mercoledì 11 aprile 2018

Di Maio e Salvini, due dilettanti allo sbaraglio o due emuli del Card. Richelieu ?







La prima reazione del sistema o all’inglese dell’establishment alla vittoria dei due principali movimenti anti- sistema è stata di sorpresa di sconcerto, proprio non ci volevano credere.
Poi se ne sono fatta una ragione e hanno cominciato a vedere meno fosco, anche perché in questo atteggiamento erano favoriti dalla evidente volontà dei due giovani politici vincitori Di Maio e Salvini di far capire che finite le elezioni nessuno voleva realmente gli sfracelli promessi o ventilati in campagna elettorale.
Tutti e due si sono ben presto presentati nella veste più istituzionale possibile.
Tutti e due sapevano di essere condannati ad accordarsi sulla base della più elementare delle leggi della politica, che non ammette vuoti di potere, legge che potrebbero essere tradotta in : non si tollerano mancanze di presa di responsabilità in chi è stato designato dagli elettori per governare.
Tutti e due sapevano però altrettanto bene di avere dei grossi problemi a far digerire alla loro base
aspetti tutt’altro che marginali del bagaglio politico dell’altro.

Non c’è dubbio che Berlusconi costituisca “il bagaglio” più ingombrante e più scomodo che Salvini si porta dietro e che non può sconfessarlo apertamente, né far finta che non ci sia.
Se è un dilettante sul problema Berlusconi rompe e spinge per riandare al voto.
Se è un aspirante Richelieu tira la corda vicino al limite di rottura fino a spingere il povero Berlusca a mettere a nudo la sua ormai acquisita irrilevanza costringendolo ad accettare di dare la fiducia a un governo a trazione Di Maio- Salvini naturalmente guidato da una tera persona magari il prode Giorgetti, vice di Salvini, contribuendo a un governo con qualche esponente di Forza Italia il più scolorito possibile e il più lontano possibile dal cerchio magico dell’uomo di Arcore,tanto per salvare la faccia.
Ho l’impressione che Berlusca sia disposto a digerire ormai qualsiasi cosa pur di tenere almeno una scarpa nelle stanze del potere sia per salvaguardare i suoi interessi aziendali come sempre, sia per essere un po meno alla mercè della polizia giudiziaria se i suoi processi in corso dovessero prendere una cattiva piega, tenuto conto che i capi di imputazione sulla presunta corruzione delle olgettine per indurle alla falsa testimonianza sono molto più pesanti di quelli per i quali era stato a suo tempo condannato in via definitiva per evasione fiscale.

Ma per condurre un’operazione del genere Salvini dovrebbe dimostrarsi un politico di furbizia andreottiana e proprio non so se ne è diciamo all’altezza.
Perchè Berlusca è ferito ma non è affatto morto e può usare contro Savini la spada, che ha in mano per il manico costituita dal ruolo determinante di Forza Italia nelle giunte regionali più importanti del Nord : Lombardia, Veneto e Liguria.
E’ chiaro che questa se riuscisse a Salvini sarebbe la mossa giusta e determinante per fare franare Forza Italia facendo cadere nelle braccia della Lega tutti quelli che Berlusconi dimostrerebbe di non essere più nelle condizioni di accontentare.
E’ veramente una bella partita, ancora tutta da giocare, ma Salvini può farcela, anche se lo ripeto, Berlusconi non è un ostacolo da poco , non è mai stato uno statista, ma la politica, sempre nel deteriore stile andreottiano la sa fare senza troppi scrupoli.

Sull’altro versante, Di Maio sta conducendo non meno brillantemente e pericolosamente la sua battaglia che avrebbe conseguenze non meno storiche di quella di Salvini.
Salvini si muove per mangrasi Forza Italia, boccone dopo boccone cercando di dare il meno nell’occhio possibile.
E Di Maio si muove per mangiarsi il PD boccone per boccone cercando di dare nell’occhio il meno possibile vedi i pazienti e ripetuti rispettosissimi appelli a tutto il PD, cioè a Renzi per sedersi a un tavolo insieme, naturalmente desiderando di ottenere risultati ben diversi da quelli dichiarati.
Molto abile e sottile anche la strategia di Di Maio.
Perchè tutto il sistema rimanente e i media ragionano così : i 5Stelle si sono beccati i voti tradizionalmente di competenza del PD, statali e ceti medi e quindi è ovvio che dovrebbe prioritariamente cercare di verificare la possibilità di fare un governo con la forza politica che ha più vicino nel senso di elettorato di riferimento.
Persino il polemicissimo Travaglio ha fatto il tifo in questi giorni per indurre i 5Stelle a insistere per tentare di trovare un accordo prioritariamente col PD.
Benissimo ha quindi fatto Di Maio a giocare questo gioco che gli viene veramente a fagiolo per portare avanti la sua strategia di scompaginamento del PD per mangiarsi il suo elettorato.

Se Di Maio riesce a far passare del tempo per far vedere la situazione di crescente irrilevanza del PD dopo la cura Renzi, fa in realtà un gioco di squadra con Salvini che sta facendo lo stesso gioco con Forza Italia.
Ce la faranno?
Sta a loro dimostrare di saper emulare Richelieu.
Se invece precipiteranno il paese a nuove elezioni, allora li giudicheremo come dilettanti che non meritano un futuro.
Si è detto sopra che quasi tutti i media invocano un incontro fra 5Stelle e PDI in via prioritaria presumibilmente per via del fatto che tutti e due pescano nel medesimo elettorato e i 5Stelle fanno riferimento a valori che correntemente vengono definiti di sinistra, piuttosto che di destra.
Capisco il senso di questo ragionamento però il fatto di razzolare nello stesso tipo sociologico di elettorato non può nascondere il fatto che questo sia un elemento di concorrenza, che non favorisce affatto una alleanza.

Viceversa il fatto che la Lega rappresenti un universo socio-economico diverso :partite Iva, anziani etc. rispetto a quello dei 5Stelle giovani precari etc. rende più funzionale un’alleanza fra forze diverse, ma fondamentali nella società.
Ricordiamoci che la preoccupazione di quello che è stato i più grande statista italiano nel dopoguerra ,Alcide De Gasperi era quella di portare al governo le forze più rappresentative della società,anche quando disponeva della maggioranza assoluta e avrebbe potuto farne a meno.
Già ma lui uno statista lo era veramente, e statista è colui che non vive alla giornata ma che ha un disegno strategico da realizzare.
Di Maio e Salvini sono alla loro prima prova, vedremo.
Del resto quelli prima di lui hanno fatto abbastanza schifo, l’Italia non è governata da uno statista appena appena da decenni.

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