Uno può pensarla politicamente come crede, cioè può essere di destra o di sinistra, ma comunque la pensi non può fare a meno di accorgersi della domanda che compare da mesi su tutti i più titolati media del mondo : “ma come mai gli italiani con il patrimonio culturale del quale dispongono e dall'alto del loro peso economico si sono affidati al berlusconismo?”. Cercherò per l'ennesima volta di dare una risposta cercando di uscire dallo squallido teatrino della politica quotidiana (squallido, occorre precisarlo subito a destra come a sinistra).
La risposta più seria probabilmente viene da quegli autori dei cultura anglosassone che riescono a osservare le nostre vicende con freddezza ,anche perché sono interessati alla materia come studiosi, ma non come cittadini italiani, che di questa vicenda sono vittime ed attori contemporaneamente.
Questi studiosi hanno spesso detto che i mali storici dell'Italia vengono da una storia particolare che ha ostacolato in questo paese il sorgere di una cultura politica prevalentemente liberale come è capitato invece nel resto d'Europa e del Nord America.
Il regime da basso impero che stiamo ora vivendo in parte si giustifica a causa di questi mali storici.
Purtroppo le ideologie politiche che sono state prevalenti nel 900 non sono certo la stessa cosa, ma hanno disgraziatamente una caratteristica comune, tutte si consideravano nemiche degli ideali liberali e tutte non favorivano il senso critico, ma l'adesione fideistica a una ideologia e ad un capo.
Molti intellettuali ogni tanto ripetono a ragione che l'Italia non ha mai avuto la Riforma, ma subisce periodicamente delle controriforme.
Non avere mai avuto la Riforma è un bel guaio. Chi ha avuto modo di conoscere la cultura politica dei democristiani tedeschi capirà facilmente perché la Dc italiana si è lasciata seppellire dalla storia e quella tedesca invece prospera. La CDU tedesca ha infatti solo un'ala cattolica romana tradizionalista ed è quella bavarese, che non gode oggi di particolare salute.
Il grosso del partito invece da sempre ha vissuto nel dialogo fra due cristianesimi, quello riformato e quello cattolico,quello che fa riferimento al papa, alla Madonna e tutti i santi e miracoli, e quello invece che fa riferimento principalmente alla coscienza individuale e che cerca risposte con la propria ragione ai problemi della vita ed all'interpretazione della bibbia e non accetta le formulazioni e le interpretazioni dogmatiche della tradizione.
Ecco, il fatto stesso che per scrivere di questo argomento abbia ritenuto indispensabile di dover esporre per il lettore un riassuntino di che cosa pensano i cristiani riformati già spiega tutto. Cioè è tanto vero che in Italia la riforma non è mai pervenuta e tanto meno è attecchita, che la gran parte dei nostri connazionali non sa cosa pensino i cristiani riformati di diverso rispetto ai cattolici. Del resto l'anacronistico regime concordatario, e il costume dei media nostrani fanno di tutto per ignorare l'esistenza delle opinioni religiose diverse dal cattolicesimo in Italia e questo impedisce la crescita culturale ,che negli altri paesi europei ed occidentali è stata invece la regola ed è alimentata dalla conoscenza reciproca. Meglio ancora è alimentata dalla consapevolezza che ci sono più risposte religiose agli stessi problemi e tutte hanno una loro dignità storica e logica.
Voglio dire, l'abitudine degli italiani che si dicono cattolici è quella di fare riferimento a quello che dice la gerarchia cattolica ed il papa in particolare come all'ultima e indiscutibile parola come riferimento morale (anche se ovviamente poi nella pratica ognuno fa quello che vuole).
Non è così nel resto d'Europa e dell'Occidente, dove non solo la secolarizzazione , ma la convivenza per decenni con le conseguenze culturali profonde della riforma hanno indotto tutti a fare i conti con un maggior peso della coscienza individuale rispetto al “verbo” proclamato dalle gerarchie e in particolare dal papa.
Per farla breve si è più abituati da secoli da ragionare con la propria testa, anche se questo non ha impedito ai nostri vicini d'oltralpe di aderire di buon grado alle ideologie totalitarie del novecento,anche se in contraddizione con la loro cultura.
L'Italia non ha avuto nemmeno la rivoluzione francese, se non nella forma non sempre gradevole di quella imposta al passaggio nel nostro paese delle truppe napoleoniche.
Anche questa non è cosa da poco e ci ha lasciato vuoti culturali evidenti.
La lotta all' illuminismo, alla modernità, al liberalismo, alla democrazia, ingaggiata dai papi ottocenteschi ed oltre ha pesato non poco sulla cultura politica italiana prevalente anche oggi. E questa è un a ragione per la quale le ideologie totalitarie del novecento hanno trovato in Italia terreno più fertile che in qualsiasi altro paese.
Tutti sanno che il fascismo è stato un fenomeno “made in Italy” 1922.
Hitler è pervenuto al potere nel 1933 ed è stato l'allievo.
Tutti sanno altresì che il Partito Comunista Italiano è stato il più grande partito comunista europeo.
Così pure tutti sanno che il passaggio di “fans” entusiasti fra il fascismo e il comunismo è stato massiccio dopo la fine della guerra, facilitato dalla mentalità totalitaria e populista delle due ideologie, pure così diverse.
A questo punto non è necessario spendere troppe parole per evidenziare il fatto che ambedue le ideologie prevalenti del '900 erano all'antitesi del liberalismo ed erano incentrate sulla delega della politica alla persona del capo branco, non sul meccanismo liberale classico : 1-ricerca dell'informazione verificabile ; 2- elaborazione razionale personale; 3- scelta politica.
Oggi, come di è detto all'inizio ognuno può pensarla politicamente come vuole a destra o a sinistra, ma nessuno si può e si deve esimere dal verificare alcuni elementi di fatto che segnalano analogie col passato e che di conseguenza è bene che suscitino alcune riflessioni obiettive per evitare di ricadere in scelte già fatte in passato con leggerezza ,che la storia ha condannato senza appello.
Ancora il berlusconismo può riuscire antipatico o simpatico e su questo argomento sono già stati scritti quintali di libri e di articoli.
Però è opinione comune anche dei fedeli berluschini che le ragioni sulle quali si fonda il consenso del berlusconismo non è un fatto razionale , ma prevalentemente un “fatto di pancia”, cioè un fenomeno di adesione per trasporto emozionale, sentimentale.
Ancora è opinione comune che il berlusconismo sia un fenomeno che nelle teorie politiche si inquadra nella tipologia del populismo, tipologia nella quale al capo branco si riconosce un livello di adesione emozionale tale in via prioritaria, tale da passare sopra : - agli atti che se fatti da altri politici “tradizionali” sarebbero censurati come al limite della forma costituzionale , - ai comportamenti “stravaganti”, che se messi in essere da altri politici “tradizionali” sarebbero censurati come al limite della legalità - ai discorsi oggi in un senso, domani in senso contrario ,che se messi in essere da altri politici “tradizionali” sarebbero censurati come abitudine a mentire.
Per farla breve è già capitato una volta che gli italiani si sono trovati stressati e incavolati neri dall'incapacità dei politici “tradizionali” di fare diventare “l'italietta “di allora qualcosa di meglio e hanno quindi deciso di farla finita col teatrino dei politici per delegare a un “uomo” di mettere le cose in ordine.
Hanno scelto una scorciatoia, che hanno pagato e fatto pagare a tutti.
Anche allora l'”uomo” era stato regolarmente eletto dal popolo, ma non basta questo a fare la democrazia. Uno non diventa intelligente perché è stato eletto dal popolo.
Così pure un individuo che, per ipotesi ,si fosse macchiato di reati gravi non sanerebbe l'illegalità con fatto di essere stato eletto.
Gli italiani degli anni venti non erano né stupidi, né in mala fede. Ma il rancore che nutrivano per una classe politica che giudicarono incapace e la tensione emotiva che li ha portati a porre fiducia nell'”uomo” creduto capace di guidarli per una scorciatoia ha fatto loro dimenticare il metodo aureo che abbiamo già accennato : -1 cercare informazioni verificabili; -2 elaborare razionalmente e non emotivamente una politica; -3 fare la scelta politica.
D'accordo è più facile seguire emotivamente il capo branco, che spendere tempo per cercare informazioni verificabili nel sistema dei media italiani.
E' più facile ascoltare gli slogan propagandistici del capo branco, che elaborare politiche.
E' più facile affidarsi all'adesione acritica delle scelte proposte dal capo branco, che agire in proprio frequentando associazioni sezioni di partito e primarie.
Ma per andare dove?
In fondo il berlusconismo dura da 15 anni e i risultati non sono certo esaltanti.