venerdì 5 maggio 2023

Cinzia Bianco Matteo Legrenzi Le monarchie arabe del Golfo Nuovo centro di gravità in Medio Oriente - Editore Il Mulino – recensione

 


E’ singolare dover constatare che i due autori una Senior Analyst di diversi istituti di ricerca europei con obiettivo di analisi centrato sul Medio Oriente e un docente di Scienza Politica di Ca Foscari confessino nella prefazione di avere lavorato a questo volume con il preciso scopo di fornire sopratutto agli addetti ai lavori in tutti i campi ma sopratutto ai decisori politici ad ai loro consiglieri il primo manuale a livello universitario sulle monarchie arabe del Golfo.

Singolare perché questo non significa altro che rendere pubblico prima di tutto il fatto che addirittura non esistessero prima manuali del genere in italiano e secondariamente fare capire , se pure indirettamente, che i decisori politici ,verosimilmente, ben poco sanno di una zona di importanza strategica di primo piano per il nostro paese e per l’Europa.

Andiamo bene!

Estremamente positivo però almeno il fatto che ,per chi vuole superare questo vuoto cognitivo, ora lo strumento c’è ed è a portata di mano.

Devo dire che fortunatamente questo saggio è concentrato in un numero di pagine accettabile e sopratutto è scritto in uno stile leggibile, che non da per scontate verità esoteriche e quindi che spiega situazioni e vicende con molta chiarezza.

Siamo sinceri ,un problema con i paesi del Golfo temo che ce l’abbiamo tutti.

Personalmente confesso che più di una volta ho fotocopiato la pagina dell’atlante di casa. perché mi risultava ostico ricordare dove diavolo si trovassero in quella esotica penisola del golfo quegli stati dei quali tanto si parlava e le loro capitali diventate il sogno turistico di molti : Dubai, Abu Dabi, Doha, eccetera.

Il super grattacelo, le isole galleggianti dove si trovavano a Dubai o ad Abu Dabi?

Quanto alla collocazione politica ,ancora peggio, nel senso che essendo tutti arabi e tutti della stessa regione ,ci riesce difficile capire perché al momento delle primavere arabe ,ma sopratutto dopo, si trovavano schierati su fronti diversi e avversi.

Questo libro, ovviamente molto ben documentato con note e bibliografia, mi sembra che, senza che debba semplificare troppo, fornisce un po’ la chiave di volta per individuare la ragione di fondo per la quale si sono formati e consolidati nel tempo schieramenti diversi.

Un criterio se non il criterio fondamentale consiste infatti ,come ribadiscono gli autori, nell’atteggiamento che le diverse monarchie del Golfo hanno nei confronti dell’Islam politico e sopratutto dei Fratelli Musulmani.

Per ragioni storiche o magari semplicemente casuali, la casa regnate del Qatar si è trovata a dare ospitalità ad alcuni dei primi notabili della gruppo fondato da Al Banna dopo gli anni della grande crisi del 29 e quel legame ha pesato sugli orientamenti futuri.

Così mentre il Qatar ,quasi sempre in sintonia con la Turchia) plaudiva alle primavere arabe e spingeva perché i regimi interessati fossero sostituiti da nuovi governanti ispirati proprio dai Fratelli Musulmani.

Sul fronte opposto ,il colosso della Regione, l’Arabia Saudita con quasi sempre a ruota gli Emirati Arabi Uniti ed il Baharein ,diventavano lo schieramento che vedeva come il fumo negli occhi l’Islam politico , dipinto come contiguo col terrorismo, vedendolo come il nemico numero uno della stabilità della regione ,ma sopratutto delle famiglie reali alleate.

Per conto loro il Kuwait e l’Oman che regolarmente nei problemi della regione prendevano posizioni più defilate ,meno assertive, e più inclini al dialogo.

L’Arabia Saudita, in ragione delle sue dimensioni ,ha le carte in regola per aspirare ad assumere una posizione se non proprio di egemone regionale almeno di naturale attrazione per i paesi di minore peso.

Ovvio quindi ,che nel gioco geopolitico del Golfo ,i Sauditi siano regolarmente in rotta di collisione con l’altro gigante l’Iran, che non tanto aspira ,ma dati i suoi precedenti storici con i quali si sente in linea di continuità ,ritiene che, come erede dell’impero persiano, tale ruolo sia il suo di diritto.

Il gioco geopolitico degli egemoni e dei satelliti è diventato ancora più evidente nel Golfo quando gli Stati Uniti hanno “spostato il pivot” della loro strategia politica dal Medio Oriente all’Asia.

Non è stata cosa da poco infatti per l’Arabia Saudita scoprire che la garanzia securitaria che per decenni aveva loro garantito la grande potenza globale ,progressivamente, veniva meno.

L’accordo sul nucleare con l’Iran già era indigeribile, ma quando poi gli attacchi missilistici alla regione meridionale dell’Arabia Saudita, straricca di petrolio ,perpetrati dall’Iran se pure usando la foglia di fico della proxy war facendo fare da tramite agli Houthi dello Yemen diventarono abituali, senza che gli Usa muovessero un dito ,allora divenne chiaro che tutto era cambiato e che le alleanze regionali andavano formalizzate per garantirsi il futuro direttamente.

Non sto ad anticipare le mosse delle Monarchie verso la situazione in Libia, in Siria ed oggi in Sudan, perché tutto si connette e tutto ha una sua logica, se si seguono le coordinate che questo chiarissimo saggio ci consentono di acquisire.

Nessun commento: