venerdì 14 febbraio 2020

Vito Mancuso questa vita conoscerla, nutrirla, proteggerla




Insisto nel leggere e parlare dei libri di Mancuso perché trovo singolarmente efficaci questi trattati di filosofia, piccoli ma intensissimi, per la capacità dell’autore di farsi leggere e sopratutto di fare passare concetti complessi con assoluta levità.
La storia personale dell’autore l’ho accennata più volte nei post precedenti e quindi rimando a quelli.
Non posso però non dire che la sua storia lo ha portato ad esempio per quanto riguarda questo libro nella particolarissima situazione di uno che ha avuto la ventura di fare i suoi studi in seminario e poi una volta staccatosi da quegli ambienti a ritrovarsi a contestare la pretesa scientificità della filosofia neo-darwiniana facendo ai suoi sommi sacerdoti laici più o meno questo discorso.
Guardate ,mettiamo bene in chiaro innanzitutto che io riconosco la darwiniana teoria dell’evoluzione come il mezzo principale da usare per leggere la storia naturale di questo mondo.
Contemporaneamente però io non riconosco come scientifica la pretesa di voler spiegare l’intiero fenomeno natura e poi vita con i soli due cardini di quella teoria che sono : mutazione casuale nella replicazione del Dna e adattamento del più funzionale.
Perchè se ci imponiamo dogmaticamente di limitarci a questi due principi e rimaniamo nei termini cari a Darwin di “struggle for life” e di “survival of the fittest” ci troviamo puramente e semplicemente al “bellum omnium contra omnes”.
Al “gene egoista” descrito da Dawkins, al “caso e la necessità” di Jaques Monod, cioè alla descrizione di un cosmo, di un ambiente naturale del tutto indifferente ed ostile all’uomo ed alla sua vita.
Certo che se voglio capire la natura e la vita mi devo mettere a studiare biologia, ma il suo studio non esaurisce il possibile sapere su questi argomenti.
Perchè vi è qualcosa di prima della biologia che deve spiegare in modo adeguato perché la vita è nata.
La pretesa spiegazione che da la teoria neo-darwiniana dell’incredibile evento probabilisticamente al limite dell’impossibile (vedi cosa ne disse Penrose) per il quale alcune sostanze inanimate in certe condizioni e su tempi molto lunghi sono state interessate da un colpo di fortuna del tutto fortuito e casuale che ha generato la prima forma di vita.
Ricorrere al caso per spiegare questo fenomeno secondo l’autore non è in realtà una spiegazione plausibile.
Assomiglia molto al ricorso della Dottrina Cattolica al termine “mistero” quando non riesce proprio a tirar fuori una spiegazione quale che sia (questo però lo dico io non lo dice Mancuso).
Così come esiste secondo Mancuso un qualcosa dopo la biologia che deve spiegare come mai l’evoluzione naturale ha prodotto la capacità della mente umana di produrre pensiero, comunicare col linguaggio, arrivare al caso unico dell’auto-coscienza e quindi alla facoltà di trascendere il proprio io, in poche parole arrivare a quella libertà un tempo definita libero arbitrio.
Il pregiudizio ideologico insito nella filosofia neo-darwinista sta nel voler presentare come acquisizione della scienza un argomento che invece è filosofico e come tale non può essere imposto come dogma.
L’autore contesta radicalmente anche la pretesa di spiegare tutto usando le ideologie contrapposte al neo-darwinismo, basate sul creazionismo e sull’ “intelligent design” da parte di un Dio trascendente e per di più personale, argomentando la sua posizione, basata proprio sul rifiuto di ogni dogmatismo.
Sono vere ma non bastano le due colonne dell’evoluzionismo basate sulla mutazione casuale e sull’adattamento all’ambiente da parte del più adatto.
Perchè secondo Mancuso la logica suprema che sta dietro a tutto non è il potere trascendente di un Dio personale, che sarebbe del tutto necessitante e quindi arbitrario perché minerebbe alla radice la libertà che è il bene supremo dell’uomo, così come non è la logica sempre necessitante ed arbitraria di “caso e necessità” del neo-darwinismo, che abbandona l’uomo alla miseria di un prigioniero nella caverna platonica.
No l’uomo ha la capacità di uscire dalla caverna perché la la legge, la logica suprema dell’universo non è solo caso e necessità, ma è anche la capacità intrinseca di tutte le cose di aggregarsi seguendo uno stimolo irresistibile all’aggregazione in sistemi relazionali sempre più complessi fino ad arrivare alla libertà dell’uomo di trascendere ed osservare sé stesso superandosi.
Attenzione però.
Questa l’autore la vede come una logica primordiale intrinseca a tutta la natura.
A tutta la materia-energia.
Uno dei pregi principali di questi libri di Mancuso sta nella immagino grande fatica che l’autore ha fatto per aggiornarsi sulle acquisizioni più recenti della scienza, perché è attraverso queste che si basa la sua visione del mondo.
La logica primordiale del tutto non è da ricercare in un Dio trascendente, meno che meno in un Dio personale, ma in un qualcosa, di assolutamente intrinseco alla natura stessa, alla materia-energia.
Mancuso non lo dice ma sono certo che lo pensa : non leggete la visione cupa e dogmatica di Agostino per capire il mondo.
Così come non affidatevi alla non meno cupa condizione antropologica delineata dai neo darwinisti alla Dawkins.
La natura non è una matrigna snaturata, la natura è si direbbe oggi frendly per l’uomo, nella sua sostanza.
Certo nelle opere di Mancuso continua a ritornare una cosmologia del tutto dinamica e dialettica, che supera quella statica della filosofia classica e del cattolicesimo tradizionale.
Mancuso non è certo un seguace del famosissimo personaggio di Voltaire che predicava questo come il migliore dei mondi possibili.
Il mondo è per Mancuso Caos+ Logos in continua dialettica.
Libro da leggere con sommo piacere.