lunedì 23 marzo 2009

Perchè gli Italiani votano Berlusconi a scatola chiusa, mentre la sinistra la disprezzano facendole le pulci?

Sul Corriere del 20 marzo uno dei massimi scrittori viventi Vargas Llosa,poneva il problema con la tranquilla raffinatezza di un par suo in questo modo :”pare impossibile che un personaggio superficiale, poco colto,che offre poche credenziali sul piano etico abbia governato per tre volte un paese sofisticato come l'Italia, all'inizio sembrava un opportunista...mosso dall'interesse personale......poi ha dimostrato un talento politico eccezionale...ha unificato la destra.....ha sconfitto una sinistra che avrebbe fatto solo male al paese”.
Vargas Llosa non stima Berlusconi, ma chiaramente non è un simpatizzante della sinistra e da uomo di destra intelligente centra lacune caratteristiche fondamentali del fenomeno politico che è il berlusconismo.

Sales man,ovvero l'antipolitica

Il tratto fondamentale del personaggo è probabilmente il fatto che è un “sales man”, un uomo delle vendite, nell'italiano colto un sensale.
Questa qualifica non ha nessuna connotazione negativa, anzi un bravo sales man è fondamentale per la sua ditta e Berlusconi è uno che sa vendere bene, molto bene, ma non è né un politico né uno statista e però fa il primo ministro di professione da anni questo è il problema.
Si è finto un non politico per fare politica e gli italiani lo hanno preferito anche per questo per il suo presentarsi come uno che non apparteneva alla casta dei politicanti identificati come fannulloni , corrotti e naturalmente tutti uguali.
Lui era diverso, lui era il sales man che aveva venduto Milano 2 alla borghesia milanese danarosa prima e poi i serials televisivi comprati in America a poco prezzo e buttati sul nostro mercato come enormi contenitori di lucrosissima pubblicità, per il popolo voglioso di svagarsi nel tempo libero.
Due idee buone, due idee di successo.
Ma la discesa in campo in politica per fare che cosa?
A Obama gli Americani hanno chiesto prima di tutto se aveva una “vision”, un progetto culturale al quale fare riferimento e quali programmi traeva dalla vision per realizzare praticamente il progetto.
Berlusca no.

“ghe pensi mi!”, gli altri erano buoni solo a dire no, lui invece fa

Berlusca si è presentato come l'uomo del fare, non del pensare.
Molto facilitato il questo dall'inconcludenza pratica del centro sinistra, paralizzato da idee vecchie, programmi elefantiaci, mancanza di leadership, lui non deve andare a sproloquiare in nessun comitato direttivo di partito perchè il partito è di sua proprietà personale,a lui basta esternare le direttive del capo.
I suoi alleati non possono permettersi più di tanto perchè gli sono debitori di quanto è indispensabile alla loro stessa sopravvivenza, il federalismo per la Lega, l'ingresso nel Partito Popolare Europeo per Alleanza Nazionale.
Il progetto culturale di Berlusconi semplicemente non c'è e gli italiani lo sapevano.
Berlusca è un politico scaltro, ma si presenta come l'antipolitica, come quello che la politica la disprezza, anzi lui stesso recita ,senza crederci ,che la politica gli fa schifo. Perchè?
Un politologo come Carlo Galli dice che si comporta così per un calcolo sottile, cioè per adeguarsi a quello che pensa l'italiano medio del proprio lavoro, che appunto gli fa schifo e aspetta solamente il momento per immergersi nella sua vita di elezione : il tempo libero le vacanze, o almeno la pausa pranzo.
La politica come il lavoro per l'italiano medio non può essere barbosi impegno e serietà, deve essere qualcosa di leggero di non impegnativo.
Ecco allora perchè le soubrettes diventano ministri, per sottolineare la finzione al disimpegno.
Quindi nessun progetto culturale al quale essere coerenti, ma improvvisazione di volta in volta con slogan sapientemente ripetuti dai media del padrone di casa o a lui ossequienti, che in pratica sono quasi tutti.
Lui però ha la faccia tosta per scagliarsi contro i media che seminerebbero allarmismo, come se i media in Italia non fossero lui stesso.

Il borghese piccolo piccolo, la casalinga di Voghera, il ragionier Fantozzi, ovvero il mediocre al potere

Mettendo in campo tutto l'istrionismo del quale è capace il nostro si esibisce in finte gaffes, ovviamente attentamente studiate, per sottolineare che la politica-il lavoro non sono cose da prendere sul serio.
E' noto che quando è entrato in politica ha acculturato in privato i nuovi quadri raccomandando loro di parlare pensando di rivolgersi ad un italiano medio di cultura tendente a zero con pochi slogan a effetto, rifuggendo da idee astratte o difficili, che non verrebbero comprese.
Del resto il target delle sue tv è sempre la stessa persona, uno che meno pensa meglio è, meno è informato e più il sistema funziona.
Sembra che il fine del suo colossale apparato mediatico sia proprio quello di arrivare ad abolire l'opinione pubblica, fingendo di aver creato un regime nel quale il mediocre (nel quale si identificherebbe l'italiano medio) è al potere.
Obama e la Clinton hanno fatto degli sforzi tremendi per compiacere i loro consiglieri che li esortavano a uniformarsi all'americano medio, cercando di uscire dal loro essere èlite o addirittura superèlite, ma da persone di ben altra caratura, visto che non ci riuscivano proprio, hanno lasciato perdere e si sono presentati come sé stessi rischiando di essere un po' antipatici per chi non ha studiato ad Harvard, ma a un presidente chiede di essere del massimo livello possibile, non il ragionier Fantozzi.
Ma l'America è l'America e l'Italia è l'Italia.
Fatto sta che gli italiani hanno dimostrato di apprezzare addirittura il complesso del “bauscia”, dello sbruffone.
Il nostro infatti non ha alcun pudore a lodarsi in pubblico in modo che sarebbe imbarazzante per gli altri e a ridicolizzare gli avversari e quando capita anche gli alleati.
In quale altra parte del mondo un premier amerebbe presentarsi come un barzellettiere pensando di essere preso sul serio e di compiacere il proprio elettorato?
Prepariamoci, ci stiamo avvicinando al G8 e il nostro premier starà già annotandosi barzellette e canzonette da propinare agli ospiti stranieri,che così prenderanno ancora più sul serio il nostro paese.

Tutti invitati al Billionaire!

Usando l'antipolitica, il disimpegno culturale,il mettere in primo piano non il lavoro ma il tempo libero,la vacanza lo svago,il nostro ha applicato alla politica il procedimento mentale di identificazione fra finzione e realtà proprio dei suoi mezzi televisivi riuscendo così a convincere gli italiani che votando per lui tutti sarebbero stati trasportati nel suo mondo di ultra ricco.
Uno scrittore ha identificato questo fenomeno crudamente come una regressione di semi idiotismo infantile, forse anche perchè gli scienziati sociali fanno terribilmente fatica a spiegarsi come gli italiani, che non sono affatto deficienti (speriamolo vivamente!) siano caduti nella fascinazione mediatica del Berlusca senza capire che come insegna il vecchio Marx in ultima analisi, il conto per la bella vita dei berluscones lo devono pagare loro, altro che diventare tutti ricconi o partecipare ai loro privilegi.
Quelli non vi daranno neanche le briciole.
Si potrebbe andare avanti di questo passo citando tutte le riflessioni che questa strana vicenda italiana di uno come Berlusconi al governo per la quarta volta , sollecita a politologi e studiosi vari. Per l'uno Berlusconi ci porterà ad un nuovo tipo di fascismo, per l'altro si tratta di un nuovo tipo di populismo, Berlusconi sarebbe un caudillio democratico,per un altro ancora si tratterebbe di uno scaltro affarista faccendiere preoccupato solo dei suoi affari, ma la risposta al quesito iniziale forse è più semplice di quanto sembri.

“Quieta non movere et mota quietanda”

Forse l'Italia è rimasta talmente indietro rispetto ai partner storici, si ritrova talmente ingessata, talmente invecchiata anche culturalmente da avere eletto Berlusconi avendo la certezza, sulla base delle esperienze passate, che in realtà il nostro è l'uomo che al di là delle sue furbizie non è capace in politica di fare nulla e quindi non farà un bel nulla lasciando le cose come stanno.
Per la maggioranza degli italiani questo è rassicurante e questo è quello che vogliono.
E va bene, chi vince le elezioni governa, ma questo non significa affatto che vincere le elezioni voglia dire avere ragione.
Consiglierei un breve ripasso del cap X libro VIII della Repubblica di Platone.
Quando l'infatuazione per il Berlusca sarà passata, cioè quando gli italiani si sveglieranno e si convinceranno che occorrerebbe invece ,come ha detto Obama nel discorso inaugurale, ricostruire il paese dalle radici, cioè cambiare e ripensare tutto per vincere la sfida coi tempi nuovi, il conto da pagare sarà sempre più salato e si avrà perso un sacco di tempo prezioso.

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