Questo è un libro di interesse assolutamente primario.
Sono da tempo affascinato dalle opere dei “futurologi” alla Yuval Noah Harari e con questo libro siamo proprio dentro a quel filone.
Di solito comincio la recensione descrivendo le qualifiche dell’autore, devo dire però che quando ci si avventura nel campo sopraccennato la materia è talmente complessa che o ci si trova davanti a improvvisati ciarlatani che giocano da tuttologi, approfittando della ospitalità dei canali social, o ci si accorge subito della statura nettamente fuori dal normale di menti geniali che hanno saputo investigare una buona gamma di discipline diverse, cosa purtroppo ancora piuttosto lontana dall’offerta formativa delle università italiane.
La specializzazione anche spinta ci vuole, ma questo non deve alzare steccati, perché ormai senza un approccio pluridisciplinare ancora più spinto è ben difficile decrittare il mondo moderno con qualche successo.
Ed allora non ci si stupisce che l’autore,che tra l’altro ha riscosso un considerevole successo sul canale di divulgazione scientifica Ted, si presenta con la dizione non proprio ortodossa di “ politologo e consulente strategico globale”.
In trecentocinquanta pagine dense ma scorrevolissime, Khanna autentico cittadino del mondo a cominciare dalla sua esperienza di vita e di lavoro scientifico accademico, comincia l’analisi diciamo dalla profezia di Robert Malthus che per primo segnalava a metà ottocento che la limitatezza delle risorse avrebbe condotto a non avere abbastanza beni per sostenere un umanità in costante aumento demografico.
Non è un caso che un’altro genio contemporaneo Bill Gates oltre un secolo e mezzo dopo non si stanchi di ripetere che un espansione demografica fuori controllo vada in qualche modo frenata.
Oggi le cose stanno molto diversamente da come era descritto nelle analisi di Malthus perché nel frattempo il mondo sviluppato ha bloccato la sua espansione demografica creando nuovi e difficili problemi, ma il mondo in via di sviluppo va ancora alla cieca su ritmi di espansione suicidi.
L’autore analizza ma non spara giudizi di sorta, semplicemente prende atto della bomba a orologeria demografica e vi accosta l’analisi dell’altra bomba a orologeria contemporanea, quella del cambiamento climatico, anche questa parzialmente fuori controllo.
Ma non basta manca il terzo rebbo del tridente, che consiste nell’evoluzione tecnologica che aumenterà l’esercito dei non occupati.
Di fronte a queste tre fonti di sconvolgimento già in atto l’autore ci dice che non è la prima volta nella storia che l’umanità intera è stata minacciata praticamente di estinzione se non avesse trovato modi per reagire.
Stante il titolo del libro è giocoforza aspettarsi che per l’autore la risposta da mettere in atto per consentire alla nostra specie di sopravvivere è ricorrere a quello che la medesima specie ha già fatto più volte nella storia e cioè non solo aprirsi alle migrazioni, ma riprogettarsi come specie nomade.
L’idea è chiaramente radicale, ma nessuno pensi che porti l’autore a semplificazioni alla Papa Bergoglio e compagni : accogliere tutti da una parte o al suo opposto : America first alla Trump e compagni.
Khana non è un politico e quindi non è interessato a dare risposte semplici o semplicistiche.
La sua è una analisi approfondita delle spinte in atto per smuovere l’umanità.
Dove si andrà in prevalenza non lo anticipo, il lettore lo scoprirà godendosi la descrizione degli angoli più diversi del mondo.
La filosofia sottesa a questo libro è qualcosa di raffinato e di complesso, per la qual cosa vorrei rassicurare il lettore che se la tendenza di fondo è quella della migrazione, questo non significa che tutti debbano diventare nomadi.
Come sempre ci saranno luoghi privilegiati nei quali non sarà affatto necessario fare le valigie.
E’ chiaro che l’autore ha una fiducia di fondo nella ragionevolezza dei suoi simili e confida ancora di più sulle enormi potenzialità della scienza moderna.
Certe analisi dei rischi in atto non sono una lettura confortante, ma le continue aperture sulle soluzioni “avveniristiche” già presenti o in progetto sono fortunatamente una forte spinta a confidare in un futuro di progresso.
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