giovedì 22 settembre 2016

La Siria è ormai definita come “uno stato fallito”, ma i suoi abitanti ancora presenti o sfollati, hanno diritto a un futuro, come tutti. Ma come mai gli aiuti umanitari non vengono paracadutati?





Fanno in fretta i commentatori dei grandi media e i politici a guardare alla Siria dall’alto in basso, a causa delle deplorevoli condizioni nella quale versa.
Ma prima di tutto, in qualsiasi situazione, occorre per lo meno riconoscere la comune fratellanza nell’umanità e poi non farebbe male mostrare meno sussiego da parte di quei politici (tutti) che nello scacchiere del Medio Oriente non hanno mai espresso una politica compiuta a medio-lungo periodo e che quindi non ne azzeccano una da decenni, con conseguenze disastrose per la regione.
Ma prima di fare commenti sarà meglio elencare gli elementi essenziali della situazione per cercare di capirci qualcosa, e si vedrà che occorre fare una certa fatica per non perdere il filo del discorso, talmente la situazione in quel paese è complessa e contraddittoria.

Chi è l’amico e chi è il nemico dell’Occidente nella guerra civile siriana?
Nelle discussioni da “bar sport” ,si è portati a semplificare al massimo : questi sono i miei amici e quelli sono i miei avversari. Una squadra contro l’altra, noi e loro.
Del resto fino ai tempi di Napoleone, le guerre funzionavano ancora così, una parte metteva in fila uno schieramento di fanteria e il nemico faceva lo stesso. Tutt’al più si poteva si giocare sulla posizione dell’artiglieria e della cavalleria, ma le squadre erano due, identificabili con tutta chiarezza.
Oggi, sopratutto nel Medio Oriente, questo schema è cosa da archeologia.
E’ difficile identificare le parti, perché tutte giocano su più tavoli contemporaneamente, pensando di essere più furbi degli altri.
Cominciamo quindi con l’identificare l’unico attore politico della guerra siriana che non ha cambiato casacca e schieramento, il presidente Assad, questo è sempre stato solo con se stesso, inchiodato alla propria sedia.
Questo dato di fatto non è “tecnicamente” un male, perché almeno questo rimane un elemento fisso, anche se moralmente il giudizio sull’ operato di un dittatore, definito sanguinario perfino dal Segretario Generale dell’Onu ,dovrebbe essere invece severissimo, perché la ferocia di Assad è pari sola a quella del presunto califfo Al Bagdadi.

Assad è rimasto fermo, ma gli altri?
Fa una certa impressione, e mette obiettivamente in imbarazzo, dover riconoscere che quegli Usa, che per decenni abbiamo visto nella parte di “poliziotti del mondo” in supplenza di quelle Nazioni Unite, che erano nate come deputate a quello scopo, ma che non sono mai riuscite ad assumere quel ruolo, si sono comportati in Siria, come “doppiogiochisti”, per di più pasticcioni e approssimativi.

La posizione ondivaga di Obama
All’inizio della guerra civile siriana , Obama, che proprio chiaro in politica estera non riesce a parlare, dice o fa dire, perché la gente capisca, che l’obiettivo prioritario degli Usa è abbattere il regime di Assad.
Poi ,fa due conti ,e si rende conto che il suo parlamento, nel quale non ha la maggioranza, non avrebbe approvato mai un intervento in Siria.
Ed allora “derubrica” ,come cercano di fare gli avvocati, l’intervento in un evento lontano, realizzabile solo se Assad dovesse varcare “la linea rossa” con l’impiego di armi chimiche.
Finisce che, prima, alcune ONG ,presenti in Siria, e la stessa Onu dopo ,debbano riconoscere che sì probabilmente sono state usate bombe al cloro (sotto forma di gas) e forse addirittura al fosforo.
Premetto che un medico di una Ong, e quindi per definizione in una posizione di terza parte, ci mette ben poco a capire se gli portano un ferito con segni di armi chimiche addosso.
D’accordo, poi è tutt’altro che semplice dimostrare chi quella bomba contenente gas tossici, l’ha sganciata, ma un conto è dimostrare di fronte a una corte di giustizia, un conto è acquisire indizi gravi e convergenti, come solo si può fare in una guerra in corso in quelle condizioni.
Ma Obama non reagisce, e forse, giudicando col senno di poi, occorre riconoscere che fece bene a non reagire contro Assad in quel momento, perché se avesse mandato i suoi bombardieri a incenerire Assad e il suo regime, poi si sarebbe condannato a sedersi a un tavolo a fare un solitario, dato che non avrebbe trovato nessun altro con una posizione chiara e facilmente definibile, col quale giocare un partita, per definire il futuro di quelle popolazioni.
La Siria sarebbe finita in mille cantoni, difficilmente identificabili.

I “ribelli” anti- Assad
Se Obama ,nello scacchiere Siria, avesse fatto o non fatto solo questo, andrebbe ancora bene, perché nel frattempo si è intestardito ad aiutare i “ribelli” contro Assad, favoleggiando di vederli come presunte forze democratiche, che ,naturalmente se vincenti, avrebbero trasformato la Siria, che la democrazia non l’ha mai conosciuta, in un paese democratico, alleato dell’Occidente.
Questo è stato un abbaglio macroscopico, che è sintomo di una conoscenza veramente superficiale dei dossier relativi a Medio Oriente, Islam e mondo arabo.
Se il lettore fosse sul punto di giudicare troppo severo il giudizio sopra espresso su Obama, lo invito caldamente a cercare su un vocabolario di arabo la traduzione del nostro termine “democrazia”.
Troverà “dimucratia” (ديموقْراطيّة ) cioè un termine che in arabo non esiste e non è mai esistito.
Quel dimucratia è semplicemente la traslazione in arabo del termine occidentale, che è quasi identico al corrispondente termine greco e che quindi non ha nulla a che fare con la cultura araba.
Attenzione quindi a cercare velleitariamente di “esportare” la democrazia, dove i destinatari non sanno nemmeno che cos’è.
L’errore strategico di Obama non è certo legato a una questione semantica, ma di assoluta sostanza, perché nessuno, dico nessuno, nemmeno fra i più accreditati esperti di geopolitica, sarebbe oggi in grado di compilare un elenco aggiornato dei così detti “ribelli anti Assad”, che possa aver un senso, cioè che possa essere impiegato per stabilire quale gruppo è amico e quale gruppo è nemico dell’Occidente.
Intendiamoci, fare un elenco è facilissimo, ma il problema è che quelle milizie stanno oggi con uno, domani con un altro, e dopodomani con un altro ancora e quindi quell’elenco sarebbe del tutto privo di un significato pratico.
Però Obama disgraziatamente a quella gente non bene assortita ha dato mezzi ed armi in quantità, prima di realizzare che erano completamente inaffidabili.

I potenti protettori dei “ribelli”
Prima di lui si erano mosse le potenze regionali sunnite (Arabia Saudita,Qatar, Emirati ecc.) e sciite (Iran, Hezbollah libanesi ecc.) inviando milizie , armamenti e soldi.
Con la Turchia di Erdogan che giocava su tutti tavoli contemporaneamente.
Se oggi nell’assedio di Aleppo c’è una situazione di stallo, che dura da mesi è anche perché i “ribelli” hanno per le mani armamenti molto potenti e moderni, che sarebbe stato più sensato evitare di fornirglieli,in un teatro bellico così difficile da decifrare.
Oggi si fatica fortemente a concordare i termini di una breve tregua umanitaria, perché nessuno vuole rischiare ,che gli altri ne approfittino, tanto che Onu e anche molte Ong hanno dovuto ritirare il loro personale per non esporlo a rischi troppo grossi.
Pochi giorni fa, Labrov e Kerry sono riusciti a concordare una tregua quando i loro Presidenti avevano fallito tre giorni prima, ma poi ,sul campo, la tregua medesima è durata ben poco ed è saltata col bombardamento parziale di un convoglio ONU ,non è chiaro da parte di chi, preceduto da un bombardamento americano su truppe siriane, venduto come errore, ma di dubbia identificazione.
Ma perché per inviare aiuti umanitari agli abitanti di Aleppo, rimasti intrappolati nella città assediata, Russi e Americani per conto dell’Onu non paracadutano il necessario, se vogliono veramente fare arrivare alla gente quegli aiuti?
Ci sarà una ragione, ma non riesco a trovarla.
Insomma la situazione sul campo in Siria è un rompicapo per chiunque.
Queste famose milizie “ribelli”, nel senso di contrarie al regime di Assad, non sono i Garibaldi siriani che combattono per la loro indipendenza,coltivando ideali di libertà, anche perché molti di loro non sono affatto siriani.
Sono invece milizie sunnite, che è difficile pensare siano avversari del Califfato, se non per ragioni di concorrenza, dato che professano le medesime basi ideologiche : quelli di Al Nusra, che si sono camuffati sotto un altro nome :Jabath Fatah al Sham,per pretendere di non essere più con Al Quaida, i salafiti tunisini, i caucasici, i rimasugli di Al Quaida, tutti contro Assad si, ma sopratutto contro gli Shiiti e tutti accomunati da un odio feroce verso l’Occidente, quindi sicuramente non sono nostri amici.

La Russia di Putin fa il suo gioco e lo fa bene perché ha una strategia chiara, che gli altri non hanno
Passiamo a Putin, spiace dirlo, ma questi si è mosso in un modo ben più lineare ed efficace di Obama, sopratutto perché sapeva ancor prima di muoversi cosa voleva a breve, medio e lungo periodo.
Voleva salvare un Assad ,ormai al tracollo (possedeva un mega esercito di 300.000 mila uomini ben armati e addestrati, prima della guerra civile, che oggi è sceso addirittura a meno della metà di effettivi, controllando sul suo paese con sicurezza circa il 30% del territorio pre- guerra).
Perché Putin si è mosso con tanta determinazione?
Per avere da Assad l’uso delle basi navali, aeree e terrestri di Tartus e di Latvia ,sul Mediterraneo, ambedue circondate dai territori, che tradizionalmente erano i meglio controllati dalle tribù Alawite (quelle alle quali appartiene il Clan degli Assad , clan Sciita, in un paese a maggioranza Sunnita).
Quei territori, durante le prime fasi della guerra civile in corso, iniziata nel 2011, erano finiti addirittura nelle mani dei peggiori taglia-gole di provenienza caucasica, con una maggioranza di Ceceni, che sono, guarda caso, gli arci- nemici di Putin.
Putin non vuole (giustamente) avere in giro per il mondo alcune migliaia di “foreighn fighter” della peggiore specie, come capacità militari e ferocia, provenienti dalla Russia e da stati ex sovietici, che potrebbero in qualsiasi momento decidere di tornare nelle loro regioni di origine, creandogli dei gravi problemi.
Questa è la ragione forse più consistente, che lo ha fatto muovere e poi c’è il sogno di riposizionarsi come grande potenza, non del tutto peregrino, stante le dimensioni e la storia della Russia.

Putin è talmente “elastico” da aver saputo cucire alleanze inverosimili come quelle con Nethanyau e con Erdogan
Putin è abile ed elastico, termine traducibile anche come spregiudicato, ma sa arrivare anche dove sembrerebbe inverosimile. Si pensi all’incredibile avvicinamento che ha realizzato con l’Israele di Netanyau, ponendosi come difensore ultimo del milione di immigrati russi, presenti in Israele come cittadini israeliani.
Si pensi che gli abitanti di Israele sono 8 milioni ,dei quali 1,4 milioni sono arabi.
Questi russi israeliani sono molto ben organizzati e alle elezioni votano rigorosamente a destra e quindi a loro Netanyahu deve non poca attenzione.
Questo fatto non è molto conosciuto, ma dà a Putin una carta di quelle pesanti da giocare.
La Russia, inutile dirlo, va dove trova lo spazio disponibile per andarci, e quindi è fortemente schierata ora con l’Iran e di conseguenza con tutto il mondo sciita.
L’Iran ha dato un contributo concreto fondamentale alla salvezza di Assad, spendendo qualcosa come 1 miliardo di dollari all’anno dall’inizio della guerra civile.
Attenzione però che siamo in Medio Oriente, e quindi le linee di demarcazione fra amici e nemici, sono sempre di un grigino evanescente e quindi Putin è vero che è in ottimi rapporti ,anche sul piano operativo, con Netanyahu, ma fa finta di non vedere per esempio le milizie sciite, che dall’Iran hanno preso posizione sotto le alture del Golan oggi israeliano, pronte per intervenire (in Israele) insieme agli Hezbollah libanesi, anche loro sciiti, nel momento in cui il loro super- alleato Assad, dovesse scivolare dalla poltrona.
In queste regioni il discorso amici- nemici è da sempre molto fluido.
Vogliamo azzardare un perché? Non per dare giudizi moralistici, ma per cercare di capirci qualcosa.
Stare oggi di qui e domani di là, da noi si chiama “doppio giochismo” ed ha una connotazione nettamente negativa.

La cultura del Medio Oriente non c’entra con la cultura occidentale e parte integrante di questa cultura è la priorità della tribù sullo stato
Questo dato di fatto, da noi, sembra non voler essere recepito e questo è fonte di infiniti discorsi vani e fuori bersaglio, che spingono ad essere subissati da una specie di “pensiero unico”, obbligatoriamente “buonista”.
Prima di dare giudizi di valore, sarebbe invece opportuno studiarsi un po’ la storia del Medio Oriente e la sua civiltà ,nella quale l’Islam ovviamente ha un peso preponderante, ma che è a sua volta solo secondo, come peso specifico, rispetto ad acquisizioni etniche secolari, che da noi generalmente si by-passano.
Prima fra tutte la struttura della società, organizzata dietro al modello gerarchizzato della tribù, che viene prima dello stato.
La tribù consiste dalla “federazione etnica di famiglie estese (khasm), formate dai figli maschi ,che hanno lo stesso bisnonno.
Teniamo anche conto che il nucleo di base, la famiglia -media, non quella estesa, è costituita da un marito, capo famiglia, che ha ha mediamente due mogli e 15 figli.
Il membro di una tribù esercita la sua lealtà fino alla morte alla sua famiglia, a quella estesa ed alla tribù di appartenenza, e non allo stato.
Lo stato viene dopo, per la semplice ragione, che la tribù, da sempre, ignora il concetto di confini, che è l’elemento costitutivo dello stato.
Lo stanziamento in un territorio e relative alleanze o guerre coi vicini è strettamente collegato al controllo delle fonti di energia e di sostentamento come l’acqua e il petrolio.
Le alleanze delle singole tribù quindi cambiano perché queste persone hanno sempre vissuto seguendo questi principi, che sono parecchio diversi dai nostro occidentali.
Il capo è lo Sheik locale, sopra di lui ci sarà quello che lo Sheik deciderà ,di volta in volta, dopo avere trattato a lungo con lui.
La struttura tribale è a tutt’oggi presente in Siria per oltre il 55%.
Se teniamo presenti questi dati di fatto, ci rendiamo conto che a ragionare all’ Occidentale, invece che all’araba, porta inevitabilmente a colloqui fra sordi.
Ne deriva che gli accordi Syke- Picot, con i quali gli Occidentali si sono divisi le province dell’Impero Ottomano alla fine della prima guerra mondiale, generando le entità statuali di Siria, Iraq, Libano, Palestina, assegnando loro confini cervellotici, sono durati incredibilmente tanto, anche se erano disegnati sulla sabbia fino da allora.

l’Isis dovrebbe essere il nemico numero uno nella guerra Siriana, ma quasi tutte le forze in campo hanno flirtato col presunto Califfo
Nella guerra civile siriana in corso gioca infine un ruolo da protagonista l’Isis e, siamo sinceri, se ci occupiamo di Siria è sopratutto perché temiamo proprio il possibile successo dell’Isis.
Sull’Isis occorrerà fare un discorso a parte, per ora, accontentiamoci solo di esaminare pochi elementi sintetici.
L’Isis rappresenta la degenerazione o l’affermazione compiuta, dell’Islam nella sua declinazione Wahabita, risalente al 1700, professato in Arabia Saudita e nel resto degli stati arabi del Golfo, che hanno inondato il mondo di moschee , centri islamici e madrasse per diffondere quel tipo di verbo, spendendo cifre impressionanti di petrodollari, mentre in Occidente non ci si rendeva conto degli enormi pericoli che stavano dietro quelle dottrine, fino a quando i suoi seguaci hanno cominciato a farci saltare in aria l’11 settembre 2001.
Quello che conta ora è appurare chi combatte veramente l’Isis in Siria.
Assad, Sciiti iraniani e libanesi, e sopratutto i formidabili Curdi, con l’appoggio aereo di Russia, Usa con non grande determinazione e una presenza simbolica di Francia e Inghilterra.
La prima potenza d’Europa, la Germania, è momentaneamente assente.
Erdogan, triplo o quadruplo -giochista, in un primo tempo ha favorito l’Isis indirettamente, sopratutto lasciando aperti i confini, e ,pare, comprando petrolio, (i giornali hanno pubblicato le foto dei convogli di camion cisterna) eccetera.
Ora i Turchi tirano qualche bomba anche sull’Isis, per poter giustificare altre dieci bombe tirate sulla testa dei Curdi.


Riferimenti per un approfondimento:

Maurizio Molinari (direttore della Stampa): Jihad ; il Califfato del terrore
Paolo Luigi Branca (Università Cattolica): guerra e pace nel Corano
Bernard Lewis (emerito di Princeton): i Musulmani alla scoperta dell’Europa
Giuseppe Rizzardi (islamista ) : Islam processare o capire? E altri titoli.




venerdì 9 settembre 2016

Il Movimento 5 Stelle non riesce nemmeno a suicidarsi con la vacua incapacità della sindaca di Roma, talmente è essenziale il suo ruolo di “sfogatoio” per gli elettori disgustati da “destra” e “sinistra” tradizionali




Sono fra coloro che nei 5Stelle avevano riposto la speranza di un rinnovamento possibile della politica italiana e a tutt'oggi un'ultima opportunità di riscatto gliela darei , non perchè se la siano meritata, ma per demerito degli altri, che stanno girando a vuoto recitando uno spettacolo sconfortante.
I 5Stelle, lo si era detto più e più volte su questo blog, si portano dietro il “vizio d'origine” costituito da una serie troppo lunga di problemi irrisolti nel loro interno.

- primo fra tutti la “governance” la catena di comando, che a volte sembra addirittura non esserci, a volte sembra essere in mano a “estranei non eletti” che sono i fondatori, a volte sembra in mano a organi cervellotici e non trasparenti come alcuni “direttòri”, a volte “addetti alla comunicazione” , a volte in mano ai fantasmi della “rete”.

-poi il ricorso infantile al “referendum on line” fra gli iscritti
va benissimo sperimentare cose nuove, compreso l'uso della rete in politica, ma data la delicatezza della scelta addirittura di una classe dirigente, andrebbe fatta in via sperimentale e non con valore deliberativo, per non incorrere nel guaio macrosopico al quale può portare il ricorso a un numero troppo basso di partecipanti-decisori, si veda l'esempio emblematico della scelta sul web della candidata sindaco di Milano e dicesi Milano non Gorgonzola, dove era risultato scelto via web un personaggio spaventosamente inadeguato.
Giocarsi l'espansione del Movimento a Milano pur di essere fedeli a uno dei principi -bandiera del Movimento ha fruttato una bella testata contro il muro, che però non ha prodotto un'autocritica efficace.
Il principio di usare il web va benissimo, ma va modulato usando il buon senso e non la Casaleggio Associati, la cui posizione andrebbe pure ridiscussa dopo la scomparsa prematura del secondo fondatore del Movimento, la Casaleggio è una ditta privata e con tutta la buona volontà non vedo come possa avere un ruolo in un partito che veleggia da mesi fra secondo e primo partito italiano, una ditta privata.

-poi c'è proprio il problema dei “fondatori” ,non eletti.
Cosa abbiamo tuonato a fare in molti, 5Stelle in testa contro Forza Italia eterodiretta da Fininvest, se i 5Stelle ogni tanto viene fuori che gli eletti del 5Stelle debbono sottomettersi a al verbo dei guru che rispondono alla Casaleggio?
I rapporti con la Casaleggio andrebbero di molto ridimensionati.
Quanto a Grillo è fuori discussione che sia utile al Movimento come padre nobile e può diventare indispensabile quando come in questi giorni a Roma il Movimento fa tante ma tante cavolate consecutive, che deve intervenire lui col suo prestigio per rimettere “i ragazzi” in carreggiata, ma credo sia il primo ad aver capito che la sua posizione è quella di garanzia che gli richiede di comparire il meno possibile.

-poi c'è la assoluta necessità di sbarazzarsi di slogan e obiettivi che sono nati col movimento, ma che non possono essere mantenuti con connotazioni fra il fondamentalismo e il paranoico.
Mi riferisco prima di tutto alla cura prestata alla riduzione degli stipendi degli eletti, degenerata nelle indagini paradossali sugli scontrini.
E' talmente vasta l'area della corruzione in Italia, che a voler dimostrare la propria “diversità” assoluta o il fatto di essere per definizione gli “incorruttibili”,andrebbe rivista con un po di buon senso.
Chi lavora in posizioni “apicali” o “manageriali” ai massimi livelli va pagato a prezzi di mercato facendola finita con penosi piagnistei.
Se si erano abituati i militanti a discorsi pauperisti si era sbagliato e basta, questi discorsi e questi slogan non pagano più, hanno stancato la gente.
Si riducano gli stipendi se vogliono, ma in modo simbolico.
Il loro ruolo non è quello di recitare la parte dei Robespierre, che serve a ben poco, ma di acquisire la forza politica per ridurre gli sprechi del Parlamento e del paese, diversamente la loro battaglia per gli stipendi più bassi ai parlamentari diventa stucchevole come quella per la diminuzione delle auto blu.

- che la finiscano anche con “l'ognuno conta 1”,” noi siamo portavoce e non parlamentari”, lo “statuto non statuto” sembra di risentire gli sragionamenti meno riusciti di Pannella sul “partito non partito transnazionale” finiti a quattro gatti litiganti fra loro.
Lo statuto lo devono fare appena gli altri avranno la dignità di mettere giù una legge come richiesto dalla costituzione e quello statuto non potrà contenere alcuna clausola contraria al non vincolo di mandato, che è una prescrizione costituzionale esplicita.
Si diano delle regole non infantili e non risibili per garantire una dialettica interna, cioè una voce a chi non la pensa come i “fondatori” o come i direttori.
Si diano delle regole per nominare la loro classe dirigente per votazione segreta.

Detto tutto questo, ci si rende conto che se la incredibile serie di cavolate inanellate dalla Raggi non hanno ancora affondato il movimento perchè la gente cerca disperatamente un'alternativa all'ultra mediocrità del resto della politica italiana, i 5Stelle hanno su di loro uno responsabilità enorme della quale devono divenire degni.

Non ci sono parole per definire la serie degli errori commessi.
Ma se andassimo ad esaminarli uno per uno, verrebbero fuori tutti i problemi non risolti colpevolmente trascurati dai 5Stelle per tutti questi anni, che sopra abbiamo elencato.
Se invece di nominare direttòri, controllori eccetera, si avesse avuto la consapevolezza del fatto che Roma valeva un ministero di peso, controllando tra l'altro delle municipalizzate delle dimensioni di industrie, si sarebbero evitate tutte quelle letali convulsioni interne con relative figuracce, concordando che si sarebbe ricorsi a società di consulenza al massimo livello per commissionare loro il lavoro di “cacciatori di teste” per individuare una rosa di figure apicali per le municipalizzate e perché no anche per gli assessorati maggiori.
La trasparenza e la meritocrazia pagano sempre.
Si sono invece impantanati in giochini da asilo infantile, ancora più penosi e oscuri di quelli della partitocrazia.
Adesso risalire la china non sarà così facile.
Se si pensa che tutti quei danni se li sono fatti proprio quando Renzi si trovava al livello più basso di credibilità e di apprezzamento della sua carriera, non basta chiedere scusa come hanno fatto Di Maio e Grillo, ma non la Raggi, ma bisogna dimostrare in poco tempo la capacità di governare che finora non c'è stata.

Sarebbe imperdonabile se si giocassero la fiducia dei tanti e a volte tantissimi che hanno riposto in loro grandi speranze.

giovedì 1 settembre 2016

Terremoti e post terremoti i governi italiani non hanno mai avuto una politica per la tutela del territorio, ma ora forse si mette in atto un piano pluriennale per la prevenzione




Gli stati meridionali dell'Europa sono tutti soggetti al rischio di terremoti anche di grado elevato, ma tutti quanti si affidano alla sorte e non fanno pressoché nulla per realizzare un serio piano di prevenzione che salverebbe un gran numero di vite umane.
Colpa certo di classi politiche più che mediocri che non sono capaci di guardare oltre al proprio naso.

Se non si fa nulla per prevenire è colpa di politici incapaci, ma anche di cittadini che dormono quando non se lo possono permettere
Ma anche i cittadini non è che siano molto impegnati.
Quando oramai è in via di superamento l'ondata emotiva conseguente al disastro di Amatrice e degli altri paesi colpiti dal recente sisma ora si ragioni a mente fredda.
Si sono viste cose turche, e di queste inevitabilmente dovranno rispondere oltre che i costruttori anche e si spera prima di tutto le classi politiche locali che dovevano essere cieche sorde a mute, se non si accorgevano che gli edifici pubblici dei loro paesi venivano ristrutturati guardando alla facciata e non alla sostanza.
Il sindaco di un paese di quelle dimensioni e relativi assessori non è che rischiano lo stress per seguire decentemente gli adempimenti richiesti dalle loro deleghe, e quindi possibile che non siano andati a metterci il naso mentre quei lavori venivano eseguiti quando si preparano i tondini e si assemblano a torretta per essere posati nella sagoma di legno preparata dai carpentieri, prima della colata di cemento, chiunque ha modo di vedere benissimo sia le dimensioni che verrà ad assumere la colonna di cemento armato in costruzione sia se la maglia di ferro è appena accennata o comunque quanto è abbastanza fitta.

In quanti nel paesi colpiti dal sisma non hanno visto e non hanno capito, quando ancora c’era il tempo per prevenire?
Lasciamo perdere il tecnico comunale, che è la parte più debole della catena di comando perché è il primo che il costruttore poco onesto cercherà di “ammorbidire” perché non veda e non senta, ma i politici locali anche se non tecnicamente preparati gli occhi ce li hanno.
Quei pilastrini caduti che si vedono dalle foto del disastro sono tagliati di netto, non si vede fuoruscire l'intrico di tondini che ci dovrebbe essere.
Quando si vedono i tondini, come in alcune foto delle macerie di Amatrice, se ne vedono tre per lato di ogni colonna, un’insensatezza.
Questo per gli amministratori locali.
Ma in qualsiasi consiglio comunale anche di paese piccolo siedono i consiglieri di opposizione.
Colpiti da cecità anche loro? Non vedevano?
E le famiglie nelle quali c'erano i bambini che sarebbero andati in quella scuola di Amatrice, magari un'occhiatina non alla vernice ed all'aspetto esteriore, ma alla sostanza, non potevano darcela?
Possibile che in paese non ci fosse un ingegnere e qualche geometra, in grado di capire al volo quello che c'era da capire?
E i proprietari di casa o di seconda casa, dopo lo scrollone disastroso avvenuto all'Aquila nel 2009, solo a pochi kilometri di distanza non vedevano che le loro case fatte con muri di pietra e materiale assortito, come si vede dalle foto, non garantivano nulla a nessuno?

Non è necessario essere ingegneri o geometri per vedere che i pilastri di cemento non sono armati a sufficienza, che i vecchi muri medioevali fatti di pietra e mista a sassi e qualche mattone stanno in piedi perché non tira vento.
Quanti in quei paesi avevano speso soldi per rifarsi il tetto in cemento armato, considerato dai tecnici una pietra tombale per il peso eccessivo assolutamente inadatto a quelle case.
Qui non parliamo di politici ma di gente comune, magari consultare più di un tecnico prima di imbarcarsi in una spesa consistente?
D'accordo politici inadeguati o peggio, che avevano i soldi per la messa in sicurezza e nulla hanno fatto per adire e sfruttare i finanziamenti, ma c'è anche un problema di cittadini che facevano finta di non sapere e di non vedere.
Non avevano un reddito adeguato per fare nulla? Può anche essere, ma allora per responsabilità verso sé stessi e la famiglia, almeno quando è andata giù l'Aquila, sarebbe stato meglio per loro andare ad abitare in un fienile basso e col tetto di legno, adattabile con quattro soldi, piuttosto che rimanere dov'erano.
Primum vivere!
Questa è una società malata, non è solo una classe politica non all'altezza.
Si è detto che l'analogo disastro di Aquila è di sette anni fa.

Abbiamo la Protezione Civile migliore del mondo , tecnici ai massimi livelli e siamo nelle condizioni di reperire i finanziamenti, manca solo la volontà politica e uno stimolo da parte dei cittadini
Da allora abbiamo acquisito un Corpo di Protezione Civile che già esisteva, ma che è divenuto sempre più capace di intervenire con formidabile prontezza, organizzazione e mezzi.
Una volta tanto all'estero invidiano la nostra capacità acquisita ad intervenire in zone disastrate.
Ma i tecnici ci dicono, e sono in grado di dimostrarlo, che i disastri si possono prevenire.
Mons.Pompili, Vescovo di Rieti, nell'omelia funebre, invece di ripetere le solite trite tiri tele, ha detto fuori dai denti che i terremoti sono fenomeni endemici della natura e che senza di loro non ci sarebbe nemmeno il pianeta come lo conosciamo, che però i morti non li fanno i terremoti, ma le opere dell'uomo, malfatte.
Un vescovo che sa di scienza e ne parla : che bel sentire, era ora.
I media televisivi e della carta stampata ci hanno riferito che chi ha fatto i conti ha rilevato che negli anni per ricostruire i danni materiali dei terremoti nel nostro paese si spendono mediamente 3 miliardi all'anno.
Non è vero che mettere in sicurezza (relativa perché tutto è relativo) più di mezza Italia sia economicamente insostenibile.
I tecnici hanno quantificato in 200 € a metro quadro il costo da sostenere su edifici già costruiti e in solo il 2% in più il costo per costruire a nuovo seguendo le norme anti-sismiche.
Pare che perfino il governo Renzi, che non è composto propriamente da premi Nobel, abbia sentito questa notizia e si stia orientando a mettere in cantiere un programma di spesa pluriennale di investimenti per una cifra analoga al fine di realizzare finalmente, sia pure con colpevole ritardo, una operazione strutturale di messa a norma antisismica del nostro paese.
Fosse vero! Staremo a vedere.
E fare diventare obbligatorio il libretto di fabbricato?
E' mai possibile che un proprietario di casa debba spendere migliaia di Euro per procurarsi un certificato di messa a norma dell'impianto elettrico, uno di congruità energetica e debba mettere ai radiatori le famose valvoline, con relativo adeguamento caldaie, (quest'ultima operazione delle valvoline ,giudicata dai tecnici del tutto inutile se non per esigenze particolari) per poter fare dal Notaio un rogito, ma che lo stesso proprietario non sia tenuto a far dichiarare da un tecnico qualificato se la casa che vende è nelle condizioni di stare in piedi se viene un terremoto?
Per accontentare le lobby i nostri governi fanno e non fanno cose in modo veramente indecente.
Ma sopratutto mancano totalmente di senso dello stato, nel senso che quello che fanno lo fanno solo se è popolare e se vede bene e quindi è utile per portare voti subito.
Mettere in sicurezza il territorio è una politica di lungo respiro che produce risultati ben visibili più per i figli e i nipot che per le presenti generazioni adulte.
E vedere così lontano non è cosa per questi politici, che di statisti non hanno quasi nulla, ma non si sa mai.
Su terremoti e post terremoti i governi italiani non hanno mai avuto una politica per la tutela del territorio, ma ora forse si mette in cantiere un piano pluriennale per la prevenzione.
E rendere obbligatoria la stipulazione di una assicurazione sui danni eventuali dei terremoti, che abbatterebbe i costi, non sarebbe un cosa doverosa in un paese col livello di rischio sismico che conosciamo in Italia?
Oggi fare un’assicurazione sulla casa che contenga anche la clausola del rischio terremoto non costa quasi nulla, ma nessuno o quasi la fa.
Che almeno il cittadino, che per pigrizia o anche per motivi comprensibili (anziano invalido o non abbiente) fa finta di non sapere, sia costretto ad avere in mano un certificato che gli dice che la sua casa gli può crollare in testa, in caso di terremoto, a garanzia sua e dei futuri acquirenti.
Poi decida lui.
Ma fino ad un certo punto, perché se una casa è accostata ad altre, nell'intrico che abbiamo visto ad Amatrice, questo (di lasciare libertà di scelta ai singoli, se pure informati) è un lusso che i pubblici poteri non possono permettersi, perché se una casa cade in quelle condizioni, cade sulle altre, e quindi i medesimi pubblici poteri avrebbero il dovere di prendere il coraggio a quattro mani e ritirare le licenze di abitabilità alle case a rischio assoluto, per tutelare la comunità.
Si possono costruire case anti- sismiche?
Sappiamo benissimo che è possibilissimo, vedi Giappone e quella California, che deve convivere nientemeno che con la faglia di Sant'Andrea.
E vedi anche in Italia dove si è ricostruito a regola d’arte come in Friuli ed in Emilia.
Ma anche nel Centro-Meridione, vedi Norcia eccetera.
Si possono eseguire lavori su case esistenti per limitare il danno al massimo?
I tecnici dicono di sì se si “mettono catene” ,che cerchino i muri perimetrali per tenere insieme il tutto, o costruire un paio di contrafforti, vedi grattacelo Pirelli, vecchio, ma fatto con edilizia di avanguardia, eccetera.
La tecnica c'è.
Addirittura dicono sempre i tecnici, e le nostre università ne hanno di prim’ordine, è possibile azzardarsi a dire che è possibile con la tecnologia di oggi costruire case assolutamente anti- sismiche che avrebbero però un grosso difetto, in quanto sarebbero piuttosto costose, ma sopratutto ,sarebbero bruttissime, perché assomiglierebbero più a bunker che a case.
Quindi quello che manca è solo la volontà politica e una presa di responsabilità da parte dei cittadini.
E’ ora che tutti noi si capisca che se ci comportiamo come in passato, una settimana,quindici giorni di copertura e poi tanti saluti, i politici saranno ben lieti di cancellare l’argomento dalla loro agenda.


Se invece si cominciasse ad usare di più la ragione e meno la pancia ci si dovrebbe impegnare per esempio in questo modo : alle prossime elezioni prenderò in considerazione per il mio voto solo i partiti che hanno messo nel loro programma l’impegno a realizzare una politica pluriennale di interventi di messa in sicurezza del territorio.