lunedì 20 dicembre 2021

Alessia Amighini L’economia cinese nel XXI secolo – Editore il Mulino -recensione

 






Ci troviamo di fronte a un testo agile ma di chiara ispirazione e fattura accademica.

L’autrice del resto è professoressa di economia all’università del Piemonte Orientale ma sopratutto Co-Head of Asia Centre and Senior Associate Research Fellow all’Ispi e autrice con Francesco Giavazzi e Olivier Branchard di un diffuso testo di macroeconomia.

Consiglio pertanto la lettura di questo libro non al lettore che vuole avvicinarsi per la prima volta all’universo Cina, ma a chi ha bisogno di acquisire le nozioni base dell’economia cinese per ragioni di studio o di lavoro.

Il lavoro è accurato, documentato come si conviene a un opera accademica e l’esposizione è ben ordinata e coerente alla sua vocazione didattica.

Si comincia con l’esposizione degli elementi tipici dell’economia cinese a cominciare ovviamente dalle dimensioni che la caratterizzano in modo univoco.

Popolazione 1 miliardo e 400.000 ,davanti all’India che totalizza 1 miliardo e 360 mila.

Territorio che ne fa il terzo paese al mondo per dimensioni dopo Russia e Canada ma davanti agli Stati Uniti.

L’autrice descrive dettagliatamente con la dovuta documentazione l’enorme progresso che ha fatto la Cina negli ultimi decenni, probabilmente unico nella storia dell’umanità per velocità nel progredire e per le enormi dimensioni della popolazione interessata.

Da paese prevalentemente agricolo all’industrializzazione fino a diventare la “fabbrica del mondo” nella manifattura a cominciare dai tessili a basso prezzo.

La Cina di oggi però è altra cosa ancora perché da maggiore produttrice di articoli a basso costo ed a basso contenuto tecnologico la produzione si è sviluppata nei settori tecnologici più avanzati dove in alcuni campi è ancora indietro rispetto al livello delle produzioni americane, ma in altre quel livello lo ha già superato.

La Amighini non trascura di sottolineare le fortissime disparità e disuguaglianze territoriali e sociali che caratterizzano la situazione cinese.

Le regioni costiere e in particolare quelle ad Ovest intorno a Hong Kong ed a Macao compreso il Guandong sono un’ altro pianeta rispetto alle campagne e perfino rispetto alle regioni a Nord Pechino esclusa.

Ben trattato mi sembra il tema particolarmente importante del peso delle imprese statali.

Così pure è ben descritta la posizione delle società miste pubblico-private e il peso degli investimenti stranieri che sono ingenti non ostante le iniziative di Trump per cercare di frenare la corsa della Cina.

E’ pure ben trattata la situazione sociale che vede la formazione di un ristretto ceto di miliardari che sta insidiando per numero addirittura quello degli Usa.

L’allargamento del ceto medio e i forti miglioramenti che sono arrivati anche ai ceti più disagiati come quelli agricoli e ai “migranti” che nella situazione particolare cinese sono gli abitanti delle campagne emigrati nelle megalopoli ma che ancora non dispongono di pari condizioni con i cittadini.

La Amighini arriva poi a trattare i seri problemi che investono oggi l’economia cinese e cioè un progressivo rallentamento del ritmo di crescita ; l’invecchiamento della popolazione che crea difficoltà sempre maggiore nella cura degli anziani e comincia a presentare problemi di carenza di mano d’opera; la necessità di provvedere a costruire un sistema di welfare sempre più ampio.

Farà piacere ai lettori apprendere che i dirigenti cinesi stanno copiando il sistema previdenziale italiano.

Gli enormi investimenti in infrastrutture in patria e gli altrettanto enormi investimenti in Africa e America Latina programmati con una chiara visione geopolitica che mira a ricambiare diversificando al massimo le importazioni di energia e di materie prime delle quali la Cina si avvia ad essere la maggiore importatrice mondiale.

Ecco c’è quasi tutto quello che serve per documentarsi in modo esauriente.

Devo fare però alcuni rilievi.

Anzitutto lo stile accademico che non concede quasi nulla alla descrizioni di impressioni ricavate sul campo non giova a suscitare interesse nel lettore.

Direi di più, ai non specialisti risulta fastidioso a volte fino a impedire la corretta comprensione del testo l’eccessivo ricorso agli acronimi tecnici dati erroneamente per universalmente conosciuti.

Fino a quando si tratta di R&S ,ricerca e sviluppo va tutto bene, ma quando l’autrice mi tira fuori il sistema STI mi mette in difficoltà.

Cerco su Google e la ricerca mi dà Sexually Transmitted Infections, che ovviamente non c’entrano nulla;

Poi trovo Soluzioni Tecnologiche Integrate; Servizi Tecnologici Industriali, siamo sempre nella nebbia, poi più avanti mi imbatto in Science and Technology Information System e intuisco che dovremmo esserci quando l’autrice ci spiega che si tratta di un sistema di valutazione e ispezione, va bene ma se non si trattasse il lettore medio come un iniziato sarebbe meglio, anche perché questa sopra citata non è l’unica sigla misteriosa nella quale ci si imbatte.

La trattazione nel complesso mi pare equilibrata, però a differenza dei libri sulla Cina contemporanea che ho letto di recente e che potete trovare censiti su questo sito, mi lascia perplesso non dico un pregiudizio verso la Cina perché non è un paese democratico e non segue i canoni occidentali, ma mi sembra di cogliere una tendenza di fondo a cercare quello che rimane problematico nell’esperienza cinese trascurando di sottolinearne le assolute eccellenze.

Sarò distratto ma non mi pare che nel libro si dica esplicitamente per esempio che la Cina è il maggiore produttore mondiale di pannelli solari,con tutto quello che ne consegue nell’impiego di fonti di energia verde.

Non mi sembra che si parli esplicitamente degli enormi investimenti né nell’ormai esteso impiego di strumenti robotici anche nell’automazione della produzione industriale a contenuto tecnologico.

Non mi sembra che si parli dei sistemi di controllo della popolazione ad alta tecnologia in grado di profilare quasi tutti i cittadini (per quanto la cosa possa apparire non priva di aspetti inquietanti), che risultano comunque i più avanzati del mondo nel fondamentale campo del trattamento dei dati.

Non mi pare che si parli del primato mondiale di velocità nell’esecuzione di grandi progetti di infrastrutture che la Cina può vantare.

Non mi pare che si sottolinei l’enorme avanzamento cinese nel numero di brevetti depositati,con quello che consegue nel ranking mondiale, come pure mi pare che non si tratti in modo sufficientemente obiettivo la valutazione delle pubblicazioni scientifiche cinesi.

Non mi pare che si riferisca in questo libro il fatto che la Cina a detta degli esperti si trovi più vicina degli USA all’approntamento del famoso computer quantico, che sarebbe in grado di far fare un enorme salto in avanti alla nostra civiltà.

Ebbene forse qualche lacuna o pregiudizio mi pare che ci sia, anche se complessivamente questo libro diciamo come manuale scolastico è ben fatto.












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