venerdì 9 settembre 2022

John Green Benvenuti nell’antropocene – Velociraptor,Internet e la Cometa di Halley, guida a un pianeta uomo-centrico – Rizzoli Editore – recensione

 






Devo confessare che poche volte mi sono trovato in difficoltà a dovere mettere insieme una recensione come quando ho finito la lettura di questo libro, non certo perché mi mancassero idee o impressioni sul libro e sul suo autore ma semplicemente perché non sapevo da che parte cominciare o che a che argomento dare più rilevanza.

Questo perché il libro non è altro che una raccolta di scritti brevi che ci viene detto provengono da un podcast dell’autore che ha avuto successo negli Stati Uniti.

Mi rincuora il fatto che l’editore italiano ha ritenuto in modo insolito di indicare nel titolo : alcune delle cose delle quali si parla poi nel volume : “Velociraptor,Internet e l Cometa di Halley, guida a un pianeta uomo-centrico”.

Questo mi fa pensare che anche i curatori in prima battuta abbiano avuto una breve esitazione come è capitato a me.

Sinceramente mi pare che cercare di riassumere il senso principale del libro in un discorso sull’antropocene non sia stata una grande pensata sia perché i singoli racconti spesso non hanno particolare relazione con il così detto antropocene, sia perché al limite non è affatto necessario ricercare un titolo che tenti di tenere insieme riflessioni molto diverse anche se spesso profonde e di notevole impatto unite forse da nient’altro che la elementare ma basilare “condizione umana”.

L’autore non è uno scienziato e nemmeno pretende di esserlo, non è un accademico, è semplicemente uno scrittore, un buono scrittore.

Leggendo il libro uno si chiede perché da parte dell’autore ci sia così spesso una pulsione a descriversi nelle sue debolezze anche calcando la mano.

Si descrive fisicamente gracilino, quasi giustificando agli atteggiamenti bullistici dei suoi compagni di scuola.

Come uomo non nasconde affatto di essersi sentito nella vita più spesso inadeguato che non padrone della situazione.

Ma non lo fa certo per suscitare commiserazione o per puro masochismo.

A mio avviso la corretta chiave di lettura da dare a questo autore è proprio la sua volontà di entrare a condividere col lettore la condizione umana, come solo la vera letteratura riesce a fare.

Una persona che negli anni della giovinezza studia nientemeno che teologia e che come primo impiego va a ricoprire la difficilissima “missione” di assistente spirituale in un ospedale per bambini o è un pazzo o è uno che se si sente inadeguato è semplicemente perché chiunque in quella posizione si sentirebbe tale.

Un tale compito infatti richiede l’uso di tanta umanità che non ci sorprende affatto che poi, una volta abbandonata la teologia e l’assistenza spirituale l’autore sia diventato uno scrittore capace di andare in profondità nella descrizione dell’animo umano.

Detto questo il lettore però non si preoccupi di essere trascinato in meditazioni filosofiche o cose del genere.

I singoli racconti sono piuttosto un bello scorcio di vita americana, di grande interesse per chi, come me americano non è e vorrebbe però tanto scrollarsi di dosso i pregiudizi , le leggende metropolitane e gli stereotipi che ci siamo abituati a incollare agli americani.

E’ chiaro che quando un autore ha l’abilità per esempio di entrare a descrivere così bene come fa il nostro il subconscio di un popolo che sente la necessità di ritrovare la propria identità profonda in cose che di per sé sembrerebbero puro svago come assistere alla stra-famosa corsa automobilistica di Indianapolis ,o cantare a squarciagola l’inno del Liverpool calcio, arriva a toccare quegli “universali” che se volgiamo fare una citazione colta, Benedetto Croce individuava nella buona letteratura, che val la pena di leggere, perché serve per arricchirsi non per passare il tempo.

Ecco questo è un libro di racconti brevi che descrivendo situazioni anche comuni, scorci di vita quotidina “della casalinga del Millwaukee” per usare una metafora, sa spesso andare ben oltre.





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