martedì 31 gennaio 2017

Dagli a Trump! Dagli a Trump!




Tutti contro Trump. Chi tocca l’establishment muore, come chi tocca i fili dell’alta tensione.
Avevamo capito cos’era la globalizzazione, nel commercio e nella finanza, ma forse non avevamo capito ancora bene che c’era anche una globalizzazione del pensiero unico della chiesa liberista-buonista-politicamente corretta, che controlla pressoché tutti i media di informazione.
Trovo talmente fastidioso e preoccupante questo schieramento monocorde che mi ritorna perfino simpatico il ricordo scolastico dello slogan propagandistico di Mussolini contro le “nazioni demo-plutocratiche”.
Perchè mi disgusta questo far finta di non capire che si usa la foglia di fico della difesa della democrazia, dei “nostri valori”, dei diritti umani, sempre e unicamente per coprire questioni di danaro.
La verità è che Trump, con quella suo fisico e quel suo atteggiarsi come facevano gli eroi dei fumetti di Sturmtruppen, dà un fastidio terribile all’establishment ,perché ha squarciato il velo dell’ipocrisia, dietro alla quale si nascondono tutti i salottini della sinistra al caviale, come si dice in Francia.

Trump in realtà fa quello che hanno sempre fatto i presidenti americani, cioè i porci interessi del loro paese, fregandosene altamente del resto del mondo.
Solo che gli altri non lo ammettevano ed anzi lo nascondevano dietro all’”esportazione della democrazia” ed altre frignacce di questo tipo, mentre Trump gioca a carte scoperte, senza i veli del politicamente corretto e del buonismo dilagante.
Tutti i media italiani hanno in coro pressoché unanime tuonato contro il “bando di Trump”, che impedisce ai cittadini di 7 paesi islamici (Siria, Iran ,Iraq, Libia, Somalia, Yemen, Sudan) di immigrare in America, per i prossimi 4 mesi, usando le argomentazioni più ovvie e più varie : è un errore colpire nel mucchio, colpire uno perché è musulmano è un doppio errore, si va contro la tradizionale apertura dell’Occidente verso chi cerca asilo, si viola la libertà religiosa eccetera eccetera.
I media europei e statunitensi ci avevano preceduto usando le medesime argomentazioni.
Argomentazioni,intendiamoci, che hanno tutte una loro ovvia valenza.
I commentatori un po più sofisticati si sono spinti più sul merito del discorso ed hanno osservato : ma ammesso che il “bando antimusulmano” di Trump abbia un senso, questo avrebbe dovuto colpire i cittadini dei paesi dai quali provenivano coloro che hanno compiuto attentati in America e quindi prima di tutto l’Arabia Saudita, e altri paesi, notoriamente finanziatori delle mille milizie implicate nel Jihad, come ad esempio il Quatar gli Emirati etc.

perché Siria Iran Iraq Libia Somalia Yemen Sudan non sarà più una questione di petrolio invece che di religione?
Il paese che fa più colpo nella lista del bando di Trump è l’Iran, dal quale non è provenuto un solo attentatore, e che invece sta dando un contributo militare decisivo in Siria e in Iraq per sconfiggere l’Isis.
E’ vero o non è vero?
Si certo che è vero, ma il discorso va formulato sotto un’altra angolazione, e i commentatori dei media lo sanno benissimo , ma fanno finta di non saperlo, pensando così di compiacere i loro lettori o ascoltatori, presumendo, che siano diventati insanabilmente buonisti a tutti costi.
Allora, se volete capire Trump, fate uno sforzo per lasciare perdere pensiero unico, politicamente corretto , buonismo, ambientalismo,multicultarismo eccetera e cercate di essere volgarmente focalizzati sul commercio ,il business e basta.
Bene a questo punto capirete tutto.
L’Iran non va visto come l’arcinemico, che definiva gli Usa il Grande Satana e che sta tramando per arraffare quanto prima l’arma atomica, ma più terra terra, come uno dei più grandi produttori mondiali di petrolio.
Se con la fine delle sanzioni, a seguito degli accordi sul nucleare sottoscritti da Obama, l’Iran invade il mercato col suo petrolio, col cavolo che si riesce a mantenere stabile il prezzo del barile oltre i 50 o i 60 $ ,come vogliono i petrolieri americani.

Per gli Americani l’autosufficienza nell’approvvigionamento energetico è questione strategica cioè di prioritario interesse nazionale
Attenzione che questo non è affatto un argomento secondario per un presidente americano, che deve difendere la raggiunta autosufficienza americana nell’approvvigionamento di energia e che deve considerare questa acquisizione come un fattore strategico.
Questa autosufficienza è tutta basata sullo shale gas, che ha costi di estrazione elevati e che può produrre in attivo, solo se il prezzo internazionale del petrolio non scende oltre un certo livello.
Il problema è il petrolio, non il nucleare iraniano e ancora meno il terrorismo.
Trump con una mossa un po da elefante voleva comunicare forte e chiaro alla dirigenza iraniana che il suo petrolio se lo deve vendere con molta moderazione, diversamente dovrà pagarne le conseguenze.
Questo è il primo senso del bando.
Sull’Iraq il discorso è assolutamente identico.
L’America sa che quando la strana coalizione sciita- curda si sarà liberata dell’Isis in Iraq, sorgerà né più né meno che lo stesso problema che c’è già oggi con l’Iran del dopo sanzioni e cioè che arriveranno sul mercato i barili di petrolio da Mossul ed allora ancora i 50/60 $ al barile sarà ben difficile mantenerli e lo shale gas americano andrebbe in perdita.
Sulla Libia idem come sopra, la Libia è un grande produttore di petrolio, che oggi opera al 10% a causa del caos politico in atto.
L’America ovviamente è attenta ai rischi della diffusione del terrorismo, ma è prigioniera del prezzo del petrolio, guai se la Libia producesse a pieno ritmo.
Se poi Iran, Iraq e Libia producessero a ritmo pieno gli impianti per estrarre lo shale gas sarebbero tutti da sbattere via e gli Usa perderebbero l’autosufficienza energetica.
Il Sudan è sempre un produttore di petrolio.
Lo Yemen è un produttore di petrolio,ma di limitata portata, il problema per lui è la sua posizione geografica strategica sul Golfo, per il quale passano le petroliere e non solo quelle.
La Somalia è nel novero degli “stati falliti”, ma per la sua posizione geografica è in grado di alimentare quello strano arcaico fenomeno della pirateria, che ha costretto ad aumentare parecchio i costi per la sicurezza di chi transita per il Golfo.
Rimane la Siria, che non è un produttore di petrolio, ma è il principale produttore di profughi del mondo e Trump vuole che il resto del mondo capisca in modo chiaro che lui non si comporterà affatto come l’Europa.
Attenzione che quando Trump, come qualsiasi altro presidente americano parla di Europa, intende dire Germania, che gli Usa considerano un temibile concorrente commerciale e con la quale inevitabilmente si scorneranno.

La “dimenticanza” dell’Arabia Saudita non è certo un’esclusiva di Trump.
Ed infine veniamo all’argomento principe che i commentatori più avvertiti hanno tirato fuori in questi giorni : come mai nel bando non è elencata l’Arabia Saudita, dalla quale provenivano quasi tutti gli attentatori delle torri gemelle quel famoso 11 settembre 2001?
I predecessori di Trump hanno sempre posto il veto verso coloro che volevano che il loro paese mettesse formalmente sotto accusa l’Arabia Saudita per quell’attentato.
Trump in campagna elettorale aveva lasciato intendere che per lui quell’inchiesta si sarebbe anche potuta fare, perché la sua avversaria non era favorevole.
Ma per ora ha prevalso il “Business as usal”.
Forse in passato il salottino intellettuale dei potentissimi liberal clintoniani, tanto bravi a finanziare e organizzare marce per la difesa dei diritti umani si mettevano alla testa di cortei di donne davanti all’ambasciata dell’Arabia Saudita per fare riconoscere i diritti delle donne, notoriamente calpestati nel modo più indegno in quel paese?
Come mai questa dimenticanza così vistosa?
Per la stessa ragione per la quale anche Trump se ne è “dimenticato”.
L’America ha venduto con la scusa della guerra nello Yemen forniture militari colossali all’Arabia Saudita, proprio nel periodo nel quale in America chiudevano per fallimento imprese che si erano esposte con grossi investimenti per estrarre shale gas, divenuto non più remunerativo col prezzo internazionale sceso fino a 40$.
Poi l’Opec, a guida saudita, ha miracolosamente convenuto, dopo anni di dinieghi di limitare la produzione di petrolio per tenere il prezzo su quel famoso livello di 50/60 $.
Non saranno collegate queste cose?
Propendo a pensare che nella testa di Trump è probabile che aver tirato un sasso nella cristalleria con questo bando non fosse dettato da motivazioni ideologiche ,ma dalla volontà di rimarcare in modo inequivocabile che la pensa in modo ben diverso dall’Europa-Germania in tema di immigrazione e sicurezza.
Capisco quanto sia discutibile un intervento così grossolano.

Lo shock causato dal bando di Trump potrebbe indurre gli europei a riflettere più attentamente sugli interessi dei loro stati, almeno per evitare di metterci un cappio al collo da soli
Ma siamo sicuri che all’Europa non faccia bene uno shock così deciso almeno per far riflettere se sia veramente nell’interesse nazionale di ogni singolo stato europeo mantenere quell’atteggiamento di buonismo a prescindere che oggi prevale?
Non sarà che questi “populisti” abbiano qualche ragione che perlomeno dovremmo prendere in esame quando dicono che se andiamo avanti a questi ritmi, chi arriva in Europa finirà per annullare noi e la nostra cultura-civiltà nel giro di non molti anni?













mercoledì 25 gennaio 2017

I soccorritori dell’albergo Rigopiano meritano tanto di cappello, ma poi che non si faccia nessuno sconto ai politici responsabili di colpevole disorganizzazione e di vuoti logistici inconcepibili, basta con il buonismo dilagante. Occorre uscire dalla gestione delle emergenze ed avviarsi verso a un nuovo Piano Marshall di interventi strutturali sul territorio e sulle opere esistenti.




E’ stato un bello spettacolo vedere all’opera colonne di forze dell’ordine, della Protezione Civile e volontari, che si dannavano l’anima nel prestare soccorso in condizioni difficili e pericolose, per non guadagnare niente altro se non l’umana solidarietà dei pochi ma preziosi scampati e di tutta la nazione.
In mezzo a una palude di mediocri e di sconfortati, resi involontariamente abulici da una ormai cronica mancanza di lavoro, c’è un’Italia giovane e reattiva, che sa essere presente dove e quando serve.
Doveroso vedere con attenzione il peso della loro opera, ma guai a usare questi eroi civili come foglia di fico per girare lo sguardo dall’altra parte per non voler vedere le vistosissime falle organizzative e di i vuoti di logistica che sono ampliamente emersi in questa tragica vicenda.

I soccorritori sono degli eroi civili, ma i loro meriti non è giusto che vengano usati come foglia di fico per nascondere le vergognose carenze di molte istituzioni coinvolte

Qualcuno come loro hanno fatto bene dando il massimo, altri e cioè gran parte dei politici nazionali e locali che governano le istituzioni non sono stati all’altezza.
Le loro istituzioni e quindi loro non sono stati all’ altezza.
Lasciamo perdere quello che dicono i politici così detti “populisti” ,bollati dall’establishment al governo perché invece di dormire come loro fanno il loro mestiere e cioè fanno opposizione vera, e facendolo magari qualche idea nuova riescono a tirarla fuori.
Lasciamo perdere per adesso gli esperti accademici, anche perché quello che dicono, sul maltrattamento del territorio e la sua cronica mancanza di manutenzione lo stanno ripetendo da anni e quindi si tratta di cose già note anche se sistematicamente ignorate dai politici.
Limitiamoci a quello che ha detto in questi giorni usando il buon senso e la sua grandissima conoscenza della montagna quella sagoma dello scrittore,scultore Mauro Corona ex cavatore di pietre ed ex taglialegna.

Gli spazzaneve in un territorio montano sono il servizio più ovvio in un paese normale


Prima di tutto questo : gli spazzaneve a pala o a turbina appena nevica non devono fare altro che andare avanti e indietro ininterrottamente sulle strade di montagna fin quando il manto nevoso è appena accennato.
E quindi concludo io se è vero che c’era rotta l’unica turbina, come dicono quelli della Provincia interessata, allora, che problema è ?
Mettere una pala davanti a un trattore o a un camion per farli diventare spazza neve son capaci tutti , se non lo hanno fatto, si tratta della dimostrazione di una grave incapacità di garantire un servizio pubblico di prima necessità, e quindi occorre risponderne, a cominciare dal responsabile politico di quella istituzione.

Secondo, è mancata la luce per un tempo inconcepibilmente lungo.

Che si venga a dire che le linee sono state interrotte dagli alberi ,che la nevicata eccezionale avrebbe fatto cadere sopra di esse, non scusa nessuno ed anzi aggrava ancora di più la posizione della società, che ha posato quelle linee, e che è responsabile della loro manutenzione, perchè è elementare che queste devono essere posate all’altezza ed alla distanza dovuta, per non poter essere né venire in contatto con nessun albero, che potrebbe cadere sotto il peso della neve.
La società che gestisce un servizio ,lo gestisce per conto dell’ente pubblico territoriale di riferimento, che non ne è solo il cliente, ma trattandosi di un servizio pubblico, ne è anche il costante controllore.
E’ stato esercitato questo controllo prima,durante e dopo?
L’albergo sarebbe stato costruito sul fianco di un canalone di scarico, come dimostrerebbe una mappa, che lo indicherebbe con quel codice colore e come dimostrerebbe il terreno di fondo costituito dagli scarichi secolari scesi dalla montagna.

Le slavine percorrono gli stessi itinerari da secoli, tanto che ci sono carte topografiche dedicate

Mauro Corona ha ripetuto continuamente in questi giorni, che le montagne funzionano nello stesso modo per secoli e secoli, cioè scaricano detriti e neve regolarmente negli stessi tracciati.
Questo non significa che si verificano valanghe a ripetizione tutti gli anni o quasi.
Possono passare decenni, ma se la conformazione è quella, l’evento si ripeterà regolarmente anche dopo un secolo.
Se le cose stessero così allora si troverebbero in una posizione veramente tragica i tecnici ed i politici che risultassero responsabili di quel disastro.
Ma queste scemenze si fanno e si rifanno con leggerezza, lo stesso Corona non ha esitato a dire che perfino al suo paese, che ha conosciuto il disastro del Vaiont, e che quindi dovrebbe avere vaccinato tutti i suoi abitanti, avrebbe lasciato costruire recentemente un gruppo di case in una zona, un tempo soggetta e ricevere valanghe.
Le carte con indicati i percorsi tipici delle valanghe sono in possesso degli enti locali interessati?
O meglio questi enti hanno l’obbligo di legge di possederle aggiornate e di fare menzione della loro avvenuta consultazione quando rilasciano licenze e quando approvano piani regolatori?
I bollettini della neve con relativi indicatori di percolo valanghe sono regolarmente comunicati, esposti e divulgati sul territorio?
Se si, come mai quell’albergo non è stato evacuato dall’autorità territoriale competente ?
Tutte queste domande saranno evidentemente poste e contestate dall’autorità giudiziaria, che ha già aperto la dovuta inchiesta.

Le responsabilità penali le sta valutando la magistratura, ma la politica non pensa di avere da fare nulla? Va bene aumentare le competenze della Protezione Civile, ma occorre fare un passo successivo più importante

Ma la politica? Si fa le domande che dovrebbero farsi gli eletti del popolo?
Gentiloni per la verità ha detto che in effetti occorre mettere mano alla legge che regola le competenze della Protezione Civile, per ampliarne i poteri.
Meno male, ma che si sbrighi.
Tutti sanno che la gestione Berlusconian- Bertolasiana di quella istituzione ha messo in evidenza debordamenti oltre alle sue normali competenze da arrivare al limite del ridicolo (funerali di Papa Woytila, vertice del G7 etc.).
Il successivo governo Monti ha però ecceduto nello sfrondare competenze e procedure.
Purtroppo in un paese corrotto come il nostro, è sempre un rischio consentire a un commissario straordinario o alla Protezione Civile di fare opere ed erogare servizi in deroga alle normali procedure.
Ma d’altronde queste medesime procedure sono strutturate in modo da prevedere regolarmente che per arrivare ad una decisione occorre espletare “il concerto” fra una pletora di enti territoriali e no , che allunga i tempi di esecuzione in modi incompatibili con la necessità di intervenire urgentemente nei casi di calamità naturali e quindi è giocoforza queste deroghe prevederle, sperando che i responsabili del momento non ne abusino.
Va quindi bene che il Presidente Gentiloni sia consapevole del problema.
Ma una volta che ci siamo ripetuti per la ennesima volta sull’onda di una catastrofe naturale che questi problemi sono endemici alla morfologia del territorio italiano, abbiamo anche riconosciuto che non si pone solo il problema di ricostruire quello che la natura sempre aiutata dal nostro male operare ha distrutto.

Occorre una volta per tutte mettere sul tavolo delle politiche sistemiche di controllo del suolo, del territorio e delle opere esistenti, con una specie di Piano Marshal pluriennale, come si fece per la ricostruzione del dopoguerra

Si apre lo spazio per opere pubbliche e private di entità ingentissima, che vanno programmate per anni o per decenni a venire.
E questa, guarda caso, è la nostra grande occasione per risorgere.
Mettere in sesto il nostro territorio e mettere a norma le opere esistenti è un lavoro ingente delle dimensioni del Piano Marshall e della ricostruzione post-bellica.
Ci sarebbe lavoro per tutti e probabilmente avremmo perfino bisogno di sollecitare l’arrivo di mano d’opera immigrata.
E’ un puro sogno?
Non lo è nel senso che appoggia su necessità evidenti, conosciute da tempo e facilmente dimostrabili e quantificabili.
Lo è nel senso che dovrebbero pensarlo , delinearlo e metterlo in attuazione i modesti politici che ci ritroviamo per le mani, non abbiamo altro purtroppo.
Il prezzo che dovremo pagare sarà probabilmente un terremoto anche in politica.
Personalmente mi iscrivo fra coloro che questo terremoto lo auspicano.



martedì 17 gennaio 2017

Renzi e Berlusconi stanno per mettere in scena un penoso “ritorno al passato”



Nessuno li vuole, nessuno li ha chiamati , nessuno li rimpiange, ma l’altro ieri il giovane e il vecchio della politica italiana sono ricomparsi in due ampie interviste in una simultanea non casuale, interviste piene del solito nulla, fatto delle abituali mirabolanti promesse mai mantenute.
Ma guarda caso proprio ieri, cioè solo il giorno dopo la loro “riapparizione” è arrivata da Bruxelles una doccia fredda sui conti fasulli del bilancio italiano, che ha riportato tutti alla realtà.
I lor signori avevano regolarmente sottoscritto l’impegno a tenere il deficit di bilancio a un certo livello, poi hanno ottenuto un allargamento tirando in ballo le spese per i migranti e l’esigenza di incentivare la ripresa, ma pure avendo incassato uno sconto sull’austerità hanno sforato di parecchio, e i nostri partner non capiscono perché loro devono mantenere gli impegni e gli italiani no e di conseguenza hanno chiesto al nostro governo di mettere mano a una manovra aggiuntiva di circa 3 milardi.

Renzi e Berlusconi ritornano, ma Bruxelles bacchetta un paese che va sempre peggio

Questo significa che dopo vent’anni di berlusconismo inconcludente e tre di renzismo non certo più produttivo, siamo ancora e sempre alla finanza creativa che pure imbellettando i conti non riesce ad andare oltre a qualche zero virgola di sviluppo, che in pratica si traduce con stagnazione.
Noi non riusciamo mai a mantenere gli impegni.
Sarà solo perché abbiamo una classe politica inetta o sarà invece che questa classe politica è inetta perché non vuole capire che questa Unione Europea è fatta per fregarci e non per darci una mano.
Vengono dei dubbi a vedere una Germania che qualsiasi cosa faccia (la stessa gestione clientelare opaca delle banche locali e non solo, le varie furbizie sui motori Volkswagen, l’azzardo dell’accoglienza di un numero strabordante di profughi eccetera) continua a macinare un impressionante saldo positivo delle esportazioni sulle importazioni, ritrovandosi così in cassa grosse cifre da investire in istruzione e infrastrutture (che è ,guarda caso, proprio quello che manca a noi).
La Germania è da sempre il nostro principale concorrente nella manifattura e aderire ad una Unione fatta su misura per favorirla, non sembra agli osservatori esterni una cosa particolarmente furba.
Ma da noi non ci si pone nemmeno il problema, salvo la posizione genericamente Euro-scettica dei così detti “populisti” anti establishment, Grillo e Salvini.
E non è che la classe politica tedesca attuale brilli troppo, se è vero che non si trova un vero partito di opposizione (salvo i neo-nazi) e di conseguenza non si trova una nuova figura per avere l’alternanza alla Merkel, che piuttosto grigina è sempre stata, ma almeno ha saputo fare con coerenza l’interesse del suo paese, che è quello che manca alla nostra classe politica.

Non sarà il caso di cominciare a pensare a pregi e difetti di un eventuale “Italexit”, se rimanere nella UE ci fa fare regolarmente cose contrarie ai nostri interessi nazionali?

Se l’adesione all’Unione ci costringe a sottoscrivere patti contrari ai nostri interessi nazionali, non è il caso di pensare seriamente a una bella “Italexit”, prima che ci sbattano fuori comunque i nordici e gli est -europei ex sovietici, ora saldamente satelliti della Germania, mentre noi litighiamo sugli zero virgola?
Renzi è stato cassato dalla sfiducia di quasi il 70% degli italiani, ma non ha altro da fare, dato che non ha fatto mai nient’altro in vita sua che vivere di politica, e quindi rieccolo pronto a dare qualche colpo di belletto al suo “giglio magico” ed a fare tutto come prima.
Ma ha perso per strada il prode Verdini sotto processo per supposte vicende bancarottiere, che ciliegina nella torta si sarebbero ripercosse proprio sul Monte Paschi e quindi lo stesso Renzi è momentaneamente senza maggioranza al Senato.
Ma ecco venire in soccorso Silvio, acciaccato e appesantito dalla montagna di soldi che ha incassato dalla vendita del Milan e dalle azioni comprate da Vivendi che hanno fatto balzare in alto le quotazioni delle sue di azioni.
Poverino, oltre che dalla salute inferma è anche colpito da un eccesso di ricchezza, ma ormai si è incapricciato della politica, il potere, che come dice un volgarissimo ma efficace detto napoletano, da soddisfazioni superiori a quelle sessuali.
E quindi vuole tornare, un po’ per avere un ritorno dalle enormi cifre che ha speso in avvocati riconquistando la “riabilitazione” dalla Corte Europea e riponendosi alla testa di un centro-destra che esiste ormai solo nella sua fantasia.
Ma i suoi quattro voti non sono di fantasia, sono reali e senza di loro Renzi dovrebbe rimanere al paesello a mangiare rabbia.
E quindi il nuovo patto Renzi-Berlusconi è cosa fatta, tutti e due disposti a vendersi l’anima pur di approvare una nuova legge elettorale proporzionale, peggiore del Porcellum di Calderoli.
E’ questo che volevano e vogliono gli Italiani? Spero di no.
In ogni caso la strada non è liscia per nessuno dei due.

Renzi è ancora in sella nel PD, ma la cosa va verificata bene e non è detto che sia così

Renzi è ancora in sella nel suo partito, ma dietro di lui è apparsa insistentemente la barbetta di Franceschini, che Lavora nell’ombra da buon democristiano, ma che viene accreditato come detentore di qualcosa di molto vicino alla maggioranza relativa.
Franceschini però non è un gran coraggioso e quindi non si sa se oserà fare il gran passo allo scoperto per togliere la segreteria a Renzi per prendersela lui o per darla a Emiliano a Rossi o a qualcun altro.
Poi ci sono i “giovani turchi” (Matteo Orfini e compagni) e la così detta sinistra degli ex-comunisti (Bersani, D’Alema eccetera).
Tutti in cronaca crisi di idee, ma che controllano sempre qualche pacchetto di voti anche importante.
Faranno i loro conti, tenendo conto si spera del risultato del referendum.
E poi c’è Gentiloni, viene da ridere pensare a lui come all’uomo che ci salverà, ma la politica è spesso come il calcio, ha strutturalmente un sacco di incognite, che riescono a fare diventare interessanti delle partite che sembravano scontate.
Difficile dire se abbia la stoffa e gli attributi per ordire congiure di palazzo e fare la parte del Bruto con Renzi, ma tutto è possibile anche se non molto verosimile.
Rimanendo coi piedi per terra nel campo del realistico e del verosimile purtroppo è difficile pensar bene, perché vedo sempre sullo sfonto il fantasma mefitico dell’eterno moderatismo italiano, che teme le novità e i “salti nel buio” più di qualsiasi altra cosa.

La carta principale sulla quale può contare la “santa alleanza” Renzi-Berlusconi è l’eterna paura dell’eterno pavido moderatismo italiano che accetta tutto per la paura di cambiare

E quindi anche se la nuova “santa alleanza” Renzi- Berlusconi” è qualcosa che dovrebbe fare ribrezzo, dopo il giudizio sul passato e sopratutto dopo il risultato nettissimo del referendum, temo che la paura dei cattivi e ineducati “populisti” 5Stelle e seguaci di Salvini, costringa la pavida palude dei moderati di sempre a raccontarsi la favola che Renzi “non ha alternativa”.
Non ho più una gran fiducia nella capacità dei 5Stelle di essere all’altezza dei voti che prendono e che prenderanno, ma certo che l’occasione che ora si presenta loro è veramente storica.
Impareranno finalmente a far politica, arte come è noto del possibile e delle alleanze e non dell’affermazione dei “migliori” e dei “diversi”, che nella storia hanno sempre fatto disastri.
I vistosi errori che hanno inanellato ultimamente, dovranno ben aver fatto loro capire che se non sono stati sufficienti per distruggerli è solo perché la singolarissima situazione italiana ha creato vasti ceti politicamente disperati che cercano una rappresentanza ovunque ma non nei partiti tradizionali, autori del disastro.

Chissà che alla “salta alleanza” Renzi-Berlusconi, non se ne contrapponga nei fatti un’altra alternativa formata da Grillo-Salvini.

Inverosimile? Non direi, anche se tutta in salita.
Ma in politica può succedere che i fatti e le situazioni guidino realisticamente le alleanze.
Temo che non mi dispiacerebbe, vedere lo pseudo-statista Berlusconi, che vuole solo e unicamente il proporzionale per non scomparire, incapace di guardare oltre al proprio naso, così come Renzi, lavorare senza accorgersene per il successo di Grillo e Salvini.
Per quello che hanno fatto e sopratutto non hanno fatto se lo meriterebbero.





mercoledì 11 gennaio 2017

Ma questi 5 Stelle che stanno combinando?





E’ una tristezza vedere che l’unica forza politica veramente nuova apparsa in Italia, e quindi candidata a rinnovare una classe politica di brontosauri e di giovani solo anagrafici alla Renzi e amici, non sappia più cosa fare per autodistruggersi.

Prima anomalia : i due capi in testa non sono mai stati eletti da nessuno

Hanno cominciato con la palla al piede di una anomalia inguaribile ,che stava proprio nel fatto che i due fondatori Grillo e Casaleggio padre .avevano dichiarato da subito che non si sarebbero mai messi in gioco, cioè che non si sarebbero mai presentati alle elezioni.
Non è cosa da poco, perché non si vede come si possa ambire ad entrare nelle istituzioni ,senza essere mai stati eletti ed anzi escludendo a priori di candidarsi per farsi eleggere.
Purtroppo l’anomalia è rimasta, Grillo e Casaleggio figlio hanno cercato di coprirla ammantandosi dell’aura, oltre che di fondatori, anche di auto-nominatisi “garanti” del Movimento.

Seconda anomalia : uno dei due capi in testa è in conflitto di interessi
Il difetto iniziale era ed è aggravato dal fatto che Casaleggio non è solo una persona fisica, ma esiste politicamente ed opera, come padrone di una ditta privata che non solo gestisce il sito del Movimento, ma che ha ideato organigrammi e organismi di controllo di tutta l’attività politica dello stesso, ammantandosi con la foglia di fico di “consulente”.

Terza anomalia: la gestione del Movimento tramite il web invece che con incontri fisici era una speranza ma ha prodotto più guai che altro e non da alcuna garanzia di trasparenza
Una ulteriore anomalia sta nel fatto che quella che doveva essere la carta vincente dei 5Stelle presentandolo come l’unico movimento politico in Italia, capace di organizzarsi tramite una specie di “democrazia diretta”, basata sulla partecipazione a tutte le decisioni tramite espressioni di volontà ,votazioni comprese, non partecipando ad assemblee fisiche, come nei partiti tradizionali, ma tramite web, ha suscitato fin dall’inizio grandi entusiasmi sopratutto da parte dei giovani e della parte più colta e scolarizzata degli italiani, ma passando gli anni ha mostrato quanto quel sistema sia ancora tutto da costruire e da sintonizzare per fornirgli un minimo di trasparenza e di garanzia.
Non si può nascondere anche che fin dall’inizio suscitava più che perplessità il fatto che le decisioni anche importanti, come per esempio la selezione della classe politica (scelta dei candidati alle elezioni locali e nazionali) fosse demandata alla partecipazione sul web di un numero infimo di iscritti certificati.

Oggi poi sembra una gran presa per i fondelli essendo il web troppo facile da manovrare
Oggi, dopo che sono stati riportati al pubblico i risultati delle consultazioni sul web per ratificare o meno le decisioni dei “garanti” ad esempio sulla collocazione al parlamento Europeo della pattuglia dei 17 euro deputati pentastellati, con percentuali di approvazione bulgare su argomenti sui quali era ben noto quanto fossero articolate e contrastate le posizioni della base del Movimento, riteniamo sia lecito pensare veramente male, e cioè che il ricorso al web gestito dall’azienda privata del cofondatore possa essere una colossale presa per i fondelli.
Il consenso o meno sul web è troppo facile da manipolare, anche senza essere hackers, basta molto meno, una manciata di caselle mail e di account sui social “fake”, cioè di fantasia, e si crea un’opinione.
Il mezzo del web è un potente fattore di partecipazione e di democrazia, ma mai più se il garante è una ditta privata non terza, ma parte in causa.
Ma ci pensate ? Il Movimento 5Stelle è come se Renzi capo del PD ,segretario nazionale, eletto da regolari primarie con oltre un milione di partecipanti, non fosse mai stato eletto da nessuno e si fosse autoproclamato “garante” ,insieme a uno qualunque del suo “giglio magico”, titolare di una ditta di “consulenza informatica” con l’autorità di suggerire e controllare la gestione di tutto il partito, coprendo il tutto con consultazioni web controllate sempre dalla stessa ditta.
Griderebbero tutti allo scandalo ed alla presa in giro.
E sopratutto i militanti lascerebbero in massa quella forza politica.

Per i giovani e per i più scolarizzati degli italiani il Movimento era una grande speranza
Ora, dobbiamo capire la delusione, lo scoraggiamento e anche la disperazione dei giovani, che si trovano in mano tutoli di studio che valgono come carta straccia ,non trovano e spesso non cercano neanche più un lavoro che non c’è e quindi dobbiamo capire che sono restii a lasciare al suo destino quei 5Stelle, nei quali avevano creduto, anche perché al momento non ci sono drammaticamente sul mercato altre forze appena appena credibili che non siano quelle della palude, tutte responsabili della pessima situazione nella quale versa il paese.
Però occorre essere razionali.

I 6 mesi di disastri a Roma hanno dimostrato che la scelta della classe dirigente del Movimento non funziona alla radice
I sei mesi della disastrosa “sindacatura” della Raggi a Roma ,sono già loro l’evidenza di quanto l’attuale sistema di selezione dei candidati alle cariche istituzionali dei 5Stelle sia insostenibile,
La decisione del vertice dei 5Stelle, (Grillo e Casaleggio) di difenderla ad oltranza anche quando avrà ricevuto probabili avvisi di garanzia, è una scelta disastrosa e irrazionale, perché dalla Raggi non si vede come possano uscire se non altre azioni politico-amministrative disastrose.
E qui ci risiamo, il difetto sta nel manico cioè nel sistema di governo sballato di quel Movimento.
Quand’anche le “consultazioni” sul web funzionassero correttamente e non lasciassero dubbi più che giustificati di essere eterodirette, ce ne facciamo tanto di quelle decisioni se poi non valgono nulla perché il duo dei “garanti” le può sempre correggere o cassare.
E poi che senso hanno quelle decisioni se sono regolarmente solo “ratifiche” di pensate dei “garanti”, cioè pensate altrui, di mammasantissima eletti da nessuno.
Senza avere mai letto Toqueville, Max Weber o qualunque luminare di scienza politica, qualunque cittadino abituato a vivere in democrazia sa che per esserci democrazia le decisioni devono passare dagli eletti dal popolo e non da “mammasantissima” auto-proclamatisi grandi capi.

Il Movimento ha espresso gruppi parlamentari regolarmente eletti e sono questi gli unici legittimati a governare il Movimento, Grillo e Casaleggio se ne devono andare
Nei 5 Stelle gli eletti dal popolo ci sono e sono i gruppi parlamentari, che però non contano nulla.
C’è poco da fare i 5Stelle sono da sempre in corto-circuito democratico : o gli eletti sbattono fuori Grillo e Casaleggio o il loro Movimento è perduto, perché era tarato fin dall’inizio da una contraddizione mai risolta.
Grillo lo aveva capito tanto che si era progressivamente allontanato, per rioccuparsi del suo mestiere vero, tornando al teatro.
Poi, dopo i pasticci sistematici della Raggi ha temuto il collasso ed è tornato alla guida, non rassegnandosi al disastro.
Ma ha sbagliato tutto, perché lui non è un eletto e Casaleggio ancora meno di lui perché come imprenditore informatico è in evidente conflitto di interessi se gestisce la colonna vertebrale del movimento in una condizione di trasparenza più che dubbia.

La vicenda dell’adesione degli europarlamentari 5Stelle a un gruppo parlamentare per volontà dei due caporioni ,che ha escluso appunto la preventiva consultazione dei parlamentari ,è stata la pietra tombale
I due poi il disastro lo hanno fatto loro decidendo cervelloticamente in quale gruppo parlamentare avrebbero dovuto iscriversi i 17 euro deputati del movimento.
E questo è folle.
Tutto un gruppo parlamentare eletto regolarmente dal popolo che non ha nemmeno la facoltà di decidere autonomamente di aderire a un gruppo parlamentare di sua scelta.
E, attenzione, questa procedura non è affatto un passo burocratico, perché comporta un scelta politica fondamentale come è la scelta di una politica filo europea o euroscettica o anti europea.
Ed ecco che prima la scelta del vertice a due cade sul gruppo liberal democratico fra i più filoeuropeisti, e poi, dopo il rifiuto di questi, ricade sul gruppo degli anti europeisti inglesi, come se la politica dei due gruppi fosse la stessa.
I deputati eletti chiamati a ratificare a posteriori in modo indecente.
Così tutti sappiamo che il Movimento 5Stelle non ha una minima idea politica sull’Europa : è a favore o è contro?
C’è poco da rallegrarsi che i 5Stelle finiscano male perché dietro di loro c’è al momento solo la palude, responsabile di tutti i mali del paese, ma occorre prendere atto della realtà.
E che ce ne facciamo degli enfant prodige alla DiMaio o DiBattista o Fico, giovani e brillanti, ma non dotati di un pensiero politico loro, tanto che lo cambiano di continuo seguendo l’onda, né più né meno di come fa Renzi e gli altri della palude.
Cercasi politico appena appena decente.