giovedì 24 dicembre 2015

Il clamoroso flop del Giubileo





Papa Francesco è talmente popolare ed ancora maggiore è l'umana simpatia che suscita il suo sforzo di fare pulizia, che i media hanno fornito i numeri del flop in corso per doveri di cronaca, ma nessuno li ha enfatizzati.
Eppure i numeri dicono che questo giubileo è stato finora seguito da un numero di fedeli 5 volte di meno numerosi, rispetto alla media di quelli precedenti.
E' vero che il Vaticano aveva giustamente cercato di mitigare l'azzardo che il papa si era accollato andando ad aprire la “porta santa” in Centro Africa, una delle repubbliche più fuori controllo di tutto quel continente, stabilendo per la prima volta che la medesima “porta santa” sarebbe stata aperta in ogni diocesi, con ciò rendendo pressoché inutile l'andata a Roma, al fine dell' acquisizione dell' indulgenza plenaria, per chi ancora credesse a queste cose.
Ho provato a verificare l'affluenza alla periferia della chiesa ,recandomi all'apertura della porta nella mia diocesi, ma vi ho trovato più preti, suore e forze dell'ordine che fedeli.
Ovvia anche l'influenza della paura di attentati, che però non ha obiettivamente alcun senso presso la gran parte delle 226 diocesi italiane, molte delle quali sono piccole e situate nella provincia più periferica.
Sembra quindi verosimile che questo fatto sia il segno di una disaffezione della gente verso questi riti probabilmente troppo cuciti intorno al mondo medioevale, dove sono nati.
Il primo giubileo documentato da una bolla pontificia di indizione è come è noto quello del 1300, anche se come pure è arcinoto si ispirava alla tradizione ebraica- biblica dell'anno del perdono ogni cinquant'anni.
Come pure è noto se non altro ricorrendo ai ricordi di scuola, che il concetto e l'uso delle indulgenze è stato contestato frontalmente da Lutero, sconvolto dall'atmosfera di corruzione e di degrado spirituale e materiale che constatò in un suo viaggio a Roma e scrisse il famoso “sermone sull'indulgenza e la grazia” ne 1518, sermone che propone argomentazioni a tutt'oggi difficilmente confutabili.
Ma la chiesa, la chiesa di Papa Francesco insiste, cercando evidentemente di giocare la carta degli eventi di massa, il cui successo è sempre stato assicurato sopratutto nel mondo in via di sviluppo.
E' vero che la chiave di lettura di questo specifico Giubileo della misericordia è stato delineato dal papa nell'atto di indizione con delle linee non per caso esplicitamente mutuate da quel raffinato intellettuale che era stato papa Montini e che sono largamente condivisibili, ma chi nella chiesa di oggi è in grado di essere a conoscenza o di captare queste sfumature?
La gente interessata, parte pensando ad acquisire le indulgenze e l'indulgenza plenaria in particolare.
Nel mondo moderno? Nel mondo di oggi le indulgenze?
Ed è arrivato il flop, oserei dire : per fortuna, è un buon segno, anche se finirà a ritorcersi contro questo papa, che personalmente mi è altamente simpatico.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, per il quale il tempo non passa mai, definisce al canone 1471 :”l'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa...che il fedele acquista per intervento della Chiesa...la quale dispensa il tesoro delle soddisfazioni di Cristo. L'indulgenza è parziale o plenaria a seconda che libera del tutto o in parte dalla pena temporale. Ogni fedele può acquisire le indulgenze anche per i defunti”.
I concetti teologici dati per scontati, che stanno alla base di questa definizione, non stanno veramente né in cielo né in terra, nel senso che non hanno mai avuto nessun fondamento nè logico né scritturale.
Le indulgenze sono state inventate e formalmente introdotte nel Medioevo da un papa senza scrupoli per fare cassa. Punto.
Questo ormai lo dicono anche i libri di storia.
Papa Francesco ha fatto un conto sbagliato indicendo questo Giubileo, è non è il primo errore di valutazione che fa, come si è detto nei precedenti articoli dedicati a questo argomento.
Peccato perché di problemi da affrontare ne ha già a sufficienza e le potenti armate a lui avversarie non aspettano altro, che i suoi scivoloni per cercare di disfarsene.
Papa Francesco, sembra ormai aver da tempo deciso di seguire la strategia di un colpo al cerchio e uno alla botte.
Cioè di evitare l'attacco frontale alla Curia.
Forse questa è una conseguenza della sua formazione gesuitica, però questa sua strategia appare in contrasto con la sua storia personale, se pensiamo che come responsabile del suo ordine in Argentina, aveva avuto il grande coraggio personale di prendere di petto e sfidare il potere totalitario della giunta Militare fascista che governava quel paese.
Forse ha accettato di diventare papa ignorando la situazione che poi ha trovato?
Mah, dicono i vaticanisti che anche nel mondo attuale dove le notizie circolano in tempo reale, i contatti anche solo fra cardinali lascino molto a desiderare.
Per cui può essere che al momento dell'elezione non abbia pensato male abbastanza sulla situazione che si sarebbe trovato a gestire.
Obiettivamente però, non può non essersi chiesto come mai una personalità del calibro e della storia di Papa Ratzinger avesse in più occasioni descritto la chiesa come una barca che rischiava il naufragio e come mai rompendo una tradizione millenaria contraria, pressochè costante, abbia ceduto alle dimissioni.
Papa Francesco ha fatto alcune nomine di netta rottura, ha costanti comportamenti personali che solo loro appaiono come un atto accusatorio verso i comportamenti esattamente opposti della quasi totalità degli uomini di curia, ma ha conservato in dicasteri chiave gli stessi uomini della cricca di Bertone e compagni.
La gente non può capire questa sua politica variopinta e confusa come la politica italiana.
Da che parte sta questo papa lo hanno capito tutti, ma il problema non è lui, il problema è la chiesa che la gente identifica con una gerarchia decotta e screditata.
Oramai non cambierebbe nulla nemmeno, se papa Francesco nominasse suoi uomini in tutti i dicasteri di curia, oggi il problema è tutto l'apparato che va radicalmente riformato e drasticamente ridotto.
La Chiesa sono i fedeli rimasti, non l'apparato burocratico clericale che vorrebbe gestirli pensando per lo più alla propria sopravvivenza.
E allora che questi fedeli “popolo di Dio” imparino a gestirsi se vogliono fare sopravvivere il messaggio del Gesù storico e ne sentano la responsabilità.
Il papa però sarebbe bene che facesse la sua parte.
E' l'ultimo monarca rinascimentale rimasto, non basta che predichi e razzoli bene lui.
La corte-curia è ancora tanto vistosa e potente da oscurare il papa stesso e contraddire qualsiasi cosa lui dica o faccia.
Non può durare, se papa Francesco vuole sopravvivere deve segarli subito, prima che loro, che sono la grande maggioranza, seghino lui.
E che si stiano organizzando a quello scopo lo abbiamo capito tutti, anche perché non si curano nemmeno più di velarsi dietro ai formalismi di facciata, ritenuti obbligatori fin a ieri, oggi non temono di parlare fuori dai denti, rivelando le loro cordate e le loro intenzioni.
Ci vuole quell'atto papale di riforma della curia, che il Concilio di Trento non è riuscito a emanare con la scusa delle guerre che ne interrompevano di continuo i lavori cinquecento anni fa e che il Concilio Vaticano II ha pure lasciato nella penna, senza riuscire a scriverlo, anche se gli orientamenti erano chiari già allora, cioè cinquant'anni fa.
Nel frattempo l'adesione alla chiesa è andato costantemente declinando.
Il papa deve trovare il coraggio, enorme, lo ammetto, di dire esplicitamente : io sono la vera chiesa in quanto vicario di Cristo, loro non lo sono, perché i loro atti sono in contraddizione col messaggio di Cristo.
Anche per questa ragione da oggi sono tutti cardinali emeriti, perché con la riforma da me firmata la carica di cardinale viene abolita.

Diversamente, come predica il prode Socci su Libero, senza perifrasi, succederà a breve che loro diranno al popolo cristiano : ci duole comunicarvi che il papa regnante a nostro avviso si è messo in contraddizione con punti fondamentali della dottrina cattolica e quindi si è auto delegittimato.

venerdì 11 dicembre 2015

Il governo Renzi salva le banche ma non i risparmiatori, se questa è la sinistra…...



Ci risiamo con un presunto “grande comunicatore” che ci propina “narrazioni” ottimistiche che hanno sempre meno a che fare con la realtà.
La vicenda delle quattro banche locali che secondo Renzi sarebbero state “salvate” dal fallimento dalla lungimiranza del governo rappresentano un caso emblematico di quanto questa politica sia del tutto inadeguata al ruolo che ricopre.
A parte gli aspetti sempre spiacevoli consistenti nel fatto che la ministra più esposta mediaticamente dell'intero governo aveva il padre Vice Presidente e un fratello responsabile della gestione “sofferenze” della banca Etruria, la vicenda mette a nudo diversi poteri che sono : governo, commissione europea, banca d'Italia e altri organi di vigilanza, che non chiariscono nulla e si rimpallano responsabilità che sono assolutamente gravi.
Stiamo parlando di 130.000 azionisti, 10.000 possessori di obbligazioni subordinate, che ammontano alla bella cifra di 788 milioni, come riporta la Stampa di questa mattina.
Curioso, ma anche significativo il fatto che tutte e quattro le banche si trovano nelle regioni del centro Italia, che sono il più consolidato bacino elettorale del Pd, partito del quale Renzi è segretario e questo dimostra che questo partito controlla sempre meno il territorio e gli enti locali.
Curiosa la decisione politica, sofferta fin che si vuole, di tenere in piedi quattro banche locali decotte, sacrificando i depositi di migliaia e migliaia di clienti.
Non curiosa ma pessima l'idea di cercare di accollare la responsabilità di tutto alle istituzioni europee.
I tedeschi giustamente sopportano sempre meno l'idea che gli italiani ritengano di non rispettare i patti, che hanno sottoscritto.
Le quattro banche “salvate” erano in condizioni fallimentari e per questa ragione erano state commissariate, ma a quanto pare continuavano a fare sciocchezze inverosimili, come il finanziamento per un panfilo di lusso o gli ancora più incredibili finanziamenti , se pure limitati, all'altrettanto incredibile cardinale, che compare sempre dove non dovrebbe esserci un porporato per di più di alto bordo.
Pessima la figura che fanno tutte le istituzioni interessate, governo in testa.
Ma ancora di più inspiegabile appare la inconsistenza dell'azione degli organismi ,tecnici e non politici, di vigilanza.
Lasciatemelo dire però, pessimo risulta anche il comportamento dei clienti delle banche che sono rimasti scottati, pagando duramente di persona, la leggerezza con la quale hanno depositato i loro soldi, in parecchi casi, pochi, ma preziosi.
Ma come è possibile : sai che la piccola banca dove hai messo i tuoi soldi è stata commissariata, ovviamente per cattiva e pericolosa gestione a vai avanti a dare credito alle fandonie che l'impiegato di tua fiducia è costretto dai suoi superiori a dirti?
Il primo evidente errore di queste persone sfortunate è proprio quello di avere privilegiato una piccola banca locale.
Secondo errore hanno sottoscritto senza leggerli documenti importanti, che li mettevano in guardia sulla possibilità di perdere perfino il capitale, come nel caso di qualsiasi investimento.
Terzo, il giudizio su qualsiasi prodotto lo si da consultando terze parti, non certo il venditore che si trova in conflitto di interessi.
Quarto non fermarsi mai alla prima osteria, per esempio la concorrenza dei buoni postali si trova anche nel più piccolo dei paesi.
Quinto investire tutto in un solo prodotto è semplicemente il più disastroso degli errori, è talmente tanto tempo che i media ripetono che il primo criterio al quale riferirsi per effettuare un investimento è “diversificare”, che si pensava, che tutti avessero ormai metabolizzato questo concetto elementare.
Sesto, dopo i giganteschi fallimenti della Leman Brothers e compagne, che hanno causato l'inizio della lunga crisi economica mondiale ancora in corso, si dovrebbe avere capito che qualsiasi banca
può anche fallire e quindi per esempio sarebbe saggio a seconda del capitale posseduto, tenere conti correnti in almeno due banche e il conto titoli in banche ancora diverse da quelle dove si ha il conto o i conti.
Settimo, che la normativa europea prevedeva regole nuove di partecipazione dei clienti e sottoscrittori alle perdite delle banche era stato riportato dai media da mesi, in queste materie se uno non ritiene di informarsi,meglio farebbe a mettere i soldi sotto il materasso o sepolto nell'orto alla Don Abbondio.
Ottavo, la regola di buon senso più ovvia per qualsiasi tipo di impegno serio è quella di essere sicuri di avere la facoltà di effettuare una veloce marcia indietro, in qualsiasi momento, che ritenga opportuno, cosa che non era assolutamente possibile fare con le obbligazioni subordinate, come si sono accorti gli investitori che cominciando a sentire odore di bruciato sono andati a chiedere di vendere e si sono sentiti dire che non era possibile.
Quei titoli mancavano totalmente di trasparenza e quindi sul mercato non c'erano.
Come è possibile comperare titoli il cui valore non è elencato sul Sole 24 ore o su qualsiasi altro giornale finanziario, che si può comprare in qualsiasi edicola?
Abbiamo quindi dovuto constatare con tutt'altro che piacere che la famosa “società” cioè noi, non siamo affatto migliori della nostra classe politica.
Questi risparmiatori gabbati fanno benissimo ora a cercare di recuperare il possibile anche se hanno pochissime possibilità reali di rivedere i propri soldi, ma devono prendersela prima di tutto con sé stessi.
Siccome però per definizione la gestione della “cosa pubblica” è responsabilità appunto della classe politica è a questa che è giusto rivolgersi.
Questa vicenda i politici l'hanno gestita coi piedi e la credibilità del governo non ci ha certo guadagnato.
Se andiamo a vedere, tanto per fare un esempio, il sondaggio settimanale del lunedì del quale dà puntualmente notizia Enrico Mentana nel telegiornale della 7 si è visto che il PD sta perdendo terreno costantemente da mesi e mesi.
Se va avanti così si squaglia.
E il movimento 5 Stelle sta guadagnando da altrettanti mesi costantemente, se va avanti così vince la partita.
Personalmente la cosa non mi entusiasma particolarmente,ma nemmeno mi angoscia.
Vedo e denuncio da tempo i limiti del 5 Stelle, superati solo in parte, quando avrebbero avuto tutto il tempo di trasformarsi in una armata più incisiva e credibile, ma se Renzi continua a dissolversi in una penosa ripetizione del berlusconismo, ben vengano i 5 Stelle.


















mercoledì 9 dicembre 2015

In Italia la Chiesa ha abbandonato i cattolici



Sembra una affermazione paradossale quella del titolo, ma non è così.
Se quello che è sempre stato chiamato “il mondo cattolico” e che ha una storia ben precisa, oggi nel nostro paese praticamente non esiste più, questa situazione sarà anche la conseguenza della secolarizzazione, che avanza in tutto il mondo, ma è anche il risultato di una gestione fallimentare di ha gestito la Chiesa italiana negli ultimi decenni.
E' inutile scandalizzarsi di fronte a una classe politica ed a una classe dirigente di basso livello, condannata dal dilagare della corruzione volta all'arricchimento personale e familiare, formata da persone prive di ideali, strategie e spesso anche di una qualunque cultura.
La Chiesa aveva un tempo dato il suo contributo promuovendo iniziative sistematiche di formazione di laici ,che contribuissero a presentarsi come classe dirigente , con una mentalità spesso orientata in senso autentico di “servizio” alla comunità dei “fratelli”, per chi condivideva quella fede.
Cito due sigle che erano un tempo molto significative nel mondo cattolico: le Acli e la Fuci, l'una che agiva nello spettro molto ampio del mondo del lavoro, l'altra nell'ambito universitario.
Ambedue quelle sigle promuovevano formazione sistematica, ovviamente orientata alla promozione dei valori e della dottrina sociale cristiana, ma quasi sempre in un clima di cultura critica e aperta al mondo moderno, e questa è stata la forza, che aveva loro consentito di avere vasta diffusione e spesso, grande prestigio.
Poi sono venute insieme una serie di crisi.
Innanzitutto l'avanzare della secolarizzazione, che le teologie tradizionaliste, che nel lungo papato di Woityla avevano da quel papa acquisito il monopolio del pensiero cristiano e che per la loro debolezza intrinseca erano ben lungi dal potere affrontare in modo appena efficace e credibile il confronto col mondo moderno.
E contemporaneamente venuta la crisi del partito politico, nel quale si riconosceva la quasi totalità dei cattolici italiani, la DC, che veniva a perdere in modo sempre più drastico la capacità di rappresentare ideali, valori, strategie.
La crisi del mondo cattolico nelle sue articolazioni tradizionali dall'Azione Cattolica, al vasto ventaglio di sigle, allora presenti, è stata momentaneamente nascosta dietro al rumoroso comparire dei così detti Movimenti : CL ,i Focolarini, i Carismatici, Opus Dei, eccetera.
Questi movimenti hanno avuto a volte fondatori carismatici, altre volte solo personaggi spregiudicati e di cultura teologica confusa e incoerente, hanno riempito spesso le piazze, ma ben presto hanno mostrato di soffrire fortemente della mentalità della setta.
E infatti non a caso quasi tutti copiavano, guardandosi bene dal dirlo agli aderenti, analoghe sette evangeliche americane.
Alcuni mostrarono grande abilità di organizzazione e di “found raising” come si direbbe oggi, cioè di tirare su soldi a volte anche a palate.
Questo ha loro concesso in certi periodi di riempire parecchio spazio nei media.
Quello che si può dire di sicuro è che non hanno mai saputo fare una formazione in un ambiente di pensiero sufficientemente critico, ma rimasero più spesso al livello ed alle tecniche di indottrinamento, tipiche delle sette.
Il loro livello di successo coincideva spesso nel corrispondente livello di potere, che erano riusciti ad occupare a livello politico ed economico.
Papa Woityla e il Cardinale Ruini per la Conferenza episcopale italiana, avevano dato la loro incondizionata benedizione, fino a concedere loro il monopolio del cattolicesimo.
La fine miserevole dei politici ed amministratori, più noti al pubblico, caduti in processi per corruzione, malversazione eccetera, che occupavano posizioni incontestabilmente targate CL, ha dimostrato quanto l'infatuazione per i “movimenti” abbia fatto ben poco bene alla chiesa italiana.
Se quella è la classe politica o dirigente che hanno allevato, il giudizio storico sarà severo con loro.
Ma oggi siamo ormai arrivati al dopo-movimenti.
Le vergognose affermazioni attribuite dal “Fatto quotidiano” all'Arcivescovo di Ferrara, punta di diamante dell'intellighenzia ciellina, su Papa Francesco, al quale avrebbe augurato che la Madonna, facesse il miracolo, di fargli fare la fine di quell'altro papa (presumibilmente Giovanni Paolo I ) , segnano la fine del prestigio residuo di CL.
Mons Negri ha smentito, ma il Segretario della Cei, pur facendo mostra di crederci, ha detto che se quelle parole le avesse pronunciate lui presenterebbe le sue dimissioni al Papa.
Questo Mons.Negri ha le spalle coperte da una lobby potentissima, come si è descritto negli articoli precedenti, dedicati a questi argomenti, ma questa ultima uscita è forse finalmente troppo per chiunque abbia ancora un minimo di buon senso, anche in quello schieramento.
Chi ha approfittato della propria sbandierata “identità” cattolica, per monetizzarla in termini di poteri, soldi e clientele, è ancora abbastanza forte da sopravvivere e prosperare , sopratutto in certi ambienti,come nei vari assessorati alla sanità delle regioni e nelle molteplici cooperative, collaterali a CL.
Ho parlato di CL perché è la sigla più nota e più esposta, ma le caratteristiche negative tipiche delle sette sono ancora più accentuate per esempio nei Carismatici.
Comunque ora come già detto siamo siamo al di là dell'era dei movimenti.
Non credo che li rimpiangeremo mai, ma è certo che non si può rimpiazzarli col nulla ,o con il solo attivismo a volte sfrenato di alcuni parroci.
Buona cosa spendersi per fare il Grest e tenere aperti gli oratori,le mense del povero eccetera.
Ma non basta sopravvivere facendo opera di supplenza ai limiti del welfare, ancora provvisto da stato ed enti locali.
Bisogna proclamare in modo credibile i valori nei quali si crede e dare sistematici strumenti di formazione alla gente.
Da decenni oramai il cattolicesimo italiano è regredito a una forma ottocentesca di giansenismo intimista tutto terrore dei peccati, amore dei formalismi precettistici , miracolismi, e preti-impiegati pronti a fornire sacramenti, quasi sempre a pagamento.
Il cristianesimo rimane nella vita della gente quasi solo in occasione dei riti di passaggio, ancora non sostituiti da corrispondenti cerimonie civili.
E poi la messa per pochi, che per lo più temono stando a casa la domenica di potere incorrere durante la settimana successiva in possibili eventi negativi.
E' religione, o siamo ormai alla pura superstizione?
Ci può essere fede senza elaborazione, riflessione, studio, sempre necessario, o basta l'atto di presenza e qualche preghiera nella rigorosa filosofia del do ut des, praticato con la divinità?
Senza partecipazione in senso sociale il cristianesimo diventa talmente flebile da non riconoscersi più.
E per dare un contributo qualificato nel sociale non è indispensabile occupare poltrone, basta partecipare portando un contributo.
Per portare un contributo occorre avere acquisito gli strumenti utili ad esercitare il famoso “discernimento” , parola usata spesso ed a proposito dai papi nelle encicliche sociali.
Ecco quindi la ragione della necessità incoercibile per la chiesa di farsi carico di una attività continuativa di formazione.
Anni fa, in una disputa ideologica col sopra citato Cardinale Ruini, Romano Prodi usò una espressione felice quando si qualificò fra i “cattolici adulti”.
Quest'espressione illumina bene la situazione del cattolicesimo italiano, dove fra i fedeli rimasti, anche il premio Nobel (ammesso che ce ne siano) ritiene di potere andare andare avanti a praticare la propria religione con i soli poverissimi strumenti conoscitivi acquisiti nel catechismo da bambino.
Ma non è possibile.
Non è possibile perché alla prima casuale occasione di riflessione seria ,si accorgerebbe che tutta la montagna dei dogmi alla quale dava credito, senza saperne pressoché nulla, è un castello di carte, che non regge alla modernità, nella quale tutti viviamo.
O si diventa cattolici critici e responsabili, perché questi sono i principali sinonimi di “adulto”, o la propria fede intimista non è destinata a bastare nemmeno per sé stessi.
Figuriamoci poi se si volesse dare un contributo alla vita sociale e politica, come aveva fatto per tutta la sua lunga storia il mondo cattolico italiano.
Se si volesse è chiaro che non si potrebbe certo ricostruire le sigle e le strutture pre- movimenti.
Da allora ad oggi è cambiato il mondo.
Oggi un cattolicesimo “adulto” con la volontà di dare un contributo nel sociale non potrebbe prescindere da una posizione di grande apertura verso le altre fonti di conoscenza e di spiritualità oltre la religione cattolica : scienza, filosofia, altre tradizioni culturali e religiose a cominciare da quelle asiatiche.
Difficile però, molto difficile aprire il cattolicesimo italiano a queste realtà, perché non è per niente abituato a farlo, essendo stati i cattolici indottrinati a ritenersi portatori di verità definitive che di per sé sarebbero superiori a tutte le altre tradizioni.
Le poche menti elette che nell'ambito del cattolicesimo italiano avevano questa visione e questa sensibilità, per esempio un Martini, erano disgraziatamente netta minoranza.
Ora c'è la grande novità del pontificato di papa Francesco, che indica che forse è possibile quello che prima sembrava impossibile, anche se questo papa è costretto a camminare fra mille imboscate, peggiori della sciatica che lo limita fisicamente nella deambulazione.
Sembra di essere nei tornati indietro di secoli quando pochi eminentissimi si sfidavano e sfidavano il papa regnante senza alcun ritegno morale.
Forse è troppo tardi perché la chiesa italiana possa recuperare.
Personalmente non sogno sinceramente una rinascita della chiesa cattolica, ma vedrei molto meglio un futuro nel quale i templi rimasti saranno templi interconfessionali.
Dove agli amboni le liturgie saranno sostituite da riflessioni proposte da tradizioni religiose, culturali e filosofiche diverse, offrendo anche il dovuto spazio alla divulgazione scientifica.
E tutte le grandi costruzioni dogmatiche saranno state buttate nel cestino.
Le tragedie che sta recitando l' auto-nominatosi Califfato Islamico ,sono la dimostrazione più evidente di quanto le religioni abbiano una naturale e intrinseca tendenza al fondamentalismo che impedisce il dialogo e la convivenza.
Se si lascia che l'indottrinamento religioso ,accompagnato a un'assenza di pensiero critico applicato alle proprie mitologie e costruzioni dogmatiche, ci porti a ritenere tranquillamente che la nostra religione è l'unica e definitiva verità, ben poco di buono sarà il contributo apportato dalle religioni.
Gli islamici sono quelli che attualmente stanno facendo più danni, ma non sono certo da meno i fondamentalisti cristiani, che come quelli islamici adottano una lettura letterale del loro libro sacro.
O gli ebrei ultra-ortodossi, che sono assolutamente sulla stessa linea di pensiero.
O gli estremisti religiosi indù, ricordiamoci che Gandhi non era morto di raffreddore.
Ci risparmieremo terribili guai e disastri quanto prima prenderemo coscienza del fatto che il fondamentalismo o integralismo religioso, oggi battezzato radicalismo, ce l'abbiamo tutti in casa ben custodito da sempre nelle nostre religioni, non solo in quelle degli altri.
Sarebbe del tutto inutile “combattere l'ISIS con i boots on the ground”, fino a quando non comprenderemo che la medesima mentalità degli islamici estremisti, alberga da sempre anche nella nostra religione.
Bisogna incalzare le gerarchie che gestiscono le religioni, a cominciare dalla nostra, perché vengano liberate dai dogmatismi , dall'irrazionale , dall'illogico, dall'anti- scientifico.
Diversamente, dopo avere sconfitto un'Isis ,ce ne ritroveremo ben presto un'altra, più o meno feroce, figlia degli stessi cattivi maestri.
E poco importa se sarà islamica, cristiana, ebrea o indù o quant'altro, ormai il mondo è globalizzato in modo irreversibile, perché irreversibili sono la conoscenza e il progresso tecnologico, che hanno generato la globalizzazione.




mercoledì 2 dicembre 2015

L'Isis si può sconfiggere militarmente, ma poi rimarrebbe comunque l'Islam e questo sarà comunque un problema, checchè ne dicano gli espertoni buonisti



Dopo i fatti di Parigi e le seppure semideserte manifestazioni di Roma e Milano degli “Islamici moderati”, ha avuto una grande copertura mediatica una simpatica giovane islamica, molto per bene, però corredata di velo copri-capo d'ordinanza, che si era lanciata in una lettera ai terroristi islamici con la quale li apostrofava come traditori del vero senso dell'Islam.
L'ho seguita in almeno due talk show, ma presumo che sia stata invitata a quasi tutti.
Benissimo. Non dubito che come del resto da sempre dicono i sociologi, la gran parte degli islamici in Europa e in Italia sia qui per lavorare onestamente e non ha nessuna intenzione di tagliarci la gola.
Positivo quindi avere finalmente l'opportunità di sentire la loro voce, dato che fino ad ora non avevano espresso verbo, qualsiasi cosa fosse successa.
Rimane il problema che quello che ho sentito dire da quella simpatica ragazza non è stato per niente soddisfacente.
Facciamo salva la sua buonafede.
Probabilmente quella ragazza musulmana, come del resto la quasi totalità dei cattolici italiani, ha ricevuto una educazione all'Islam da bambina con le solite tecniche di indottrinamento e quindi tutto quello che sa della sua religione è quello che ha recepito come indottrinamento in moschea, rafforzato dall'influenza dell'ambiente familiare e dei connazionali o correligionari, portati spesso a privilegiare gli atteggiamenti “identitari”, rispetto a quelli aperti all'integrazione nel mondo moderno.
Probabilmente l'indottrinamento ricevuto non è mai stato passato al vaglio di una qualsiasi riflessione critica e da una lettura personale e diretta del suoi testi ritenuti sacri.
Da questo derivano convinzioni completamente errate.
L'Islam è una religione di pace, è l'affermazione usata di prammatica come esordio.
Peccato che non sia sostenibile in quanto non è appoggiabile ad alcuna esplicita affermazione conforme rintracciabile nel Corano.
L'Islam condanna l'assassinio.
Questa affermazione è ancora del tutto insostenibile, mentre al contrario il Corano recita l'esatto contrario (Sura V, 32 e 33)
L'Islam invita alla convivenza pacifica con i fedeli delle altre religioni.
Assolutamente falso e vero il contrario (Sura IX, 29 ; II,190-192-193;IX,5).
Il Corano prescriverebbe l'uso del velo per le donne, diceva quella giovane musulmana.
La Sura XXIV al versetto 31 prescrive l'uso della modestia per le donne, esattamente come facevano i vecchi parroci cattolici, ma sul velo si esprime in un modo talmente involuto da risultare incomprensibile.
Cercando una interpretazione verosimile dal contesto sembrerebbe voler dire di coprire “le forme” femminili “fino sul petto”, ma non dice nulla che indichi esplicitamente il coprire il capo e i capelli come le suore cattoliche.
L'impossibilità di trovare versetti del Corano in favore dei valori fondamentali, che sono nostri in quanto occidentali moderni a cominciare dai diritti umani è un problema non grave, ma gravissimo, perché mentre la Bibbia è stata dichiarata dalla dottrina cattolica ufficiale un testo che non va inteso in senso storico, cioè da prendersi alla lettera, ma che va sottoposto ad una adeguata ermeneutica e da questa valutato e interpretato, il Corano è ritenuto dai fedeli di quella religione come un testo dettato direttamente da Allah ai suo profeta Maometto che ha sua volta lo ha dettato a chi lo ha materialmente scritto.
Di conseguenza qualificandolo come voce diretta di Dio, i seguaci dell'Islam hanno sempre sostenuto che quella scrittura debba essere presa assolutamente alla lettera, senza possibilità di sottoporlo ad ermeneutica né a interpretazioni.
Questo semplice dato di fatto rende il dialogo fra Islam ed altre religioni semplicemente impossibile.
E' possibile dialogare sul piano culturale ma non certo sul piano religioso, perché la lettera del Corano dice che chi non è musulmano è un infedele. Un “kafir” che può solo essere disprezzato e sopportato se si sottomette ai musulmani e paga la dovuta tassa (gizya), pagando la quale acquisisce uno status di cittadino di serie B, col che non potrà mai godere della pienezza dei diritti, che toccano ai fedeli musulmani (Sura IX,29).
A meno naturalmente che non si converta all'Islam.
Tuttavia il Corano incita alla conquista del mondo per sottomettere tutti i suoi abitanti alla vere fede con mezzi violenti se ci fossero dei recalcitranti.
La libertà di religione è quindi categoricamente esclusa, tanto che per l'apostata, cioè il caso del musulmano che aderisse a un'altra fede, è prevista inesorabilmente la pena di morte (Hadith di Abd Allah 9.83.17).
I diritti umani occidentali non sono assolutamente praticabili anche perché per esempio il Corano statuisce in modo categorico la superiorità dell'uomo sulla donna, che deve essere sottomessa (Sura IV 34).
Per capirci, occorre ricordare che le tre religioni abramitiche : Ebrei,Cristiani e Musulmani si basano sugli stessi testi ritenuti sacri.
Di conseguenza la quasi totalità delle non piacevolezze, che abbiamo sopra elencate, sono state ritenute come verità di fede anche dalla cristianità, finché non si è proceduto a una serie di revisioni storiche, rese possibili dal fatto che mai nessuno ha sostenuto che i testi della Bibbia sarebbero la voce diretta di Dio sussurrata a qualcuno che l'ha scritta.
Ma si è sempre sostenuto senza difficoltà che quei testi sono stati scritti in tempi diversi a distanza a volte anche di secoli l'uno dall'altro e che semplicemente fruirebbero di una generica “ispirazione” divina.
Questo fatto fondamentale ha consentito ai Cristiani di sottoporre quei testi a una adeguata esegesi e critica storica, anche se perdura nelle attuali liturgie la disgraziata consuetudine di fare seguire alle letture bibliche l'affermazione “parola di Dio”, che da un punto di vista formale è una assoluta insensatezza, che serve solamente a confondere le idee già poco chiare dei “fedeli”.
La Chiesa Cattolica ha avuto la saggezza di accettare seppure con fatica e contorsioni varie nel dopo guerra, la dichiarazione dei diritti umani, di chiarissima ispirazione illuminista, battezzati come cristiani, anche se non è affatto vero.
Questo riconoscimento formale e sostanziale ha avuto come diretta conseguenza di ripudiare le solenni idiozie scritte in formali encicliche pochi anni prima da Pio IX contro le libertà moderne.
Nell'Islam tutto questo lavoro di revisione non è mai stato fatto e probabilmente non potrebbe nemmeno essere fatto per le difficoltà intrinseche consistenti nella necessità di contraddire frontalmente una lunga serie di versetti del Corano.
Una ulteriore complicazione consiste nel fatto che è difficile parlare di Islam, quando la medesima religione è declinata in modo diverso da sette diverse, da sempre in feroce contrasto fra di loro.
Non esiste un clero organizzato istituzionalmente e tenuto ad una obbedienza gerarchica.
In pratica nell'Islam vale di fatto il principio che è stato imposto in Europa a conclusione della guerra dei trent'anni (cattolici contro protestanti) nel 1555 “cuius regio eius religio”, cioè chi detiene il potere in un certo stato impone come religione di stato la sua setta religiosa musulmana, che sia o no maggioritaria presso la sua popolazione e finanzia le moschee e scuole coraniche in patria e all'estero per fare prevalere la sua setta.
Di conseguenza, pur rimanendo intoccabile il Corano, le varie sette, che loro chiamano scuole giuridiche, dato che tutti dal Corano derivano la shaaria, cioè il diritto da imporre in quello stato, ad esempio i rapporti fra quello stato medesimo e il mondo moderno che possono venire declinati in molti modi diversi.
L'islam è una religione ingessata e complicata nelle sue applicazioni pratiche.
Noi occidentali abbiamo un rapporto con la religione parecchio diverso dal loro.
Purtroppo però, da noi, coloro che sono rimasti cristiani praticanti non hanno ritenuto di darsi una qualunque istruzione religiosa appena appena accettabile.
Nella quasi totalità della nostra religione (almeno in senso culturale, se non siamo più credenti nelle mitologie cattoliche) conosciamo solo i pochi concetti, acquisiti nell'indottrinamento giovanile.
Dell'Islam invece non conosciamo pressoché nulla, se non alcuni aspetti esteriori folcloristici, tipo il velo e le scarpe fuori dalle moschee.
E questo è un problema, perché a questo punto, quando si affaccia nella storia addirittura l'ipotesi verosimile di una guerra, contro degli islamici, come è capitato dopo le Torri Gemelle di New York o i fatti di Parigi del 13 novembre scorso, è proprio un bel problema valutare l'opportunità appunto di una guerra o meno con un nemico, che non sappiamo nemmeno chi sia.
E questa vaghezza di informazioni fa si che governanti e operatori dei media ne sparino di tutti i colori, di fronte a una opinione pubblica, che non ha al momento gli strumenti conoscitivi per ragionarci sopra.
Addirittura il leader numero uno dell'Occidente, il Presidente Obama, purtroppo è il primo a sparare sciocchezze inverosimili, come quando dice che l'Isis non è uno stato e non è nemmeno Islamico.
Si sapeva che le Presidenze americane sono tradizionalmente anche troppo influenzate dalla lobby ebraica americana per ragioni elettorali (sopravvalutate).
Adesso purtroppo dobbiamo constatare che Obama è pesantemente influenzato anche dalla lobby dei Fratelli Musulmani, i presunti islamici moderati che per esempio hanno espresso in Egitto la presidenza Morsi, fortunatamente cacciata da Al Sissi.
In Italia i Fratelli Musulmani ci sono eccome e sono probabilmente dietro ad una delle principali e più influenti sigle che rappresentano i musulmani italiani, e già questo fa capire come sia complicato instaurare un qualsiasi dialogo, anche solo in casa nostra.
Quando poi in Italia sembra avere gran seguito il buonismo politicamente corretto per il quale non si deve nemmeno dire “terroristi islamici”, per non offendere gli islamici moderati, le difficoltà
anche solo a ragionare sui rapporti fra noi e i musulmani diventano molto serie.
Per capirci qualche cosa darei al lettore questo consiglio : compratevi una copia del Corano.
E' un mattone, è di lettura tutt'altro che attraente, ma almeno così potete andate alla fonte.
Sarebbe bello se nei nostri talk show ci fossero dei giornalisti col Corano in borsa che quando l'ospite musulmano ,naturalmente “moderato” fa un'affermazione dicendo che l'Islam è una religione di pace e fratellanza etc. controbattessero quello che dovrebbe essere ovvio : senta, per cortesia, vuole dire ai nostri telespettatori in quale Sura (capitolo) e in quale versetto di quella Sura il Corano dice quello che lei ha appena affermato, in modo che così io e loro possiamo dare una controllatina?
Ci vorrebbero pochi secondi per passare dalle chiacchiere alla realtà delle cose.








mercoledì 25 novembre 2015

Papa Francesco è bravo, ma spesso agisce con atti poco ponderati e incoerenti rispetto alla sua linea, questo fatto ne sta minando la credibilità





I due libri di inchiesta di Nuzzi e Fittipaldi dei quali si è parlato negli articoli del 13 novembre e precedenti hanno messo alla berlina le intollerabili nefandezze nelle quali si rigira da chissà quando la curia romana.
Da lettura di quei documenti risulta chiaro che i vertici della gerarchia cattolica che compongono la curia, per tenere abitualmente stili di vita di quel tipo, non c' entrano più nulla con Gesù Cristo e non credono più in nulla.
Però quelli rimangono i vertici ufficiali ed istituzionali della Chiesa che pomposamente si fanno appellare “i successori degli apostoli”, quando, per rimanere alle figure evangeliche, assomiglierebbero di più ai successori dei due ladroni, che almeno hanno riconquistato la loro dignità pentendosi “in articulo mortis”.
Nuzzi ci dice che riflettendo sui documenti pubblicati e presumibilmente su quanto avrà appreso dai colloqui con i personaggi vaticani che quei documenti gli hanno fatto avere, si è fatto l'idea che la strategia che papa Francesco ha deciso di seguire per salvare il salvabile e ripulire per quanto possibile i vertici della Chiesa consiste in un approccio molto morbido,che assomiglia a qualcosa di simile a un colpo al cerchio e uno alla botte.
E cioè consiste appunto nel perseguire un programma di rinnovamento delle figure di vertice, ma con gradualità e senza creare traumi.
Ora, questa strategia che sembra ispirata al buon senso è dubbio che possa essere efficace in una situazione tanto compromessa.
Per di più risulta sempre più evidente che coloro che il papa vorrebbe rottamare non solo non hanno la minima intenzione di andarsene, ma sono chiaramente organizzati in lobby molto potenti, che non si fanno nemmeno più riguardo di “lavare i panni sporchi in casa”, ma al contrario prendono al volo tutte le occasioni che si presentano per attaccare il papa in modo frontale.
E' quindi molto probabile che se papa Francesco non vuole essere costretto a seguire l'esempio del suo predecessore, dando loro partita vinta dimettendosi, dovrebbe essere molto più duro e diretto.
Ormai la lobby che lo contrasta fa usare dai vaticanisti ed dai media di loro osservanza il termine “scisma” sempre più spesso e senza alcun ritegno, e quindi questo papa non può puù adagiarsi anche lui negli anacronismi abituali in quell'ambiente e dovrebbe essere veramente trasparente dicendo pane al pane anche nelle questioni delle lotte di potere, che non possono più essere nascoste sotto i sacri tappeti.
Quello che è rimasto del popolo cristiano deve sapere.
Ma papa Francesco purtroppo si sta avvitando in una serie di scelte del tutto sbagliate, come aveva fatto il suo predecessore.
E' stata una follia da parte del papa assecondare chi ha voluto cercare di contrastare il discredito e il fango che i due libri famosi hanno gettato sulla curia inscenando un procedimento penale con grande copertura mediatica contro i giornalisti autori di quei libri.
E' risultato chiaro a tutti che se c'era qualcuno da perseguire erano coloro che chissà da quanto tempo si rigirano nel fango e non i giornalisti che hanno scoperchiato il pentolone.
Come ha fatto questo papa cadere nel tranello di chi gli avrà suggerito di ricorrere al più intollerabile oscurantismo, perseguendo penalmente chi ha svelato le nefandezze dei vertici della chiesa?
Bene aveva fatto papa Francesco ad affrontare il problema della gigantesca corruzione che ruota intorno all'uso indegno dei soldi fatto dai medesimi vertici vaticani chiamando le più accreditate società di consulenza e di analisi finanziaria internazionali, costose ma efficientissime.
Queste hanno lavorato per mesi e mesi e poi gli hanno fornito le loro raggelanti conclusioni, corredate dai suggerimenti tecnici per mettere in piedi una amministrazione appena appena decente, secondo i canoni della moderna contabilità , gestione dei bilanci e gestione aziendale.
E infatti i libri di Nuzzi e Fittipaldi hanno un grande valore documentale, proprio per il fatto che hanno pubblicato buona parte di questi rapporti tecnici indipendenti.
Avuta in mano la prova provata della corruzione perpetrata dai suoi collaboratori istituzionali della curia, il papa ha reagito con alcuni atti di rilievo consistiti nella sostituzione di alcuni personaggi.
Bene, però seguendo la strategia morbida che si è probabilmente imposto, ne ha lasciati molti altri al loro posto, pur sapendo che ne avevano fatte di tutti i colori, e peggio ancora ha nominato delle nuove figure potentissime, sbagliando clamorosamente nelle scelte, come quando ha istituito il nuovo dicastero per gli affari economici e vi ha messo a capo l'australiano Cardinale Pell.
Personaggio muscolare e deciso, ma con un curriculum tutt'altro che limpido.
Oltre ad essere un ultraconservatore, è stato inseguito per tutta la sua carriera da dubbi sulla sua gestione dei casi di pedofilia trattati in modo tutt'altro che adeguato.
Ora è venuto fuori anche il problema più lieve, se si vuole, ma non certo meno disastroso per la sua immagine , degli scontrini dei rimborsi spese, dai quali risulta un tenore di vita assurdo per chi dovrebbe essere un collaboratore fondamentale di questo papa.
Trattandosi della figura chiave per reggere il dicastero che dovrebbe riunire tutte le maggiori fonti di spesa del Vaticano per fare pulizia, lo scivolone è disastroso e mette in grave pericolo la credibilità stessa del papa.
Poi c'è, proprio in questi giorni, la scelta di confermare il viaggio in Africa, quando i servizi di intelligence hanno ribadito che sopratutto nella Repubblica Centro Africana, ma non solo, il rischio attentati è altissimo, stante la situazione di assoluta instabilità di quei governi.
Qualcuno ha addirittura ipotizzato, secondo me ,con una certa verosimiglianza, che papa Francesco, vistosi alle corde in Vaticano abbia indirettamente scelto la via del martirio, andando incontro ad attentati probabili.
Comunque sia, è un atto poco responsabile da parte del papa non solo quello di mettere a repentaglio la sua vita, ma anche e sopratutto quella delle folle ,che potrebbero essere coinvolte nel caso di attentati.
Il papa può muoversi per fare la sua politica tutta tesa al mondo in via di sviluppo, ma non a spese degli altri.
Va bene il papa contro la finanza internazionale cieca, ed a favore dei poveri e degli umili, ma la sua strategia di spingere l'acceleratore sulla debolezza di certe folle verso il miracolismo, organizzando giubilei, esposizioni delle spoglie di Padre Pio e santificazione di Madre Teresa, che è già beata, tutti in serie, non mi sembra che possa migliorare minimamente la credibilità della chiesa, già in crisi nera, nei confronti dell'uomo moderno.
Non parliamone poi ora che i documenti che hanno pubblicato i libri di Nuzzi e Frescobaldi hanno dimostrato che si diventa santi a pagamento.
Il papa forse non ha tenuto nel debito conto il fatto che nei paesi in via di sviluppo si registra la crescita veloce di una sempre più ampia classe media agiata, che può permettersi buone scuole e che non è certo pronta a commuoversi come le masse popolari dei medesimi stati, per le sue celebrazioni.
Ho la sensazione che dopo che sono venute alla luce le nefandezze dei vertici della chiesa, il papa non sarà legittimato a predicare alcunché in modo credibile, se prima non avrà dimostrato di fare sul serio nel cacciare i mercanti dal suo tempio.
Il papa qualcosa ha fatto nel senso di nomine ai vertici ,ordinate a un rinnovamento, come si è detto sopra.
Ma non ha risolto affatto il bubbone IOR.
Moltissimi pensano che lo Ior vada abolito puramente e semplicemente, per il semplice fatto che non ha alcun senso che la Chiesa gestisca una banca, per di più se dotata di quella fama sinistra che si è meritata lo Ior.
Non ha inciso nell'altro incredibile bubbone della sanità vaticana, che è la sanità.
Anche in questo caso non si vede che senso abbia la gestione da parte della Chiesa di importanti ospedali, nell'amministrazione dei quali sono avvenute sconcezze.
Se passiamo poi alle questioni dottrinali, si è fatto un gran parlare dei modestissimi passi avanti che il papa ha estorto al Sinodo sulla famiglia a proposito di maggiore tolleranza e accoglienza per i divorziati.
E' meglio che niente, ma certo è ben poca cosa.
Sulla così detta bioetica sui temi della quale la chiesa confligge frontalmente col sentire del mondo moderno e sopratutto con la scienza moderna, papa Francesco non si è mai discostato dalla linea più tradizionale.
Ma, come hanno dimostrato i documenti pubblicati da Nozza e Fittipaldi, il problema prioritario per papa Francesco è una riforma radicale della curia per la quale riforma non è stato fatto assolutamente nulla.
Che senso ha il Collegio Cardinalizio se è composto da quelle persone che risultano sempre dai medesimi documenti?
Che senso ha continuare a imporre al popolo dei fedeli l'idea della sacralità di quel consesso, così screditato?
E' dai tempi di Lutero, che la chiesa aspetta invano una riforma radicale della curia romana.
Il papa non può governare la chiesa da solo, questo è chiaro, ma non è certo indispensabile che lo faccia con quel consesso cardinalizio anacronistico, né con quel codazzo burocratico elefantiaco e costosissimo, alle sue dipendenze.
Innanzitutto non ha senso nel mondo moderno che i componenti di un qualsiasi “board” siano nominati a vita.
Il cardinalato se lo si vuole conservare avrebbe senso solo se conferito a tempo.
E poi, mettiamo la ciliegina sulla torta, la gestione della “governance” in qualsiasi istituzione oggi prevede regolarmente qualcosa di simile allo “spoil system” in uso nel sistema di governo americano : alla nomina di un nuovo presidente le figure di vertice del settore pubblico decadono e il nuovo presidente ha la facoltà di nominarne di nuovi di sua fiducia per la durata del suo mandato. E' così che funzionano le cose nel mondo moderno.
Ma allora chi eleggerà il papa se il collegio cardinalizio diventa a tempo?
La soluzione che ha una sua logica intrinseca è quella di fare in modo che il nuovo papa venga eletto dai presidenti delle Conferenze Episcopali, che rimangono le figure più rappresentative perché a loro volte non sono nominati, ma sono eletti a quella carica dai vescovi del loro paese.
E i vescovi non sarebbe ora di farli eleggere dai fedeli delle rispettive diocesi, così come i parroci?
E ai laici fino a dove li ammettiamo nel governo della chiesa?
E le donne, sempre in sala d'attesa?
Il problema del governo della chiesa ha già aspettato troppo per essere affrontato.
Papa Francesco temo sia troppo portato a sognare ad occhi aperti chissà quali fortune della Chiesa nei paesi in via di sviluppo, Africa in testa, ma finisca per trascurare ad esempio il fenomeno della “dèbacle des clochers” la sconfitta dei campanili, in Francia e nel Canada francofono, dove si chiude una parrocchia ogni dieci giorni.



lunedì 16 novembre 2015

Solo sette jihadisti a Parigi hanno fatto oltre quattrocento fra morti e feriti e quindi se venissero da noi i 40.000 presenti in Iraq e Siria ci farebbero fuori tutti ?



Riusciremo pavidamente ad andare avanti senza reagire anche questa volta?
-11 settembre 2001 2.752 persone uccise a New York da 9 terroristi sauditi della banda di Bin Laden;
-11 marzo 2004 Madrid 177 morti e 2.000 feriti per opera di un commando islamista ,che ha agito su treni locali ;
- 7 luglio 2005 Londra 56 morti e 700 feriti a causa di un commando terrorista islamico che ha agiti su tre treni della metropolitana e su un autobus;
-7 gennaio 2015 Parigi 12 morti e 11 feriti a causa di un commando islamista che assale la redazione di Charly Hebdo;
-13 novembre 2015 Parigi 132 vittime e 300 feriti per mano di tre commando jihadisti.
Ce ne dovrebbe essere abbastanza.
Ma le classi politiche occidentali sono talmente inadeguate ,da far pensare che affrontare il terrorismo non sia un problema alla loro portata.
Bush e Blaire hanno destabilizzato Iraq e Afganistan senza avere una strategia decente e sensata per il dopo guerra.
Obama ha fatto meno danni ma ha giocato con una ambiguità vergognosa lasciando volutamente spazio al progressivo rafforzamento del pseudo- califfato islamico per premere sull'Iran e fargli accettare il trattato anti-atomico.
L'Europa purtroppo non esiste, perché non ha una forza militare credibile e spendibile.
La Merkel è una brava ragioniera che tiene in ordine i conti del suo paese, spesso a spese dei suoi partner europei, ma che non prova nemmeno ad avere un disegno di politica estera globale e sopratutto che non intende investire in un esercito che dovrebbe essere la colonna delle forze armate europee date le dimensioni della Germania.
E' inutile raccontarsi delle favole buoniste ,da quando mondo è mondo uno stato viene preso in considerazione sopratutto in ragione della sua consistenza militare.
Come mai i terroristi islamici si sono ben guardati da fare ancora attentati negli Usa?
Non sarà perché la lezione militare che è stata loro impartita se pure in modo grossolano e senza alcuna visione strategica da Bush ha loro chiarito le idee?
Martiri si ma scemi non sono.
Ora hanno colpito duramente Parigi per delle ragioni precise.
Innazitutto anche loro, nella non certo sofisticata cultura che posseggono, hanno realizzato che il loro nemico ideologico addirittura mortale è la filosofia della laicità della modernità e dell'illuminismo, alle quali la Francia è a tutt'oggi fedele e coerente.
I buonisti nostrani hanno tanto criticato per esempio le leggi francesi che impediscono alle donne musulmane di portare il velo a scuola eccetera, ma intanto la Francia ha avuto il coraggio di farlo e noi no.
Secondariamente la Francia ha avuto l'ardire di mettere in campo quel poco o tanto di “grandeur” che ancora le rimane e di fatto risulta essere l'unico paese europeo che ha saputo andare oltre alle chiacchiere di circostanza e “gli stivali” ,per esempio in Mali ,ce li ha messi bloccando la conquista del potere da parte delle bande islamiche.
La Germania che dispone di mezzi economici ben più consistenti della Francia, con la solita scusa di non rinfocolare i vecchi fantasmi dell'espansionismo nazista, tiene i remi in barca e non dà alcun contributo militare per bloccare le bande islamiche nel mondo.
E questo è un gravissimo limite che condanna l'Europa all'irrilevanza, a non contare per il peso che ha nel mondo, sopratutto a causa del fatto che ormai gli Stati Uniti hanno dimostrato con chiarezza di non considerare più il Medio Oriente una regione di interesse strategico per loro e ben difficilmente ci metteranno mai “gli stivali” dei loro soldati.
Fortuna che c'è Putin, che è intervenuto senza tentennamenti e che ha apertamente irriso i finti bombardamenti americani sul Califfato, quando ha detto che sparavano ai topi del deserto.
Il problema è sempre quello e non si è mosso di un centimetro : chi la fa la guerra al Califfato, prima che siano loro a crearci una vita insopportabile?
Quando Renzi dice con aria ispirata che occorre promuovere una coalizione sotto l'egida dell'Onu, macina aria fritta,ben sapendo di farlo.
Pare che siano tutti pronti a fare nulla di più che una guerra per procura, salvo i Russi.
In effetti, stiamo parlando di Medio Oriente e quindi i maggiori e primi interessati dovrebbero essere loro, gli stati arabi.
I secolari odi che dividono Sunniti da Sciiti, questa volta, di fronte a una minaccia divenuta per loro così vicina e concreta, potrebbero essere superati dalla paura del nemico comune e questo vale sopratutto per la sempre più decotta monarchia saudita, principale sostenitrice del Califfato, in funzione anti -Iran.
Ora però questi sauditi hanno capito di essere ridotti tanto male, da attirare l'interesse del medesimo Califfato tentato di andare a prendersi quella penisola arabica, così piena di riferimenti simbolici, che sta loro fuggendo di mano.
Si sono lanciati nell'avventura Yemenita ,sempre in funzione anti-Iran, mettendo il campo il loro esercito, contro le tribù sciite, che avevano cacciato il regime sunnita naturalmente protetto da loro , ma si è visto subito che si sarebbero esposti a una serie di incredibili figuracce, come sta di fatto avvenendo da mesi, e non c'è niente di più pericoloso di dimostrare di non avere alcuna capacità militare proprio in quell'area.
I Curdi sono gli unici seri e capaci combattenti anti Califfato,ma sono bombardati dai Turchi, che come paese Nato, dovrebbero invece difenderli, però per fortuna, ci sono.
Ci sono le milizie sciite Hezbollah e pare anche reparti Iraniani se pure in funzione di appoggio.
Ci sono le forze lealiste siriane al comando di quell'impresentabile dittatore di Assad, anche loro di fede sciita e quindi filo-iraniani.
A proposito di Assad, non possiamo non tenere conto del fatto che anche Gheddafi era un dittatore impresentabile ,ma ora ne rimpiangiamo amaramente la scomparsa dalla scena.
Ci sono i reparti sciiti Iracheni, che sono quelli più male in arnese, però ci sono e sono sulla loro terra.
Ci sono infine le fantomatiche forze siriane anti-Assad che gli Usa hanno foraggiato in abbondanza, ma che sono di fede molto dubbia e che sopratutto hanno combinato sempre poco di che.
Infine ci sono le legioni di profughi siriani, che in base alle vigenti leggi internazionali hanno il diritto di essere accolti come profughi dal resto del mondo.
Però se loro vengono in Europa, chi combatte il Califfato in Siria?
Diciamo anche la parte più imbarazzante di questa vicenda, se loro in pratica disertano dall'esercito di Assad, indeboliscono gravemente la parte più consistente del fronte anti- Califfato, che sarà comunque quella che dovrà costruire la nuova Siria senza Assad.
Come intervento non militare in quella regione è quindi lungimirante e sensata la mossa di Frau Merkel che si è detta disposta ad aprire il portafoglio suo e dell'Unione Europea per ampliare al massimo i campi ,che ospitano i rifugiati siriani in Turchia, perché questa gente è là che deve rimanere, al confine della Siria, pronti a partecipare alla ricostruzione del loro paese.
In queste cose l'ombrello dell'Onu non è niente di più di una foglia di fico su decisioni che vanno prese dalle superpotenze a dalle potenze più influenti sulla regione : Usa, Russia,Iran, Sauditi ed Emirati del Golfo, Turchia, Iraq e , si spera, con una presenza non simbolica dell'Europa.
Se proprio non si vuole andare oltre, che almeno gli europei, tutti gli europei mandino gli aerei a bombardare, serve poco, ma è meglio che non far niente.
Poi però ognuno in casa propria deve farla finita con le solite idiozie dell'Islam che non c'entra nulla e imporre con decisione il rispetto non solo delle nostre leggi ma anche della nostra cultura, usanze eccetera, ma sopratutto esercitando un controllo capillare e invasivo sulle moschee, dove devono essere ammessi sermoni solo nelle lingue europee.

Chi non si integra e che ha frequentazioni sospette deve essere cacciato.

venerdì 13 novembre 2015

Scossa da scandali devastanti la Chiesa Cattolica rischia di andare in pezzi come fece l'Unione Sovietica 25 anni fa



Che c'entra l'Unione Sovietica con la Chiesa Cattolica?
Apparentemente nulla, l'una un impero politico-territoriale, l'altra un impero “spirituale”.
In teoria. Ma nella realtà storica la Chiesa Cattolica è stata portatrice di interessi politici e detentrice di potere temporale per gran parte della sua storia bimillenaria, in palese contraddizione con il messaggio del suo fondatore.
Quindi impero “spirituale”, ma da sempre con una salda presa sulla politica.
In Italia senza potere temporale da 145 anni ma con una forte influenza in politica e sopratutto col possesso e la gestione di ricchezze immobiliari e finanziarie impressionanti.
Governata da un sovrano assoluto, assistito da una “nomenclatura” (la Curia romana) come al tempo delle Signorie rinascimentali.
Ecco allora che le analogie con l'Unione Sovietica vengono fuori abbastanza nette.
Ve li ricordate i componenti di quella Nomenklatura del Politburo sovietico, tronfi e distanti in fila sul podio ad assistere alle loro liturgie laiche?
Quando vedo quella piccola folla di Cardinali, pure loro tronfi e largamente sovrappeso, distanti da qualsiasi realtà, mi tornano alla mente Breznief e compagni, impegnati ad auto celebrare il loro potere assoluto e insindacabile.
Dai documenti autentici finiti ormai stampati nei libri di Nuzzi e di Fittipaldi, per essere consultabili da chiunque, viene fuori una Nomenklatura di potenti intoccabili e insindacabili, che gestiscono potere e sopratutto grandi ricchezze con assoluta impreparazione e inadeguatezza tecnica, ma con l'improntitudine di chi sa di essere intoccabile, perché la sua casta è intoccabile da sempre e che quindi può mettere in atto qualsiasi tipo di malversazione e di spreco del danaro della Chiesa, compreso quello delle offerte di tutto il mondo “ad libitum”.
Sanno di potere farne quello che vogliono, perché non seguono alcuna regola né procedura di bilancio e di gestione aziendale comuni ormai nei tempi moderni a qualsiasi paese, salvo forse la Corea del Nord.
Ai tempi di Lutero, la fonte principale di scandalo era notoriamente la vendita delle indulgenze, cioè la messa sul mercato del loro presunto potere sacrale.
Oggi si è forse perfino riusciti ad andare oltre perché oltre alla abituale riscossione di danaro per la gestione dei “sacri misteri” (celebrazione di messe e sacramenti) per i quali esistono di fatto delle tariffe consuetudinarie, si fa mercato del sacro in assoluto : la gestione dei processi di beatificazione-santificazione, che procede solo dietro versamenti molto consistenti a consulenti e “propugnatori” per lo più professionisti del settore.
Uso dei soldi delle offerte per ripianare i debiti dei propri apparati ma anche per le proprie spese private e uso abietto anche di fondi della sanità vaticana per gli stessi scopi.
Nel precedente libro- documento di Nuzzi di pochi anni fa si documentava l'uso distorto e per fini illeciti delle finanze della banca vaticana al fine di ripulire i soldi dei narcotraffici della mafia.
Oltre alla mala e disastrosa gestione di appalti e quant'altro da parte della medesima nomenklatura vaticana.
Oggi dopo pochi anni e dopo solo un altro papa , ci troviamo davanti ad un ulteriore deterioramento.
Col che la credibilità della Chiesa si sta riducendo al lumicino.
Anche nell'Urss poco prima del disastro, c'era una nomenklatura che pensava solo alla propria sopravvivenza, che osteggiava ogni apertura e ogni riforma, che la privasse di una porzione di potere.
Anche la nomenklatura dell'Urss si manteneva al potere pretendendo di essere l'indispensabile gestore, non proprio del sacro ma certo degli alti ideali della ideologia di riferimento allora di mezzo mondo.
Questo punto è importante perché tutti i terremoti della storia sono avvenuti quando si è squarciato il velo.
La Rivoluzione Francese è riuscita quando la gente ha realizzato, non solo che il re “era nudo”, ma che tutto l'apparato dell'assolutismo che era durato per secoli e millenni, non aveva più alcuna giustificazione.
La nobiltà era una nomenklatura che non rispondeva più ad alcuna funzione che fosse di pratica utilità per la gente medesima, anche se aveva governato per millenni.
Qui in Vaticano si stanno avvicinando pericolosamente a una situazione dello stesso genere.
Se si squarcia il velo del sacro e la gente scopre che dietro non c'è nulla, casca tutto.
Un conto sarebbe poter addossare ogni colpa alla solita “mela marcia” che è pressochè ineliminabile in qualsiasi istituzione, ma cosa ben diversa è trovarsi documentato il fatto che tutta o la più parte della nomenklatura dell'istituzione si fa i fatti suoi e non quelli ai quali l'istituzione dovrebbe essere preposta.
A questo punto si metterebbe in atto il medesimo meccanismo che ha spazzato via l'assolutismo e poi l'impero sovietico.
Se si spezza il velo che ha giustificato fino ad allora la permanenza al potere di quella casta e la gente si chiede, ma quelli a che servono?
E' una costante della storia.
Chi ha preso quella decisione di portare alla luce alcuni verbali sui segreti del Vaticano, lo ha fatto per ovvie ragioni di potere, nelle sue intenzioni delle due l'una :
-o perché condivideva la linea riformatrice di Papa Francesco, ma era ormai disperato per il fatto che questo papa non riusciva proprio a imporre le sue riforme e quindi voleva con la pubblicazione costringerlo a muoversi;
-o al contrario perché avversa l'azione riformatrice di papa Francesco e vuole dimostrare che questo papa parla ma non sa proprio governare, perché gli è stato prospettato dai tecnici, da lui stesso nominati il disastro della situazione e cosa va fatto per uscirne, ma lui non sa decidere ed ancor meno sa governare il cambiamento.
Papa debole, pasticcione e quindi da sostituire nelle loro intenzioni.
Il guaio è che a questo punto ha poca importanza determinare se i documenti sono stati svelati dai filo papa Francesco o dai suoi nemici.
Ora il problema è che tutte e due le cordate sono apparse talmente prese nella lotta fra di loro da non rendersi conto che con la loro azione hanno stracciato una parte del velo del Tempio e che la gente non vi ha visto dietro nulla di sacro, ma al contrario lo scherno sistematico del sacro da parte dei responsabili della casta sacerdotale.
E questo ha potenzialità veramente letali, in un mondo moderno al quale la Chiesa cerca di avvicinarsi con sempre meno successo e che è portato a prendere sempre meno sul serio le varie mitologie religiose alla base delle grandi religioni del mondo.
Anche il Papa purtroppo ha reagito male e in modo irrazionale.
Arrivare all'arresto di due dei suoi referenti più significativi che lui stesso aveva scelto per portare a termine il lavoro della sua più importante commissione di inchiesta è stato un errore mediatico micidiale perché dimostra esattamente quello che gli avversari del papa voleva che la gente pensasse, cioè che il papa non sa governare, che la situazione gli sfugge di mano, che non è lui al comando, pur essendo sul trono di Pietro.
Ora andare avanti nella stessa direzione incriminando i due giornalisti è una follia, nella follia, perché dimostra che anche Papa Francesco ed il suo entourage non hanno idea di quello che si può fare e di quello che non si può proprio fare nel mondo moderno.
Una volta che i documenti sono divenuti di dominio pubblico si può fare una cosa sola per non disgustare ulteriormente la gente : cacciare i mercanti dal tempio.
Se il papa non lo sa fare è la fine per la sua credibilità.
Sulla credibilità della chiesa poi, siamo al limite.

A questo punto che vinca una fazione o l'altra conta poco, per la gente in grado di ragionare con senso critico e senza essere vittima di una fede fondamentalista e superstiziosa, viene il tempo di scelte difficili.

mercoledì 4 novembre 2015

Vogliono far fare a Papa Francesco la stessa fine che hanno fatto fare a Ignazio Marino E hanno i mezzi per farlo



Visto che si parla del Vaticano è appropriato ricorrere a una espressione latina presa dalle reminiscenze scolastiche : attenzione alla “consecutio temporum”.
Prima hanno cominciato a lanciare contro la crescente popolarità del nuovo Papa l'accusa di “populista a buon mercato”.
Poi hanno cominciato a sperimentare forme di “resistenza passiva” : lasciamolo parlare, così la gente si accorgerà ben presto che sa solo parlare bene, ma che non combina nulla.
Poi si sono accorti che man mano che il tempo passava la partita era tutta nelle loro mani perché dalla loro erano i numeri, nel senso che gli apparati centrali di curia e delle conferenze episcopali erano in larga maggioranza con loro.
Poi ancora si accorsero di recente che addirittura perfino la periferia, cioè nelle singole parrocchie, i parroci, nei pochi casi nei quali si impegnavano a mettere in pratica le esortazioni del Papa ad accogliere i migranti almeno per venire incontro alle emergenze più immediate, i pii fedeli più assidui erano i primi a ragionare alla “leghista” : il parroco prima pensi a noi e poi agli altri.
Lo si era segnalato proprio nell'articolo precedente del 26 ottobre scorso e prima ancora in quello del 10 settembre.
Poi, visto che il terreno era favorevole, sono cominciate ad arrivare le cannonate, per sabotare al Sinodo la linea, per altro, solo timidamente aperturista del Papa.
Ed è venuta quella conferenza stampa col coming out omosessuale del monsignore polacco addirittura dell'ex Sant'Uffizio proprio alla vigila del Sinodo, come dire : ecco dove porterebbero le aperture papali, se gliele lasciassimo fare.
Poi la bordata micidiale della lettera di tredici autorevoli Cardinali che contestava apertamente le procedure scelte per arrivare ad assumere decisioni al Sinodo, sostenendo in poche parole che quelle procedure erano fatte apposta per consentire alla minoranza degli aperturisti di decidere in contrasto con la grande maggioranza dei contrari alle aperture.
Poi, per chiarire le idee anche a chi non avesse ancora capito bene sono venuti a raffica gli articoli di Socci su Libero che riportavano veementi filippiche antipapali.
Vi si diceva :questo Papa non rappresenta più la Chiesa perché sta contraddicendo elementi fondamentali della dottrina dogmatica cattolica, che sarebbe fondata sulla Scrittura e se un papa contraddice la Scrittura, senza averne l'autorità decade automaticamente (si era parlato delle tesi di Socci più diffusamente nell'articolo del 14 ottobre).
Morale della favola : la “consecutio temporum” è troppo bene organizzata per essere casuale e invece appare sempre più che verosimile che tutto sia bene pianificato da potenti burattinai dall'interno del Vaticano che vogliono fare passare alla gente questo messaggio : Papa Francesco è un buon uomo, ma è un parolaio, prigioniero di vecchie ideologie di sinistra, che non sa combinare nulla e che di fatto non è capace di governare, combina guai e basta.
Ed alla fine la bordata più pesante di tutte le precedenti : i due libri :”Avarizia” di Fittipaldi dell'Espresso e “Via Crucis” di Nuzzi, zeppi di documenti riservati originali del Vaticano e quindi inconfutabili, non ancora usciti in libreria quando le Guardie Svizzere sono andate ad arrestare due delle presunte talpe, tutte e due membri della Commissione Vaticana istituita dal Papa stesso a suo tempo per prospettargli la situazione della gestione finanziaria del Vaticano.
Non mi trattengo sui disgustosi casi di corruzione ad altissimo livello elencati e documentati da questi due libri, perché i lettori sono già informati.
Invece trovo necessario commentare l'insensatezza logica della gestione vaticana di questa vicenda.
Ma quando mai in un qualunque stato moderno, dopo avere appreso di casi di corruzione eclatanti, documentati da precisi documenti, l'autorità giudiziaria penserebbe di arrestare chi a fornito quei documenti, che dovrebbero servire per perseguire i corrotti e che quindi tutt'al più andrebbero ringraziati , invece che perseguire penalmente coloro che sono indicati come gli autori della corruzione?
Ma entriamo poi, se pure a malincuore nelle responsabilità di questo Papa nella materia.
Purtroppo Papa Francesco si è mosso malissimo dimostrando di capire ancora meno di economia, di finanza e di gestione aziendale, dei suoi predecessori, che già capivano poco e che per questa ragione erano incorsi i clamorosi infortuni.
Paolo VI fidandosi ciecamente di un Marcinkus, che ne ha fatte di tutti i colori.
Il presunto santo Giovanni Paolo II ,che pur di procurare soldi a Solidarnosh lasciò fare sempre a Marcinkus le cose più turche.
Benedetto XVI che si tenne nella massima carica, che è quella di Segretario di Stato, quel Cardinale Bertone, che ora i suoi amici hanno scaricato, lasciando uscire i documenti dei quali stiamo parlando, che lo incastrano in modo brutale.
Ma come è possibile anche solo ipotizzare il fatto che il Vaticano sia in possesso di una banca ,come lo IOR, quando come qualsiasi istituzione anche molto più grossa, potrebbe e dovrebbe avvalersi per usufruire dei servizi finanziari di una qualunque grossa banca italiana o internazionale?
Fatto il primo madornale errore che è quello strategico di non lavorare per la chiusura dello Ior, ma solo per una sua ristrutturazione, perchè mai il Papa ha nominato una commissione interna (alla quale appartenevano i due arrestati, il che solo dimostra l'ulteriore errore compiuto scegliendo persone inaffidabili) per riferirgli sulla situazione esistente invece di fare quello che avrebbe fatto qualsiasi governante nel mondo moderno.
Cioè ricorrere esclusivamente ad uno qualunque degli istituti internazionali di consulenza per farsi analizzare i bilanci da personale competente al massimo livello per riferire solo a lui?
Invece ha fatto la pasticciata, evidentemente preparatagli dai medesimi burattinai di oggi, di nominare una specie di amministratore delegato con qualifiche nelle grandi banche di affari, come foglia di fico, ma all'interno di una struttura con alti prelati esattamente come prima.
Se questo Papa continua a predicare bene, ma poi non sa proprio incidere nel marcio della gestione economico- finanziaria-aziendale, è destinato a finire malamente.
Sta dimostrando di non avere una vera strategia in queste materie.
Non basta proprio dire che i preti dovrebbero uscire dalle proprie parrocchie.
Non basta proprio che lui vesta i vecchi calzonacci neri con annesse vecchie scarpacce nere e porti una modestissima croce pastorale di metallo ed abiti in 50 metri quadri, se gli altri, quasi tutti gli altri, che sarebbero in teoria suoi sottoposti annegano in un lusso sfrenato, che cercano solo di ostentare, ma non sempre, il meno possibile.
O è in grado di imporre una linea di serietà nella vita dei prelati e dei preti, come in parte era riuscito a fare perfino il Concilio di Trento, in pieno Rinascimento delle Signorie, o la sua predicazione perde completamente di credibilità, esattamente come vogliono far rilevare i burattinai del Vaticano, aiutati nella loro opera distruttiva dagli errori dello stesso Papa Francesco.
E' un errore madornale arrestare i presunti corvi, che però operano comunque al di la delle loro intenzioni a favore di una nuova trasparenza, e dimostrare di non avere il coraggio di arrestare i corrotti.
Non serve, lo ripeto, dire ai parroci che bisogna aprire le porte e uscire dalle parrocchie, se non comincia lui, il Papa ad aprire le porte pubblicando i bilanci del Vaticano, tanto per cominciare.
Sinceramente se continua ad andare a sbattere a destra e a sinistra senza avere una strategia precisa ed efficace in materia, credo che sia destinato a dare ragione ai suoi oppositori.
Mi fanno più tenerezza che rabbia i giornalisti di Avvenire che hanno accolto i due libri in questione come un “attacco alla Chiesa”.
Se Papa Francesco si trova schierati come suoi difensori in completa buona fede, gente che straparla in questo modo, povero lui.
Capisco benissimo che ad Avvenire reagiscono in modo così irrazionale perché vogliono esternare il fatto che dietro a quei libri in realtà ci sono i burattinai del Vaticano che stanno cercando di scaricare Papa Bergoglio, anche se ritengono di non poterlo dire se non in modo così contorto.
Il problema è che così sragionando non aiutano nessuno ed anzi confondono le idee.
I burattinai sono potenti.
Ormai i più autorevoli esponenti che sono rimasti spiazzati e sconfitti nel Conclave che ha eletto Papa Bergoglio, che sono Scola e compagni, hanno perso l'autobus per ragioni anagrafiche.
Ma il loro schieramento è ancora fortissimo e maggioritario.
A titolo di documentazione riporto i nomi di alcuni dei 13, come è stato dato dal vaticanista Sandro Magister:
- Carlo Caffarra, ex arcivescovo di Bologna,
- Thomas C. Collins, arcivescovo di Toronto, Canada;
- Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York, Stati Uniti;
- Willem J. Eijk, arcivescovo di Utrecht, Olanda;
- Gerhard L. Müller, già vescovo di Ratisbona, Germania, dal 2012 addirittura il prefetto della congregazione per la dottrina della fede;
- Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Sudafrica,
- George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, Australia, dal 2014 prefetto in Vaticano della segreteria per l'economia;
- Robert Sarah, già arcivescovo di Konakry, Guinea, dal 2014 prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti;
- Jorge L. Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Venezuela.

E' stato detto che ci fosse anche Scola, che però ha tenuto a pubblicamente dissociarsi in un secondo tempo.
Il giovane virgulto del gruppo, al quale secondo Socci, si aprirebbe una luminosa carriera è il Cardinale africano Roberth Sarah.
Quindi per Papa Francesco c'è già pronto il sostituto che si sta scaldando a bordo campo.
Questo Papa ha dimostrato di avere un carattere forte, e questo gioca a suo favore.
La sua strategia pastorale di fondo : riproporre il messaggio evangelico originario è quello che desidera la maggior parte della gente, fedeli e no.
Ha dalla sua il fatto di poter contare almeno formalmente su una struttura giuridica che lo riconosce praticamente come sovrano assoluto.
Ha dalla sua il favore del popolo e delle piazze.
Ma ha contro i 2/3 dell'apparato.
Se non riuscirà velocemente ad assestare colpacci contro i burattinai con la stessa veemenza e cattiveria con la quale loro lo stanno combattendo, il popolo gli si girerà contro, perché chiaramente siamo solo all'inizio della lotta e gli errori madornali che ha già fatto in materia di gestione della baracca saranno enfatizzati e la sua credibilità finirà per scemare.

Dopo le belle parole ci vogliono atti di governo.