lunedì 19 luglio 2021

Filippo Santelli La Cina non è una sola. Tensioni e paradossi della superpotenza asiatica – recensione

 




Dopo aver letto un ulteriore libro sulla Cina di oggi mi sono ancora più convinto del fatto che su questo paese sappiamo assolutamente troppo poco con l’aggravante che per avvicinarci ad alcuni punti fermi dobbiamo prima liberaci da una marea di pregiudizi e leggende metropolitane.

Se si vuole dedicare un po di tempo per capire chi sono i fabbricanti di praticamente tutto quello che da anni compriamo e usiamo, questo libro di Filippo Santelli è un ottimo strumento.

L’Autore è un giornalista di Repubblica, non un sinologo accademico.

E’ però una persona che ci dice di avere passato in Cina ben tre anni avendo anche avuto modo di colloquiare direttamente coi cinesi usando la loro lingua il mandarino che encomiabilmente ha studiato e imparato quanto basta per fare il suo lavoro.

Se poi in questi tre anni passati in Cina da Santelli è compreso anche qualche periodo di quarantena in albergo come è capitato ad ogni visitatore straniero in quest’epoca di pandemia e una degenza nell’ospedate anti-Covid di Nanchino quando è risultato positivo al virus, la full immersion nell’argomento diventa ancora più completa e interessante.

Un giornalista avrà certo delle lacune rispetto a un sinologo, ma diciamocelo pure, se è bravo e coscienzioso nel suo lavoro come dimostra di essere Santelli la sua narrazione risulta terribilmente più interessante e appetibile.

Come possono verificare i lettori di questo Blog, il mio percorso di accostamento all’argomento è iniziato dall’opera di un sinologo con tutti i crismi, e non per caso ne avevo esaltato l’opera recensendola.

Ed è proprio facendo tesoro delle nozioni di base che ho acquisito allora che ho potuto mettere alla prova la narrazione di un giornalista puro come Santelli, promuovendolo a pieni voti.

Il rischio che corre un non sinologo che parla della Cina è ovviamente quello di essere superficiale o peggio di fare da cassa di risonanza ai luoghi comuni ideologici o puramente propagandistici che la superpotenza Americana che soffre forse esageratamente la concorrenza cinese ci riversa addosso da anni con abbondanza ,senza rilevanti distinzioni fra democratici o repubblicani.

Santelli mi è sembrato sufficientemente obiettivo, capace di non cadere né nella trappola della propaganda americana né di lasciarsi sopraffare dall’ entusiasmo per le clamorosa avventura che sta vivendo la Cina superando in continuazione primati mondiali.

Come sempre uno scrittore serio si deve proporre di rifuggire da semplificazioni che possono attrarre i lettori meno esigenti, ma che tradirebbero realtà che sono fortemente complesse come è la Cina e che quindi vanno avvicinate e studiate senza nascondersi aspetti contraddittori o non facilmente definibili.

Perchè la Cina è un altro mondo con un una storia diversa da quella nostra europea occidentale e sopratutto è una civiltà millenaria fondata su filosofie molto diverse dalle nostre radici culturali.

Santelli è l’ennesimo interprete della Cina che è costretto a dissuadere chi fra noi è sinceramente convinto che quando la Cina avrà fatto ancora qualche passa sulla via dello sviluppo economico la sua sempre più vasta classe media costringerà il regime comunista autoritario attuale ad accettare a poco a poco i valori nostri della democrazia rappresentativa e il rispetto prioritario dei diritti umani.

E’ ben difficile che le cose possano andare cosi perché la Cina confuciana (non dimentichiamoci che Confucio era grosso modo contemporaneo di Socrate ) è da millenni basata sul concetto della priorità del valore della comunità rispetto a quello dell’ individuo.

Col che la libertà individuale va in secondo piano rispetto all’armonia ed alla stabilità della società.

In Cina c’è un regime autoritario è innegabile, ma sarebbe ben difficile dimostrare che questo regime impone il suo potere con la forza a un popolo che vorrebbe la democrazia all’Occidentale.

La quasi totalità dei sinologi o dei semplici osservatori della Cina contemporanea sostengono che il regime ha un consenso molto molto largo.

In Cina è vero ci sono sistemi di controllo della popolazione che qualcuno ha subito definito in modo azzardato da Grande Fratello orwelliano.

A parte il fatto che Santelli ci descrive come il gigantesco apparato burocratico partitico sappia usare questo sistema avanzatissimo dal punto di vista tecnico in un modo tanto approssimativo e pasticciato da non ricavarne un gran che.

In Cina c’è la censura che usa i più moderni algoritmi per vietare parole chiave che impediscano di discutere su temi sgraditi al regime.

Ma come si spiega allora che come ci dice Santelli i giovani cinesi non si provvedono affatto delle app. che consentirebbero loro di aggirare la censura accedendo ai nostri siti occidentali?

Evidentemente non sono poi così interessati.

Lo stesso autore ci informa sul fatto che la classe politica cinese non è affatto esente dal dovere passare attraverso la rigorosa trafila altamente meritocratica che ispira tutta l’istruzione cinese.

La classe politica a differenza delle nostre occidentali non è fatta di avvocati, ma da ingegneri e anche questo pesa.

Ultima osservazione importante che fa Santelli è quella addirittura riportata dal titolo la Cina non è una sola.

E’ talmente grande che per millenni i cinesi non sapevano di essere cinesi, nel senso che si percepivano a livello di etnie locali e non come un immenso paese.

Non è affatto secondario che per secoli siamo stati governati da imperatori Manciù, più mongoli che cinesi.

La narrazione di una nazione millenaria con una millenaria storia unitaria è la bella favola inventata dagli attuali dirigenti del Partito, ma non ha alcuna relazione con la realtà storica.

Questo significa anzitutto che la fobia dell’unità e della stabilità che ispira le direttive del Partito non sono campate per aria ma sono il riflesso naturale di una realtà complessa e solo apparentemente uniforme.

Ultimo paradosso.

I Cinesi sono orgogliosi come i loro dirigenti politici degli enormi successi che il loro paese ha conseguito, sanno che ogni giorno che passa staranno meglio di quello precedente, ma la felicità è un’altra cosa rispetto al conto in banca.

I Cinesi sono infelici e pieni di ansia per il futuro.







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