Insisto nel leggere e parlare dei libri di Mancuso perché trovo
singolarmente efficaci questi trattati di filosofia, piccoli ma
intensissimi, per la capacità dell’autore di farsi leggere e
sopratutto di fare passare concetti complessi con assoluta levità.
La storia personale
dell’autore l’ho accennata più volte nei post precedenti e
quindi rimando a quelli.
Non posso però non
dire che la sua storia lo ha portato ad esempio per quanto riguarda
questo libro nella particolarissima situazione di uno che ha avuto la
ventura di fare i suoi studi in seminario e poi una volta staccatosi
da quegli ambienti a ritrovarsi a contestare la pretesa
scientificità della filosofia neo-darwiniana facendo ai suoi sommi
sacerdoti laici più o meno questo discorso.
Guardate ,mettiamo
bene in chiaro innanzitutto che io riconosco la darwiniana teoria
dell’evoluzione come il mezzo principale da usare per leggere la
storia naturale di questo mondo.
Contemporaneamente
però io non riconosco come scientifica la pretesa di voler spiegare
l’intiero fenomeno natura e poi vita con i soli due cardini di
quella teoria che sono : mutazione casuale nella replicazione del Dna
e adattamento del più funzionale.
Perchè se ci
imponiamo dogmaticamente di limitarci a questi due principi e
rimaniamo nei termini cari a Darwin di “struggle for life” e di
“survival of the fittest” ci troviamo puramente e semplicemente
al “bellum omnium contra omnes”.
Al “gene egoista”
descrito da Dawkins, al “caso e la necessità” di Jaques Monod,
cioè alla descrizione di un cosmo, di un ambiente naturale del tutto
indifferente ed ostile all’uomo ed alla sua vita.
Certo che se voglio
capire la natura e la vita mi devo mettere a studiare biologia, ma il
suo studio non esaurisce il possibile sapere su questi argomenti.
Perchè vi è
qualcosa di prima della biologia che deve spiegare in modo adeguato
perché la vita è nata.
La pretesa
spiegazione che da la teoria neo-darwiniana dell’incredibile evento
probabilisticamente al limite dell’impossibile (vedi cosa ne disse
Penrose) per il quale alcune sostanze inanimate in certe condizioni e
su tempi molto lunghi sono state interessate da un colpo di fortuna
del tutto fortuito e casuale che ha generato la prima forma di vita.
Ricorrere al caso
per spiegare questo fenomeno secondo l’autore non è in realtà una
spiegazione plausibile.
Assomiglia molto al
ricorso della Dottrina Cattolica al termine “mistero” quando non
riesce proprio a tirar fuori una spiegazione quale che sia (questo
però lo dico io non lo dice Mancuso).
Così come esiste
secondo Mancuso un qualcosa dopo la biologia che deve spiegare come
mai l’evoluzione naturale ha prodotto la capacità della mente
umana di produrre pensiero, comunicare col linguaggio, arrivare al
caso unico dell’auto-coscienza e quindi alla facoltà di
trascendere il proprio io, in poche parole arrivare a quella libertà
un tempo definita libero arbitrio.
Il pregiudizio
ideologico insito nella filosofia neo-darwinista sta nel voler
presentare come acquisizione della scienza un argomento che invece è
filosofico e come tale non può essere imposto come dogma.
L’autore contesta
radicalmente anche la pretesa di spiegare tutto usando le ideologie
contrapposte al neo-darwinismo, basate sul creazionismo e sull’
“intelligent design” da parte di un Dio trascendente e per di più
personale, argomentando la sua posizione, basata proprio sul rifiuto
di ogni dogmatismo.
Sono vere ma non
bastano le due colonne dell’evoluzionismo basate sulla mutazione
casuale e sull’adattamento all’ambiente da parte del più adatto.
Perchè secondo
Mancuso la logica suprema che sta dietro a tutto non è il potere
trascendente di un Dio personale, che sarebbe del tutto necessitante
e quindi arbitrario perché minerebbe alla radice la libertà che è
il bene supremo dell’uomo, così come non è la logica sempre
necessitante ed arbitraria di “caso e necessità” del
neo-darwinismo, che abbandona l’uomo alla miseria di un prigioniero
nella caverna platonica.
No l’uomo ha la
capacità di uscire dalla caverna perché la la legge, la logica
suprema dell’universo non è solo caso e necessità, ma è anche la
capacità intrinseca di tutte le cose di aggregarsi seguendo uno
stimolo irresistibile all’aggregazione in sistemi relazionali
sempre più complessi fino ad arrivare alla libertà dell’uomo di
trascendere ed osservare sé stesso superandosi.
Attenzione però.
Questa l’autore la
vede come una logica primordiale intrinseca a tutta la natura.
A tutta la
materia-energia.
Uno dei pregi
principali di questi libri di Mancuso sta nella immagino grande
fatica che l’autore ha fatto per aggiornarsi sulle acquisizioni più
recenti della scienza, perché è attraverso queste che si basa la
sua visione del mondo.
La logica
primordiale del tutto non è da ricercare in un Dio trascendente,
meno che meno in un Dio personale, ma in un qualcosa, di
assolutamente intrinseco alla natura stessa, alla materia-energia.
Mancuso non lo dice
ma sono certo che lo pensa : non leggete la visione cupa e dogmatica
di Agostino per capire il mondo.
Così come non
affidatevi alla non meno cupa condizione antropologica delineata dai
neo darwinisti alla Dawkins.
La natura non è una
matrigna snaturata, la natura è si direbbe oggi frendly per l’uomo,
nella sua sostanza.
Certo nelle opere di
Mancuso continua a ritornare una cosmologia del tutto dinamica e
dialettica, che supera quella statica della filosofia classica e del
cattolicesimo tradizionale.
Mancuso non è certo
un seguace del famosissimo personaggio di Voltaire che predicava
questo come il migliore dei mondi possibili.
Il mondo è per
Mancuso Caos+ Logos in continua dialettica.
Libro da leggere con
sommo piacere.
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