dignità, per evitare di copiare in toto l’idea dagli avversari 5Stelle, nonché l’aumento delle pensioni minime a 1.000 € per tredici mensilità, nonché ,tanto che c’era, l’abolizione della legge Fornero per incentivare l’andata in pensione accontentando aspiranti pensionati e liberando contemporaneamente posti per i giovani in cerca di lavoro, il tutto nella solita salsa di destra dell’abolizione delle tasse per i più abbienti.
Evviva! Qualcuno ci crederà? Temo di sì come è già capitato, ma voglio sperare che nel frattempo, proprio perché si tratta di un dèjà vue e cioè di una minestra stracotta e stra-riscaldata la si finisca con la tiri-tera del tapparsi il naso e di andare a votare per il male minore!
Basta.
Se ne avete piene le scatole di gente di questa sorte, fate una bella cosa, se non trovate alternative per voi digeribili da poter votare (che non siano beninteso gli specchietti per le allodole dei “cespugli” così detti centristi, collegati a una delle due corazzate (centro-destra e centro-sinistra) affollati di politchini di terza fila che hanno già dato tutto quello che potevano dare spesso in decenni di poltrone scaldate senza costrutto), statevene a casa, se pure a malincuore per non potere esercitare un vostro sacrosanto diritto, sarà meglio per voi e per il resto degli italiani.

Quella di Berlusconi è la prima corazzata, la seconda ovviamente è quella di Renzi, che con la sfrontata arroganza dei suoi quarant’anni, beato lui, sta conducendo i rimasugli di una sinistra talmente stinta da non vedersi nemmeno più al progressivo esaurimento per mancanza totale di progettualità e di idee.
Come gli altri leader socialdemocratici ex socialisti ex cattolici sociali, ed ex comunisti d’Europa, Renzi ha interpretato anche meglio degli altri la svolta pro-mercato e pro-liberal -liberismo, che sta uccidendo per consunzione tutti i movimenti aderenti all’internazionale socialista, icona una volta gloriosa, come tante altre vecchie signore.
Errore fatale del quale come capita spesso in politica nessuno si assume la responsabilità e nemmeno si dichiara pentito del mal-fatto, macchè tirano avanti verso il nulla, altro che il vecchio “sol dell’avvenir”, il loro è un nero tramonto senza luce alcuna.
Consiglio a tutti di leggere il ben documentato libro inchiesta di una giovane ricercatrice il cui titolo spiega tutto quello che c’è da spiegare : ”Non è lavoro è sfruttamento” di Marta Fana Ed. Tempi Nuovi.

Il Jobs Act, il solito simil inglese per nascondere una porc….
Hanno svenduto i diritti costituzionali dei lavoratori in cambio di indegno lavoro precario ben remunerato per gli imprenditori che incassano generosi incentivi con la favola delle “tutele crescenti” “addavenì!”.
Il tutto condito dalla corte del “giglio magico” del capo del partito personale nel quale la vicenda della difesa a oltranza della famosissima Maria Elena Boschi è più che sufficiente per far saltare i nervi del normale cittadino di normale buon senso.
Non parliamo dei presunti “salvataggi” delle banche locali toscane e venete!
Andate a chiederlo ai cittadini che avevano le azioni o le obbligazione subordinate di quelle banche cosa “è stato salvato” dei loro risparmi spesso di una vita, ma non aspettatevi risposte cortesi o politicamente-corrette.

E veniamo alla terza corazzata, quella data per vincente come numero di voti per singolo partito, i 5Stelle.
Sulla carta ed in via teorica l’unica ciambella di salvataggio per non affondare.
Purtroppo però siamo costretti a dover spaccare in quattro il cappello per vedere in che misura sia sensato raccogliere quel salvagente nella pratica, nel mondo reale.
Solo il fatto che si sia costretti a spiegare che i 5Stelle sono l acorazzata data vincente ma “solo” nel senso che è in netto vantaggio il “solo” partito dei 5Stelle, ma che questo partito rifiuta di dichiarare in anticipo con quale altro partito è disposto a fare maggioranza è un problema.
Il Rosatellum è una legge elettorale tagliata apposta per mescolare proporzionale e maggioritario , collegi uninominali e non uninominali, in modo da costringere i partiti a coalizzarsi, ma i 5Stelle faticano a buttare nella spazzatura una volta per tutte la incredibile serie di fisime con le quali erano nati : il partito non partito; lo statuto non statuto; gli eletti denominati non rappresentanti, ma portavoce con tempi assurdamente brevi di permanenza in carica; autoriduzione feroce degli stipendi; designazione dei candidati esclusivamente con votazioni sul web; democrazia che va a farsi benedire quando si ritrovano i due vertici del movimento non eletti, ma autonominatisi in quando fondatori dei quali uno è in conflitto di interesse perché titolare della ditta che gestisce i servizi web del movimento, eccetera eccetera.
Poi non si può trascurare il peso del fondamentalismo ideologico ambientalista che impedisce la costruzione o l’accesso a inceneritori, anche quando non si può razionalmente farne a meno; oppure l’intransigenza ideologica contro l’alta velocità ferroviaria, sopratutto in Val di Susa eccetera eccetera.
Poi ci sono le incertezze su temi della massima serietà tipo Europa sì Europa no; Euro sì, Euro no; vaccini obbligatori sì, vaccini obbligatori no.
Poi permane la scarsissima propensione a fare i conti dei costi delle riforme annunziate, va bene lo fanno anche tutti gli altri ed almeno i 5Stelle del reddito di cittadinanza sono praticamente i detentori del copy-right, ma serietà vorrebbe che…..
Ultimamente si sono ufficialmente emendati superando alcune delle storture più evidenti cambiando lo statuto non statuto.
Poi ci sono i risultati che proprio non vengono nelle amministrazioni nelle quali governano.
Fa un certo effetto vedere la perdurante totale paralisi della giunta Raggi a Roma con pre-allarme per la situazione rifiuti e vedere riportato dai media che Pizzarotti, riconfermato sindaco di Parma, a suo tempo buttato fuori dal movimento 5Stelle, senza che avesse avuto la possibilità di far valere le sue ragioni di fronte a un’autorità interna terza, come usa perfino nei nostri partiti italiani, sia arrivato al record assoluto di raccolta differenziata all’80%.
Al tempo della sua cacciata la causa era stata proprio il fondamentalismo ideologico che impediva a Grillo e soci di accettare che a Parma si portasse a termine la costruzione di un forno già appaltato.
Pura follia, della quale non ritengono nemmeno di dover chiedere scusa, dopo che il loro ex è diventato una icona di buon ambientalista nella realtà e non nei programmi.
Hanno avuto la fortuna di ritrovarsi nelle loro file un Di Maio che è nato pacato, educatino e in doppio petto.
Grillo ha avuto la furbizia di sceglierlo subito e di preferirlo al più schietto ma troppo barricadero Di Battista o al troppo duro e puro Fico.
Funzionerà?
Oggi che la politica è anche troppo personalizzata e quindi Di Maio è indubbiamente una risorsa, anche se la più che giovane età gli fa fare qualche scivolone quando non fa in tempo a consultare Google in tempo e spara diciamo qualche “imprecisione”.

Potremo fidarci?
Se guardiamo agli altri dovrei dire di sì.
Mi fanno veramente rabbia gli eterni “moderati” che guardano con sussiego dall’alto in basso i giovani e impreparati esponenti 5Stelle, come se la corte dei renziani o dei berlusconiani fossero state in grado di servirci grandi statisti come ministri.
E’ già tanto se non sono finiti o se finiscono in galera e quanto alla scuola che avrebbero dovuto frequentare, condivido in pieno la battuta della Gabanelli che ho riportato all’inizio.
Se guardiamo all’attendibilità dei loro programmi vengono dei dubbi.
Possiamo rassegnarci forse a non ricercare a quale ideologia si ispirano, visto che apertamente si definiscono come dei moderni trasversali alle ideologie.
E del resto le altre due corazzate a quale ideologia si riferiscono idealmente?
Facciamoci una risata e resistiamo alle facili battutacce!

A mio parere il vero punto di forza morale e storico dei 5Stelle è il fatto, difficilmente contestabile, che loro e solo loro raccolgono e rappresentano politicamente ormai da anni le aspirazioni dei giovani, delle generazioni che gli altri partiti hanno trascurato o peggio hanno caricato, fregandosene, di debiti, di condizioni di lavoro indegne, di perdita di diritti, in poche parole di un futuro degno.
Basta?
A conti fatti quindi si ,probabilmente ci potremo fidare dei 5Stelle.
Non trascuriamo anche un’ultima annotazione che però potrebbe divenire di grande peso.
Se le mirabolanti promesse che ci sono state propinate di verificheranno, come è probabile fra un mese e mezzo delle prese per i fondelli, si diffonderà a macchio d’olio una sensazione di impotenza e di inadeguatezza di questa classe politica.
Cerchiamo di evitare che i giovani, che purtroppo non hanno molto a da perdere se fallisse il salvagente dei 5Stelle, comincino seriamente a pensare e ricercare soluzioni autoritarie.
Non un fascismo storicamente troppo impresentabile, ma Putin, Erdogan, Orban, Austria, e peggio Polonia insegnano.
Si va a votare ancora, ma si vota per chi ha il pugno duro.
Del resto dopo un certo punto non rimarrebbe altro, c’è sempre una linea rossa .
Dopo di che altro che turarsi il naso, centristi , moderati , minestrine riscaldate e oddio i 5Stelle!
Pensiamoci prima.



venerdì 5 gennaio 2018

In Iran la rivolta del pane e delle uova è diventata politica ed è stata duramente repressa, ma ora cova sotto la cenere






Ciro, Dario, Serse,Artaserse i grandi re e imperatori Persiani.
La battaglia di Maratona, narrata da Erodoto con re Dario contro gli Ateniesi e il famosissimo episodio di Filippide, che avrebbe fatto un folle numero di kilometri di corsa per comunicare la vittoria agli Ateniesi.
Re Serse che fece tagliare la testa al valoroso Leonida ,condottiero degli Spartani.
E avanti nella storia fino ad arrivare al Macedone Alessandro Magno.
E poi i Diadochi,i Seleucidi.
I nostri ricordi scolastici si sprecano.

Tornando all’oggi, sembra impossibile che quelle glorie passate ,trasformate in leggenda nel nostro immaginario scolastico, siano finire schiacciate dalla “rivoluzione” clericale dell’Ayatollah Komeini, che nel 1979 ridusse un paese di quella storia e di quel peso, in una teocrazia medioevale ,dove un popolo di 77 milioni di abitanti è sottomesso a una casta di preti, che furbescamente si servono di un Islam Sciita, interpretato a loro modo, per fare tabula rasa dei più elementari diritti umani e per irridere alle conquiste del mondo moderno.
In un paese ,che aveva una istruzione universitaria di buon livello per il Medio Oriente e una classe media vasta che si riteneva parte a pieno titolo della classe media globalizzata di qualsiasi paese dell’occidente.
D’accordo che il fondamentalismo religioso da noi in Occidente ce ne ha fatte fare di tutti i colori con le guerre di religione, ad esempio con la sola guerra dei trent’anni ,che da sola fece la bellezza di 12 milioni di morti, ma eravamo nella prima metà del ‘600.
Poi ne abbiamo fatte anche di peggio con gli oltre 50 milioni di morti per la seconda guerra mondiale, ma in questo caso la religione non c’entrava fortunatamente nulla.
Nell’Iran odierno invece la religione o la strumentalizzazione della religione conta tutto e tutto pervade.

Rimanendo nei ricordi scolastici ed alla letteratura classica ,come si può non citare il celebre passo di Lucrezio che stigmatizza il sacrificio di Ifigenia prodotto da una religione scaduta a superstizione :“Quod contra saepius illa religio peperit scelerosa atque impia facta “.
Che a capo del governo iraniano ci sia uno con in testa il turbante dei chierici come l’attuale Ruhani ,o un laico, come è stato prima di lui Amadinejan, poco importa, se succede che il laico si dimostri più clericale e fondamentalista della stessa casta clericale.
In ogni caso in Iran non comanda il Presidente della Republica Islamica, eletto dal popolo, ma la Guida Suprema, che è l’Ayatollah Khamenei, in carica dal 1989, che non è eletto affatto e che oltre ad essere comandante in capo delle forze armate , tramite membri di sua nomina, dà un giudizio insindacabile sulla ammissibilità dei candidati alle elezioni presidenziali.
Come se non bastasse da lui dipendono le milizie dei Guardiani della Rivoluzione cioè i Pasdaran, truppe scelte e fedelissime al regime dal quale in compenso ricevono un trattamento anche economico particolare.

Per parlare in un linguaggio accessibile è come se nel nostro periodo delle signorie, un solo signore avesse potuto disporre sia del Bargello (la polizia di allora), sia dell’Inquisizione.
Per nostra fortuna e disgrazia a seconda dei momenti, con l’Iran le nostre industrie hanno in corso commesse a molti zeri e questa è la ragione per la quale non si parla di Khamanei ,dipingendolo come uno qualunque dei dittatori che abbiamo conosciuto nel novecento, come sarebbe logico fare, ma di un burbero vecchietto in tonaca che da noi incute sempre un certo rispetto.
La struttura del potere in Iran è estremamente complessa, altro che Matarellum e Rosatellum!
Ma la sostanza è quella sopra descritta.
Se qualcuno vuole approfondire si erano date maggiori notizie sulla struttura del potere in Iran nel precedente post del 29 giugno 2009.
Qui limitiamoci a dire che anche se in Iran c’è formalmente un’Assemblea di rappresentanti eletti, basta guardare a quelle poche deputate poverette, vestite come le nostre monache, di qualche decennio fa, per capire che forse in Iran, qualcosa proprio non va e che la modernità funziona per lo meno a corrente alternata.

Il potere vero è in sole due mani.
Il resto è poco più che fumo.
Un po è un insieme di foglie di fico, un po’ è l’espressione di una società complessa, all’apparenza modernizzata, ma nella quale le grandi famiglie e le molte oligarchie contano più dei poteri istituzionali formali e questo è quello che rende molto difficile per noi stranieri per di più occidentali, raccapezzarci in un mondo che sembra una cosa, ma che in realtà è un’altra molto più antica, alla quale non siamo più abituati a pensare.
Quando erano in corso le manifestazioni di piazza avvenute negli anni precedenti ,i commentatori ci avevano detto che queste erano destinate al fallimento perché a muoversi erano allora solo i giovani di Teeheran e delle città più grosse, mentre la provincia, sopratutto rurale, era del tutto assente.
Oggi la situazione è stata ben diversa e la rivolta, ci è stato detto che si è sviluppata a macchia di leopardo un po’ dappertutto, ma sopratutto nelle province e che è stata generata dalla situazione economica, avvertita come precaria, sopratutto a causa dell’aumento del prezzo del pane, delle uova e della benzina, quindi dei beni di primissima necessità.

Se pensiamo a questo, appare chiaro che il regime deve essere in ben serie difficoltà se tutto succede proprio quando il prezzo del petrolio,dopo un lungo periodo di prezzi bassi ,è risalito oltre i 60€, dando una grossa boccata di ossigeno e di dollari a tutte le petro-dittature medioevali del Golfo, Iran compreso e in prima fila.
La ragione politica della crisi quindi non è certo di difficile lettura e lo stesso Khamenei l’ha citata chiaramente se pure nella sua interpretazione, quando ha risposto alle folle che gli hanno manifestato contro, dicendo in sostanza che avrebbe schiacciato con durezza la rivolta perché a suo parere sarebbe stata fomentata dagli arci-nemici dell’Iran che sono i soliti Usa (espressione del male assoluto nella retorica Khomeinista) e l’Arabia Saudita, capo fila del mondo islamico di osservanza sunnita.
Questa volta ci ha azzeccato, perché almeno l’Arabia Saudita è già di fatto in guerra con l’Iran sul fronte dello Yemen, dove l’Iran appoggia le milizie Houti di fede sciita, mentre i Sauditi appoggiano le fazioni sunnite, che sono maggioritarie nel paese.
E in questo disgraziato paese succede un fatto strano di difficile interpretazione che consiste in questo e cioè che non ostante l’enorme superiorità militare che i Sauditi hanno sulla carta, in ragione del possesso di armamenti moderni, forniti dagli Usa in gran quantità, il conflitto sta durando oltre misura e non si vede avvicinarsi nessuno sbocco.
I Sauditi, non senza ragione, sono abbastanza terrorizzati dal fatto che ogni tanto nella parte sud del loro paese (quella più lontana dal potere centrale e abitata dalle tribù meno fedeli) cadono razzi a lunga gittata che i così detti ribelli Yemeniti Houti non sono certo in grado di procurarsi e che quindi non possono che essere finiti nelle loro mani come gentili prestiti dell’Iran, razzi che fungono da ammonimento, perché avrebbero la potenza per andare ben più a nord e colpire il cuore di quella monarchia.

Se ne parla poco, ma non è uno scherzo quello che sta succedendo nello Yemen, perché lì sul campo si stanno affrontando le due potenze regionali che rivendicano appunto la leadership, l’ egemonia in quella parte del mondo facendo del conflitto politico una guerra di religione fra sciiti e sunniti.
Tornando a noi, cioè all’Iran, la mezza rivoluzione che è appena scoppiata dimostra che probabilmente questo stato, se pure di dimensioni ragguardevoli, forse non ha risorse sufficienti per inseguire il sogno di divenire la potenza regionale che vorrebbe essere, mettendo in fila l’Arabia Saudita, e peggio ancora, non ha il consenso sufficiente della sua popolazione, per potersi permettere ulteriori avventure fuori confine.

Teniamo conto :
-che l’Iran ha appena sostenuto uno sforzo militare e logistico ingente, aiutando in modo determinante il regime siriano di Assad (non a caso sciita, se pure della minoritaria setta alauita) a sconfiggere l’Isis e i così detti ribelli anti regime nella guerra di Siria ,ormai quasi finita;
-che lo stesso sforzo ,se non maggiore, l’Iran ha dovuto sostenere in Iraq per tenere in piedi il regime sciita fratello di Abbadi, che disponeva di truppe che avevano il brutto vizio di scappare senza combattere, quando venivano attaccati dall’Isis e che senza il pronto schieramento dei Pasdaran iraniani avrebbero ceduto miseramente, ed anche qui la guerra è finita a vantaggio degli sciiti;
-che in Libano da decenni l’Iran sostiene in modo determinante le milizie Hezbollah, guidate da Nashrallah ,di stretta osservanza sciita iraniana e che questi di fatto costituisce la forza dominante in quel paese;
-che nella striscia di Gaza, le milizie di Hamas sopravvivono grazie alle valigiate di dollari provenienti dal solito Iran, pur essendo qui maggioritari i sunniti.
-che sulle pendici orientali del Golan, a suo tempo conquistato e tuttora tenuto da Isrele, ci sono postazioni sciite piuttosto ben armate dal solito Iran.
Non bastasse questo spiegamento ingente di forze fuori dai confini, non dimentichiamoci il fatto che l’Iran è sulla soglia, ma appena sulla soglia, del possesso di sufficiente uranio arricchito per poter farsi l’atomica e che il possesso dell’atomica ha senso solo se contemporaneamente si è messa in pratica una tecnologia missilistica sufficiente per produrre vettori adatti a portare la medesima atomica molto lontano (il prode Kim Jong Un, soprannominato da Trump Rocket Man, insegna), vettori che l’Iran possiede da tempo.

Tutto questo costa un’enormità e gli Iraniani ,che ,come si è sopra accennato, sono veramente tanti (77 milioni di persone) desidererebbero anche avere pane e companatico, prima di esaltarsi per essere vicini a diventare la potenza egemone della regione.
Il numero è certo un fattore di forza, si pensi a queste cifre : Iran 77 milioni di abitanti, Arabia Saudita 31 milioni, un po’ pochini per poter competere e su questo piano gli sciiti iraniani qualche ragione per puntare in alto ce l’hanno, ma bisogna anche sapere far tornare i conti e conquistarsi un livello almeno al minimo sindacale di consenso dalla popolazione senza dover ricorrere alla forza bruta.
Ecco su questo piano forse il regime iraniano comincia a scricchiolare in modo serio.

Purtroppo lo si diceva anche nel precedente articolo del 2009 sopra citato , sono passati ben nove anni e Khamenei è ancora lì, più vecchio e malandato ma è ancora in sella con lo stesso potere e lo spazio per le libertà civili più elementari non si è allargato affatto per gli Iraniani.