martedì 2 dicembre 2008

Gramsci si è convertito? Ma anche se fosse vero che importanza ha?


I giornali ci hanno informato che un anziano monsignore della curia vaticana in pensione impegnato ad organizzare una specie di festival dei santini ha dichiarato di avere saputo da una suora che Gramsci in punto di morte si sarebbe convertito.
Anche i monsignori vaticani sono liberi di dire quello che vogliono daccordo, ma Gramsci ,andato completamente fuori moda in questa grigia e aculturale era berlusconiana, meriterebbe di essere citato almeno da chi ha letto qualche pagina dei suoi scritti.
E' anche vero che la sortita del monsignore non avrà entusiasmato probabilmente il Vaticano che per le conversioni dei Vip comunica solitamente attraverso a un culturalmente più attrezzato Mons.Fisichella, ma la cosa non risulta ugualmente meno squallida.
La sorte è stata feroce con questo che rimane il maggiore o comunque uno dei più determinanti intellettuali del 900 italiano.
E' stata feroce perchè come è noto oltre che perseguitato e tenuto in carcere mezza vita dal fascismo, la sorte di Gramsci è stata ignorata dai suoi compagni che avrebbero potuto aiutarlo e non l'hanno fatto, Togliatti in testa.
Non parliamo poi dell'oggi, cioè dalla grigissima classe dirigente della sinistra che lo ignora o lo ha già ripudiato come padre culturale non riconoscendo come sua la storia del comunismo ma forse nemmeno quella del socialismo o del movimento operaio.
Gramsci che si converte o no è una questione che può essere risolta solo dagli storici secondo se troveranno o meno documenti attendibili e gli storici hanno reagito alle esternazioni del monsignore dicendo che agli atti non c'è nulla che possa sostenere la sua affermazione.
Ma quand'anche avesse consapevolmente accettato le profferte di preti e suore in punto di morte, tutta la sua costruzione culturale testimonia che Gramsci è stato altro, è stato un eminente intellettuale che ha superato la dimensione cattolica romana.
Purtroppo la gerarchia cattolica in Italia che flirta da anni con la peggiore politica è animata da decenni non da spirito di dialogo con le altre componenti culturali ma da supponente arroganza per cui per chi non segue la dottrina cattolica nella loro interpretazione è prevista solo la possibiltà di conversione.
L'idea che intellettuali di altra cultura abbiano individuato vie magari più alte di interpretazione della realtà non li tocca né li turba granitici come sono nel loro fondamentalismo.
La lezione culturale di Gramsci trova la sua grandezza proprio anche nella fedeltà alla testimonianza di chi ha fortemente creduto nella possibilità del miglioramento delle condizioni umane senza necessità di appoggiarsi a rivelazioni o altre mitologie exrtraterrene.
Testimonianza messa a ben dura prova da circostanze pesantissime.
Si pensi che secondo alcuni storici ,come se non fosse bastata la persecuzione del fascismo ,quella che avrebbe dovuto essere la sua parte avrebbe interferito nella sua vita addirittura con la moglie russa ,ritenuta agente del KGB.
Gramsci credeva fortemente nella bontà del comunismo ma non era un fanatico.
Oggi dopo la caduta del muro e del comunismo sovietico la fede nel comunismo come si era realizzato allora nell'Unione Sovietica, appare nei limiti obiettivi di un'esperienza storica fallita, ma forse ancora di più perchè la causa era persa nella realizzazione storica avuta allora, risulta ancora più evidente la grandezza della sensibilità umana dello scrittore ad esempio delle lettere dal carcere.
Si pensi alla delicatezza ma anche alla forza d'animo con i quali si è rivolto per anni alla vecchia madre ed al figlio bambino.
Cosa poteva offrire loro dal carcere se non la semplice grandezza della sua umanità?
Chi come Gramsci ha regalato alla sua specie un sourplus di umanità non è servito a nulla se non era battezzato e morto con la benedizione di un prete?
Per fortuna loro e nostra anche nella chiesa italiana c'è chi la pensa molto diversamente da questo squallore culturale, ma non ha abbastanza voce perchè i media di regime non gradiscono o magari anche perchè chi la pensa diversamente non ha abbastanza coraggio per farsi sentire.
Ma al di la' della statura morale ed umana del personaggio, è la teoria politica di Gramsci che la storia sta dichiarando vincente.
Il monsignore probabilmente non è un cultore di dottrine politiche, ma uno dei suoi capi è un fine intenditore di queste cose.
Il Card. Ruini che ha retto la Conferenza Episcopale italiana per un lunghissimo periodo con idee molto chiare e mano ferma, ha dimostrato di essere un gramsciano puro.
Egli ha infatto profuso tutta la sua autorità e i sovrabbondanti mezzi dell'8 per mille nel perseguire la dottina politica gramsciana che così si potrebbe volgarmente riassumere: non cercare il potere direttamente, ma egeminizza prima la cultura e la società per gestire il vero potere.
Gramsci avrebbe ovviamente preferito avere come allievi quelli che sarebero stati i suoi nipotini naturali, gli ex PCI.
Questi purtroppo non hanno capito la lungimiranza del suo pensiero e si sono attardati a gestire appalti e seggi finendo nell'irrilevanza ai fini del potere, proprio come la teoria prevedeva.
Ruini aveva un disegno che da moderato è diventato strada facendo reazionario tout cour, ma lui Gramsci lo aveva studiato bene e diabolicamente applicato con risultati haimè efficacissimi al fine della conquista del potere.

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