giovedì 20 marzo 2025

Eben Alexander Milioni di farfalle Il paradiso esiste Ci sono stato Oscar Bestseller- recensione

 




Libro di lettura scorrevole ma coinvolgente, anzi troppo coinvolgente dal punto di vista emotivo.

Sopratutto in questo caso è indispensabile fare subito una presentazione dell’autore, perché il libro medesimo riporta esperienze dirette dell’autore e quindi è autobiografico.

Ebbene il Prof. Alexander dispone di una qualifica scientifica di primo piano avendo insegnato per un lungo periodo (15 anni) alla prestigiosa Harvard Medical Scool nel corso di neurochiturgia.

Si presenta come autore di 150 fra pubblicazioni e saggi.

E’ quindi una persona che il cervello dal punto di vista fisico non può che conoscerlo più che bene sulla base ovviamente delle attuali acquisizioni in materia.

Ma è anche una persona che ha avuto la ventura di sperimentare non su uno o più pazienti, ma su sé stesso quella che si può definire una esperienza di vita extrasensoriale, cioè fuori dallo spazio-tempo, quando nel pieno della sua carriera professionale è stati colpito da una malattia estremamente rara dal decorso ,ritenuto senza possibilità di scampo ,che lo ha portato in coma per sette giorni consecutivi (meningite batterica da EColi)

Il medesimo Prof. Riferisce che in quei giorni il suo cervello, macchina dedicata sopra a ogni altra funzione a produrre coscienza non è che lavorava in modo anomalo o insufficente, non lavorava affatto.

La neocorteccia celebrale in quei giorni era morta,disattivata e quindi lui ritiene che le esperienze di NDE (Near Death Experience) che ha fatto e che ricorda benissimo, devono necessariamente appartenere a un mondo cosciente ,dotato di libero arbitrio, completamente svincolato dai limiti del suo cervello fisico.

Sulla base di quella esperienza si è quindi convinto che la morte fisica e cerebrale non produca la fine della coscienza, ma solo un prolungamento oltre la morte, perché quello che ha visto e provato,, era reale né più né meno di quello che aveva sempre vissuto.

Ricostruendo la sua esperienza l’autore ha denominato “Regno della prospettiva del l verme” quello che ricorda ,come sue prime impressioni da quando era piombato nel coma.

Una vaga visione di vasi sanguigni , radici, ambiente fangoso , mostruosi animali ,suoni emessi apparentemente da animali ,mondo spiacevole abbastanza da suscitare in lui la determinazione di studiare come andarsene da li, fino a quando gli compare un entità di impareggiabile bellezza,luce bianca e suoni musicali complessi, eccolo catapultato nel mondo più bello che sia immaginabile.

Campagna verde e quella sensazione di piacere e di sicurezza ,che si prova da bambini quando ci si sente protetti e amati.

Volava su quel mondo insieme a una bella fanciulla circondati da milioni di farfalle .

La fanciulla lo guarda non uno sguardo romantico o di semplice amicizia ,ma gli comunica qualcosa che quando lo vivi ritieni che è valso la pena di vivere.

La medesima fanciulla gli diceva : sarai amato e protetto, qui non puoi rischiare di sbagliare, vedrai cose straordinarie, ma poi dovrai tornare.


Si trova in un paesaggio di nuvole, esseri sotto forma di sfere scintillanti, canti.

Fino a percepire un essere divino contemporaneamente presente all’esterno ma anche dentro a sé stesso.

Chi sono, dove sono,dove vado ?

Le domande eterne di tutte le filosofie le poneva a chi sentiva vicino e costoro rispondevano, ma senza bisogno di parlare perché le loro risposte le percepiva direttamente.

Straordinaria quella essenza divina che percepiva sia dentro che fuori di sé e che Alexander dice di avere nelle sue ricostruzioni subito denominato come OM che gli comunicava che esistevano altri universi nei quali albergava l’amore e che il male era presente solo come piccolo residuo perché quel mondo era abitato da amore e da una intelligenza parecchio più avanzata di quella umana.

Alexander si preoccupa di assicurare che quella sublime esperienza che ha fatto gli appariva come assolutamente reale e che comunque non era assimilabile né confondibile con il mondo confuso e spesso inverosimile che tutti sperimentiamo nei sogni.

Questa esperienza che l’autore dice di avere battezzato come viaggio nell’”Utero Cosmico” che riflettendoci sopra ritiene di individuare come un flash sul lato invisibile e spirituale della nostra normale esistenza.

Esperienza che andava anche al di là da quella dei sogni lucidi perché ricordava di avere risontratao di potere esercitare su se stesso un autocontrollo notevole che gli consentiva se lo voleva di salire ai livelli più alti di quel mondo.

In quel medesimo mondo faceva questa singolare esperienza che bastava pensare a una cosa per acquisirne conoscenza.

Ma ci dice l’autore così’era la sostanza la realtà vera di quel mondo?

Risponde che era la sensazione piacevolissima di essere amati di un amore incondizionato che provocava la sensazione di sentirsi protetti che si sperimenta nelle infanzie più felici.

Ma perché se quella è come una forma di vita spirituale parallela che è comunque sempre presente nella nostra esistenza normalmente non riusciamo a introdurci o ad averne consapevolezza.

Il neurochirugo Alexander risponde che il nostro cervello esclude o meglio oscura quel mondo cosmico come la luce del sole oscura la meraviglia del cielo stellato.

Infatti normalmente riusciamo a vedere solamente quello che il filtro del nostro cervello lascia passare perché l’emisfero sinistro che è deputato alle funzioni logico linguistiche e che genera la razionalità ci crea la sensazione dell’ego come qualcosa di nettamente definito.

E’ questo che forma una barriera alla conoscenza ed all’esperienza della realtà superiore.

Alexander mette in evidenza una caratteristica peculiare della sua esperienza di solito non riscontrabile in modo così netto nelle esperienze Nde e cioè il fatto di essersi sentito del tutto libero dalla sua identità corporea.

L’autore cita a questo punto una frase nientemeno che di Albert Einsein che non potrebbe essere più appropriata :”il vero valore di un essere umano è detrminato principalmente dalla misura e dal senso in cui egli ha raggiunto la liberazione dal sé”

Facendo come un bilancio sulla realtà della sua esperienza il Prof. Alexander sembra porre come qualcosa di molto più di un’ipotesi la deduzione che non è il cervello che produce la coscienza, visto che mentre faceva quella esperienza e si sentiva cosciente il suo cervello fisiologicamente non c’era.

Allora il vero pensiero non è questione di cervello.

Il vero pensiero è qualcosa di pre-fisico.

Noi siamo molto di più che semplici corpi e cervelli fisici.

C’è una intelligenza libera e interiore, non legata a identità o un nostro status temporale o spaziale.

Quando manifestiamo amore e compassione allora possiamo avvicinarsi a questa realtà.

Ecco credo di avere riportato l’essenziale.

Il libro però è ancora più interessante perché descrive in modo a volte anche dettagliato la situazione familiare complessa dell’autore e cerca anche di entrare nei rapporti quotidiani della vita professionale dell’autore.

E questo è fortemente interessante perché l’autore pur avendo sempre avuto una visione del mondo laica che contemplava anche l’adesione pacifica al mainstream imperante negli ambienti scientifico- accademici consistente nell’ideologia materialista scientista, dopo l’esperienza che ha avuto è stato lungamente impegnato a cercare di fare capire ai colleghi che non esiste solo il punto di vista materialista scientista, ma è possibile fare convivere quel punto di vista con quello della spiritualità.

Il libro è stato molto ben accolto dal grande pubblico ma non è per questo che ne consiglio caldamente la lettura.



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