mercoledì 31 agosto 2011

Dimezziamo i parlamentari e tutto sarà peggio di prima



Abbiamo la peggiore classe politica di governo che l’Italia abbia mai avuto e gli italiani, se pure con colpevole ritardo, cominciano oggi a capirlo e ad incavolarsi (come se non fosse colpa loro che li hanno eletti e rieletti).
Il noto intellettuale sinistrorso Gianni Moretti un decennio fa sconvolse il gotha della sinistra dicendo loro in faccia da un palco di Piazza Navona la famosa frase “con questi politici non si va da nessuna parte”.
A destra forse cominciano a capirlo adesso che con leader del calibro di Berlusconi e di Bossi non si andrà mai da nessuna parte, meglio tardi che mai.
Il nostro paese però soffre di un male cronico che è alla base del nostro ventennale ristagno.
Nel nostro paese la cultura della democrazia è sempre a livello di asilo infantile, non è mai cresciuta e non cresce mai.
Una volta si diceva che era colpa del fascismo. Oggi che il fascismo è caduto da sessantasei anni ha poco senso ripetere la stessa cosa.
I laici storici dicevano che era colpa della chiesa che con il suo dogmatismo e la sua struttura totalitaria non favorisce il modo di pensiero critico, senza il quale non può esistere democrazia.
In linea teorica hanno ragione ma oggi con le chiese semivuote e i seminari deserti, l’argomento ha certo meno forza.
Altri dicono che è colpa di Berlusconi che con i suoi media tutti orientati al solo intrattenimento inducono la gente a evitare qualsiasi momento di approfondimento di informazione o di documentazione.
In parte è vero anche questo, ma il sonnifero- melassa televisivo è oggi innegabilmente ben bilanciato dall’uso sempre più ampio del web che consente di controllare in tempo reale la veridicità delle notizie mettendo a disposizione di chiunque le migliori banche dati del mondo.
Lo dimostrano quotidianamente le rivoluzioni arabe, oggi il web è il più potente strumento di democrazia che ci sia mai stato.
Il livello di scolarizzazione in Italia si è innalzato a livelli molto più elevati del passato (pur rimanendo più basso di quello dei nostri cugini europei), e la scolarizzazione va di pari passo con la formazione del pensiero critico e quindi della democrazia.
E allora come mai i nostri concittadini si comportano in democrazia come dei neonati che sembrano ignorare l’uso degli strumenti più elementari di questo sistema politico, anche se l’Italia gode di un regime democratico, come si è detto prima da sessantasei anni, dopo la parentesi fascista (che tra l’altro finiti i pregiudizi ideologici consente ora agli storici di individuare anche gli elementi di crescita civile, sociale e culturale che pure ha avuto, nonostante i disastri delle istituzioni totalitarie e gli spesso ridicoli orpelli del regime).
Se è durato un “regime” berlusconiano per quasi vent’anni qualcosa non ha funzionato, su questo non ci piove, non certo perché il berlusconismo aspiri alla dittatura o abbia attentato alle istituzioni, ma perché è nato e si regge su un meccanismo mediatico che è il contrario del pensiero critico.
Berlusconi non ha mai vinto delle elezioni sulla base di scelte razionali degli elettori a seguito del confronto di programmi contrapposti, ma a seguito di un richiamo emotivo- sentimentale- fideistico.
Lui era diverso dagli altri, lui aveva delle doti eccezionali, che avrebbe messo a frutto governando il paese come le aveva messe a frutto con successo come imprenditore.
Il suo maggiore sodale Bossi idem come sopra, era l’uomo che aveva un fiuto politico che nessun altro aveva e per questo andava votato.
Queste motivazioni all’analisi del pensiero critico son pure sciocchezze.
La democrazia soffre alla radice se i cittadini scelgono su queste basi e si affloscia.
La democrazia vive solo sulla base di cittadini che sappiano fare scelte razionali sulla base di buone informazioni e di una almeno minima documentazione, cioè, in parole povere,
devono poter sapere di che cosa si sta parlando.
L’unico strumento vero di democrazia è la partecipazione e il controllo degli eletti.
Nelle “constituency” inglesi (collegi elettorali locali) il cittadino che va a fare il rompiballe nei confronti del suo MP (Member of Parliament) è la regola.
Chi vota, il suo rappresentante lo ha spesso visto di persona lo ha sentito parlare, gli si è rivolto direttamente o per e-mail e guai se non avesse ricevuto sollecita e perinente risposta.
L’elettore vuole sapere se il suo MP frequenta la House of Commons, se dorme o se interviene, se ha contribuito a leggi importanti e cosa ha fatto o non fatto per il suo collegio.
Se non si rende possibile questo legame di partecipazione- controllo si fa la democrazia all’italiana che è una bella schifezza.
Destra, sinistra, Berlusconi anti- Berlusconi sono tutti teatrini che si svolgono su Marte se non c’è un meccanismo di partecipazione- controllo del proprio deputato locale.
E allora veniamo al dunque, come fa il sistema anglosassone a funzionare?
Non è difficile, perché i collegi elettorali sono strutturati con dimensioni dai settanta ai novanta mila elettori, la dimensione di una città di provincia e ovviamente sono rigorosamente uninominali.
Ma da noi si sta andando stupidamente al contrario, perché come al solito i cittadini non sono messi nelle condizioni di sapere di che cosa si sta parlando.
E avanti con il bando di qualsiasi discussione su basi razionali.
Il discorso è ridotto al puro e semplice sfruttamento sentimentale- infantile del risentimento popolare verso una casta di politici incapaci e corrotti invocando il “dagli all’untore” tradotto in “dimezziamo il numero dei parlamentari”, così poi il sistema sarà molto peggio di prima, perché l’altra faccia della medaglia (della quale ovviamente nessuno parla) è allargare i confini delle circoscrizioni elettorali.
In questo modo il deputato da eleggere sarà ancora di più un inconoscibile marziano che non potendo essere partecipato e controllato sarà spinto a fare comodamente gli affari suoi e della sua casta.
Il popolo sarà convinto di avere fustigato la casta dei politici e invece si sarà fregato con le sue mani, nel segno del più classico populismo.
Evviva, gli italiani sembrano goderci tutte le volte che la casta li prende per i fondelli, facendo l’incontrario di quello che “il popolo” crede che loro stiano facendo.
Sono abili i politici –maneggioni o sono grulli i cittadini ?

sabato 20 agosto 2011

Dilettanti allo sbaraglio



A sinistra (si fa per dire) il prode Bersani disse: è uno schifo la Merkel ha fatto pagare il 30% agli “scudati” che riporteranno in patria i capitali nascosti in Svizzera e noi li abbiamo condonato solo col 5%,aumentiamo quella piccola tassa del 20%.
A destra dopo una breve meditazione risposero : ma si !, si potrebbe anche fare con un 2% di sopratassa si raccoglierebbero un po’ di soldi.
Se fossimo a scuola il professore dovrebbe dire :” bestie”! a tutti e due.
Infatti non è possibile che in una situazione così difficile i responsabili politici straparlino senza prima essersi documentati almeno quel minimo da apprendere che la norma che ha instituito lo scudo fiscale prevedeva l’anonimato degli scudati usando le banche come sostituto fiscale e che quindi è tecnicamente impossibile ri- tassare le stesse persone.
Non sembra possibile che il PD sia finito così in basso, eppure almeno nella sua componente cattolico- democratica vantava nella sua storia autori di politica economica del calibro di Vanoni, Saraceno, Carli ecc.,che sono stati padri del “miracolo economico” italiano.
Dal Cadore Bossi tenta di metterci del suo e propone : mettiamo il TFR (buonuscita) in busta paga e così vi raddoppiamo gli stipendi, heh, heh, contenti?
Poche ore dopo i tecnici fanno due calcoli e constatano che se così di facesse in busta paga arriverebbe circa il 10% in più (manca il restante 90% e non sono noccioline) e che con quell’aumento molti stipendi arriverebbero al coefficiente fiscale successivo facendo scendere di parecchio quel 10%.
La crisi economica sta avendo l’effetto di uno tsunami sull’assetto politico italiano che sembrava ingessato e non modificabile.
Il Berlusconismo è finito quando i suoi elettori se pure con colpevole e ingiustificato ritardo hanno cominciato a capire che il cavaliere non era il Padre Pio della politica.
L’ultima battaglia che ha fatto è stata in luglio per il “processo lungo” ennesima “legge ad personam”, indegna di un paese civile e indegno è stato per la Lega avere nuovamente pagato dazio alla persona di un Berlusconi ridotto a fantasma si sé stesso, non si capisce per quale ragione.
Il Bossismo nella Lega sta crollando per le stesse ragioni del Berlusconismo,cioè da quando i suoi elettori hanno capito che il partito personale fondato sul presunto fiuto infallibile del capo è un’idea da bambini dell’asilo.
La Lega ha il vantaggio di essere un partito ben radicato nel territorio e quindi potrebbe anche salvarsi se saprà rifondarsi, ma sarà dura.
Bossi, purtroppo per i Leghisti, passerà alla storia come quello che non ha realizzato neanche una delle battaglie che ha lanciato e questo non depone bene per il futuro della Lega.
Se lasciamo i partiti a andiamo alla famosa “società civile” le cose non vanno molto meglio se è vero che convocati per la prima volta in vent’anni di Berlusconismo, si sono seduti al “tavolo della concertazione” visceralmente odiato da Berlusconi, le “parti sociali”, che non hanno saputo presentare proposte consistenti.
Il clamoroso flop in Borsa di questi giorni del nuovo genio dell’imprenditoria italiana Marchionne di fronte a un titolo ridotto al lumicino presenta un'altra stella al tramonto.
Il Card Bagnasco tuona contro gli evasori fiscali dimenticandosi di rappresentare la categoria sociale che evade per gentile concessioni di improvvide “leggi ad Vaticanum” cifre da capogiro su immobili ed attività economiche correnti, senza essere minimamente tentato di offrirsi a condividere i sacrifici del suo gregge almeno simbolicamente, che so io, con l’1per cento delle entrate versategli dal Tesoro italiano.
Quanti responsabili della politica , della società civile, financo della chiesa, che sembrano non di più che dilettanti allo sbaraglio.
Eppure gli italiani hanno più volte dimostrato capacità notevoli di reazione alle avversità.
I responsabili però si dimostrano non all’altezza del loro ruolo se si rifiutano ormai sistematicamente di dire prima di tutto la verità agli italiani.
La verità che tutti i responsabili non riescono a dire, ridotta all’osso è questa.
Su di noi grava un debito pubblico pari al 120 % del Pil.
Questo debito in soldoni corrisponde a 35.000 per italiano neonati compresi.
Questo debito lo deve pagare ogni italiano e nessun altro, con una tassa ad hoc che durerà per diversi anni, fino a quando il debito medesimo non sarà dimezzato, rientrando così a un livello ritento sostenibile.
Prima si comincia a pagarlo meglio è.
Per potere pagarlo le misure una tantum come quelle inserite nella famosa manovra non servono pressoché a nulla, perché sono dirette a ridurre il debito di bilancio annuale.
Ma nessuno parla mai di affrontare il problema vero e ben più grosso che è quello di fare un piano di rientro dal debito pubblico pagato con l’emissione dei Bot, Btp eccetera.
Per potere pagarlo occorre crescere per avere a disposizione i soldi da destinare a quella ulteriore tassa.
Per crescere occorre una rivoluzione della società italiana che ponga fine a sussidi,privilegi corporativi, rendite di posizione, esenzioni.
E’ troppo? Forse, ma l’alternativa è il fallimento, le file davanti alle banche per ritirare solo una parte dei quattrini depositati, che non varranno più niente,perché i paesi al nord delle Alpi si saranno dotati per tempo di un super euro nordico, ingegneri disoccupati e i pensionati che da un giorno all’altro andranno a cercare un campo di patate da coltivare per sopravvivere come è capitato in Russia vent’anni fa.
Può succedere? Speriamo di no, ma al di la’ dell’Atlantico e non solo là lo danno per probabile da tempo, le opinioni divergono solo sul quando potrebbe succedere : fra un anno , due anni ?
Forse se gli italiani lo sapessero, invece che rincoglionirsi con la ninna nanna televisiva, che fino a ieri raccontava che qui tutto va bene, reagirebbero finché c’è tempo per farlo.
Nelle recenti elezioni di Milano si sono visti segni di cambiamento e di risveglio, è sperabile che sia solo l'inzio di una svolta generale.

venerdì 19 agosto 2011

Sarà il problema del futuro : politici piccoli- piccoli che devono risolvere problemi più grandi di loro

Molti lo avevano già capito e da tempo, però ha fatto effetto ugualmente sentirsi dire in questi giorni dai Cinesi che la crisi di leadership in Occidente è diventata impressionante.
Ci dovremo abituare all’idea di prendere lezione dagli asiatici e dagli emergenti in genere, invece che pensare che sia ovvio il fatto che saremmo solo noi in grado di dar lezione a loro.
E’ dura da digerire, ma non è più così.
La realtà è che siamo di fronte a problemi nuovi e di tale complessità, che non è affatto detto che le nostre vecchie ricette siano ancora buone.
Di fronte a questo tipo di problemi il sistema democratico occidentale scricchiola da tutte le parti.
Certo, questo non significa che le pseudo –democrazie tipo quella cinese siano l’esempio di un nuovo sistema al quale fare riferimento, ma è certo che alcuni elementi di quei sistemi prevalentemente tecnocratici , meritano probabilmente attenta considerazione.
La debolezza delle nostre democrazie occidentali sta dimostrando una evidente crisi di leadership : Obama, Merkel, Sarkosy,Cameron,Zapatero, Berlusconi non nominiamolo nemmeno, si dimostrano ogni giorno di più non all’altezza dei problemi che dovrebbero affrontare, questo fatto è sotto gli occhi di tutti.
Però attenzione se il problema fosse solo questo, sarebbe relativamente facile risolverlo cercando leader di più alto profilo (ammesso che sia agevole trovarli).
Purtroppo però il problema è più complesso perché presenta un’altra e speculare debolezza, che è quello della disinformazione, della credulità , dell’impreparazione dei cittadini, spesso indottrinati da tecniche di comunicazione raffinate che danno o tacciono notizie con spregiudicata partigianeria.
Gli altri non stanno troppo meglio di noi, ma il caso Italia è emblematico.
Gli Italiani hanno scelto per quasi vent’anni un leader politico che non solo da oggi all’estero è nominato quasi esclusivamente con davanti l’aggettivo “buffone”, perché appunto sono stati disinformati, creduloni e impreparati fino al punto da credere alle virtù taumaturgiche del “ghe pensi mì” del loro leader ,come se fosse stato Padre Pio.
E quindi se governare problemi tecnicamente sempre più complessi è difficile per i leader politici, occorrere tenere ben presente che per il cittadino normale, capire almeno nelle grandi linee di cosa si sta parlando, diventa sempre più difficile non ostante il forte incremento che c’è stato nel livello di scolarizzazione delle persone e nonostante la potenza straordinaria dei mezzi informatici , che consentono a chiunque di informarsi fino a livelli prima consentiti solo a pochi o pochissimi.
I filosofi ci avevano avvertiti.
Nei post precedenti avevo più volte citato Emanuele Severino e Umberto Galimberti, che hanno affrontato il problema del potere della tecnica nel mondo di oggi e che ambedue hanno configurato scenari futuri tutt’altro che ottimistici, in quanto ritengono che l’uomo moderno sia ancora ben lontano dall’ essere in grado di padroneggiare il potere della tecnica quale è oggi.
Certo che il combinato disposto , come si dice in ambito giuridico, delle due debolezze crea situazioni ben difficili da gestire.
Speriamo che la attuale crisi economica da seria quale è già oggi non diventi rovinosa, perché se questo dovesse verificarsi è verosimile pensare che delle due debolezze finirebbe per debordare nelle soluzioni irrazionali e quindi disastrose la debolezza più grande e cioè quella dei cittadini.
I precedenti storici sono da brivido se pensiamo alla Repubblica di Weimar che ha creduto o voluto credere, come capita sempre negli atti di fede, al nascente nazional- socialismo ed al suo fuerer, per risolvere una depressione economica.
Non è affatto detto che si debba finire così male, però pensiamoci in tempo.
Occorrerà per esempio riconoscere che il famoso aforisma di Winston Churchill secondo il quale la democrazia è la peggior forma di governo ,eccezion fatta per tutte quelle altre forme di governo che si sono sperimentate finora, è veramente una bella battuta , ma che per i problemi di oggi ci vuole qualcosa di più serio.
O ci sbrighiamo a studiare i dovuti aggiornamenti, che rendano più forte e funzionale gli istituti democratici o attenzione che i popoli esasperati , disinformati, creduloni e poco preparati difficilmente troveranno di meglio che ricorrere al duce populista di turno.
Non è un caso che i movimenti di estrema destra che sono nati ovunque in Europa hanno dei programmi più "sociali" che nazionalisti.
Nel prossimo post vedremo di collocare questo ragionamento nella situazione economica e politica italiana.

domenica 14 agosto 2011

Due leader rincoglioniti e un super-ministro fuori di testa, Viva l’Italia!


D’accordo questo titolo volutamente goliardico è un po’ il riassunto dei commenti più malevoli che questa “grande manovra” finanziaria si è guadagnata sulla stampa di ieri.
Però gli atti di questa classe politica sono di una qualità così bassa che anche in un momento grave come questo forse l’unica cosa che si può fare è fare della satira.
Se si volesse invece insistere a parlare sul serio la prima osservazioni che viene da fare è che non si trova più nemmeno un economista o un analista finanziario disposto a lodare questi provvedimenti e a ritenerli efficaci e conformi alle richieste pervenute dalla BCE e da Merkel-Sarkosy per il semplice fatto che non contemplano nemmeno un provvedimento di carattere “sistemico”, cioè in grado di colpire qualcuno dei problemi di fondo della nostra economia e quindi in grado di essere efficace nel tempo e di incidere come volano della crescita.
Esempio dei provvedimenti sistemici sono per citarne alcuni :
-abolizione delle pensioni di anzianità;
-riduzione drastica dei passaggi burocratici ai quali deve sottoporsi chi vuole aprire una nuova attività;
-abolizione degli ordini professionali facilitando così l’inserimento delle giovani generazioni nelle professioni liberali, creando più concorrenza e facendo diminuire le parcelle;
-rafforzamento delle agenzie dello stato addette all’accertamento dei tributi in modo che il 90 per cento dei ricchi che oggi risultano essere evasori fiscali finalmente siano costretti a fare il loro dovere (basta consultare la agghiacciante tabella che riporta accanto ad ogni professione quanto viene dichiarato mediamente al fisco per capire tutto quello che c’è da capire);
-vendita degli immobili dello stato e degli enti pubblici che oggi non risultano essere fonte di reddito come dovrebbero essere;
-liberalizzazioni e privatizzazioni al fine di creare condizioni di concorrenza nei settori nei quali concorrenza non c’è ancora;
-imposta sui patrimoni che costringa gli abbienti che oggi evadono il fisco a pagare comunque sui patrimoni non eludibili , come gli immobili (toccherà a tecnici qualificati andare a vedere chi si nasconde dietro al solito giochetto delle tre carte col quale si intestano gli immobili di pregio a società lussemburghesi), salvaguardando la seconda casa-vacanze del ceto medio, se di dimensioni modeste;
-misure che incidano decisamente nell’anomalia tutta italiana di una casta di dimensioni insensate che vive di politica e quindi non solo riduzione numerica radicale di tutte le cariche elettive dagli organi legislativi alle assemblee degli enti locali, ma anche radicale limitazione della partecipazioni finanziarie degli enti locali in imprese semipubbliche nonché blocco dei doppi o plurimi incarichi pubblici;
-spostamento della mannaia delle tasse dall’imposta sul reddito che colpisce unicamente i lavoratori dipendenti ,che non sono in condizione di poter evadere, all’imposizione sui consumi che tutti devono pagare (è vero che in questo caso si spara nel mucchio e si finisce per contraddire il criterio di progressività che dovrebbe favorire i meno abbienti, ma chi conosce un mezzo diverso per fare pagare le tasse a chi non le paga proponga qualcosa di socialmente più praticabile, se c’è, ma temo che non ci sia).
-riduzione delle tasse sul lavoro e sull’impresa, altrimenti non si cresce, questo lo sanno tutti.Oggi in Italia si paga di tassa sui redditi di impresa il 6o%, in Slovenia, cioè ai confini Italiani,si paga il 20%, è una situazione insostenibile per i nostri imprenditori
-predisposizione di un piano di rientro dal debito pubblico dal 120 al 60 per cento in un numero ragionevole di anni, dicendo chiaramente agli italiani che dovranno essere loro a mettersi le mani nel portafoglio e nessun altro, ognuno per quello che può, ma se le fanno tutti si è invogliati a farlo per consegnare alle giovani generazioni non un mucchio di debiti, ma un paese in grado di correre come è stato capace di fare in passato.
Inutile dire che nel pano dei due leader rincoglioniti e del super- ministro fuori di testa non c’è nessuna della voci sopra elencate.
Chi si è cimentato in una analisi di tipo non economico, ma politico non ha avuto difficoltà a rilevare che la famosa manovra fa fare sacrifici a senso unico a categorie ben precise : lavoratori dipendenti, lavoratori pubblici, utilizzatori dei servizi pubblici degli enti locali e guarda caso si tratta unicamente di quelle categorie che in maggioranza non votano né Berlusconi, né Bossi.
Almeno “i mercati” approveranno ed apprezzeranno questa manovra?
Difficile che lo facciano gli analisti che dovrebbero essere capaci di fare i conti, ma poi influisce molto il fatto che il berlusconismo ha ormai convinto i nostri partner europei che il problema non sono più le buffonate dei Berlusconi, ma gli italiani che hanno eletto un loro degno rappresentante, e superare questa nomea non sarà facile e ci vorrà del tempo.
Sempre che “i mercati” esistano davvero come luogo neutro nel quale si equilibrano le forze economiche.
Sempre che non sia vero quello che pochi economisti ormai si lasciano scappare che i mercati sarebbero oggi null’altro che una oligarchia di grossi finanzieri e banchieri anglosassoni che hanno da tempo il solo scopo di far fuori l’Euro e l’Europa Confederale al fine molto terra terra di mantenere l’impero del dollaro nascondendo dietro al caso del debito sovrano europeo, la ben più terribile situazione debitoria degli Usa.
Lo vedremo martedì alla riapertura dei mercati europei, se ci sarà di nuovo un assalto alle banche francesi (Berlusconi seguirebbe nella caduta, ma nessuno si occupa di lui più di tanto), allora il piano d’oltre oceano non lo si potrà più nascondere.
Peccato che a bagno ci andremmo comunque anche noi , che siamo nelle condizioni per affondare più facilmente.

lunedì 8 agosto 2011

Merkel, cioè Schaeuble comanda e Berlusconi esegue


Come era capitato per la Grecia si ripete la medesima procedura. Un governo della UE in difficoltà finanziaria bussa alla porta europea e i paesi guida della Unione (Germania e Francia) dettano le condizioni per prestargli soldi o comprargli i titoli di stato, consentendo al paese medesimo di tirare avanti.
Cioè in pratica Germania e Francia hanno il potere di fatto di commissariale qualunque governo europeo in difficoltà che chieda aiuto, con i bei modi o in maniera brusca come è successo con la Grecia che ha dovuto sottomettersi a condizioni umilianti (dare in garanzia di tutto, dai porti alle ferrovie e adottare un piano di austerità pesantissimo).
Chi voleva (data la situazione si direbbe a ragione) disfarsi di Berlusconi dovrebbe essere contento e brindare.
Lo hanno capito tutti, ma il capo dell’opposizione il buon Bersani no, non ha ancora capito che quello che lui non è stato capace di fare in anni, cioè mettere Berlusconi fuori gioco proponendo un piano in pochi ma decisivi punti, lo ha fatto l’Europa in meno di una settimana e senza dargli possibilità di fare altrimenti, perché diversamente, come dice Bossi, molto efficacemente, : “se non difendiamo i BTP la gente ci rincorrerà coi forconi”.
E che voleva di più Bersani?
Possibile che sia così malaccorto da desiderare di trovarsi lui a gestire un paio d’anni di politica economica da lacrime e sangue, imposta dall’Europa per poi trovarsi in campagna elettorale a dover pagarne il conto con la gente cioè per poi trovarsi ad essere lui inseguito dalla gente coi forconi?
Il dibattito parlamentare sulla crisi economica è stato uno degli spettacoli più avvilenti che si potessero immaginare perché ha messo in luce tutta la pochezza della attuale classe politica e come si diceva sopra Bersani ne è uscito ancora peggio di Berlusconi ed è tutto dire.
Il paese è sull’orlo del fallimento e il capo dell’opposizione ripete fino alla noia che il premier che ha una larga maggioranza si deve dimettere perché lo dice lui. Puro non –senso.
E’ talmente sottotono questa classe politica che l’unico leaderetto dell’opposizione che ha fatto una proposta politica degna di questo nome è stato Casini che ha proposto il marchingegno di varare una commissione paritetica capace di elaborare la politica economica del governo, questo governo, cioè mantenendolo in vita ma di fatto commissariandolo.
Tutto sommato non mi meraviglia che l’unico in grado ancora di fare politica sia un esponente non secondario della vecchia prima repubblica ed in particolare un democristiano non pentito.
E chi altri poteva essere? Gli ex PCI sono sopravvissuti stancamente fino ad oggi in condizioni penose se non sanno esprimere che Bersani e nessuna idea coerente. La recente ondata di scandali li sta travolgendo con una tangentopoli a scoppio ritardato (troppo ritardato, visto che la presunta superiorità morale era una favola), baffetto D’Alema e il suo partito degli assessori essendo l’espressione del potere per il potere sarà probabilmente quello che ne risentirà di più, l’altro cavallo di razza (si fa per dire) Veltroni continua kafkianamente come la Pizia di Delfo a dire e non dire come è suo costume, senza produrre nulla di concreto.
Il giovane leone Vendola sa parlare alle folle, ma guai se qualcuno gli fa domande indiscrete sulla gestione della sanità pugliese alla testa della quale aveva messo l’esponente della famiglia che gestiva buona parte delle forniture ospedaliere dimostrando un vivissimo senso dello stato.
Cacciamo Berlusconi per rischiare di fare vincere le elezioni a questa schiera male assortita e con le idee confuse su tutto?
Ma non facciamo i pazzi.
Lasciamo al governo un Berlusconi puro esecutore delle direttive di Germania e Francia che si prenda la responsabilità di mettere pesantemente o pesantissimamente le mani nelle tasche degli italiani per rimediare alla sua comprovata incapacità di governare e che si prenda poi la meritata legnata alle elezioni del 2013.
Nel frattempo, gente, indignatevi a dovere ed esprimete una nuova classe dirigente come hanno fatto i milanesi alla normale scadenza della legislatura.