domenica 28 gennaio 2024

Antonio Scurati : il tempo migliore della nostra vita – Romanzo Bompiani – recensione

 




Dopo aver letto di Antonio Scurati la trilogia dei romanzi-biografia di Benito Mussolini e il recentissimo saggio su fascismo e populismo, mi sono accorto che mi mancava la lettura del romanzo più significativo del medesimo autore, non opera prima, ma romanzo di apertura del genere che poi ha dato a Scurati un enorme e meritato successo.

Essendo rimasto più che soddisfatto dalla lettura di questo libro consiglio senz’altro ai lettori, che hanno apprezzato, oggi si direbbe “il format” ,tipico del romanzo-biografia di Scurati, di fare lo stesso percorso, non se ne pentiranno.

Ci vengono descritti agli albori del fascismo e il personaggio del quale si delineerà la vita è Leone Ginzburg, un intellettuale antifascista di tale caratura artistica e morale da essere annoverato fra i padri della Patria.

A Parigi riposerebbe al Pantheon, in Italia….lasciamo perdere.

Quale è l’intuizione, la filosofia, che sta dietro al singolarissimo stile di Scurati?

Ecco, per averne piena contezza occorre proprio leggere questo romanzo-biografia, con il quale il nostro autore si è cimentato per la prima volta.

Innanzitutto non ci ha pensato nemmeno di adottare uno stile celebrativo aulico o cose del genere.

Anzi al contrario cala la narrazione, al livello della vita privata di ciascuno di noi, se pure trasponendo il tutto nel periodo più drammatico della nostra storia recente, quello degli ultimi anni della seconda guerra mondiale.

Ma Scurati non si accontenta di guadare alla vita di un personaggio di alta statura come Ginzburg, presentandolo alle prese con i normali problemi della vita quotidiana, ma fa girare la sua time-line assieme a quella della famiglia dell’autore medesimo, della famiglia Scurati.

Ecco che così il grande personaggio storico viene riportato alla sua più viva autenticità, quella di persona umana fra i suoi simili, con i medesimi problemi, sentimenti, sofferenze, amori ed odi.

Ma questo stile non è solo un marchingegno per renderci più umano un personaggio storico.

E’, più in profondità, una chiave di lettura che l’autore propone al lettore di applicare al periodo storico del ventennio fascista.

Chi ha la bontà di seguire questo Blog, si è imbattuto in molte riprese con recensioni di saggi di geopolitica.

Ecco, come è noto, gli analisti di geopolitica ,ripetono che gli Italiani hanno la necessità di finirla di mentire a sé stessi, assolvendo le proprie coscienze quando più o meno consapevolmente adottano la lettura “main stream” dell’antifascismo, che presenta il buon popolo italiano democratico e antifascista, trascinato a forza nella dittatura, da un pazzo, e costretto a subire tutto.

Questa è la vulgata definita “”vittimista”, che ha il solo difetto di essere storicamente insostenibile.

Non c’è praticamente storico che la supporti.

Al contrario, è storicamente dimostrato il largo consenso che il regime ha raccolto e del quale ha beneficiato con percentuali “bulgare” nel primo decennio almeno.

Di conseguenza, per uscire dalla vulgata vittimista, occorre una dolorosa ma necessaria presa e assunzione di responsabilità.

Come si può a distanza di un secolo, assumersi ,di fronte alla storia, questa responsabilità?

Ebbene ,Scurati lo fa ,dicendosi e dicendo a tutti : io di fronte alla storia c’ero, perché c’erano i miei nonni e la mia famiglia allargata.

E nella mia famiglia allargata albergavano le mille tonalità, che il nostro popolo ha avuto nei confronti del fascismo, gli storici sostengono come abbiamo sopra accennato, con una prevalenza di consenso, almeno per il primo decennio.

Ecco un modo adulto per elaborare il fascismo e predisporsi e predisporre le cose, per impedire che possa riapparire, se pure in forme del tutto diverse.

Nella vita di uno dei padri fondatori dell’antifascismo come Ginzburg, vedrete, dalla lettura del libro ,che ci sono i semi e le ispirazioni per delineare questa chiave di lettura.

Leone Ginzburg è il fondatore della Casa Editrice Einaudi.

Assieme al Senatore liberale Einaudi ed al figlio Giulio (che ci hanno messo anche i soldi, particolare non aulico, ma assolutamente necessario) ed a Cesare Pavese, che ha aggiunto la sua genialità a quella di Ginzburg.

Rischiando la pelle per una vita, Ginzburg non ha mai assunto atteggiamenti ideologicamente fondamentalisti tipo : col regime male assoluto non si può interloquire.

Al contrario ha sempre sostenuto : non lasciamo i libri e cultura al fascismo e facciamo di tutto per far sentire la nostra voce nei limiti che il regime ci consente.

Ovvio che la storia gli abbia dato ragione.






lunedì 22 gennaio 2024

Dal Direttore del Dipartimento di Fisica Teorica del Cern , Gian Franco Giudice : Prima del Big Bang. Come è iniziato l’universo e cosa è avvenuto prima – Ed Rizzoli – recensione

 




Il nostro paese ha sempre avuto fisici teorici ai massimi livelli.

A molti di loro va anche riconosciuto il merito di essersi prodigati per cercare di spiegare il mondo nuovo di conoscenze, che le loro ricerche venivano a delineare.

Ricordo di avere partecipato diversi anni fa ad una affollatissima conferenza dell’allora notissimo Prof. Antonino Zichichi (il fondatore dei laboratori del Gran Sasso) divenuto personaggio televisivo molto popolare in quei tempi.

Devo dire però che mentre tutti avevano apprezzato l’entusiasmo che il Professore riusciva a esternare, ben poche delle persone con le quali ho parlato ,mi avevano detto di aver afferrato il succo della conversazione.

Ecco, lo dico subito, questo non è il caso del libro e delle conferenze del Prof. Giudice.

Oddio, la fisica delle particelle, ed ancor più ,l’astrofisica di oggi non sono cose che ha senso accostare con la leggerezza di chi pensa di sorbirsi velocemente un aperitivo, conservandone le piacevoli sensazioni.

Se ci tenete a capirci qualcosa, dovete dare in cambio almeno un po di sofferenza ,causata da una concentrazione, molto attenta , su concetti non semplici e sopratutto contro-intuitivi.

Si direbbero fatti apposta per scoraggiare anche la migliore buona volontà.

Allora bisogna resistere e seguire i ragionamenti degli esperti per acquisire alcune nozioni di base, senza le quali non ci si può avventurare in quei campi.

Non c’è un altra via, neanche disponendo di maestri del livello del Prof. Giudice, che ha indubbiamente la capacità di saper spiegare anche i concetti più astrusi.

Personalmente, ho una formazione più classica che scientifica, ma ho sempre avuto un grande interesse, per aggiornarmi sullo stato attuale della scienza.

Confesso, però, che molti degli argomenti trattati dall’autore in questo saggio li avevo già affrontati, ma senza ricavarci se non una pallida infarinatura.

E’ per questo che ho enormemente apprezzato questo libro, perché mi ha avviato alla reale comprensione almeno di alcuni elementi essenziali.

Questo libro mi ha fatto fare realmente un salto in avanti.

Ma di che stiamo parlando?

Faccio un piccolo elenco di argomenti non per spaventare il lettore, ma per esortarlo a leggere il libro se gli interessa capirci finalmente qualcosa.

Geometria non euclidea;

Relatività generale di Albert Einstein con relative equazioni;

Moto di recessione delle galassie;

Radiazione cosmica di fondo;

Big Bang;

Spazio vuoto che genera la gravità repulsiva;

Processo di inflazione (espansione frenetica dell’universo);

Meccanica quantistica, che consente di capire il principio di indeterminazione;

Multiversi.

Questo elenco di argomenti non è casuale ,ma è il percorso logico che segue il Prof. Giudice nel libro.

Arrivati con una certa fatica alla fine, ne viene fuori un insieme di sensazioni contrastati.

Ci troviamo immessi in concetti ,che abbiamo sempre sfiorato nel pensiero mitico e filosofico e questo ci riporta fortunatamente ad universo concettuale che ci è familiare.

Mi riferisco a concetti ovviamente astrati del tipo di infinito, immenso, eterno.

Ci esaltano e chi schiacciano contemporaneamente perché ci sentiamo parte di qualcosa di immenso, ma anche schiacciati da questa immensità, troppo più grande di noi.

Il Prof. Giudice a conclusione delle sue argomentazioni tiene a sottolineare due punti.

Anzitutto, che, se è vero, che questa nuova cosmologia richiama, come abbiamo appena accennato,alcune formidabili intuizioni di pensatori del passato, dai filosofi pre-socratici – atomisti in avanti, quello di cui parla lui non sono pur fantastiche teorie ,ma sono assolutamente acquisizioni scientifiche dimostrabili col linguaggio matematico, calcolo su calcolo.

Sono scienza, non sono teorie fantasiose o visioni pur di menti brillanti.

Secondariamente, mentre la sua compianta e pur brillantissima collega astrofisica ,Margherita Hack nelle conferenze aveva un po il vezzo di gelare il pubblico affermando che dobbiamo rassegnarci a essere non più che piccole formichine in un immenso universo, al quale di noi non importa nulla, il Prof. Giudici conclude con un discorso interessante.

Che è questo.

Come possiamo, in un universo delineato nelle sue inverosimili immensità e variabilità ,trovare un punto fermo ,che salvaguardi la dignità che sentiamo di avere come esseri umani, unici esseri dotati di consapevolezza, di pensiero astratto e di capacità di immaginare il non esistente?

Riflettendo sul fatto, che per ragioni inesplicabili ,questo universo infinitamente grande è inconfutabilmente costruito, in modo da essere perfettamente conoscibile da noi.

Questa è la nostra dignità e questo è il nostro posto nell’universo, di cui siamo parte perché siamo sì fatti polvere di stelle, ma abbiamo anche la capacità di comprenderlo in modo compiuto.










sabato 20 gennaio 2024

Antonio Scurati : Fascismo e populismo – Ed : Bompiani – recensione

 



Piccolo e densissimo saggio ,a mio parere, di estrema utilità.

Mi avventurerei perfino a dire, che l’analisi che ci offre Scurati in questo libretto è perfino più penetrante di quella memorabile di Umberto Eco, che ritroviamo nel suo : “Il Fascismo eterno”.

Il libro è fresco di stampa, ma il contenuto, ci dice l’autore ,si basa sulla prolusione tenuta dallo stesso Scurati ai : “Rencontres internationales de Genève” ,del 29 settembre 2022 ,promosso da un gruppo di scrittori e intellettuali nel 1946, con l’obiettivo di ri-celebrarlo ogni anno, per favorire il mantenimento della pace.

Scurati accenna al fatto che quel 29 settembre 2022 ,cadeva pochi giorni dopo lo svolgimento delle elezioni politiche in Italia.

Il nostro autore si trova da anni nella singolare posizione di scrittore di gran lunga più letto sull’argomento fascismo, anche se ci tiene a presentarsi come romanziere piuttosto che come storico, e quindi si sente quasi in dovere di rispondere alla domanda ovvia che proviene anche dal suo pubblico.

E cioè : che significa il fatto che in Italia hanno vinto le elezioni e governano politici che, almeno in parte, provengono dal neo-fascismo o dal post-fascismo?

C’è verosimilmente un rischio di ritornarci?

La risposta che viene da questo saggio è un inequivocabilmente no.

Perchè ,come del resto aveva già detto, una schiera di più che qualificati storici da DeFelice a Barbero, il fascismo, come fatto storico, non è ripetibile senza Benito Mussolini e senza le circostanze storiche che l’avevano favorito.

Quanto a circostanze, storiche ,Scurati ,in questo saggio, ripete quanto aveva già diffusamente esposto nel primo libro della biografia di Mussolini.

Prima ancora del 23 marzo 1919 ,in Piazza San Sepolcro a Milano, il fascismo era nato qualche mese prima e precisamente il 10 novembre 1919 in Piazza 5 Giornate sempre a Milano, quando alla prima grande manifestazione alla fine della Prima Guerra Mondiale, si volle celebrare, quasi plasticamente, il compimento del Risorgimento, con la vittoria in quella guerra mondiale.

In quella piazza si aggirava fra gli altri un giovane politico ,che era divenuto già allora personaggio molto noto.

Benito Mussolini, era stato un esponente di primo piano del Partito Socialista, nella veste di brillante direttore dell’Avanti, quotidiano socialista, poi espulso da quel partito quando decise di schierarsi per l’interventismo, contro la linea di quel partito.

Di conseguenza ,in quel 10 novembre 1919, Mussolini si trovava senza casa politica, ma aveva avuto l’intuizione, indubbiamente brillante, che le circostanze erano tali per cui la nuova casa politica poteva crearsela e anche sui due piedi.

E lo fece, saltando sul camion degli Arditi, il fior fiore ,oggi si direbbe, delle truppe speciali, dove il livello di rischio e di coraggio loro richiesto era al limite della follia, tanto che per trovare reclute, disposte a correrli quei rischi ,si erano aperte le porte anche ai peggiori galeotti.

Vedete che il personale venuto alle cronache alcuni mesi fa, con le gesta della Wagner russa, aveva già calcato le scene della storia eccome.

Ecco ,sottolinea Scurati, chi pensa al fascismo senza conoscerne in profondità la genesi storica, in realtà non sa di cosa parla, perché non può esistere fascismo senza violenza, anche estrema, e quel saltare sul camion degli Arditi è stato il fatto costitutivo del fascismo.

Chiariamoci quindi subito le idee constatando che di tutto questo oggi non c’è nemmeno l’ombra, per nostra fortuna.

Cerco di semplificare al massimo per dare al lettore un’idea dell’insieme.

Scurati ,con una immagine efficacissima, dice che il fascismo ha stuprato l’Italia con la violenza, ma contemporaneamente l’ha sedotta con una comunicazione moderna efficacissima ,che è stata fondamentale, non meno che la prima.

Ridotto a slogan : “manganello e giornale”.

Assieme.

L’autore ripete spesso che va tenuto nel dovuto conto il fatto che Mussolini era nato professionalmente come giornalista e che da subito aveva brillato in quella professione.

Ancora giovanissimo, come direttore dell’Avanti ,cambiandone completamente il linguaggio ne aveva quadruplicato la tiratura solo in pochi mesi.

Politico cinico, senza alcuna etica o ideologia, ma efficace nella capacità di lettura della “pancia” della gente e nella determinazione di non avere alcuna pretesa di seguire strategie se non quella di captare per primo le pulsioni profonde del popolo per inseguirle.

Ecco il nocciolo del populismo, allora come oggi.

Attenzione però, del populismo, non del fascismo.

Il populismo era contenuto nel fascismo ma ne era solo una delle componenti.

In altre parole ,non basta essere populisti per essere fascisti.

Trovo molto onesto l’atteggiamento di fondo di Scurati verso il fenomeno “fascismo”.

Da tempo ripete che l’Italia non ha ancora voluto fare i conti col fascismo ,perchè per decenni si è diffusa e assorbita una narrazione dell’antifascismo che pensa ,sbagliando, di risolvere tutto nel vittimismo : i buoni e democratici italiani sono stati messo sotto il tallone di un pazzo, che li ha costretti a seguirlo nel razzismo e nella guerra dalla parte sbagliata.

Non è così, la realtà è diversa anche se spiacevole.

I fascisti non erano marziani, “i fascisti eravamo noi”, se ci riconosciamo , come decentemente dobbiamo fare ,nei nostri nonni e familiari nel loro complesso.

Si chiama assunzione di responsabilità.

Se vogliamo davvero vaccinarci dal fascismo dobbiamo prenderci le nostre responsabilità.

E’ più comodo seguire la corrente main stream del vittimismo, ma non serve.


mercoledì 3 gennaio 2024

Gianumberto Accinelli : Verde come l’Italia Cento anni di storia del nostro paese attraverso i cambiamenti della natura - Ed. Il battello a vapore – recensione

 



Che personaggio questo Gianumberto Accinelli.

Entomologo, etologo, ma sopratutto, gran divulgatore scientifico.

Non per caso, dice spesso di essere stato allievo di Giorgio Celli, non dimenticato maestro di quelle materie.

E come il suo maestro ,appare spesso in TV da Geo & Geo a TV 2000, dove ha una rubrica fissa.

Ha la verve e il senso dell’umorismo, che servono per riuscire ad attrarre l’attenzione dello spettatore, quel tanto che basta per fare passare nozioni e concetti ,che lo studio sistematico liceale o universitario di Zoologia e Botanica, riuscirebbe a rendere del tutto indigeste.

Si serve spesso e volentieri di racconti anedottici, come del resto fa anche il forse più noto suo collega botanico, Stefano Mancuso.

E’ una autentica fortuna per noi lettori, sopratutto se siamo appassionati di natura, potere usufruire dei lavori di questi specialisti, che finalmente reputano importante e immagino anche appagante, uscire dagli ambienti accademici e sforzarsi di parlare alla gente con un linguaggio piano, che nel contempo ,lascia trasparire l’autentica passione per la materia che coltivano.

Quante cose si imparano leggendo i libri di Accinelli.

Ormai gli autoproclamatisi sacerdoti del verbo verde – climatico hanno conquistato il pensiero main-stream, rischiando di assumere atteggiamenti che un tempo si diceva da “parrucconi”.

Non è il caso di Accinelli, autore ironico e auto-ironico.

I suoi libri lasciano non poche nozioni, ma rappresentano sopratutto un autentico divertimento.

Il taglio di questo libro è particolarissimo, perché riesce a usare la storia per fornire nozioni di botanica, zoologia ed ecologia e viceversa.

Molti si scocciano quando si imbattono in modi di dire inglesi, che saranno anche abusati, ma in questo caso, mi sembra che l’espressione “win win” sia la più adatta per descrivere il risultato della tecnica usata dall’autore.

E’ una genialata riuscire a far passare nozioni di storia e di etologia-ecologia, tenendo alta l’attenzione del lettore, che sicuramente non aveva avuto modo di arrivare autonomamente a riflessioni e collegamenti ai quali induce l’autore.

Il disboscamento, divenuto una inevitabile necessità per sopravvivere durante gli anni della seconda guerra mondiale e il successivo ripopolamento, avvenuto in modo massiccio, in molte zone appenniniche, ecco un fatto storico narrato con due eventi ,che hanno cambiati la faccia di enormi territori.

Il povero Sarno (il non notissimo fiume dell’area vesuviana) che diventa rosso sangue, per la ragione, che vi lascio scoprire leggendo il libro.

Sempre in tema di seconda guerra mondiale, la battaglia contro l’anofele ,combattuta e vinta usufruendo dei progressi tecnologici sfruttati su larga scala dalle truppe americane, ma anche la campagna del grano per conquistare l’autarchia, messa a segno ,da chi allora governava il nostro paese.

I disastri che possono provocare le termini.

Ma rimanendo sulle formiche ,l’estrema utilità della specie rufa, per liberare le foreste di conifere, da quella bestiola pestifera, che è la processionaria.

Non mi dilungo per citare gli argomenti trattati che sono interessanti e intriganti dalla famosissima Linea Gotica ,ovviamente coi suoi risvolti in campo naturale, agli obesi gabbiani di Roma.

Procuratevi questo libro, non ve ne pentirete di sicuro.





martedì 2 gennaio 2024

Domino Rivista sul mondo che cambia Numero 12 2023 Germania incognita Con le anime del paese in lotta tra loro,presto Berlino dovrà decidere il suo futuro, cambiando anche il nostro – recensione

 



Da tempo armai ci eravamo accorti che non è più tempo di dormire sonni tranquilli per la semplice ragione che stanno palesemente scricchiolando alcuni fondamentali geopolitici sui quali ci eravamo cullati.

Primo fra tutti la credibilità dell’egemone globale, l’impero americano.

Non stiamo a farla lunga , la serie continua delle guerre perse dal Vietnam in poi, l’11 settembre e l’attacco al Campidoglio parlano da soli.

Ma forse per sottrarci all’atavica paura del vuoto, ci siamo illusi di potere aggrapparci all’Europa.

Entità purtroppo così fragile che gli analisti di geopolitica non la considerano nemmeno esistente nella realtà.

E’ ben noto infatti che i cultori di quella disciplina traducono Europa con Germania, per tenere i piedi per terra.

E qui siamo approdati al problema che cerchiamo di non vedere, talmente ci spaventa.

Va bene che sia diventato non inverosimile che l’America possa implodere , ma, dato che da lei ci separano gli oceani, transeat, nel nostro immaginario collettivo.

Ma se si sfarinasse la Germania, con la quale non confiniamo direttamente, ma quasi, ed economicamente siamo diventati “terzisti” delle sue industrie ,allora il problema ce l’abbiamo praticamente in casa.

Del resto anche i media generalisti ci hanno informato che la “locomotiva d’Europa” è un po’ in panne, essendo entrata tecnicamente in recessione.

Transeat anche questo.

Il problema però è molto più serio.

La Germania può implodere perché non è fondata su una base etnica uniforme e coesa.

Limitiamoci a guardare la carta geografica.

Da Sud a Nord : guardando nel settore Est : troviamo Baviera; Turingia; Sassonia Brandeburgo ;Pomerania e guardando a Ovest troviamo :Baden Wuertenberg;Renania; Schleswig Holstein.

Cosa ci dicono questi nomi?

Le due distinzioni più radicali : nella parte Est ci sono insieme Bavaresi cattolici a Sud e Sassoni e Prussiani (Sassonia e Brandeburgo) al centro e a Nord tutti luterani.

Renani a Ovest e verso Nord Anseatici.

La storia parla da sola di fronte a queste differenze etniche, tutt’altro che irrilevanti, accentuate dalle fedi religiose diverse e dall’appartenenza durante i decenni della Guerra Fredda al blocco Occidentale o a quello Sovietico.

Non facciamoci ingannare dal fatto che in chiesa non ci va quasi più nessuno.

Le religioni ,ci insegnano storici e filosofi e geopolitici, non sono solo fedi (sbiadite o finite) ma sopratutto culture, che sono sempre verdi e radicate profondamente, alla base delle identità dei popoli.

A Est si sente fortemente l’eredità storico,etcnico- cultural - religiosa dell’appartenenza prussiana.

Questo non significa solo maggior spirito comunitario che spinge al rispetto della gerarchia e dell’ordine, dando la prevalenza a valori comunitari e identitari.

Non è un caso che lo spirito prussiano si sia lasciato trascinare prima nel militarismo nazionalsocialista e poi nel comunismo.

Come non è un caso che lo spirito bavarese,renano anseatico sia stato più aperto ad assorbire il capitalismo liberista-consumista – economicista, avendo già una storia culturale di carattere mercantilista.

Mettiamoci poi l’influenza potente delle religioni.

Il successo galoppante di Alternative fuer Deutchland sopratutto all’Est, ma non solo, non è solo politica.

C’è sotto molta, ma molta storia.

C’è una Prussia, che si sente trascurata e che vorrebbe riprendere nelle sue mani l’egemonia che gestiva in passato.

Non parliamo poi del rancore che cova sotto sotto nei bavaresi ,che saranno anche cattolici tradizionalisti, ma che cominciano a non sopportare più di sapere di essere loro il cuore economico-industriale del paese, ma che dalla fine della guerra (persa), sono tenuti politicamente ai margini ,perché condannati ad auto- flagellarsi pare in eterno, per avere ospitato le birrerie dove è nato il nazional- socialismo.

La Baviera sembra in una situazione non molto diversa da quella oltre-oceano che si vive attualmente in Texas.

Se comincia a sentirsi “altro” uno stato regione di quelle dimensioni sono guai.

Quando un paese è grosso e potente ma ha altrettanto grossi problemi demografici e di non coesione e uniformità etnico-culturale, è possibile che imploda, dice la geopolitica.

Noi italiani siamo abituati a dipingerci , nel nostra immaginazione collettiva, a tinte fosche e al limite del masochismo, ma i geopolitici dicono che siamo il paese europeo etnicamente più coeso.

Abbiamo anche noi un grosso problema demografico, ma non abbiamo problemi di divisioni etniche.

Inutile dire che le divisioni etnico culturali portano a diversità di “visione” politica a livello di prospettiva strategica.

L’Est cerca un buon rapporto con la Russia e non vede troppo bene l’impegno a favore dell’Ucraina.

Ancora meno bene vede la presenza di decine di miglia di marins americani in casa loro settant’anni dopo la fine della guerra.

Parecchio diversa la prospettiva dell’Ovest ,che sacrifica all’economicismo ed alla ricchezza qualsiasi considerazione di strategia politica.

Le basi americane fan finta di non vederle e si identificano con Washington e la sua cultura.

Interessantissimo questo numero di Domino, ben illustrato come sempre dall’editoriale di Fabbri.

Ho apprezzato tutti i saggi di questo numero, ma per l’ennesima volta ho letto con autentico piacere lo stile sferzante anti- main stream dello storico militare Virginio Ilari.