Il linguaggio poliziesco che intimorisce solo a causa della sua
burocratica brutalità e dalla sua anacronistica arcaicità della
forma, direbbe che siamo tutti schedati, o meglio “attenzionati”.
Come dire,attenti che vi teniamo d’occhio, provate a sgarrare e vi
mettiamo dentro.
Stiamo parlando ovviamente non della situazione italiana dove impera
da anni una prassi e una interpretazione lassista e garantista
dell’ordinamento, in base alla quale ognuno può fare quel cavolo
che gli pare anche a danno del prossimo che tanto difficilmente verrà
sanzionato, sopratutto se ha santi in paradiso o meglio se dispone di
un bel gruzzoletto in banca, ma da quello che succede nei paesi nei
quali l’autorità è temuta, o perché la gestione del potere è
più seria che da noi, o perché il regime tende o è autoritario.
Ebbene, oggi è venuto per tutti il momento di darci una scossa e di
cercare di capire in quale pasticcio più grande di noi ci siamo
cacciati.
Praticamente tutti o quasi oggi usiamo i computer o almeno un
telefonino, che è uno smartphone, cioè in pratica è un computer
sotto mentite spoglie.
Per uno strano scherzo che ci combina la nostra mente, siamo portati
a credere in una leggenda metropolitana in base alla quale questi
aggeggi sarebbero per definizione neutri e innocui, perché li
riteniamo falsamente poco più che giochini, che ci intestardiremmo
ad usare portandoli via ai nostri figli e nipoti “nativi digitali”
e quindi unici maghi e legittimi detentori delle abilità necessarie
ad usarli.
Si tratta di una autentica bestialità della quale però è convinto
mezzo mondo e infatti lasciamo i mano senza controllo né educazione
specifica a bambini, bambinetti e ragazzini mezzi potentissimi, che
sono ben lungi dal sapere identificare e ancor meno dominare.
Fatto sta che giovani e meno giovani più volte al giorno si servono
di Facebook, Whatsapp, la galassia dei servizi di Google, Spotify,
eccetera e comperano su Amazon, cercano l’albergo su Tripadvisor
eccetera, eccetera o si servono di applicazioni analoghe.
Con il che prestano il loro consenso esattamente ad essere
“schedati e attenzionati”.
In inglese si usa un termine più specifico, che non esiste in
italiano con i medesimi significati e che è il verbo “profile”,
che non significa solo descrivere ma anche e sopratutto incasellare
in una precisa tipologia, definita dalle neuroscienze e dalla
psicologia.
Siamo in un campo modernissimo, che può esistere solo grazie
all’uso di procedure e acquisizioni scientifiche molto recenti,
anche se il risultato è allarmante e allucinante perché richiama da
vicino il mondo di “1984” e il “grande Fratello” di George
Orwell.
Il potere che deriva dal possesso e dall’uso di questa
enormità di informazioni, è immenso, ma è stato acquisito di
fatto a nostra insaputa, perché mai nessuno
quando scarica queste applicazioni si prende la briga di leggere le
paginate di norme che autorizzano i gestori di quelle app ad usare i
nostri dati, se non gli avvocati delle associazioni di difesa dei
consumatori.
Intendiamoci l’errore è nostro, ma lo abbiamo fatto proprio
tutti.
Per avere un’idea di cosa stiamo parlando diciamo che Facebook ha
1,65 miliardi di utenti, il 66% dei quali usa l’applicazione tutti
i giorni.
Google ha 1 miliardo di utenti attivi, ma gli utilizzatori della
intera galassia dei servizi targati Google porterebbe ad aumentare di
molto quella cifra, se si pensa che solo gli utilizzatori del sistema
operativo Android di Google sui telefonini sono 1,4 miliardi.
Sono cifre impressionanti.
L’uso di queste app da parte nostra fa si che di fatto autorizziamo
i gestori di queste aziende a sapere praticamente tutto di noi : dati
anagrafici, studi fatti, professione, interessi , tipo di acquisti.
Detto questo attenzione a non sottovalutare la valenza di
queste informazioni :
non si tratta affatto solo di violazione della privacy o dall’avere
offerto ai compagni di classe o ai colleghi di ufficio, che abbiano
le abilità necessarie di fare gli hackers e quindi di entrare in
possesso di questi dati, di fare un goloso “gossip” su di noi.
Per capirci qualcosa consideriamo una notizia significativa e
inquietante che hanno riportato i media specializzati su queste
materie : ai piani alti delle aziende produttrici e gestrici di
queste app non si assumono più i migliori cervelli che escono dalle
facoltà di economia o solo genietti dell’informatica, ma si vanno
a cercare i migliori laureati nelle materie delle neuroscienze e di
psicologia per farne dei “profiler” al massimo livello.
Perchè di quei dati bisogna sapere cosa farsene ai fini non
solo di ricavarne maggiore guadagno, ma per gestirli al fine di
“potere” nudo e crudo.
Mettiamoci insieme un’altra notizia di cronaca recente dotata dello
stesso peso.
Pochi giorni prima dell’insediamento , Donald Trump ha ricevuto al
25° piano nella sua Trump Tower, sulla Fifth Avenue di New York, il
fior fiore degli ex ragazzini che partendo da comuni garage hanno
messo in piedi l’informatica moderna.
I media avevano commentato quell’incontro accentuando il fatto
singolare che su quegli ascensori in pochi minuti erano passati i
detentori di una tale ricchezza complessiva da essere superiore al
PIL di molti stati messi insieme.
Ma avevano trascurato il discorso scomodo sul “potere” gestito da
quelle persone, discorso nel caso specifico da tenersi in primo piano
più per gli assenti o meglio per l’assente, che non per i
presenti.
Infatti si era stra-notata l’assenza pesantissima di Mark
Zuckerberg, l’inventore e padrone di Facebook, non tanto per il
peso finanziario già enorme di quell’azienda ,250 miliardi di
dollari di capitalizzazione di borsa, ma per il suo “peso
politico”, tanto che sui media, da allora, si è cominciato a dire
che lo stesso Zuckerberg con quell’assenza aveva di fatto lanciato
la sua candidatura per le presidenziali americane da qui a quattro
anni.
La cosa sarebbe tutt’altro che inverosimile per la semplice
ragione che oggi, Zuckerberg possiede e gestisce dati, che
opportunamente “profilati” gli danno un potere immenso,
che se non è già superiore a quello di molti stati, lo mettono
comunque a pari peso con i governati del mondo.
Perchè? Perchè chi lo sa fare da quei dati ricava tanto per
capirci, le intenzioni di voto, le convinzioni religiose o
filosofiche, i comportamenti sul mercato nel senso di consumi e sul
mercato dei capitali.
Gli studiosi di geopolitica hanno già appurato che la società di
consulenza che ha guidato la campagna elettorale dei pro-Brexit in
Inghilterra ha vinto la partita perché dalle analisi dei suoi “
profiler” ha saputo determinare quali erano le cose che spingevano
la gente per la scelta pro-Brexit ed infatti facendole sostenere
hanno fatto vincere i loro clienti.
Ma non basta.
Questa società che ha un nome e un cognome ,che è Cambridge
Analytica, (da Limes 2/2017, pag. 217) guarda caso, è la stessa
alla quale si era rivolto per orientare la sua campagna elettorale,
Donald Trump ,che a vinto contro ogni aspettativa, proprio come i
pro-Brexit in Inghilterra.
Tutto questo significa che già oggi esiste un potere immenso in mano
ad alcune persone che non sono i gestori della finanza globale, come
spesso si ipotizzava alla George Soros e compagni o i CEO delle
grandi banche di affari, ma sono i gestori dei dati su di noi.
Questo potere non è affatto neutro, ma come tutti i poteri è
una cosa che mette da una parte i vinti e dall’altra i vincitori,
da una parte chi comanda e dall’altra chi ubbidisce.
Forse è il caso di riandare a rileggersi i testi chiave della
scienza politica : il Principe di Macchiavelli o il Leviatano di
Thomas Hobbes.
Ed allora facciamo finta di non sapere niente e andiamo avanti come
se niente fosse o prendiamo atto di una situazione nuova che ha
scardinato tutte le precedenti visioni della politica ?
Chi paga questi abilissimi profiler potrebbe farci fare quello che
vuole lui e non quello che vogliamo noi.
La trasmissione radiofonica che ascolto all’alba su Radio 24,
condotta da Alessandro Milan, con un tono abilmente e apparentemente
scanzonato si presenta più o meno così : noi non vi diremo mai la
verità, ma vi faremo sentire tutte le cazzate che volete sentire.
Ebbene questo mondo di profiler e di algoritmi del quale
abbiamo parlato fino adesso è proprio con questa procedura che
potrebbe “fregarci”.
Perchè loro sanno con precisione cosa vogliamo e cosa pensiamo e
quindi sono in gradi di dirci proprio quello che vogliamo sentire per
farci comprare la tal cosa invece della tal altra e farci votare il
tale partito invece che il tal altro.
Ma sarebbe una macchinazione, una manipolazione, un modo oscuro per
alterare la nostra libertà di scelta, facendoci fare quello che
vogliono loro, facendoci credere di averlo scelto noi.
Occorre pensarci su molto seriamente.
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