Confesso di essere da sempre un fan del giornalismo di inchiesta condotto da Report su Rai 3 prima da Milena Gabanelli ed ora da Sigfrido Ranucci.
E quindi come altre migliaia di connazionali sono sobbalzato sulla poltrona quando la puntata dell’11 maggio 2020 e quindi in piena epidemia Covid 19 già dal titolo faceva capire la portata dell’inchiesta che sarebbe stata trasmessa: “Disorganizzazione mondiale” cominciando a mettere sotto tiro la controversa figura del numero uno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Agenzia dell’Onu con sede a Ginevra.
Stiamo parlando di Tedros Ghebreyesus, proveniente dall’Etiopia dove era stato ministro della Sanità e degli Esteri, biologo ma non medico, dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione del Tigrè, si dice molto vicino al Partito Comunista Cinese.
Questo personaggio ci viene detto nel corso del libro è stato eletto a suo tempo per elezione diretta dei paesi membri dell’Organizzazione Mondiale, partendo dalla solida base elettorale che gli avevano garantito i numerosi Paese del suo continente l’Africa.
Nell’esplicare il suo mandato ci dice sempre il libro, Tedros non ha mancato di incorrere in gaffes clamorose come quando ha fatto eleggere a una carica importantissima il dittatore dello Zimbawe, per poi doversi rimangiare quella nomina che come è ovvio aveva suscitato l’indignazione di mezzo mondo, o quando all’inizio dell’epidemia aveva snobbato l’uso delle mascherine.
Ma dopo aver bersagliato Tedros, ben presto Ranucci girò i riflettori sul nostro paese andando subito al sodo.
Il Ministero della Salute deve disporre di un piano pandemico nazionale che contenga tra l’altro le indicazioni delle misure da mettere in atto qualora si verifichi una pandemia.
Il Piano ovviamente c’è.
Il problema è che secondo la trasmissione l’Italia tanto per fare un esempio pratico non avrebbe stoccato per tempo mascherine né altri presidi di protezione o di intervento per la semplice ragione che quel famoso piano sarebbe stato redatto ben quindici anni prima, senza avere avuto adeguati aggiornamenti se non semplici copia e incolla dalla redazione originaria.
La bomba che Report fece esplodere consisteva nel fatto che l’attuale numero due dell’OMS è l’italiano Ranieri Guerra, che il caso vuole, sottolineò la trasmissione, avesse ricoperto per alcuni anni la carica di Direttore Generale del nostro Ministero della Salute proprio nel settore responsabile della redazione del famoso Piano Pandemico.
Ad illustrare la propria tesi i servizi messi in onda contemplavano anche un’intervista all’autore del nostro libro : Francesco Zambon ,dirigente dell’Ufficio dell’Oms in Italia dalla sede di Venezia, che dopo lo scoppio dell’epidemia era stato nominato dalla sua Organizzazione dirigente delle attività dell’Oms a supporto delle regioni italiane nel contrasto al Covid 19.
Lo stesso Zambon nel libro del quale stiamo parlando ci dice che con quell’incarico aveva avuto il mandato oltre che di effettuare la raccolta dei dati e tenere i contatti con un numero elevato di addetti ai lavori, sopratutto di illustrare la situazione italiana tramite una pubblicazione ad hoc, con lo scopo di poter fornire agli altri paesi che di lì poco avrebbero dovuto affrontare il medesimo problema notizie sulla diffusione e le misure che si rivelavano utili per contenere e combattere l’epidemia.
Infatti la cronologia della diffusione della pandemia aveva voluto che appena dopo la Cina, l’Italia si fosse trovata suo malgrado ad essere il primo paese occidentale a dover fronteggiare l’epidemia medesima con il numero più elevato di decessi.
Ecco, qui siamo arrivati al dunque perché il libro è tutto costruito da Zambon per parlarci del caso di questa pubblicazione dell’Oms, che l’autore ci dice sia stata redatta a tempo di record da un team di professionisti di alto livello, raccogliendo il plauso dei molti addetti ai lavori che avevano avuto l’opportunità di vederlo compreso le gerarchie ai vari livelli della stessa Oms.
Bene ma allora il libro di Zambon è un modo per autoelogiarsi per avere coordinato quella pubblicazione?
Niente affatto, il libro descrive invece una vicenda amara che avrà perfino sviluppi giudiziari anche seri data l’estrema gravità della materia trattata.
E si, perché questa è una storia quanto meno strana perché la famosa pubblicazione dell’Oms che il team di Zambon aveva redatto ,aveva a suo dire anche superato tutta la trafila dei controlli per essere approvata dall’Organizzazione, ma finì in un aborto, dato che dopo essere stata pubblicata e messa sul web con tanto di logo dell’Oms è stata ritirata immediatamente dalla stessa Organizzazione che incredibilmente ne ha disconosciuta la paternità anche se come abbiamo appena detto riportava in copertina il suo logo.
Zambon dice che prima del blocco ufficiale, la pubblicazione era stata ampiamente scaricata dal web ed era arrivata ai molti addetti ai lavori ai quali lui l’aveva mandata e che tutt’ora sarebbe reperibile facendo una ricerca su Google ovviamente su qualche sito terzo che l’aveva fatta rimbalzare.
Come mai?
Beh, è ovvio, perché il numero due dell’Oms ci dice il libro (e Report) non avrebbe gradito di essere additato come il o comunque uno dei responsabili di quello che viene definito dal libro di Zambon il non aggiornamento del piano pandemico nazionale italiano, cioè del paese occidentale che più è stato colpito dall’epidemia.
In poche parole la pubblicazione sarebbe stata ritirata per volontà dello stesso numero due dell’Organizzazione che non voleva fare una figuraccia.
Zambon ci dice che il numero due dell’Oms per questa vicenda sarebbe stato sentito dalla autorità giudiziaria prima come informato dei fatti e poi come indagato.
La vicenda è ricostruita nei minimi particolari dal libro di Zambon ed è stata ripresa dalle successive puntate di Report, che ne aveva tratto un autentico scoop a livello mondiale se si pensa alla risonanza che la vicenda ha avuto sui media di tutto il mondo.
Ne esce malissimo l’agenzia dell’Onu e ne escono malissimo i suoi vertici e non proprio bene il nostro Ministro e Ministero.
Ultimata la lettura del libro mi sono trovato in seria difficoltà a dare un mio giudizio personale sulla figura umana di questo Zambon, che dalle puntate di Report avevo già dovuto individuare come un personaggio estremamente determinato e per niente intimidito dall’essere finito stritolato da un ingranaggio più grande di lui, che gli è costato tra l’altro le dimissioni forzate da quella un tempo prestigiosa organizzazione che lui stesso ci confessa tra l’altro paga profumatamente i suoi dipendenti.
Dalla lettura del libro ne esce la figura di un professionista di alto livello, di elevata cultura e di indiscusso prestigio, prima che la vicenda in questione lo relegasse come lui stesso dice nell’elenco degli appestati.
La vicenda comunque sia ,nelle sue linee generali è abbastanza ben delineata e lascia comunque l’amaro in bocca perché alla fin fine si risolve in un grido di dolore per tutte le omissioni, bassezze, inadeguatezze , errori imperdonabili che ne vengono fuori lasciando non risposto il tragico interrogativo : quante vite si sarebbero salvate se ……
Sinceramente però anche se sono portato a vedere con simpatia la figura umana di questo Zambon per il suo essere stato un Davide contro Golia, non sono del tutto convinto della bontà della sua assoluta intransigenza.
Trovo infatti un po’ lunare , astrattamente siderale il comportamento di uno che redige una pubblicazione che riporta se pure poche righe che così come sono messe denunciano un irreparabile
errore della organizzazione per la quale lavora ,imputabile al suo supremo dirigente in seconda del quale è connazionale e a quanto pare in ottimi rapporti professionali .
Diavolo, rimaniamo sulla terra, come poteva pensare Zambon che quel supremo dirigente approvasse e pubblicasse un documento che lo avrebbe svergognato a livello mondiale?
Non sempre è possibile salvare capra e cavoli, ma non si può nemmeno pretendere che un proprio superiore si metta alla gogna spontaneamente e allegramente.
Ci sono vie di mezzo nel mondo reale, che è lecito ed anche etico percorrere prima di buttare tutto nel burrone.
Non mi riesce di capire come l’ultra intransigente Zambon non abbia realizzato quanto sarebbe stato poco produttivo per tutti fare deflagrare il disastro che ne è scaturito.
Alla fine forse tutti ci hanno rimesso o ci rimetteranno.
Cui prodest?
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