martedì 26 luglio 2022

Domino Rivista sul mondo che cambia numero 4-2022-Nelle viscere della guerra – Intelligence,Cyberattacchi,letteratura e psicologia. Perchè le dimensioni sotterranee decideranno il conflitto ucraino - Recensione

 





Eccoci arrivati al quarto numero di Domino che ancora non delude le aspettative del lettore, agile e succoso come sempre.

Tanto per dirne una voglio sfidare il lettore per vedere chi è più informato.

Qualcuno di voi aveva appreso da qualche media nostrano che il palazzo presidenziale di Zelensky è difeso da una formidabile postazione antimissilistica identica a quella della Casa Bianca?

Immagino di no, ma questo numero di Domino ce lo rivela.

Gentile dono di Joe Biden, costosissimo e ovviamente non gratuito o senza contropartite, questo Domino non lo dice ma è facile fare la deduzione.

Come sappiamo la locuzione “I owe you one” , ti devo un favore è comunissima nei triller in lingua inglese ma è sempre accompagnata dalla richiesta di restituire il favore solo qualche tempo dopo.

In politica le cose non cambiano, figurarsi poi in tempo di guerra e tanto peggio se si tratta di una “proxy War” ,una guerra per procura.

Non invidio Zelensky, sempre più prigioniero di cose enormemente più grandi di lui.

Ma torniamo a Domino ,a mè è piaciuto enormemente il saggio su Gustave Le Bon, psicologo,antropologo di difficile definizione anche perché fu uno dei primissimi a porsi in una prospettiva multidisciplinare nelle scienze sociali.

Autore del famosissimo “La psicologia delle folle”, uscito nel 1895, che si è sempre detto capeggiasse contemporaneamente sui comodini di Benito Mussolini e di Franklin Delano Roosvelt e molti altri protagonisti della storia di tutte le tendenze.

Trovo molto appropriato che Domino abbia scelto di pubblicare un saggio su Le Bon, perchè per molti versi se c’è un precursore del modo di porsi di fronte alla storia con l’atteggiamento che oggi usano gli analisti di geopolitica, questi è Le Bon.

Non guardare alla stretta attualità, ma porsi in un atteggiamento che privilegi i movimenti profondi e di lungo periodo.

Le Bon adotta questo punto di vista in modo radicale perché dice in sostanza che se la si guarda dal corretto punto di vista la storia non la fanno i vivi, ma i morti, che sono molti di più dei vivi e molto più potenti.

Il senso di questa affermazione un po’ conturbante ma efficace nella sua crudezza è che i protagonisti della storia sono i veri decisori solo in apparenza perché nella realtà questi non fanno altro che lasciarsi guidare dall’inconscio collettivo che si forma con la stratificazione di tradizioni, abitudini, modi di pensare e tutto questo diviene l’anima di un popolo.

Più di un saggio poi è dedicato a un’analisi approfondita dei profondi cambiamenti che questa guerra mostra essere intervenuti nel “mestiere delle armi”.

Il taglio di questi saggi mi ha richiamato le straordinariamente lucide e crude parole che Papa Francesco aveva pronunciato allo scoppio della guerra quando ha detto che le grandi potenze vanno in guerra per sperimentare e perfezionare i loro sistemi d’arma, del tutto incuranti delle conseguenze che le guerre hanno sulla popolazione civile.

Ebbene sì ,apprendiamo che il mestiere delle armi è parecchio cambiato anche se rimane sempre valido il principio enunciato magistralmente da Tolstoj in “Guerra e Pace” quando dice che non è la genialità di Napoleone o delle sue controparti che fa vincere le battaglie, ma che vince l’esercito più motivato.

Ci sono però dei correttivi e delle novità.

Un correttivo obiettivo sta nell’equilibrio o disequilibrio delle forze, questo è un fattore obiettivo.

Un’altro fattore obiettivo però del tutto nuovo è l’equilibrio o il disequilibrio dell’innovazione tecnologica recepita.

Questo cambia tutto tanto che un saggio è dedicato a cercare di dimostrare questo nuovo assunto, e cioè che anche uno stato piccolo che per la geopolitica non veniva ritenuto in grado di divenire potenza regionale o anche di più, in ragione della sua popolazione, demografia, estensione territoriale eccetera, oggi se dispone di tecnologia avanzatissima e sa usarla può pretendere di competere e si cita come esempio Israele.

Non tralascio anche l’importanza di leggere i saggi dedicati direi al Putinismo, in quanto radicato nella Russia profonda che gli Americani e i nostri media continuano bellamente a non voler studiare.




martedì 19 luglio 2022

Orietta Moscatelli : Putin e Putinismo in guerra – Salerno Editrice – recensione

 




Sono da sempre un lettore di Limes e Orietta Moscatelli ho avuto modo di conoscerla nel tempo come una delle teste d’uovo più brillanti della covata di Lucio Caracciolo, che tra l’altro ha scritto la prefazione a questo libro.

Inutile dirlo la sua area geografica di analisi è la Russia.

Caporedattore esteri dell’Agenzia Askanews ha studiato e vissuto a Mosca e ovviamente ha una conoscenza perfetta della lingua russa ,ha vissuto a Mosca,Londra e Lione e ovviamente Roma, è stata corrispondente da Mosca del “Messaggero”,ha lavorato per la BBC ed Euronews.

Oltre che autrice di molteplici interventi dal canale di Limes a quello dell’Ispi ha scritto in precedenza un libro sulla Cecenia.

E’ piuttosto stringata nel dare notizie sul suo curriculum, il che se non altro è un encomiabile segno di umiltà in un mondo nel quale gli ego traboccano.

Vorrei vedere però nel panorama dei suoi colleghi e colleghe giornaliste della grande stampa che si pavoneggiano nei vari Talk televisivi spacciandosi per grandi esperti se ce ne è qualcuno che può scrivere quello che scrive Orietta Moscatelli a pag. 116 del suo libro : e cioè che aveva avuto modo di incontrare Putin a distanza ravvicinata con cadenza annuale dal 2003 al 2021 cioè per ben 17 anni alle riunioni di interlocutori selezionati del Valdaj Discussion Club nelle quali riunioni il presidente russo ci dice la Moscatelli si metteva a disposizione per lunghe discussioni informali su argomenti non prefissati.

Ecco perché forse lei su Putin ne sa veramente di più di colleghi e colleghe.

Il libro è più piccolo di un qualunque fascicolo di Limes.

Conta si e no 150 pagine, ma è ben scritto e sopratutto viene al dunque.

Putin è matto.

Temo di offendere qualcuno ma ecco questo sintetico e semplicistico giudizio pur essendo diffuso è senza dubbio il manifesto di chi non avendo capito niente non per pregiudizio o cattiveria ma per semplice non conoscenza del dossier non è in grado di formulare un giudizio più sensato e articolato.

Ecco perché un libro smilzo ma documentatissimo come quello della Moscatelli rappresenta una formidabile lettura per capirci qualcosa.

Beh basta intendersi però, la Moscatelli è un analista una studiosa e quindi il suo prodotto si colloca nel campo degli studi.

Cioè voglio dire se il lettore si aspetta di ricevere notizie sull’amante di Putin e sulla sua vita privata in generale, questo non è il libro giusto.

Se invece un lettore vuol capire cosa si può dire sul Putinismo allora il lettore ha fatto centro.

Perchè questo è il problema che va sottolineato : quand ‘anche Usa e Nato riuscissero nei loro piani di punire Putin per l’aggressione all’Ucraina spingendo per il “regime change” o per “dissanguare la Russia” , altra strategia amata dagli apparati americani, molto verosimilmente non otterrebbero affatto il risultato voluto per la semplice ragione che dopo Putin ci sarebbe un’altra persona fisica, ma sempre nell’ambito del Putinismo.

Limes e gli altri centri studi di geopolitica continuano a ripetere per tutti mesi della guerra in Ucraina che non ha tanto senso ripetere il mantra del politicaly correct e cioè che la Russia è l’invasore e l’Ucraina il paese invaso e quindi bisogna condannare l’invasore, perché questa è un’ovvietà che però in realtà non spiega un bel nulla e non aiuta a risolvere nulla.

Quello che è utile invece per arrivare a una trattativa che ponga fine a una carneficina insensata è sforzarsi di conoscere, ben sapendo che con una guerra in corso le notizie che vengono dai due fronti non sono in realtà notizie ma propaganda di parte che va vagliata, come?

Guardando al teatro bellico con un occhio diverso,non centrato sull’attualità, ma sui fenomeni che hanno rilevanza sui tempi medio-lunghi.

Ecco perché è di fondamentale importanza fare delle analisi per appurare come funziona la “governance” della Russia, che è complessa ma che non si riduce affatto all’uomo solo al comando.

Scrivendo queste cose non posso togliermi dalla mente la “teoria del potere diffuso” che ho appreso negli anni dell’università dalla viva voce di Bruno Leoni, il padre nobile dell’ideologia liberale italiana.

Leoni sosteneva che non può esistere un potere veramente assoluto nella realtà, perché in qualsiasi forma di regime il potere è in realtà continuamente condiviso e negoziato con altri soggetti fisici o istituzionali.

E così è nel Putinismo, che è una forma di potere complessa, come complessa è la Russia, che tanto per cominciare va vista non come un immenso monolite, che non è mai esistito, ma come un paese multietnico costituito da bel 85 realtà regionali diversissime fra di loro e che quindi è un paese difficile da tenere insieme.

Ecco perché chi smania per cacciare Putin dovrebbe ripetersi il vecchio adagio “attenti che dopo Nerone è venuto Caligola!”.

In Russia non solo c’è il problema che dopo Putin secondo gli studiosi della materia sopravviverà il Putinismo, ma che se anche il Putinismo non sopravvivesse lo scenario si farebbe ancora più cupo perché vorrebbe dire che la Russia si scinderebbe sfarinandosi nelle sue numerosissime entità regionali ed etniche.

E costoro come si dividerebbero l’arsenale nucleare?

Meglio farsi questa domanda prima di azzardare delle presunte belle pensate.

Se volete sapere cos’è il Putinismo non ve lo anticipo proprio, leggetevi il libro, non ne rimarrete delusi.





mercoledì 13 luglio 2022

Matthew Baker : Perchè l’America - Ed. Sellerio – recensione

 




Ma quanto è originale questo libro.

Mi veniva da dire strano ma mi sono corretto in corsa perché avrebbe potuto sembrare una valutazione negativa che non intendo dare.

Non è distopico, non è dark e si potrebbe andare avanti con le tipologie.

La definizione che mi sembra più azzeccata e che si può trovare anche fra le righe della presentazione di copertina è sperimentale.

L’interesse per il libro nasce anche dalla personalità dell’autore.

Anche se la presentazione dell’autore nell’ultima pagina di copertina è stringatissima e la solita ricerca su Google non arricchisce di molto il curriculum.

Sappiamo che è un giovane scrittore americano, cosa ha scritto e che ora risiede in Giappone. Punto.

Gli editori di solito sono molto più loquaci sui loro protetti.

Accontentiamoci.

Il libro di circa 470 pagine riporta tredici racconti brevi.

Devo dire che dopo aver cominciato a leggerlo ho subito trovato la molla che mi induceva a proseguire fino alla fine.

Con questo non è detto tutto ma è detta probabilmente la cosa più importante e cioè che pur essendo una raccolta di una certa mole si fa leggere tenendo vivo l’interesse del lettore.

Mi sembra risulti evidente un filo conduttore che transita per praticamente tutti i racconti e che è individuabile in situazioni di vita che sono vicine a quello che oggi si definisce come trans-umanesimo, cioè nell’applicazione alla vita umana di elementi di tecnologia avanzata che spingono l’uomo più avanti rispetto diciamo al suo status “naturale”.

Tipico dell’autore è descrivere queste situazioni quasi sempre con sottile ironia.

Sono situazioni che magari non sono ancora state sperimentate nella realtà, ma che sono verosimili perché le tecnologie per realizzarle esistono già.

Direi che fra tutti i racconti mi sono trovato in imbarazzo una sola volta nel racconto intitolato “anime perse”.

Fosco,dark, gotico, mi sembrava di essere nel mondo di Edgar Allan Poe.

Va bene la sperimentazione ma questa è un po’ dura da digerire.

Non descrivo volutamente la situazione della quale stiamo parlando per lasciare al lettore il piacere della scoperta, ma è un po’ forte ecco, non adatta a persone impressionabili o che attraversano un periodo di depressione.

La sperimentazione arriva al limite nel racconto intitolato “da leggere al contrario”.

Quando sono arrivato a quel punto, mi sono chiesto che significa ? Che bisogna leggere da destra a sinistra come in arabo?

E no, la cosa è molto più sostanziale, vedrete e difficilmente vi potreste aspettare una visione così radicale.

Ecco però detto tutto questo non vorrei avere indotto il lettore a pensare che il libro sia una raccolta magari riuscita, ma di stramberie buttate là.

Non è così perché forse la singolarità del modo di scrivere di quest’autore è quello sì di lasciarsi andare a sperimentazioni di situazioni di vita un po’ al limite, ma presentandoci contemporaneamente dei personaggi molto umani.

Si avverte per tutto il libro una forte empatia fra l’autore e i suoi personaggi, per singolari che siano.

Forse il fascino di questo modo di scrivere sta proprio nel fluire parallelo di situazioni sperimentali al limite però all’interno di una visione dei personaggi assolutamente calata in un mondo interiore oserei dire “tradizionale”, nel senso di un chiaro affermare per esempio alcuni valori molto forti.

Il senso di protezione della famiglia, la ricerca di inserirsi nella natura per ritrovare il proprio equilibrio, il valore della lealtà nei rapporti inter personali, la difficoltà di relazionarsi con l’altro, ma senza perdere la fiducia nel poterci riuscire, in alcune situazioni addirittura il patriottismo, questo tipicamente americano.

E infatti il racconto che riporta il medesimo titolo del libro che lo raccoglie è un racconto tipicamente americano, è godibilissimo ed è forse il più “tradizionale” dei racconti della raccolta.

Questo libro non è l’opera prima per il nostro autore, ma data la sua giovane età (presunta) fa ben sperare per il prosieguo della sua carriera

Tra l’altro veniamo informati dall’Editore che i grandi Network televisivi si sono già accaparrati i diritti per sfruttare cinematograficamente ben otto dei tredici racconti.

Il ragazzo quindi è già messo più che bene finanziariamente, buon per lui.

E buona cosa anche per i lettori che saranno invogliati ad andare a vedersi le versioni televisive quando usciranno.





mercoledì 6 luglio 2022

Domino .Rivista sul mondo che cambia - numero 3 – “L’Europa stretta” -Parigi con Berlino e Roma sogna una Unione indipendente. Ma la guerra russa e l’ipoteca americana la inchiodano alla realtà- recensione

 





E così la rivista di geopolitica di Dario Fabbri nata sotto l’ala protettrice di Enrico Mentana va avanti tranquillamente.

Sinceramente apprezzo molto questo tentativo di fare una rivista di geopolitica, cioè chiaramente di nicchia ,tentando di fare qualcosa di più giovane e più agile rispetto al fratello maggiore Limes, autorevole e formidabile ma un po troppo pachidermica sia come mole dei quaderni sia nei contenuti del canale web.

Questo terzo numero soddisfa pienamente le mie aspettative.

Il linguaggio colto e immaginifico di Fabbri non fa rimpiangere gli editoriali nello stesso stile di Caracciolo su Limes, vero maestro del genere.

Mi sembra veramente più che opportuna la scelta di far seguire all’editoriale un saggio abbastanza dettagliato sulle condizioni dell’esercito italiano, argomento che altre riviste di geopolitica non hanno affatto sviluppato.

Dopo tutto non abbiamo dichiarato guerra alla Russia, ma siamo dalla medesima considerati cobelligeranti a causa della nostra adesione alle sanzioni ed all’invio di armi a Kiev.

Prima di fare questi passi, il Governo ed il Parlamento si sono messi nelle condizioni di sapere quello che è oggi lo stato operativo del nostro esercito o no?

Se no, come è molto verosimile, piantiamola di criminalizzare Mussolini per aver mandato in Russia un’armata i cui soldati erano equipaggiati con le suole degli scarponi di cartone eccetera eccetera.

Leggetelo questo saggio è illuminante sull’incoscienza della nostra classe politica.

Seguono articoli sugli altri comprimari in questo tragico conflitto, compreso quello di uno dei più autorevoli autori di geopolitica a livello mondiale come George Friedman.

Molto interessante il saggio sul famoso battaglione Azov citatissimo ovunque sul quale però è stato detto e scritto troppo poco mentre ne vale la pena, perché rappresenta un po’ l’icona delle incredibili contraddizioni dell’Ucraina.

Buona ancora perché l’argomento è generalmente poco trattato è l’analisi del ruolo più attivo di quanto appaia del Vaticano di Papa Francesco che ha da subito rifiutato di assumere il ruolo di chierichetto della Nato o anche solo più genericamente dell’Occidente.

Puntuale anche l’analisi sulla posizione neutrale ma sull’asse di equilibrio dei paesi dell’Asia Centrale, paesi enormi che hanno un peso geopolitico notevole.

Finalmente poi un’analisi delle fortissime ripercussioni della guerra su Libano ed Egitto, ambedue fortemente dipendenti da grano mais e fertilizzanti provenienti dai paesi in guerra.

E per finire ciliegina sulla torta la posizione da spericolato equilibrista tenuta da Israele.

Ho contato gli articoli, sono 15, la metà di quelli di Limes e ci se ne accorge.

Ma leggete anche Limes se trovate il tempo e questo è il problema.