giovedì 24 dicembre 2015

Il clamoroso flop del Giubileo





Papa Francesco è talmente popolare ed ancora maggiore è l'umana simpatia che suscita il suo sforzo di fare pulizia, che i media hanno fornito i numeri del flop in corso per doveri di cronaca, ma nessuno li ha enfatizzati.
Eppure i numeri dicono che questo giubileo è stato finora seguito da un numero di fedeli 5 volte di meno numerosi, rispetto alla media di quelli precedenti.
E' vero che il Vaticano aveva giustamente cercato di mitigare l'azzardo che il papa si era accollato andando ad aprire la “porta santa” in Centro Africa, una delle repubbliche più fuori controllo di tutto quel continente, stabilendo per la prima volta che la medesima “porta santa” sarebbe stata aperta in ogni diocesi, con ciò rendendo pressoché inutile l'andata a Roma, al fine dell' acquisizione dell' indulgenza plenaria, per chi ancora credesse a queste cose.
Ho provato a verificare l'affluenza alla periferia della chiesa ,recandomi all'apertura della porta nella mia diocesi, ma vi ho trovato più preti, suore e forze dell'ordine che fedeli.
Ovvia anche l'influenza della paura di attentati, che però non ha obiettivamente alcun senso presso la gran parte delle 226 diocesi italiane, molte delle quali sono piccole e situate nella provincia più periferica.
Sembra quindi verosimile che questo fatto sia il segno di una disaffezione della gente verso questi riti probabilmente troppo cuciti intorno al mondo medioevale, dove sono nati.
Il primo giubileo documentato da una bolla pontificia di indizione è come è noto quello del 1300, anche se come pure è arcinoto si ispirava alla tradizione ebraica- biblica dell'anno del perdono ogni cinquant'anni.
Come pure è noto se non altro ricorrendo ai ricordi di scuola, che il concetto e l'uso delle indulgenze è stato contestato frontalmente da Lutero, sconvolto dall'atmosfera di corruzione e di degrado spirituale e materiale che constatò in un suo viaggio a Roma e scrisse il famoso “sermone sull'indulgenza e la grazia” ne 1518, sermone che propone argomentazioni a tutt'oggi difficilmente confutabili.
Ma la chiesa, la chiesa di Papa Francesco insiste, cercando evidentemente di giocare la carta degli eventi di massa, il cui successo è sempre stato assicurato sopratutto nel mondo in via di sviluppo.
E' vero che la chiave di lettura di questo specifico Giubileo della misericordia è stato delineato dal papa nell'atto di indizione con delle linee non per caso esplicitamente mutuate da quel raffinato intellettuale che era stato papa Montini e che sono largamente condivisibili, ma chi nella chiesa di oggi è in grado di essere a conoscenza o di captare queste sfumature?
La gente interessata, parte pensando ad acquisire le indulgenze e l'indulgenza plenaria in particolare.
Nel mondo moderno? Nel mondo di oggi le indulgenze?
Ed è arrivato il flop, oserei dire : per fortuna, è un buon segno, anche se finirà a ritorcersi contro questo papa, che personalmente mi è altamente simpatico.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, per il quale il tempo non passa mai, definisce al canone 1471 :”l'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa...che il fedele acquista per intervento della Chiesa...la quale dispensa il tesoro delle soddisfazioni di Cristo. L'indulgenza è parziale o plenaria a seconda che libera del tutto o in parte dalla pena temporale. Ogni fedele può acquisire le indulgenze anche per i defunti”.
I concetti teologici dati per scontati, che stanno alla base di questa definizione, non stanno veramente né in cielo né in terra, nel senso che non hanno mai avuto nessun fondamento nè logico né scritturale.
Le indulgenze sono state inventate e formalmente introdotte nel Medioevo da un papa senza scrupoli per fare cassa. Punto.
Questo ormai lo dicono anche i libri di storia.
Papa Francesco ha fatto un conto sbagliato indicendo questo Giubileo, è non è il primo errore di valutazione che fa, come si è detto nei precedenti articoli dedicati a questo argomento.
Peccato perché di problemi da affrontare ne ha già a sufficienza e le potenti armate a lui avversarie non aspettano altro, che i suoi scivoloni per cercare di disfarsene.
Papa Francesco, sembra ormai aver da tempo deciso di seguire la strategia di un colpo al cerchio e uno alla botte.
Cioè di evitare l'attacco frontale alla Curia.
Forse questa è una conseguenza della sua formazione gesuitica, però questa sua strategia appare in contrasto con la sua storia personale, se pensiamo che come responsabile del suo ordine in Argentina, aveva avuto il grande coraggio personale di prendere di petto e sfidare il potere totalitario della giunta Militare fascista che governava quel paese.
Forse ha accettato di diventare papa ignorando la situazione che poi ha trovato?
Mah, dicono i vaticanisti che anche nel mondo attuale dove le notizie circolano in tempo reale, i contatti anche solo fra cardinali lascino molto a desiderare.
Per cui può essere che al momento dell'elezione non abbia pensato male abbastanza sulla situazione che si sarebbe trovato a gestire.
Obiettivamente però, non può non essersi chiesto come mai una personalità del calibro e della storia di Papa Ratzinger avesse in più occasioni descritto la chiesa come una barca che rischiava il naufragio e come mai rompendo una tradizione millenaria contraria, pressochè costante, abbia ceduto alle dimissioni.
Papa Francesco ha fatto alcune nomine di netta rottura, ha costanti comportamenti personali che solo loro appaiono come un atto accusatorio verso i comportamenti esattamente opposti della quasi totalità degli uomini di curia, ma ha conservato in dicasteri chiave gli stessi uomini della cricca di Bertone e compagni.
La gente non può capire questa sua politica variopinta e confusa come la politica italiana.
Da che parte sta questo papa lo hanno capito tutti, ma il problema non è lui, il problema è la chiesa che la gente identifica con una gerarchia decotta e screditata.
Oramai non cambierebbe nulla nemmeno, se papa Francesco nominasse suoi uomini in tutti i dicasteri di curia, oggi il problema è tutto l'apparato che va radicalmente riformato e drasticamente ridotto.
La Chiesa sono i fedeli rimasti, non l'apparato burocratico clericale che vorrebbe gestirli pensando per lo più alla propria sopravvivenza.
E allora che questi fedeli “popolo di Dio” imparino a gestirsi se vogliono fare sopravvivere il messaggio del Gesù storico e ne sentano la responsabilità.
Il papa però sarebbe bene che facesse la sua parte.
E' l'ultimo monarca rinascimentale rimasto, non basta che predichi e razzoli bene lui.
La corte-curia è ancora tanto vistosa e potente da oscurare il papa stesso e contraddire qualsiasi cosa lui dica o faccia.
Non può durare, se papa Francesco vuole sopravvivere deve segarli subito, prima che loro, che sono la grande maggioranza, seghino lui.
E che si stiano organizzando a quello scopo lo abbiamo capito tutti, anche perché non si curano nemmeno più di velarsi dietro ai formalismi di facciata, ritenuti obbligatori fin a ieri, oggi non temono di parlare fuori dai denti, rivelando le loro cordate e le loro intenzioni.
Ci vuole quell'atto papale di riforma della curia, che il Concilio di Trento non è riuscito a emanare con la scusa delle guerre che ne interrompevano di continuo i lavori cinquecento anni fa e che il Concilio Vaticano II ha pure lasciato nella penna, senza riuscire a scriverlo, anche se gli orientamenti erano chiari già allora, cioè cinquant'anni fa.
Nel frattempo l'adesione alla chiesa è andato costantemente declinando.
Il papa deve trovare il coraggio, enorme, lo ammetto, di dire esplicitamente : io sono la vera chiesa in quanto vicario di Cristo, loro non lo sono, perché i loro atti sono in contraddizione col messaggio di Cristo.
Anche per questa ragione da oggi sono tutti cardinali emeriti, perché con la riforma da me firmata la carica di cardinale viene abolita.

Diversamente, come predica il prode Socci su Libero, senza perifrasi, succederà a breve che loro diranno al popolo cristiano : ci duole comunicarvi che il papa regnante a nostro avviso si è messo in contraddizione con punti fondamentali della dottrina cattolica e quindi si è auto delegittimato.

venerdì 11 dicembre 2015

Il governo Renzi salva le banche ma non i risparmiatori, se questa è la sinistra…...



Ci risiamo con un presunto “grande comunicatore” che ci propina “narrazioni” ottimistiche che hanno sempre meno a che fare con la realtà.
La vicenda delle quattro banche locali che secondo Renzi sarebbero state “salvate” dal fallimento dalla lungimiranza del governo rappresentano un caso emblematico di quanto questa politica sia del tutto inadeguata al ruolo che ricopre.
A parte gli aspetti sempre spiacevoli consistenti nel fatto che la ministra più esposta mediaticamente dell'intero governo aveva il padre Vice Presidente e un fratello responsabile della gestione “sofferenze” della banca Etruria, la vicenda mette a nudo diversi poteri che sono : governo, commissione europea, banca d'Italia e altri organi di vigilanza, che non chiariscono nulla e si rimpallano responsabilità che sono assolutamente gravi.
Stiamo parlando di 130.000 azionisti, 10.000 possessori di obbligazioni subordinate, che ammontano alla bella cifra di 788 milioni, come riporta la Stampa di questa mattina.
Curioso, ma anche significativo il fatto che tutte e quattro le banche si trovano nelle regioni del centro Italia, che sono il più consolidato bacino elettorale del Pd, partito del quale Renzi è segretario e questo dimostra che questo partito controlla sempre meno il territorio e gli enti locali.
Curiosa la decisione politica, sofferta fin che si vuole, di tenere in piedi quattro banche locali decotte, sacrificando i depositi di migliaia e migliaia di clienti.
Non curiosa ma pessima l'idea di cercare di accollare la responsabilità di tutto alle istituzioni europee.
I tedeschi giustamente sopportano sempre meno l'idea che gli italiani ritengano di non rispettare i patti, che hanno sottoscritto.
Le quattro banche “salvate” erano in condizioni fallimentari e per questa ragione erano state commissariate, ma a quanto pare continuavano a fare sciocchezze inverosimili, come il finanziamento per un panfilo di lusso o gli ancora più incredibili finanziamenti , se pure limitati, all'altrettanto incredibile cardinale, che compare sempre dove non dovrebbe esserci un porporato per di più di alto bordo.
Pessima la figura che fanno tutte le istituzioni interessate, governo in testa.
Ma ancora di più inspiegabile appare la inconsistenza dell'azione degli organismi ,tecnici e non politici, di vigilanza.
Lasciatemelo dire però, pessimo risulta anche il comportamento dei clienti delle banche che sono rimasti scottati, pagando duramente di persona, la leggerezza con la quale hanno depositato i loro soldi, in parecchi casi, pochi, ma preziosi.
Ma come è possibile : sai che la piccola banca dove hai messo i tuoi soldi è stata commissariata, ovviamente per cattiva e pericolosa gestione a vai avanti a dare credito alle fandonie che l'impiegato di tua fiducia è costretto dai suoi superiori a dirti?
Il primo evidente errore di queste persone sfortunate è proprio quello di avere privilegiato una piccola banca locale.
Secondo errore hanno sottoscritto senza leggerli documenti importanti, che li mettevano in guardia sulla possibilità di perdere perfino il capitale, come nel caso di qualsiasi investimento.
Terzo, il giudizio su qualsiasi prodotto lo si da consultando terze parti, non certo il venditore che si trova in conflitto di interessi.
Quarto non fermarsi mai alla prima osteria, per esempio la concorrenza dei buoni postali si trova anche nel più piccolo dei paesi.
Quinto investire tutto in un solo prodotto è semplicemente il più disastroso degli errori, è talmente tanto tempo che i media ripetono che il primo criterio al quale riferirsi per effettuare un investimento è “diversificare”, che si pensava, che tutti avessero ormai metabolizzato questo concetto elementare.
Sesto, dopo i giganteschi fallimenti della Leman Brothers e compagne, che hanno causato l'inizio della lunga crisi economica mondiale ancora in corso, si dovrebbe avere capito che qualsiasi banca
può anche fallire e quindi per esempio sarebbe saggio a seconda del capitale posseduto, tenere conti correnti in almeno due banche e il conto titoli in banche ancora diverse da quelle dove si ha il conto o i conti.
Settimo, che la normativa europea prevedeva regole nuove di partecipazione dei clienti e sottoscrittori alle perdite delle banche era stato riportato dai media da mesi, in queste materie se uno non ritiene di informarsi,meglio farebbe a mettere i soldi sotto il materasso o sepolto nell'orto alla Don Abbondio.
Ottavo, la regola di buon senso più ovvia per qualsiasi tipo di impegno serio è quella di essere sicuri di avere la facoltà di effettuare una veloce marcia indietro, in qualsiasi momento, che ritenga opportuno, cosa che non era assolutamente possibile fare con le obbligazioni subordinate, come si sono accorti gli investitori che cominciando a sentire odore di bruciato sono andati a chiedere di vendere e si sono sentiti dire che non era possibile.
Quei titoli mancavano totalmente di trasparenza e quindi sul mercato non c'erano.
Come è possibile comperare titoli il cui valore non è elencato sul Sole 24 ore o su qualsiasi altro giornale finanziario, che si può comprare in qualsiasi edicola?
Abbiamo quindi dovuto constatare con tutt'altro che piacere che la famosa “società” cioè noi, non siamo affatto migliori della nostra classe politica.
Questi risparmiatori gabbati fanno benissimo ora a cercare di recuperare il possibile anche se hanno pochissime possibilità reali di rivedere i propri soldi, ma devono prendersela prima di tutto con sé stessi.
Siccome però per definizione la gestione della “cosa pubblica” è responsabilità appunto della classe politica è a questa che è giusto rivolgersi.
Questa vicenda i politici l'hanno gestita coi piedi e la credibilità del governo non ci ha certo guadagnato.
Se andiamo a vedere, tanto per fare un esempio, il sondaggio settimanale del lunedì del quale dà puntualmente notizia Enrico Mentana nel telegiornale della 7 si è visto che il PD sta perdendo terreno costantemente da mesi e mesi.
Se va avanti così si squaglia.
E il movimento 5 Stelle sta guadagnando da altrettanti mesi costantemente, se va avanti così vince la partita.
Personalmente la cosa non mi entusiasma particolarmente,ma nemmeno mi angoscia.
Vedo e denuncio da tempo i limiti del 5 Stelle, superati solo in parte, quando avrebbero avuto tutto il tempo di trasformarsi in una armata più incisiva e credibile, ma se Renzi continua a dissolversi in una penosa ripetizione del berlusconismo, ben vengano i 5 Stelle.


















mercoledì 9 dicembre 2015

In Italia la Chiesa ha abbandonato i cattolici



Sembra una affermazione paradossale quella del titolo, ma non è così.
Se quello che è sempre stato chiamato “il mondo cattolico” e che ha una storia ben precisa, oggi nel nostro paese praticamente non esiste più, questa situazione sarà anche la conseguenza della secolarizzazione, che avanza in tutto il mondo, ma è anche il risultato di una gestione fallimentare di ha gestito la Chiesa italiana negli ultimi decenni.
E' inutile scandalizzarsi di fronte a una classe politica ed a una classe dirigente di basso livello, condannata dal dilagare della corruzione volta all'arricchimento personale e familiare, formata da persone prive di ideali, strategie e spesso anche di una qualunque cultura.
La Chiesa aveva un tempo dato il suo contributo promuovendo iniziative sistematiche di formazione di laici ,che contribuissero a presentarsi come classe dirigente , con una mentalità spesso orientata in senso autentico di “servizio” alla comunità dei “fratelli”, per chi condivideva quella fede.
Cito due sigle che erano un tempo molto significative nel mondo cattolico: le Acli e la Fuci, l'una che agiva nello spettro molto ampio del mondo del lavoro, l'altra nell'ambito universitario.
Ambedue quelle sigle promuovevano formazione sistematica, ovviamente orientata alla promozione dei valori e della dottrina sociale cristiana, ma quasi sempre in un clima di cultura critica e aperta al mondo moderno, e questa è stata la forza, che aveva loro consentito di avere vasta diffusione e spesso, grande prestigio.
Poi sono venute insieme una serie di crisi.
Innanzitutto l'avanzare della secolarizzazione, che le teologie tradizionaliste, che nel lungo papato di Woityla avevano da quel papa acquisito il monopolio del pensiero cristiano e che per la loro debolezza intrinseca erano ben lungi dal potere affrontare in modo appena efficace e credibile il confronto col mondo moderno.
E contemporaneamente venuta la crisi del partito politico, nel quale si riconosceva la quasi totalità dei cattolici italiani, la DC, che veniva a perdere in modo sempre più drastico la capacità di rappresentare ideali, valori, strategie.
La crisi del mondo cattolico nelle sue articolazioni tradizionali dall'Azione Cattolica, al vasto ventaglio di sigle, allora presenti, è stata momentaneamente nascosta dietro al rumoroso comparire dei così detti Movimenti : CL ,i Focolarini, i Carismatici, Opus Dei, eccetera.
Questi movimenti hanno avuto a volte fondatori carismatici, altre volte solo personaggi spregiudicati e di cultura teologica confusa e incoerente, hanno riempito spesso le piazze, ma ben presto hanno mostrato di soffrire fortemente della mentalità della setta.
E infatti non a caso quasi tutti copiavano, guardandosi bene dal dirlo agli aderenti, analoghe sette evangeliche americane.
Alcuni mostrarono grande abilità di organizzazione e di “found raising” come si direbbe oggi, cioè di tirare su soldi a volte anche a palate.
Questo ha loro concesso in certi periodi di riempire parecchio spazio nei media.
Quello che si può dire di sicuro è che non hanno mai saputo fare una formazione in un ambiente di pensiero sufficientemente critico, ma rimasero più spesso al livello ed alle tecniche di indottrinamento, tipiche delle sette.
Il loro livello di successo coincideva spesso nel corrispondente livello di potere, che erano riusciti ad occupare a livello politico ed economico.
Papa Woityla e il Cardinale Ruini per la Conferenza episcopale italiana, avevano dato la loro incondizionata benedizione, fino a concedere loro il monopolio del cattolicesimo.
La fine miserevole dei politici ed amministratori, più noti al pubblico, caduti in processi per corruzione, malversazione eccetera, che occupavano posizioni incontestabilmente targate CL, ha dimostrato quanto l'infatuazione per i “movimenti” abbia fatto ben poco bene alla chiesa italiana.
Se quella è la classe politica o dirigente che hanno allevato, il giudizio storico sarà severo con loro.
Ma oggi siamo ormai arrivati al dopo-movimenti.
Le vergognose affermazioni attribuite dal “Fatto quotidiano” all'Arcivescovo di Ferrara, punta di diamante dell'intellighenzia ciellina, su Papa Francesco, al quale avrebbe augurato che la Madonna, facesse il miracolo, di fargli fare la fine di quell'altro papa (presumibilmente Giovanni Paolo I ) , segnano la fine del prestigio residuo di CL.
Mons Negri ha smentito, ma il Segretario della Cei, pur facendo mostra di crederci, ha detto che se quelle parole le avesse pronunciate lui presenterebbe le sue dimissioni al Papa.
Questo Mons.Negri ha le spalle coperte da una lobby potentissima, come si è descritto negli articoli precedenti, dedicati a questi argomenti, ma questa ultima uscita è forse finalmente troppo per chiunque abbia ancora un minimo di buon senso, anche in quello schieramento.
Chi ha approfittato della propria sbandierata “identità” cattolica, per monetizzarla in termini di poteri, soldi e clientele, è ancora abbastanza forte da sopravvivere e prosperare , sopratutto in certi ambienti,come nei vari assessorati alla sanità delle regioni e nelle molteplici cooperative, collaterali a CL.
Ho parlato di CL perché è la sigla più nota e più esposta, ma le caratteristiche negative tipiche delle sette sono ancora più accentuate per esempio nei Carismatici.
Comunque ora come già detto siamo siamo al di là dell'era dei movimenti.
Non credo che li rimpiangeremo mai, ma è certo che non si può rimpiazzarli col nulla ,o con il solo attivismo a volte sfrenato di alcuni parroci.
Buona cosa spendersi per fare il Grest e tenere aperti gli oratori,le mense del povero eccetera.
Ma non basta sopravvivere facendo opera di supplenza ai limiti del welfare, ancora provvisto da stato ed enti locali.
Bisogna proclamare in modo credibile i valori nei quali si crede e dare sistematici strumenti di formazione alla gente.
Da decenni oramai il cattolicesimo italiano è regredito a una forma ottocentesca di giansenismo intimista tutto terrore dei peccati, amore dei formalismi precettistici , miracolismi, e preti-impiegati pronti a fornire sacramenti, quasi sempre a pagamento.
Il cristianesimo rimane nella vita della gente quasi solo in occasione dei riti di passaggio, ancora non sostituiti da corrispondenti cerimonie civili.
E poi la messa per pochi, che per lo più temono stando a casa la domenica di potere incorrere durante la settimana successiva in possibili eventi negativi.
E' religione, o siamo ormai alla pura superstizione?
Ci può essere fede senza elaborazione, riflessione, studio, sempre necessario, o basta l'atto di presenza e qualche preghiera nella rigorosa filosofia del do ut des, praticato con la divinità?
Senza partecipazione in senso sociale il cristianesimo diventa talmente flebile da non riconoscersi più.
E per dare un contributo qualificato nel sociale non è indispensabile occupare poltrone, basta partecipare portando un contributo.
Per portare un contributo occorre avere acquisito gli strumenti utili ad esercitare il famoso “discernimento” , parola usata spesso ed a proposito dai papi nelle encicliche sociali.
Ecco quindi la ragione della necessità incoercibile per la chiesa di farsi carico di una attività continuativa di formazione.
Anni fa, in una disputa ideologica col sopra citato Cardinale Ruini, Romano Prodi usò una espressione felice quando si qualificò fra i “cattolici adulti”.
Quest'espressione illumina bene la situazione del cattolicesimo italiano, dove fra i fedeli rimasti, anche il premio Nobel (ammesso che ce ne siano) ritiene di potere andare andare avanti a praticare la propria religione con i soli poverissimi strumenti conoscitivi acquisiti nel catechismo da bambino.
Ma non è possibile.
Non è possibile perché alla prima casuale occasione di riflessione seria ,si accorgerebbe che tutta la montagna dei dogmi alla quale dava credito, senza saperne pressoché nulla, è un castello di carte, che non regge alla modernità, nella quale tutti viviamo.
O si diventa cattolici critici e responsabili, perché questi sono i principali sinonimi di “adulto”, o la propria fede intimista non è destinata a bastare nemmeno per sé stessi.
Figuriamoci poi se si volesse dare un contributo alla vita sociale e politica, come aveva fatto per tutta la sua lunga storia il mondo cattolico italiano.
Se si volesse è chiaro che non si potrebbe certo ricostruire le sigle e le strutture pre- movimenti.
Da allora ad oggi è cambiato il mondo.
Oggi un cattolicesimo “adulto” con la volontà di dare un contributo nel sociale non potrebbe prescindere da una posizione di grande apertura verso le altre fonti di conoscenza e di spiritualità oltre la religione cattolica : scienza, filosofia, altre tradizioni culturali e religiose a cominciare da quelle asiatiche.
Difficile però, molto difficile aprire il cattolicesimo italiano a queste realtà, perché non è per niente abituato a farlo, essendo stati i cattolici indottrinati a ritenersi portatori di verità definitive che di per sé sarebbero superiori a tutte le altre tradizioni.
Le poche menti elette che nell'ambito del cattolicesimo italiano avevano questa visione e questa sensibilità, per esempio un Martini, erano disgraziatamente netta minoranza.
Ora c'è la grande novità del pontificato di papa Francesco, che indica che forse è possibile quello che prima sembrava impossibile, anche se questo papa è costretto a camminare fra mille imboscate, peggiori della sciatica che lo limita fisicamente nella deambulazione.
Sembra di essere nei tornati indietro di secoli quando pochi eminentissimi si sfidavano e sfidavano il papa regnante senza alcun ritegno morale.
Forse è troppo tardi perché la chiesa italiana possa recuperare.
Personalmente non sogno sinceramente una rinascita della chiesa cattolica, ma vedrei molto meglio un futuro nel quale i templi rimasti saranno templi interconfessionali.
Dove agli amboni le liturgie saranno sostituite da riflessioni proposte da tradizioni religiose, culturali e filosofiche diverse, offrendo anche il dovuto spazio alla divulgazione scientifica.
E tutte le grandi costruzioni dogmatiche saranno state buttate nel cestino.
Le tragedie che sta recitando l' auto-nominatosi Califfato Islamico ,sono la dimostrazione più evidente di quanto le religioni abbiano una naturale e intrinseca tendenza al fondamentalismo che impedisce il dialogo e la convivenza.
Se si lascia che l'indottrinamento religioso ,accompagnato a un'assenza di pensiero critico applicato alle proprie mitologie e costruzioni dogmatiche, ci porti a ritenere tranquillamente che la nostra religione è l'unica e definitiva verità, ben poco di buono sarà il contributo apportato dalle religioni.
Gli islamici sono quelli che attualmente stanno facendo più danni, ma non sono certo da meno i fondamentalisti cristiani, che come quelli islamici adottano una lettura letterale del loro libro sacro.
O gli ebrei ultra-ortodossi, che sono assolutamente sulla stessa linea di pensiero.
O gli estremisti religiosi indù, ricordiamoci che Gandhi non era morto di raffreddore.
Ci risparmieremo terribili guai e disastri quanto prima prenderemo coscienza del fatto che il fondamentalismo o integralismo religioso, oggi battezzato radicalismo, ce l'abbiamo tutti in casa ben custodito da sempre nelle nostre religioni, non solo in quelle degli altri.
Sarebbe del tutto inutile “combattere l'ISIS con i boots on the ground”, fino a quando non comprenderemo che la medesima mentalità degli islamici estremisti, alberga da sempre anche nella nostra religione.
Bisogna incalzare le gerarchie che gestiscono le religioni, a cominciare dalla nostra, perché vengano liberate dai dogmatismi , dall'irrazionale , dall'illogico, dall'anti- scientifico.
Diversamente, dopo avere sconfitto un'Isis ,ce ne ritroveremo ben presto un'altra, più o meno feroce, figlia degli stessi cattivi maestri.
E poco importa se sarà islamica, cristiana, ebrea o indù o quant'altro, ormai il mondo è globalizzato in modo irreversibile, perché irreversibili sono la conoscenza e il progresso tecnologico, che hanno generato la globalizzazione.




mercoledì 2 dicembre 2015

L'Isis si può sconfiggere militarmente, ma poi rimarrebbe comunque l'Islam e questo sarà comunque un problema, checchè ne dicano gli espertoni buonisti



Dopo i fatti di Parigi e le seppure semideserte manifestazioni di Roma e Milano degli “Islamici moderati”, ha avuto una grande copertura mediatica una simpatica giovane islamica, molto per bene, però corredata di velo copri-capo d'ordinanza, che si era lanciata in una lettera ai terroristi islamici con la quale li apostrofava come traditori del vero senso dell'Islam.
L'ho seguita in almeno due talk show, ma presumo che sia stata invitata a quasi tutti.
Benissimo. Non dubito che come del resto da sempre dicono i sociologi, la gran parte degli islamici in Europa e in Italia sia qui per lavorare onestamente e non ha nessuna intenzione di tagliarci la gola.
Positivo quindi avere finalmente l'opportunità di sentire la loro voce, dato che fino ad ora non avevano espresso verbo, qualsiasi cosa fosse successa.
Rimane il problema che quello che ho sentito dire da quella simpatica ragazza non è stato per niente soddisfacente.
Facciamo salva la sua buonafede.
Probabilmente quella ragazza musulmana, come del resto la quasi totalità dei cattolici italiani, ha ricevuto una educazione all'Islam da bambina con le solite tecniche di indottrinamento e quindi tutto quello che sa della sua religione è quello che ha recepito come indottrinamento in moschea, rafforzato dall'influenza dell'ambiente familiare e dei connazionali o correligionari, portati spesso a privilegiare gli atteggiamenti “identitari”, rispetto a quelli aperti all'integrazione nel mondo moderno.
Probabilmente l'indottrinamento ricevuto non è mai stato passato al vaglio di una qualsiasi riflessione critica e da una lettura personale e diretta del suoi testi ritenuti sacri.
Da questo derivano convinzioni completamente errate.
L'Islam è una religione di pace, è l'affermazione usata di prammatica come esordio.
Peccato che non sia sostenibile in quanto non è appoggiabile ad alcuna esplicita affermazione conforme rintracciabile nel Corano.
L'Islam condanna l'assassinio.
Questa affermazione è ancora del tutto insostenibile, mentre al contrario il Corano recita l'esatto contrario (Sura V, 32 e 33)
L'Islam invita alla convivenza pacifica con i fedeli delle altre religioni.
Assolutamente falso e vero il contrario (Sura IX, 29 ; II,190-192-193;IX,5).
Il Corano prescriverebbe l'uso del velo per le donne, diceva quella giovane musulmana.
La Sura XXIV al versetto 31 prescrive l'uso della modestia per le donne, esattamente come facevano i vecchi parroci cattolici, ma sul velo si esprime in un modo talmente involuto da risultare incomprensibile.
Cercando una interpretazione verosimile dal contesto sembrerebbe voler dire di coprire “le forme” femminili “fino sul petto”, ma non dice nulla che indichi esplicitamente il coprire il capo e i capelli come le suore cattoliche.
L'impossibilità di trovare versetti del Corano in favore dei valori fondamentali, che sono nostri in quanto occidentali moderni a cominciare dai diritti umani è un problema non grave, ma gravissimo, perché mentre la Bibbia è stata dichiarata dalla dottrina cattolica ufficiale un testo che non va inteso in senso storico, cioè da prendersi alla lettera, ma che va sottoposto ad una adeguata ermeneutica e da questa valutato e interpretato, il Corano è ritenuto dai fedeli di quella religione come un testo dettato direttamente da Allah ai suo profeta Maometto che ha sua volta lo ha dettato a chi lo ha materialmente scritto.
Di conseguenza qualificandolo come voce diretta di Dio, i seguaci dell'Islam hanno sempre sostenuto che quella scrittura debba essere presa assolutamente alla lettera, senza possibilità di sottoporlo ad ermeneutica né a interpretazioni.
Questo semplice dato di fatto rende il dialogo fra Islam ed altre religioni semplicemente impossibile.
E' possibile dialogare sul piano culturale ma non certo sul piano religioso, perché la lettera del Corano dice che chi non è musulmano è un infedele. Un “kafir” che può solo essere disprezzato e sopportato se si sottomette ai musulmani e paga la dovuta tassa (gizya), pagando la quale acquisisce uno status di cittadino di serie B, col che non potrà mai godere della pienezza dei diritti, che toccano ai fedeli musulmani (Sura IX,29).
A meno naturalmente che non si converta all'Islam.
Tuttavia il Corano incita alla conquista del mondo per sottomettere tutti i suoi abitanti alla vere fede con mezzi violenti se ci fossero dei recalcitranti.
La libertà di religione è quindi categoricamente esclusa, tanto che per l'apostata, cioè il caso del musulmano che aderisse a un'altra fede, è prevista inesorabilmente la pena di morte (Hadith di Abd Allah 9.83.17).
I diritti umani occidentali non sono assolutamente praticabili anche perché per esempio il Corano statuisce in modo categorico la superiorità dell'uomo sulla donna, che deve essere sottomessa (Sura IV 34).
Per capirci, occorre ricordare che le tre religioni abramitiche : Ebrei,Cristiani e Musulmani si basano sugli stessi testi ritenuti sacri.
Di conseguenza la quasi totalità delle non piacevolezze, che abbiamo sopra elencate, sono state ritenute come verità di fede anche dalla cristianità, finché non si è proceduto a una serie di revisioni storiche, rese possibili dal fatto che mai nessuno ha sostenuto che i testi della Bibbia sarebbero la voce diretta di Dio sussurrata a qualcuno che l'ha scritta.
Ma si è sempre sostenuto senza difficoltà che quei testi sono stati scritti in tempi diversi a distanza a volte anche di secoli l'uno dall'altro e che semplicemente fruirebbero di una generica “ispirazione” divina.
Questo fatto fondamentale ha consentito ai Cristiani di sottoporre quei testi a una adeguata esegesi e critica storica, anche se perdura nelle attuali liturgie la disgraziata consuetudine di fare seguire alle letture bibliche l'affermazione “parola di Dio”, che da un punto di vista formale è una assoluta insensatezza, che serve solamente a confondere le idee già poco chiare dei “fedeli”.
La Chiesa Cattolica ha avuto la saggezza di accettare seppure con fatica e contorsioni varie nel dopo guerra, la dichiarazione dei diritti umani, di chiarissima ispirazione illuminista, battezzati come cristiani, anche se non è affatto vero.
Questo riconoscimento formale e sostanziale ha avuto come diretta conseguenza di ripudiare le solenni idiozie scritte in formali encicliche pochi anni prima da Pio IX contro le libertà moderne.
Nell'Islam tutto questo lavoro di revisione non è mai stato fatto e probabilmente non potrebbe nemmeno essere fatto per le difficoltà intrinseche consistenti nella necessità di contraddire frontalmente una lunga serie di versetti del Corano.
Una ulteriore complicazione consiste nel fatto che è difficile parlare di Islam, quando la medesima religione è declinata in modo diverso da sette diverse, da sempre in feroce contrasto fra di loro.
Non esiste un clero organizzato istituzionalmente e tenuto ad una obbedienza gerarchica.
In pratica nell'Islam vale di fatto il principio che è stato imposto in Europa a conclusione della guerra dei trent'anni (cattolici contro protestanti) nel 1555 “cuius regio eius religio”, cioè chi detiene il potere in un certo stato impone come religione di stato la sua setta religiosa musulmana, che sia o no maggioritaria presso la sua popolazione e finanzia le moschee e scuole coraniche in patria e all'estero per fare prevalere la sua setta.
Di conseguenza, pur rimanendo intoccabile il Corano, le varie sette, che loro chiamano scuole giuridiche, dato che tutti dal Corano derivano la shaaria, cioè il diritto da imporre in quello stato, ad esempio i rapporti fra quello stato medesimo e il mondo moderno che possono venire declinati in molti modi diversi.
L'islam è una religione ingessata e complicata nelle sue applicazioni pratiche.
Noi occidentali abbiamo un rapporto con la religione parecchio diverso dal loro.
Purtroppo però, da noi, coloro che sono rimasti cristiani praticanti non hanno ritenuto di darsi una qualunque istruzione religiosa appena appena accettabile.
Nella quasi totalità della nostra religione (almeno in senso culturale, se non siamo più credenti nelle mitologie cattoliche) conosciamo solo i pochi concetti, acquisiti nell'indottrinamento giovanile.
Dell'Islam invece non conosciamo pressoché nulla, se non alcuni aspetti esteriori folcloristici, tipo il velo e le scarpe fuori dalle moschee.
E questo è un problema, perché a questo punto, quando si affaccia nella storia addirittura l'ipotesi verosimile di una guerra, contro degli islamici, come è capitato dopo le Torri Gemelle di New York o i fatti di Parigi del 13 novembre scorso, è proprio un bel problema valutare l'opportunità appunto di una guerra o meno con un nemico, che non sappiamo nemmeno chi sia.
E questa vaghezza di informazioni fa si che governanti e operatori dei media ne sparino di tutti i colori, di fronte a una opinione pubblica, che non ha al momento gli strumenti conoscitivi per ragionarci sopra.
Addirittura il leader numero uno dell'Occidente, il Presidente Obama, purtroppo è il primo a sparare sciocchezze inverosimili, come quando dice che l'Isis non è uno stato e non è nemmeno Islamico.
Si sapeva che le Presidenze americane sono tradizionalmente anche troppo influenzate dalla lobby ebraica americana per ragioni elettorali (sopravvalutate).
Adesso purtroppo dobbiamo constatare che Obama è pesantemente influenzato anche dalla lobby dei Fratelli Musulmani, i presunti islamici moderati che per esempio hanno espresso in Egitto la presidenza Morsi, fortunatamente cacciata da Al Sissi.
In Italia i Fratelli Musulmani ci sono eccome e sono probabilmente dietro ad una delle principali e più influenti sigle che rappresentano i musulmani italiani, e già questo fa capire come sia complicato instaurare un qualsiasi dialogo, anche solo in casa nostra.
Quando poi in Italia sembra avere gran seguito il buonismo politicamente corretto per il quale non si deve nemmeno dire “terroristi islamici”, per non offendere gli islamici moderati, le difficoltà
anche solo a ragionare sui rapporti fra noi e i musulmani diventano molto serie.
Per capirci qualche cosa darei al lettore questo consiglio : compratevi una copia del Corano.
E' un mattone, è di lettura tutt'altro che attraente, ma almeno così potete andate alla fonte.
Sarebbe bello se nei nostri talk show ci fossero dei giornalisti col Corano in borsa che quando l'ospite musulmano ,naturalmente “moderato” fa un'affermazione dicendo che l'Islam è una religione di pace e fratellanza etc. controbattessero quello che dovrebbe essere ovvio : senta, per cortesia, vuole dire ai nostri telespettatori in quale Sura (capitolo) e in quale versetto di quella Sura il Corano dice quello che lei ha appena affermato, in modo che così io e loro possiamo dare una controllatina?
Ci vorrebbero pochi secondi per passare dalle chiacchiere alla realtà delle cose.