lunedì 26 ottobre 2015

Preti che sbattono le porte in faccia a chi chiede assistenza, corruzione dilagante, ma allora la Chiesa a che serve



Aveva cominciato il Corriere nelle pagine di Milano a pubblicare alcune interviste con parroci di quella Milano che un tempo era l'icona della città “col cuore in mano”, che testimoniavano le grandi difficoltà che questi preti incontravano presso i fedeli per cercare di spendersi al fine di dare assistenza temporanea ai migranti di passaggio, in contraddizione rispetto agli appelli all'azione di Papa e Arcivescovo.
Ora, il numero dell'Espresso in edicola, riporta un bel'articolo, ben documentato, del giornalista di inchiesta Fabrizio Gatti, ben noto come autore di memorabili analisi dal caporalato nel nostro Meridione, all'immigrazione dal Sahara.
Gatti si è presentato sotto le finte spoglie di un profugo in transito verso il Nord Europa in trenta parrocchie italiane dalle Marche a Val d'Aosta e Alto Adige per chiedere un posto da dormire per una, due notti e si è ritrovato con sorpresa a prendersi la porta in faccia ben 29 volte ,spesso anche in malo modo.
C'è il racconto , ci sono le foto e il giornale ovviamente disporrà delle registrazioni.
Una sola volta su trenta il giornalista- profugo è stato accolto con umanità evangelica.
E' agghiacciante.
Molti dei parroci, preti e frati, che compaiono in questo reportage, incalzati dal giornalista, finto profugo, che ovviamente sa fare il suo mestiere, si esibiscono in dichiarazioni di questo genere : ma sì il Papa parla, dice tante cose, (che dovremmo accogliere chi viene a bussare) ma la realtà è un'altra cosa.
Viene da chiedersi, va bene, ma allora perché queste persone non hanno fatto un'altro mestiere, ammesso e non concesso affatto, che fare il prete o il frate, sia un mestiere come un'altro.
Difficile contestare che se il Cristianesimo ha un senso, lo ha nella misura in cui risponde al precetto dei precetti contenuti nei Vangeli : “non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te” o “ama gli altri come tè stesso”.
Punto.
Questo lo sanno e lo capiscono tutti, senza bisogno di catechismi, sinodi, dogmi e quant'altro.
E questa è l'ispirazione alla quale Papa Francesco sta tentando disperatamente di riportare una chiesa impantanata nella gestione di soldi e potere, tutta presa da ritualismi formalistici ,senza più un contenuto reale di spiritualità evangelica.
La gente non va più in chiesa, seminari e conventi sono sempre più vuoti, questa è una realtà, ma non è questa la realtà peggiore.
Il problema vero è che se 29 ecclesiastici su trenta non sanno più accogliere nemmeno temporaneamente persone bisognose, la chiesa non serve più, perché significa che è già divenuta irrilevante, non è più sé stessa, non ha più una missione visibile da testimoniare.
Se il prete è finito per ridursi ad essere percepito come l'impiegato addetto ad erogarti qualche sacramento, il più delle volte dietro corrispettivo, per darti l'illusione che così saresti una brava persona e non andrai all'Inferno, allora la chiesa può anche chiudere bottega domani mattina, perché Gesù di Nazareth non ha messo su nessuna bottega, né ha autorizzato nessuno a fare l'impiegato.
Qualche anima bella, magari si scrollerebbe di dosso disinvoltamente l'estremo disagio, al quale portano queste considerazioni, tirando fuori il solito logoro argomento di chi oramai si è perso in una vano fondamentalismo utilitaristico affermando : non è una novità, è sempre stato così, ma nonostante questo la chiesa è resistita duemila anni.
Questa classica giustificazione di ogni pigrizia è in realtà frutto di non conoscenza della storia, perché se la chiesa è durata duemila anni è perché ininterrottamente da Costantino all'era moderna e contemporanea, cioè fino a ieri, il cristianesimo era coccolato dal potere politico ,come suo principale “instrumentum regni” ed era sostenuto non dal ragionamento e dal libero convincimento, come avviene nelle società moderne, ma dalla spada del potere politico, che, non a caso, promuoveva i concordati per fare diventare le norme di comportamento interne, leggi degli stati, sanzionate in ultima analisi dagli apparati polizieschi, in cambio di potere .
Cioè la chiesa otteneva l'esclusiva del proprio marchio, riconosciuto come “religione di stato” dal potere politico che a sua volta otteneva la sottomissione dei fedeli.
Ma questi tempi sono finiti da un pezzo,anche se culturalmente e politicamente sono sopravvissuti dei fantasmi (sempre di meno) che vorrebbero far tornare indietro la storia.
Se il cristiano non si lascia riconosce, non da proclamazioni autoreferenziali, o da attivismo in politica, ma nel suo umile agire quotidiano, il cristianesimo ha esaurito la sua spinta vitale.
Basta la testimonianza di quell'unico ecclesiastico coerente con la sua vocazione su trenta ?
Gli eterni giustificazionisti di ogni turpitudine diranno di si con convinzione, tirando fuori le solite vecchie scuse infantili : basterebbe uno solo, dio lo vede, lui solo salverebbe il mondo.
Ma questi sono gli sragionamenti da quattro soldi, che inducono al sonno della ragione e sono esattamente questi che hanno portato alla chiusura delle chiese di mezza Europa.
Ci hanno purtroppo indottrinati fin da bambinetti con queste insensatezze, ma ora è venuto il momento di ragionare e di reagire, diversamente fra poco non ci sarà più nemmeno quel prete su trenta, capace di testimoniare coerenza evangelica.
Papa Francesco lo sa bene,ma che fatica ci vuole per scuotere il corpaccione dormiente della chiesa dei preti- impiegati da una parte e dei fedeli -clienti dall'altra.
Sembra di essere tornati alla logica in voga ai tempi delle indulgenze vendute a pagamento.
Forse è troppo tardi per testimoniare un cambiamento convincente, ma sarebbe folle disperdere tutto il patrimonio degli “uomini di buona volontà” di ieri e di oggi.




mercoledì 21 ottobre 2015

Il Medio Oriente sta per esplodere ma secondo i nostri politici ed annessi media è meglio che il popolo non lo sappia



La settimana scorsa il Corriere ha opportunamente pubblicato un’intervista a Richard Haass responsabile del Council on Foreign Relations, che è forse il maggiore esperto mondiale in materia  di  geopolitica.
E’ un peccato che personaggi di questo calibro non siano noti al grande pubblico e non compaiano quasi mai sui  nostri media, perché il loro punto di vista oltre ad essere di estremo interesse, appunto per la loro preparazione  è anche spesso, come nel caso di questa intervista, una spiacevole  doccia fredda per il lettore, che viene a sentirsi  quasi preso  in giro dai propri politici  e conduttori dei media, che evidentemente gli propinano poche notizie rassicuranti e non lo  informano affatto su cosa sta bollendo in pentola in una zona che è parecchio vicino a noi, come il Medio Oriente.
L’intervistatore nel caso dell’intervista della quale stiamo parlando è infatti costretto a commentare il punto di vista del suo interlocutore come terribilmente pessimista, proprio perché c’è un contrasto forte fra ciò che dicono e scrivono gli  esperti di questo settore, fra i quali più noti a noi sono ad esempio Lucio Caracciolo di Limes, rivista di geopolitica nostrana di ottimo livello, o l’ancora più noto Guido Olimpo del Corriere, rispetto  agli articoletti redazionali che non segnalano mai il grado reale di pericolosità  della situazione esistente in quell’area.
Cosa dice Haass di così  esplosivo? In sintesi : 
- che a Gerusalemme stanno venendo al pettine i nodi trascurati colpevolmente per decenni e da Obama in particolare negli ultimi anni; 
-che l’Isis nessuno la sta combattendo seriamente e che quindi per fortuna che ora Putin se ne occupa se pure con un interventismo sfrenato;  
-che l’Isis è molto probabile che si stia preparando a fare il colpo grosso per prendersi l’Arabia Saudita e che se questo capitasse le conseguenze sarebbero impressionanti;
-che di conseguenza realisticamente oggi la prima cosa da fare è quella di cercare di tamponare quelle crisi una per una.
Notevoli i quest’intervista sono due aspetti :
1-      la descrizione della situazione, che è molto più grave di quando comunemente si descrive;
2-      la assoluta sfiducia verso i  responsabili politici dell’Occidente, che dimostrano di non avere alcuna intenzione di far quello che andrebbe fatto per affrontare seriamente il problema: una guerra vera contro l’Isis inviando truppe sul campo per impegnarle in operazioni che richiederebbero tempi lunghi.                                                                                                          
E' indubbio che realmente si è sottovalutata e si continua a sottovalutare la pericolosità dell'Isis, probabilmente perchè non ci si sente minacciati in modo diretto.
E infatti i fondamentalisti islamici sembrano non programmino azioni terroristiche dirette nelle nostre città, probabilmente perchè sono abbastanza da furbi da capire che sarebbe sciocco da parte loro costringerci a prenderli sul serio e quindi a fare loro la guerra.
Si rendono responsabili delle peggiori turpitudini nei territori che controllano,quello che fanno lo veniamo a sapere anche perchè provvedono loro a mandarci servizi completi tramite i mezzi che offre la moderna tecnologia, ma la  cosa non ci turba più di tanto probabilmente a causa della lontananza geografica ma anche culturale dei luoghi dei quali sapevamo poco anche prima del loro avvento.
Poi non ci danno da pensare abbastanza perchè non li vediamo come un vero esercito, fatto, come abbiamo sempre visto un esercito : divise, reparti che si muovono ordinati, eccetera eccetera.
Ci fanno vedere questa gente che sembrano sempre essere costituiti da piccole bande senza divisa e questo fatto ce li fa sottovalutare.
La realtà però è che questi dell'Isis  dispongono di fondi pressochè illimitati che arrivano loro dai Sauditi e dai Paesi del Golfo, oltre che dalla gestione del petrolio nei territori occupati sopratutto in Iraq, dalla vendita di reperti archeologici, dal lavoro forzato, dalla vendita della droga, eccetera.
Con quei fondi si possono comprare i mezzi di trasporto e gli armamenti più moderni, in aggiunta a quelli di produzione americana che hanno preso nei territori conquistati in Iraq.
Non hanno al momento aviazione, ma non mancano di missili.
Se riuscissero a prendersi l'Arabia Saudita, allora arriverebbero a disporre di risorse economiche e tecnologiche veramente senza fine.
Noi purtroppo continuiamo a crogiolarci  con le sciocchezze del politicamente corretto dei buonisti di casa nostra, secondo i quali l'Islam come religione non è la causa dell'Isis, che ci sono anche gli islamici buoni eccetera.
Ma dovremmo cominciare a capire che a quelle latitudini, quando arrivano loro, per una parte almeno della popolazione, a volte minoritaria, ma a volte maggioritaria, quelli che per noi sono tagliagole, da loro vengono percepiti come eroi, non come nemici.
Il nostro errore di valutazione è favorito dal fatto di non percepire che l'Islam a differenza delle altre religioni del mondo ,nel loro attuale sviluppo storico, è una cosa sola con la politica, non solo perchè impone agli stati islamici di essere teocratici nel senso di adottare come leggi dello stato la shaharia derivata alla lettera dalle loro scritture, ma perchè non accetta nè il concetto di pari dignità con chi pratica un'altra religione, nè la possibilità che un musulmano possa a un certo momento cambiare religione.
La comunità della "Umma" musulmana non solo è fondamentalista per definizione, ma ritiene di essere ancora per definizione chiamata a convertire all'Islam tutto il mondo con qualsiasi mezzo.
Fino a quando non avremo chiare le basi ideologico-religiose  dell'Isis, continueremo a non capire nulla di cosa sta succedendo.
Se questi riescono a prendersi l'Arabia Saudita, per loro il gioco sarebbe fatto non tanto e non solo per le immense ricchezze che porterebbero via alla pletorica e anacronistica monarchia saudita, ma perchè diverrebbero automaticamente i protettori dei luoghi santi dell'Islam, di immenso peso simbolico per oltre un miliardo e seicentomila  persone.
A questo punto saremmo forse costretti a mettere mano alla nona crociata, essendo state otto quelle sviluppatesi fra il secolo XI e il XIII.
Fortunatamente per noi i musulmani, come è noto, sono ferocemente divisi fra Sunniti (Arabia Saudita, Stati del Golfo, Indonesia, Africa e la stessa Isis) e Sciiti (Iran ,minoranza Iraq ecc.), ma il possesso dei luoghi santi ha grandissimo peso.
L'Occidente, noi compresi, finora non ha fatto altro che errori, che adesso ci giocano contro tutti insieme.
A cominciare dalle insensate guerre di Bush-Blair che hanno sostituito Saddam con il caos, e il regime Talebano ancora con il caos, mentre i reali terroristi delle Torri Gemelle erano sauditi.
Abbiamo fatto finta per decenni di non sapere che la peggiore versione ultra-fondamentalista dell'Islam è quella Wahabita, ufficiale dell'Arabia Saudita, che non abbiamo toccato nemmeno con delle sanzioni, perchè ci faceva comodo il loro petrolio, anche quando costava caro.
Ma oggi per i quasi 30 milioni di cittadini sauditi , indottrinati per decenni di Wahabismo estremista, passare all'Isis sarebbe addirittura consequenziale, non dovrebbero fare alcuna fatica.
Non parliamo poi di Gerusalemme che tra l'altro è pure sede di un altro fondamentale luogo sacro dell'Islam : la Cupola della Roccia con la Mosche di Al Aqsa.
Obama è incredibilmente arrivato alla fine del suo secondo mandato disinteressandosi completamente del Medio Oriente e del problema Palestina- Israele in particolare.
Quasi cinquant'anni di occupazione della Palestina da parte di Israele hanno creato e cementato un muro di odio,che è ovvio che esploda in mancanza di iniziative serie per riconoscere due stati con confini sensati e sicuri.
Non bastasse tutto il resto, il Medio Oriente non può non essere in fiamme anche a causa del problema Palestina -Israele del tutto irrisolto.

Ed infine, come possiamo fare finta di non capire che se continuiamo ad accogliere in Europa centinaia di migliaia di Islamici all'anno, in aggiunta ai milioni già presenti ,diventeremo a un certo punto anche noi un Medio Oriente in fiamme, perchè quella religione, oggi è quello che è, non quello che vorremmo che fosse.

mercoledì 14 ottobre 2015

Antonio Socci con invettive antipapali senza precedenti su Libero sembra chiamare addirittura allo scisma, esattamente come aveva fatto Mons.Lefevbre.



Sul numero  di Libero del 12 scorso, Antonio Socci ha scritto una violentissima invettiva contro papa Francesco, assolutamente senza precedenti nei tempi moderni.
-          Eretico il Cardinale Kasper, imboccato da papa Francesco e quindi eretico Francesco.   Inutile rilevare che la polemica a questi livelli è qualcosa del tutto incompatibile con l’appartenenza alla comunità ecclesiale, alla quale Socci si vede che presume di appartenere “motu proprio” e non perché tale riconosciuto dalla legittima autorità gerarchica, come sancito dalla vigente dottrina cattolica;
-          Da rottamare questo  papa argentino imbottito di peronismo e di ferri vecchi come la teologia della liberazione.                                                                                                         E ci risiamo, qui la polemica scade ulteriormente ai livelli più bassi e l’autore finge di non sapere che papa Bergoglio da Provinciale dei Gesuiti in Argentina, aveva combattuto a viso aperto la dittatura militar- fascista argentina, rischiando la pelle per anni e anni;
-          Questo papa starebbe governando da una posizione di consapevole minoranza schiacciando la maggioranza che gli è contraria, fregandosene della sostanza dei problemi delle famiglie. Papa Francesco non ha convocato questo Sinodo, se lo è ritrovato come eredità di Benedetto XVI, questo è essenziale da ricordare, perché questo papa sa benissimo che non è opportuno andare a invischiare in discussioni teologiche consessi che discutono del sesso degli angeli, per  lasciare le cose come sono, e quindi non è uno sprovveduto, sapeva in anticipo che si sarebbe trovato  in minoranza;
-          L’ipotesi di dare la comunione ai divorziati sarebbe osteggiata dal 65% del Sinodo  e sulle aperture alla condizione degli omosessuali sarebbe contraria la quasi totalità, essendo secondo Socci la teoria gender, una ideologia che ha preso il posto del marxismo.         Questa insistenza nel denominare comunista ogni idea diversa dalle proprie l’avevamo già sentita con sofferenza durante il ventennio berlusconiano, che per Socci è stata ovviamente l’età dell’oro, ma che senso ha, applicarla a un dibattito, che dovrebbe essere di ben altro spessore, all’interno della Chiesa?
-          La maggioranza tradizionalista del Sinodo, secondo Socci, sarebbe la parte cattolica e quindi il papa e i suoi se ne deduce che sarebbero scismatici.                                                     Questa è un’altra esagerazione polemica, che non mi risulta sia mai stata usata di recente, se non dallo scismatico Mons. Levebvre;
-          Papa Francesco non sarebbe affatto popolare, perché la sua popolarità sarebbe montata ad arte dai media laicisti, che fornirebbero una informazione filtrata.                                     Questa è bella, i deprecati “laicisti”, se sono laicisti, sono per definizione contro i clericali, ed allora perché mai dovrebbero loro darsi da fare per montare il successo mediatico del papa?
-          Il papa sarebbe parte di una squadra che sta perdendo 5 a 0, ma che con la furbizia dei calciatori argentini vuol vincere la partita, perché l’arbitro papa li farà vincere a tavolino. Ebbene ci siamo arrivati, qui siamo ai commenti tipici del livello da bar sport, nelle leghiste valli bergamasche più sperdute.                                                                                         Ripeto ancora che per norma costantemente riconosciuta, questo tipo di polemica è incompatibile con la comunione ecclesiale  di chi la pratica;
-          L’unico conforto per la chiesa sarebbe oggi sarebbe secondo Socci la saggezza del vecchio papa  emerito Ratzinger, che già in un Sinodo precedente distillava appunto la sua illuminata saggezza, con questa norma : “rimanete assolutamente fermi sulla dottrina!”, dottrina che Socci, con una interpretazione teologica ardita identifica con Cristo stesso, mentre Scrittura, e dottrina, interpretata dalla tradizione, non sono  affatto la stessa cosa, ma non addentriamoci in un dibattito teologico serio, che Socci non merita che venga speso;
-          Per fortuna, argomenta Socci, che c’è una chiesa in vertiginosa ascesa, che è quella africana, con 200 milioni di fedeli, mentre le vecchie chiese dei novatori e cioè quelle sudamericana identificata con Bergoglio, tedesca identificata ovviamente col Card.Kasper autore dell’introduzione al Sinodo di carattere innovativo, e olandese  identificata col Card. Danieels ,altro innovatore, sono al tracollo.                                                                                     Inutile rilevare, che per esaltare e prendere per buone le “conversioni” di  milioni di analfabeti dei villaggi africani, ci vuole un bello stomaco.                                                                                                                Socci, poi, trascinato dalla polemica, si lascia andare a riconoscere che anche la chiesa italiana ha fedeli, che continuano a diminuire, ovviamente, per colpa di Bergoglio che  è arrivato da due anni e non di quelli che hanno governato  prima di lui per decenni;
-          La buona gente avrebbe ormai l’impressione che con Bergoglio papa sta venendo giù tutto. Se vi è  capitata la sfortuna di assistere ad un talk show con presente un perennemente igrugnato Antonio Socci, saprete già che il nostro segue una filosofia apocalittica e quindi non vi meraviglierete del suo cupo pessimismo.                                                                   Del resto in uno di quei talk show Socci aveva modestamente confessato di avere letto tutte le 12 mila pagine scritte da Agostino e quindi il risultato è consequenziale;
Socci passa  quindi all’elencazione degli errori marchiani commessi del papa, che con le sue inconcepibili aperture ha reso possibile il “coming out” pubblico di Mons.Charamsa con le pretese di cambiare la legge morale sull’omosessualità, secondo Socci basata sulla parola di Dio.  E questa è un’emerita castronata.                                                                                        Perchè è semplicemente insensato che Socci si riferisca addirittura alla Parola (espressa in quali passi, lo sa solo lui, evidentemente, dato che è opinione generale dei biblisti   che di omosessualità la Bibbia non ne parla  affatto) per condannare eventuali aperture.              
-   Altro errore marchiano sarebbe il motu proprio di papa Francesco col quale ha  riformato le procedure rotali, che avrebbero introdotto il divorzio nel cattolicesimo.                                  Socci evidentemente condivide l’indecente ipocrisia di chi ha fatto finta di non sapere quale corruzione si celasse dietro alle sentenze rotali, e quali ancora più indecenti ipocrisie si celassero dietro alle presunte “cause di nullità”, come ad esempio i millantati accordi prematrimoniali fra coniugi a non avere figli;
-          E poi l’errore colossale sull’immigrazione con l’atteggiamento del papa di resa verso l’Islam e i regimi comunisti (sic!).                                                                                                  Mescolare bassa politica e presunta dottrina cattolica è veramente stomachevole a questi livelli.                                                                                                                                    Sono costretto a ripetermi : papa Bergoglio è tale solo da due anni e se i cattolici sono costretti a fuggire in massa dal Medio Oriente in un processo ininterrotto che dura da decenni, una delle cause sarà o no forse da ricercare nella politica sbagliata praticata in quelle aree da Woityla e da Ratzinger ?  E non è invece forse più produttiva la politica praticata da papa Francesco costretto dalle circostanze ad appoggiarsi all’interventismo in armi nella regione da parte di Putin, di fronte alla inazione di Usa e UE, come riconoscono anche i più qualificati osservatori di politica internazionale?
-          Poi Socci si lancia contro i comizi no global di Bergoglio diretti contro l’economia capitalistica che secondo Bergoglio ucciderebbe, mentre Socci dottamente cita la Fao per dire che al contrario le statistiche dimostrano che le persone denutrite nel mondo sono molto diminuite e così pure la povertà estrema, smentendo le teorie maltusiane.                             Socci ovviamente non si è accorto che da parecchio tempo gli esperti di geopolitica non parlano più di crescita della povertà, ma di crescita delle ineguaglianze, che potrebbero provocare la delegittimazione anche delle più consolidate democrazie, se non si interviene in merito, e di crescita delle disuguaglianze parla correttamente anche papa Francesco nella sua ultima  enciclica;
-          Socci si fa quindi prendere la mano dalla polemica che sostiene e ne spara una veramente di un involontario umorismo formidabile, quando dice che i dati sull’ambiente propagati da Bergoglio sarebbero radicalmente sbagliati ed invece lo stesso Socci scrive letteralmente che infatti oggi l’aria è molto migliorata.                                                                                    Qui Socci fa solo ridere.
-          Gli ultimi due errori bergogliani sarebbero aver favorito l’intesa statunitense con Cuba , dimenticando che si tratta di un regime sanguinario.                                                                 Non perdo altro tempo per commentare la fobia anticomunista, che toglie letteralmente la ragione a chi ne è affetto, ancora Berlusconi docet;
-          e Socci conclude con ultimo errore bergogliano consistente nella lite da strapaese col sindaco Marino.                                                                                                                      Questa la riconosco a Socci, avendo già scritto in un articolo precedente su Marino, che questo attacco del papa al sindaco eletto di Roma è stato inappropriato.
Ce n’è abbastanza, anche se le 95 tesi di Lutero affisse alla porta della chiesa di Wittemberg sei secoli fa ,rivelavano ben altro livello culturale e intellettuale, il tono di aperta sfida e disprezzo per l’avversario (il papa), sembrano proprio anacronisticamente ipotizzare il contributo per spingere qualcuno verso  uno scisma : o fuori lui o fuori noi!
Che dire di tanta arrogante e sproporzionata sicumera?
Prima di tutto si rivela che nella Chiesa c’è stata sempre una dialettica fra posizioni diverse, ma qui si va proprio ai tempi peggiori.
Almeno una volta, ma anche in tempi recenti, chi si levava ad criticare il papa, mostrava una certa creanza civile nell’esposizione e faceva almeno finta di credere in qualcosa di diverso dalla posizione di tifoso acritico della sua congrega di potere.
Socci, andando ben al di là dell’osservanza delle regole di un rispettoso e civile confronto di idee, usa sfrontatamente parole di dileggio nei confronti del papa regnante, al quale sempre si riferisce come Bergoglio, mai come papa o papa Francesco.
Chiama i padri sinodali che lo seguono “modernisti”.
E chiama invece  “cattolici” i padri sinodali di parere diverso.
Sembra di risentire Mons.Lefevre, Socci chiama consapevolmente allo scisma.
Il fedele comune a torto o a ragione ha assimilato nel suo universo di pensiero il concetto di sacralità delle figura del papa, che le gerarchie gli hanno instillato fin da bambino.
E questo è quello che è arrivato nella pratica comune perché questo è uno dei pilastri dottrinari fondamentali, sui quali si regge, per chi ci crede,  Santa Romana Chiesa : il primato del papa.
Non sto nemmeno a citare i riferimenti dogmatici, perché sono troppo ovvi, mi limito a ricordate il canone 882 del vigente catechismo della Chiesa Cattolica : ….”il Papa ha sulla Chiesa potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente”
Non posso infine trattenermi dal citare il formidabile paragrafo 3 dell’articolo 333 del vigente Codice di Diritto Canonico che recita :”non si dà appello né ricorso contro la sentenza o il decreto del romano pontefice”, dizione che, appunto, “senza appello” conferisce al Papa il potere assoluto di unico sovrano  rinascimentale, rimasto al mondo.
E allora Socci e compagni compresi quelli in tonaca, più o meno color  porpora, come la mettono?
Eravamo abituati a sentire ripetere dai propagandisti  della  loro parte come un mantra fino alla noia che il contenuto del “depositum fidei” è uno e indivisibile e loro invece contestano addirittura il primato papale?
Questo si che è un dogma, che se contestato, farebbe cadere tutto in pezzi, non certo le vedute sull’omosessualità, la cui natura, gli sviluppi scientifici non erano stati in grado di rivelare se non in tempi recentissimi.
Ma Socci ha scritto quello che ha scritto consapevolmente se è vero che nel numero di Libero di oggi torna apertamente proprio  sulla sostanza del problema e di fatto chiama allo   scisma.
Scrive infatti che il papa non sarebbe un sovrano assoluto e non potrebbe arrogarsi di decidere quello che vuole.
Riparandosi dietro a un discorso di Benedetto XVI del 2005, scrive che il papa non può fare ciò che vuole,  essendo sottomesso a Cristo ed alla sua Parola,  nonché alle sue interpretazioni vincolanti che la Chiesa ha elaborato nel tempo e che non è influenzabile dai continui cambiamenti delle mode.
E questa è una pura ovvietà, ma non è ovvia l’interpretazione che ne da il nostro Socci quando sentenzia che nessun papa può ribaltare la legge di dio  e la dottrina cattolica e qui arriviamo al punto cruciale :”a meno che non voglia cadere in eresia e così decadere”.
E  questo è un esplicito appello allo scisma, esattamente come aveva fatto a suo tempo Mons.Lefebvre quando disconobbe gli atti del Vaticano II.
Nell’articolo  di oggi Socci appoggia ovviamente la ormai famosa lettera dei 13 cardinali che hanno scritto al papa contestando le procedure dettate per i lavori del sinodo, e soprattutto quelle che darebbero al papa, tramite la commissione incaricata di scrivere la relazione finale , costituita da ecclesiastici, tutti suoi fedeli, il potere di decidere quello che vuole.
Il sinodo non è finito e quindi la relazione finale non c’è ancora, ma Socci e compagni si sono spinti ora apertamente a minacciare : guarda papa che se quel documento esce, come temiamo, noi diremo che è contro la Parola di Dio e quindi tu diventi eretico e di fatto decadi.
Socci per la verità non è nuovo ad operazioni dirompenti e strampalate di questo tipo, sentendosi ispirato ,presumibilmente dall’Altissimo in persona, e infatti aveva scritto l’anno scorso tra l’esaltazione dei miracoli di Mediugorje ed altre mirabilia dello stesso tipo, un libro (Non è Francesco) nel quale sosteneva la tesi arrischiatissima e pasticciata che l’elezione di Bergoglio al Conclave, sarebbe stata inficiata da irregolarità irreparabili.
Non è quindi la prima volta che Socci straparla.
Ma le potentissime lobby che gli stanno dietro sono determinate ad arrivare così lontano?
Non lo credo proprio, ma forse fanno sparare queste vistose e rumorose cannonate medianiche, per iniziare una campagna elettorale, che porti a un  eventuale e futuro Conclave a riportare tutto indietro all’epoca di Pio IX, il papa che considerava la modernità, i diritti umani e la scienza moderna  il peggiore dei mali, ispirati dal demonio.
Ma a loro probabilmente basterebbe tornare a un Papa Ratzinger, un vecchietto presentabile, intento a fare le sue ricerche teologiche ,mentre loro gestiscono potere e soldi a loro piacimento.
Socci è uno che le spara troppo grosse per essere preso sul serio e per fare dei danni reali, ma le tesi degli ultraconservatori, che rappresenta, sono veramente singolari nella loro assoluta illogicità.
Infatti il loro discorso alla  fine si riduce a questo  sillogismo, che non sta in piedi : la Chiesa va talmente male, che a furia di perdere posizion, rischia di affondare definitivamente, ed allora che fare? La risposta è ,come dice Socci, citando Papa Ratzinger :”rimanete assolutamente fermi sulla dottrina”.

Traducendo in italiano : siamo su una macchina che va a sbattere, ma per carità non aggiustiamo il motore cambiando i pezzi che non funzionano, andiamo avanti lasciando dentro i pezzi avariati e consumati ,così andremo a sbattere ancora peggio.

venerdì 9 ottobre 2015

L’unanime stroncatura che ha subito Ignazio Marino è il segno che qualcosa di serio non va nel nostro sistema politico e nella società civile che lo esprime



A leggere i giornali di questa mattina viene da chiedersi : ma è possibile che in un paese di antica civiltà come il nostro non ci sia stato un solo commentatore dotato di sufficiente indipendenza intellettuale , magari anche solo per il gusto di fare il bastian contrario, per prendere in qualche  modo le difese di Marino.
Niente da fare da destra a sinistra, laici e clericali, da tutti quanti sono venuti  unanimi giudizi, per di più declassati a lazzi e sberleffi.
Marino poteva rimanere a Pittsburgh   in Pensylvannia  e a Filadelfia a fare il suo mestiere di chirurgo dei trapianti, invece che rispondere al desiderio di venire in Italia e per di più a Palermo per fondare un centro per trapianti di fegato nel 1999, che poi ha lasciato per tornare a Filadelfia.
Infine nel 2006 ha risposto a una insana pulsione che lo ha spinto a entrare in politica in Italia presentandosi alle politiche ed uscendone come senatore, e come tale è stato rieletto nel 2008 e come senatore si è prevalentemente occupato di sanità.
L’anno successivo partecipa alle primarie del PD per concorrere alla segreteria nazionale.
Arriverà ultimo dietro a Bersani ed a Franceschini, ma raccogliendo sempre un 12%.
Sarà rieletto nel 2013, anno nel quale partecipa alle primarie del PD per il sindaco di Roma, le vince e viene eletto sindaco.
In quella veste prende subito posizione su unioni civili e matrimoni gay.
Senza voler fare della dietrologia, forse questo è stato il primo cappio politico che si è messo al collo.
Dopo la gestione inqualificabile della destra di Alemanno, ben attenta però a compiacere i desiderata dei clericali d’oltre Tevere, le idee liberali di  Marino sui diritti civili sono state fortemente avversate.
Papa Francesco o non Papa Francesco si evidenzia che in Vaticano molti di fronte all’arretramento inarrestabile della chiesa cattolica nel resto d’Europa, hanno deciso che  l’Italia e Roma debbano essere prese come la linea del Piave da difendere con qualsiasi mezzo.
A mio avviso questo è stata la prima mossa che già due anni fa ha messo insieme lobby potenti contro Marino.
Poi si sono unite a quelle truppe quei notabili ex comunisti che oggi sono indicati come la minoranza del PD, che erano evidentemente abituati da molto tempo a entrare in ogni affare anche quando al governo di Roma c’era la destra.
Non a caso il povero Marino nei documenti molto polemici coi quali ha annunciato le sue dimissioni estorte ha usato più e più volte la parola consociativismo, che indica l’unione innaturale di forze politiche diverse e contrarie per divdersi il potere e fare affari insieme, contro la volontà di chi li ha eletti.
Purtroppo per lui, Marino ,però, ci ha messo molto del suo per farsi affondare.
L’uomo chiaramente non è affatto un “marziano a Roma” come hanno scritto quasi tutti, avendo alle spalle una carriera politica ai massimi livelli durata anni, ma sicuramente non è un buon ascoltatore né tanto meno un buon comunicatore.
Non ha saputo ascoltare e parlare con la gente di Roma, questo è indiscutibile.
Faceva lo sforzo di essere presente, ma  forse per le sue caratteristiche caratteriali, rimaneva distaccato e lontano.
Per fare politica a quei livelli occorre avere almeno in parte un po’ di carisma.
La gente a ragione o a torto ti da credito se riesci a recitare bene la tua parte e ti fai percepire come “uno di loro” che come tale è  in grado di capire i tuoi problemi.
Diventi credibile politicamente, purtroppo, anche se sei un gran mascalzone, purchè però tu sappia toccare le corde giuste, che la sensibilità della gente esige siano toccate.
Pensate un po’ a Berlusconi, maestro per vent’anni nel propinare alla gente su tutti i canali TV al suo servizio esattamente quello che loro volevano sentirsi dire.
Erano quasi tutte panzane, ma erano le panzane giuste.
Marino era lontanissimo dall’avere questa sensibilità.
Peccato perché lui non raccontava panzane, aveva detto  che avrebbe rivoluzionato il Campidoglio e lo ha fatto stoppando le camarille consociative degli affari, che si erano comprate tutti i politici comprabili, cioè praticamente tutti.
Quando la magistratura ha scoperchiato il pentolone degli appalti capitolini, quello sarebbe stato il momento del suo trionfo, ma come sempre lui non ha saputo comunicare per rivendicare in modo credibile e documentato quello che aveva già fatto lui autonomamente per fare pulizia.
Gli ha giocato contro anche l’ampiezza della corruzione che aveva infettato da chissà quanto tempo l’apparato amministrativo capitolino  e la classe politica che amministrava Roma.
Non faceva in tempo a denunciare una situazione scandalosa, che già scoppiava con gran clamore uno scandalo successivo.
La vastità della corruzione, non percepita nel resto d’Italia, e la successione temporale a mitraglia di notizie  di scandali hanno dato alla gente la sensazione palpabile che il sindaco se pure schierato dalla parte delle guardie e non dei ladri, si trovasse a gestire una situazione del tutto fuori controllo.
Di fonte a quei disastri ci vuole tempo, parecchio tempo anche solo per stoppare i ladri e cominciare a raddrizzare tutto quanto.
Marino in quella situazione anche se avesse avuto un carattere e capacità politiche del tutto diverse non avrebbe potuto  mai farcela da solo.
Avrebbe dovuto assolutamente trovare il modo di mettersi sotto l’ampio ombrello del suo partito e di farsi percepire come espressione di quel partito.
Ma purtroppo per lui il grande capo del partito e del governo Matteo Renzi, appartiene a una tipologia antropologicamente troppo diversa dalla sua.
I due sono fatti per non intendersi.
Renzi, di fatto successore di Berlusconi e contemporaneamente capo del PD, e quindi gestore di un potere enorme, prima pensa alla strategia giusta per comunicare e poi a cosa ha da dire.
Fosse stato lui al posto di Marino, i Romani  gli avrebbero già innalzato un monumento.
Ma Marino era solo Marino e se Renzi non gli telefonava, non osava telefonargli lui.
Sembrano magari stupidaggini, ma queste impuntature caratteriali sono quelle cose che fanno si che spesso la storia vada in un modo o nell’altro.
Peccato perché da un maggiore e reciproco sforzo di parlarsi e di intendersi ci avrebbe guadagnato anche Renzi, che per mesi ha dimostrato di non sapere che pesci pigliare, e che ora, scaricato ufficialmente Marino, si trova a gestire elezioni difficilissime per il Pd, che potrebbe benissimo perderle.
L’arroganza e la supponenza non si addicono a chi fa politica.
In queste condizioni la parola d’ordine probabilmente sarà : tirarla in lunga con la scusa del Giubileo, avvenimento internazionale, che deve avere la precedenza come fino a ieri è stato per l’Expo, con commissario possibilmente un magistrato o un manager di provate capacità.
Questa vicenda ha messo in evidenza anche lo stato disastrato della stampa in Italia.
Quando tutte le testate dicono la stessa cosa, c’è aria che puzza.
E poi la politica che sta cambiando con clamorosa velocità da agorà dove si incontravano partiti storici ben definiti, a “plaza de toros”, dove si esibisce o l’uomo solo al comando o l’aspirante uomo solo al comando.
Non è affatto una bella notizia e difficilmente può promettere niente di buono. 

lunedì 5 ottobre 2015

Basta un monsignore di curia che fa coming out proclamandosi omosessuale e tutte le buone intenzioni di Papa Francesco contro l'omofobia diventano parole vuote



Se ne vedono veramente di tutti i colori.
Quello che è successo con l'intervista al Corriere di un monsignore di curia che si è proclamato omosessuale felicemente unito in un rapporto di coppia duraturo col suo compagno è qualcosa di normale e assimilato da anni nel mondo moderno, almeno quello occidentale, ma che è causa di reazioni rabbiose in Vaticano, dove evidentemente il Papa può dire quello che vuole ma tutto rimane come prima.
Innanzitutto diciamo due parole sul protagonista dell'evento.
Non si tratta di un pretino di campagna, ma di un giovane  e brillante monsignore di curia in carriera al quale  spetta quindi l' appellativo di prelato.
Il giovane monsignore è polacco, cioè proveniente da quella particolare declinazione tradizionalista stretta del cattolicesimo che era di Woytila ed il cui fallimento viene dimostrato uno per tutti dal  fatto rilevabile nelle statistiche ufficiali secondo le quali la Polonia è il paese europeo nel quale si praticano il maggior numero di aborti.
Lo stesso giovane monsignore si è detto lavora in curia, ma  non però in un posto qualunque ma è niente di meno che segretario aggiunto all'ex Sant'Uffizio, cioè il cuore del cuore della curia vaticana.
Sempre il nostro monsignore non è un semplice dirigente di una burocrazia, ma è anche insegnante  di teologia alla Gregoriana, che nell'universo pretesco corrisponde ad Harvard.
Descritto il soggetto della vicenda ci corre l'obbligo di dire due parole sul timing degli avvenimenti.
Papa Francesco se pure con cautela gesuitica era intervenuto più volte sul tema dell'omosessualità in generale facendo aperture, mai viste prima.
Nella sostanza aveva fatto affermazioni così riassumibili : noi cattolici dobbiamo chiedere scusa ai nostri fratelli omosessuali per l'insensibilità che abbiamo avuto nei loro confronti a causa dell'ignoranza  che c'era in casa nostra sui termini del problema e cioè che l' omosessualità non può in alcun modo essere considerata un vizio e tantomeno un peccato, per il fatto che è semplicemente una tendenza sessuale che una parte dei nostri fratelli nell'umanità acquisiscono nel loro bagaglio naturale.
Erano affermazioni generiche, ma comunque mai sentite prima e in totale controtendenza rispetto ai pontificati precedenti.
Tutti ricorderanno il prode filosofo Ciellino ex democristiano Buttiglione di stretta osservanza Woytila- Ruini, che avendo schierato il suo raggruppamento politico in alleanza a Berlusconi, aveva avuto da questo la sua designazione a componente italiano della Commissione Europea.
E quando lo stesso Buttiglione ha dovuto presentarsi allo scrutinio del Parlamento Europeo ha ritenuto di sciorinare incautamente le sue convinzioni ideologiche pronunciando queste precise parole : "humosexuality is a sin" L'omosessualità è un peccato.
Tre sole parole che però sono bastate per fargli ridere in faccia i parlamentari presenti e per fargli votare il non gradimento dello stesso parlamento europeo che l'ha  costretto a rimanere fuori dalla Commissione.
Buttiglione non aveva capito che la linea del cattolicesimo ultra-tradizionalista, alla quale lui credeva opportuno dare visibilità era qualcosa ormai uscita da un pezzo dal mondo moderno e dalla sensibilità dei suoi contemporanei nei paesi dell'Unione.
Però la comprensione del fenomeno omosessuale però, nonostante le aperture generiche di papa Francesco non è ancora avvenuta evidentemente nemmeno oggi in Vaticano, se ci riferiamo alla reazione immediata e rabbiosa dell'apparato vaticano all'intervista del giovane e brillante monsignore.
Il moderato e cauto padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, è stato costretto a presentarsi subito alle telecamere per informare in modo sbrigativo che il povero monsignorino era stato allontanato da tutti gli incarichi che ricopriva in curia, come se le aperture di papa Francesco fossero stati delle semplici battute.
Gli americani che sono culturalmente dei pragmatici che tendono ad andare al sodo dei problemi ed aborrono i giri di parole e gli arzigogoli tipici della  vita curiale, dopo la visita del papa negli Usa e dopo avere constato il suo spregiudicato  tendere a dare un colpo al cerchio (ricevimento con abbracci di una coppia omosessuale) ed uno alla botte (ricevimento con incoraggiamenti all'impiegata dell'anagrafe di un piccolo centro, divenuta famosa per avere rifiutato di trascrivere negli atti l'avvenuta celebrazione di un matrimonio gay) hanno concluso che questo papa parla anche bene, ma che nella sostanza è una "lame duck", un'anatra zoppa, come gli americani definiscono il loro presidente nell'ultima parte del suo mandato, quando per costituzione non può andare oltre agli atti di ordinaria amministrazione.
Girata questa espressione su questo papa volevano evidentemente dire che  questi ha libertà di parola, ma che poi la Chiesa va dove la dirige la curia e non dove  vorrebbe lui, cioè che lui non riesce a incidere nè a comandare veramente.
Purtroppo i fatti sono fatti e sembrano proprio essere sintomi di questa situazione.
Ratzinger si è dimesso a suo tempo perchè si dice che si fosse accorto di non contare più nulla, oggi, dopo due anni ed a un papa di tutt'altra pasta, siamo ancora allo stesso punto ?
Vedremo.
Purtroppo la situazione della chiesa non è affatto rosea, sopratutto perchè le cose che dovrebbe cambiare per essere credibile sono veramente troppe e troppo grosse.
I teologi ufficiali ,ma anche quelli un po meno schierati, nonchè i vaticanisti abituati ad essere più realisti del re, hanno commentato generalmente questa vicenda del monsignorino  attaccandolo e non condividendo, dimostrando ancora una volta che l'arretratezza culturale non è una malattia del solo Vaticano in Italia.
Quasi tutti hanno fatto della dietrologia affermando che il monsignore si sarebbe lasciato manipolare dalla furbissima lobby dei conservatori per "sputtanare" il papa alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, amplificando le sue prese di posizioni liberali fino a renderle così inaccettabili per l'assemblea.
Altri, più sottili, hanno detto : il monsignore sbaglia perchè  facendo coming out ha contravvenuto alla sua promessa di castità, che ha fatto, divenendo prete.
Non condivido assolutamente nè la prima nè la seconda tesi.
La prima tesi è fondata sulla notoria presenza in curia di cordate lobby e correnti di potere potenti forse anche più del papa.
Ma presupporrebbe che il giovane monsignore rampante fosse un totale sprovveduto, incapace di rendersi conto di essere manipolato da altri, cosa che viene smentita da tutto il suo curriculum.
Forse il medesimo ha fatto solo l'errore di prendere troppo sul serio le affermazioni e la determinazione del papa.
Non raccontiamoci delle favolette, quanti saranno gli altri omosessuali fra i monsignori di curia?
Presumibilmente una bella schiera , ed allora non sarebbe stato finalmente ora di accogliere il gesto del monsignore polacco come un bel gesto di coraggio in un ambiente di ipocriti ?
Condivido ancora meno la seconda argomentazione espressa contro il gesto del monsignore, perchè presuppone che i cattolici debbano continuare a sottomettere le loro intelligenze all'insulto dell'accettazione del precetto della castità.
La castità imposta a clero secolare (preti) e regolare (frati e suore), nonchè alle coppie eterosessuali non sposate sarebbe ora che venisse riconosciuta come una palese pura e semplice sciocchezza.
Ricordo che ben oltre due decenni fa quando è esplosa la diffusione dell'Aids, avevo ascoltato con molto interesse la conferenza di un luminare della medicina che parlando con la neutralità ideologica dello scienziato aveva fatto un elenco dell' "uso improprio"   della propria sessualità, citando oltre ovviamente ai rapporti sessuali non protetti, causa prima della diffusione dell'Aids, anche gli altri usi impropri, innaturali, che nulla c' entrano, ovviamente, con la diffusione dell'Aids, ma che sono proprio anche il precetto della castità, imposto da parecchie religioni a categorie particolari di persone.
Mi aveva impressionato l'accostamento non voluto, ma ineccepibile dal punto di vista scientifico.
Gli studiosi della materia si sono chiesti da sempre,come mai, diverse religioni impongono un precetto palesemente assurdo da un punto di vista razionale, come quello della castità per alcune categorie.
L'antropologo delle religioni Boyer ha risposto (con argomentazioni precise e documentate) che è una costante costitutiva di tutte religioni imporre   la credenza di alcuni elementi completamente irrazionali, perchè questo è il modo standard per creare l'elemento fondante delle religioni : la delega a una classe sacerdotale a manipolare le coscienze dei fedeli e ad avere il pieno controllo sociale delle società, stati ed etnie che seguirono poi quelle religioni.
Traducendo in linguaggio semplicistico, da bar sport, è come se i vari apparati preteschi avessero fatto tutti secoli fa,nei momenti fondativi delle loro religioni,  questo tipo di ragionamento : se riusciamo a far credere a questa cosa, che non sta nè in cielo nè in terra, da un punto di vista razionale,li abbiamo in mano e ci seguiranno.
Se qualche lettore è interessato ad approfondire l'argomento l'opera principale di Pascal Boyer è reperibile nel libro con il titolo ad effetto :"e l'uomo creò gli dei, come spiegare le religioni".
Ma tornando al fatto del nostro monsignore, è vero che dare quell'intervista due o tre giorni prima dell'apertura del sinodo è stato un fatto scioccante, però è anche vero che la reazione violentemente negativa e autoritaria delle gerarchie vaticane ci fa perdere ogni speranza che dal sinodo non esca qualcosa di diverso della solita minestrina ribollita di vecchia e anacronistica teologia, tutt'al più  imbellettata da inutili  esortazioni a usare misericordia e compassione, senza condurre a nessun ritorno alla ragione in materia di morale sessuale.